Racconti Erotici > Gay & Bisex > VITA DI UN TRANS
Gay & Bisex

VITA DI UN TRANS


di Foro_Romano
16.11.2018    |    9.051    |    5 9.3
"Ma quel ruolo non mi dispiaceva affatto, anzi..."
(Racconto n. 92)

Ero molto indaffarata in casa quel giorno. Volevo preparare una bella sorpresa per il mio uomo quando sarebbe tornato dal lavoro. Avevo spicciato e pulito per bene tutto il giorno e preparavo una cenetta coi fiocchi. Dopo avrei fatto una bella doccia rinfrescante e lo avrei aspettato con addosso solo un’arrapante biancheria intima. Dimenticavo. Mi chiamo (o meglio mi faccio chiamare) Valentina. Non sono particolarmente bello e (ahimé) non particolarmente effemminato, ma sono piccolino, tanto da fare tenerezza, e non vi dico quanto questo ecciti gli uomini che mi hanno scopato.
Alcuni anni prima ero ancora molto giovane e vergine ma sapevo quali erano le mie scelte ed i miei desideri. Mi sentivo donna e cercavo un uomo che mi proteggesse, che mi amasse. Frequentavo amici gay ma nessuno di loro mi stimolava: erano niente di più che amici. Accadde che un’estate, sulla spiaggia del Buco (vicino Roma), dove ci si ritrovava tutti, conobbi un ragazzo ai miei occhi molto bello, più grande di me di una decina d’anni. Mi attraeva molto e cercavo di farglielo capire ogni volta che ci incontravamo. Lo aveva capito benissimo ma ero io a non essere di suo pieno gradimento. Così, un giorno, al momento di rientrare in città, gli dissi che gli amici che mi avevano portato lì avevano altri programmi, mentre io avrei voluto tornare a casa (non ho mai avuto la macchina). Gli chiesi se poteva darmi un passaggio. Fu un po’ titubante perché sapeva dove sarei voluto arrivare, ma poi accettò.
Aveva una bellissima macchina sportiva, comoda e spaziosa. Lungo la strada gli misi una mano sulla coscia e gli dissi chiaramente che volevo fare l’amore con lui. Insistei tanto che, alla fine, lo convinsi. Ci fermammo in una piccola traversa di campagna, passammo sul sedile posteriore e li mi scopò in maniera favolosa. Me ne innamorai ancora di più ma lui non volle impegnarsi. Gli dissi che per me era stata la prima volta, ma lui non mi credette per quanto era stato facile fottermi il culetto e con quale trasporto mi ero lasciato andare. Effetto del desiderio che avevo di lui. Ci incontrammo altre volte in spiaggia ma non si andò più oltre.
Dopo pochi anni, partecipando ad una grande tavolata di froci in una trattoria romana, con una comitiva nella quale non tutti si conoscevano, misi subito gli occhi su un bell’uomo che era dalla parte opposta del tavolo. Non li staccai mai da lui. Mi piaceva veramente tanto, così alla fine lo avvicinai per abbordarlo. Lui mi guardò e, con un sorriso, mi disse: “Non ti ricordi di me? Eppure dicesti che ero stato il tuo primo uomo!”. Improvvisamente mi tornò in mente, mi illuminai in volto e pronunciai il suo nome, dimostrandogli che non mi ero dimenticato, anche se non lo avevo riconosciuto. Fui felicissimo di rivederlo. Lo abbracciai ma in quel tempo avevo un flirt, che si dimostrò molto breve, sicché tutto finì di nuovo lì.
Quando lo avevo conosciuto avevo appena 17 anni. Fu poco dopo che mio padre seppe della mia omosessualità e, per dimostrarmi tutto il suo affetto paterno, mi cacciò di casa, con la conseguenza che, per vivere, sono stato costretto a prostituirmi. Un po’ lo facevo per campare ed un po’ per piacere. Con quelli brutti facevo quello per cui mi pagavano e basta, mentre a quelli che mi piacevano davo un qualcosa in più.
Per fortuna, qualche mese dopo, è stata proprio in una di quelle sere sulla strada che ho conosciuto quello che sarebbe diventato il mio uomo. Mi piacque subito tutto di lui: non solo fisicamente, ma anche per come parlava, per come si comportava con me. Era decisamente affascinante. Anche se, mentre mi scopava, mi chiamava “puttana” e “baldracca”, ma dopo non mi trattava così. Dopo mi parlava come un padre, il padre che avrei voluto avere e non ho avuto.
Si può dire che univa benissimo contemporaneamente le figure del padre premuroso e dell’amante focoso. E che fuoco! Già la prima sera mi scopò per due volte e con una tale veemenza e forza che me ne sono innamorato. L’amore fu così reciproco che dopo poco più di un mese, conoscendo la mia situazione, mi ha accolto in casa per togliermi dalla strada ed io, per ricambiare, mi sono adattato al ruolo della mogliettina affettuosa tutta casa e letto. Ma quel ruolo non mi dispiaceva affatto, anzi.
Sentivo però che da un po’ di tempo la nostra relazione si era andata un po’ raffreddando. Forse era stata proprio questa routine domestica a stancarlo, come avviene nei matrimoni etero. I rapporti si sono diradati e, a volte, ho avuto l’impressione che lo facesse solo per soddisfare il suo bisogno di scaricarsi. Avevo paura di perderlo e così decisi di organizzare quella serata speciale. Non lo facevo per avere un sostegno economico ma proprio perché amavo veramente il mio uomo e non volevo perderlo. Già, il mio uomo.
Non si può dire che sia bello e certo la sua faccia non è di quelle più rassicuranti, con lo sguardo sempre torvo e potenzialmente aggressivo, eppure i suoi occhi mi hanno trasmesso subito una carica erotica che non riesco a descrivere. I fatti lo hanno dimostrato poco dopo, quando mi ha preso e rivoltata come un calzino, mettendomi in tutte le posizioni più fantastiche, per quanto l’abitacolo della macchina lo permettesse. Si è fatto spompinare e mi ha scopata da dio, solo per scaricare le sue voglie, senza pensare alle mie. D’altronde lui era il cliente ed io solo una prostituta.
Lui, Bruno (di nome), è alto un metro e novanta, due spalle possenti, due braccia forti con grossi bicipiti, a cui mi aggrappavo quando mi scopava da davanti, alla missionaria. Il corpo è perfetto, completamente coperto di pelo brizzolato anche sulla schiena (un po’ precoce, dato che aveva 39 anni). La sua muscolatura è dovuta al lavoro pesante da magazziniere. Insomma, un uomo che più maschio non si può. Ero stata proprio fortunata.
La sera che ci eravamo conosciuti mi ero truccata un po’, i miei capelli lunghi erano perfetti per la trasformazione e, benché fossi vestita semplicemente, con jeans e maglietta (praticamente da uomo), mi disse subito che lo attizzavo come nessun altro. Dopo essersi scaricato abbondantemente due volte dentro il mio culetto, si è trasformato ed è diventato molto dolce. Ha voluto sapere la mia storia e si è dispiaciuto molto, stigmatizzando l’ipocrisia della famiglia cosiddetta “tradizionale”, dove i figli sono amati, purché non siano omosessuali. Tanto da arrivare al punto di cacciare di casa un minorenne e lasciarlo crescere da solo sulla strada.
La sua dolcezza stonava col suo aspetto pericoloso e questo mi ha portata a vederlo sotto un altro aspetto. Mi ha ascoltata per un bel po’ cercando di consolarmi. Il tempo perso non mi aveva fatta fare i guadagni sperati, ma ne è valsa la pena. Mi ha pagata, dandomi anche qualcosa in più di quanto pattuito e, con mia amarezza, se ne andò, lasciandomi come un vuoto dentro.
Poche sere dopo è tornato, con mia grande gioia, e l’amplesso focoso si è ripetuto. Mi ha spanato il buchino in maniera favolosa. E’ tornato altre volte e sempre, dopo, voleva sapere particolari della mia vita pressoché randagia, ospitato da un amico ad un altro più o meno amico. Finché mi propose di andare da lui.
Fui al massimo della felicità. Non me lo aspettavo. Mi è sembrato come se avesse chiesto la mia mano ed acconsentii subito. Lo abbracciai e lo baciai, mentre lacrime di gioia scendevano sul mio viso. Scoppiai veramente in un pianto esagerato. Lui mi coccolò finché non riuscii a smettere. Mi spalmò le lacrime sulle guance e mi dette un casto bacio di conforto.
Da quella sera ho abitato in casa sua. Non era molto grande perché non aveva molti soldi, visto che buona parte dello stipendio doveva darlo alla moglie divorziata per mantenere i due figli, di otto e dieci anni. Meglio per me che ormai facevo la casalinga e ci mettevo poco tempo a tenerla in ordine e pulita, e poi mi sembrava ancora di più un nido d’amore.
Lui non ha fatto alcun mistero sulla nostra relazione con i colleghi di lavoro e nessuno gli ha detto niente (forse avevano paura di una sua reazione violenta, non augurabile a nessuno). Anzi, spesso ha portato qualcuno di loro a cena da noi e io non l’ho fatto sfigurare con i miei manicaretti. Hanno anche detto che cucino meglio delle loro mogli e che erano invidiosi di lui e me.
Dato che gli piaceva molto (ed anche a me), io mi sono sempre più trasformata in donna. Una volta, tutti sono rimasti a bocca aperta quando, con lui ed i suoi figli, andammo a fare una passeggiata al Pantheon. Io, con la parrucca bionda ed il vestito bianco svolazzante, sembravo Marilyn Monroe e, contemporaneamente, una normale madre di famiglia. Quanto mi è piaciuto!
Tornando alla sera della cena, accadde un imprevisto. Bruno mi telefonò per dirmi che sarebbe venuto con un collega che già avevo conosciuto e di apparecchiare per tre. Addio intimità romantica. Vabbé, mi dissi e così feci. Quando arrivarono rimasi un po’ interdetta perché quel Franco, che avevo sempre visto come un bell’uomo, era ancora più attraente. Chissà perché. Fu molto gentile e si presentò con un bel mazzo di fiori per me, al posto della solita bottiglia di vino che si porta agli inviti. La cena e la conversazione furono molto piacevoli. Gli uomini passarono poi in salotto per un bicchiere di brandy mentre io ho sparecchiato, sciacquato ed accumulato le stoviglie nel lavandino senza lavarle. Lo avrei fatto dopo. Non potevo lasciarli soli per troppo tempo.
Quando li raggiunsi e mi sedetti sul divano accanto al mio uomo, sotto uno strano sguardo concupiscente dell’ospite, lui mi disse:
“Sai, Franco non ha mai avuto esperienze con persone del suo stesso sesso ed è curioso di provare. Ti va di fare qualcosa a tre?”.
“Ma… dici davvero!?”.
“Si, dai, non farti pregare troppo. Non è un tradimento. Sono io a chiedertelo! E poi… mi piacerebbe vederti come godi quando vieni scopata da un altro”.
“Non ti piaccio, forse?”, intervenne Franco.
“Beh… veramente… si, mi piaci ma… mi prendete alla sprovvista”.
“Guarda che se non vuoi lo voglio io e ti prenderemo comunque con la forza”.
L’idea non mi dispiaceva così “dovetti” accondiscendere alle richieste dei maschi. Franco si prodigò subito a spogliarmi tutto, pezzo per pezzo, e si eccitava sempre di più nel vedere il mio corpo femmineo. Quando fui completamente nudo, i due uomini si misero vicino a me, ancora completamente vestiti. Mi fecero accovacciare tra di loro, si aprirono le patte e cacciarono fuori due super cazzi già quasi completamente in tiro. Mi avvicinai a quello del mio uomo ma lui diresse la mia testa verso quello di Franco.
“Non essere maleducato. Prima gli ospiti”.
Lentamente lo presi in bocca, dopo averlo un po’ umettato con la lingua. Me lo feci scivolare piano fino in gola per poi, allo stesso modo, ritirarlo fuori. Emise subito un gemito di piacere. Lo guardai dal basso. Il suo sguardo era di lussuria.
“Che fai, ti fermi? Continua”. Mi prese la testa e si infilò dentro fino in fondo, facendomi avere un conato. Cominciò a scoparmi la bocca sempre più forte, ogni tanto facendomi riprendere fiato. Gli ricoprii così l’uccello di saliva. Lo tolse di botto.
“Non voglio venirti in bocca, almeno per ora” e mi girò verso Bruno il quale, eccitato dalla scena, aveva un manganello durissimo fuori dai pantaloni. Mi fiondai su di lui e feci lo stesso lavoro di bocca. Anche lui mi prese la testa e ne dettava il ritmo, gemendo ed insultandomi come al solito.
“Ti piace è… Ti piace il cazzo, vero?... Lurida puttana… Troia schifosa…”
“E’ così che tratti la tua femmina?”
“Si, ci piace così. Vero? Diglielo che è così”.
Annuii con la bocca piena del suo cazzo, senza fermarmi. Passavo delicatamente dalla cappella al prepuzio, alle palle, all’interno cosce, aspirando quel fantastico afrore di maschio. Nel frattempo Franco si era calato pantaloni e slip fino a mezza coscia e si andava menando la mazza mantenendola umida sputandoci continuamente sopra. Senza farmi staccare la bocca, mi tirò su i fianchi mettendo a sua disposizione il mio culetto. Lo rimirò e ci ficcò la faccia per leccarmi il buchino (ormai spanato dal mio uomo). Mi fece un po’ male, con quella sua barba non rasata. Ci sputò sopra, ci infilò un dito della sua manona rigirandomelo dentro. Io guaivo come una cagnetta in calore. Altro sputo ed un secondo dito entrò.
“Certo che è proprio aperta! Mmmm… che voglia. Posso?”
“Che aspetti? Sfondala pure. Non avere alcuna remora”.
Bruno mi tenne la testa ferma, affondata fino ai folti peli del pube. Franco puntò la grossa cappella e, con una spinta sola, sprofondò dentro di me. Urlai, ma avevo la bocca tappata.
“Così, bravo, continua così”, lo incitò il mio uomo. Non si fermò un secondo. Mi montò come un animale, tenendomi saldamente per i fianchi e dicendo di godere come non gli era mai capitato, che il mio culo era stupendo, la migliore figa della sua vita. La grossa nerchia ad ogni affondo mi arrivava allo stomaco. Intanto anche lui cominciò ad insultarmi.
“Cazzo, che troia che sei! Ti stai facendo fottere da due maschi e scommetto che ti piace pure. Sei una grande zoccola. Che culo favoloso… Te lo rompo… Te lo sfascio…” e giù, colpi su colpi. Era tutto vero quello che mi stava dicendo. Mi piaceva essere usata così. Godevo nel far godere due maschi veri come loro. Sentivo le cosce muscolose e pelose contro le mie. Si piegò ad abbracciarmi strettamente il tronco e sentii il suo maglioncino sulla schiena. Loro vestiti ed io completamente nudo e sottomesso. Non resistetti e me ne venni senza accorgermene. Gli spasmi del mio buco incentivarono le spinte dell’uomo che, poco dopo, mi scaricò nelle budella un litro di sborra, agitandosi ed urlando come un bufalo inferocito.
“Bellissimo! Si, così, bravo! Ti ha riempito per bene, cuccioletta mia. Ora tocca a me”.
Franco, terminato di tremare e scaricata l’ultima goccia di succo dentro di me, uscì lentamente fino a che si sentì un plop. La sua grossa cappella mi aveva lasciato una voragine aperta e grondante sborra, che mi scivolava lungo una gamba. Si scambiarono di posto. Mi tirai un po’ su e mi aggrappai al torace di Franco, mentre dietro Bruno, piegate un po’ le gambe, mi infilzò col suo tronco, favorito dallo sperma di cui ero pieno. La scena dell’amico che mi scopava lo aveva eccitato come non mai e bastarono una decina di affondi feroci per scaricare anche i suoi coglioni dentro di me.
A quel punto, l’ospite si era di nuovo eccitato e, spinta la mia testa in basso, mi ficcò il cazzo in bocca appena in tempo per una seconda incredibile sborrata che ingoiai tutta. Quando si riprese
“Cazzo, non mi era mai capitato di venire due volte di seguito in così breve tempo!”.
“Allora, ti è piaciuta la mia zoccoletta?”.
“Accidenti! Se me ne trovi una così, lascio mia moglie. Lo giuro”.
“Non ce n’è bisogno. Potrai usare la mia ogni volta che vorrai. Vero Valentina?”.
Annuii arrossendo. “Però solo se sei presente anche tu”, azzardai ad aggiungere.
“Ma si, si cara. Così magari un giorno ti ficcheremo tutti e due i cazzi insieme nel culetto. Sei contenta?”.
Arrossii ancora di più e sorrisi come a prenderla come una battuta ma, dentro di me, pensai che non mi sarebbe dispiaciuto affatto. La cosa si realizzò qualche settimana dopo. Fu così che il mio rapporto con Bruno riprese alla grande. Anche se scopavo con altri assieme a lui, ero sempre e comunque sua. Era lui il mio uomo ed era lui che decideva a chi concedermi, per il piacere di tutti e due… e degli altri, naturalmente. Avevamo trovato il nostro equilibrio: amore, sesso e quel po’ di trasgressione che a noi “maschietti” ci piace tanto.
A quei tempi (negli anni ’80) si doveva fare tutto di nascosto. Era tutto proibito. Così ho cominciato con gli ormoni per farmi crescere il seno, seguendo le indicazioni di una donna che faceva questo lavoro abusivamente, non avendo alcun titolo medico, ma mi dissero essere molto brava. Purtroppo non è andata così. Il dosaggio o la qualità del farmaco non erano quelli giusti ed io mi sono ammalata e, dopo poco tempo, mentre il mio uomo mi teneva la mano, me ne sono andata da questo mondo che non avevo ancora 25 anni. Questo è il risultato di una società bigotta ed ottusa, che ha travisato una fede pacifica in fonte di malvagità e feroce ingiustizia. Anche se qualche giorno dopo quella donna è stata arrestata, la società non si è certo riscattata. Io, ormai, ero morta.

NdA – Questa storia, sebbene ampliata da particolari erotici, è purtroppo vera.


(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha lo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma godetevela tutta).

Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.3
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per VITA DI UN TRANS:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni