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BECCATO IN FALLO, 5 – Maialino allo spiedo per tutti


di Foro_Romano
12.10.2023    |    9.682    |    8 9.6
"L’uomo allontana il viso per osservarlo sconvolto dal piacere, ma così anche il sottomesso può godere della vista della ferocia stampata sul volto del..."
Al suo racconto, lo zio vuole sapere tutti i particolari dell’incontro col contadino e Guido non gli nasconde neanche i più piccoli particolari perché sa che a lui piace così e si eccita tanto finché, come sempre in simili occasioni, gli salta addosso, lo spoglia brutalmente e lo inforca senza alcuna delicatezza dandogli del frocio rottoinculo. La cosa non dispiace affatto al giovane, che gode ad essere sottomesso da uomini maturi e preso con la forza, come ben sapete.
Dopo avergli farcito il culetto di tanta sborra, si fa leccare l’uccello con la scusa di ripulirlo. In realtà, serve a farglielo tornare duro in modo di afferrarlo per le orecchie e fotterlo in bocca fino a scaricarsi ancora i coglioni e fargli bere il suo prezioso succo virile. Alla fine si sdraia sfinito, mentre il finocchietto gli si raggomitola sotto il braccio ad annusargli e leccargli via il sudore dalle ascelle.
“Sei proprio un bravo ragazzo. Sarai la felicità di mio nipote e vi auguro di essere felici per sempre. Attendo che, se vengo a sapere che ti sei innamorato di qualcun altro, vengo lì e ti gonfio non di cazzo ma di sberle. Chiaro?”
“Ma zio, non ti preoccupare, lo sai che io vado con altri uomini solo per soddisfare il mio istinto da troia, come con te, ma il mio amore è e resterà William. Quando tornerà dall’estero, deciderà lui se potrò continuare a farmi scopare da altri o se dovrò essere a suo uso esclusivo”.
“Bravo, si bravo, però spero che, anche se non volesse, io e mio fratello potremo continuare con te. Sarebbe molto difficile per me rinunciare al tuo bocciolo rosa capace di grandi cose e che sembra sempre nuovo”.
“Questo sarà William a deciderlo, non dipende da me”.
“Poi ho da chiederti un favore. Se vuoi farmelo, però, solo se vuoi”.
“Davvero?! Io fare un favore a te?! Di cosa si tratta?”
“Ecco. Sono in trattativa col proprietario di una grossa catena di ristoranti sparsi per tutta Italia. Per me sarebbe un grosso colpo se riuscissi a firmare il contratto. Pensa, sarei il fornitore di carne per tutti quegli alberghi”.
“Certo, si, sarebbe proprio un bel colpo. Complimenti. Ti auguro di riuscirci. Ma io che centro?”
“Ho saputo da amici di amici che… beh che gli piacciono gli adolescenti”.
“Mi vorresti ‘prestare’ a lui? Ma io ho superato i 18 anni, non sono più un adolescente”.
“Dai, lo sai bene che sembri più giovane della tua età. E poi, con questa faccia da angioletto che hai! Sono certo che tu riusciresti a soddisfarlo di sicuro”.
“Ok, voglio aiutarti, ma se è proprio brutto? Se non mi piace? Ok, ok, non dirmi niente, se è per farti un favore non mi rifiuterei mai, nemmeno se fosse il mostro di Loch Ness”.
“Quello che è certo è che non è un animale d’acqua dolce. Eccolo qui. Ho scaricato una sua foto da Internet” e glielo mostra sullo smartphone.
“Beh, non è poi così male. Ci sto. Ma è arabo? Ma lui è qui?”
“Per la pelle scura? Si, è vero sembra arabo. No, no, lui è siciliano, ma verrà tra qualche giorno per un raduno nazionale del Rotary o della Massoneria, non so bene. Sai come si usa in queste occasioni? Si offrono loro delle belle gnocche ma, nel suo caso…”.
“Non è che vorresti farmi diventare un prostituto? Nel caso potrei farmi pagare bene da lui”.
“Lascia perdere. Pensa che quelli sono tutti milionari però non pagano nessuno, accettano solo volontari perché, dicono, che la loro associazione è senza fini di lucro. Ti rendi conto? Sono dei pulciari, ecco che cosa sono. Pensano solo ad accumulare sempre più soldi e non vogliono spenderli. Come diceva tempo fa un vecchio ‘maitre d’hotel’: “Una volta c’erano i signori, oggi ci sono solo ricchi” e pulciari, ci aggiungo io”.
“Ok, meglio così. Io lo faccio per piacere e non per soldi. Sono più signore di loro. E poi lo faccio per te”.
“Grazie cucciolo, sei un tesoro. Ti farò sapere al momento opportuno”.

La sera prestabilita Guido era da zio Aurelio in attesa dell’arrivo del riccone.
“Sono venuto troppo in anticipo? E’ che sono un po’ agitato. Non ho mai fatto lo steward, o come cavolo si chiamano”.
“Stai calmo. Non ti devi preoccupare di niente. Ti porterà a mangiare in qualche ristorante di lusso (e pagherà lui, naturalmente) e poi dovrai accontentarlo in camera. Fai quello che vuole e non lamentarti. Devi fare bella figura. Ci tengo a questo contratto, lo sai. Comunque non è adesso che verrà. Gli ho dato appuntamento tra mezz’ora”.
“Mi hai fatto venire prima? E perché?”
“Tesoruccio, stasera ti porterà con sé e io non riesco proprio ad andare completamente in bianco”. E’ stato diretto e, senza tanti complimenti, gli mette una mano sulla testa e lo fa abbassare fino ad essere accovacciato davanti alla sua patta. L’invito era chiaro. Davanti allo sguardo in attesa del ragazzo, si slaccia la cintura, abbassa la zip, slaccia il bottone, si cala tutto fino a metà delle sue cosce pelose e tira fuori la sua eccellente mazza già in tiro.
“Ciuccia troia. Fai vedere a zio ancora una volta quanto sei bravo a tirare pompe”.
Le piccole, delicate, rosee labbra si aprirono subito ad avvolgere il randello ormai di caldo marmo e tanto fece, tanto succhiò e tanto vi volteggiò la linguetta attorno, che in poco tempo l’uomo, tenendogli ben ferma la testa con le mani, con un rantolo di piacere si scaricò le palle in quella bocca ingorda che ingoiò prontamente tutto.
“Ti è piaciuto zio? Sono stato bravo?” gli chiese dal basso prima ancora di rialzarsi.
“Sei sempre bravo, cucciolo. Sono certo che mi farai fare una bella figura. Ma adesso prendi questa caramella. Non dovrà certo sentire il tuo alito che puzza di sborra”.
Poco dopo l’ospite arrivò e zio fece le presentazioni. Questo è mio quasi nipote Guido. Guido, lui è Bruno. Non è importante che tu sappia il cognome, l’importante è che devi essere una buona compagnia per lui. Ci siamo capiti, vero? Allora, che ne dice del ragazzo? E’ di suo gusto?” Il signor Bruno gli strinse la mano. Lo si vedeva incantato davanti alla bellezza del ragazzo.
“Certamente! Guido, sei una meraviglia”. Anche il giovane lo guardò affascinato. Di persona era ancora meglio che in foto. Sulla quarantina, alto, la pelle scura, la barba nera e folta ma corta e ben curata, con qualche pelo imbiancato qua e là, gli occhi verdi e di un taglio che lo facevano apparire veramente come un arabo. I capelli corti e folti come la barba. Il suo abito impeccabile scuro su una camicia avana e con una cravatta che richiamava i due colori ma con un disegno elaborato, parzialmente in rilievo. Arrossì per il complimento.

Il ristorante è veramente elegante. Musica soffusa, camerieri eleganti; perfetti nella figura e nei movimenti. Come se fossero una normale coppia, li accompagnano in una stanzetta appartata. La cena consigliata dal maitre, dai sapori e profumi particolari, è squisita.
L’uomo è gentilissimo. Hanno parlato di tutto, dalla moda agli spettacoli, dall’arte ai sogni ed alle speranze di Guido. Di tutto ma mai di sesso. Si stabilisce un ottimo rapporto tra loro. Arrivati al dolce, l’uomo allunga la mano sul tavolo a coprire la sua, con tenerezza.
“Mi piaci molto. Sei molto intelligente, oltre che veramente bello, ma sai cosa vorrò da te stanotte”. Un’affermazione, non una domanda. Guido arrossisce ancora.
L’uomo dice allora una cosa che contrasta col modo suadente con cui lo faceva. “Ti sfonderò il culo, tesoro. E non sarò tenero. Mi hanno detto che ti piace così ed anche a me”. Il ragazzo sorride e conferma con la testa.

In breve tempo sono già sul grande letto, sopra lenzuola di seta nere che fanno risaltare i loro corpi nudi, specialmente il pallore roseo del vitellino pronto a trasformarsi in vacca ad uso e consumo del toro eccitato. Il corpo massiccio dell’uomo, sdraiato sulla schiena a gambe leggermente divaricate, con tanto pelo sul petto, sulle braccia (ed anche un po’ sulle dita), folto all’inguine, sparso sulle gambe. Il cazzo turgido, segato lentamente dalla piccola mano, che viene slinguazzato tutto attorno dal giovane frocetto, che ogni tanto mette in bocca la grossa cappella per succhiarla e avvolgerla brevemente. Passa poi a leccare l’egualmente grossa sacca pelosa dei coglioni. Tutto con abbondante bagno di saliva. Il maschio si gode il trattamento accompagnandolo con mugolii, ansimi, sospiri. Finché arriva il momento di reagire. Gli afferra la testa per i capelli tirandola via dalla cappella che sta poppando.
“Basta così, finocchio. Sei troppo bravo. Per farti bere la sborra ci sarà tempo. Adesso devo aprirti il buco. Mettiti di schiena. Voglio vederti in faccia mentre te lo rompo”.
Guido obbedisce senza fiatare. Anche lui aspetta con ansia quel momento. Vuole essere preso con forza da quel bel esemplare di maschio da monta. Si sistema alzando le gambe e mettendo in mostra il forellino che boccheggia di voglia.
“Fantastico!” e ci spinge la testa sopra ficcandogli la lingua dentro, bagnandolo di saliva, inebriato dall’odore di carne fresca. Voleva continuare ma il cazzo gli sta scoppiando. Quindi si solleva col busto e punta alla piccola apertura deciso a trasformarla in una voragine. Guido geme di voglia, lo incita a fotterlo duro. Fa appena in tempo a vedere quella terrificante trave nodosa che viene trafitto dalla grossa cappella che gli spacca di colpo l’orifizio. Spalanca la bocca ed emette un piccolo grido. L’uomo trema dalla voglia di affondarglielo dentro, di straziarlo senza pietà, ma si trattiene, tornando indietro e infilandolo un centimetro per volta. Ad ogni spinta si gode le espressioni di dolore e di piacere del ragazzino che, con parole smozzicate, lo incita a prenderlo fino in fondo. Ci vuole un po’ perché l’intera mazza prenda completo possesso dello stretto budello. Sembra arrivato ma ecco che l’uomo dà una forte spinta e solo allora lo sfondamento è totale.
“Si, strilla ragazzino, strilla. Mi piace sentirti strillare mentre ti fotto. Ahhhh, siiiii, che bello! Guardami, guardami mentre ti spacco il culo, troia. Dovresti vederti adesso come si è trasformato il tuo bel visino d’angelo. Tieni, prendilo tutto”.
Si abbassa a ficcargli la lingua prepotente in bocca, lo stringe forse a sé e prende a fotterlo duramente. Le solide cosce ed i glutei si irrigidiscono e si rilassano ritmicamente ad ogni affondo. Le gambe di Guido avvolgono le anche dell’uomo nel tentativo di tenerlo a sé. Il ritmo dell’inculata va vieppiù aumentando. I loro corpi strettamente avvinghiati. L’uomo allontana il viso per osservarlo sconvolto dal piacere, ma così anche il sottomesso può godere della vista della ferocia stampata sul volto del dominatore.
Il maschio si solleva e gli sottrae il cazzo dal buco col rumore e l’effetto di uno sturalavandino, ma solo per voltarlo prono lungo sul letto e abbatterglisi subito sopra infilzandolo con tutto il suo peso addosso. Prese a scoparlo a raffica.
“Prendi, puttana. Prenditi ‘sto cazzo, frocio schifoso. Ti piace farti sfondare il culo, vero? Questo è il cazzo di un uomo vero. Lo senti? Dimmi, lo senti, piccola troia?”
“Siiii, siiiiiii. Lo sento. E’ grosso. Mi stai sfasciando tutto. Dammelo, dammelo. Ahhhh, ahhhhhhh” e non si accorge di venire sulle lenzuola. La sua attenzione e quel poco di lucidità che gli rimane sono tutte concentrate al culo che gli viene straziato.
Con le ultime tre potenti spinte ben assestate, il maschio lo riempie di una grande quantità di calda sborra che lo fa sentire completamente femmina e sottomessa. Poi prosegue a ritmo più cadenzato e con la mazza ancora dura. Ma non finiscono lì. Per tutta la notte, quel piccolo corpicino diventerà lo scarico di sempre abbondante succo di coglioni. Ne prenderà a litri nel culo. Ne prenderà rese a litri in gola. Quell’uomo è un amante focoso e mai sazio. Arriva comunque il momento che, stanco e svuotato l’uno e sazio e ripieno l’altro, si addormentano abbracciati, avvolti dal loro sudore.

La mattina dopo fanno colazione in camera e sul vassoio ci trova anche una rosa blu per lui. La bestia che lo aveva scopato con tanto trasporto era tornato ad essere dolce e gentile. Lo saluta con un tenero bacio posato sulle labbra, ben diverso da quelli che gli aveva imposto a letto.
“Non so quando ma tornerò qui altre volte per lavoro. Spero che non ti abbia deluso e potremo rivederci”.
“Non mi hai deluso affatto, anzi, però ho accettato di incontrarti perché me lo ha chiesto zio e mi sei piaciuto in foto. In verità io ho un compagno, il nipote di zio Aurelio, e gli sono fedele”, mente.
“Permettimi di non crederci. Ho appurato che sei troppo puttana. Vorrà dire che, comunque ti farò sapere quando tornerò e spero che tu sia disponibile. Anche col tuo compagno, se vuoi. Sbatterti di due deve essere ancora più fantastico”.
Gli mette quindi a disposizione l’auto a nolo con l’autista per tornare a casa. Gli aprono lo sportello come ad una signora e si sistema come può sul sedile posteriore, perché il buchino era arrossato e gli fà ancora male.
“Però, niente male l’autista” pensa. Giovane, sui trent’anni, tarchiato e pieno di muscoli, abito blu e cappello con visiera, come obbliga il suo ruolo. Partono ma Guido capisce presto di essere quasi costantemente osservato attraverso lo specchietto del guidatore.
“Le è piaciuto il soggiorno?”
“Non sono un turista, io sono di qui. Ho solo passato una notte in albergo con… un signore”, affievolendo la voce.
“Lo avevo capito. Ed è stato trattato bene? Se posso permettermi”.
“Ehm, si, si, bene”, arrossì.
“Che ne dici se facciamo un giro più lungo. Potrei anche io trattarti bene”. E’ passato al tu e, come ovvio, l’idea non dispiace affatto al giovane. Dopo una pausa di silenzio
“Ok, ci sto. Portami dove vuoi”. L’autista non aspetta altro e lo conduce in un luogo isolato, in aperta campagna. Si ferma, scende, apre la porta posteriore e si siede accanto a Guido. La mano sinistra, grande e maschia, gli accarezza la guancia.
“Scusami se mi sono permesso ma la mia ragazza mi ha messo il muso per una scemenza e non scopiamo da tre giorni. Sto scoppiando”. Lo afferra alla nuca e lo avvicina per un bacio profondo mentre la mano del cucciolo si avventura sulla dura coscia avvolta nel pantalone dell’uomo, fino a raggiungere la grossa protuberanza. Sente che era veramente un signor cazzo, già piuttosto rigido.
“Aspetta. Non voglio venire nei pantaloni” e se li slaccia velocemente tirandone fuori una bestia che, sentitasi libera, s’ingrossa ancora di più a vista d’occhio. Guido ci si tuffa sopra a bocca aperta per ingozzarsene, pompando e succhiando.
“Ohhh… siiii… si, così, bravo. Sei fantastico. Me lo avevano detto che i froci sono i migliori succhiacazzi ma non ci credevo. Aaahhh… troiaaaa… Putt… che pompinaraaaa. Oh, cazzo, sto già per sborrare. Cazzo, cazzo, cazzo”. Gli blocca la testa e “AAARRRGRRRHHH” gli spara un quintale di sborra direttamente in gola, con scatti sconnessi, nell’estasi dell’orgasmo, fino a svuotarsi completamente.
“Cazzo, avrei voluto durare un po’ di più, ma avevo una voglia pazzesca. Un’altra volta mi piacerebbe scoparti. Mmmmm se ci penso a quello che ti farei mi torna duro. Lasciamo perdere, devo andare a fare un altro servizio, sennò il padrone mi manda via” e si rimette dentro il membro non proprio convinto di volersi riposare.
“Ci rivedremo, vero? Dai, ti prego, voglio provare anche il culo di un frocio. Non è che avresti difficoltà a farlo come la mia ragazza? Lei non vuole e io non l’ho mai messo in culo a nessuno”.
“Va bene. Ci rivedremo e ti prometto che ti permetterò a mettermelo nel culo”.
“Grazie”.
“Sono io a doverti ringraziare. La tua sborra era veramente buona, sai?”
“Te ne darò tanta, ma adesso andiamo, che si fa tardi”.
Dà il suo numero a Guido e lo riporta a casa.
“Ti prego, chiamami presto”.
“Lo farò”.


(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha il solo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma non mancate di godervela il più possibile. Buona sega a tutti).
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