incesto
: “Francesca, la cognata”


06.05.2025 |
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"Le presi i capelli, glieli tirai indietro, le sussurrai: «Hai visto come se n’è andato? Ora sai chi è l’uomo vero qui dentro..."
PrefazioneC’è un confine sottile tra desiderio e peccato. Un confine che spesso basta solo guardare per volerlo superare. Francesca non era solo mia cognata. Era il frutto proibito che mi eccitava da mesi. Il sorriso malizioso, gli sguardi rubati, la voce dolce con sotto qualcosa di sporco. Poi è bastata una sera. Una porta chiusa. Un bicchiere. Uno sguardo in più. E tutto è cambiato.
Questo non è il racconto di una storia d’amore.
È il racconto di voglia pura. Di una donna sposata che ha scoperto quanto le piace essere scopata da un altro uomo.
E lo ha fatto senza rimorsi.
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Francesca – La cognata che tutti vorrebbero avere
Era lì, seduta sul divano, le gambe accavallate, la gonna troppo corta per essere casuale. Francesca. Mia cognata. La donna che non avrei mai dovuto guardare così… e invece lo facevo da mesi. Aveva qualcosa di velenoso, irresistibile. Ogni volta che parlava con me, ogni volta che si chinava, ogni volta che rideva… sapeva benissimo cosa stava facendo.
Quella sera, restammo soli. Un bicchiere di vino di troppo. La scusa perfetta.
«Fa caldo qui, vero?» disse, slacciandosi un bottone della camicetta. Io non risposi. La guardavo fisso, gli occhi incollati sul solco del seno che si apriva piano. Lei lo notò. Sorrise. Provocante. Sporca. Mia.
Mi alzai, le presi il viso tra le mani e la baciai. Forte. Senza chiedere. La sua lingua venne subito a cercarmi. Mi rispose con fame. Con rabbia. Con voglia.
«Non dovremmo…» mormorò, mentre le mani già le salivano sotto la camicetta.
«Lo so.» Le sbottonai tutto. I seni liberi, caldi, duri. Li presi con entrambe le mani e li baciai, li morsi. Lei gemette, si aprì le gambe da sola, la gonna ormai arrotolata sui fianchi.
Sotto non portava niente.
Caddi in ginocchio, le aprii le cosce, la lingua affondò nel suo profumo bagnato, sfrontato. Lei si aggrappò ai miei capelli, ansimando, grondando piacere e colpa.
«Non fermarti… continua… continua…» mi ordinava.
La portai all’orgasmo con la bocca. Scosse le gambe, urlò il mio nome, e mentre ancora tremava la sollevai e la girai sul divano. Glielo infilai tutto, forte, da dietro. Un colpo secco. Lei si arcuò, gridò di nuovo, si lasciò prendere come se l’avesse sognato per anni.
«Più forte… fammi tua… sfondami…»
E io lo feci. Con tutta la voglia repressa. Con tutta la rabbia di chi desidera l’unico corpo proibito. Francesca non era più la cognata. Era la puttana che volevo. E quella notte l’ho presa ovunque, finché non l’ho sentita gocciolare addosso a me, piegata e stravolta.
La moglie di mio cognato.
Ora… solo mia.
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Secondo round – “Sporca voglia di Francesca”
Il mattino dopo era ancora lì, nuda nel mio letto, le cosce sporche di me, i capelli spettinati, il sorriso da puttana consumata.
«Non ho mai goduto così» sussurrò, mentre si girava pancia in giù, lanciandomi uno sguardo da troia addestrata. «Ma non è abbastanza…»
Le spalancai le chiappe senza dire una parola. Il buco era lì, stretto, rosato, ancora intatto. Tremava, come se già sapesse cosa stava per succedere.
«Non ci sei mai entrato qui dentro…» mormorò.
«E ora ci entro. E non esco più.»
Le sputai sopra, le infilai due dita. Si contorse, gemeva. La preparai appena. Poi glielo puntai, duro, pronto a spaccarla.
Entrai piano, centimetro dopo centimetro, mentre lei mordeva il cuscino, ringhiava, godeva.
«Spaccamelo… sfondami il culo, come un animale…»
E io lo feci. Glielo piazzai tutto dentro con un colpo secco, sentendola stringere, tremare, gemere.
Le mani le tenevano ferme i fianchi, la sballottavo avanti e indietro come una bambola. Il suo culo si apriva a ogni spinta, ogni colpo un ruggito nella stanza.
«Ti piace, troia?»
«Sì… sì… mi piace… sfondami ancora…»
Le venni dentro, profondo, con un urlo, mentre lei si contorceva, gocciolante, distrutta e felice.
Rimase lì, con il culo aperto e il mio seme che colava.
«Ora sì… ora sono tua, davvero.»
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Terzo round – “Scoperti”
Era mezzogiorno passato. Francesca era ancora sul letto, nuda, le gambe aperte, le cosce segnate dalle mie mani, il culo rosso e gonfio, il viso sfatto dal piacere. Dormiva a pancia in giù, con il mio seme che le colava lentamente dall’ano, una goccia dopo l’altra.
Ero in cucina, a torso nudo, con una sigaretta in bocca, quando sentii la porta aprirsi.
«Francesca? Sono tornato prima dal lavoro, c’era poco traffico.»
Il sangue mi si gelò per un istante. Ma poi sorrisi. Era il momento perfetto.
Non feci nulla per nascondermi. Anzi, lo aspettai.
Fece due passi… e la vide.
Sua moglie. La sua Francesca. Completamente nuda. Le chiappe aperte. Il buco del culo ancora dilatato, devastato. Il seme mio che le colava giù, bagnando il lenzuolo. Lei si girò appena, ancora persa nel delirio del sesso, e mormorò: «Ancora… voglio ancora quel cazzo…»
Lui tremava.
«Che cazzo… Francesca?!»
Io entrai in camera con calma, ancora mezzo duro, il cazzo penzolante e lucido. Mi guardò con odio e confusione. Ma non disse una parola.
«Tua moglie è una troia fantastica, fratello» dissi. «L’hai mai presa nel culo? Perché io sì. E l’ha amato.»
Francesca si voltò, si aprì da sola le chiappe davanti a lui, senza vergogna. «È vero… mi ha spaccato, mi ha fatto sua. Non tornerò mai indietro.»
Lui tremava, tirò un pugno al muro, poi sbatté la porta e se ne andò. Umiliato. Spezzato.
Appena il silenzio tornò in casa, la guardai.
«Adesso sei tutta mia, puttana.»
«Sì… fammi tua per sempre…»
La spinsi con forza sul tavolo della cucina, il corpo nudo che sbatteva sul legno freddo. Le aprii le gambe e glielo infilai tutto in un colpo solo. Lei gridò, godette, si strinse a me con le unghie nella schiena.
Iniziai a scoparla come un animale. Ogni spinta era un colpo di dominio. Francesca urlava, si lasciava fare di tutto. Le presi i capelli, glieli tirai indietro, le sussurrai: «Hai visto come se n’è andato? Ora sai chi è l’uomo vero qui dentro.»
«Sì… sei tu… solo tu… fammelo sentire fino in gola…»
La girai, la inginocchiai per terra, le aprii il culo e glielo ficcai di nuovo lì, più violento, più profondo. Lei gemeva, rideva, si spalmava sul pavimento, il viso in mezzo alle sue lacrime e ai suoi gemiti.
«Scopami ancora… fino a farmi svenire… voglio essere solo la tua troia…»
E io l’ho accontentata.
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Quinto round – “La puttana migliore”
Era piegata sul divano, ancora con le cosce bagnate e il culo segnato dai miei colpi. Aveva il viso sporco del mio seme, i capelli incollati sulla fronte, e la lingua fuori, come una cagna in calore.
«Non ho mai succhiato il cazzo così nemmeno a mio marito… e nemmeno tua moglie lo ha mai preso come lo prendo io» disse con un sorriso sporco, mentre si inginocchiava di nuovo.
«Lo so, puttana. Sei la migliore. Sei la bocca che sogno quando scopo tua sorella. Sei il culo che voglio quando faccio finta di godere con lei.»
Francesca gemette, fiera. Aprì la bocca e mi prese dentro. Tutto. Senza mani. Fino in fondo. La gola le si chiudeva intorno al mio cazzo, mentre gli occhi le lacrimavano e le guance si arrossavano. Ma non smetteva. Godeva a farmi godere.
«Guarda come lo prendi…» le dissi, afferrandole la testa e iniziando a scoparle la bocca. «Tua sorella non ci riesce. Ma tu… tu sì. Tu sei fatta per succhiarlo.»
Lei mugolava con la gola piena. Si staccò un attimo, sputando e ridendo, poi si passò il cazzo sulle labbra come fosse un rossetto.
«Ti piace la mia bocca, vero? È tua. Solo tua. Anche se sono sua moglie, anche se sono tua cognata. Sono la troia che non dimenticherai mai.»
Le sono venuto in faccia, tremando, ansimando. Francesca si leccò tutto da sola, come se fosse il suo dolce preferito.
«Sai che tua moglie non lo ha mai fatto così, vero?» sussurrò.
E aveva ragione. Nessuna l’aveva mai presa, succhiata e ingoiata così.
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Epilogo
Non si è mai fermata. Né lei. Né io. Ogni occasione era buona. Ogni incontro un gioco pericoloso. Ma irresistibile. Francesca non era più solo la cognata. Era la puttana che tutti vorrebbero avere in famiglia. Quella che, quando la guardi, sai che ti ricorderai di come ti ha succhiato. Di come ti ha aperto il culo. Di come ha tradito tutto per sentirti dentro.
E ogni volta che scopo mia moglie…
…è lei che vedo.
Francesca.
La cognata.
La mia puttana.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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