tradimenti
La Cena del Desiderio – Il Culo di Erika


07.05.2025 |
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Epilogo
Quando mi rivestii, Erika era ancora nuda, sdraiata sul letto disfatto..."
Ci sono peccati che si consumano in un attimo e svaniscono. E poi ci sono quelli che restano impressi nella carne, come un marchio. Questa è la storia di uno di quei peccati. Uno sporco, caldo, inevitabile.La moglie del mio amico. La più bella, la più provocante. Incinta. Eppure più desiderabile che mai.
Quella sera tutto è esploso. Un gioco di sguardi, una cena tranquilla… e poi il suo culo, la sua voce, la sua resa totale.
Questa storia non è per chi cerca romanticismo. È per chi conosce il desiderio puro, quello che brucia e non chiede permesso.
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Capitolo 1: L’invito
Duilio mi aveva invitato da settimane a cena. Una serata tranquilla a casa loro, solo noi tre. Ero curioso di rivedere sua moglie, Erika. L’avevo conosciuta l’anno prima, e da allora non me l’ero più tolta dalla testa.
Giovane, bionda, occhi azzurri, alta, con un corpo da modella e una bocca che sembrava disegnata per peccare.
Quando arrivai, fu lei ad aprirmi la porta.
Vestitino corto color panna. Niente reggiseno. Niente mutandine. Le gambe nude, il pancino leggermente tondo per la gravidanza, e quel sorriso che ti scioglieva il cervello. Mi salutò con un bacio sulle guance e un’occhiata lunga, maliziosa.
Bastarono pochi secondi per farmi diventare duro.
Durante la cena cercai di mantenere la calma. Duilio parlava del lavoro, del bambino in arrivo. Erika ascoltava in silenzio, ma ogni gesto era una provocazione. Si mordeva il labbro mentre sorseggiava il vino, accavallava le gambe con lentezza teatrale, faceva scivolare le dita sul bordo del bicchiere. E ogni tanto, mi lanciava uno sguardo.
Quegli occhi azzurri erano un invito. Una promessa.
Quando Duilio si alzò per controllare il dolce in cucina, Erika colse l’attimo. Si avvicinò, piegandosi verso di me.
«Ti piaccio così?» sussurrò. «Mi guardi come se volessi scoparmi viva…»
Rimasi muto. Il cuore mi martellava nel petto. Lei sorrise.
«Terza porta a sinistra. Bagno. Cinque minuti.»
Poi si alzò e uscì, lasciando dietro di sé il profumo di una rovina annunciata.
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Capitolo 2: Il bagno
Cinque minuti dopo, con le mani che tremavano, mi alzai con la scusa di andare a lavarmi. Percorsi il corridoio e trovai la porta socchiusa. Spinsi piano.
Erika era lì, appoggiata al lavabo. Il vestito alzato sopra i fianchi, le gambe aperte, il culo più bello che avessi mai visto puntato verso di me. Nuda. Bagnata. Pronta.
«Chiudi la porta» disse piano, senza voltarsi. «E scopami come so che vuoi fare.»
Non dissi una parola. Mi avvicinai, le presi i fianchi e la penetrai dritto nel culo, duro, profondo. Lei gemette piano, stringendosi al lavabo.
«Sì… sì Michel… riempimi il culo… così… scopami forte… fammi tua…»
I colpi si fecero più violenti. Il suo corpo si muoveva contro il mio. Il suo culo si apriva sotto le spinte, accogliente e stretto. Il suo respiro era caldo, tremante, il viso contratto dal piacere.
Venni dentro di lei, profondo, trattenendo un grido, svuotandomi fino all’ultima goccia. Lei tremò, piegandosi in avanti, ansimando.
«Questo era solo l’inizio» sussurrò. «Stanotte, voglio tutto.»
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Capitolo 3: Il letto proibito
Duilio, stanco e brillo, decise di dormire nella stanza degli ospiti.
«Così almeno non ti disturbo con il mio russare» disse.
Erika mi lanciò uno sguardo che era una dichiarazione di guerra.
Mi spogliai e la raggiunsi nel loro letto. Era già nuda, distesa come una dea carnale. Il ventre leggermente tondo, le cosce aperte. Il seno gonfio, i capezzoli duri. Mi accolse con un sorriso.
«Ora sei mio. Tutta la notte.»
La presi con lentezza all’inizio, poi con rabbia. La scopai in ogni posizione. Le tenevo i polsi stretti sopra la testa mentre le entravo tutto. Lei urlava piano, mordendosi le labbra.
Quando le tornai nel culo, gemette come un animale, spalancandosi completamente.
«Così… scopami nel culo… fammi sentire che sono solo tua… non sua… tua…» ansimava.
Le venni dentro ancora una volta, profondo, mentre lei veniva con me, strappando le lenzuola con le dita.
Dormimmo stretti, sudati, stanchi. Ma non per molto.
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Capitolo 4: Il risveglio
Alle 7:10 sentimmo la porta chiudersi. Duilio era uscito per andare in ufficio.
Erika si voltò verso di me, con gli occhi lucidi e la voce roca.
«Michel… scopami ancora. Voglio svegliarmi piena di te. Voglio che resti dentro di me quando lui torna.»
La presi da dietro, dolcemente. Poi più forte, sentendo il suo corpo tremare ancora. La scopai fino all’ultima goccia, venendole dentro con violenza, affondando mentre lei gemeva come se stesse esplodendo.
Restammo così, immobili. Il mio seme dentro il suo corpo. I nostri respiri lenti.
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Epilogo
Quando mi rivestii, Erika era ancora nuda, sdraiata sul letto disfatto. Le gambe socchiuse. Il mio sperma che colava lento tra le sue cosce. Il sole del mattino filtrava tra le tende, accarezzandole la pelle chiara.
Era la moglie del mio amico. Ma stanotte era stata solo mia.
Nessuna colpa. Nessun rimorso. Solo un corpo ancora caldo. Una bocca che mi chiamava. Un culo che avevo preso come si prende una cosa destinata a te.
Uscii in silenzio.
Ma sapevo che sarei tornato.
Perché certi peccati… diventano abitudini.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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