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Gay & Bisex

DUE IN UNO


di Foro_Romano
29.04.2020    |    16.396    |    14 9.0
"“Ma che gli frega della verginità! Lui vuole essere sfondato e basta”..."
Era una vera e propria tortura. Tutti i giorni lo vedeva od aveva lezione con lui e, ogni volta, si sentiva mancare osservando il suo corpo perfetto. Quarantadue anni, alto, spalle larghe, vita stretta con tartaruga, muscoloso in maniera armoniosa, un’ombra di barba che si unisce a dei folti baffi e poi tanto, tanto pelo nero che usciva dalla canottiera nera aderente che indossava di solito. Era Libero, il suo professore di educazione fisica.
La sera, quando era solo nella sua cameretta, si segava guardando i filmini porno in internet, dove massicci uomini maturi si sbattevano giovani imberbi. Lui si sentiva come uno di questi ultimi ed immaginava che l’uomo addosso a lui era il suo professore. Era arrivato al punto che, mentre si eccitava con lo sguardo, la mano accompagnava un flacone lungo di deodorante su e giù dentro il suo buco affamato. La sborrata era certa.
Aveva da poco superato la maggiore età ed era ancora all’ultimo anno di liceo perché la terza l’aveva dovuta ripetere. Gli ormoni gli avevano distratto l’interesse dallo studio, ma poi si era riallineato fissando la sua attenzione al professore anche se (o forse proprio per quel motivo) l’unica materia dove non andava granché bene era proprio l’educazione fisica.
Un giorno era accanto alla madre in attesa di essere ricevuti dal suo professore preferito durante un colloquio coi genitori. Dopo di loro, un suo compagno di classe col padre. E che padre! Bono pure lui. Anche lui massiccio e peloso, dalla carnagione un po’ olivastra dovuta alle origini meridionali. Proprio il suo ideale di uomo. Si chiamava Fedele. Si presentarono e parlarono un po’ finché non fu il loro turno.
“Signora Valeria, che posso dirle? Suo figlio Marcello non è molto portato per lo sport. Lo vede come è piccolo e gracile. Si impegna e la sufficienza se la merita ma avrebbe bisogno di fare più esercizi, magari con delle attrezzature adatte a rassodare certi muscoli. Se vuole, posso accompagnarlo in una piccola palestra privata di un mio amico, fuori dell’orario scolastico e gratuitamente. Lì ci sono gli attrezzi adatti per esercizi più formativi e – sono certo – anche più piacevoli per il ragazzo”.
La madre accolse con entusiasmo la proposta e lui, pensando che sarebbe stato vicino al professor Libero, fu ancora più entusiasta. Si misero d’accordo ed un giorno il professore lo andò a prendere a casa con la sua auto. Tutti e due erano in tuta. Stare seduto accanto al suo maschio ideale lo faceva fremere e aumentava la sua timidezza, così non disse una parola per tutto il tragitto. Si limitava ad assensi con la testa quando l’uomo gli chiedeva se era contento della novità, mettendogli una mano sul ginocchio.
Arrivarono in un villino di campagna. Venne loro aperto il cancello e, posteggiata la macchina, si avviarono verso l’ingresso. Marcello rimase di stucco quando vide chi li stava aspettando sulla porta.
“Lui è Fedele, è il padre del tuo compagno nonché mio buon amico da tanti anni”.
“Ricordi, eravamo dopo di voi al colloquio a scuola” e gli strinse la mano, fortunatamente non troppo forte. Quella mano era il doppio della sua.
“Si, si, certo” e divenne tutto rosso.
“Prego accomodatevi. Ecco qui, come puoi vedere, nella cantinetta ho creato una piccola palestra ben attrezzata. Credo che sia adatta alla ginnastica che Libero vorrebbe farti fare”.
“Si, ne avresti bisogno ma, in verità, non avremo bisogno di usare queste attrezzature per fare quello che ho in mente. Basteranno le nostre mazze”.
In un lampo, il professore lo afferrò alla vita da dietro mentre il padrone di casa gli prese la testa e gli infilò la lingua in bocca. Marcello rimase spiazzato ma gli ci volle poco per capire di essere caduto in un tranello e di essere preda di quei due stupendi maschi. Non era in un sogno, anche perché sentiva benissimo il pisello che, dietro di lui, andava prendendo consistenza e gli premeva contro il sedere attraverso il tessuto delle tute.
Gli fu piegato il busto e la lingua fu sostituita, nella sua bocca, dal consistente cazzo del padrone di casa. Era la prima volta che sentiva il sapore di un cazzo vero, quello di un uomo maturo. Il gusto ed il profumo erano più marcati, più forti di quelli della sua pelle. Era un cazzo già entrato centinaia, migliaia di volte dentro fiche e culi e la pelle era più spessa, meno delicata della sua, del suo pisellino che si smanettava ogni sera.
Quel membro era grosso e proporzionato, leggermente rivolto all’insù, con una grande cappella rossa che andava diventando viola dall’eccitazione di avere quella bella piccola bocca a sua disposizione. Gli teneva ferma la testa per evitare che fuggisse. Invece il ragazzo non ne aveva alcuna intenzione. Aveva capito che era finalmente arrivata la sua prima occasione e voleva approfittarne. Quegli uomini erano veri, erano quelli dei suoi sogni e le loro intenzioni nei suoi confronti erano chiare.
Cominciò subito a succhiare ed a far volteggiare la lingua attorno alla succosa cappella dell’uomo, assaporando con gusto il liquido prespermatico che emetteva il buchino. Intanto, il suo professore, dietro di lui, gli mise a nudo il sederino. Lo rimirava e lo accarezzava incantato. Non era sodo, come quello degli sportivi, ma morbido, roseo, coperto di teneri peletti, e aveva la tipica forma “a mandolino”. Allargandogli le natiche, si poteva vedere il buchino roseo, con tutte le sue grinze, attorno al quale i peletti erano più folti.
Il prof non poté esimersi di baciarlo, come una rosellina profumata in primavera. Ne inalò l’afrore fresco e giovane. Si sentiva scoppiare il cazzo perché sapeva che, per merito suo, poco dopo quel fiore avrebbe perso la sua integrità e si sarebbe aperto ad accoglierlo in tutta la sua potenza.
“Mmmmm, che splendore” e lo leccò cercando di metterci più saliva possibile.
Il ragazzo emise un gemito dal significato chiarissimo di approvazione. L’uomo gli lasciò libera la testa e lui afferrò il membro alla base e prese a succhiarlo di gusto.
“Visto? Che ti avevo detto! L’avevo capito subito che al nostro Marcello piace il cazzo. Non è così, caro?”
“Mmmm si ma… mmmm io… non l’ho… mmmm mai preso”.
“Senti, senti. Non hai mai preso il cazzo in culo? Non dirmi che sei ancora vergine”.
“Si mmm… non l’ho mai preso e… mmmm non l’ho mai succhiato”.
“Non si direbbe” fece l’amico, che stava beandosi di quella bocca umida ed accogliente.
“E’ la fame arretrata che ha. Questo porcellino diventerà presto una vera scrofa. E sarà la mia scrofa” disse il prof ficcandogli dentro il dito medio umido di saliva.
Il ragazzo si bloccò, ebbe un sussulto ma non si liberò la bocca. Cominciò a muoverglielo avanti e indietro, a sinistra ed a destra. Ci fece colare sopra altra saliva e infilò anche l’indice e glieli girava dentro per allentare il muscolo anale. Considerate che due dita della mano del professore costituivano un calibro piuttosto consistente.
“Siii professore, la prego. Voglio essere scopato e voglio che sia lei il primo a farlo”.
“Vuoi dire che mi offri la tua verginità?”.
Intervenne Fedele. “Ma che gli frega della verginità! Lui vuole essere sfondato e basta”.
“Sei il solito troglodita. Lo farò, piccolo, ma adesso spogliamoci e mettiamoci sul letto. Staremo più comodi”.
Le tute, nella loro praticità, furono tolte in brevissimo tempo. Fedele si sedette con la schiena appoggiata alla testiera e le gambe aperte. Marcello gli si inginocchiò davanti e si abbassò tra le cosce pelose a riprendere in bocca e spompinare il nerbo duro. Ogni tanto passava a leccare i grossi coglioni per poi risalire con la lingua fino a riprendere a succhiare la cappella. Libero, dietro di lui, ricominciò a svangare con due dita il buco affamato ed a slinguarlo per bagnarlo il più possibile di saliva, anche sputandoci sopra.
Il ragazzo non smetteva la poppata, con molto rumore di risucchio, ma emetteva mugolii sempre più eloquenti di insofferenza. Non vedeva l’ora di essere posseduto dall’uomo.
“Che aspetti a metterglielo dentro? Non senti come frigna il frocetto? Spaccagli il culo e sbatteglielo in fondo”.
Il professore si decise. Si raddrizzò, lo afferrò forte per i fianchi. Sistemò la punta del glande sul forellino fremente e spinse leggermente. Mugolii di approvazione da parte del ragazzo. Ancora qualche piccola spinta e, finalmente, la cappella si fece spazio ed entrò. Un lieve gemito di dolore e il giovane cercò di concentrarsi sul pompino per sopportare meglio quello che gli stavano facendo, senza peraltro riuscirci molto. Dopo una breve sosta, il grosso cazzo riprese ad avanzare lentamente, con cautela. Libero gli si appoggiò sulla schiena e gli cinse il torso tra le forti braccia pelose, mentre spingeva lentamente entrandogli dentro centimetro dopo centimetro. Marcello sembrava miagolare, con un misto di dolore e desiderio. Ci mise un bel po’ ma poi, finalmente, entrò tutto fino alla radice, fino agli ispidi peli del pube.
“Ma che si scopa così? Ma sbattilo come si deve. Questa puttanella non vuole altro. E tu pensa a succhiarmelo. Ti stai distraendo troppo”.
Accertata la buona accoglienza, il professore cominciò ad accelerare pian piano il ritmo e ad essere più violento, finché arrivò a fotterlo con forza dilaniandogli le budella in maniera selvaggia. Il ragazzino guaiva e si dimenava, scosso dalle potenti spinte del maschio.
“Bravo, così, sfondalo, sventralo, forte… più forte. Fagli capire quanto è troia. Dai… dacci dentro… dai… dai… dai, così… si… si… siiii… Uaaahhhh”. Il signor Fedele, tenendogli saldamente la testa, gli sparò un torrente di sborra in gola, dimenandosi come un ossesso e agitando la testa avanti e indietro. Il ragazzo non poté fare altro che ingoiare tutto e solo verso la fine poté degustare per la prima volta il sapore dello sperma di un uomo. Il suo pisellino grondava sperma senza sosta, mentre Libero continuava a pompare vigorosamente con colpi ben assestati il corpicino sotto di lui.
“Che hai fatto? Sei venuto? Gli sei venuto in bocca?”.
“Ahhh, si e lui ha mandato giù tutto. Non si è perso neppure una goccia, ‘sta lurida cagna”.
A quella notizia ha perso la testa. L’ha montato grugnendo come un animale fino ad esplodergli dentro e pompare sperma a ripetizione, urlando e rantolando il suo piacere.
Completamente svuotato gli ha baciato il collo e gli ha sussurrato all’orecchio “Spero di non averti fatto troppo male, piccolo mio”.
Marcello ha girato la testa come poteva. “E’ stato meraviglioso. Grazie”.
Quando il membro gli fu sfilato dal culo, una serie di viscidi grumi biancastri, densi e cremosi, uscirono a bagnare le pallette e scivolarono lungo una coscia.
I tre si concessero qualche minuto di riposo. Marcello, raccolto sotto l’ascella del suo uomo, ne respirava l’afrore e, con la manina, giocava col pelo dell’ampio torace. Fedele si rimirava il membro afflosciato sui coglioni e prese a toccarselo finché quello non tornò ad irrigidirsi.
“Adesso il tuo culetto tocca a me, puttanella. Adesso che è ben farcito sarà più facile fotterti” e, senza aspettare una risposta, approfittando del fatto che il ragazzo era su un fianco, gli si piantò dentro di botto fino alla radice. Gli sollevò una gamba per scoparlo con più facilità.
“Aaahhh, ragazzino, che bel buco rotto. Ti piace, vero? Tieh, troia, goditi in culo anche questo cazzo” e lo montava ferocemente. Fu devastante.
Marcello gemeva di piacere. Aveva perso la verginità col suo uomo preferito ed era preda di lui e del suo amico, non meno piacevole di lui. Si piegò col busto e prese in bocca il membro del suo professore che, in men che non si dica, divenne duro come il marmo. Grosso e nodoso di vene.
I due uomini, questa volta, ci misero più tempo a raggiungere l’orgasmo ma, alla fine, quando gli facevano male le mascelle e il suo buco era completamente sfasciato, poté assaggiare anche la sborra del suo amore e padrone e ricevere dentro la pancia un’altra farcitura cremosa. Tanto fu il piacere che non si accorse neanche di essere venuto anche lui.
Ovviamente, da allora, due volte a settimana si dedicava agli esercizi con i suoi attrezzi ginnici preferiti. Con tutte le manipolazioni che riceveva e le posizioni che gli facevano assumere, rafforzò il fisico e rassodò i glutei. Certo, c’è stato l’inconveniente che gli fa male la gola e il buco del culo è ormai una voragine, ma vuoi mettere quanto ne ha acquistato in salute?

(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha il solo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma godetevela il più possibile. Buona sega a tutti).

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