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PRINCIPE AZZURRO E PRINCIPE NERO


di Foro_Romano
16.08.2016    |    13.258    |    7 9.4
"Dapprima chiuso tra le forti braccia, presto sentì scenderne una lungo la schiena che gli andò a massaggiare una chiappa..."
(Dedicato ad Eteronauta, anche se non lo conosco di persona)

Fin da quando si è bambini ci dicono ciò che è bello e ciò che è brutto; ciò che è giusto e ciò che è sbagliato; ciò che è possibile fare e ciò che è proibito. Ma quando si è adolescenti si scopre il fascino della scoperta, della trasgressione. E' giusto che sia così perché solo così possiamo giudicare noi stessi la veridicità di quanto ci è stato insegnato. Succede, a volte, però, che scopriamo che non tutto è proprio come ci hanno detto. E' a quella età che, tra l'altro, se hai un briciolo d'intelligenza, capisci che la sessualità non è fatta solo di maschi e femmine ma ha tantissime sfumature. Ce n'è per tutti i gusti. Se però sei un tubero non lo capirai mai.
Così è stato per Leonardo. Sin da quando ha affinato il senso del giudizio ha capito che lui non era il "maschio" del genere dichiarato sui moduli burocratici. A lui sono sempre piaciuti gli altri maschi e, per di più, quelli più grandi di almeno una generazione. Non c'erano stati drammi in sé: sentiva che era fatto così e basta. Era la sua natura.
Agli occhi di tutti era un ragazzo normale. Non teneva atteggiamenti particolari e non parlava come una checchina. Nessuno poteva pensare che avesse certi interessi verso gli uomini maturi. A dispetto di certa psicologia semplicistica, a lui non era mancato l'affetto di un padre e la madre era una normalissima donna di casa, non una virago.
Non si dava spiegazioni per questa sua tendenza. La sua natura era quella e basta. Gli sarebbe piaciuto avere come compagno un uomo più grande sia perché gli dava un senso di protezione e sia perché, immaginava, a letto lo avrebbe potuto dominare con la forza.
Dico immaginava perché non aveva mai avuto occasione di fare sesso con un uomo adulto. Aveva avuto però molte esperienze con ragazzi più o meno della sua età, ponendosi sempre nel ruolo passivo. Aveva conosciuto cazzi di tutte le dimensioni ed ormai non faceva fatica a prenderli in bocca o in culo. Gli piaceva la sborra in tutte le sue forme: più o meno densa, più o meno abbondante, in bocca, in culo, in faccia, addosso, nei capelli. Sentirsi sottomesso e dare piacere al maschio era il suo stesso piacere. Ma, al di là del sesso, avrebbe voluto un uomo che lo amasse veramente. Faceva tanti sogni sul suo principe azzurro che sarebbe venuto a prenderlo (in tutti i sensi).
La sera, prima di dormire, si metteva al suo computer, nella sua camera, a chattare nella speranza di trovare l'uomo giusto ma gli capitavano sempre o giovani della sua età o uomini che si offrivano di incontrarlo, ricevere un pompino o scoparlo ed andare via subito dopo. Forse ad un'altra volta. Alla fine, se ne andava a letto sempre deluso e si tirava una sega sognandosi tra le braccia di un uomo dolce, tenero, romantico ma anche virile e brutale, a cui concedersi completamente.
Accadde infine che una di quelle sere si mise in contatto con un uomo di cui si innamorò subito. Ci voleva però andare cauto, voleva conoscerlo meglio prima di incontrarlo. Aveva 50 anni, era più alto di lui (quasi un metro e ottanta), brizzolato (come piacevano a lui) e molto tonico perché faceva sport acquatici. Divorziato con due figli, che vivevano con la madre. Gli piacevano i giovani e lui in particolare. Ne apprezzava il visino dolce, i capelli corvini, le labbra pronunciate che gli instillavano certe voglie. Non era mai volgare ma gli prometteva grandi prestazioni a letto. Lui gli spiegò quali erano i suoi desideri e quel uomo gli disse che in lui avrebbe trovato quello che cercava.
Passarono un bel po' di giorni prima che Leo decidesse di incontrarlo. Gli sembrava proprio il tipo adatto e non volle portarla per le lunghe più di tanto, col timore che quello si stancasse di corteggiarlo e non si facesse più sentire. Inoltre, apprezzò il suo invito a cena in un buon ristorante. Sembrava diverso dagli altri, le cui uniche proposte consistevano in bocchini e scopate. Accettò anche l'invito a passare una notte sulla sua barca ma dovette trovare una buona scusa con i suoi, che però non gli fecero difficoltà: ormai era maggiorenne. Pensarono che si trattasse di una ragazza e gli fecero capire di prendere precauzioni per non inguaiarsi.
La sera prestabilita si fece una doccia più accurata, cercando di pulirsi a fondo il buchino, che al tatto gli sembrò impaziente di essere aperto da qualcosa di consistente. Si profumò, si mise dei pantaloni neri e la sua camicia preferita a maniche corte (era in estate), ed andò all'appuntamento. Se poi quello non fosse venuto si sarebbe messo volontariamente nella lista dei soliti stronzi che non vedono l'ora di dimostrare di esserlo. Aveva paura di prendere una cantonata ma bisognava pur provare.
Invece arrivò, puntualissimo, e lo fece salire sulla sua Jaguar. Gli sembrò come il classico cavallo bianco del principe. Finalmente di videro di persona e gli sembrò anche più attraente che in video. Gli prese la mano e gli dette un bacetto sulle guance, come per un saluto tra amici, dato che erano sulla pubblica via. Con quel semplice bacio gli trasmise un fremito che non aveva mai provato. Anche l'uomo rimase colpito e lo coprì di complimenti.
Lo portò in un ristorante elegantissimo, con la veranda sul mare da cui poterono vedere dapprima uno splendido tramonto e poi il mare leggermente increspato ed illuminato dalla luna piena circondata da migliaia di stelle. La cena fu tutta a base di pesce, dall'antipasto al dolce, preparato da un certo mollusco dalla cui polpa (non si sa come) ne ricavavano una spuma densa e morbida come una panna, ma dal gusto favoloso. Le posate erano d'argento ed i bicchieri di cristallo ed il tutto era illuminato dalla tremula luce della candela e servito da camerieri impeccabili.
A Leo sembrava di vivere in un sogno. Era tutto così romantico ed un uomo non proprio bello ma virile al massimo era seduto davanti a lui. Parlarono di tutto, delle loro vite, delle loro esperienze, ma solo verso la fine della cena il discorso virò verso argomenti più intimi che elettrizzarono ancor di più la serata. Forse dipese anche al fatto di sentirsi un po' brillo, per il tanto eccellente vino bevuto.
In macchina raggiunsero poi il porticciolo dove era attraccata la barca di Enrico (così si chiama). Altro che "barca"! Era un cabinato molto grande con un largo spazio sulla prua. Aveva ben otto posti letto. Furono accolti dal marinaio che la gestiva per conto del padrone. Accidenti che bono! Sui 40 anni, aveva la carnagione scura (era algerino o forse marocchino) che contrastava con la divisa completamente bianca, compreso il cappello. Gli fu presentato:
"Lui è Dino. Veramente il suo nome è impronunciabile ma si fa chiamare Dino. Dino lui è Leonardo e questa notte sarà qui con me". Quello non fece una piega e gli strinse la mano con un largo sorriso che mise in mostra tutti i denti, perfetti e bianchi come la divisa. Lui però non ci fece molto caso, preso com'era dal suo corteggiatore.
In cabina (grande ed elegantemente arredata, con un letto matrimoniale) era pronto un vassoio con dello champagne fresco. Brindarono ma non riuscirono a finire i bicchieri perché presto Enrico lo abbracciò forte e lo baciò, prima teneramente sulle labbra e poi entrandogli dentro con tutta la lingua. Dapprima chiuso tra le forti braccia, presto sentì scenderne una lungo la schiena che gli andò a massaggiare una chiappa. Poteva entrare tutta in quella mano! La bocca passò a baciargli il collo, l'orecchio destro. Tutto questo lo fece trasalire ed eccitare non poco. Si lasciò andare senza più alcuna remora a quel maschio che, con tanta dolcezza, voleva farlo suo.
Presto furono nudi, sul letto. Leo era senza peli fino alla vita. Sul suo piccolo torace si stagliavano due capezzolini turgidi circondati da piccole areole scure. Sotto, invece, culetto e gambe erano ricoperte da una leggera peluria nera. Tutto diverso dal suo amante che aveva pelo su tutto il corpo. Il ragazzo si tuffò a bocca aperta su quel grande cazzo svettante.
"Aaahhh... si, cucciolo" fu la reazione che gli dette più energia in quello che stava facendo. Da quel momento fu un susseguirsi di suoni di lappate, succhiate e gemiti da parte di tutti e due. Non sfuggirono neppure i coglioni pelosi a quel eccellente trattamento degno di una puttana. Però, in quello che stavano facendo si percepiva un sentimento più forte.
Quando la mazza fu completamente lucida e grondante saliva, l'uomo lo allontanò, lo guardò negli occhi e...
"Non posso resistere. Sai quello che voglio?”
Leo annuì.
“Sai cosa può volere un uomo come me da un ragazzo come te?"
"Si", risposte quasi con timidezza.
"Ti voglio possedere. Voglio farti mio. Lo vuoi anche tu?"
"Si, lo voglio. Prendimi, sono tutto tuo".
"Ho tanta di quella voglia che potrei farti male".
"Non ho paura. Prenditi tutto il piacere che vuoi col mio corpo".
Gli alzò le gambe e glielo mise dentro con cautela ma deciso. Bastarono pochi colpi e gli arrivò completamente in fondo. Grida di dolore, grugniti, grida di piacere, sospiri di godimento, odore di sesso, tutto si fuse per molti minuti fino ad un forte e lungo grugnito di godimento quando l'uomo si scaricò completamente nella sua pancia. Gli si afflosciò sulla schiena, poteva sentirne i forti battiti del cuore (ma anche il suo non era da meno). Venne poi ricoperto di bacetti sul collo, sulla schiena ed il membro scivolò fuori dalle sue viscere, seguito da fiotti di sperma che gli colò lungo le piccole cosce.
“E’ stato bellissimo. Sei un ragazzo dolcissimo, Leo. Vorrei che ci mettessimo insieme. Ti prometto che non ti farò mancare nulla. Esaudirò ogni tuo desiderio. Ti voglio, cucciolo”. Furono le parole più belle e desiderate che potesse sentire. Quello era finalmente l’uomo della sua vita, il suo principe azzurro.
“Si, amore. Sarò tuo per sempre”, rispose senza pensarci due volte. Si abbracciarono e quella notte ci furono altri meravigliosi amplessi che fecero gridare Leo dal piacere.
La mattina dopo fu svegliato da tanti bacetti sulle guance. “Scusami amore. Sono le 10. Facciamo colazione perché io dovrò andar via per affari ma tornerò per pranzo. Potrai restare con me oggi?”
“Sicuro! Chiamerò i miei e dirò loro che tornerò stasera per cena. Mi piacerebbe tanto restare con te ma purtroppo dovrò fare così. Ci rivedremo tra qualche giorno”.
“Ok piccolo. Adesso andiamo sul ponte che la colazione ci attende”.
Una rapida doccia e poi uscirono all’aperto dove si trovava già la tavola imbandita per una ricca colazione, servita impeccabilmente dal marinaio.
“Se ti va, potrai andare a fare un giro del porto. Ci sono tanti bei negozietti pieni di cose strane. Ti potrai far accompagnare da Dino così, se ti piace qualcosa, lui la comprerà”.
“Buona idea, ma non ti preoccupare per me, vai pure tranquillo. Al tuo ritorno mi troverai qui ad aspettarti”. Con un bel bacio profondo Enrico si accomiatò.
Leo, quindi, entrò nel salotto interno dell’imbarcazione seguito dal marinaio. “Bene, allora mi vado a preparare e andiamo”.
“Non credo che andremo subito”, si sentì dire alle spalle.
Si voltò. “Perché?”
Il marinaio si stava strizzando il pacco che andava crescendo a vista d’occhio. “Ho sentito come godevi stanotte, puttanella. Come ti piaceva farti fottere! Mi sono dovuto tirare una sega per colpa tua. Ma adesso ti devo prendere io e vedrai che ti piacerà ancora di più” e si avvicinò minaccioso.
“No, non voglio. Io sono di Enrico…”
“Sicuro che resisterai a questo?” e così dicendo si aprì il pantalone e ne tirò fuori una mazza scura enorme sia in dimensione che in lunghezza. La impugnò e cominciò a menarsela ed in breve raggiunse il massimo dell’erezione (od almeno così sembrava). Sarà stata sui 27 centimetri.
Leo sgranò gli occhi e rimase a bocca aperta. Non si accorse che, istintivamente, gli era aumentata la salivazione e gli si inumidirono gli angoli della bocca. Senza dire una parola si inginocchiò davanti al marinaio di colore. Con titubanza prese in mano quella cosa stupenda e la sua piccola mano non riusciva a circondarla tutta. Una goccia di precum si era formata sulla punta e subito la lappò via con la sua linguetta. Mmmmm, aveva un ottimo sapore.
“Lo sapevo che avresti reagito così. Non puoi negarlo a te stesso. Tu sei una troia nata e non puoi resistere alla tua natura di puttana”.
Sentito questo, Leo si staccò subito. “No, no, io so resistere. Non voglio farlo”.
“Non dire cazzate”. Gli prese la testa e gli ficcò la cappella in bocca rudemente. Le sue piccole labbra carnose si aprirono al massimo e fecero fatica a contenere il grosso pezzo di carne dura. “Adesso ti scopo la bocca e ti sfonderò la gola, puttanella. Te lo ficcherò più in fondo possibile”, e così fece. A Leo mancava l’aria e, quando quello spingeva giù, era soffocato dai rigurgiti e dall’eccessiva salivazione che si produceva.
Dopo non molto, con un grugnito, gli scaricò in bocca il contenuto delle sue palle. Il ragazzo fu “costretto” ad ingoiare tutto quel bendiddio e si rese conto che gli piaceva moltissimo. Quello sperma aveva un ottimo sapore, diverso da quello di Enrico, ma a questo non pensò per niente in quel momento. Si sentiva soddisfatto di aver fatto godere un maschio così ben fornito. Ma non era finito. Quel minchione era ancora rigido come un grosso tronco.
“Adesso tocca al tuo culo. Adesso ti sfondo veramente, come non ti ha mai sfondato nessuno”.
Le grosse mani dell’uomo non ebbero difficoltà a togliergli rapidamente la maglietta e le mutandine che indossava, lasciandolo completamente nudo, sdraiato sulla moquette, alla sua mercè. Lui rimase inerte a guardare il marinaio che lentamente si andava spogliando davanti a lui. Via il cappello, via la giacca, via la cravatta, via la camicia (che torace scolpito!), via le scarpe, via il pantalone con le mutande assieme, via i calzini. Quel perfetto fisico bronzeo da statua greca era tutto esposto alla sua bramosia. Gli occhi lo fissavano feroci. Era pronto allo scatto ed infatti gli fu subito addosso.
Gli alzò le gambe, lo prese per le caviglie, puntò il grosso membro al suo buco più intimo che ancora profumava della sborra dell’altro e, senza alcuna preparazione ma grondante ancora della sua saliva, con una potente spinta gli entrò dentro. Leo lanciò un urlo ma il maschio, incurante o forse eccitato dal dolore che gli stava procurando, con altre due spinte gli sprofondò completamente la mazza fino in fondo, ed anche oltre. Le urla che seguivano i potenti colpi non facevano altro che imbufalirlo ancora di più.
“Ti sto sfasciando il culo come meriti, lurida cagna”. Infatti il corpo del ragazzo reagì come quello di una cagna in calore. Ormai urlava e si dibatteva ma di piacere sotto i rapidi e bestiali colpi a cui era sottomesso. Dopo una mezz’ora di tale trattamento lo sfintere e tutto il retto non fecero più alcuna resistenza e cedettero completamente. Il buco si era trasformato in una larga e viscida voragine affamata di maschio. Ormai c’era spazio anche per l’enorme quantità di sperma che lo farcì con numerosi potenti e densi schizzi percepiti distintamente uno ad uno. Vennero accompagnati dal lungo grido di soddisfazione più completa che tutti e due lanciarono con tonalità diverse: più profonda quella del maschio e più femminea la sua.
Rimasero così, fermi, per alcuni secondi, uno piantato dentro l’altro. Quando lentamente si sfilò era ancora barzotto e completamente umido di sperma e sangue che avevano lavato via la merda che aveva inevitabilmente trovato a quella profondità. Ne rimanevano solo poche tracce. L’uscita della cappella da quel foro ormai informe e slabbrato venne seguita da continui rivoli di bianco sperma che andò ad inzuppare il pavimento.
“Sei un maschio eccezionale”, gli disse subito Leo.
“E tu la troia più troia che abbia conosciuto. Lo avevo capito subito. A te piace farti rompere il culo per bene e basta”.
Si, doveva ammetterlo a sé stesso. Era così. Per tutta la notte si era dato al suo “principe azzurro”, a cui aveva appena detto che gli sarebbe stato fedele per sempre, e adesso era stato posseduto, seppure con la violenza, da un altro. Ma gli era piaciuto enormemente, non poteva negarlo. Allungò la mano per constatare con le dita la situazione e si impaurì.
“Oddio, che mi hai fatto! Me lo hai fracassato. Enrico se ne accorgerà”
“Non ti preoccupare. Sei giovane e i tuoi tessuti sono molto elastici. Vedrai che tra un po’ tornerai come nuovo e non si accorgerà di niente. Così potrai continuare a farti scopare sia da lui che da me. Poi, cagna come sei, forse non ti basteremo e te ne troverai anche degli altri in aggiunta”, sogghignò.
Lo prese come un complimento e, sorridendo, si alzò e lo abbracciò, pelle contro pelle. “Per ora mi accontenterò di voi due”, disse scherzosamente. Si allungò a stampargli un bel bacio sulle labbra. Adesso rivestiamoci e andiamo a comprare qualcosa al porto, altrimenti potrebbe fiutare qualcosa. Camminando con difficoltà, raggiunse il bagno per un’altra doccia e si vestì rapidamente. Lo stesso fece Dino.
“Andiamo, su” e, come se niente fosse, si avviò per scendere dall’imbarcazione seguito dal marinaio di nuovo in divisa che scosse la testa e, con un sorriso, sospirò: “Che troia!”.

(Si tratta di un racconto di fantasia. Le stesse cose si possono fare con le precauzioni. Non fate mai l'amore senza il preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela).

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