Racconti Erotici > incesto > Madame Marchand ispettrice scolastica - 1a parte
incesto

Madame Marchand ispettrice scolastica - 1a parte


di sexitraumer
25.05.2012    |    45.730    |    1 6.7
"Baciò la sua bocca, e le cercò la lingua con insistenza cacciandole dentro la sua..."

Avevo compiuto da poco i tredici anni, (e scoperto le seghe da una decina di mesi), quando ottenni forse per un colpo di fortuna, od una crisi istantanea, oppure ancora una sorta di paralisi morale momentanea di mia madre, il mio primo amplesso carnale, col quale potei vuotare veramente le mie pallette dentro il corpo di una donna adulta, dei cui fremiti mi sentivo orgogliosamente la causa. Avevo provato la sensazione di potere che si prova quando ci si sente padroni, o ci si illude di aver soggiogato una femmina al proprio solo piacere, ed il pensiero rivolto a quei suoi rantoli, fremiti, e gemiti mi fa sentire arrapato ancora adesso. Sì, avete capito benissimo: il mio primo culo di donna è stato quello di mia madre, una bella donna di quarantun anni di nome Ivana, consulente di marketing di una ditta piemontese che fabbrica e distribuisce arredamenti per negozi. Purtroppo i miei genitori si separarono che avevo sedici anni, e mio papà, un ufficiale della Guardia di Finanza di nome Massimiliano, non ebbe niente in contrario che la casa fosse assegnata a noi (cioè a me e mia madre). Lui si adattò al tempo della separazione ad abitare in caserma fino a quando non trovò una nuova casa per lui solo qui fuori Torino. Erano sempre stata una coppia molto civile, e davanti a me non avevano mai litigato urlando. Tuttavia che non scopassero più me ne ero accorto da un paio d’anni non sentendo più i loro rumori la notte nei “miei” dormiveglia, o la mattina presto un’ora prima di “svegliarmi”, per lavarmi ed andare a scuola. A colazione il clima era formale e disciplinato, molto lontano dalla famiglia del noto mulino della pubblicità; anche pranzo e cena rigorosamente assieme, ma si parlava piano senza fare rinfacci, questioni, liti e bisognava osservare due divieti inderogabili nel mio interesse: non si poteva parlare né di soldi, né di politica. Papà a sottolineare il tutto faceva colazione, e pranzava con la divisa. A cena con la maglietta militare (della divisa)… I loro sorrisi reciproci furono sempre meno col tempo, ma il rispetto non mancò mai finché papà restò a casa con noi… Papà e mamma fingevano di parlare assieme, amichevolmente dei loro lavori rispettivi con del finto interesse reciproco, che col tempo andò scemando…poco male i discorsi si dirottavano automaticamente sui miei voti a scuola, o sulle possibili tentazioni circa i pericoli della droga. A parlare con le mie prof ci andavano alternativamente entrambi. Io, cari amici, mi chiamo Umberto, ed oggi ho ventisei anni. Sono in attesa di laurearmi in economia e commercio. Mia madre Ivana, nonostante i suoi cinquantaquattro anni, ha da tempo un nuovo compagno di nome Luca, un commercialista di cui non mi parla; né io approfondisco. Papà ormai promosso colonnello scopa, o meglio sta, con una collega Tenente e fino a poco tempo fa sua attendente. In teoria uno dei due, a termini di regolamento militare, verrebbe mandato via considerando il legame intimo sorto in servizio, ma essi non lo ostentano, ed i colleghi (anche quelli che lo sanno) non chiedono. Il caro vecchio “io non chiedo, tu non dici” riassumeva la situazione generale, e contemporaneamente questa rinuncia ad approfondire ha sempre protetto e coperto gli insani occasionali rapporti tra me e mia madre iniziati o meglio intrapresi dal sottoscritto. Saranno stati quanti ? Duecentottantatre ? Trecentosei ? Cinquecentoquattordici ? Forse non così tanti...beh, in realtà non l’ho mai saputo. Ne l’ho mai confessato ad alcuno prima di adesso; non lo feci mai con nessuno: dall’amico del cuore, al prete prima della Prima Comunione, o della mia Cresima. Immagino non l’abbia fatto nemmeno mia madre Ivana, che da parte sua pratica poco, altrimenti l’ottimo Don Liborio avrebbe cercato di seguirmi di più, dato che è un vero prete, e non un pedofilo come una sparuta percentuale dei suoi colleghi ! Personalmente, benché io finga in società di praticare il cristianesimo cattolico, sono agnostico; ed in questo mio agnosticismo ho deciso che avrei lasciato fuori quel Dio delle religioni monoteiste dal piacere che mi hanno procurato i miei istinti sessuali, e la passività di mia madre Ivana nell’accettarli, subirli, e soddisfarli. Il mio compagno di banco delle medie, un coetaneo un po’ porcello (più o meno moltissimo) e gran navigatore del porno web, Piero, mi fece vedere i video sexy che usava scaricare da quando i suoi genitori avevano fatto l’ADSL a banda larga: lui era minorenne, ma scaricava lo stesso i video VM18 ed anche qualche altro materiale virtuale penalmente rilevante. No, io e Piero quanto a download non eravamo senza peccato: non adescavamo né le coetanee, né altre ragazzine di minore età; però mentre lui immaginava, o si masturbava davanti al video col filmatino stravietato scaricato tipo “Madre che si fa trombare dal figlio o dall’amico del figlio…” io quel tipo di sesso lo avevo potuto fare veramente. Il fatto che dei nostri coetanei di chissà quali paesi avessero la forse discutibile, ma sempre intrigante possibilità di fare, o dover fare del vero sesso con donne quarantenni la prima volta mi turbò moltissimo, ed ebbi da parte mia, un’erezione durissima e rapida. Non mi fa piacere dirlo, ma la prima volta ce lo tirammo fuori entrambi vedendo quelle procaci quarantenni aprire i loro buchi naturali e mostrare loro le proprie rotondità a dei ragazzi della nostra età che invidiavamo di brutto. Non mi piace dirlo, ma ora mi sento di ammetterlo: ci facemmo entrambi molto vicini (sedevamo affiancati le nostre spalle si toccavano) una sega sborrando con pochi secondi di differenza. Sperimentammo anche la presa reciproca dei cazzi; tuttavia dopo un paio di smosse reciproche, per non diventare froci, tornammo ai nostri piselli con le nostre mani alla giusta velocità. Non mi sembrava vero che alla nostra età si potesse scopare con delle quarantenni; ne rimasi talmente scioccato che mi meravigliai di quanto sborrai abbondante, mentre Piero, da habitué di quei filmatini, un po’ meno. Poi ripulimmo bene per timore che mia madre al ritorno avesse potuto scoprire qualcosa, tipo qualche macchia sospetta. Piero dopo che venne a casa mia un po’ di volte, notando la bellezza di mia madre, mi chiese con insistenza come fosse in costume da bagno, o se l’avevo mai spiata dal classico buco della serratura. Naturalmente per sviare Piero niente di meglio che dargli a bere una parte della verità, per poi dirottarlo da un’altra parte completamente fuori strada. Gli diedi una sua foto un po’ personale, dopo averla presa dalla scatola delle foto di famiglia; tranne quelle del loro matrimonio non abbiamo l’album: ai miei è sempre piaciuta la scatola di cartone, quella da scarpe, pescando le foto a caso una ad una… per cui gli diedi una foto di mamma eretta in topless scattata a Cannes in Costa Azzurra dove mi portarono in vacanza un anno prima della separazione. Fui generoso: gli dissi che se la poteva passare allo scanner, ma me la doveva riportare entro una settimana, e di nascosto; non una parola con i compagni, o l’amicizia sarebbe finita. E mi aspettavo che non l’avrebbe mai postata su internet, sia per amicizia che per la privacy. Piero mi ringraziò di quel “dono” con un dvd masterizzato da lui; cosa ci fosse lo immaginate da soli; io preferii distruggerlo dopo averlo visto una ventina di volte a notte fonda, quando i miei dormivano, ed averlo tenuto, indeciso, due settimane nascosto sotto il materasso dentro una copia di un giornale sportivo per non rigarlo. Possedere quei filmati avrebbe provocato, se scoperti, qualche seccatura giudiziaria ai miei genitori. Ed io non volevo che ciò accadesse. Siamo sempre stati una tranquilla famiglia borghese. A Piero raccontai qualche particolare generico della fica di mia madre, che inventai di sana pianta dato che a quell’epoca non mi era ancora riuscito di spiarla per bene nonostante le mie prime erezioni mi spingessero a farlo… Piero si meravigliava che scaricassi poca fica dal web; per forza: mio padre, ben conscio dei pericoli, sia del web che di esposizione continua al video dei ragazzi della mia età, non voleva l’ADSL in casa. Era convinto che con la chiavetta ricaricabile potesse controllarmi meglio; e naturalmente se non volevo esaurire subito il credito dovevo contenermi; tutto qui, e Piero che invece aveva l’ADSL e la madre non tanto bella né giovane naturalmente nemmeno sospettava che io, il suo “amico del cuore” la “mitica fica quarantenne” l’avevo presa in mano e l’avevo proprio spremacchiata per sentirla, all’improvviso non più proibita, viva e pulsante; mi ci ero scaldata la mano; e me la ero sentita bagnarsi sul mio palmo, poi sulla lingua, e sulle mie labbra; ed al contrario di lui che se lo masturbava, io il cazzo lo potei infilare in entrambi i caldi buchi di mia madre Ivana. In fondo poteva anche darsi che le premesse affinché ciò accadesse poteva averle poste in essere proprio lei stessa; fin da bambino di una decina d’anni (prima no) mi proibiva sistematicamente di guardarla mentre si vestiva da seminuda, o si spogliava stanca dal lavoro quando tornava a casa. Dovevo starmene nella mia stanza a giocare o a studiare, altrimenti a cena non mi avrebbe rivolto la parola tranne per riprendermi, né mi avrebbe permesso di guardare la TV con loro. Ricordo che verso i dodici anni quando avevo iniziato a toccarmi senza sapere il perché non mi riuscì di capire l’infantilismo di ciò che stavo facendo. Mamma era appena tornata dal lavoro, mentre papà prima delle ventuno non sarebbe tornato. Si sbottonò la camicetta mentre mi dava le spalle, e mentre appendevo il suo soprabito all’ingresso; poi si diresse in bagno, presumibilmente per urinare; mi tolsi all’istante le ciabatte, e andai a piazzarmi dietro la porta per spiarla. Avevo esitato una decina di secondi prima di avvicinarmi a passo felpato…quando mi chinai non feci in tempo a guardarle la vulva poiché si stava ripulendo con molta abilità, e senza sollevare troppo la gonna che aveva dovuto spiegazzare prima di sedersi. Una volta rialzatasi in piedi dalla tazza si risollevò la gonna rispetto al lato opposto a quello della mia vista, e toccatasi, doveva essersi accorta di avere in parte spiscettato le mutande (ho imparato che alle donne capitava). Armeggiò col braccio sinistro e le lasciò cadere a terra tenendosi la gonna poco alta sotto il ginocchio. Il mio batticuore cresceva; stavo sperando che si togliesse anche la gonna, ma continuava ad armeggiare alternativamente con la destra e con la sinistra. Piegò verso dietro una gamba la volta e si sfilò i collant fumé. Le sue bellissime gambe emersero ai miei occhi rosee, stupendamente nude, e depilate. Che belle gambe che aveva la mamma ! Si chinò di nuovo a prendere le mutandine a terra, e le mise nel contenitore della biancheria sporca. Poi tenendo in mano i collant si diresse verso la porta. Scattai all’indietro sperando che non mi avesse sentito. Cinque o sei secondi di vuoto nei quali non riuscivo a ricordare se avessi fatto o meno il minimo rumore; mi allontanai all’indietro verso la cucina, e aprii l’acqua fingendo di dover bere attaccato alla canna. Dopo cinque o sei sorsi il mio cuore rallentò: mia madre mi aveva praticamente ignorato, e si era diretta in camera da letto; infantilmente mi riavvicinai andando dietro la porta cercando di nascondermi dietro il legno e presi ad osservarla nuovamente: si stava togliendo la camicetta di seta restando sopra col solo reggiseno avana. Purtroppo allentò la gonna senza togliersela, quindi si lasciò cadere sul letto in libertà allargando un poco le gambe, e suscitando la mia curiosità morbosa verso le sue cosce interne ed il mio target: la sua vulva “misteriosa”; ancora non riuscivo a sapere quanto pelo avesse, o se la preferiva glabra…all’improvviso ebbi un sussulto col quale ci mancò poco che mi tradissi la seconda volta: mi a madre mi stava chiamando ad alta voce:
“Umbertoooooo!”
Dovevo lasciar trascorrere dei secondi per farle credere che venissi dalla mia stanza. Mi mossi rasente il muro più silenziosamente possibile; quindi andai verso il corridoio a recuperare le ciabatte e candidamente mi ridiressi verso la camera da letto dove mi attendeva mia madre stesa supina con i capelli sciolti, la gonna lenta, ed il reggiseno, mi accorsi, semi allentato da un’asola, forse la destra. Comparvi “innocentino” sull’uscio in attesa di istruzioni:
“Che c’è mamma ?! Hai chiamato ?”
“Spegni la luce e chiudi la porta, voglio riposare un poco; sono stanca morta ! Vorrei che tu non toccassi il frigorifero; ceneremo con tre quarti d’ora di ritardo oggi. Papà lo sa già…tu vai in camera tua a fare più o meno ciò che vuoi ! Voglio stare un po’ sola…”
“Posso accendere la TV lì in salotto ?”
“Bassa, tienila bassa…che ho mal di testa…oggi è stata una giornata di merda !”
“Sì, mamma, va bene! Allora vado…”
“Vai ! E smettila di guardarmi le gambe ! Non è me che devi guardare…io sono tua madre!”
Tanta fatica emozionale per muovermi silenziosamente, e mi ero fatto sgamare come un cretino a guardarle le sue belle gambe lisce, ed i contorni delle sue cosce attraverso la sua gonna lenta ! Arrossii. Sicuramente si era accorta che lo sguardo mi era andato verso la regione della gonna dov’era ubicata la sua fica. Non volle infierire, e si limitò a dirmi che le avevo guardato le gambe…materna mi congedò:
“Va a guardare la TV, dai ! Spegni la luce e chiudi la porta per favore !”
Eseguii alla lettera. Spensi la luce e chiusi la porta; in un istante mi venne un’altra idea suggerita dal mio “cattivo consigliere”: chiusi la porta piano; poi all’ultimo istante feci finta di ruotare la maniglia della porta, ma a bella posta non feci scattare la linguetta metallica di chiusura. Aspettai un altro paio di secondi per vedere se se ne accorgeva, quindi accostai silenziosamente la porta senza completarne effettivamente la chiusura. La porta era solo appoggiata, ma non chiusa. Un mezzo centimetro d’aria mi lasciava intravedere il suo bellissimo corpo ancora tonico disteso sul lettone in penombra. Poi, per non insospettirla, andai in salotto e accesi la TV a basso volume; trascorsi i quattro (lunghi ma necessari) minuti di durata di una serie di spot pubblicitari abbandonai nuovamente la TV, e provai di nuovo scalzo a raggiungere il punto d’osservazione che avevo creato dietro la porta. Si vedeva abbastanza anche a luce spenta. Mia madre cercava di dormire; aveva reclinato la testa in direzione contraria alla porta, più verso la finestra con la persiana abbassata a tre quarti per non far curiosare i vicini dirimpettai. Mi toccai osservandola cercando d’immaginarla nuda. A parte le gambe, ed un poco delle cosce, il ventre, e l’ombelico, la parte più conturbante era mezzo seno destro, dato che il sinistro era coperto. Non che non sapessi com’era fatto: mamma con me e papà praticava il topless al mare. La osservai toccandomi una manciata di minuti, ma ancora non volevo sborrare, anche se le mie pallette me le sentivo piuttosto cariche, e durette…la sega mi aveva fatto scappellare anche il pisello; provavo piacere a fare avanti ed indietro con la pelle del prepuzio. Ce l’avevo duro e ben pulsante…all’improvviso mamma si voltò su sé stessa, e sgualcendo per attrito con la coperta del lettone la sua gonna lenta malamente ancora indossata accadde il miracolo: si mise a pancia sotto restando ad occhi chiusi, e la prima cosa che le notai era il suo culo parzialmente visibile: metà di esso. L’inizio di due belle natiche tonde si presentò ai miei occhi morbosamente curiosi. Mentre mi spippavo più velocemente il cuore mi aveva preso a battere all’impazzata, desiderando che allargasse le gambe un pochino di più. La luce crepuscolare entrando da quel quartino di finestra per pochi minuti a quell’ora prima di cena mi avrebbe consentito di guardarle l’inguine, e di vederle un po’ di pelo…un po’ i piedi si mossero a divergere, e finalmente potei intravedere un po’ dei peli della sua fica. Mi sembravano castani medi, ma con la luce rossastra del crepuscolo civile avrei potuto sbagliare tranquillamente. Eh sì che erano lunghetti ! Cosce, pelo, e mezzo culo: non mi sembrava vero. Il cuore mi stava battendo così all’impazzata ed il mio inguine era così teso che non mi accorsi che ero venuto… ad ogni colpo della mia mano il mio pisello dava ! Le prime quattro ondate abbondanti; poi le mie pallette ed il mio inguine mandarono le ultime buttate liquide. Trenta secondi di paradiso. La mia sborra si era sparsa tra i pantaloni da casa, il legno della porta, ed il tassello delle mie mutande dove il mio cazzetto stava lasciando scendere altre gocce di sborra per gravità. Rimasi a guardarle quel corpo ancora dei minuti; mia madre si era assopita, e sembrava stesse dormendo della grossa. Sentivo la mia sborra fredda scendere tra le palle. Ero sporco, e provavo del prurito dappertutto tra le cosce e dentro gli slip ormai sporchi. A malincuore decisi di allontanarmi, anche perché la luce crepuscolare che mi aveva permesso di vedere quel ben di Dio parziale, si era spostata. Ormai il sole era tramontato del tutto. La parte di cielo visibile dalla finestra era blu scuretta ed entro venti-trenta minuti ci sarebbe stata l’oscurità più completa…entrato in bagno mi lavai sul bidet pisello e palle, e mi tolsi anche gli slip sporchi del mio seme. Asciugatomi dopo il lavaggio decisi d’indossare direttamente i pantaloni senza cambiare gli slip; poi all’improvviso un lampo di terrore: mi ricordai dello sperma che avevo lasciato sul legno della porta: rapidamente bagnai della carta igienica, ed andai di nuovo sul legno dell’uscio della camera da letto; qui mi sbrigai a ripulire; fortunatamente era legno laccato. La sborra ormai secca venne via. In bagno avevo trascorso una ventina di minuti; Cautamente provai a ri-spiare di nuovo: stavolta era tutto in penombra, e non mi accorsi che mia madre si era svegliata; si era rigirata di nuovo; aveva dapprima sbadigliato, poi istintivamente si era toccata la paperocchia ricordando probabilmente in quel momento di essere senza le sue mutande. Si alzò in piedi, dando le spalle alla porta, risbadigliando di nuovo; la gonna lenta le cadde in terra. Non c’era molta luce ma stavolta il culo potei vederlo tutto, e lo vidi ! Benché sempre grigio scuro lo potei vedere ancora meglio quando si chinò per raccogliere la gonna. Che rotondità ! Quella sì che era una lezione di geometria ! In quel momento ero scarico, e con un principio di ritorno dell’erezione ancora fiacco. Si voltò verso l’armadio di fronte al letto, e potei guardarle il pelo: aveva una fica boscosa, e grossomodo a triangolo, più o meno come l’avevo sempre immaginata. Purtroppo in quella grigia oscurità non riuscivo a distinguerle il clitoride, ma vedevo abbastanza ben delineate le sue belle cosce. Aprì lo sportello dell’armadio per riporvi la gonna, e prendere un paio di mutande. Lo spettacolo era finito. Fra pochi secondi si sarebbe diretta verso la porta. Mi allontanai strisciando bene i piedi con i calzini e tornai verso il salotto dove la TV non sapevo neppure cosa stesse trasmettendo. Il cuore mi batteva ancora forte per le visioni erotiche del suo corpo. Mamma uscì, e si diresse verso il bagno. Desistetti dall’idea del buco della serratura; sapevo da tempo che vi metteva lo strofinaccio sulla chiave di chiusura. Armeggiai sul telecomando e cercai un telefilm; ne trovai uno di un noto tenente un po’ trasandato della polizia di Los Angeles. Era la puntata del giallo dei vini con Donald Pleasance; la conoscevo a memoria. Finsi d’interessarmi al giallo, e cinque minuti dopo quando venne trasmesso lo spot pubblicitario mi accorsi che mamma aveva lasciato il bagno per la cucina. Si sarebbe messa quasi subito a preparare la cena. Dai rumori mi ero accorto, o per meglio dire supponevo, che dovesse essersi messa qualche abito. Lasciai il salotto e mi recai in cucina. Si era messa la vestaglia sexy che le lasciava scoperte le gambe fino a mezza coscia sopra il ginocchio. I suoi capelli lisci medio-lunghi erano raccolti alla meglio e per la maggioranza le fluivano sulle spalle. La vestaglia sexy era comunque ben chiusa e non faceva intravedere molto seno. Mia madre mentre armeggiava sul lavello, vedendomi, mi disse:
“Hai finito di studiare ?”
“Sì, alle sei e mezzo li ho finiti tutti i compiti…”
“Sicuro ?!”
“Sì !” – Lo dissi un po’ risentito; mamma indifferente alla mia insofferenza continuò:
“Quella di matematica ha detto che hai la sufficienza abbondante, io e tuo padre ci siamo stati ieri ! Quelle di italiano ed inglese hanno detto che le hai prese un po’ sottogamba ultimamente.”
“Inglese non mi piace ! La letteratura inglese la odio !”
“Ah sì?! Allora perché non impari il cinese ? Lo parla più o meno un quinto e rotti della Terra!”
“Uhmmmf che palle ! Va bene. Ha detto che m’interroga ? Quando ?!”
Mia madre non mi rispose; continuò con le stoviglie. Poi mi riprese di nuovo:
“Anche la Ronzani, quella d’italiano, ha detto che non abbiamo da stare molto tranquilli per come scrivi sgrammaticato; per cui ad un certo punto ci ha detto: “Fategli leggere quello che vuole. Purché siano libri ! Libri signora mia, libri ! Si esprime come se leggesse solo fumetti o facesse sms…”. Ha detto che dobbiamo accompagnarti in una libreria, e lasciarti prendere più o meno ciò che vuoi, senza badare troppo all’autore; basta che leggi ! Venerdì dovrei avere il pomeriggio libero: andremo assieme alla Libreria del Corso, va bene ?!”
“Boh !”
“Boh un cazzo ! Umberto !”
“Mamma dici le parolacce ?!”
“Scusa ! Non avrei dovuto ! Ma tuo padre ora non c’è, e qualche parolaccia mi va di dirla ! Anzi certe volte vorrei proprio bestemmiare ! Se non lo faccio è perché non voglio mettere in agenda un appuntamento con Don Liborio !...Merda ! Allora venerdì va bene? Dai, cazzo! Devi leggere! Venerdì ?!”
“Merda ! Sì !”
“Bene ! Porca puttana, e fanculo al galateo col doppio scazzo, ohhhh, ah, ah, ah !”
“Ah, ah, ah ! Cazzo, sì ! Ah, ah, ah !”
Scoppiammo a ridere entrambi per la libertà che ci eravamo presa con le nostre volgarità. Mi avvicinai a lei per baciarla, e venni da lei baciato a mia volta. Sentii il suo corpo accanto al mio, e la aiutai ad asciugare le stoviglie. Mi dispiaceva indossare i pantaloni perché le sue cosce calde le sentivo isolato dalla stoffa sopra le mie. Cercai di rimanere con a contatto con lei più che potevo. Mamma però interruppe quel tiepido idillio dicendomi:
“Va in bagno, e pulisciti con un po’ d’acqua quei pantaloni, o vuoi che tuo padre veda la macchietta proprio lì ?! Usa uno strofinaccio di stoffa ! Bagnalo con acqua, che quella cosa che tu sai cos’è viene via subito…su ! Sulla stoffa mai carta e acqua, sempre stoffa ! Vai !”
Mamma mi aveva sgamato un’altra volta: avevo ripulito il pisello, le pallette, e mi ero tolte le mutande che non avevo sotto i pantaloni; avevo ripulito anche il legno della sua porta, ma avevo dimenticato i miei pantaloni…bell’inizio ! Come tutte le sere si tenne la cena, si parlottava un po’ tutti, per poi andarsene tutti a dormire. Venerdì, come d’accordo, mamma si prese il pomeriggio libero, e mi portò in libreria. Avrei tanto voluto scegliere uno di quei libroni fotografici di letteratura erotica (se non porno) con delle belle gnocche giovanissime, non tutte col pelo; tipo quelli di David Hamilton…purtroppo restavano sigillati e costavano anche molto; mia madre ignara non cercava di influenzarmi; provai a farmi indicare il settore fantascienza, e trovatolo, lo lasciai dopo pochi minuti. Mamma provò ad interloquire, senza forzare naturalmente:
“Asimov non ti piace ?”
“Chi era ?“
“Uno dei miei preferiti: soprattutto la trilogia galattica, quella dell’impero…sai, l’Altra faccia della spirale, l’Orlo della Fondazione,…oh guarda là !...”
“Che c’è ?”
“Il ciclo delle fondazioni, c’è un’edizione in un unico volume, si uno unico invece di quattro, poi se ti dovesse piacere potremmo ricomprare anche Fondazione e Terra…”
Presi il volume rigirandomelo tra le mani senza alcun interesse, ed intanto le chiesi:
“Perché dici ricompriamo ?”
“Da giovane ce li avevo tutti, ma li dovetti rivendere molti anni fa…mi piacevano e non mi piacque separarmene, …forza maggiore ! Scusa lo sfogo ! Non lavoravo sempre e tuo padre ancora non lo conoscevo…”
“Bah, io…”
“Se non ti piace lascia perdere, non sei obbligato, era solo per darti un’idea, non mi mancano così tanto…senti vogliamo visitare il reparto saggistica ? Magari troviamo qualcosa che t’interessa…”
“Cos’è la saggistica ?”
“Insomma, quando un autore affronta un tema specifico, l’opinione dotta dell’autore su una cosa che lui vorrebbe trasmettere ai lettori…”
“Libro-inchiesta ? Tipo quelli sulla mafia, sulle guerre, sulla letteratura, teatro…eccetera ?”
“Sì, ma anche sul calcio nel caso t’interessi…”
“Il calcio mi piace giocarlo col pallone !”
“Come darti torto !”
Mi spostai di un paio di scaffali, e provai con l’azione; più o meno quei libri da cui al cinema ricavavano le americanate e più o meno scappavo quando vedevo quanto erano alti. Poi mamma disse:
“Che ne dici di Tom Clancy ? Va più o meno per la maggiore…”
“Quando Angelo mi inviterà al suo compleanno gliene regaleremo uno, magari con gli altri amici a colletta; io, insomma, dei sommergibili russi non me ne frega un cazzo !”
“Umberto ! Siamo in libreria !”
Diedi anche uno sguardo anche ai prezzi, e subito mamma disse più addolcita:
“Non preoccuparti per il prezzo. Non faremo la fame per qualche libro ! E poi chi è Angelo ?”
“Un soggetto della seconda liceo; giochiamo a pallone a scuola il pomeriggio con quelli della classe sua; a calcio è una pippa, ma dovessi vedere come s’intende di guerra, aerei, carri armati, sommergibili nucleari…!”
“Uhm, forse ho capito il tipo…ma lui soggetto o no legge ?”
“Sì le riviste di aerei militari, i porni, e qualche libro; l’ultimo è stato la biografia del generale Rommel della Longanesi…le ragazze della classe sua gli ridono dietro; dicono che è pure fascio!”
“Lui però forse legge…lui !”
Riposi anche il libro d’azione dopo aver dato uno sguardo al riassunto. Dell’A-Team me ne fregava una mazza: il film era un conto, ma leggerlo tutto ben altro ! Si rivolse a me uno degli impiegati dato che ero sempre più indeciso, e poco interessato anche all’azione:
“C’è qualcosa in cui posso aiutarla signorino ? Son qui apposta, sa…”
Risposi di getto, anche perché a me quella libreria stava già stretta; c’era fin troppo “sapere” tra quei libri; dovunque mi voltassi; per cui feci del mio meglio per farmi buttare fuori con richieste volutamente impudenti; mamma non mi avrebbe dato alcun imbarazzo poiché con lei avevo un rapporto comunque aperto, e privo di tensioni (l’accesso al web anche se limitato me lo lasciavano senza troppe domande), per cui dissi:
“Letteratura erotica cosa avete ?”
Mamma disse imbarazzata:
“Ma Umberto…non credi che alla tua età…”
L’impiegato mi disse:
“Ha qualche preferenza sugli autori ?”
“Veramente no, per me è un genere…come dire ?!...un genere non nuovo, ecco !”
“Sì ma ha un autore o autrice che preferisce ?”
Da faccia tosta precisai:
“Un amico più grande ha detto di aver letto Emmanuelle…”
“Ah, Emmanuelle Arsan la scrittrice franco-thailandese; è rimasto ai “classici”, vedo; mi segua al pc prego…”
“…”
Il commesso, un giovane molto colto, conversava con me mentre ci avvicinavamo al pc.
“Lo sapeva signorino che era il marito, un diplomatico francese in servizio, a scriverlo ?! La moglie, madame Arsan, gli prestava solo il nome…”
“No, davvero, io in copertina avevo sempre visto solo la moglie in guepière…”
“Non era la moglie quella, era l’attrice del film, una bella donna di nome Sylvia Kristel.”
Ci allontanammo, mia madre ci guardava perplessa…arrivati al pc l’impiegato batté il nome della scrittrice ed il titolo…ed in un paio di secondi il pc diede il responso:
“Mi dispiace, non c’è al momento attuale, certo lo abbiamo avuto, però ora non c’è…”
Ancora più spocchioso elevai il tiro con una storia hard, di sodomie, ed altre pratiche “dure”:
“Allora veda per favore Histoire d’O, ma non mi ricordo chi l’ha scritto…”
Ostentando perplessità e cortesia il commesso continuò ad armeggiare sul pc per poi dirmi:
“L’autore, no ! L’autrice era…ecco: Pauline Réage. Le piace così tanto ? Io lo trovo noioso.”
“Mah, sa volevo qualcosa di forte…”
“Ovidio ! L’Ars Amatoria…che ne dice ? ”
“Che sa tanto di versione…di compito a casa! L’età di Lulù ce l’avete ? Il film l’ho già visto, sa.”
“Signorino, sua madre si arrabbia se le chiedo quanti anni ha…”
“Ne ho…vediamo…”
Mamma mi venne incontro con un tono disinvolto:
“Ne ha sedici…”
Senza far caso a lei sentenziò:
“Comunque non c’è neanche quello.”
Io, faccia tosta, continuai:
“Lei cos’altro mi consiglia ?”
“Bah, sempre erotica ?”
“Sì. Vorrei roba forte ! Di quelli da leggere con una mano sola…”
“Umberto…!”
Mia madre trovò opportuno intromettersi; il commesso la ignorò:
“Qui ne avremmo uno carino, non porno, ah, eccolo: “Vingt-cinq Rue de Terville, al terzo piano”…di Geneviève Parrel. Può andarle bene signorino ?! Un romanzetto erotico, pure spinto, ma garbato nei contenuti…”
“E di che parla ?...”
“Un attimo, vedo se c’è; ne abbiamo vendute parecchie copie; a me è piaciuto molto due anni fa…sì, c’è, in brossura, quattordici euro…va bene ?!”
“Boh, c’è un riassunto ?”
“Sì: dunque, lo legga lei stesso qui dal trailer, giovanotto ! Prego. Se le piacciono le francesine…”
Mi alzai sulle punte dei piedi “dei miei sedici anni” e mi misi a leggere sul desktop :
“Dunque Henriette Seguin quindicenne figlia unica di un medico condotto di provincia, il dottor Emile Seguin, e di un’ispettrice statale…
…passando per recarsi alla propria scuola, davanti ad un liceo privato di Padri gesuiti di Nantes, il Grennot, conosce occasionalmente e s’innamora di un ragazzo di terza liceo classico di nome Antoine Bergery, conosciuto dentro lo scuola-bus che usavano prendere entrambi; Antoine apparentemente amichevole resterà sempre freddo, fino a non la ricambiarla, nonostante le palesi provocazioni della ragazza che arriverà a chiedere al padre, il dottor Emile ed alla madre Anne-Marie d’invitarlo a cena più volte…dopo un anno di imbarazzi ed equivoci Henriette scoprirà che Antoine in realtà era stato un introverso novizio, la cui vocazione era in crisi, ed era perciò religiosamente poco motivato verso i voti. L’introversione non risolta di Antoine si era acuita da quando due anni prima, per una stranissima occasione, poté consumare un amplesso pieno ed appagante, benché ambiguo, con una distinta funzionaria del ministero, la signora Marchand, nella biblioteca del liceo Grennot dove era stata inviata dalla direzione generale del ministero dell’educazione nazionale per dei controlli di routine nelle scuole private. Tuttavia dovrà tristemente scoprire Henriette che l’ispettrice che aveva ceduto ai sensi, non era solo un’omonima, bensì era proprio la ormai cinquantenne madre di lei, Anne Marie Marchand, già in crisi col proprio marito. La relazione intensa oltreché inusuale tra Antoine e la madre di Henriette porterà…”
A quel punto ne sapevo abbastanza per essere attratto da quel romanzo sentimentale-erotico di 527 pagine, spesso 4 cm, per cui dissi:
“Va bene, prendo questo. Ok.”
Mia madre s’intromise e puntualizzò con un certo tono per indicare al commesso che era lei a permetterlo:
“PREN-DIA-MO ?!…questo ?!”
Poi rivoltasi a me disse con rassegnata ironia:
“Viva la morbosità vedo ! Il liceale timido e introverso, e la gnocca matura poco meno che cinquantenne !”
“Beh, c’è pure Henriette, di quindici anni, no ?!”
“Guarda che ho capito !…Questa è quella bella roba che vi scaricate te e Piero ! Qui mi sa che...sì, che avete un debole per le attempate ! La prossima volta che viene a casa a fare i compiti mi metto la vestaglia corta con il reggiseno di pizzo nero…e le gambe, le mì gambe, con le autoreggenti nere…diglielo sai al tuo amichetto che la Ivana l’è mica tanto male ne’…”
Mia madre si stava divertendo a sfottermi tangenzialmente nel dialetto del suo paesello di nascita che aveva dimenticato da tempo. Mi schermii:
“Ma no ! Piero è un ragazzo educato; si alza sempre in piedi per salutarti quando ti vede…”
“Quando mi sleccazza tutto il corpo con gli occhi vorrai dire…”
Il commesso se la rideva, e mia madre continuava col suo giochetto perverso:
“Quand’è che violenterete le vostre prof contro la cattedra ?! Un paio sono anche bionde…”
“Mamma…”
“Proprio un pensierino sulla Perrino, quella di ginnastica non l’avete mai fatto ? Non ha ancora quarant’anni…e poi la bionda severa affascina.”
Capirai ! - pensai – la spigolosa atletica Perrino, bionda, zitella, tutta serietà e disciplina alla tedesca, insomma una fascia non troppo bella. Ben dotata, e gran maestra di…ditalini e vibratori; non riesce a scoparsi manco un collega da quando sono arrivato nella scuola…fonte il bidello Giovanni, militante comunista ex DP… lui rosica perché glielo metterebbe dentro volentieri negli spogliatoi; lei sempre pronta a fulminarti se guardi la porta dello spogliatoio delle ragazze che chiudendo male farebbe vedere qualcosa; ma quella porta nessuno la ripara, per cui, ecco sempre lei a presidiarla…mamma vaffanculo te e la Perrino ! Tu sei una bella gnocca ! Altro che la patetica Perrino destinataria di qualche fantasia sodomitica da parte di noi maschietti segaioli…Per cui obiettai:
“Dio mio la Ronzani ti ha detto che il libro lo avrei scelto io…”
“Umberto ! Ho impedito a tuo padre di vedere Il Laureato un paio d’anni fa per non turbarti sessualmente, e tu adesso ci ripaghi così: con i romanzi d’introversione e sesso…”
Mia madre, a quanto sembrava, era a conoscenza delle mie navigazioni a casa di Piero con l’ADSL e a casa nostra con la chiavetta ed ironizzava…Il commesso, divertito, andò a prendercelo e me lo diede in mano; poi ci disse:
“Accomodatevi in cassa e buona lettura. Mi consenta signora mia, non si preoccupi, potrebbe leggerlo anche una quinta elementare…figuriamoci una terza media !”
E così, ai miei sedici anni il commesso non aveva creduto, ma la cosa non sembrava riguardarlo troppo. Mia madre mi prese il libro e naturalmente se lo leggiucchiò sfogliandolo attenta durante la fila; avevo paura che mi avrebbe obbligato a lasciarlo; ero a disagio… La spavalderia col commesso mi era passata… ed invece, quando venne il nostro turno lo pagò, e si fece fare anche la tessera della libreria a proprio nome. In futuro, se avessi continuato a leggere per la gioia della mia insegnante d’italiano, la racchia professoressa Ronzani, avremmo (ed avrei) avuto degli sconti o delle offerte speciali. Fuori dal negozio mamma mi disse:
“Tieni, è tuo…bah, leggere non fa mai male, ma non farti strane idee ! Ho visto come mi guardi le cosce anche te, sai, sì proprio quando indosso la vestaglia corta…non è solo Piero, sai ! E qui la donna da sesso è un’ispettrice di 50 anni…”
“Grazie, lo leggerò fin da stasera…poi faccio la relazione per quella racchia della Ronzani davanti a tutta la classe…”
“Sicuro che sia così racchia ? Ti vuoi leggere queste cose con le cinquantenni, sai, chi disprezza compra…non sarà mica che ti piacciono vecchie ? Eleganti, magari col tailleur attillato…dico a te mona!”
“Ma no, che vai a pensare…”
“Ho visto come mi guardate te e Piero…il tuo amico. Ma a te, dico ! Nella classe tua non ti piace nessuna ?”
“Una.”
“E chi sarebbe ?”
Non risposi niente. Non era educato fare così, ma non mi andava di risponderle. Comprensiva mi disse:
“Vabbè forse è ancora prematuro, non insisto. Nascondi il libro a casa. Non ho voglia di essere criticata da tuo padre stasera, intesi ?! Per il Laureato ci rimase male quella sera, e se vede che ti ho comprato una cosa del genere…”
“Sì, tranquilla.”
Sì tranquilla un cazzo ! Tra me e l’immagine mentale di quella misteriosa signora Marchand, che io stesso mi ero creata in pochi secondi, forse perché descritta abilmente nel riassunto era stato amore a prima vista. Tante volte, che nemmeno potrei ricordare quante, mi sono spesso domandato se una bella donna curata, altera, madre di famiglia vista per strada o nel bus, con meno di cinquant’anni potesse essere ridotta ad una posizione canina improvvisamente, umiliandola un po’ con la presa, e con quei colpi di cazzo che io e Piero vedevamo sui file video scaricati dal web, indurle un comportamento da troia, tale da farle godere prima la fica e poi il culo…il mio sogno era sentire il suono del respiro-sospiro della donna nel momento in cui il mio cazzo duro si fosse fatto strada oltre il suo ano pronto a stringermi la cappella…Porca troia ! Camminando sovrappensiero rievocando le tante signore Marchand che avevo guardato in tutta la mia vita incuriosito dal loro aspetto e portamento, stavo avendo un principio di erezione e non mi ero accorto, oltrepassando il nostro civico, che eravamo arrivati a casa. Mamma stava già aprendo il portone del nostro condominio, ed avendo camminato avanti dovetti correre dietro al portone appena lasciato da mia madre per evitare di dover suonare. Salito a casa nascosi il libro come mi aveva detto mamma e mi dedicai a finire di fare i compiti intanto che mia madre uscisse di nuovo per fare la spesa. Di lì a poco sarebbe tornato anche papà ed era bene che non trovasse niente di troppo strano. Mamma aveva capito quali erano le mie mire e mi stava di fatto “sorvegliando”. Il libro con la storia morbosa alla base me lo aveva comprato, ma nemmeno quando eravamo soli mi chiedeva come stesse andando la lettura e così per circa un mese dopo la compravendita del libro “erotico”. Più o meno quattro giorni dopo ne intrapresi la lettura a letto, di notte; mamma sapeva ma stava zitta; mio padre era convinto che nascondessi qualche porno edizione pocket per cui più di tanto non indagava. Il romanzo era piuttosto noioso e la vita di provincia in Francia non mi attraeva più di tanto dato che era molto simile alla vita in provincia qui fuori Torino come da noi. Henriette Seguin, la liceale, era una discreta fighetta secondo la descrizione datane nel libro e dopo aver deluso un paio dei suoi compagni di classe o di scuola si è andata innamorare di un ragazzo molto pulito con la faccia da depresso, l’algido insicuro Antoine che però non si capiva bene cosa volesse, sia dalla vita, sia da Henriette alla cui amicizia non sapeva rinunciare del tutto. Ero arrivato al sesto giorno o meglio alla sesta notte di lettura a pagina 214 e ancora non avevo visto una sola scopata degna di essere definita con questo nome. Forse mia madre aveva avuto il tempo di leggerne alla svelta parecchie singole pagine durante la fila per pagarlo e non trovando descrizioni scabrose aveva proceduto all’acquisto…cazzo, ma Antoine al posto delle palle che aveva ? Provai al balzare di un centinaio e più di pagine e trovai finalmente quello che cercavo: la scopata di Antoine con madame Marchand ispettrice scolastica in missione al liceo Grennot. Mi misi su un fianco: con una mano, la sinistra tenevo aperto il libro continuando la lettura, e con l’altra, la destra, iniziai a toccare il mio amato pisello e mi massaggiavo anche le pallette…
…Antoine, recandosi in biblioteca per far passare il tempo, vide che il corridoio era rimasto semibuio; nessuno aveva acceso le luci interne. Era solo. Tuttavia dopo pochi secondi si accorse che non era affatto solo. C’era un’altra persona che camminava ad un passo molto regolare; il rumore delle scarpe si sentiva nel pianerottolo. Antoine provò a fare capolino dalla porta e vide una donna di mezza età, in un elegante tailleur grigio, che era parzialmente china ad osservare un registro pieno di firme e di scritti. Era madame Marchand che stava studiando le reali statistiche dei prestiti dei vari libri; voleva rendersi conto di persona quanti e quali libri venivano letti, e quante persone dimostrassero interesse per delle letture extra testo, dato che i libri li fornivano in quantità variabili sia lo Stato, che le donazioni dei privati. C’era il classico silenzio che assordava, anche se il clima era umanizzato dal piacevole rumore della corrente elettrica, e del condizionatore d’aria. Antoine entrò salutando per correttezza; madame Marchand non si voltò né rispose al saluto non ritenendo necessario scambiare parole con un singolo studente in quel momento. Continuò a sfogliare quel registro. Ovviamente Antoine poteva benissimo darsi che stesse lì per un motivo più o meno valido quanto il suo, riteneva l’ispettrice scolastica. Antoine dopo averle notato le gambe dritte, parallele, dai polpacci piacevolmente torniti ed abbellite dai collant si sorprese ad apprezzare le forme di quella signora: un discreto posteriore, ed una buona statura per una donna francese: un metro e sessantadue pensò, forse di più. Eh sì, che le sue formette le aveva quella distinta signora. La mise dei suoi capelli castani era impeccabile. Quella donna andava dal parrucchiere. Il volto aveva dei tratti delicati parzialmente mascherati dagli occhiali da lettura. Nascosta alla vista di Antoine forse c’era anche una bella quarta di seno. Antoine si guardò intorno; erano soli. Madame Marchand aveva commesso un errore ad ispezionare la biblioteca senza scorta. Il giovane, catturato dall’aspetto di quella discreta quarantenne, decise di ignorare se la porta fosse aperta o chiusa, il resto del mondo per lui non esisteva, o non era un suo problema. Non in quel momento. Si avvicinò in punta di piedi verso quella donna che continuava ad ignorarlo, e giunto ad un passo da lei dapprima allungò le mani sui suoi seni afferrandoli e stringendoglieli, per poi piazzare il proprio bacino sotto il quale c’era già un principio di erezione contro il posteriore della distinta signora ispettrice. Solo i vestiti proteggevano il posteriore dell’ispettrice dall’ansioso membro adolescente ormai duro di Antoine. Madame Marchand era stata colta di sorpresa. Non le uscì un fiato. In un istante ebbe a percepire la stretta ad entrambe le sue ancora piacevoli mammelle, ed il bozzo del giovane studente che “bussava” tra le natiche di lei. Antoine dopo aver stretto i gomiti sul corpo di quella donna mentalmente paralizzata dall’imbarazzo improvviso non perse tempo, e cominciò a leccare quella donna sul collo, sulle guance, ovunque riuscisse a cogliere con la lingua il sapore della dolcezza della sua morbida pelle femminile. La donna ancora rigida sembrava non essersi accorta di cosa era successo. – Ahn ! - Sospirava felice di quelle strette al seno. E non si era avveduta che gli occhiali le erano finiti fuori posizione, ma bene o male ancora sul suo naso. Il timido Antoine poté accorgersi la prima volta quanto calore potesse venire emesso dal seno di una donna presa e soprattutto eccitata dalla presa. Antoine continuò a prenderla, ed a premere sbattendo col bacino. Dapprima sfasò, poi sincronizzò i suoi movimenti con i sospiri di lei; poi lasciando il seno destro all’improvviso dopo una stretta frugò rapidamente ed insistentemente sotto la gonna di lei infilando la mano da davanti. – Ahn, no ! - Antoine infoiato ignorò la debole, obbligatoria, ma poco convinta protesta di lei. Il suo palmo venne stretto dal lembo della gonna sopra il tassello delle mutande della donna. Sembravano sottili e…calde. Mosse la mano provocando altri sospiri di lei dapprima repressi, poi qualche istante dopo lasciati sfogare, quindi premiati con un po’ di lingua di lui nell’orecchio in fondo. - Uhn, hnnnn, ahn !- Distraendola le aveva allentato la gonna, e la sua mano trovò dei morbidi lembi di stoffa che cedevano al frugo. Questa volta entrò sotto le mutande e le toccò il sesso ormai caldo come un termosifone che però si bagnava di più ad ogni carezza e presa della sua mano. Antoine per la prima volta in vita sua aveva scoperto cosa era realmente una donna bagnata, una donna bagnata che respirava, una donna bagnata che emanava calore. Nessuno sembrava entrare in biblioteca, e forse ciò era perché nessuno avrebbe voluto disturbare l’attività ispettiva di madame Marchand. Antoine corse il rischio: allentò la presa sul corpo di lei, le permise di voltarsi con le spalle al tavolino col registro, e come la ebbe di fronte, non le diede il tempo di focalizzare. Baciò la sua bocca, e le cercò la lingua con insistenza cacciandole dentro la sua. La bocca di Madame Marchand apparve e si diede ad Antoine, famelico, ben delicata. Dopo un paio di secondi i loro nasi incrociarono l’aria rispettiva e la signora chiuse il bacio sciabolando la sua lingua di altera ispettrice quarantenne con quella del giovane impudente Antoine, che poteva avere meno della metà dei suoi anni. Era la conferma che Antoine aspettava; con una mano sotto la gonna cercò di cingerle senza ovviamente riuscirci entrambe le natiche palpeggiandole con maschia curiosità cercando poi l’ovvio contatto con l’ano di lei come a chiudere un circuito; con l’altra cominciava a massaggiarle la vulva dalla quale sembrava che ogni tanto scendesse qualcosa di piacevolmente tiepido, bagnato, sotto forma di lacrima o di bava. Antoine aveva preso a succhiarle o meglio a cercare di prenderle più saliva possibile dalla lingua di lei dispostissima a dargliene. Madame Marchand si era fatta conquistare da quel ragazzetto con l’aspetto insicuro, timido. No, timido Antoine non lo era mai stato; con la coetanea innamorata Henriette sempre educato, garbato, ed affettuoso. Niente al confronto di ciò che gli aveva fatto scattare la molla con quella graziosa donna da lui sorpresa in biblioteca. Antoine cercò di sollevarla, la donna capì e si sedette sul tavolo. I loro erano secondi d’intesa preziosi quanto temporanei, e dentro di loro, da qualche parte, lo sapevano entrambi. La donna si tolse gli slip mentre Antoine scopriva il membro eretto pronto ad entrare in lei. Come allargò le cosce Antoine non perse tempo a guadarle o assaggiarle la vulva; avanzando col membro turgido puntò, lo poggiò sulla delicata carne del sesso di lei, e dopo averla baciata ancora una volta, entrò in lei, fino in fondo. Si congiunsero, e le loro bocche scambiavano lubrici graditissimi copi di lingua a mezz’aria. Mentre batteva i colpi deliziando il proprio membro nelle calde e bagnate cavità della vagina di lei Antoine continuava a leccarle il collo ed il retro dell’orecchio. Madame Marchand si tenne abbracciata al giovane studente aiutandolo a regolare gli affondi nel sesso, e baciandolo sul volto ogni volta che le avesse fatto godere un po’ di più la vagina tra un colpo e l’altro. I loro respiri erano silenziosi, e si sarebbero sentiti solo entro cinque-sei metri. Nessuno interruppe il loro idillio. Antoine felicemente avvolto dal profumo di lei, ed ansioso di darle sé stesso sentendo arrivare il primo sparo, non si contenne, e diede un improvviso deciso colpo di bacino contro la vulva tesa, calda, e ben avvolgente di lei, e venne ! Uno, due, tre spari liquidi mandarono a sbattere lo sperma caldo nelle carni intime di lei diffondendosi e permeando il tessuto interno della vagina. Antoine si era innamorato della matura femminilità di lei in pochissimi secondi e non badò troppo a durare; voleva il culmine del piacere, che era stato intenso e…e breve loro malgrado. In mezzo minuto la signora Marchand smise di fremere, ed ormai addolcita e soddisfatta dal sesso sfogato e dalla veloce trasfusione di seme gli prese la nuca carezzandogli i capelli e le offrì il collo per far riposare il suo viso emotivamente stanco dopo le scariche di sperma nella vagina di lei. Un po’ era rimasta anche delusa; il ragazzo era durato troppo poco. Però erano anni che madame Marchand non si sentiva riempita così in abbondanza, ed alla sua età non c’era pericolo che finisse incinta; per cui si godette ogni schizzo di quel giovane membro che per pochi secondi era stato così capace di trasmetterle la propria vitalità con quelle pulsazioni che riusciva a sentire dentro di lei anche dopo i lanci. Non era che una magra consolazione, per cui non lo fece uscire subito; restarono congiunti ancora un po’ con l’intimità garantita dalla penombra pomeridiana. Poi raffreddatisi corpo ed animo Antoine uscì dal corpo di lei che si ricompose alla meglio guardandosi intorno sconcertata, in cerca forse della propria distaccata alterigia di pochi minuti prima. Antoine ricomponendosi le chiese finalmente come si chiamasse; la donna rispose quasi indifferente di chiamarsi Anne Marie senza guardarlo: stava riprendendo contatto con la realtà cercando le proprie mutande; Antoine, che le aveva raccolte, le chiese se poteva tenerle. Madame Marchand gli chiese:
“Deve mostrarle agli amici ?”
“No, voglio ricordarmi di lei stupenda signora!”
Alla precisazione di lui l’ispettrice, gli disse:
“Allora in tal caso non le servono, ma a me sì ! Me le ridia giovanotto ! ”
Madame Marchand non era tornata al lei; semplicemente era la prima volta che si rivolgeva ad Antoine e cercò di “mantenere” alcune distanze. Insistendo a mano tesa verso Antoine se le fece restituire; cosa che Antoine fece un po’ a malincuore; le disse il proprio nome e cognome rispondendogli un atono “piacere”. Mentre finiva di rimettersi in ordine Anne Marie diede ad Antoine un paio di chiavi con interruttore per antifurto e voltandogli le spalle gli disse di andare fuori in strada, se avesse potuto lasciare la struttura privata, e di mettersi ad aspettarla in macchina, una Renault verde parcheggiata lato strada. Voleva parlargli…
“Avrà di meglio, che un paio di mutande da donna, mi creda !”
Gli diede solo altre sommarie istruzioni come fosse stato un suo sottoposto quando lavorava al ministero. L’ispettrice entro un’ora sarebbe tornata ed avrebbero approfondito la conoscenza reciproca; forse anche quella dei loro corpi con più tranquillità e discrezione lontano da tutti…
…il capitolo era finito; ed io ero venuto più o meno quando Antoine il cui membro era diventato il mio cazzo era potuto entrare nella vagina della donna, cioè in quella che per me era la sua fica, o la mia “fica-mito”. La stessa di decine di file avi cogestiti con Piero e prontamente cancellati dopo. Andai in bagno a ripulirmi, poi tornato in camera mia, soddisfatto emotivamente, nascosi il libro. In fondo non era male. L’autrice Parrel era sempre gentile nelle descrizioni e parolacce non sembrava ve ne fossero. Lavorando con la propria immaginazione si potevano “completare” quelle scene della loro passione, tra un teen ager ed una discreta ultraquarantenne ben conservata. Già, perché un errore di fondo lo avevo commesso ! Non era solo un romanzo di sesso; era un romanzo di una certa passione (anomala) che giustificava momenti di sesso breve ed intenso tra due borghesissimi amanti…cazzo, stavo diventando un critico letterario ! Non mi figuravo di fare una relazione come quella alla Ronzani ed alla classe. Mi ero immedesimato - manco a dirlo - in Antoine, e sicuramente mi ero innamorato della materna peccatrice Anne Marie Marchand. Promisi a me stesso che avrei voluto sapere tutto di quei personaggi della Parrel, e quindi l’indomani avrei letto i capitoli che avevo saltato subito per quel “dunque” che avevo cercato per godere come con quei file…


-continua-












Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 6.7
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Madame Marchand ispettrice scolastica - 1a parte:

Altri Racconti Erotici in incesto:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni