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Gay & Bisex

COMPLEANNO SPECIALE


di Foro_Romano
09.06.2017    |    28.441    |    8 9.5
"Guarda, non ce l’ho mai avuto così grosso”..."
(Racconto n. 83)

Per motivi di lavoro, sono sempre in viaggio per l’Italia. La cosa è stressante ma ha il suo lato positivo. Per tutta la vita sono stato libero di conoscere sempre cazzi nuovi, così ne ho visti di tutti i colori e dimensioni e mi sono fatto un’idea sugli gli uomini di tutte le regioni. Senza voler generalizzare, naturalmente, trovo che i più gay (spesso repressi) sono i pugliesi, i più ciarlieri i veneti, i più disinibiti i toscani, i più porci i napoletani, i più fantasiosi i siciliani, i più focosi i calabresi ed i più dotati i negri, ovviamente. Forse è una classifica discutibile ma se c’è qualcuno che vuole dimostrarmi di essere più porco, fantasioso, focoso o dotato delle categorie che ho elencato è pregato di farsi avanti e ne ‘discuteremo’.
Si, devo ammetterlo, non mi sono fatto mancare nulla, orge comprese, ma ormai sono anni che le avventure stanno scemando. E’ vero, non sono più bello come una volta, ho messo su pancia, ho perso i capelli, non sono più agile come una volta, ho il buco del culo un po’ troppo aperto ma ho sempre dentro di me una gran voglia di essere troia. Possibile che non c’è più nessuno a cui possa piacere? Si dice che i gusti delle persone sono dei più vari e che qualcuno che apprezza c’è sempre ma, devo ammetterlo, non batto più un chiodo da troppo tempo ed io mi sono rassegnato ed ho messo i remi in barca. Col tempo sarò diventato troppo difficile ma gli unici che mostrano un po’ di interesse o sono vecchi babbioni disgustosi o ragazzini che cercano un nonno da cui farsi coccolare od aridi prezzolati senza un minimo di passione.
Non ho mai pagato nessuno in vita mia. Da giovane mi pagavano ristoranti eleganti, dopo ero io a pagare la cena ma non ho mai dovuto pagare le prestazioni erotiche. Se lo si fa per soldi non c’è trasporto. Questa volta, però, ci ho fatto un pensierino, anche in virtù di una ricorrenza un po’ particolare. Come ho detto, era un bel po’ che non facevo niente con qualcuno e mi trovavo a Genova, solo e stavo per compiere sessant’anni tondi tondi. Dovevo fare qualcosa per non soccombere alla tristezza. Così ho deciso che per il mio compleanno potevo anche fare uno sgarro alla regola.
Mi sono collegato ad un sito internet di prestazioni omosessuali ed ho compilato un questionario su come lo avrei voluto. Attivo (naturalmente), tra i 30 ed i 40 anni (l’età migliore per gli uomini), alto più di 1:70 (più di me), peloso (sennò che maschio è), automunito. Mi è comparsa una serie di foto tra cui scegliere ed uno mi ha colpito in modo particolare: un maschio da sballo. La scheda diceva 36 anni, 1:90 (quantagrazia). Avrei dovuto pagare prima la cena poi, per il sesso, il prezzo variava da un’ora a tutta la notte.
Mi demoralizzai ancora di più. Già tanto potermi permettere di affrontare la cena, il resto era fuori del mio budget. Ci pensai un po’ e alla fine, “ma si, vorrà dire che mi limiterò ad una chiacchierata disinibita con un maschio come quello e amen”. Forse dopo, ripensandoci in albergo, mi sarei tirato una sega.
Lo contattai e si mostrò molto gentile. Capì il mio imbarazzo per il poco che potevo offrire e mi tranquillizzò mettendomi a mio agio. Avrebbe provveduto lui a trovare un ristorante non troppo pretenzioso e mi sarebbe venuto a prendere per l’ora di cena. Al momento non aveva richieste più ‘appetibili’, per fortuna.
Non appena lo vidi rimasi a bocca aperta. Era ancora meglio che in foto. Un pezzo di marcantonio che più maschio non si poteva. Mentre mentalmente stavo valutando l’idea di fare una correzione al budget, mi venne incontro e mi strinse la mano con un sorriso che gli trasformò il viso da truce ad angelo salvatore e mi sciolse… il buco del culo.
“Ciao, mi chiamo Angelo”. Che altro nome poteva avere?
“Ma dai, sei un uomo maturo”, mi dissi. Ripresi il controllo su me stesso e mi presentai.
“Sali. Ho scelto un ristorante che ti piacerà” e mi invitò sulla sua auto sportiva. Arrivammo in poco tempo sulla montagna, in un posto isolato e panoramico. Non so come ma delle difficoltà che la mia età comportano nell’entrare ed uscire da quell’auto sportiva (e bassa) quasi non mi accorsi neppure io.
Il locale era stupendo, con una vista sul mare mozzafiato. Luci soffuse, camerieri gentili e non invadenti. Accanto ad un uomo simile, per un attimo immaginai di aver trovato finalmente il principe azzurro che aspettavo da una vita ma poi precipitai nella realtà e mi preoccupai del costo. Lo comprese dal mio sguardo.
“Non ti preoccupare”, mi disse rassicurante. “I prezzi sono più che abbordabili ed il padrone è un mio amico. Gli ho detto che pagavo io e mi ha assicurato che il prezzo sarà molto contenuto”.
Ci siamo seduti al tavolo ed ho cominciato a vivere un sogno. Lui mi ha messo subito a mio agio ed abbiamo parlato di me, di lui, delle nostre vite. Oltre alla sua professione libertina era un abbastanza apprezzato designer di arredo ed aveva scelto di fare da accompagnatore per arrotondare, approfittando del fatto di piacere sia alle donne che agli uomini. Parlammo di tutto: di arte, di storia, delle bellezze d’Italia. Era molto preparato culturalmente. Non me lo aspettavo, dato il suo mestiere. Facilmente andammo sul discorso sesso.
“Dunque sei bisessuale”.
“Si ma per lavoro. Principalmente sono esclusivamente attivo ma, devo dire, preferisco gli uomini”.
“E ti richiedono più donne o più uomini?”.
“Più donne, purtroppo, e gli uomini spesso sono giovani broker o figli di papà viziati, ricchi ed ignoranti. A letto, poi, amano le cose più strane. Droghe, travestimenti, sadomaso, fisting, pissing e così via. Ho una gran voglia di semplicità” e mi lanciò uno sguardo indagatore.
“In questo puoi stare tranquillo. Sono della vecchia generazione e amo le coccole, la passione e… le porcate pure, senza fronzoli”. Sorridemmo. Eravamo sulla stessa linea d’onda.
Alla fine della cena, fece venire una piccola torta di meringa e castagne con panna. La mia preferita (come faceva a saperlo?). Sopra, una semplice candelina senza l’indicazione degli anni (bontà sua). Quando la spensi con un soffio mi sembrò che una pioggia di stelle luccicanti scendesse su di noi. Brindammo a champagne.
La serata fu talmente bella che avevo dimenticato tutto: il perché ero lì, perché con lui. Quando risalimmo in macchina, però, mi resi conto che tutto stava per finire. La favola, il principe azzurro, il cielo stellato, la luna che si rifletteva sul mare. Tutto.
“Vieni da me?”. La sua voce mi lasciò di stucco.
“Che vuoi dire? Non mi sono spiegato bene quando ti ho contattato? Io non posso…”
“Si, ok, ho capito. Adesso sono fuori servizio, quindi decido io cosa fare. Mi sei simpatico, ti trovo una bella persona ed inoltre mi piaci. Si, è così, a me piacciono gli uomini maturi ed intelligenti come te, quindi da adesso in poi sarà tutto gratis” e sorrise.
“Dici davvero!?”. Non potevo credere a quello che sentivo.
“Però ad una condizione”.
Lo sapevo che c’era la magagna. “Quale?” Cambiò linguaggio, da gentile che era stato fino a quel momento.
“Sarai tu ad essere la mia puttana. E’ tutta la sera che mi ecciti, da quando ti ho visto. Senti”. Prese la mia mano e se la mise sulla patta gonfia. Potevo sentire bene la mazza dura sotto la stoffa.
“Anche sentirti parlare mi eccita e adesso voglio scoparti e farti strillare. Sarai la mia troia. Mi hai detto che nella vita hai preso tanti cazzi, anche due insieme, beh non ti sarà difficile farti sfondare dal mio cazzo”.
Glielo palpai. Era enorme. “Invece ho paura di si… ma saprò risolvere il problema”. Ridemmo. Prese la mia testa con una mano ed avvicinò la sua bocca alla mia per un focoso bacio. Fu così ardente che mi sciolsi tra le sue braccia. Fu un bacio lunghissimo, lì, nel parcheggio del ristorante, rischiarati dalla luna, col rischio che qualcuno ci vedesse. Non ci pensammo proprio. Non ce ne importava niente.
Partì subito dopo. Io non gli tolsi la mano dalla patta nemmeno per un attimo. Volevo che fosse subito pronto all’uso. Pensavo di aver toccato il cielo con un dito, invece stavo toccando qualcosa di più ‘terreno’. Quando arrivammo a casa sua, in un attimo eravamo completamente nudi, eccitati come ricci (sarà stata colpa delle ostriche?).
Lui seduto sul bordo del letto, a cosce spalancate. Io inginocchiato davanti al suo totem a rimirarlo. Guardavo lui ed il suo cazzo, il suo cazzo e lui. Bello, massiccio, pelosissimo, maschio. Mi prese la testa con le due mani e me l’avvicinò al suo asso di bastoni.
“Che aspetti, puttana? Fammi vedere come sai fare i bocchini”. Aprii la bocca e me lo schiaffò dentro, dandomi il ritmo. Se lui aveva l’asso anch’io avevo buone carte e non bleffavo. Tirai fuori tutta la mia esperienza e gli (mi) regalai il miglior pompino della mia vita.
“Cazooo, si che ci sai fare!” e si staccò lasciandosi andare indietro e poggiandosi sui gomiti. Quando sentivo che stava per venire lasciavo la cappella per passare a leccargli i grossi coglioni pelosi e pendenti. Annusavo il suo pungente odore virile e proseguivo ad insalivargli l’asta fino a tornare a succhiargli la cappella, a slinguarla, per poi infilarmelo giù nella gola più che potevo. Gemeva e rantolava. Emetteva mozziconi di parole sconnesse. Qualcosa si capiva: “Succhiami la minchia, troia… sugaminchia… zoccola… cacciatelo in gola”. Tutta soddisfazione per me.
Stavo riempiendomi la bocca con le sue palle quando mi staccò, mi fece alzare e mi spinse sul letto di schiena. Mi alzò le gambe prendendole da sotto le ginocchia ed osservò il mio buco voglioso.
“Si vede che ne hai presi tanti! Pensare che lì dentro ci hanno goduto centinaia di maschi mi eccita da impazzire. Guarda, non ce l’ho mai avuto così grosso”. Si tirò su e mi mostrò più di 25 centimetri di carne dura e venosa, leggermente curvata verso l’alto. Non ebbi esitazione:
“Rompimi il culo e non ti fermare”.
“Sei una troia. Ti farò dimenticare tutti gli altri”. Ci vollero tre spinte poderose per arrivare in fondo. Gridai e mentre mi fotteva di brutto prese le sue mutande da sopra il letto e me le mise in bocca per attenuare le mie urla. Quando il mio buco diventò una voragine slabbrata e senza fondo mi tolse il tappo dalle labbra e le sostituì con la sua lingua. La saliva ci incollava la bocca, il sudore ci incollava il corpo, la sua furia mi incollava a lui, il suo cazzo mi riempiva fino allo stomaco. Mi possedeva, mi sentivo sottomesso, mi sentivo femmina e quasi subito venni sulle nostre pance, sui nostri peli. Mi dimenavo, lo incitavo a fare sempre più forte, senza ritegno.
“Cazzo, che troia che sei. Questo si che vuol dire essere troia. Sei la migliore troia che mi sono mai scopato. Chi non ti ha voluto non sa che si è perso”.
Calò di nuovo a baciarmi senza smettere un secondo di sbattermi, infoiato come un animale. Fu così che, dopo una lunghissima scopata, tremando tutto, mi sborrò dentro una quantità immensa di succo, urlandomi il piacere direttamente in bocca. Si staccò per riprendere fiato continuando a stantuffare ed a schizzarmi dentro bordate su bordate, con gli occhi fuori dalle orbite e il viso stravolto dalla libidine. Bello come un diavolo.
Alla fine si afflosciò lasciandosi andare con tutto il peso sopra di me mentre il suo pene perdeva consistenza e rilasciava le ultime gocce dentro di me. Col peso di quel montone addosso, il buco aperto e stracolmo di liquido, del suo liquido virile, non resistetti e me ne venni una seconda volta emettendo gemiti di godimento puro.
Sollevò la testa. I nostri visi vicini. Mi sorrise accarezzandomi le tempie. Un fugace bacio. Nei suoi occhi vidi la soddisfazione più completa, ma anche lui la lesse nei miei.
“Finalmente una volta ho scelto io la puttana e non viceversa”, disse.
“Finalmente mi hai fatto sentire puttana ancora una volta e grazie della scelta”, aggiunsi io.
“Mi sono sempre piaciuti gli uomini maturi come te: col sale in zucca e maschili ma che a letto si trasformano in vere troie. Fortuna che sei di passaggio sennò potrei innamorarmi di te e non potrei più lavorare” ed un po’ di tristezza gli velò lo sguardo, contraddicendo quanto stava dicendo.
Anch’io provai una stretta al cuore e per sdrammatizzare dissi: “Beh, adesso esci da questo corpo posseduto”. Ridendo si sfilò dal mio buco. Me lo toccai. Era proprio spanato e mi bagnai le mani col succo che ne usciva. Per scherzo, mi leccai le dita guardandolo maliziosamente, come una zoccola senza limiti.
“Incorreggibile! Mi vuoi proprio strappare il cuore?”.
“No, vorrei strapparti il cazzo e portarmelo via come souvenir”.
“Bravo, così te lo ficcheresti al culo ogni sera?”.
“Non solo, anche di giorno. Avresti da ridire?”.
Con aria seria disse: “Comunque, ogni volta che passerai da queste parti, avvisami e ci vediamo. Tu mi offrirai la cena ed io ti ripagherò… in qualche modo”.
“Ok, dovrò pensare in che modo”, dissi malizioso.
Il bacio che seguì fu particolarmente passionale e suggellò l’accordo.
Sto facendo il possibile perché la mia società mi faccia stare stabilmente in quel di Genova e, se ci riesco, Angelo dovrà lasciare quel suo secondo lavoro ma almeno avrò un amore che mi tromberà giorno, sera e notte e affanculo agli invidiosi che dicono che non si farebbero scopare da persone che, considerando l’età, potrebbero essere loro figli. Piace a me e piace a lui. Questo è quello che conta.


(Le stesse cose si possono fare con le precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela).

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