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CHE BELLA L’AUTOMOBILE – 2. L’esame di guida


di Foro_Romano
10.07.2019    |    17.895    |    11 9.7
"Piagnucolavo, scalciavo e mi divincolavo quasi a voler sfuggire, ma con poca convinzione, al mio destino ormai realizzato..."
Però non dovete credere che lo abbiamo fatto solo in quella radura e fuori della macchina. Una volta, quando è piovuto, abbiamo provato dentro ma la sua mole non ci permetteva di muoverci come avremmo voluto e quindi siamo scesi e lo abbiamo fatto sotto la pioggia, come vi ho già detto. Un giorno, ha deciso di cominciare a prendere una camera in un alberghetto che non poneva domande di sorta ed è stata un’altra cosa. Scopare finalmente in un letto è stato fantastico, anche se, mentre mi trapanava, non potevo gridare come facevo in campagna, dove non ci sentiva nessuno.
Che bello è stato quando, fattomi sdraiare di schiena, mi ha alzato le gambe sulle sue spalle e mi ha scopato da davanti. Ci siamo guardati per tutto il tempo della chiavata. Siamo riusciti a leggere il piacere che ci davamo reciprocamente l’uno negli occhi dell’altro. Dalle spalle è passato ad aprirmi tenendomi per le caviglie e poi si è abbassato puntandosi con braccia tese che mi passavano dietro le ginocchia. Mi ha fottuto con velocità sempre maggiore fino a scendere per regalarmi un bacio profondo e passionale proprio mentre mi sborrava nel culo e urlava il suo godimento nella mia bocca.
Conoscendomi sempre meglio, ha capito che mi piace quando mi scopa pensando solo al suo piacere, usandomi solo come un buco da fottere e trattandomi, anche a parole, come una cagna puttana, quale in effetti sono. Solo così il piacere è reciproco. Mi piace essere sottomesso da un potente maschio animalesco, più grosso e grande di me, dal cazzo grosso e dalla sborrata abbondante che mi lava le budella.
Tutto questo, naturalmente, senza togliere nulla alle lezioni di guida che (chissà perché) ho appreso molto bene e con facilità. Insomma, dopo poche lezioni, non solo mi aveva rotto il culo sverginandomi, ma me lo aveva ridotto ad una caverna senza fondo sempre affamata di cazzo. Nella mia inesperienza, credevo di essere innamorato di lui ma mi ha voluto far capire che, invece, ero una troia naturale, bisognosa di essere sempre montata come una vacca. L’amore è un’altra cosa che avrei capito più avanti e che mi sarebbe capitato quando meno me lo sarei aspettato. Il nostro era solo tanto puro e sano sesso sfrenato.
Il giorno dell’esame finale si stava avvicinando e cominciavo ad essere nervoso.
“Stai tranquillo. Ti assicuro che sei bravo e non ti devi preoccupare”.
“Sarà ma non è facile stare calmo prima di un esame”.
“Ho già parlato di te con l’esaminatore. Seppure quel giorno ti farai prendere dal panico, lui sarà benevolo nei tuoi confronti. Adesso vieni qui, ché so io come farti rilassare”.
Fece seguire una delle sue meravigliose scopate che mi ha fatto dimenticare qualsiasi problema. Alla fine, giacevo nel letto completamente sfatto (sia io che il letto), di schiena, a gambe larghe, le ginocchia alzate, con un rivolo biancastro che sorgeva dal mio buco rotto, andando ad insozzare le lenzuola. Dopo avermi detto porcate di tutti i colori, in quel momento mi copriva di bacetti e carezze con le sue grandi e ruvide mani. Il paradiso.

Effettivamente, il giorno previsto, l’esaminatore si mostrò molto benevolo nei miei confronti, anche se non ne ebbi bisogno. In quel momento le preoccupazioni erano come svanite e mi comportai come un guidatore provetto. Ovviamente passai l’esame e il mio istruttore (il mio Attilio, dovrei dire) mi sussurrò all’orecchio.
“Dobbiamo festeggiare. Vediamoci più tardi nel nostro albergo. Questa volta sarà particolare. Faremo cose nuove”.
Mmmmm, la felicità si mescolò immediatamente al desiderio di festeggiare con la schiuma non dello champagne ma con quella saporita del mio amante.
All’ora prestabilita arrivai all’albergo e salutai il portiere come se niente fosse, dirigendomi verso la solita camera che ci veniva riservata. Il suo sguardo mi sembrava piuttosto interessato. Troia come sono, ho pensato che alla fin non era poi tanto male neanche lui e forse un giorno gli avrei concesso le mie grazie.
Ho bussato alla porta. Attilio mi è venuto ad aprire con un asciugamano in vita. Si era appena fatto la doccia. Che corpo fantastico! Non grasso, ma un vero orso peloso e muscoloso. Gli sono saltato al collo e le nostre bocche si sono unite per regalarci un bacio profondo pieno di passione. Lui mi teneva su con le mani sotto al mio culetto, per portarmi alla sua altezza. Quando mi ha deposto a terra, gli ho messo una mano sul bozzo che si era formato sotto l’asciugamano.
“Aspetta, aspetta, come corri! Oggi c’è una sorpresa per te. Te la meriti”.
“Mi hai fatto un regalo?”
“In un certo senso… Vieni” e, presami la mano, mi ha condotto pochi passi più avanti, verso il letto matrimoniale.
Altro che sorpresa. Sono rimasto di sasso. Sul letto, anche lui nudo e con un asciugamano in vita, era sdraiato l’esaminatore.
“Lo conosci, è il Dott, Lupi”.
“Per te Tommaso” disse quello. “Vieni qui, avvicinati. Attilio mi ha raccontato cose fantastiche su di te. Dice che sei un gran porcellino”.
All’esame non avevo fatto caso a lui come uomo. Lo avevo visto solo come un giudice terribile delle mie capacità da autista. In quel momento però, superata la sorpresa, lo vidi con un occhio diverso. Non era poi tanto male come maschio. Un po’ più basso e tarchiato del mio istruttore, suppergiù coetaneo, di carnagione olivastra perché di origini siciliane, abbastanza peloso ma senza esagerazione. Aveva pelo folto sul petto, sulle braccia ed un po’ meno sulle gambe. Anche lui sposato (portava la fede al dito) e quasi certamente con figli della mia età.
Attilio mi dette una manata sul sedere spingendomi avanti. “Vai, fagli vedere che effetto ti fanno i cazzi a te. Oggi ne avrai ben due a disposizione”. Contemporaneamente quello scoprì l’inguine, allargò le gambe e mostrò una dotazione niente male già in fase di erezione. Fui attratto come una calamita. Salii gattoni sul letto fino a strofinare il musetto sulla grossa sacca delle palle, per annusarne l’odore più intimo. Capì immediatamente.
“Ti comporti proprio come una cagnetta in calore”.
“Vedrai che cagna diventa quanto glielo sbatti nel culo!”, intervenne Attilio.
Tirai fuori la lingua e cominciai a lappare tutto quel bendidio, dalle palle al tronco e, mentre si intostava sempre più, presi in bocca la cappella per slinguazzarla tutt’attorno, succhiarla e pompare con affondi sempre più decisi. Tommaso mugolava e si torceva dal piacere.
“Ahhh, che bocchinara! Ci sai proprio fare, cuccioletto! Ahhh siii… continua così, brava”.
Mi piace un mondo quando faccio godere i maschi e quando mi parlano al femminile. Mi ci sono messo col massimo impegno, stando ben attento a non farlo venire subito. Intanto, senza farmi perdere il ciuccio, Attilio provvedeva a togliermi le scarpe, i pantaloncini attillati (non portavo mutande) e la t-shirt (ho dovuto staccarmi un attimo dal mio boccone prelibato per farlo) e mi ha completamente denudato e messo a pecorina. Mi ha allargato le chiappette e si è tuffato a leccarmi e succhiarmi il buco, bagnandolo di saliva. Un brivido mi ha percorso tutto il corpo.
“Ahhh, siii, amore, leccami… leccami” e la lingua si è inserita a scatti nel pertugio boccheggiante.
“Si, bravo, leccagli il culo. Preparalo bene e poi fammi vedere come te lo scopi. E tu continua a succhiare, porca di una troia. Brava” e mi teneva la testa saldamente perché io continuassi a spompinarlo.
Gemevo di voglia ed appena vide che ero completamente fradicio e pronto a riceverlo puntò la sua cappellona e dette una prima spinta che mi allargò lo sfintere. Ebbi un sussulto. Quel cazzo era talmente grosso che ogni volta non era mai facile farlo entrare al primo impatto. Anziché fare con delicatezza, Attilio mi prese saldamente per i fianchi e dette un affondo terribile, entrandomi completamente dentro ed iniziando a fottermi con ferocia. Credo che lo fece per dimostrare all’amico quanto fosse potente. Urlai ma avevo la bocca tappata dall’altro membro e le mie urla calarono di intensità man mano che mi abituavo a quell’invasione dolorosa. Alla stessa velocità aumentava il mio piacere di essere sottomesso e posseduto, enfatizzato anche dal fatto che era la prima volta che facevo sesso con due uomini contemporaneamente. Uno in bocca ed uno in culo, come un maialino allo spiedo.
Mi pomparono per un bel po’ a ritmo sostenuto, forse eccitati l’uno nel vedere quello che mi stava facendo l’altro. Il mio corpo era in balìa di due animali sempre più scatenati ed io ero la preda da sbranare. Tommaso mi piantò la minchia in gola poi, per non venire, me la sfilò dalla bocca. Poco dopo fu Attilio ad uscire rapidamente dal mio buco slabbrato, con rumore di stappamento.
Rimasero fermi per un po’ in ginocchio sul letto, per riprendere fiato, sbuffando come bufali, mentre io mi accasciavo sulle lenzuola. Poi il mio amore si sdraiò accanto e mi invitò ad impalarmi da solo sulla sua nerchia in tiro. Era paurosamente grossa e persi qualche secondo ad ammirarla.
“Dai, che aspetti? Non vuoi più il cazzo di zio?”.
Ma come potevo non volerne più? Così mi sistemai subito in posizione e, per dimostrargli che non volevo sconti, mi sono lasciato cadere sopra piantandomelo di botto dentro.
“Aaahhh”.
Il mio gemito si confuse col suo grugnito di approvazione. Mi rialzai leggermente per lasciargli spazio e permettergli di fottermi con forza dal basso. L’immagine di noi due che scopavamo con passione non poteva non aumentare l’eccitazione di Tommaso che prima mi prese la testa per pomparmi in gola il suo randellone paonazzo ma poi ebbe un’idea.
“E’ ora che questa troia sia ancora più troia. Dobbiamo farle la fregna più slabbrata del mondo”.
Mi spinse la schiena per farmi abbassare sul torace peloso del mio sverginatore. Avevo capito quello che stava per fare ed ebbi paura. Guardai Attilio per vedere se lui si opponeva all’idea ma vidi nei suoi occhi solo lussuria ferina e mi sono lasciato prendere anch’io dalla voglia di provare ancora una cosa nuova. Per distrarmi, nell’attesa di quello che avrei subito, mi sono attaccato a succhiare uno dei capezzoli eccitati che avevo davanti, sommerso dal pelo.
L’altro cazzo non tardò ad accoppiarsi a quello che mi stava già scopando e, quando quello fu parzialmente fuori, rientrò con lui stracciandomi l’ano. Si poté sentire distintamente il muscolo che si rompeva. Gridai ma mi fu messa immediatamente una mano sulla bocca. Piagnucolavo, scalciavo e mi divincolavo quasi a voler sfuggire, ma con poca convinzione, al mio destino ormai realizzato. Il mio corpo appariva ancora più piccolo ed indifeso tra quei due grossi animali scatenati.
Fu una doppia inculata bestiale che durò almeno dieci minuti di pura ferocia. Ma io, dopo poco, ero lì che sbavavo di piacere mentre due grosse minchie mi sfondavano senza coordinamento, ora assieme ed ora alternativamente. Attilio mi prese la testa per fissarmi con gli occhi velati dalla goduria, inarcò il torace e
“Sborro, sborro, sborroooo”, la testa all’indietro, la bocca aperta, la lingua di fuori, la bava che colava, mentre il suo cazzo non finiva mai di schizzarmi nelle budella. Tommaso mi mise un braccio intorno alla gola che quasi mi strozzava e continuò ancora per un po’ a scoparmi sciacquando nella broda di cui ero pieno, fino a che anche lui si arrese.
“Prendi anche questa, lurida troia sfondata”.
Piantato in fondo, mi sparava dentro la sua crema che si mescolava all’altra. Potevo sentire le sue palle contrarsi contro le mie ad ogni bordata. Ogni tanto dava un’altra spinta veloce fino a lasciarsi andare ansimando.
Ero venuto anche io imbrattando il pelo della pancia di Attilio ed ero in paradiso. La mente vuota mentre avevo l’impressione che la sborra mi uscisse dalla bocca, da quanto ne ero pieno.
Si staccarono da me e si sdraiarono l’uno accanto all’altro. Io mi detti da fare a ripulire loro gli uccelli, accovacciato tra le loro belle gambe pelose. Leccai via anche il mio sperma dal corpo del mio maestro per poi tornare a giocare con i loro cazzi afflosciati nella mia bocca. Tanto feci che quelli tornarono duri in men che non si dica. Passavo dall’uno all’altro per evitare che venissero subito, anche se la cosa era piuttosto difficile data la velocità di recupero alla loro età. Ma il momento arrivò comunque e, prima Attilio e poi Tommaso, mi bloccarono la testa e mi fecero ingoiare interamente le loro sborrate. Ed anche io, che ero a pecora, venni senza toccarmi e mi accasciai ai loro piedi.

Quando si alzarono dal letto per rivestirsi io ero ancora lì quasi svenuto, con rivoli di sborra che mi uscivano dalla bocca e dal culo.
“Guardalo! Sembra un angioletto addormentato” disse Attilio.
“Si, se non lo avessi visto all’opera come un diavoletto assatanato. Accidenti che troia. Guarda come perde sborra da tutti i buchi”. Mi ha messo una mano su una chiappa come per svegliarmi. “Anche se ormai hai superato l’esame, ci rivedremo ancora, vero?”. Annuii e gli sorrisi. “Ciao Attilio. Ci vediamo. Grazie, è stato veramente un piacere” e se ne andò dalla porta.
Il mio sverginatore mi aiutò a rialzarmi, quasi non riuscivo a stare in piedi, ed aspettò che mi facessi una doccia. Mi rivestii ed uscimmo insieme dall’albergo, sempre sotto gli occhi eccitati ed interessati del portiere, che sapeva bene quello che avevamo fatto. Sicuramente stava pensando di partecipare anche lui ad un triangolo, naturalmente a discapito di un povero culetto indifeso come il mio.

(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha lo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma godetevela il più possibile. Buona sega a tutti).

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