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LE AVVENTURE DEL GIOVANE ANTONIO 5 – A fin di pene


di Foro_Romano
17.05.2023    |    3.922    |    3 9.8
"“Non succederà mai, mia bella troietta”..."
La promessa di Carlo fu mantenuta e il “povero” Antonio dovette “subire” più volte, durante la notte, l’assalto del focoso professore, memore di quanto quel cucciolo era stato troia a succhiare il cazzo di tutti quegli sconosciuti ed a bere il loro succo.
La mattina dopo dormirono fino a tardi, così poterono riprendere le ore perdute di sonno. Si alzarono quindi riposati, fecero una doccia ristoratrice e andarono in un bar per un brunch, data l’ora.
“Sono rimasto d’accordo con Helmut che questo pomeriggio ti avrei accompagnato a vedere alcune cose che ancora non hai visto della città e questa sera ci ritroveremo tutti a cena in un buon ristorante per salutarti. Tu domani tornerai in Italia e giuro che mi mancherai. Anzi, mancherai a tutti noi”.
“Non dirmi che da questa sera ti voterai alla castità perché non ci credo”.
“Questo non l’ho detto, bel biricchino”.
“E non dimenticare che Helmut ha maggiori diritti su di me. E’ stato lui a sverginarmi e stanotte la passerò con lui, mi dispiace”.
“E tu? Non dirmi che non avrai rimpianti. Non dimenticherai me e questa vacanza tanto facilmente”.
“No di certo! E tu non ti preoccupare. Avrai un posto d’onore nei miei ricordi, anche se spero prima o poi tornerai in Italia e passerai a salutarmi”.
“Te lo prometto. Come farai a sopportare la vita di paese e soddisfare le tue esigenze? Ti farai tutti i maschi che potrai? Diventerai la puttana del borgo?”
“No, non ti preoccupare. Quest’anno mi sono diplomato e dal prossimo andrò a studiare all’università, in una città abbastanza distante da potermi fare tutti i maschi che potrò e vorrò senza che lo sappiano i mei. Contento?”
“Contento per te, certo. Ma stai attento a non diventare una checchina. Rimani il bravo ragazzo per bene che sembri e ti faciliterai la vita. Così potrai fare la zoccola quanto ti pare senza che nessuno lo immagini”.
“Tu, invece, continuerai a sedurre innocenti creature?”
“No, credo piuttosto che ho raggiunto l’età di fermarmi. Penso che mi sistemerò con Ludwig. Mi piace molto e, in quanto a troiaggine, è abbastanza per me. Sono stato io a romperlo e io mi tengo i cocci, o meglio, il suo buchino spanato”.
Andarono in giro per tutto il pomeriggio e ammirarono e commentarono non solo le opere d’arte ma anche i tanti maschi, maschietti e femminucci che incrociavano. Era una bella giornata e la passarono piacevolmente, ridendo delle battute divertenti che venivano loro spontaneamente. Verso sera decisero di tornare a casa di Carlo per una doccia veloce e poi si riunirono agli altri al ristorante che i due uomini avevano deciso. C’erano tutti. Helmut, che baciò Antonio appena lo vide, come se non si incontrassero da anni. Si vedeva che il tedesco ci teneva a quel giovane italiano. Lo stesso fecero Carlo con Ludwig. Roberto e Norberto stavano quasi sempre appiccicati.
Le cena fu molto buona e soddisfacente innaffiata, questa volta, da ottimo vino e non da birra. Alla faccia dell’Oktober fest. Quando decisero di rientrare, Antonio tornò a casa di Helmut, assieme al suo compaesano col compagno, convinto di potersi finalmente concedersi di nuovo all’uomo che lo aveva sverginato. In effetti, appena furono nudi a letto, il maschio gli fu sopra a baciarlo profondamente con l’irruenza di un toro infoiato, a maneggiargli tutto il piccolo corpo con le sue grandi mani vogliose di prenderne possesso.
“Oh, Antonio, Antonio. Quanto mi sei mancato la scorsa notte!”
“Perché? Tu non ti sei divertito con cuccioletto tedesco?”
“Si, ok, l’ho fatto ma mi sono reso conto che avrei preferito te a lui”.
“Mi vuoi dire che non l’hai scopato? Ti sei limitato forse a farti fare solo un bocchino?”
“No, questo no. L’ho scopato, ma quando ha cominciato a dire di smetterla perché gli faceva male, ho capito che tu non l’avresti mai detto”.
“Puoi starne certo! Allora hai smesso di scoparlo”.
“Beh no. Allora l’ho preso con più forza. Avevo bisogno di scaricarmi completamente e l’ho fatto, e gli sono venuto dentro per la terza volta. Ed è finita lì”.
“Ti sei fermato solo dopo la terza volta? Poverino! E lui ha subito in silenzio?”
“Macché. Strillava di goduria, credo. Come quando Carlo lo ha sverginato. Ma più strillava e più mi eccitava. Così ho continuato forte fino a che non l’ho farcito completamente di sborra e solo allora gli ho stappato il buco”.
“Che maiale che sei! E vorresti fare lo stesso con me?”
“No, se non vuoi”.
“Guai se non lo fai! Penserei che non ti piaccio più”.
“Non succederà mai, mia bella troietta”. Le labbra si unirono. Le lingue presero a pugnare nella bocca del ragazzino, perché quella dell’uomo era più prepotente e vi era entrato con veemenza. Quel bacio durò a lungo, forse troppo per Antonio. Il buchino si era naturalmente inumidito e boccheggiava aprendosi e chiudendosi ritmicamente. Voleva quell’uomo al più presto. Lo voleva dentro di sé. Voleva che lo sbattesse selvaggiamente e che lo fecondasse coi suoi densi schizzi di sperma virile.
Helmut gli sollevò le gambe afferrandogliele da sotto il ginocchio. Il ragazzo poté vedere un attimo le dimensioni raggiunte da quel grosso palo che, senza esitazione, gli si sprofondò di colpo fino al cervello. Non c’era più dolore, solo un infinito piacere ad essere usato selvaggiamente dal suo uomo. I suoi guaiti di passione echeggiarono nella stanza assieme ai grugniti di quel grosso gorilla peloso e forte che aveva preso il posto del cinquantenne maturo ed equilibrato. Antonio godette due volte senza toccarsi prima che quell’animale gli si scaricasse dentro al suo culetto dilaniato.
Stavano sdraiati uno accanto all’altro, col solo rumore del respiro affannoso dell’altro accanto, con l’odore di sudore che aleggiava assieme al profumo di sperma fresco. Aspettavano di riprendere le forze per proseguire quel gioco fantastico quando bussarono alla porta. Helmut si alzò subito per andare ad aprire e fecero irruzione tutti gli altri.
“Sorpresa!”
Antonio rimase inebetito. Cosa stava accadendo?
“Non potevamo lasciarti andare via così. Dovevamo fare qualcosa perché quest’ultima notte qui diventasse veramente memorabile. Quindi ti regaleremo una bella gang-bang tutta per te”.
Erano tutti nudi e gli furono subito sopra. Per Helmut non fu una sorpresa. Era d’accordo anche lui ma, avendo già consumato, rimase qualche minuto ad osservare quella scena sempre più arrapante. Norberto lo baciò profondamente vorticandogli la lingua in bocca per poi lasciarla al cazzo di Carlo che ne prese possesso. Roberto gli infilò un dito medio nel culetto e, con la scusa, se lo portava alla bocca per assaggiare lo sperma di cui era pieno. Ludwig si fiondò sul suo cazzetto a succhiarlo e riuscì a farglielo indurire. Antonio era trasportato da un vortice di sensazioni piacevoli che non riusciva a distinguere le une dalle altre.
“Permetti che adesso me la inchiappetti io questa puttanella?” disse Carlo ad Helmut.
“Certo, fai pure e sfondalo per bene”.
Il professore lo sottrasse agli altri, lo sollevò come un fuscello e lo posizionò a pecora al margine del letto. Il culetto a portata di mano. Ci sputò sopra, benché non ce ne fosse proprio bisogno, avvezzo ormai com’era a prendere cazzi. Le grandi mani lo afferrarono per la vita tanto stretta che i pollici quasi di toccavano. Puntò la mazza e gli sprofondò dentro con l’irruenza di un ariete, la foga di un gorilla ed il ritmo di un coniglio.
Il dolore ed il piacere furono contemporanei ed immensi per il giovane italiano che emise un grido di approvazione: “Aaahhh, siii” seguito da una serie di “Ahi, ahi, ahiii”, uno per ogni affondo dell’uomo.
Dall’altra parte del letto fu fatto sdraiare Ludwig che alzò subito le gambe per essere inforcato alla missionaria da Norberto. La sua testa era sotto quella di Antonio e le loro labbra si unirono in un bacio, mentre venivano sbattuti senza sosta per un bel po’. Il primo a venire fu Carlo che, con un ululato, si scaricò i coglioni nel fondo delle viscere del ragazzo che, quando si sentì dentro i poderosi schizzi cremosi, si inarcò a bocca aperta per emettere un flebile gemito. Bocca che gli fu subito riempita dal cazzo duro di Roberto, il suo amico compaesano, che si era messo in piedi sul letto, con le ginocchia un po’ flesse per essere all’altezza giusta delle sue labbra.
Intanto, nel buco del giovane tedesco, ci fu un cambio di nerchia. Questa volta fu Helmut a sbattergliela dentro, mentre Norberto si sostituì a Carlo nello sfintere da cagna di Antonio e, mentre l’uomo si riposava, anche lui si scaricò dentro il ventre dell’italiano quasi in contemporanea con Roberto, che finalmente gli fece ingoiare tutta la sua sborra.
Ormai era passata più di un’ora che l’adolescente veniva usato e nessuno, neanche lui, pensava di finirla. Helmut lo tenne ancora a pecora per infilzarlo di nuovo col suo grosso bastone nodoso e prese a fotterlo nel buco sfondato e gonfio di tre carichi. Ad ogni affondo, rivoli di sperma lattiginoso fuoriuscivano dai bordi di quella voragine arrossata.
“Ti piace, eh? Ti piace, piccola troietta. Ti piace prenderlo in culo, vero? Ti piace farti montare dai maschi, zoccola di una vacca”. E il ragazzo sotto di lui annuiva, incapace di esprimere alcunché di comprensibile. La voce gli si strozzava in gola e si esprimeva solo a guaiti e lamenti. Al maschio venne un’idea e si sfilò di colpo portando fuori con sé una buona quantità della crema che bagnò ulteriormente lo sfintere distrutto e umido come una fica di puttana.
Si sdraiò sulla schiena e, sollevato con facilità Antonio, se lo posizionò sopra e lo impalò brutalmente. Poi attirò il suo piccolo corpo su di sé facendogli affondare il viso nel pelo del suo torace. Piegò le gambe e riprese a fotterlo, coi muscoli delle ampie cosce che seguivano il ritmo dell’inculata.
“Ahhh, che culo rotto che hai! Stai godendo, si vede. Tu godi solo a culo pieno, mio cucciolo di troia. Carlo, vieni qui dentro. Aiutami e riempirlo per bene di cazzo. Il piccolo ne ha bisogno” ed abbassò le gambe per fargli spazio.
E Carlo andò subito ad aiutare l’amico. Fino a quel momento era stato a segarsi lentamente alla vista di quella scena così eccitante. Prese l’invito al volo perché stava pensando di venirgli in faccia ed a lui non piaceva molto l’idea che il suo succo si limitasse a lavare il viso di quell’angioletto. Gli sembrava sprecato. Così si inginocchiò ai lati delle gambe dei due, puntò l’arnese all’ingresso del buco già occupato e lentamente scivolò sul cazzo dell’amico, facendosi spazio dove sembrava non potesse essercene disponibile, e in poco tempo anche lui l’aveva infilato tutto fino all’inguine. “Ahhhggggrrr”.
Gli altri, tutti attorno, affascinati ed eccitati, applaudirono, risero e presero a segarsi. Carlo si piegò sul ragazzo che stava provando un piacere indescrivibile, stretto tra quei due corpi virili, forti ed irsuti, con i loro due cazzi sprofondati dentro di lui che lo fottevano ora in direzione opposta ed ora all’unisono. Aveva il cervello a fuoco quanto il buco del culo. Godeva immensamente facendo godere i due maschi che lo stavano pompando selvaggiamente. Finché si raggiunse l’apoteosi. Prima Helmut sotto di lui e poi Carlo di sopra, ma quasi in contemporanea, gli inondarono il ventre di magma incandescente, ululando come belve e stritolandolo con le loro forti braccia pelose.
Non appena Carlo si sollevò per respirare a pieni polmoni, pur restando col nerbo ancora dentro, in compagnia dell’altro, tutti, con rantoli e muggiti, si scaricarono schizzando sulla schiena e sui capelli di Antonio, coprendolo della loro crema vischiosa. Fu così tanta che, anche dopo essersi docciato, ne ebbe addosso l’odore per alcuni giorni.
Il giorno dopo riprese il volo per la sua amata Italia e qui finisce questa serie di avventure occorse ad un giovane in vacanza alla scoperta del piacere. Una vacanza che gli ha aperto un mondo nuovo. Un mondo che sarebbe stato suo per sempre. Come avrete capito, il titolo non è un errore di battitura.

(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha il solo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma non mancate di godervela il più possibile. Buona sega a tutti).
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