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VIZI DI FAMIGLIA


di Foro_Romano
29.03.2017    |    30.144    |    13 9.6
"Scesi dalla mia utilitaria, mi avvicinai e lui mi sorrise dal finestrino, facendomi il gesto di salire dietro..."
(Racconto n. 79)


Mi chiamo Fabio, ho 30 anni e sono siciliano. Alto un metro e 80, ho sempre fatto molto nuoto, quindi ho un fisico tonico e con i muscoli giusti, senza esagerazioni. Tutti mi reputano un bel ragazzo e non si capacitano del perché non ho una compagna od una fidanzata. Le donne mi fanno il filo più o meno pesantemente. In famiglia pensano che me le faccio tutte ma la verità è che a me piacciono gli uomini. Mai avuti dubbi in proposito ed è vero, di loro me ne faccio tanti ma una situazione come quella che vi sto per raccontare non me la sarei mai aspettata.
Mi piace sfondare sederini giovani ma adoro ancora di più farmi fare il culo da uomini maturi (ma non troppo sfatti), possibilmente molto pelosi. Sentirmi sottomesso da loro, usato per soddisfare le loro voglie, mi regala un godimento indescrivibile.
Un giorno, sul mio profilo in chat ho trovato un messaggio piuttosto particolare. Era di un uomo di 52 anni che, a giudicare dalle foto, a dire bello sarebbe assolutamente riduttivo. Era un figo da sballo. Più alto di me, due grandi spalle, braccia muscolose e mani come due palanche (che dimostravano un lavoro pesante), un ampio torace, barbuto e tutto coperto di un fitto pelo brizzolato, come i capelli sulle tempie. Aveva una minchia da premio olimpionico che ostentava orgogliosamente. Solo a vederlo in foto ho sbavato di brutto. Per non parlare del buco del culo, che ha cominciato a pulsare di desiderio.
Come avevo fatto a non notarlo prima! Presto detto. Nel messaggio mi diceva che si era iscritto da poco nel sito con uno scopo ben preciso: stava cercando l’uomo giusto. Detta così sembra una scemenza. Tutti lo cerchiamo, ovvio, ma l’uomo che andava cercando doveva avere uno scopo ben preciso. Innanzitutto sarebbe dovuto piacere a tutti e due (dunque erano in due!) ed io, stando al mio profilo, avevo superato questa prima prova. Il leggero pelo del mio petto piaceva all’altro, molto più giovane (ah, quindi uno era più giovane!), mentre quello non meno leggero delle mie gambe e, in particolare, la peluria che mi copriva tutto il sedere, piacevano particolarmente a lui, il “vecchio”.
Mi si chiedeva di fare l’attivo col giovane ed il passivo col maschio più grande (non potevo chiedere di meglio!) ma c’era un altro motivo ben preciso che li aveva spinti a cercare in chat, un motivo che non se la sentivano di svelarmi nemmeno in un confessionale erotico come quello. Preferivano dirmelo di persona.
Un pezzo di maschio come quello non me lo sarei fatto sfuggire nemmeno se fosse scoppiata la terza guerra mondiale e quel mistero non poteva intrigarmi di più. Accettai subito senza pensarci un minuto e ci mettemmo d’accordo per un appuntamento. Certo un po’ di dubbi mi vennero, dopo. Perché tanto mistero? Mi aspettavo una scopata che sarebbe stata senza dubbio memorabile, visto il soggetto, ma che altro avevano in mente? Beh, ammetto, un certo timore mi passò per l’anticamera del cervello ma non volli starci a rimuginare tanto sopra.
Arrivato il giorno fatidico, mi feci una doccia ed una pulizia meticolose, pulendomi per bene fuori e… dentro. Mi misi la mia migliore biancheria intima per fare la mia porca figura (la mia più porca, naturalmente) e m’improfumai come una baldracca (pour homme s’intende). Ci incontrammo in una piazzola della superstrada. Lo riconobbi subito alla guida del suo suv che mi aveva descritto (non c’era nessun altro, come potevo sbagliare!) ma, dall’esterno, non riuscii a vedere chi gli era seduto accanto. Scesi dalla mia utilitaria, mi avvicinai e lui mi sorrise dal finestrino, facendomi il gesto di salire dietro. Sulle foto era serio e dava l’impressione di essere solo un maschio truce e violento, ma quel sorriso mostrò un altro suo aspetto non meno piacevole. Salii a bordo e mi sembrò subito che l’aria fosse satura di testosterone. Visto dal vivo la sua virilità era più che confermata.
Ci presentammo. Lui Bruno mentre l’altro Nicolas. Questo era giovanissimo, mingherlino ma molto grazioso, dolce, un bel bocconcino insomma. Non era effeminato, sia chiaro, ma era l’antitesi della mascolinità pura del “bonazzo”. Mi coprirono di complimenti dicendomi di essere proprio quello adatto per realizzare la loro idea.
“Beh, che aspettate. Ditemi che cosa c’è di tanto misterioso che non potevate dirmi in chat”.
“Ecco la questione è questa”, esordì Bruno. “Lui è molto giovane ma non così come sembra. Ha da poco compiuto 18 anni e da molto tempo mi ha confessato di sentirsi decisamente passivo e che vorrebbe essere scopato”. Quello abbassò la testa e arrossì leggermente.
“E’ ancora vergine? Beh, perché non l’hai fatto tu? Guarda quanto è carino! Come fa a non piacerti?”.
Il ragazzo sorrise al mio complimento e biascicò un “Grazie”.
“Innanzitutto ho voluto che prima diventasse maggiorenne e che mi confermasse questo suo desiderio. Gli ho spiegato che la prima volta è doloroso e il mio cazzo, grosso com’è, non avrebbe fatto che peggiorare la situazione. Abbiamo visto che il tuo è consistente ma nella media e, se sai essere delicato, potresti fargli ‘il servizietto’ senza traumi”.
Accidenti, mi si offriva di sverginare quel bel ragazzetto su un piatto d’argento. Che potevo chiedere di più?
“Poi, naturalmente, potrei ripagarti del favore scopandomi quel tuo bel culetto peloso”.
Ecco, c’era quel qualcosa di più interessante!
“Ohhh, siii. E’ un programma eccezionale! Però con me non usare la delicatezza che userò con lui. Io sono già bello aperto e voglio essere aperto ancora di più”.
“Puoi starne certo. Ti farò camminare a gambe larghe per almeno un mese”. Scoppiammo tutti a ridere.
“Devi sapere ancora un’altra cosa: Nicolas è mio figlio”. Silenzio.
Rimasi un po’ sconcertato ma non più di tanto. Un attimo e poi “Beh, che aspetti? Accendi ‘sto monumento e andiamo a casa che abbiamo molto da fare”.
Inutile dire che ci spogliammo in un attimo e fummo sul letto tutti nudi in men che non si dica. Sdraiati uno accanto all’altro, con me in mezzo. Erano tutti e due uno spettacolo della natura, uno in un modo ed uno in un altro.
Cominciò il ragazzo ad accarezzarmi il petto, mentre tenevo la mano ferma sulla grossa coscia pelosa del padre. Poi mi prese il pene in mano e lo massaggiò un poco. Si piegò avvicinandosi col viso e me lo leccò. Un brivido mi percorse tutto e chiusi gli occhi mentre il mio ‘lui’ s’impennò. Se lo mise in bocca e prese a succhiarlo e pomparlo con una foga incredibile. Si vedeva che ne aveva una voglia atavica! Tra la stretta vicinanza con quel fusto del padre, il trattamento che stavo ricevendo ed il pensiero che il mio era il primo cazzo della sua vita non ci volle molto che ero sul punto di esplodere. Divenni paonazzo. Avrei dovuto muovermi se volevo sverginargli il buchino ma stavo subendo una tortura meravigliosa. Guardai Bruno.
“Lasciati pure andare”. Non finì quelle tre paroline che stavo soffocando di sborra il ragazzo il quale, lungi dal ritrarsi, sembrava non aspettare altro che assaporare finalmente il succo del piacere. Se lo bevve tutto, fino all’ultimo fiotto e ripulendo con la lingua anche le ultime goccioline che si affacciavano per ultime dalla punta della cappella.
“Allora? Ti è piaciuta?”, disse il padre.
“E’ buonissima! Ne voglio ancora”.
“Hai tutta la vita davanti. Ne potrai bere ancora tanta”.
In quel momento ci accorgemmo che il ragazzo era venuto senza toccarsi sulla mia gamba dal gran piacere che aveva provato. Io mi sentivo in Paradiso ma volevo anch’io qualcosa da ciucciare. Mi piegai verso il cazzo di Bruno che trovai completamente eretto e mi stava aspettando. Era enorme ma allargai la bocca il più possibile e presi subito per intero la cappella. Poi, lentamente, andando su e giù, riuscivo a prenderne dentro un pezzetto in più ogni volta e gli volteggiavo attorno la lingua. Il maschio ansimava, segno che stavo facendo un buon lavoro. Il figlio si avvicinò per osservare ed imparare meglio e, contemporaneamente, massaggiare i grossi coglioni pelosi del genitore
I suoi grugniti aumentarono sempre più di tono finché, inattesa, la sua grossa mano prese la mia testa e mi affondò la minchia per intero fino all’esofago togliendomi il fiato. Fu solo un attimo. Allentò la presa, credevo di poter riprendere fiato ma fermò la mia ritirata lasciandomi la cappella dentro e sparò una cannonata dopo l’altra di calda, densa e saporita sborra al suono di un potente grido animalesco. Anch’io ingoiai tutto quel bendiddio con enorme soddisfazione per entrambi.
Tornammo sdraiati uno accanto all’altro, esausti, per riprendere fiato. L’aria profumava di sperma e bastò poco tempo perché mi risentissi in forze per affrontare il delicato impegno che mi ero assunto: lo sverginamento del ragazzo. Mi girai verso di lui.
“Sei pronto?”, gli chiesi.
“Oh, si, lo voglio” fu la sua decisa risposta. Sicché mi alzai in ginocchio e mi misi tra le sue gambe. Gli lessi negli occhi quasi la richiesta di fare presto. Aveva le piccole labbra ancora lucide del mio succo. Gli alzai le gambe tenendole da sotto le ginocchia ed ebbi la visione del suo roseo buchino circondato di peletti che faceva occhiolino tra due piccole e tenere chiappette. Ebbi un’erezione immediata nonostante fossi già venuto pochi minuti prima.
“Ricordati di fare piano sennò…” mi disse con voce autoritaria il padre.
Lo guardai. “Perché sennò?”.
“Sennò ti faccio un culo così” e ci ridemmo sopra sapendo che era proprio quello che volevo da lui. Nicolas no, rimase serio. Era teso e voglioso allo stesso tempo.
Mi abbassai a leccargli la rosellina per umettarla il più possibile, preparandola alla deflorazione. Era un piacere incredibile assaporare quella carne tenera che profumava di gioventù. Lui gemeva di piacere e desiderio. Durò poco. Il padre mi scansò e si mise al mio posto.
“Apri!” gli ordinò e quello obbedì e con le mani si aprì da solo le chiappette offrendosi come una puttana. Ci sputò abbondantemente sopra e la grossa lingua si alternava ad un dito in una piccola penetrazione per ammorbidire il muscolo anale. Certamente l’ispida barba gli pungeva le parti più intime. I gemiti aumentarono di intensità ed il suo corpo si mosse pervaso dal piacere. Teneva gli occhi chiusi. Quando il padre si staccò da lui vidi il pertugio fradicio che boccheggiava di desiderio.
“Vai”, mi disse, accarezzandogli teneramente la testa come per dargli coraggio.
Avevo il cazzo di marmo. Puntai la cappella e spinsi con prudenza. Si aprì con facilità aderendo al grosso calibro che voleva entrargli dentro. Continuai a spingere piano ma con decisione. Entrava come nel burro. Un rantolo decisamente di godimento, il viso stravolto, sbarrò gli occhi chiaramente pieni di lussuria, raggiunse con le piccole mani le mie cosce per farmi entrare più in fondo possibile. Altro che delicatezza, quello voleva essere sbattuto di brutto!
“Siii, tutto, tutto, dammelo. Scopami, sfondami, spaccami il culo. Ahhh, siii, più forte, più forteee”. Il verginello timido e silenzioso si era trasformato subito in una bagascia affamata di cazzo. Era evidente che non c’era più bisogno di frenarmi e cominciai a montarlo con forza e più lo montavo e più mi incitava. Inutile dire che gli sfasciai completamente il culo e, quando il suo budello fu talmente spanato da non fare neppure la pur minima resistenza, fu scosso da un orgasmo pauroso e schizzò una quantità incredibile di sperma sul suo corpo, arrivando ad impiastrarsi la faccia. A quella visione anch’io non resistetti più e lo farcii completamente come un bignè. Uscii lentamente da lui che se ne stava inerte come un angioletto sulla nuvoletta del Paradiso. La mia minchia era ancora barzotta e lucida, coperta dai miei e dai suoi succhi interni ma non c’era sangue.
Bruno, che aveva assistito alla scena, era stupito della facilità con la quale il figlio si era fatto sverginare ma anche ipereccitato. Si teneva in mano il suo enorme fallo, grossissimo e coperto di vene, con quella centrale in piena evidenza. Doveva sfogarsi al più presto.
“Adesso tocca a te. Voglio sentirti strillare, lurida puttana”. Mi afferrò con forza e mi mise a pecorina con estrema facilità, come fossi un pupazzo. Si alzò in piedi sul letto dietro di me, piegò le ginocchia, mi afferrò le chiappe, mi allargò il buco coi pollici e… bam, vidi le stelle. Ci vollero due potenti spinte ma me lo piantò tutto dentro e cominciò a pompare infoiato come un animale da monta. Gridai fino a rimanere senza fiato finché anch’io cominciai ad incitarlo, sconvolto dal godimento.
“Siii, ancora, ancora, forte, forteee”.
Mi prese per i capelli. “Godi puttana. Ti piace farti fottere, vero?”
“Siii, siii, ahhh”.
Il duro martellamento ci fece crollare lunghi, lui sopra di me con tutto il suo non certo lieve peso. Non si fermò un attimo. I grossi coglioni pieni di succo sbattevano rumorosamente sulle mie cosce.
“E sai perché ti piace? Lo sai? Perché sei una troia, una troia, una troia”.
“Si, si sono troia, troiaaa”.
“E allora prenditi tutto in culooo. Ooooaaaarrrggghhh”.
La mia pancia si riempì completamente della liquida voglia di quel maschio strepitoso, che si lasciò andare completamente su di me mentre il suo cazzo continuava a pulsare ed a sputare altro latte.
Non fu tenero neanche quando uscì. Me lo tolse di botto prolungando l’agonia di quel che rimaneva del mio povero sfintere. Il buco rimase schifosamente aperto e candide e dense gocce ne colavano fuori sui miei coglioni e sulle cosce. Subito sentii una linguetta assetata del nettare paterno che le leccò via tutte. Mi ripulì completamente. Non se ne perse nessuna mentre il padre gli ficcava un suo grosso dito nel buco che avevo rotto poco prima.
Sono passati parecchi mesi e continuiamo a vederci (leggi “scopare”) tutti e tre, oppure io solo col ragazzino o io solo col padre (ogni volta erano dolori veri), che mi rimase fedele perché diceva che una troia che lo soddisfaceva come me non l’aveva mai trovata. Nicolas invece si godeva la gioventù concedendosi a porci e cani e cavalli (da monta, naturalmente) e… chissà, forse anche al padre, ma non me lo hanno mai detto.

(Le stesse cose si possono fare con le precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela).

N.B. Per colpa dell’impaginazione il mio ultimo racconto (Un obelisco davanti al foro) è passato quasi inosservato. Andate a leggerlo e buona sega.

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