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LE AVVENTURE DEL GIOVANE ANTONIO 2 – La quadriglia


di Foro_Romano
17.01.2023    |    6.093    |    9 9.5
"“Mi fai visitare la dark-room? Sono curioso”..."
Nei tre giorni successivi Helmut, il suo maturo sverginatore, non era impegnato col lavoro e li trascorsero praticamente senza uscire dalla camera, scopando in continuazione. Misero il naso fuori solo per andare in bagno o per mangiare qualcosa che Roberto e l’amico preparavano.
“Mi fa piacere che ti sei trovato bene con Helmut”.
“Tu dici?”, chiese con sorriso malizioso così come la frase che gli era stata posta.
“Non fai altro che strillare! Non è che è troppo violento?”
“Troppo?... No, non direi… anzi…”
“Chi ti avrebbe immaginato così maialino!”
“Sono così felice! Non immagini quanto!”
“Non sarà il caso di fare una pausa?”
“Forse hai ragione. Per dirtela tutta, mi brucia un po’”.
“Che cosa?”
“Dietro, scemo” disse Antonio ridacchiando.
“Aspetta”. Roberto va verso un armadietto nel bagno, prende un tubetto e glielo porge. “Ecco, spalmati un po’ di questo. E’ fresco ed emolliente. Ti farà passare tutto subito e potrai ricominciare a fare la scrofa. Ti voglio bene, stupidotto”.
Tornato in camera, spiegò ad Helmut il problema che comprese e lo aiutò a mettere la crema.
“Hai ragione. In questi tre giorni, da vergine che eri adesso hai una voragine che adoro e starei sempre a fottere. Vorrà dire che sospenderemo per un po’”.
“No, no, no. Voglio il tuo cazzo. Lo voglio sempre. Non posso farne a meno”.
“Tu non vuoi il mio cazzo, tu vuoi un cazzo e basta. Comunque, ok, ok, sarà solo per qualche ora”.
“Allora, va bene”. Sorrisero e si abbracciarono.

La sera, dopo aver cenato in casa, Helmut fece una proposta.
“Che ne dici se andiamo in un pub gay? Tu non ci sei mai stato, giusto?”
“Già. Mi ci porti davvero? E che si fa in questo pub?”.
“Come in tutti i pub si beve, ci si incontra con gli amici, si rimorchia, ci sono le dark-room per divertirsi”.
“Ah si? E se poi qualcuno rimorchia me?”
“Non ti farebbe male assaggiare un’altra minchia”.
“E non saresti geloso?”
“Beh, si, forse mi disturberebbe un po’. Però è così che va la vita. Non posso pretendere di averti tutto per me per sempre. Magari… però…”
“Però, cosa?”
“Se potessi assistere. Vederti scopato da un altro mi ecciterebbe molto. Mi piace vedere quanto sei troia”.
“Non l’hai visto già abbastanza?”
“Non è mai abbastanza”.
“Va bene, andiamo. Sono curioso di vedere cose nuove”.

Appena entrati, si trovarono in un ambiente surreale, almeno per Antonio. Nel buio, si aprivano spazi più o meno illuminati da faretti a volte colorati. Ovunque musica soffusa escluso in uno spazio più grande, dove era la pista da ballo, dove la musica era più forte e dove le luci giravano vorticosamente, creando ombre come di foglie che ti cadevano addosso ininterrottamente. Una lunga parete era occupata dal bancone del bar, sommerso in un’atmosfera azzurra.
Il ragazzo rimase a bocca aperta nel vedere che tutti i camerieri che preparavano i drink o che giravano a raccogliere i bicchieri lasciati in giro sembravano quelli delle riviste porno. Alti, muscolosi, con pantaloni ed altri accessori in pelle e borchiati. Sembravano usciti da un fumetto di Tom of Finland (che però Antonio ancora non conosceva). Davanti al bancone erano alcuni tavolini rotondi dove appoggiarsi in piedi, mentre intorno alla pista da ballo ed in altre salette adiacenti, più o meno riservate, erano tavoli e panche imbottite.
Il locale era piuttosto pieno di maschi di ogni età e per tutti i gusti, ma quelli che attiravano di più lo sguardo del giovane italiano erano gli uomini maturi, massicci, pelosi, fieri della loro virilità. Era così confuso che le sue preferenze furono loro subito evidenti e quelli ricambiarono con sguardi vogliosi verso quella giovane preda sconosciuta. Si sentì così fremere di un forte desiderio erotico tanto che si sarebbe buttato in mezzo a loro per essere sodomizzato a ripetizione più e più volte da tutti.
Helmut lo condusse al bancone, dove ordinò due birre e scambiò qualche parola in tedesco col barista che gli disse “Bravo”, in italiano, prima di allontanarsi.
“Forse è l’unica parola italiana che conosce”.
“Gli hai detto che sono italiano?”
“Si, voleva sapere chi fosse questo meraviglioso esemplare di cucciolo col quale sono venuto”.
“E io sarei un meraviglioso esemplare? E non gli hai detto che tu sei quello che lo hai ferito ignobilmente nel cuore e nell’anima?”
“Io ferito te? Che dici? Ti ho solo aperto la visione della vita”.
“…e il culo”.
“Già …e il culo. Prosit” aggiunse alzando il bicchiere di birra.
“Mi fai visitare la dark-room? Sono curioso”.
“Ok, certo, ma solo una breve visita. Vorrei stare un po’ qui con te a parlare. Poi, se vuoi, ci torni da solo”.
“Va bene. Andiamo” e, per una scala, scesero nella cantina adattata allo scopo, con divisori che creavano spazi più intimi ed anche camerette chiuse, attrezzate con materassini sui quali si poteva consumare un amplesso con qualche sconosciuto, od anche più di uno. Era quasi un labirinto non completamente scuro, però, a dispetto del nome, perché qua e là c’erano delle tenui luci rosse che garantivano un minimo di visione. Li sotto c’erano tantissimi uomini che giravano e giravano lanciando occhiate a destra ed a manca, ora ad uno ed ora ad un altro, nella speranza di un qualche segno di consenso. Tutto quel movimento in quegli ambienti così illuminati gli dettero l’impressione di un girone dantesco, quello dei sodomiti che aveva studiato a scuola. Era proprio quello.
“Visto? Adesso torniamo su, che ho voglia di un’altra birra”.
Così fecero e si appoggiarono con i bicchieri sulla mensola di legno in un angolo. Helmut volle sapere tutto della vita di Antonio nel suo paese natale, ed anche di quella dell’amico Roberto. In cambio, lui gli raccontò del suo matrimonio fallito, ma che era ben felice che fosse andato così. Si era reso conto che più che le donne lo attizzavano di più i maschietti. Poi, guardandosi attorno
“Guarda, guarda chi c’è. Vedi quell’uomo laggiù, quello che sta parlando con quel ragazzino così giovane?”
“Quello con la barba. Certo che lo vedo, è così alto e grosso!”
“Lui è italiano. E’ un mio amico che vive qui. Insegna la vostra bella lingua in un liceo linguistico. Aspetta, te lo presento” e cominciò a sbracciarsi per farsi notare e ci riuscì. Così i due si fecero largo tra la gente per raggiungerli.
“Ciao Carlo, vedo che sei in buona compagnia. Sicuro che non sia troppo giovane?”
“Lui è Ludwig, un mio allievo che si è diplomato l’anno scorso”. Poi disse qualcosa in tedesco al ragazzo che aveva accanto per spiegargli la situazione. “E il tuo bel accompagnatore? Non ci presenti?”
“Lui è Antonio, è italiano come te. E’ qui per una vacanza e alloggia dove sto io”.
“Ma che fortuna che hai avuto! E’ proprio un bel ragazzo”.
Si strinsero la mano. Quella di Antonio quasi si scioglieva con lui mentre veniva spremuta da quella dell’uomo, grande come una palanca.
“Scommetto che ha già abusato di te questo vichingo incivile”.
“Ammetto che sono stato io a… iniziarlo, diciamo”.
“Ohhh, ti deve aver fatto soffrire tanto, col wurstel che si ritrova”.
“No, invece mi è piaciuto molto”, intervenne Antonio in sua difesa. Era diventato rosso dalla vergogna nel dirlo. La fioca luce del locale non permise di vedergli il colore della faccia, ma l’espressione che fece si notò eccome.
“Tu, piuttosto. Non mi dire che non hai fatto lo stesso con questo bel biondino”.
“Invece ti sbagli. Lui è ancora intatto, ma stasera ha deciso di concedermi il primo ballo. Non so se mi spiego”.
Helmut si rivolse al giovane in tedesco con qualche battuta spinta, sulla quale tutti ci fecero una risata.
“Ludwig, dì qualcosa in italiano a questo amico. Fagli vedere che qualcosa ti ho già inculcato dentro!” e risero ancora. Si vedeva che anche Antonio non gli dispiaceva affatto, e la cosa era reciproca.
“Faccio una proposta. Perché non andiamo tutti a casa mia per una cosetta a quattro?”
“Bella idea! Ti va, Antonio? Vedo che la cosa non ti dispiace. Farai così una nuova esperienza sessuale. Vedrai che ti piacerà”.
Era evidente che la decisione era stata presa all’unanimità. I due uomini erano vogliosi di assaggiare quelle prelibatezze giovani che, dal canto loro, volevano soddisfare i desideri di quei satiri eccitanti.

La casa era in un condominio. Non era grande ma molto ben arredata ed organizzata.
“L’ho fatta tutta insonorizzare, così nessun vicino può sentire quando ‘scanno’ qualche abbacchietto per farmelo al latte”. Tutti risero della battuta.
Non persero tempo. Andarono direttamente sul letto, dopo essersi completamente denudati. Da una parte Helmut con Antonio e dall’altra Carlo con Ludwig. Antonio, per la gran voglia di cazzo che aveva, si aggrappò subito al suo peloso amante per un breve bacio profondo ed appassionato, per scendere poi a prendere in bocca la verga già rigida dell’uomo. La leccava, la succhiava, per passare poi alla sacca delle palle. Faceva tutto con grande abilità troiesca per dimostrare di essere un buon allievo ma anche perché lo eccitava ancor di più vedere, con la coda dell’occhio, gli altri due che li stavano osservando.
“Lo vedi come è bravo il mio Antonio? E tutto questo perché lo vuole nel culo al più presto. Non è vero?”
Il giovane lo guardò dal basso, con le labbra che aderivano al pene, ed annuì.
“Ok, vieni qui”. Lo prese come un fuscello e lo girò a pecora in modo di avere il culetto alla portata giusta. Si abbassò, gli allargò le natiche e sputò sul buco spanato. Quindi si rialzò col busto, puntò la cappella e, in un batter d’occhio, gli sprofondò tutto dentro fino al pube. Antonio strabuzzò gli occhi, aprì la bocca ma emise solo un flebile gemito di approvazione.
Hemut lo afferrò per i fianchi e prese a stantuffarlo come un coniglio. “Così vanno trattate le troie già aperte. Così piace loro, sennò che troie sarebbero. Vero puttanella mia?”
“Si… siii… Cosiii… Scopami… scopami… Ahhh” e cominciò a gemere sempre più forte, con le mani all’indietro per aggrapparsi il più possibile alle possenti cosce del suo uomo, nel vago timore che volesse uscire.
La scena, così vicina, che si presentava agli occhi degli altri due era altamente eccitante. Il ragazzino tedesco era stupefatto e sempre più voglioso di essere trattato allo stesso modo, anche perché Carlo, alle sue spalle, lo stringeva a sé e gli strofinava la mazza su e giù tra le chiappette. Mazza che si ingrossava ed intostava sempre di più.
Helmut, con un grido animalesco si scaricò a lungo dentro il buco rotto di Antonio, precipitandogli col suo petto villoso sulla schiena e schiacciandolo contro il letto sotto il suo peso. Tentando ancora brevi affondi e contorcendosi dal piacere per riversargli dentro anche le ultime gocce di succo.
Vedendoli così stravolti dall’orgasmo, Ludwig alzò la testa girandola verso il suo uomo. I suoi occhi, pieni di libidine, diedero il consenso alla sua deflorazione tanto attesa. Carlo si abbassò a slinguazzarlo in bocca in segno di riconoscenza. Anche lui non ce la faceva più a trattenersi. La monta a cui aveva assistito lo aveva eccitato al massimo e la sua nerchia era diventata enorme e violacea. Evitò di farla vedere al giovane, nel timore che cambiasse parere.
Ora erano Helmut ed Antonio ad assistere e questa volta era qualcosa di ancor più eccitante, dato che quel tenero cuccioletto avrebbe di lì a poco perso la sua fanciullezza per trasformarsi in una vacca da monta.
L’uomo gli spinse la schiena in avanti. Affondò la faccia per umettare con la lingua il buchino ancora vergine. Lo bagnò il più possibile di saliva, ce la sputò sopra più volte, sempre leccandolo per caricarlo ancor più di voglia. Infine, tenendolo per gli stretti fianchi, puntò l’enorme minchia e spinse con tutta la ferocia di cui era capace. Ci vollero tre potenti spinte affinché entrò per tutta la sua lunghezza, squarciando l’orifizio e sfondando quel corpicino sottomesso.
Ludwig urlò, pianse, si dimenò ma, quando riuscì ad emettere qualche parola fu “Siii… dai… daiii… rompimi… sfondami… sono tuo… sei il mio uomo, il mio maschio. Ti voglio… voglio tutto… dammi tutto… ahhh”.
Fu profanato brutalmente. Fu scassato in maniera devastante. E lui, tra le lacrime che gli scendevano lungo le guance, godeva e guaiva come una cagna: “Siii, ancora, ancora, non ti fermare, ti prego, così, così, siii… ahhh”.
Helmut, vieni a darmi una mano. Tappagli la bocca a questa troia. Questo subito si alzò, girò attorno al letto e si piazzò davanti al ragazzino. Gli afferrò la testa e gli piantò in bocca il cazzo semiduro, senza mai affondarglielo in gola. Ludwig, sconquassato nel culo dal suo professore e sentendo, per di più, il sapore di un cazzo in bocca, venne due volte di seguito sulle lenzuola, prima che il suo uomo dette un poderoso affondo e, urlando il suo orgasmo, gli si scaricò tutto dentro. Rallentò le spinte per riversargli dentro anche le ultime gocce. Il largo torace si gonfiava e sgonfiava dall’ansimare.
Veder sverginare così brutalmente quel giovane mingherlino ridette carica ad Helmut che, tenendogli ben ferma la testa, scaricò una nuova bordata di sborra tra le sue fauci, permettendogli di sentire per la prima volta come era il sapore dello sperma prima di farglielo ingoiare tutto.
Antonio sentì come un trasporto verso quel ragazzino, sapendo che erano ambedue troiette sottomesse al piacere degli uomini, gli si avvicinò e lo baciò profondamente, assaporando lo sperma del suo uomo nella bocca di lui, mentre dai loro due culetti spanati colava fuori, cremosa ed a grumi, tutta la sbroda con cui erano stati imbottiti.

Non fu una notte tranquilla. Tra una breve dormita e l’altra, i due uomini non dettero pace ai due ragazzi, fottendoli e sborrandogli altre volte in bocca ed in culo, scambiandoseli senza distinzione di proprietà. La mattina, mentre Ludwig giaceva esausto e disfatto, Antonio fu fatto sedere sul grande fallo del suo Helmut, che lo fotteva dal basso e che poi lo afferrò ed avvicinò a sé. A quel punto Carlo gli passò dietro, puntò anche lui al buco già occupato dal cazzo dell’amico, e gli entrò tutto dentro, finendo di spaccargli il buco con una doppia inculata. Il ragazzo si trovò così avvolto dai muscoli e dal pelo dei due maschi. Quando vennero, quasi simultaneamente, ormai di sborra ne emisero poca, in compenso il culetto del giovane italiano fu irrimediabilmente sfasciato.

(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha il solo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma non mancate di godervela il più possibile. Buona sega a tutti).

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