Prime Esperienze
Angelo e Sabrina Parte 1


20.04.2025 |
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"Quando lei si venne addosso, si irrigidì tutta, i muscoli stretti attorno a lui, le unghie conficcate nella pietra..."
Una notte di sesso e pura follia al ColosseoRoma di notte ha un suono diverso. Il suo silenzio è carico di promesse, di echi antichi che sembrano sussurrare desideri proibiti tra le rovine. Quella sera, Sabrina non era vestita per una passeggiata turistica. Minigonna nera aderente, top che lasciava intravedere il seno senza reggiseno, tacchi sottili e uno sguardo che sapeva di guai.
Angelo l’aspettava già sotto la luna, appoggiato al muretto con una sigaretta accesa e lo sguardo affamato.
«Pronta per fare la storia?» le chiese con un mezzo sorriso.
Sabrina non rispose. Gli prese la mano e cominciò a correre.
Superarono una recinzione, poi una cancellata secondaria. Il cuore batteva forte, ma non era solo l’adrenalina. Era l’eccitazione pura. Dentro il Colosseo, tra i corridoi silenziosi e le arcate illuminate appena dai lampioni lontani, il tempo sembrava essersi fermato.
Sabrina si voltò, gli si avvicinò e lo baciò. Un bacio profondo, sporco, fatto di morsi, lingua, respiri corti. Lo spinse contro una colonna spezzata, iniziò a sbottonargli i jeans con foga.
«Qui, adesso. E voglio che mi prendi come se fossimo gli ultimi due al mondo.»
Angelo si lasciò cadere sulle ginocchia. Le sollevò la gonna e le strappò il tanga, annusandolo con un ghigno prima di gettarlo via.
«Sai di rovina sacra e di peccato, Sabrina…»
Poi affondò la lingua tra le sue cosce, lambendo ogni piega, ogni angolo, come un esploratore in cerca del centro del mondo. Lei si contorceva, afferrando la sua testa, gemeva piano, ma il suo corpo gridava.
Quando lei lo tirò su per i capelli, lo guardò negli occhi e gli disse:
«Ora tocca a me farti impazzire.»
Lo fece sedere su un gradino antico, si calò sui suoi pantaloni ancora abbassati e prese il suo membro tra le labbra con una lentezza disarmante. Lo guardava fisso negli occhi mentre lo succhiava, lo ingoiava, lo stringeva tra le labbra come se stesse bevendo la sua anima.
Angelo tremava, gemeva piano, sussurrava il suo nome come una preghiera.
«Basta. Voglio sentire quanto sei profonda dentro.»
Lei si alzò, si girò e si piegò in avanti contro un blocco di pietra. Angelo la afferrò per i fianchi e la penetrò con un unico colpo deciso, facendola urlare. Le spinse dentro tutto, senza pietà. Ogni colpo faceva riecheggiare i gemiti tra le rovine.
«Sei mia… mia davanti a tutto l’Impero.»
«Di più… voglio di più, sbattimi fino a farmi urlare…» sussurrava lei, bagnata, aperta, piegata al piacere.
Le tirava i capelli, le mordeva la schiena. Ogni colpo era un atto sacrilego, una sfida al tempo. Roma li guardava, muta e complice. Quando lei si venne addosso, si irrigidì tutta, i muscoli stretti attorno a lui, le unghie conficcate nella pietra.
Pochi istanti dopo, anche Angelo esplose dentro di lei, urlando il suo nome come una vittoria.
Rimasero così, ansimanti, nudi, sudati e sporchi come due gladiatori dopo l’ultima battaglia. Il Colosseo era muto, ma sembrava aver approvato.
Sabrina si voltò con un sorriso sporco, si accese una sigaretta e disse:
«La prossima volta… facciamolo al Pantheon.»
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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