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Prime Esperienze

In ufficio con Giorgia parte 2


di Membro VIP di Annunci69.it Angel1965
22.04.2025    |    82    |    0 6.0
"” Diego la sollevò, la schiacciò contro la parete, le gambe attorno alla sua vita, e con una spinta decisa, il cazzo entrò nel suo culo già abituato al piacere estremo..."
Il giorno dopo, Diego si presentò puntuale, con la bottiglia d’acqua e il cazzo già mezzo duro solo all’idea. Ma non fu l’archivio: Giorgia lo guidò nello sgabuzzino tecnico, un cubicolo angusto con pareti sottili e nessun vetro, perfetto per essere sentiti, ma non visti.

“Spogliati.”
Lui obbedì. Giorgia indossava solo un trench nero e stivali col tacco. Lo aprì: sotto, nuda. Nessun reggiseno, niente mutandine. Solo pelle e voglia.

Lo fece inginocchiare, lo prese in bocca, lo succhiò con fame, schiaffeggiandosi la faccia col suo cazzo teso, poi si girò, piegandosi sul piccolo tavolo pieno di stracci e detersivi, il culo alzato, le chiappe perfette divaricate, il buco già unto, pronto.

“Fammi male. Senza pietà. Il culo, Diego. Come se non ci fosse un domani.”

Lui sputò sopra, poi spinse. Il cazzo entrò con forza, il buco che lo risucchiava, stretto e bollente. Lei urlò, ma non di dolore. “Sì! Così! Tienimi aperta, scopami fino a spaccarmi!”

Le mani di lui la tenevano per i fianchi, il suono dei colpi rimbalzava nelle pareti, le sue palle che sbattevano contro la fica gocciolante di lei. Giorgia si tirava indietro, cercando più fondo, più violenza.

“Più forte! Non smettere! Usami, distruggimi quel buco!”

Diego la montava come un animale, il cazzo che entrava tutto, usciva, e rientrava ancora, sempre più veloce, fino a che lei tremò. Un orgasmo assurdo, sconvolgente. Sgorgò dalla fica come un’esplosione, le cosce che si inzuppavano, il liquido che bagnava il pavimento.

“Vieni. Ora. Nel culo. Riempimi. Dammi tutto.”

Diego ansimò, poi esplose. Un fiotto potente che le invase il retto, mentre lei godeva ancora, il buco che si contraeva, il cazzo ancora dentro, caldo, pulsante, avvolto dal suo corpo che tremava.

Rimasero fermi, lui ancora dentro, lei piegata, sudata, con le gambe che tremavano.

Si voltò e gli sorrise. “Bravissimo. Ora bevi. Domani… ascensore. Ma niente parole. Solo cazzo.”
Diego arrivò mezz’ora prima dell’orario. Giorgia lo stava già aspettando al piano terra, davanti all’ascensore privato che portava agli uffici direzionali, inutilizzato fino alle 9. Indossava una camicia bianca lunga, senza nulla sotto. Niente reggiseno. Niente slip. Tacchi a spillo. Rossetto acceso. Gli occhi che urlavano solo una cosa: scopami.

Senza una parola, entrambi entrarono. Giorgia premette il tasto per il nono piano, poi bloccò l’ascensore. Nessuna interruzione. Nessuna via di fuga.

Si voltò, si inginocchiò. Il cazzo di Diego era già pronto, duro, gonfio, e lei lo prese in bocca con la fame di chi sa che il tempo è poco ma deve essere perfetto. Lo succhiava forte, con violenza, la gola che si apriva, gli occhi che lo fissavano come se fosse l’unico ossigeno possibile. Poi si rialzò di scatto, lo sbatté contro la parete e si voltò, piegandosi in avanti.

“Figa. Ora. Spaccamela.”

Diego glielo infilò con forza. La figa era bagnatissima, calda, accogliente. Entrò fino in fondo, senza resistenza, come se lo aspettasse da ore. Lei urlò: un urlo trattenuto, soffocato contro la mano, mentre lui iniziava a spingerle dentro il cazzo con tutta la rabbia del desiderio accumulato.

“Più forte… più profondo!”
Le mani di lui la prendevano per i fianchi, il rumore dei colpi che rimbombava nelle pareti metalliche dell’ascensore. Giorgia si sbatteva contro la parete, la camicia aperta, i seni che ballavano liberi, i capezzoli duri come marmo.

Poi si girò di scatto. “Adesso il culo. Senza pensare. Senza pietà.”

Diego la sollevò, la schiacciò contro la parete, le gambe attorno alla sua vita, e con una spinta decisa, il cazzo entrò nel suo culo già abituato al piacere estremo. Lei gemette più forte, i capelli rossi appiccicati alla fronte, le labbra tremanti.

L’ascensore oscillava leggermente. Il metallo sudava con loro. Ogni colpo era una scossa.

“Sto venendo… cazzo… sto venendo nel culo…”
“No! Aspetta! Voglio venire con te!”

Diego spinse ancora, più forte, più profondo, fino a che lei esplose: un orgasmo devastante, da spezzarle la schiena. La figa squirtava con violenza, un getto che bagnò le sue gambe, lo stomaco, i tacchi, mentre il cazzo di Diego veniva nel suo culo, un’ondata calda che la riempì, la fece urlare ancora.

“Cazzo, Giorgia, sei… sei…”
“Zitto. Godi e ricorda questo momento. Perché domani… ci chiudiamo in sala server. E non usciamo finché non siamo disidratati.”
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