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Gay & Bisex

IL MARCHETTARO - 1


di Foro_Romano
29.11.2015    |    15.038    |    5 9.4
""Sei mio finalmente" s'illude, m'illudo..."
1. Il cliente preferito

Ormai ho un'attività consolidata. Visto che tanto il lavoro non si trova, ho approfittato del fatto che piaccio molto sia a donne che uomini e mi sono industriato. Ho 23 anni ma, data la mia struttura abbastanza delicata e la mia altezza non proprio considerevole, sembro averne meno. Questo mi favorisce perché a tanti piacciono i giovanissimi e con me si illudono di avere a che fare con un adolescente. Sono gay ma non si vede. Adoro gli uomini ma non sono una checca. Ho tanti amici della mia età che conosco sin da bambino, coi quali sono cresciuto nello stesso quartiere, che non s'immaginano neppure che io sia frocio, per di più passivo, e che vado matto per i maturi, quelli oltre i 40, per intenderci.
Ho detto a tutti che lavoro in un call-center, come tanti, e tutti ci credono, i miei genitori compresi. Invece mi sono organizzato bene unendo l'utile al dilettevole. Ho conosciuto un vecchio gay che, per arrotondare la sua misera pensione, mi affitta una stanza per i miei incontri. Io gli dò qualcosa di quello che i clienti mi pagano e siamo contenti tutti e due. Faccio prezzi modici e ho una clientela abbastanza numerosa.
Vengono da me per passa-parola e ne vedo di tutti i tipi: dall'operaio all'imprenditore, dallo sposato con figli all'imbranato che vive con la mamma e ancora indeciso sulla sua sessualità. I clienti poi me li scelgo. Se sono troppo vecchi o brutti o hanno un cazzetto striminzito che non gli si rizza, dico loro che sono molto impegnato e non posso prendere appuntamenti. Non sò ancora se lo faccio per i soldi o per piacere. L'importante è che sono soddisfatto e lo è anche il mio padrone di casa.
"Ehhh, anche io ne ho fatte tante in gioventù!" dice con rimpianto ma poi si consola con un "Meglio avere rimpianti che rimorsi". "Di gioventù ce n'è una sola e bisogna godersela! Come diceva il poeta: 'Giovinezza, giovinezza, che si fugge tuttavia, se vuoi esser lieto sia, di doman non c'è certezza'. Gli anni passano in fretta e anche la salute. Non mi rimane che raccontare il mio passato, come dice un altro poeta di quella che 'Novellando vien del suo buon tempo'. Ehh, già!".
"Eh basta con queste citazioni! Ne hai fatte tante, però, vero?"
"Tu puoi non crederci perché vedi come sono ridotto ma sono stato molto bello. Dicevano che somigliavo a Franco Nero. Adesso lui è sempre uguale mentre io... Boh".
"Beh, gli anni si vedono anche a lui".
"Sarà ma chissà quanti ritocchi avrà fatto! Ti ho mai raccontato di quella volta..." e giù a raccontarmi nei particolari aneddoti a volte già detti ma che fa sempre piacere risentire perché li avrei voluti vivere io. Troppo eccitanti! Ogni volta che aspetto un cliente arrivo con largo anticipo per preparare la stanza ma anche per sentirlo raccontare pieno di passione. Ha una tale capacità, poi, nel ricordarli, di farmeli vivere. Così mi carico per bene prima della cavalcata e dò il meglio di me.
Ho un cliente che mi piace tantissimo. Fa il macellaio. E' tozzo, ha un collo taurino, ha due mani che sono due palanche ed ha una forza incredibile. Mi prende, mi gira e mi rigira a suo piacimento. Mi sbatte e mi scopa come un animale con un super cazzo grosso e lungo di circa 25 centimetri. Io non devo fare niente, solo godere. Quando mi monta praticamente mi squarta e mi chiama pure maialino (a me viene da ridere quando lo dice). Suo unico difetto è che ha sempre poco tempo. In mezz'ora mi devasta e poi deve correre dai figli e dalla moglie, che sennò smarona (= se ne accorge, detto alla romana). Ci siamo visti due giorni fà e ancora il mio buco non si è ristabilito completamente ma devo pur lavorare.
"Beato te, figliolo! Non so che darei per trovare ancora qualcuno come quello!"
"Ma nonno (così lo chiamo scherzosamente) ancora c'hai certe voglie?"
"Eccome no? Credo che non mi passeranno mai. Non è che tu potresti...?"
"Eddai! Lo sai che anche a me piace prenderlo. Che potremmo fare insieme? Più che scopa si farebbe scala quaranta" e giù a ridere. "Si trovano tanti coi gusti più vari. Vedrai che un giorno troverai qualcuno anche te".
"Si, si. 'Chi di speranza vive, disperato muore' e, stanne certo, morirò disperato" aggiunge con amarezza. "Però, mi raccomando, poi mi racconti tutto quello che avete fatto".
"Certo, come sempre". Ormai anche questo fa parte dell'affitto che gli dò.
Oggi però è un gran giorno perché sono in attesa del mio cliente preferito. E' un bel uomo vicino ai cinquanta e con un fascino che mi fa godere solo a guardarlo. Più alto di me ma non di molto. Magro. Brizzolato (ehh, il fascino del brizzolato!). Sempre impeccabile nel suo vestito scuro, con la cravatta che si discosta di poco dalla sobrietà. Con la camicia sempre perfettamente stirata. Sempre pulito e con un dopobarba profumato, quello che usa, che non mi ricordo mai il nome, delicato, non aggressivo, che te ne accorgi solo un po' dopo. E dire, poi, che non ha un super cazzo come quello del macellaio; è un cazzo normale, forse un po' più largo del normale, ma lo usa così bene che te lo mette dentro proprio quando sei arrivato al punto giusto e stai per chiederglielo. Entra in simbiosi con le mie sensazioni e le compensa, direi.
Non viene molto spesso perché è sempre in viaggio d'affari per tutto il mondo. E ogni volta che viene per me è una festa e non certo perché è anche molto generoso con me. Anche se sono zoccola, credo di essermi preso una cotta per lui che devo reprimere. Se no, che zoccola sono!
Suona il citofono, "Eccolo. E' arrivato. Dai Nonno vai in camera tua. Sbrigati".
"E fammelo vedere almeno una volta, almeno potrò immaginare meglio quello che fate".
"Va bene, ma solo questa volta. Tu, però, poi te ne vai in camera e non esci più. D'accordo?". Annuisce.
Guardo dall'occhiello e gli apro prima che suoni alla porta. Sempre perfetto. Mi porge anche un bouquet di fiori. Sà quanto mi piace riceverne. Lo faccio subito entrare. Dietro di me il Nonno. Rimane un po' interdetto ma io mi affretto a presentarglielo. "Lui è il padrone di casa, ma non ti preoccupare, se ne va subito". Lo vedo sollevato. Appena chiusa la porta mi stringe forte e mi regala un bacio appassionato.
"Mi sei mancato - mi dice - Mi manchi sempre di più" (a chi lo dice!).
Prendo i fiori, ne annuso il profumo. "Grazie, sei sempre gentile".
"A questi ci penso io..." e Nonno mi toglie dalle mani il mazzetto che ormai è diventato di troppo "...Li metto subito in acqua. Piacere di averla conosciuta" (il vestito classico dell'uomo lo ha messo in imbarazzo) e, con un cenno del capo, si allontana.
Lo prendo per mano e lo conduco nella mia camera, chiudendo subito la porta a chiave. Altro bacio, ma questa volta più furioso di prima. Mi stringe alla vita che quasi mi spezza, poi mi solleva come un fuscello e mi butta sul letto schiacciandomi subito col suo peso.
"Forse è meglio se prima ci spogliamo...". Lo riporto alla realtà. "...Altrimenti ti sciatterai tutto".
Gli slaccio la cravatta ma poi prosegue da solo. Cerchiamo di farlo più in fretta possibile. Ciascuno ha la sua sedia dove mettere i vestiti. Oddio che bello! Ha una muscolatura e un pelo perfetti per i mei gusti. Di pelo ne ha molto sul petto, sulle braccia, sulle gambe e anche un po' sulla schiena eppure non ha un aspetto scimmiesco ma solo molto virile. Quanto mi piace!
Finisco prima di lui e mi sdraio sul letto. Adesso anche lui è nudo e mi guarda. "Quanto sei bello!" (lui a me!) e mi si sdraia a fianco. Mi accarezza tutto, delicatamente, con una di quelle sue grandi mani curate. Hanno le vene in rilievo e anch'esse con un po' di pelo sul taglio. Su e giù lungo il mio corpo, sulle mie cosce. Torna su fino alla guancia. Mi tiene la testa mentre mi affonda la lingua nella bocca e ci scambiamo i sapori.
"Sai di cioccolato" mi dice.
Sorrido. "Si ho mangiato un cioccolatino poco fa".
"Buono" e sorride anche lui.
Ma è il momento di fare altro. Ricambio le carezze cominciando a baciarlo e leccarlo ovunque, scendendo pian piano. Arrivo subito ai capezzoli, prima il destro. Lo mordicchio. Gli diventa subito duro. Lo lecco e lo succhio mentre sento che si sta lasciando andare al piacere. Passo all'altro non senza aver abbondantemente leccato la foresta di pelo tra le due areole. Seguo poi la linea di pelo lungo la pancia e mi soffermo sull'ombelico, riempiendolo di lingua e di saliva. Contrariamente alle aspettative, non vado dritto ma torno a solleticargli il fianco destro, bagnando anch'esso. Da li alla coscia. Mi sollevo. Mi infilo all'interno coscia (ed i suoi sospiri aumentano), allo scroto peloso e lo sollevo con la lingua (ormai boccheggia).
Rimango un po' lì a respirare il suo profumo più intimo e più virile. Mi inebrio. E' il momento. Alzo lo sguardo verso l'alto e vedo il suo sguardo voglioso e, vicinissimo a me, il suo cazzo completamente rigido. Era lì, coperto di vene bluastre, con la cappella paonazza, nascente da una foresta di pelo e, dietro, il suo sguardo eccitato.
Risalgo lungo l'asta con la lingua a paletta, lentamente, sembra che non arrivo mai (questo dà l'impressione ai maschi di averlo più lungo di quanto in realtà è). Arrivato in cima, lo prendo subito in bocca. Un suo sospiro profondo mi segnala che ha gradito. Lo slinguo, lo succhio, lo pompo senza sosta, alternando un metodo all'altro senza un'ordine preciso, seguendo la mia fame o forse seguendo ciò che mi indica il suo respiro. Mi gusto il sapore tipico della minchia e la sua mi sembra sempre più saporita di tutte. Me lo ficco a fondo nella gola trattenendolo un po', poi lo sfilo col risucchio mentre la saliva, abbondante, cola lungo il fusto. Poi lo riaffondo, quasi a voler recuperare quella saliva ormai confusa coi peli pubici col risultato di produrne altra ancora.
Quando sento che sta per non farcela più lo sputo fuori, lo stringo con le mani alla base, me lo rimiro e ci soffio sopra, a raffreddarlo. Comincia a piegarsi, ha le contrazioni all'addome, riprende fiato. Lo avvolgo con le labbra e ricomincio a scendere. Riprendo a fargli il servizio completo di bocca fino a che torna a contrarsi. Smetto e ricomincio. Lo consumo. Finché non resiste più, non vuole più resistere, e scatena la sua forza animale.
Mi tira su, mi fa sdraiare sulla pancia, mi viene sopra con tutto il peso, mi allarga le chiappe e mi impala, così, di botto, fino in fondo, approfittando del fatto che il cazzo è completamente fradicio della mia saliva e che il mio buco non è più tanto stretto. E si lascia andare alle trivialità che tanto mi piacciono e che sono inimmaginabili in un uomo come lui.
"Sei mio finalmente" s'illude, m'illudo. "Ti scopo, mia piccola troia. Tieh, prendi, prendi, prendilo tutto" e me lo spinge fino in fondo con brutalità. Io grido, mi dimeno ma ad ogni mio movimento il suo bastone, ad ogni colpo, va più in fondo, le mie chiappette si allargano sempre più, il mio buco si sfascia. Lui gode nel sottomettermi e io godo nel farmi sottomettere. Fotte, fotte e continua senza sosta a fottere. Il suo ritmo è sempre più veloce. Il suo respiro sempre più affannoso.
A quel punto lo tira fuori di botto e rimane così, fermo, a riprendere fiato, a guardarsi il cazzo al massimo dell'erezione, paonazzo, coperto di umori, a guardare il risultato di quella fatica, il mio sfintere rimasto aperto e che a fatica cerca di richiudersi. Mi tira su il sedere e mi mette a pecora. Un attimo e riaffonda completamente facendomi gridare di nuovo. Riprende a martellarmi abbrancandomi il torso e facendomi sentire il pelo sulla mia schiena. Contemporaneamente mi bacia il collo, mi mordicchia le spalle, mi lecca un orecchio.
"Siiii, siiii, siiiiiii, ahhhh, siiii" ripeto ad ogni affondo.
Lui emette solo suoni inarticolati. Me li sussurra nell'orecchio che mi ha appena leccato. Poi si sfila, mi gira di schiena. Alzo le gambe e lui me le prende per le caviglie. Mi infilza di nuovo e mi martella così, dominandomi dall'alto con tutta la sua prestanza. Non ce la faccio più, mi agito come un forsennato.
Lui si abbassa, allargando un po' le gambe ed afferrandomi per le cosce. E' allora che mi scopa al massimo della velocità. Mi sconquassa. Accosta la sua guancia alla mia, mi sbava sul collo. Rantola finché con un urlo gutturale, scattando all'indietro con la schiena e in avanti col bacino, mi pianta tutto il seme dei suoi coglioni nel più profondo della mia pancia. Non finisce mai di schizzare ed ogni suo schizzo è potente, è denso, corposo, posso sentirlo dentro di me che mi allaga le viscere.
Solo quando ha finito, quando mi rendo conto di aver fatto godere così tanto un maschio come lui, quando mi sento pieno della sua sborra e definitivamente sottomesso, mi lascio andare e vengo anch'io, sulla mia pancia, senza toccarmi.
Incurante di ciò, lui si abbassa fino ad aderire al mio corpo, col mio sperma che ci fa da collante, e mi bacia dolcemente soffiandomi in bocca i suoi ultimi aneliti di godimento.
Restiamo così, fermi, uno nell'altro fino a che il suo cazzo scivola fuori dalla mia caverna che sbrodola del suo succo.
L'illusione d'amore, più per me che per lui, si affievolisce lentamente e la ragione riprende il sopravvento. L'incanto è finito. Sarà per un'altra volta.

(segue)

(Si tratta di un racconto di fantasia. Non fate mai l'amore senza il preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela)
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