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CHE BELLA L’AUTOMOBILE – 5. Il garagista


di Foro_Romano
21.08.2019    |    8.785    |    6 9.1
"Insomma, per me era solo un maschio su cui sbavare e da ricordare nel tempo libero dedicato alle seghe..."
“Ma che bravo! Così ti sei fatto due camionisti! Che vacca!”
“Raccontaci come è andata”.
Stavo lì sul lettone, nudo, sdraiato tra Attilio (il mio istruttore di scuola guida nonché sverginatore) ed Enrico (quello dell’autosalone dove avevo comprato l’auto). Li avevo appena fatti conoscere, si erano trovati simpatici e subito, come due vecchi amici complici, mi avevano piantato i loro grossi cazzi in bocca e culo, dove erano venuti prima uno e poi l’altro. Il buco mi prudeva e sbrodolava fuori i loro abbondanti carichi.
Troia come sono e come mi piace essere considerato dagli uomini, ho subito iniziato a raccontare loro la mia ultima avventura per filo e per segno, con tutti i particolari: la grossezza delle minchie, la ferocia con cui il primo mi aveva trattato e mi aveva fatto il culo, la ricca spremuta di coglioni che mi aveva fatto ingurgitare il secondo, così come quelle bevute dagli altri due. Nel riferire i fatti, mi sono accorto che quanto andavo dicendo li stava facendo eccitare di nuovo. I loro piselloni andavano via via allungandosi e gonfiandosi di nuovo, così ho farcito ancora di più la storia, aggiungendovi anche le sensazioni che provavo io a farmi svangare culo e bocca da quei due energumeni.
Ho fatto appena a tempo a finire il racconto che i miei due uomini, completamente in tiro, mi hanno preso e sbattuto di nuovo, rifacendo esattamente quello che avevo vissuto nella mia avventura.
“E’ così che ti ha scopato il primo?”, ha detto Enrico mentre mi sfondava con tutte le sue forze.
“E’ così che ti ha slogato la mascella il secondo?”, ha detto Attilio fottendomi in gola.
Il risultato è stato quello di ricevere dentro altre due sborrate di maschio vero. Tanto me li sono goduti che non so esattamente quando ho sborrato io.
Da allora, ho preso gusto a vivere le mie avventure da troia e poi raccontarle a loro per eccitarli. Così come faccio con voi lettori. E non sapete quanto mi piacerebbe essere lì a succhiarveli quando, eccitati dal mio racconto, sparate le vostre sborre in modo di riceverle direttamente nella mia bocca pronta ad ingoiarle.
Ma torniamo alla mia automobile. Naturalmente, non volevo che si rovinasse e così ho convinto i miei di aver bisogno del garage ma, per non gravare su di loro anche questa spesa, mi sono trovato un lavoretto part-time come cameriere di rinforzo in un bar. Lo stipendio mi permette non solo di pagare il garage ma anche di avere una certa libertà economica. Lavoro solo la sera e, al ritorno, faccio appena a tempo a rientrare prima che chiuda per la notte la rimessa vicino casa.
L’attività è gestita da alcuni egiziani ed uno, il loro capo, è di una bellezza e di una mascolinità sconvolgente. Si fa chiamare Rocco. Sui 35 anni, alto, spalle larghe, pelle olivastra, molto peloso (stando a quanto si vede fuoriuscire dal vestito) ma col viso completamente rasato. D’altronde non gli serve una barba per renderlo affascinante. Basta il suo aspetto a sottolinearne la virilità. Inoltre, nel quartiere, ha fama di sciupafemmine, oltre ad essere diventato il toy-boy di una ricca vedova. Insomma, per me era solo un maschio su cui sbavare e da ricordare nel tempo libero dedicato alle seghe.
Personalmente, sono un ragazzo normale, non mi sento particolarmente bello ma con un viso che mi fa apparire più giovane della mia età. Tutto sommato non sono così appariscente e certamente non ho un atteggiamento che fa trasparire la mia omosessualità. Non mi aspettavo, quindi, interesse da parte sua nei miei confronti e mai mi sono permesso alcunché verso di lui.
Eppure una sera, al ritorno dal lavoro, sono entrato nel garage e mi sono fermato per affidargli la macchina come al solito. Mi è venuto incontro con una canottiera aderente e sporca da cui fuoriusciva una ricca boscaglia di pelo. Mi ha aperto gentilmente lo sportello ma si è messo di fronte, quasi ad ostruirmi il passaggio. Credo avesse bevuto un po’.
“Ciao bello… Anzi… sei bellissimo”, mi ha detto con lo sguardo penetrante.
Non mi aspettavo quella frase da parte sua. Forse sono arrossito ma ho cercato di far finta di niente e sono sceso dall’auto, ma avevo sempre lui davanti.
“Grazie”, ho risposto con nonchalance, mostrando (forse troppo) di aver apprezzato il complimento. Lui non mi ha permesso di allontanarmi e mi ha stretto contro la fiancata della macchina con tutto il suo corpo.
“Perché non rimani un po’ qui? Potremmo farci compagnia” e mi ha premuto decisamente il suo bozzo solido contro, in modo da farmelo sentire chiaramente. “Ho voglia della tua compagnia – ha proseguito – Dai, rimani un po’. Stasera ho proprio bisogno di scaricarmi”.
Ha usato proprio la parola ‘scaricarmi’. Non mi ha lasciato il tempo di replicare, ma tanto non avrei saputo che dire. Ero rimasto inebetito. Non sapevo che fare. Mi ha alzato il mento verso di lui e mi ha dato un debole bacio sulle labbra che ha stroncato ogni mia reazione negativa (seppure ne avessi avuta). Mmmmm, quelle sue labbra carnose! Ho dischiuso leggermente le mie e ne ha approfittato per infilarmi in bocca la sua grossa lingua ed ha preso subito a ravanarmela. Fortuna che mi ha afferrato strettamente per la vita perché sono quasi svenuto tra le sue forti braccia.
Mentre mi regalava quel lungo bacio profondo, il suo collega è andato a chiudere la saracinesca del garage. Nessuno poteva più disturbarci. Mi ha preso poi la mano e mi ha condotto nella loro stanzetta, arredata solo di un piccolo tavolo con sedia e due brandine. Mi ha fatto sedere su una di queste. Avevo la faccia esattamente davanti alla sua patta. L’ho guardato come per cercare di capire quello che stava succedendo, ma poi lo sguardo è scivolato su quanto avevo davanti. Il bozzo gli si faceva sempre più grosso, sviluppandosi lungo la gamba sinistra. Si è tolto la canottiera mettendo in mostra il suo ampio torace velloso.
Si è slacciato la cinta e si è calato tutto a mezza coscia scoprendo un mostro che appariva sempre più aggressivo e prometteva grossi dolori. La punta era già bagnata di precum. Inoltre, all’atto ero stato invaso da una zaffata di forte odore intimo di maschio.
“Dai, prendilo in bocca, non vedi che ha bisogno di tanto aiuto”.
L’ho guardato di nuovo dal basso e non ci ho pensato due volte. Ho aperto le labbra e ho avvolto delicatamente il grosso glande, cominciando a stuzzicarlo con la punta della lingua, lappandone la saporita goccia che ne fuoriusciva. L’egiziano ha emesso un gemito, segno di gradimento. Ormai il cazzo aveva raggiunto il suo massimo e l’ho afferrato con la sinistra, che non riusciva a circondarlo. Forse per paura di dovermi sforzare troppo a spompinarlo a fondo, sono passato a dedicarmi ai coglioni. Così ho affondato la faccia nel ricco cespuglio di peli ricci per soppesare e leccare la grossa sacca bruna. Arrotolavo la lingua a quei peli bagnandoli di saliva e, inevitabilmente, ingoiandone qualcuno. Avevano un sapore denso e sublime che mi fece partire di testa. Però è durato poco.
“Riprendilo in bocca e sbocchinamelo, troia. Dai, fammi vedere quanto sei bravo. L’ho capito subito che ti piace il cazzo, piccola puttanella. Li riconosco al volo quelli come te”.
Detto questo, mi ha afferrato la testa e l’ha piazzata al posto giusto, spingendomi subito la mazza in fondo alla gola. Qualche secondo senza respirare ma poi mi sono abituato, ho attivato il naso ed ho affondato ancora qualche centimetro in più, strozzandomi. L’ho sfilato lentamente, lucido di saliva, per riprendere fiato e guardarlo per sapere se ero stato di suo gradimento. I suoi bellissimi occhi mi hanno scrutato con lo sguardo, velato di piacere, che trasmetteva gratitudine e durezza virile assieme.
“Ohhh, bravo, continua così. Ci sai fare. Dai, che ho i coglioni pieni”, poggiandomi la mano sulla nuca con un gesto tra l’accarezzarmi i capelli e spingermi la testa per darmi l’avvio.
L’ho afferrato con tutte e due le mani e mi sono dannato a leccarlo e succhiarlo con forza, con sempre più forza. Sempre più lui mi spingeva la testa. Per parecchi minuti si sentivano i suoi grugniti di piacere mescolati al rumore dei miei risucchi. Con la coda dell’occhio ho visto il suo collega che se l’era tirato fuori e si andava masturbando eccitato dalla scena che si stava svolgendo. Ad un certo punto Rocco mi ha forzato a togliere le mani per affondarmelo dentro di più ma io non ce l’avrei fatta proprio e l’ho respinto spingendo contro le sue cosce.
“Ok, allora girati e mettiti in ginocchio sul letto. Vediamo se nel culo entra tutto”.
Ho obbedito, tirandomi giù i pantaloni e mettendo a nudo il mio fantastico culetto subito apprezzato.
“Shhhh. Guarda che bellezza! Vedo che ce l’hai già aperto. Bene”
L’ha afferrato e ha allargato le natiche. Ho girato la testa e l’ho visto ammirarmi il buco con libidine crescente. Le ha pesantemente massaggiate e poi… Sbammm, mi ha repentinamente tirato uno sculaccione, seguito da un altro dall’altra parte. Erano talmente forti da lasciarmi il segno rosso delle sue grandi mani.
“Ahhhiii”.
Si è abbassato su di me e mi ha detto in un orecchio: “Scusami, ragazzino, non ho resistito. Hai un culo fantastico” e me lo ha leccato, mentre la sua grossa mazza mi strusciava sulla schiena e nello spacco. Non ce la facevo più. Lo volevo dentro a qualsiasi costo.
“Ti prego, inculami. Dammelo, dammelo”.
“Sei sicuro? Ti farà male, molto male. Lo vuoi davvero?”, come se non fosse stato ormai chiaro che lo avrebbe fatto comunque.
“Si, si, inculami, fottimi, rompimi il culo, sfondamelo con tutta la forza che hai”.
“Non immagini nemmeno quanta forza ho, puttanella”.
“Si, si, dammelo dentro. Usami senza problemi. Scopami, scopami…. Aaaahhh”.
Con una spinta me ne aveva ficcato dentro un bel po’.
“Aaahhh, aaahhh, aaahhh” gridavo mentre lui, spinta dopo spinta, me lo piantava fino in fondo, squartandomi con ferocia. Mi abbrancò stringendomi il corpo con le sue braccia muscolose, sussurrandomi nell’orecchio le peggiori porcate che gli passavano in mente, parte in italiano e parte nella sua incomprensibile lingua. Mi montò come un coniglio per diversi minuti fino a che il mio buco e le mie budella non cedettero rinunciando completamente ad ogni impossibile resistenza e le mie grida si trasformarono in lamenti di piacere.
Mi aveva completamente spanato. Ma non si fermò lì. Continuò a fottermi come una bestia, tra i miei guaiti ed i suoi grugniti. Il suo stantuffare era parossistico.
“Ti piace il cazzo, vero? Con quella tua faccina innocente. C’hai un bel buco di culo sfondato! Chissà quanti nei hai presi qui dentro. Eh? Quanti? Dimmelo”. Io non riuscivo a spiccicare parola. Ero completamente svuotato.
La scena era talmente arrapante che il suo collega è intervenuto. Si è avvicinato, mi ha alzato la testa afferrandomi per i capelli, mi ha affondato la minchia in bocca e scaricato un’enorme quantità di viscida crema che ho inghiottito totalmente, fiotto dopo fiotto. Uggiolava come un animale ferito.
Fu solo a quel punto che Rocco non resistette più e, intensificando le spinte, con una serie di urli mi riempì con una sborrata enorme, durante la quale continuava a sgroppare con lentezza. Si afflosciò sulla mia schiena, così come il suo cazzo dentro di me, uscendo solo quando riprese a respirare normalmente e anche l’ultima goccia di sbroda lo aveva lasciato.
“E bravo il Paolo! Complimenti! Sei proprio un ragazzo da monta perfetto. Lo rifaremo. Dobbiamo rifarlo. Non sei d’accordo?”
Ero distrutto, così come il mio povero culetto, che stava vomitando tanta crema biancastra sul pavimento.
“Ssssi… Ccccerto… Lo rifaremo. Certo”.
Non mi mossi dalla posizione a pecorina, anche perché mi girava la testa. Lui mi ripulì amorevolmente il buco arrossato con della carta da cucina. Poi riuscii a tirarmi su e mi risistemai. Mi abbracciò e mi accarezzò la testa come ad un bambino, dandomi anche un tenero bacio sulle labbra. Lo salutai, lanciando anche un sorriso imbarazzato al suo collega che stava ancora col cazzo fuori e gocciolante. Mi hanno riaperto un poco la saracinesca del garage e sono tornato a casa.
Da allora, ogni sera che ritorno dal lavoro, se lui è in vena, mi monta con forza e, qualche volta, fa partecipare anche il suo collega che non è certo alla sua altezza ma che, in quanto a minchia, non è male neanche lui.

(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha lo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma godetevela il più possibile. Buona sega a tutti).
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