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Gay & Bisex

IL FIGLIO DELLA CAMERIERA


di Foro_Romano
27.09.2016    |    34.093    |    8 9.3
"“Voglio essere tuo, solo tuo..."
Antonio aveva nove anni quando la madre prese servizio come domestica in casa Gandolfi. I padroni erano solo moglie e marito trentenni che non potevano avere figli quindi accolsero ben volentieri anche lui e lo crebbero come se fosse loro. Erano molto ricchi e vivevano in una bella e lussuosa villa in campagna nei pressi di una grande città.
La signora Gianna era la classica signora della buona società: educata, gentile, elegante, trilingue e ignorante come una cucuzza. Tanto a che serve studiare a quel genere di donne: devono solo saper organizzare party e prodigarsi in beneficenza. Comunque, per il ragazzino, era stata una buona seconda mamma che lo aveva molto aiutato ad imparare l’inglese.
Alla sua formazione culturale ci aveva pensato invece il signor Guido, docente di Storia Moderna all’università, che aveva riconosciuto in lui una certa predisposizione agli studi umanistici. Infatti il ragazzo si era mostrato subito come un bambino prodigio. Il padrone era il suo punto di riferimento culturale oltre che paterno.
L’interesse del piccolo Antonio per il signor Guido però era anche di altra natura. Sin dal primo giorno che era entrato in quella casa, avendo già raggiunto l’età della ragione, si era reso sempre più conto che sentiva per quell’uomo un’attrazione anche fisica, oltre che mentale. Era alto, possente, molto in forma e molto peloso. Era l’incarnazione della virilità pura. Quando lo abbracciava e lo chiama “tesoro mio” si sentiva sciogliere e divenire un tutt’uno con lui. Quando lo baciava sulle guance e lo pizzicava con i suoi baffi folti si sentiva pervadere da una strana eccitazione.
Con gli ormoni che esplodevano, il giovane non rimase intatto ancora per molto, concedendosi ad amici e compagni di classe che volevano fare esperienze dirette. Ma il suo idolo rimaneva sempre lui: più grande, più maturo, più virile.
Ogni occasione, anche la più futile, era buona per farsi abbracciare e coccolare da lui e, man mano che l’adolescenza avanzava, quell’eccitazione si trasformò in vera passione. Le seghe andarono sempre più aumentando mentre la fantasia del giovane galoppava fino a sognare di farsi possedere da lui. Avrebbe voluto concederglisi anima e corpo pur di soddisfarlo sessualmente. Ogni volta che era possibile gli si strusciava “sbadatamente” addosso. Voleva godersi la sensazione del contatto fisico con quel corpo sempre più desiderato.
Il signor Guido, però, pur tanto colto, era come tutti gli uomini, assolutamente tonto riguardo al sesso e non recepiva i suoi velati messaggi. Vero è che era stato sempre assolutamente eterosessuale e non aveva mai avuto altre tentazioni, od almeno non se ne era mai reso conto. Bisogna dire che era stato sempre appagato dalla moglie, che aveva conosciuto sin dalle scuole superiori e lei non si era fatta di certo scappare quel bel pezzo di maschio, impedendogli qualunque altra conoscenza femminile. Per lui era stata l’unica donna della sua vita, dopo la madre, naturalmente. Non aveva mai avuto altre esperienze, indispensabili per la maturazione e per le scelte di un uomo.
Purtroppo (o, per certi aspetti, per fortuna) la padrona dopo otto anni si ammalò gravemente di un male incurabile e fu ricoverata in una clinica specializzata abbastanza distante dalla loro casa. Ebbe bisogno di assistenza continua e suo marito non poteva perché doveva seguire il suo lavoro e poi perché, benché ne fosse il coniuge, sarebbe stata più adatta una donna. Volle quindi che la madre di Antonio, ormai sua amica più che cameriera, si trasferisse con lei e le pulizie in casa le avrebbe fatte una donna per qualche ora a settimana.
Così il ragazzo rimase a vivere in casa da solo col suo padrone. Non gli sembrava vero. Cominciò dunque a stuzzicarlo sempre più spesso con battutine ed atteggiamenti provocanti. Un giorno si fece trovare a nuotare in piscina completamente nudo. Ne uscì al ritorno del padrone e, così come stava, gli andò incontro e lo abbracciò, strofinandoglisi addosso.
Fu allora che il signor Guido cominciò a guardarlo con occhi diversi. Quel corpicino esile ed efebico, quel culetto pronunciato, perfettamente rotondo e sodo, coperto da una leggera lanugine simile alla barbetta che si era fatto crescere. Quella barbetta soffice e ben curata che non riusciva a farlo sembrare più maturo, facendo solo da cornice al suo viso angelico sormontato da un paio di occhialetti da nerd. Forse sarà stata l’assenza di sfogo sessuale con la moglie o forse il fatto che aveva meno di quarant’anni, un’età in cui si raggiunge il massimo del desiderio erotico, ma nell’uomo cominciò a crescere un interesse diverso per quel suo quasi figlio.
Ma che andava pensando! Lui non aveva mai avuto pulsioni omosessuali e poi c’era la differenza di età ed il fatto che, ancora per poco, ma si trattava pur sempre di un minorenne. Ed il tradimento nei riguardi della moglie? Eh, ci pensava. Ma forse, con un altro uomo, non era da considerarsi un vero tradimento. O forse no?
Nei mei successivi non fece altro che scacciare quei pensieri lussuriosi ma l’atteggiamento del ragazzo non lo aiutava di certo. Ogni volta che lo abbracciava o che entrava in contatto col suo corpo provava delle scariche di adrenalina sempre più forti. Ma lo faceva apposta? A volte gli sembrava proprio di si. Ogni volta doveva sedersi o fare in modo che non si vedesse che il suo cazzo era diventato duro. Non poteva continuare così a lungo. Al compimento della maggiore età avrebbe preso una decisione: dopo il diploma lo avrebbe allontanato mandandolo a studiare all’estero.
Nei giorni immediatamente precedenti il 18° compleanno le provocazioni da parte del ragazzo aumentarono. Era quasi sempre in giro per casa in slip che gli mettevano in mostra quel suo splendido culettino e, in quella tenuta, gli cadeva sempre qualcosa da raccogliere a due passi da lui, dandogli le spalle. Ma allora lo faceva apposta! Così, quando rimaneva da solo, il signor Guido doveva per forza tirarsi una sega e le sue fantasie non riguardavano più la moglie ma quel ragazzino impertinente che lo metteva a dura prova.
Quel giorno arrivò e lui gli permise di organizzare per la sera una bella festa in pizzeria con tutti i suoi amici a cui lui, naturalmente, non partecipò. Però prima, nel pomeriggio, andarono in clinica dalla moglie, dove era anche sua madre, e fecero una piccola festa in famiglia. Il giorno dopo, soli a casa, a tu per tu, gli avrebbe fatto il discorso serio.
“Adesso sei maggiorenne e dobbiamo parlare da uomo a uomo. In questi ultimi tempi il tuo atteggiamento nei miei confronti è stato… diciamo pure… un po’ strano…”
“Negli ultimi tempi?”, lo interruppe. “Ma è una vita che io ti amo. Ti amo, capisci? Ti voglio, ti desidero, voglio essere tuo. Ti prego, non mi dire di no”.
Rimase interdetto e confuso, anche perché vide comparire negli occhi del ragazzo come il luccichio di lacrime trattenute. Quella confessione così esplicita fece scattare in lui il desiderio che tentava di reprimere. Fu così che non oppose alcuna resistenza quando Antonio, il suo piccolo Antonio, mise le sue labbra a disposizione delle sue, quando le loro bocche si aprirono all’unisono e le loro lingue presero a danzare vorticosamente mescolando le loro salive.
Da quel momento non ebbero più freni. Le braccia strinsero forte il corpo dell’altro, le mani accarezzarono voluttuosamente i rispettivi corpi per andare poi a finire le più giovani sul grosso pacco dell’uomo e le altre sui sodi e nel contempo teneri glutei dell’altro. Si baciarono e si spogliarono pezzo per pezzo l’un l’altro nello spazio che li divideva dal letto matrimoniale, dove caddero completamente nudi ed avvinghiati in preda alla lussuria più sfrenata.
Il ragazzo si prodigò a mordicchiare i capezzoli tesi dell’uomo, a leccargli il pelo del petto, a ficcare il musino sotto le ascelle per suggerne l’afrore virile, a passare la lingua lungo i fianchi facendogli accapponare la pelle. Si fermò solo un attimo a godersi la vista di quel cazzone durissimo per poi tuffarsi tra le cosce a lappare la grossa sacca pelosa dei coglioni. Istintivamente Guido aprì le gambe abbandonandosi al piacere che gli dava quella testolina scatenata. La lingua, carica di saliva, percorse l’intera lunghezza del membro fino alla cappella. Rialzò la testa appena in tempo per vederla sparire in quella bocca famelica e fu l’apoteosi.
Non capì più niente mentre subiva il più favoloso pompino della sua vita e, dopo pochi minuti, non poté trattenersi nel fermare con la mano quella tortura bloccandogli dentro metà del suo cazzo e lasciandolo esplodere con un’infinita quantità di schizzi di caldo sperma, che furono tutti ingoiati da quell’avida gola assetata. Fu vera estasi.
La bocca non si fermò succhiandogli fino all’ultima goccia, tra gli scatti e le convulsioni che gli procurava. Tentò di allontanarla ma quella resistette tenacemente per risucchiargli anche l’anima. Con un’ultima lentissima succhiata si sfilò, completamente fradicia degli stessi umori che lucidavano quelle bellissime labbra. I loro sguardi si congiunsero di nuovo, pieni di amore, mentre tra loro torreggiava ancora barzotto quell’osceno oggetto del piacere.
Il ragazzo lo accarezzò dolcemente come fosse un gattino appena nato, come per ringraziarlo di avergli concesso tanto onore, di cui sentiva chiaramente in bocca il gustoso sapore. Poi gli appoggiò la guancia accanto, sul fianco, mentre la mano dell’uomo gli scompigliava i capelli. Il silenzio fu assoluto ma mai così pieno di parole.
Lentamente ma con decisione, soppesando bene quello che diceva, come per sottolinearne il significato, Guido rispose finalmente a quanto gli era stato detto prima. “Anch’io… ti amo…, piccolo mio”. Antonio gli si strinse forte alla gamba, pieno di gioia.
“Voglio essere tuo, solo tuo. Sarò solo tuo”. La piccola mano tornò ad accarezzare il membro mai completamente afflosciato che, a quel contatto, riprese rapidamente vigore. La mano e la bocca si aiutarono a rinvigorirlo con un altro ancor più lungo pompino. La prima sborrata era stata la più abbondante ed aveva dissetato il ragazzino che però, adesso, voleva essere pienamente posseduto dal suo potente maschio. Quando il cazzo fu di nuovo completamente in tiro, si sdraiò a pancia in giù, col culetto proteso. Si aprì le chiappette con le mani e lo offrì alla voglia dell’uomo.
“Prendimi… rompimi il culo… fottimi… sfondami tutto… usami come una troia”.
“Non sfidarmi così… potrei farti male”.
“Siii… Voglio che mi fai male… Usa tutta la tua forza… Fammelo sentire tutto dentro… Senza pietà”.
E pietà non ne ebbe. Glielo piantò fino in fondo con un’unica spinta. Lo montò come un animale scatenato, incurante delle urla e dei pianti del ragazzo che però, contemporaneamente, lo incitava a fotterlo ancora più forte. Il giovane non era la prima volta che lo prendeva ma nessuno era stato grosso quanto questo e fu come se fosse sverginato di nuovo. Fu come un vero e proprio stupro, ma pienamente desiderato dalla vittima.
Si sa che la seconda sborrata è più difficile da raggiungere e ci vuole più tempo, quindi la feroce scopata durò quasi un’ora. L’uomo lo possedette in tutte le posizioni facendo sbavare il ragazzino dal piacere e facendolo venire senza toccarsi per due volte. Infine, quando ormai il foro era completamente sfasciato e non opponeva più neppure la pur minima resistenza all’ingombrante invasione, un ruggito ferino si sovrappose ai gemiti ed alle grida di goduria che avevano regnato fino a quel momento ed un nuovo abbondante carico di sperma venne sparato, questa volta a riempire le giovani budella.
L’uomo, vittorioso, si accasciò su di lui con tutto il suo peso ed il ragazzino godette nel sentirsi completamente sottomesso. Quella notte fecero l’amore altre volte ed i due cominciarono una lunga relazione.
La signora Gianna morì poco dopo ed anche la madre di Antonio se ne andò per un ictus qualche anno dopo. Sono passati ormai venti anni ma la storia tra il signor Guido e l’ormai non più piccolo Antonio prosegue felicemente ed i loro amplessi, seppur diradati, sono ancora pieni di passione e di… sborra. Non c’è dubbio che fossero fatti l’uno per l’altro.


(Le stesse cose si possono fare con le precauzioni. Non fate mai l'amore senza il preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela).


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