Prime Esperienze
In ufficio con Giorgia il finale


22.04.2025 |
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"Uno squirt violentissimo, un getto che inzuppò i server, la scrivania, le gambe di Diego..."
Giorgia attese Diego dietro la porta blindata della sala server. L’aria dentro era fredda, secca, il rumore continuo delle ventole copriva ogni suono. Perfetto per quello che aveva in mente.Quando lui entrò, si chiuse la porta alle spalle e si voltò. Lei era già pronta: in ginocchio, con una sottoveste trasparente, capezzoli tesi, niente sotto. Il viso truccato pesante, rossetto scuro, occhi da puttana in trance. E tra le mani… un dildo nero, enorme, lucido. “Oggi ci svuotiamo l’anima,” disse.
Lo fece sedere sulla sedia girevole davanti al rack principale, poi salì a cavalcioni su di lui, abbassando il corpo fino a far scivolare il cazzo dentro la sua fica, già bagnata come una piscina. Iniziò a cavalcarlo con una foga diversa, animalesca. Le mani sulle sue spalle, le unghie che affondavano, il seno che sbatteva sul suo petto. Ogni colpo faceva tremare lo schienale. Ma non bastava.
Si alzò, si girò, e si inginocchiò a quattro zampe sulla scrivania piena di cavi. “Il culo. Voglio venire solo col culo pieno.”
Diego glielo ficcò dentro con una spinta decisa, il buco ormai elastico che si chiudeva attorno al cazzo con una stretta quasi dolorosa. Lei gemeva come posseduta, la faccia premuta contro la tastiera, le dita che battevano a vuoto sui tasti, il corpo che tremava.
Poi prese il dildo, e mentre lui la sfondava in culo, lei si infilò il dildo nella fica. Doppia penetrazione. Il suono era osceno. Le labbra della fica che schiaffeggiavano la plastica, il culo che si dilatava ad ogni colpo, un gemito costante, profondo, che cresceva come una sirena.
“Diego… sto per… cazzo…”
Il corpo di Giorgia esplose. Letteralmente. Uno squirt violentissimo, un getto che inzuppò i server, la scrivania, le gambe di Diego. Tremava. Si contorceva. Le gambe molli, la schiena inarcata, la bocca spalancata in un urlo muto.
Diego resistette fino all’ultimo. Poi tirò fuori il cazzo dal suo culo aperto, si alzò in piedi, glielo sbatté in faccia, e venne con un’esplosione mostruosa: una sborrata mai vista, un fiotto lungo, denso, che le inondò la faccia, i capelli, le tette. Lei aprì la bocca, lo prese tutto, ne perse un po’ sulle labbra, ma poi se lo spalmò addosso come crema sacra. “Così… marchiami.”
Rimasero lì, distrutti, bagnati, tremanti, con le ventole che soffiavano ancora, come a coprire il suono del peccato. …Diego si lasciò cadere sulla sedia, il cazzo ancora duro, pulsante, sporco della sua sborra e dei liquidi che avevano inondato Giorgia. Lei, col trucco colato, la bocca sporca, le cosce tremanti, si avvicinò carponi, come una gatta in calore.
“Non ho ancora finito,” sussurrò.
Senza dire altro, si inginocchiò davanti a lui, gli prese il cazzo tra le mani e cominciò a leccarlo lentamente, dalla base fino alla cappella, raccogliendo ogni residuo con la lingua piatta, precisa, come se stesse gustando l’ultimo cucchiaino di un dessert proibito.
Lo guardava dal basso con quegli occhi pieni di lussuria e dominio, mentre la lingua danzava, girava intorno al glande, succhiava con delicatezza e poi di nuovo lo prendeva in bocca, solo la punta, giocandoci tra le labbra come fosse un gioiello sacro. Il cazzo ancora sensibile tremava tra le sue mani, e lei continuava imperterrita.
“Così si chiude un incontro come si deve,” disse, tra un bacio e una leccata lenta, mentre il cazzo ormai tornava flaccido, lucido e pulito solo grazie alla sua bocca.
Alla fine, lo baciò teneramente sul glande, come fosse un arrivederci. Si leccò le labbra, sporche di sborra e sapore di sé, si passò le dita sulla lingua per raccogliere anche l’ultima goccia e sorrise.
“Adesso sì… posso iniziare la giornata.”
Si alzò, si sistemò i capelli, si chiuse il trench, lasciando sotto quel corpo nudo, devastato e ancora vibrante. Prima di uscire, gli sussurrò all’orecchio:
“Se domani non mi scrivi per primo… ti vengo a cercare. Col cazzo pulito o no.”
Giorgia si rialzò con un sorriso. “Fine del gioco. Ma ogni volta che passerai davanti a questa sala… ti verrà duro solo a ricordare.”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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