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L'emiro, X - Una nuova vita


di Foro_Romano
02.07.2015    |    10.864    |    8 9.4
"A letto gli mostrai tutto l'affetto e la gratitudine che gli dovevo..."
(Segue)

Finalmente arrivò il giorno del ritorno di Omar. Ero trepidante: i cazzi, come sapete, non mi erano mancati, ma mi mancava l'affetto ed il sentimento che provavo per quell'uomo. Andai con Hammed all'aeroporto. Fui in prima fila ad aspettare quelli che uscivano dalla porta e finalmente lo vidi. Era vestito all'occidentale, impeccabile nella sua giacca e cravatta. Quanto era bello! Gli saltai addosso abbracciandolo al collo, scatenando un certo rumorìo tra i presenti, non abituati a simili gesti di affetto tra uomini.
Durante il percorso di ritorno a casa, seduti sui sedili posteriori della grossa auto, pomiciammo pesantemente. Arrivai a tirarglielo fuori ed a fargli un pompino di benvenuto. Fortuna che l'auto aveva i finestrini oscurati! Ingoiai tutto con grande soddisfazione sua e mia, naturalmente.
Omar era evidentemente felice quanto me però, arrivati a destinazione, si fece più serio e mi chiese di essere più composto. Disse che mi avrebbe dovuto fare un discorso serio, ma prima voleva farsi una doccia e cambiarsi. Il suo comportamento mi sembrò piuttosto strano e rimasi in attesa di sapere.
Ci rivedemmo a cena. Aveva ripreso il suo costume tradizionale. Era sempre molto bello, ai miei occhi, ma l'abito lo rendeva forse ancora più affascinante. Era un uomo da perderci la testa, e io l'avevo persa. A tavola si comportò normalmente. Ci tenemmo la mano quasi sempre durante il pasto. Eravamo felici e già, in noi, pregustavamo il momento di stare da soli nel grande letto coniugale. Volle sapere se, in sua assenza, l'assistente avesse eseguito bene il compito di alleviarmi le giornate. Volle sapere tutto e io non gli nascosi nulla, anche se, beh, qualcosa sul trasporto che avevo provato in certi momenti gliel'ho taciuto, ma sapevo che lui, conoscendomi, lo capiva benissimo.
Dopo cena ci trasferimmo, con Hammed, nella sala dove loro due cominciarono a fumare (io non ho questo vizio). E lì Omar ci fece il discorso tanto atteso. Io ero l'unico a non sapere che, prima di partire, egli aveva subìto un processo segreto proprio per l'ostentata omosessualità che aveva espresso col mio arrivo. Si era concluso, visto che aveva anche tre mogli ed era un personaggio di rilievo, con l'assoluzione, a patto che io venissi allontanato al più breve. Mi si strinse il cuore a sentire questo. Aveva affrontato addirittura un processo per colpa mia e ora sarei dovuto anche andare via. Le lacrime mi offuscarono la vista. Se ne accorse subito, mi strinse forte a sé. "Non ti preoccupare. Non ti lascerò. Sarai sempre con me, anche se non qui". Rimasi col fiato sospeso. Mi sentivo più sollevato dalle sue parole, ma ancora non capivo. "Dove andremo?", dissi. "Ho fatto questo viaggio in Svizzera ed in Italia proprio per questo. Ho comprato una bella villa sulla costiera Amalfitana e l'ho intestata a tuo nome. Vedrai, ti ci troverai bene. Sarà la casa del nostro amore, stai tranquillo, anche se io dovrò assentarmi qualche volta per affari, ma ti lascerò sotto la protezione di Hammed. Ho aperto un conto in una banca svizzera, anche questo a tuo nome, col quale potrai mantenerti bene per tutta la vita e non avrai alcun problema economico".
Non potevo crederci. Oltre ad avere trovato l'amore, ero diventato ricchissimo. Ma quello che mi sollevava lo spirito era sapere che lo avrei avuto sempre con me. Allora si, scoppiai in un pianto di gioia e lo abbracciai, grato di aver trovato questa splendida soluzione.
A letto gli mostrai tutto l'affetto e la gratitudine che gli dovevo. Mi detti tutto a lui, alla sua voglia scatenata. Il suo cazzo mi sembrò ancora più grosso di come me lo ricordavo. Facevo fatica a mettermelo in bocca, a farlo arrivare fino in gola, strozzandomi. Usciva dalla mia bocca tutto lucido della mia saliva. Quasi le vene che lo ricoprivano brillavano alla tenue ed avvolgente luce che ci circondava.
Fu selvaggio e delicato allo stesso tempo, come era solito. Mi copriva di baci e carezze lievi, come per paura di rompere un prezioso oggetto di vetro leggero, e poi, improvvisamente, si lasciava prendere dalla voluttà e si lanciava quasi con ferocia sul mio piccolo corpo, fottendomi in bocca e in culo con inaudita violenza, ricoprendomi con volgarità nella sua lingua ma anche in italiano, proprio per farmele capire meglio. "Prendilo tutto, zoccola. Sei una lurida troia. Ti è piaciuto farti sbattere da decine di sconosciuti, vero, fottuto frocio di merda? Sei sempre affamata di cazzi e di sborra. Non sei mai soddisfatta. Tieh, prendi, prenditi questo in culo, prendilo tutto, puttana". E così via, alternato a "Ti amo, cucciolo mio" e cose simili. Tutto per il suo ed il mio piacere. La mia bocca e il mio sederino non ebbero tregua per tutta la notte. Mi prese in tutte le posizioni, specialmente quelle che ci piacciono ad entrambi, quando è lui a dominarmi: a pecorina, distesi lui sopra e io sotto, da davanti a cosce larghe e lui stretto a me, mentre mi bacia e riversa i suoi gemiti di piacere direttamente nella mia bocca.
Mi sborrò dentro tre volte, urlando come un animale vittorioso e lasciandomi, alla fine, un buco completamente spanato da cui sgorgavano a tratti rivoli di bianca sborra. Non c'è nulla di più appagante per me di far godere in quel modo un maschio alfa. Non riuscii ad assaggiarla, quella notte: volle venirmi sempre dentro. Non vi dico io, sotto di lui, quante volte me ne venni sborrando abbondantemente tra le lenzuola e quante decine di orgasmi anali ebbi!
Tre giorni dopo partimmo. La villa era splendida, con un panorama mozzafiato sul bellissimo mare amalfitano. Io ero e sono tuttora in una eterna vacanza. Lui va e viene per affari ma mi lascia sotto la protezione di Hammed che non mi fa mancare nulla, ben felice di appagare, naturalmente, anche la mia innata fame di cazzo (e che cazzo!). Ed è da questo paradiso che vi ho raccontato la mia storia.
Baci a tutti e pensate di metterli dove volete. Smach.

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