Prime Esperienze
Angelo e Sabrina parte 2


20.04.2025 |
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"Venne con un urlo che rimbombò sotto la cupola, mischiandosi al suo gemito finale..."
Angelo e Sabrina – Sesso e dannazione dentro il PantheonFinale incandescente, oltre il limite del profano
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Capitolo II – Il rito del fuoco
Una settimana dopo, Roma li richiamò.
Non era più una città, era il loro tempio. Ogni monumento, una promessa. Ogni rovina, un invito a peccare.
Era notte fonda quando si incontrarono davanti al Pantheon. Nessuno in giro, solo la brezza calda che accarezzava i sanpietrini e il silenzio irreale di una città trattenuta in un respiro.
«Non ce la faccio ad aspettare,» disse Sabrina, spingendolo contro una colonna.
«Oggi voglio che mi spacchi l’anima… qui, dove gli dèi guardano.»
Avevano ottenuto una chiave da un custode compiacente. Banconote, promesse e uno sguardo tra le cosce avevano aperto le porte dell’antico tempio a una notte che sarebbe diventata leggenda.
Entrarono in silenzio. Solo il suono dei tacchi di lei e il battito furioso dei loro cuori.
Il Pantheon era immenso, la cupola sopra di loro sembrava l’occhio di un dio antico che non giudicava: osservava e godeva.
Sabrina si spogliò lentamente, in piedi sotto l’oculo centrale, dove la luna cadeva come una lama d’argento sul suo corpo nudo.
«Guardami. Voglio essere la tua offerta.»
Angelo la raggiunse, si inginocchiò davanti a lei e le baciò l’interno coscia, poi risalì con la lingua fino a scivolare dentro di lei con un gesto dolce e profondo. Sabrina gemeva piano, spalancata, il corpo teso, le mani nei capelli di lui.
«Portami all’inferno… e poi fammi risorgere.»
Angelo si alzò, la sollevò come una bambola, la prese in braccio e la fece sedere sull’altare di marmo.
La penetrò con foga.
La prese da davanti, poi la fece girare e la montò da dietro, forte, selvaggio. I loro corpi sbattevano l’uno contro l’altro con un ritmo feroce. Ogni colpo era un tuono.
La voce di Sabrina si fece rauca:
«Scopami come se stessimo bruciando… come se fosse l’ultima cosa che facciamo.»
Lui le afferrò il collo da dietro, le sussurrò all’orecchio:
«Tu sei la mia religione. E adesso ti prego con tutto il cazzo che ho.»
Le mani le stringevano i fianchi, il sudore cadeva sulle sue scapole. Lei si inarcava, si offriva, si lasciava possedere da tutto. Si inginocchiò davanti a lui, prese il suo sesso tra le labbra con furore, ingoiandolo fino a fargli perdere l’equilibrio.
«Sto venendo…» disse lui.
«Dentro. Voglio sentire il fuoco colarmi addosso.»
E così fece. Angelo le si infilò dentro mentre lei stava seduta sull’altare, le gambe spalancate, i seni tesi e le labbra che tremavano. Venne con un urlo che rimbombò sotto la cupola, mischiandosi al suo gemito finale.
Il silenzio dopo fu irreale.
Sabrina si accasciò sul marmo, il corpo bagnato, il viso stravolto.
Lui la baciò sulla fronte e disse:
«Siamo solo all’inizio. Il prossimo tempio… sarà fuoco vero.»
Lei rise piano, poi gli sussurrò:
«Prossima fermata… Vesuvio. E lì, voglio venire mentre il vulcano dorme sotto di noi.»
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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