Prime Esperienze
Dentro quei jeans – Estasi senza limiti


04.05.2025 |
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"Dentro quei jeans c’era molto più di una donna..."
PrefazioneCi sono corpi che parlano anche vestiti. Curve che raccontano storie proibite, tessuti che incastrano l’immaginazione come una trappola.
Quella mattina sul lago, non era solo il paesaggio a togliermi il fiato. Era lei. I suoi jeans. Quel punto preciso tra le cosce dove il mondo si fermava.
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Racconto
Il lago era calmo. Lei no.
Si appoggiò alla ringhiera con quel blazer rosa leggero e i jeans che sembravano una seconda pelle. Il denim aderiva perfettamente al culo, stringendolo come mani invisibili, lasciando appena intravedere la curva piena, tonda, irresistibile.
Quando mi avvicinai, sorrise.
«Ti sei perso?»
«Sì,» risposi. «Tra le cuciture dei tuoi jeans.»
Mi fissò un istante, poi si morse il labbro e sussurrò:
«Allora vieni a cercarti. Ma fallo bene.»
L’hotel era a pochi passi. La stanza profumava di legno e sapone. Ma lei sapeva di pelle calda e voglia repressa.
Senza dire una parola, si voltò e mi porse il culo. Io, tremante, iniziai a spogliarla. Prima il blazer, poi il bottone dei jeans. La zip scese lentamente, come un invito all’inferno.
Quando il tessuto si aprì, rivelò un tanga di pizzo bianco: bagnato. La figa era già pronta, le labbra aperte, pulsanti.
Mi inginocchiai. Le tirai via tutto e la leccai da dietro, lingua piatta sul clitoride, dita che entravano dentro con forza. Ma non bastava.
Gliela aprii con le mani e ci infilai due dita anche dietro, lentamente, mentre le succhiavo la figa.
Lei gemette, si inarcò.
«Più dentro, cazzo… voglio sentirti dappertutto.»
Obbedii.
Le leccai l’ano, a lungo, finché non mi supplicò:
«Scopami lì. Voglio sentirmi piena ovunque.»
Spalmai un po’ della sua stessa umidità lì dietro, la lubrificai con la lingua, poi la feci piegare sul letto e glielo infilai lentamente, centimetro dopo centimetro.
Era stretta, calda, accogliente. Lei ringhiava piacere, si muoveva a ritmo, spingendo il culo contro di me come una troia felice.
Quando la presi anche davanti, con due dita nella figa e il cazzo dentro il suo culo, perse il controllo.
Gocciolava, urlava, si piegava in due dal piacere.
«Dio, scopami così, tutta. Riempimi, fai di me quello che vuoi.»
Mi voltò, mi spinse sul letto e si inginocchiò.
La bocca si aprì su di me con una fame che non avevo mai visto. Mi inghiottì fino alla base, sputando, ansimando, con le lacrime agli occhi e il culo ancora tremante dal godimento.
Alternava la lingua al palato, alla gola, alle palle, baciandomi ovunque mentre mi guardava.
«Voglio sentirtelo esplodere in bocca.»
E così fu.
Le venni sulla lingua, lei ingoiò tutto senza distogliere lo sguardo, con un ghigno sporco, perfetto, selvaggio.
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Epilogo
Quella mattina a Como non è mai finita davvero.
Quando chiudo gli occhi, la vedo ancora lì, con il culo scoperto e il sorriso sporco di sperma.
Dentro quei jeans c’era molto più di una donna. C’era un abisso da cui non sono più risalito.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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