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Quando Angela Pohel viveva sulla Terra - parte 4


di sexitraumer
27.04.2021    |    842    |    0 9.4
"Vide immediatamente i meloni posteriori della sua donna target, e dopo averle intimato di restare in quella posizione di sottomissione… “Resta così..."
…e mentre Angela tornava a casa, seduta come un anonima passeggera sul treno per Liebenstad, lievemente stressata dalla rapidità con cui aveva dovuto cambiare mansioni e ufficio, a livello di puro gioco mentale si stava chiedendo se la vita incestuosa di Anita Hansen fosse stata poi così squallida …pur non vivendo in casa di Anita, aveva da quest’ultima avuto dei sommari racconti su cosa Anita concedesse al figlio…

…Hendrjik...

… quando l’ultimo degli ospiti se n’era andato via, Hendrjik, in preda ad una voglia irrefrenabile di sesso, non diede a sua madre neppure il tempo di spogliarsi; appena quello per togliersi le scarpe col tacco; la spinse sul divano iniziando a frugarla, e a spogliarla freneticamente; maneggiò verso il petto così tanto, che costrinse uno dei seni a uscire dalla calotta di pizzo, e come vide la carnosità del capezzolo lo afferrò al volo con le labbra succhiandolo; sua madre Anita, sapendo che non sarebbe stata una sveltina intanto, accomodandosi alla meglio, s’era tolte le mutandine, per poi cercare di rilassarsi, sospirando liberamente, mentre il suo piccolo Hendrjik le cercava la vulva con la mano abile, usando l’altra per reggersi la tetta da succhiare alla giusta altezza rispetto alla propria bocca…
“…ahnnnn…ohhhh…Hendrjik! …ahnnnn…e fa piano! Huhmmmm…ohhhhh…non sei proprio riuscito a trattenerti stasera! ...”
“…sei figa mamy…sei figa…yuhlmmmmm, sluuuuup…mhmmm…buono…huhmmmm…buono il tuo capezzolo…suuuuurp…ahnnnnn…ohhhh ti stai bagnando mamy…”
“…huhmmmm…piccolo bastardo! T’hanno visto tutti quando mi hai toccata sul balcone! ... Te la do sempre, lo sai…ahnnnn…ahnnnnn…proprio uno stronzo, sei Hendrjik! ... se ti prendono per ritardato, vuol dire che ci…è…ahnnnnn…ahnnnnn…ndata bene! …sciagurato! …volevi fottermi davanti a loro?!...ohhhhh…come faccio…ahnnn…a mantenermi un’immagine, se…se…se ti comporti così…beh, non lo cacci il cazzo?! Al tocco ce l’avresti duro!”
Il ragazzo chiarì alla madre le sue intenzioni…
“Mamy, voglio mettertelo al culo…girati!”
“Proprio ora che ho la passera bagnata? ...che cafone!”
“Sì!”
“…ma far godere anche me ogni tanto, ti fa schifo?!”
“Dopo mamy, ora girati!”
“…ahhhhh, cazzo! …e va bene, va bene…uffa…come fossi il padrone!”
Sua madre Anita, rassegnata, dopo aver poggiato il volto sul bracciolo, perfezionò la posizione animalesca sul divano, inarcando il culo verso il figlio, il quale, rivoltatale la gonna, le scoprì i meloni, dei quali prese immediato possesso allargandoli, per valutare l’apertura del buchino striato: le baciò l’ano con la lingua due-tre volte; violandolo di poco la terza; la madre imbarazzata per la lingua del figlio oltre l’ano…
“Uhmmm…sporcaccione! In balcone c’ero andata per liberarmi di un bel po’ di aria umida…ahnnn…hohhh, non ti fermi davanti …ahhhnn…nienteeeehhhh! ...Ahnnnn! Hai ficcato la lingua, eh? Di quel buco, tu …AHNNNN…mhmmmmh! …ahnnn! ….hai la passione!”
…poi dopo esser arretrato col volto, le allargò le natiche, e presa la mira, le piantò all’improvviso la cappella dura oltre lo sfintere in un solo colpo; col successivo, un secondo dopo l’entrata, finì di affondarle tutto il suo cazzetto eretto. Non aveva effettuato alcuna preparazione limitandosi a ficcarlo, e basta. Sua madre Anita accusò il colpo, nonostante il non grosso cazzo di suo figlio…
“AHN! …ahi…mi hai fatto male, bastardino mio! ...AHHHNNNN…teppistello!”
“AHNNN…ohhhh…davvero, mamy?! HUHHHH come stringe! ...mi piace incularti, mamy!”
“…ahnnnn…ahnnnn…ahnnnnn…muoviti porcone mio!”
Il ragazzo intraprese una serie di sbattimenti veloci contro il retto della madre. Il respiro di Anita, ormai non più imbarazzata, anzi segretamente compiaciuta dell’abuso domestico del figlio, lo portarono ad una robusta eiaculazione dentro i visceri tiepidi della madre. Dopo l’ultimo sparetto tolse il cazzo, e allargò un po’ di più le cosce della madre…quindi passò sotto di esse, tenendo la testa alzata dal divano, con la lingua a contatto con la vulva bagnata, e insoddisfatta della madre: ormai scarico con il cazzo dispensò alla madre stanca per lo sforzo, ma ancora alla pecorina, un cunninlinctus veloce e leggero, e la madre in due minuti di leccata di quelle sue carni intime bagnate e salaticce, venne squirtando sul muso di lui…dopo l’ultimo schizzetto, la madre Anita commentò:
“…ahnnnnn…ohhh…grazie Hendrjik…ma per godere io intendevo il tuo cazzo nella mia fica…la prossima volta mi chiaverai la fica, e ti metterai d’impegno…”
“…anche fra un’ora mamy!”
“Sono le due e un quarto del mattino Hendrjik! Siamo già a lunedì, e tu domattina hai scuola…se riesco a svegliarmi verso le sette ti sveglio io, e facciamo la solita sveltina sul tavolo, dopo colazione…poi fili a scuola! Ora togliti, che devo andare in bagno Hendrjik, dai!”
Il figlio diede un’ultima leccata quasi integrale alla fica della madre, poi staccandosi lasciò che Anita raggiungesse il bagno senza altre molestie…in bagno, mentre si stava rilassando nell’urinare pensò ancora un po’ intontita, e se Hendrjik ritardato lo fosse davvero !?!…ovviamente aveva baipassato sé stessa che gli si era concessa fin dalla prima molestia…Anita uscì dal bagno, e andò a dormire; anche il figlio Hendrjik, dopo aver lavato il cazzo, presumibilmente in cucina, era andato a dormire accomodandosi sul letto matrimoniale, dove fino a tre anni prima, aveva dormito suo padre legittimo. Alle sette del mattino la vescica aveva svegliato Anita, che a sua volta aveva svegliato Hendrjik, che a sua volta avrebbe dormito un quarto d’ora in più, mentre la madre in bagno espletava le funzioni irrimandabili, dopo le quali diede una robusta lavata alla fica. Il lunedì mattina era speciale tra loro due: in attesa dello scuola-bus robotico ad autoguida, che aspettava solo un minuto, Anita usava dare la fica l’ultima volta, astenendosi fino al venerdì sera successivo. Sia scuola, che dopo-scuola, e studio, e per lei stessa il lavoro più gli straordinari alla lavanderia, non consentivano loro molto tempo per far sesso spinto con calma…in realtà il tempo si poteva anche trovare, tuttavia Anita aveva deciso di concedersi a lui solo nel fine settimana, salvo qualche uscita con un suo uomo, quando ne trovava uno; avendo un figlio grande non tutti volevano proseguire la relazione. La loro settimana attiva trascorreva velocemente, e la cosa stava bene anche a Hendrjik, che non si lamentava: metà settimana per la madre; l’altra metà per lui. Anita stava preparando cappuccino e biscotti multivitaminici precotti, pronti dopo essere stati messi nel microonde due minuti. Intanto Hendrjik aveva fatto la doccia, poi ancora in slip e canottierina, raggiunse la cucina dove sua madre aveva appena apparecchiato. La baciò sul collo, spremendole anche i seni…e Anita, che se l’aspettava, lo invitò a sedersi:
“Dai, è pronto! ...e piano con quelle manacce! Intanto che mi preparo, mangia con calma. Abbiamo 22 minuti secondo il nostro home-computer, poi viene il mezzo…io torno tra un momento…”
Anita andò in camera da letto, si tolse la camicia da notte, e indossò solo una t-shirt bianca aderente al corpo fino a coprirle la vulva, senza indossare mutandine…poi tornò in cucina, e vedendo che Hendrjik dopo aver mangiato si stava già spippando facendo capolino alla porta, alzò un poco la maglietta per scoprire la vulva alla vista del ragazzo…
“Vieni in soggiorno…ci metteremo sul divano…me la lecchi sette minuti almeno…leccamela dappertutto, poi mi chiavi, ok?! Voglio una vera leccata di fica, e una vera chiavata! …senza anale, stavolta…vuoi un pompino prima?”
“No, mamy…vengo a leccartela tutta…come vuoi tu!”
Anita si sedette sul divano allargando le cosce, e lo spacco, e tirando fuori la lingua, ad occhi chiusi, iniziò a pregustare il cunninlinctus obbligato di Hendrjik. Il ragazzo s’inginocchiò sul tappeto, e subito avvicinò il volto all’odoroso sesso materno, immediatamente deliziato da un contatto lingua-carne, estremamente mobile e salivoso…in due minuti di lingua guizzante del figlio, ormai pratico, la fica della madre di Hendrjik cominciò a bagnarsi in proprio, ma subito le sue emissioni salatine sul dorso dell’organo di senso di Hendrjik, perdevano di sapore, mescolandosi con la saliva…Hendrjik aveva ormai imparato a lambirle le carni vicino il clitoride, e dopo un paio di minuti con la testa completamente davanti al sesso, impegnata con degli sfarfallamenti linguali, Anita implorò la penetrazione, anche se i sette minuti di sesso linguale non si erano ancora completati…
“AHNNNNN…OHHHHH…AHNNNNN…il momento è ora Hendrjik…ficcalo!”
“Huhmmm… yuhlmmm…slaaap!”
Hendrjik leccò quel sesso per intero ancora un minuto, poi alzatosi in piedi, accompagnò il cazzo verso il bagnato pertugio, e si lasciò cadere in piedi dentro la madre…
“HAHNNNNN! Sì, dentro tutto, dai! Huhmmmm…yuhmmm!”
…che vogliosa di coito aveva estratto la propria lingua. Hendrjik affondato tutto il cazzo, fece altrettanto sciabolando la propria lingua contro quella della madre un paio di minuti…
“Sluuurpf….slaaaap….fpl….yuhlmmmm….sluuuurp!”
“Huhmmmm…yuhmmmmm…ahn…AHN!”
…poi prese a muovere il cazzo avanti e indietro; Anita vogliosa di sensi facilitò in ogni modo gli affondi del piccolo cazzo del figlio. Hendrjik, prese in mano le caviglie di sua madre, iniziò a chiavarla tenendosi lo spazio che gli serviva per gli affondi. In confronto al suo cazzo eretto, la fica era grossa il triplo, ciononostante sentiva il cazzo, reagendo al meglio con colini trasparenti che uscivano di tanto in tanto dallo spacco, bagnando le palle dure del ragazzo; ben felice di fruire della madre porca, generosa nel baciare in bocca il figlio quando si avvicinava col volto!…dopo l’ultimo bacio, e uno sguardo laterale alla parete con l’orologio Anita, che comunque s’era bagnata bene, vedendo che dovevano mancare circa nove minuti, raccontò una piccola bugia al figlio a fin di bene…
“…Hendrjik, ho goduto…sono zuppa lì sotto…ahnnn…ahnnnn…ahnnnn…vieni tu adesso, dai…che sono ancora calda! ...dai Hendrjik, spurgati…spara…dai…ahnnn…ahnnnn….ahhhnnnn!”
“…Ahn…ohhh…ahnnn…ahnnnn…ahnnnn…ohhhhh…ahnnnnn…ahnnn…”
“…huhmmm…dai piccolo mio, vieni! Innaffiami bene …ahnnn…ahnnnn!”
“Ahnnn…ahnnnn…ahnnnn…ancora…un po’…ohhhhh…ahnnnn!”
Il ragazzo tardava a sborrare…allora Anita lo trattenne durante l’ultimo affondo, gli carezzò delicatamente le palle, e l’inguine col pollice, quindi gli indusse un po’ di solletico fino all’ano, e poi altre carezze alle palle dure in pre scoppio…e dopo tre rapidi baci sulle guance calde di lui, facendo muovere lei stessa il bacino a Hendrjik col cazzo piacevolmente immerso nei caldi liquidi vaginali, provocò l’immediata eiaculazione improvvisa…
“AHAHNNNNN! OOHHHHHHH! AHHNNNNNNNNNN!”
…e ingovernabile del cazzo dentro di lei, che sparò un robusto proiettile massivo nella sua vagina interna…e poi altri sei, sette, forse undici…soddisfatto Hendrjik tolse il cazzo dalla bagnata carnale spelonchetta, e sua madre per prevenire altre voglie chiuse le cosce, guardò l’orologio, e disse:
“…non male, non male Hendrjik…se non avessi continuato a dormire forse c’era tempo per un'altra chiavatina…beh…dammelo un po’ in bocca…forse ne hai ancora…”
Il ragazzo, stanco e sudaticcio, accompagnò la cappella verso la bocca della madre, che s’era chinata verso di lui, e gli fece una ripulita linguale di commiato, verso l’esterno dalla cappella all’asta; e quindi improvvisamente, un robusto succhio…
“Shfluuuuuuppp!”
…durante il quale asportò ancora una piccola quantità di sperma ancora in canna…
“AHNNNNN…piano mamy! AHNNNNN! Piano! Ahi!”
…che mamy prontamente aveva trasferito sulla sua bocca, mescolandolo con la saliva, per ingoiarlo con calma…per nulla imbarazzata da quello che le era rimasto sulle guance, e sulle labbra, gli diede le ultime istruzioni:
“…hai solo sei minuti per una doccia rapidissima da due minutini, sciacquati e basta! Quattro per vestirti e andare…dai che lo scuolabus è puntuale, sbrigati! Non ti aspetterà che un minuto! Muoviti! Gloooommh…yuhlmmmm…ham!”

“Sai, Angela… il mattino dopo corremmo il serio rischio di sputtanarci col vicinato…un suo amico, un bravo ragazzo di nome Edo, uno del nostro palazzo, che detto tra parentesi vorrebbe trombarmi, ma non osa, ci aveva sentito da fuori la nostra porta condominiale: aspettava Hendrjik per andare a scuola assieme, ma vedendo che mio figlio non usciva, aveva deciso di andare avanti, e aspettare Hendrjik sullo scuola bus; almeno così mi disse lui, tornato a casa…

Quando Hendrjik, ancora intontito dall’asportazione di sperma a cazzo moscio, andò in bagno, sua madre Anita si chiuse in camera da letto, onde prevenire altri colpi di testa del ragazzo, come marinare la scuola (dell’obbligo) per chiederle altro sesso fino alle 14, ora nella quale iniziava il suo turno alla lavanderia…era sottinteso tra loro due, tacitamente, che il lunedì mattina Anita trascorreva la mattinata a far sesso con un suo amante “del momento” in attesa di trovare l’uomo giusto per un secondo matrimonio…il ragazzo era stato puntuale: si sciacquò soltanto, e asciugatosi rapidamente, si vestì e prese il tablet personale che faceva da cartella, quindi scese in strada dove lo scuolabus robotico, grazie a un sensore di riconoscimento facciale di prossimità, vedendo avvicinarsi la sua figura, mobile, era programmato per fermarsi, e riaprire le porte, quando stava già per andare via; potevano bastare altri dieci secondi di ritardo, e riconosciuto o meno, il tragitto da compiersi avrebbe avuto la priorità; e avrebbe dovuto pagare due crediti per l’autobus cittadino…una volta dentro lo scuola bus, Edo, un suo amico che abitava nel suo stesso palazzo, non appena prese posto gli sussurrò:
“Ehi, Hendrjik! Venti minuti fa circa, sono passato dietro la vostra porta, e ho sentito certi rumorini…ma tu guardi gli olo porn la mattina a buon volume, per giunta!? Una volta che tua madre è andata a lavoro, dico! ...non ti sentono i vicini? Io sempre la notte verso l’una, in cuffia, quando i miei vecchi dormono…”
Per tutta risposta Hendrjik seccato si limitò a dire la… verità:
“No…è che stavo scopando con mia madre a gambe aperte sul divano, in soggiorno! Cazzo! Ma se suonavi, invece di origliare come i maniaci, entravi, e facevamo una cosa in tre! Sai, mamma al mattino è piuttosto vogliosa…magari io davanti, e tu di dietro!”
Ovviamente avendo Edo del normale timore reverenziale, rispetto, o educazione nei riguardi di Anita Hansen, non credette una parola di ciò che gli aveva detto Hendrjik.
“Va bene, ok. Ho sbagliato a non suonare! Non volevo offenderti! …però, vediamo…dato che sono tuo amico, ti do una settimana…”
“Per cosa Edo?”
“Per darmi la password e il nick; tanto poi li puoi cambiare; mi faccio il download dell’olo porn di stamattina dal tuo account…è di quelli che si possono ri-doppiare inserendo i propri nomi, vero? Pagando un plus il sistema, in meno di un’ora ti serve l’olo film colla voce tua, o di tua sorella, o di chi vuoi tu per quella che scopa. Io mi sono già registrata di nascosto quella figazza di matematica, l’hai vista che pezzo di…”
Dietro a Edo, un certo Boris, che non aveva potuto fare a meno di ascoltarli, dato che era il terzo passeggero di quel quartiere, disse loro beffardamente:
“Io invece quella di matematica, se parlate della professoressa Doriann, invece di registrarla, me la sono scopata nel parcheggio della scuola! Tanto il drone di sorveglianza era a terra, in avaria…e siccome il marito l’ha lasciata…scopa duro! Altro che voce registrata! ...tenete, guardate qui!”
I due si erano voltati, e Boris mostrò loro, estraendola dal tablet, un’immagine rubata delle cosce a mezz’aria della quarantenne professoressa Doriann con la gonna rivoltata, col cazzo di Boris piantato nella sua fica da dietro! Edo chiese ovviamente:
“…e le mutandine dov’erano?”
Boris, sicuro di sé, rispose:
“Non le portava! Aveva voglia di darla!”
“La professoressa Doriann?”
“E chi, allora?! …mia madre?!”
“…ma l’ha detto a lezione? ...oggi scopo con…Boris, hai detto, no?!”
“Sì, mi chiamo Boris, e a lezione s’è accorta che la guardavo in un certo modo…poi durante una pausa le ho mostrato questo…”
Boris, da un’altra cartella virtuale estrasse un’altra foto molto, molto personale: quella del suo generoso cazzo, piuttosto “diametroso”, più largo che lungo…
Hendrjik chiese:
“In classe?”
“In corridoio, a ricreazione, quando stava per andarsene…ho fatto finta di chiedere una precisazione sull’asintoto verticale… poi di verticale gli ho mostrato il mio…lo vedete?! Tutto naturale, e senza sovra-eccitanti!”
…e infatti Boris immediatamente decantò le sue misure del…cazzo.
“Vedo…vedo…accidenti!”
“Sapete, è lungo solo sedici e mezzo, ma in prossimità della cappella è largo cinque; pensate un po’! Quando me l’ha preso in bocca non riusciva a ingoiarlo; e mentre me la scopavo, m’ha pregato proprio di non metterglielo nel culo; la scopata nel culo me l’ha promessa a casa sua in futuro…con calma…”
Edo, ormai preso dal racconto di quello sconosciuto due-tre classi più anziano di loro, chiese:
“Gliel’hai leccata la fica?”
“No, faceva caldo, e c’era il Sole…la fica la devi leccare a casa, con calma, bella fresca di lavaggio…alle tre del pomeriggio aveva già sei ore di caldo e sudore; mica è buona sudata…come si vede che non hai ancora scopato!”
“…te invece, la guardi arrapato…glielo mostri, e ti dice te la do, nevvero?”
“Rosichi, eh?!”
Edo chiese:
“Ma quando l’ha visto che non era l’asincosa…che ha detto?!”
“Asintoto, asintoto verticale: lo farete fra tre anni…comunque m’ha fulminato con lo sguardo, e se n’è andata! Ho pensato che mi avrebbe denunziato al preside per molestie fuori orario, e invece quello stesso pomeriggio ero appena tornato a casa, proprio appena sceso alla mia fermata, che mi è arrivato un suo messaggio…”
“…e che diceva il messaggio?”
“…un uccello è caduto dal nido; se il tuo vola ancora, vieni al parcheggio alle ore cinque del pomeriggio, oggi, o mai più! Era firmato Doriann…poi il messaggio s’è auto estinto!”
“…l’uccello caduto immagino fosse il drone di sorveglianza…”
“…all’inizio me lo sono chiesto anch’io a che si riferisse…comunque ho pranzato con calma a casa, e alle sedici, dopo una sommaria lavata al cazzo, sono uscito, e poi insomma sono arrivato a scuola; sapete non ho visto il solito drone, sembrava fosse successo il pomeriggio prima, e ho capito.”
“E arrivato al parcheggio, che avete fatto?”
“Mi aspettava nella sua automobile. Una monovolume e-family ad autoguida, e vetri polarizzanti a piacere…ci sono entrato…”
“…e poi…?”
“Mi ha detto: chiudi! Un attimo dopo ha oscurato i vetri, mi ha fissato senza sorridermi, un buon minuto…”

Mary Doriann aveva un viso carino, era castana, e non fanatica del trucco a tutti i costi; i capelli a scuola li portava raccolti e non fluenti, cosa che l’avrebbe resa più attraente; i suoi occhi erano castano scuri, mediterranei, e non tutti i suoi denti erano dritti; con lo sguardo sapeva inchiodare lo studente, e raramente indossava piccoli occhiali da lettura, dato che in genere vedeva benissimo; soprattutto chi si distraeva; quest’immagine si era generata nella mente di Boris, mentre descriveva a Edo e Hendrjik, unici passeggeri assieme a lui, i momenti di preludio al sesso con la Doriann…

“…io non sapevo che fare a quel punto…lei per rompere il ghiaccio mi ha fatto…”

“Quella foto di stamattina, faccia tosta, era il tuo, o l’hai preso dal virtuale?”
“No! …è mio professoressa!”
“Tuo, eh…!?! Così circonferenziato? Alla tua età? Non prenderai sovra-eccitanti?!”
“Modestamente…no, prof…non li prendo perché ci ho visto morire d’infarto un mio amico che aveva appena scopato con una a pagamento! Ha voluto strafare, e ci è rimasto! L’ho visto sbarrare gli occhi prima di chiuderli…per sempre!”
“Già! Ogni tanto uno ci resta! E in fondo, da giovani a che servono?!”

“Insomma t’ha fatto un esame sommario…”
“No, voleva parlare un po’ prima…comunque mi ha preso il viso tra le mani, e mi ha dato un lungo bacio in bocca, poi mentre mi sbottonava il pantalone, dopo un minuto ha detto…”

“Ora me lo dimostrerai che quel cazzo è tuo! Fatti queste, prima! Mio marito m’ha lasciato per una che ce l’aveva più grosse. Le mie sono queste!”

“S’è aperta la camicetta, ha sganciato l’imbottitura, e m’ha fatto baciare le sue mini tette; portava tra la prima e la seconda di seno…sapete, in classe indossa l’imbottitura…mi toccava pagare il biglietto se volevo il resto…comunque anche piatte sono belle uguale, sapete…soprattutto se uno ne sente il respiro, un respiro caldo, l’odore, e il sapore dei capezzoli, appena le baci che sono calde s’induriscono subito! …”
“E poi? ...”
“E poi… che vi devo dire! Mentre mi succhiavo il suo capezzolo sinistro ha aperto le gambe, affinché allungassi le mani, e m’accorgevo al tocco che non portava mutandine, poi mi ha ripreso il viso tra le mani, e m’ha baciato in bocca direttamente sulla lingua, un bel lingua-lingua integrale, e io intanto gli stavo già carezzando la patacca bagnata…ha le tette piccole, ma se gliele baciate, e gliele succhiate bene, datemi retta! Al posto della fica le trovate una pozzanghera…diventa vogliosa … il suo punto debole sono le tette!”
Edo, quello più porno dipendente, domandava degli ovvi particolari…
“La porta depilata la fica?”
“No, no, un po’ di pelo se lo tiene, l’ho sentito con le dita…”
“Ma in che posizione te la sei fatta?”
“La prima mi ha cavalcato lei, inzuppandomi fino alle palle dentro la sua auto, e io le succhiavo i capezzoli dopo i baci in bocca…la seconda l’ho messa io alla pecorina, e l’ho cavalcata io…poi se volevo aprirla dietro – ha detto - ci saremmo visti con più calma a casa sua…ma lo spazio per incularla nella sua auto c’era! Comunque volevi vedere il pelo?”
“Beh…”
Boris riarmeggiò dalla cartella virtuale personale ed estrasse un selfie scattato col sesso di Mary Doriann, per i due:
“Qui gliela sto assaggiando, vedi la lingua di fuori?! Ma era troppo sudata, ho la lingua di fuori ma non ero riuscito a leccargliela, aveva fatto troppo caldo quel giorno! Quando ha trascorso troppo tempo sotto un indumento non la lecchi facilmente, va rinfrescata prima, sapete…ho solo posato per la foto!”
“Eh già…e bravo!”
Hendrjik domandò:
“E, ti ha più contattato? Per l’anale intendo…”
“No, sto ancora aspettando, no! … nel frattempo ora c’è un altro drone, e nel parcheggio non ci potremo vedere più! ...figuratevi! A lezione non mi guarda mai in faccia, e non risponde alle mie domande…”
“Lo farà per dissimulare che scopate …ma tanto le piaci, no?!”
“…oh, oh…stanno salendo altri! mi dispiace, non posso dirvi di più…comunque, se solo sapeste quanto si bagna la topa a quella…”
“Oh beh…in tal caso…congratulazioni!”
Lui sosteneva di aver scopato con la loro professoressa; ma in fondo poteva benissimo essere una prostituta come tante, vista di spalle; e Boris poteva tranquillamente essersi inventato tutto; dopo uno sguardo rassegnato verso lo sbruffone, ma non bullo, Boris che se la rideva, tornarono al loro discorso personale…Hendrjik prendeva tempo con l’impiccione Edo…
“…sì! Il pi era di quelli in cui puoi inserire i nomi, ma i soldi per farlo ridoppiare non li avevo!”
“Quindi non era ridoppiato?”
“No…”
“Eppure m’era parso…vabbé! Senti era…”
Quest’ultima possibilità in realtà, praticando comunque sesso pieno e reale con la propria madre (figa), la ignorava del tutto; mentre Edo sembrava piuttosto esperto di cose per le quali i soldi non li aveva…
“Che?”
“…no, dico, era bella la porno attrice? Chi era?”
…e intanto per passare il tempo del tragitto incalzava Hendrjik con domande alle quali la risposta restava generica…
“Una video-casalinga per il sexy streaming; ora non mi ricordo come si chiamava; forse Mamy si faceva chiamare…se mamma non s’accorge che sto continuando io a pagare gli olo film, avendo usato di nascosto il nome suo per l’account dico, verso la fine del mese posso farti avere qualcosa…ma non mi premere co stà cosa! Devo già giostrarmi con la paghetta.”
“Va bene, va bene, Hendrjik!”
Boris li toccò entrambi per salutarli, e fece per scendere.
“Oh, beh ciao, eh!”
“Ah, ciao!”
“…”
Boris era appena sceso dal mezzo, essendo arrivato nella parte di scuola frequentata da lui; loro due avevano la discesa tre mini fermate dopo. Dal finestrino lo videro leggere della messaggistica dal tablet didattico; forse il famoso messaggio della professoressa Doriann per il sesso anale a casa era appena arrivato…già, forse, data la faccia di quel Boris nel fissarlo… lo schermo.
“…e senti Hendrjik…? Tu poi ci hai creduto a quello?”
“Per me ci posso anche stare: è possibile…se la prof si presenta rigida, anzi frigida, poi a letto è ninfomane, quello è capitato bene! Comunque ha detto che il marito l’avrebbe lasciata per una con le tette più grosse…la Doriann è figa e piatta!”
“Ma era maggiorenne?”
“Secondo me, sì… ma perché t’importa tanto?!”
“Non so…senti mi aiuteresti a spiare la Doriann, per un po’?”
“Coi droni in volo, proprio no! …senti Edo, ti si vede che sei invidioso del racconto di Boris …chissà, dai! Forse ci ha solo preso in giro!”
“Del drone interno che era caduto lo sapevo! Anzi dicono che sia stato uno del quinto, che ha introdotto un malware per vendicarsi di due sanzioni del preside …”
“E allora?! Dico! Non penserai di provarci con la Doriann?”
“…perché non mi aiuti?”
“Te lo do un aiuto! Dimentica Boris, dammi retta! In ogni caso è più grande, e la Doriann non se la fa certo con i primini …”
Ci mancava solo Edo, troppo impiccione, e troppo educato, per capire che Hendrjik aveva una relazione incestuosa con la sua formosa madre ancora giovane. E poi quel loro collega più grande di qualche classe più avanti della loro, che s’era fatta l’insegnante bonazza quarantenne, professoressa (mora) in tailleur elegante, seno piatto imbottito, e calze nere fumé Mary Doriann, li aveva fatti sentire dei segaioli ridicoli; anche se il ridicolo riguardava il solo ingenuo Edo; Hendrjik rabbrividì quando gli balenò l’ipotesi che se davanti alla sua porta di casa avesse sostato quel Boris, questi avrebbe capito che Hendrjik non stava certo vedendo un olo porn costoso con voci a scelta…poi disse a sé stesso che la prossima volta che avesse visto in avaria il drone di sorveglianza esterna, avrebbe fatto una capatina nel parcheggio della scuola per verificare la storia sbruffonescamente esposta da quel Boris, tre anni più grande di loro…e così la Doriann non portava mutande, eh?!

“Insomma Angela, da quel che mi ha raccontato Hendrjik, Edo ci spiava, ma ha scambiato la nostra scopata di buon viatico, quella che gli concedo il lunedì mattina, per un olo porn su ordinazione…”
“Dovresti trovarti un uomo stabile Anita, anche se penso che Hendrjik ormai si muove su un binario tutto suo, anzi sul tuo! E non intravedo scambi, sai…vedi di non deragliare! Perché deragliereste entrambi!”
“Dici bene tu, Angela; ma in fondo non mi pesa poi così tanto…”
…era passato qualche anno da quando venne resa edotta dalla vita incestuosa e rassegnata di Anita Hansen, e i giorni che stava vivendo dopo la disavventura africana si sarebbero rivelati non tanto diversi dalle giornate descrittele da Anita durante i suoi sfoghi davanti a un drink …

…del resto il maggiore Angela Pohel proveniva comunque da un suo retroterra familiare in qualche modo a rischio di disfunzionalità: si era accorta molto tempo prima dell’imbarco che suo figlio Helmut era attratto dalle sue forme, tonde sì, ma sode e ben proporzionate; Angela probabilmente era una delle ultime bionde tedesche dal dna nord-europeo. Dopo la separazione dal marito, da lei sorpreso a limonare con una giovane allieva da “spingere” un tantino per farle superare le selezioni, aveva ottenuto, senza opposizione di lui, la custodia del figlio; anche se aveva avuto il tempo di pentirsene: erano vissuti troppo da soli, e tra solitudine e promiscuità, il ragazzo non appena le sue ghiandole iniziarono a secernere i normali ormoni maschili, prontamente si manifestò l’attrazione sessuale per la madre ancora giovane. Nonostante il loro appartamento fosse piccolo, il quasi dodicenne maschietto di famiglia gli era riuscito di fingere di uscire, e in realtà di nascondersi in casa, precisamente nella camera dove la madre dormiva da sola. La bionda signora Pohel, ex coniugata Wassermann, era ormai libera dal coniugio, e soprattutto era uscita dalla doccia avvolta nel suo sottile accappatoio di microfibra appena appena chiuso dalla cinta con un debole nodo, che bastava sfiorarlo affinché si sciogliesse. Il figlio l’aveva spiata per settimane per studiarne le abitudini, usando anche piccole microcam wireless tenute sempre cariche dal campo elettromagnetico del wifi domestico; naturalmente non erano eterne: la loro batteria continuamente ricaricabile, e soprattutto continuamente ricaricata, si degradava per normale attrito in una settimana per quelle da due crediti; un mese spendendone cinquanta: per loro stessa natura era sconsigliabilissimo acquistarle usate; il bello di queste microcubetti da un centimetro di lato è che erano solo lente, batteria, ed antenna, tutto in uno. L’output veniva inviato in wireless ad un unità ricevente con olo-cube di memoria, nascosta in un posto qualsiasi della casa, per poi essere fruita sullo schermo. La paghetta settimanale di Helmut era di soli otto crediti, e onde avere un buon numero di microcam, Helmut aveva dovuto risparmiare sei settimane, dato che la parte costosa era la ricevente: da sola dieci crediti…in una-due settimane il “piccolo” Helmut aveva saputo quali erano le abitudini di sua madre Angela; era riuscito a nascondere due microcam in camera da letto, e tre nel bagno: sapeva a che ora andava di corpo, faceva la doccia, e si masturbava tante volte in bagno e altrettante sul letto; una volta era riuscito anche a riprendere una scopata di sua madre col suo amante del momento…grazie alle microcam sparse per casa era riuscito a sapere anche verso che ora sua madre era emotivamente più scarica, e sperava lui, più arrendevole. Un giorno d’autunno, in ottobre, nella regione a cavallo tra le vecchie Germania, Belgio, Lussemburgo, e Olanda ormai diluite nell’Unione Eurasiatica, che si estendeva da Lisbona a Vladivostok, nella cittadina di Liebenstad, fondata nel XXII secolo, in un appartamento popolare di un condominio a dodici piani di due stanze e servizi, un giovanissimo Helmut, non ancora dodicenne s’era nascosto nella camera da letto della madre, in un posto in cui la madre Angela aveva l’abitudine di non guardare affatto: dietro la porta. Helmut ci aveva riflettuto a lungo; se voleva buone probabilità di riuscire nel suo intento, era bene che l’agguato domestico lo intraprendesse già nudo, e con opportuni tocchi al proprio cazzetto, con l’erezione già in itinere…il giovane virgulto biondino sapeva della pigrizia della madre nel chiudere l’accappatoio col nodo debole, come sapeva per averla osservata di come fosse rilassata all’uscita dalla doccia: si stendeva sul letto, e chiudeva gli occhi, allargando lievemente le gambe. Helmut era occultato sia dalla porta, che dall’armadio. Sua madre Angela, sapendo o credendo di esser sola a casa non aveva chiuso la porta. Il ragazzo aspettò con felina silenziosità che la madre chiudesse gli occhi, dato che era usa fare anche un sonnellino, se capitava, poi per prendere coraggio contò mentalmente fino a sei, e dopo aver scostato la porta, fece un passo felpato da piedi nudi verso il letto, e un piccolo salto sopra la madre che ci mise un secondo a capire che il peso caduto su di lei era suo figlio Helmut, che sembrava premere col corpo proprio tra le sue cosce.
“HOH! …?...”
Angela esitò un paio di secondi o poco più, poi Helmut scoprì il suo gioco, o meglio la sua vestaglia accappatoio. Il ragazzo sciolse il nodo, e aprì la vestaglia scoprendo la vulva carnosa e fresca della bionda della madre, col pelo in ricrescita da un paio di settimane, e sempre ordinato…
“…e mi salti addosso per questa? Che ti prende? Insomma! …Hoh! Che fai?!”
Helmut aveva cercato di penetrarla, ma per l’agitazione aveva mancato il bersaglio, e lo sguardo freddo della bionda madre dagli occhi chiari gli aveva fatto regredire l’erezione maturata con lo spionaggio domestico…la madre con ancora il figlio sopra di sé restava silenziosa. Col suo cazzetto sentiva la sua fica calda di doccia, e l’erezione sembrava tornargli per poi non proseguire…erano istanti irreali…Helmut si spostò di scatto arretrando di mezzo metro. La madre aveva intuito perché era arretrato; non gli disse niente, lasciandolo fare. Il giovane maschietto si abbassò, e cominciò a leccarle la vulva; avendola spiata con l’amante sapeva come, e dove stimolarla: lingua veloce alla base del clitoride e leggerissima un po’ più lenta verso il centro, tenendo la testa rigida ad una certa distanza. Leccò un paio di minuti così, e finalmente sua madre cedette emotivamente, sospirando di piacere autentico perché inaspettato, e lasciando la postura rigida allargò meglio le cosce, onde potesse leccargliela comodo.
“…ahnnn…vabbè, non muore nessuno…ahnnn…in fondo…ohhhhh…però…Helmut calmati…piano !...ahnnn…ahnnnn…che…lingua!...e fa piano!...ahuhnnn!”
Lasciò che il figlio si facesse la sua scorpacciata di vulva adulta, godendo ogni volta che il figlio s’impegnava in attesa che la fica emettesse un qualche fluido dallo strano sapore salato, che gli faceva venir voglia di continuare a leccarla praticamente in ogni sua parte…per una decina di secondi estraeva tutta la propria lingua per sovrapporla all’intera vulva della madre. Poi tornava a leccarla e si fermava…
“Uhmmmm…ohhhh…non ti stai proprio vergognando Helmut? Ahnnn…una scommessa cogli amici? ...ahnnn…ahn! …ahnnnnn … perché? …Helmut …perché? …ahnnnnn …ahnnnnn …ahnnnnn!”
…la madre qualche domanda gliel’aveva posta, ma lui non le rispondeva; ogni tanto si fermava per spipparsi, ma quell’erezione con la quale s’era masturbato centinaia di volte osservando la madre nuda, sembrava non volersi verificare. Il ragazzo aveva di nuovo sovrapposto tutta la sua lingua estratta sopra la superficie della vulva della madre, ottenendo un momentaneo inizio d’erezione, che poi regrediva quando cercava di toccarsi. La madre, avendo compreso, gli disse:
“…hnnnn…Helmut! Ormai sei qui! Baciami il seno, avanti!”
Il ragazzo interruppe la leccata a quella fica bagnata incrociando per un attimo lo sguardo con la madre, che l’aveva invitato ad occuparsi delle sue tette; chissà ! Gli occhi non mentivano mai! La madre non cambiò espressione; diede un’ultima leccata ampia su tutta la vulva gonfia ed ancora odorosa…
“Huhmmmm! …le tette Helmut! Le tette!”
…alla fine si fidò a lasciarle la fica, e pronto le prese in mano i seni, e cominciò a baciarglieli dappertutto, un buon minuto e mezzo forse; poi iniziò a succhiarle il capezzolo sinistro con accanimento, poi quando la madre gli intimò sospirando di farlo anche all’altro, intravide i suoi occhi chiusi per godere meglio l’intimità di quell’improvviso incesto… mentre le tette le si erano gonfiate e riscaldate, e ne vedeva il loro gonfiarsi con il respiro…magicamente l’erezione gli partì, e stavolta autenticamente: il pisello divenne un cazzo duro, che il ragazzo strusciò tra le calde cosce della madre, riprendendo a premere. La madre a quel punto allargò meglio le cosce, affinché il cazzo perpendicolare del figlio intercettasse lo spacco, e quindi su indicazione della madre che scostò un po’ le carni intime, il pertugio roseo dell’anticamera del paradiso dei sensi… entrò dentro di lei, quasi per sbaglio; in quei concitati istanti credeva che la madre potesse respingerlo da un momento all’altro, dato che non aveva preso la mira, guardando dove stava infilando la cappella; per cui, banalmente, scivolando dentro rapidamente, s’era accorto che finalmente era entrato, e che la fica dentro era calda, morbida, umida, e accogliente.
“AHNNNN…sei dentro Helmut! …ti…ahnnn…ti dovresti vergognare! AHNNNN…ma mi piace il tuo…cazzo! Dai Helmut! Chiavami…AHNNNN! …Hohhhh!”
“UH ! Mhmmmm! …sì ! Eccolo Mutty!”
Il ragazzo cercava di andare più a fondo possibile, dimenticando che da meno di cinque secondi aveva coronato un sogno nato sei mesi prima, quando provandoci con la madre aveva ottenuto solo dei garbati rifiuti. Due mesi prima però aveva deciso d’indagare le abitudini, e gli orari della madre, ossessivamente, e la decisione di colpire quando era più stanca, ed in un periodo di solitudine sessuale, si era rivelata indovinata. Mentre il suo cazzo gli mandava delle piacevoli sensazioni ad ogni colpo, affondò la sua faccia contro il caldo e gonfio seno della madre, movendosi col bacino continuamente, senza sapere come e dove colpire con la sua lancia di carne le pareti bagnate e calde della vagina interna. Cominciavano a respirare entrambi, e la madre tra le sue cosce sentiva le pallette dure del figlio essere sempre più calde; una sensazione piacevole per una donna.
“…ahnnn…ahn...qui ci sentiranno, maledizione! …ahnnn…ahnnnn…ahnnnn!”
“AHNNN…ahnnn…ahnnnn…chissenefrega, mutty!...ahnnn…ahnnnn…ahnnn…come sei calda! Ahnnn!”
“…certo, sono…ahnnn…ahnnnn…ahnnnn…calda!...ahnnnn…bravo…muoviti…non ti…ahnnn…fer…ahnnnn…ferm….ahnnnnn…areeeeehhh! Huh !”
Ad un certo momento la signora ebbra di quel piacere proibito estrasse la sua lingua, colpendo la fronte caldissima del figlio, che incuriosito alzò lo sguardo, e vista la lingua vogliosa della madre, estrasse la propria lingua, e la sovrappose alla meglio con quella della madre. Istantaneamente scambiarono abbastanza saliva da creare un circuito elettrochimico di sensi efficientissimo, tutt’altro che corto, che andava dalla punta del glande che toccava la spugna vaginale, alle loro lingue, passando per il respiro dei loro petti, i cui capezzoli si sfioravano, e creava un mulinello di piacere che entrambi i loro cervelli avevano il compito di elaborare ad una velocità pazzesca, per solleticare fino all’acme del piacere le loro coscienze più intime. La natura ovviamente disse la sua, e al giovane Helmut partì improvvisamente l’eiaculazione, o forse la prima eiaculazione in una fica ospitale, otto colpi incontrollabili, intensi, rapidi, e molto, molto liquidi…la cappella e la sua punta restituivano al ragazzo il tanto agognato piacere, mentre le sue pallette si svuotavano dentro la vagina materna, con altri colpi più piccoli…il ragazzo aveva sudato, e si stava raffreddando; lo stesso la madre. I loro corpi rimasero congiunti. Incinta la signora non sarebbe rimasta, dato che aveva una sua dotazione di pillole del giorno dopo. Riposarono due ore sul letto, abbracciati come due amanti, poi la madre si alzò per completare le faccende domestiche, prima del turno serale di servizio presso la parte militare dell’aerospazioporto di Bruxelles, che il maggiore Angela Pohel raggiungeva dalla propria città di residenza con la metropolitana pneumatica ad aria ipersonica in ventisette minuti. Quel giorno, soddisfatto dell’agognata scopata ottenuta il giovane Helmut aveva aiutato la madre nelle pulizie, lasciando poi che si vestisse per andare a lavoro. Il maggiore Pohel come sempre aveva indossato la sua divisa militare da viaggio, nera con bordi rossi e argento, con le mostrine sui baveri raffiguranti il ramo d’olivo a rappresentare la pace, che avvolgeva in due spire una ruota dentata con un compasso che rappresentava l’ingegneria, il tutto giacente sotto una stella a sette punte, da cui originavano dei raggi stilizzati che rappresentavano il brillare nello spazio. Sulla giacca c’erano anche le spalline con i gradi di maggiore, e sul petto le immancabili greche a sinistra, e la spilla del centauro alato dorata di cui si fregiavano i piloti di aerospazioplano. Il maggiore Angela Pohel si era abilitata su quelli da trasporto, classe 5 tonnellate, di cui una e mezza di carico pagante; e per mantenere l’abilitazione effettuava sei ore di volo l’anno, scegliendo le sue tratte preferite per fare anche un po’ di turismo balneare, come la Bruxelles-Grottaglie per il mare pugliese, e la Bruxelles-Haifa per il mar mediterraneo più meridionale…le mancava di provare la Bruxelles-Cagliari, dato che la Sardinia o Sardegna, di cui aveva sentito un gran bene, non l’aveva ancora vista…ovviamente agli occhi di Helmut, sua madre in divisa militare non gli metteva alcuna soggezione, semmai ammirazione, con il berretto sui suoi impeccabili capelli biondi abbinati al trucco appena sfumato. Salutò la madre, e attese il suo ritorno l’indomani mattina alle otto, poco prima che lui dovesse ovviamente recarsi a scuola. La madre non appena entrata gli chiese se fosse pronto per andare a scuola, a cento metri da casa loro, raggiungibile in tre minuti di prudente cammino. Ciò induceva Helmut a prendere sempre gli orari sotto gamba…erano passate solo dodici ore dal loro primo atto d’incesto; adesso nelle intenzioni del giovane Helmut c’era il secondo di atto: prese la madre per i fianchi, e a gesti la mise contro il tavolo del soggiorno, verso il quale il figlio invitò la madre ad assumere la posizione reclinata dei famosi novanta gradi. La madre con rassegnata auto ironia comprese, e si stese di petto sulla superficie del tavolo.
“Ti piace il vero potere, Helmut? …avanti…sbrigati! O arriverai in ritardo…”
Il figlio si prese la soddisfazione di sollevarle la gonna, e abbassarle le mutande. Vide immediatamente i meloni posteriori della sua donna target, e dopo averle intimato di restare in quella posizione di sottomissione…
“Resta così Mutty!”
…e cominciò a baciarle le natiche burrose, alternando dei baci appassionati con delle slinguate lineari, poi si decise a esplorarle l’ano con la lingua, imbarazzando la madre che sgranò gli occhi verso la parete della cucina, quando sentì la lingua indurita del ragazzo cercare di…violarla! Era già un piacevole solletico sentirsela sulla superficie dell’ano…ma lì dentro…
“HOH…ma…che…mhmmmm…che…che…ahnnnn…ohhhh!”
Helmut leccò l’ano della madre esaltato cercando anche di oltrepassarlo, poi dopo il lecchino, allontanava il volto per contemplarlo ed aprirlo, scostando lui stesso le ampie natiche della madre, che tenendo gli occhi fissi verso la parete aspettava che il figlio finisse quei preliminari piacevoli e morbosi, e si decidesse a fare ciò che si aspettava: penetrarla dietro con il cazzo; meglio col suo cazzetto duro, ma certo non … grosso. Il ragazzo a raggiungere una buona erezione ci mise sei-sette minuti di colpi di lingua, assaggi furtivi fuori e oltre il pertugio, e contemplazioni delle dilatazioni dell’ano materno; e mentre la madre contemplava passivamente l’orologio digitale che si accendeva non appena il sensore di scansione percepiva nel proprio campo visivo un occhio umano, il giovane Helmut aveva preso a respirare più forte, e rumorosamente: aveva raggiunto finalmente una buona durezza da erezione, e strusciava la sua cappella contro l’ano della madre, spingendo. Dopo tre tentativi riuscì a ficcarcelo, e in due colpi, date le non elevate dimensioni, vi entrò tutto quanto.
“AHNNNN…prendilo mutty!”
“…mhmmm…ahnn…l’ho sentito Helmut…ahnnn…adesso sbattimi…e sbrigati, ti prego! ...”
“…ahnnn…ti fa male, mutty?”
“…no…ahnnn…no…ohhh…devi andare a scuola, maledizione! ...ahnn…ahnnn…dì Helmut, ti sbatterai mica qualche insegnante?”
“Hoh ! …hoh…ahnnn…no, mutty!...Ahnnn…ahnnnn!”
Helmut iniziò a sbattere sua madre rapidamente, che a sua volta sentiva il rumore delle pallette che sbattevano contro la pelle soda delle sue natiche, mentre la dura cappelletta del figlio si strofinava tra le pareti del suo colon retto. Per fortuna di Helmut sua madre la cacca l’aveva fatta nella toilette del suo ufficio in servizio per via dei caffè notturni, ed era abbastanza sgombera…La madre per dieci lunghi minuti di orologio sospirò per tenergli l’eccitazione sessuale, e non era escluso che stesse godendo, dato che il cazzo non grossissimo del figlio, non le induceva affatto male, visto che aveva le dimensioni di uno stimolatore rettale, che era disegnato per trattare al meglio il colon retto. Il figlio le venne nel culo pompandole il proprio sperma in quantità, essendosi rigenerato dopo una notte di sonno, senza essersi fatte seghe. Il ragazzo, tolto il cazzo, baciò ancora una volta le ampie natiche della madre, e l’ano dopo che s’era richiuso senza far cadere lo sperma. Poi andò a lavarsi rapidamente il cazzo, quindi uscì scarico emotivamente per andare a scuola. Il tragitto era corto e le due vie che doveva attraversare erano piene di telecamere ovunque, e di poliziotti di ronda…tutti si conoscevano di vista, e niente di male poteva accadere non essendovi nei paraggi mezzi di trasporto privati. Quel giorno Helmut aveva mattino e primo pomeriggio, e per le 17 sarebbe tornato a casa, dove per prima cosa contava di divertirsi col suo nuovo giocattolo: la sorprendente disponibilità sessuale di sua madre, ufficiale ingegnere, e pilota di aerospazioplano, ruoli quelli in apparenza maschili, ma resi più affascinanti dalla bellezza della madre, bionda e soda oltre che tonda dalle piacevoli forme; non era né alta, né grassa; non una fotomodella, ma comunque bella. Nulla sapeva Helmut dei suoi compiti all’aerospazioporto di Bruxelles, come nulla sapeva della voglia segreta della madre di andare nello spazio extra atmosferico, ossia quello cosmico, dato che aveva sempre e solo pilotato aerei extra atmosferici, ma dai voli rigorosamente sub orbitali…il figlio tornò a casa, e si mise a finire i compiti. Sua madre Angela era arrivata verso le otto di sera, e riposti gli abiti, e fatta una rapida capatina in bagno, indossò soltanto una t shirt bianca insieme a delle aderenti e fascianti mutande decisamente anti erotiche. Il figlio, che aveva salutato la madre all’ingresso con il normale bacio sulla guancia, adesso si presentava in cucina con il proprio tablet trasparente. La madre, come miliardi di altre madri prima di lei, nella stessa situazione, gli disse:
“Sicuro di aver studiato abbastanza?”
“Oggi avevo anche il pomeriggio mutty…”
“La tua media non è alta Helmut, questo lo sai, sì?”
“Si alzerà, stai tranquilla mutty…”
“Si alzerà vero? ... la media, o qualcos’altro?”
“La media, la media…ma a quanto pare…”
“…ah una cosa! Col tran tran degli ultimi giorni me ne stavo dimenticando…”
“Cosa?”
“Il capitano Venn! Mi ha detto che ti sei dichiarato a lei, che hai cercato di sedurla, e le hai offerto dei diamanti!”
“Abbiamo tirato a sorte con gli amici, e sono uscito io!”
“E i diamanti?”
“Erano di Valerian: un suo parente li produce a basso costo, e glieli ha regalati…”
“…ma perché il capitano Venn? Perché proprio lei?”
“Di belle fighe ne conosco poche, e so che siete amiche!”
“E tu vai a molestare una collega, solo perché è mia amica?!”
“Valerian e Jean mi hanno chiesto quante belle donne, intendeva donne, conoscessi e io ho detto solo Andreaa Venn…abbiamo tirato a sorte per chi ci provava a baciarla, e sono uscito io!”
“…e bravo il mio galletto! Comunque ha detto che se i diamanti fossero stati naturali e non artificiali e di basso peso ti avrebbe sposato! Comunque con questo Valerian, che ti rifila diamanti, anche se artificiali, ci dovrò parlare!”
“…eh, Mutty …e se poi ci prova?”
“…cominci a essere geloso Helmut?!”
“No, ma l’idea che un coetaneo ti si trombi non mi piace per niente!”
“Ah, no?! A me non sarebbe dispiaciuto vederti fidanzato con il capitano Venn …”
“Sì, ma quella non mi vuole…”
“A me ha detto che non eri male! Ma hai sbagliato coi diamanti…di contrabbando!”
“No. Il papà di Valerian li fabbrica a casa sua; ma non mette la marca!”
“Lo immagino! Imita gli altri marchi, e vende a una miseria! Cento crediti?”
“…68!”
“Vabbé ma voglio parlare col padre di Valerian!”
“…ma è sposato Mutty!”
“Perché io non lo ero?!”
“Ma che devi fare col papà di Valerian?”
“Niente! Ci devo parlare! Diamanti ad un infraquattordicenne!”
“E se poi ti…”
“…ti che?”
“Ti scopa! Io poi con Valerian…che gli dico?”
“Che dovresti dire? Che fottiamo a casa nostra?”
“…ma non è o dovrebbe essere un nostro segreto Mutty? E se ti sfugge qualcosa?”
“…a quanto pare adesso non è più come prima, vero? Mi guardi con occhi diversi, là in basso, facendo la faccia innocentina…certe volte, sai, vorrei che una banda di giovinastri mi strappasse la divisa da ufficiale, e mi violentasse dietro un vicolo… sono mesi che ci penso, e…”
“…e?”
“…e penso che li lascerei fare!”
“Davvero, Mutty?”
“…davvero Helmut! Ma tranquillo, da Valerian e Jean non mi farei mai prendere! Troppo viziati! Beh, hai ancora fame?”
“No, cioè sì…boh…volevo dire …sai oggi la proffa di storia ci ha parlato dell’origine della nostra città: Liebenstad, fondata dal niente nel XXII secolo per offrire del sesso gratuito a chiunque ci fosse venuto in visita…sembra che dobbiamo fare una ricerca su Padre Albert Marrax…che la proffa ha detto esser stato in realtà un molestatore seriale…”
“Davvero, Helmut?!”
“Sì, Mutty…il fondatore si chiamava Padre Albert, e voleva fondare una città dove – pensa un po’ – il sesso poteva essere vissuto senza divieti, se non quelli della salute umana, persino in famiglia… a partire da un’età minima di quattordici anni sarebbe stato lecito con i genitori! Pensa Mutty, il nostro fondatore credeva nella teoria della “Liberazione sessuale intera” secondo la quale una giovane madre non commetteva alcun reato se sverginava il proprio maschio non appena le sue ghiandole iniziavano a funzionare…e…”
“Helmut, svegliati! Che mi dici del padre che avesse deflorato sua figlia di quattordici anni?”
“…beh Mutty…sembra che fosse tra gli usi e consuetudini cittadine…e comunque era un uomo a cui piaceva vivere in maniera semplice, e di solo sesso…”
“Helmut! Padre Marrax non è mai nominato nel Libro d’Oro di questa città! E per un’ottima ragione: era un delinquente matricolato! Ha potuto contare su una certa impunità perché non si è quasi mai mosso da qui! Certo, si capisce! Qui ci è venuto quando nessuno aveva voglia di venirci…e ha finanziato bonifiche, e ricostruzioni, oltre che associazioni pacifiste. Tre secoli fa c’era desolazione tutt’intorno, a causa di un’esplosione nucleare al suolo, 70 km a sud est di qui! Una bomba nucleare di diversi kiloton persa chissà quando, forse dimenticata, di un arsenale appartenuto ad un’alleanza militare del XX secolo, di nome NATO, è stata rinvenuta in un bunker segreto in rovina nella foresta, da un gruppo di escursionisti, alcuni dei quali probabilmente ne parlarono inconsapevolmente con altre persone…sembra che l’informazione finì a dei teppistelli esaltati, che la trafugarono tornandoci dopo una notte; fecero comunella avendo intuito che con quella bomba potevano ricattare i governi locali, e diventare ricchi; ma nel tentativo di collegarla ad un loro computer per gestirla, ne provocarono per imperizia elettronica del circuito di armamento della bomba l’attivazione, e la successiva esplosione! In teoria dopo due secoli avrebbe dovuto avere le batterie scariche. Figurarsi! Su quelle bombe andavano sostituite ogni trenta giorni! E invece dieci paesini con settantamila abitanti in totale, nel raggio di cinque km vennero inceneriti all’istante! Un minimo di carica elettrica era rimasta latente e l’armeggiare di quella masnada d’imbecilli le aveva fatto raggiungere il tiristore dell’innesco e buuum! I restanti paesini nel raggio di venti km vennero sgomberati dai militari, e finiti dall’alto con bombe convenzionali affinché nessuno pensasse di potervi ritornare! Tutto spianato e seppellito! Alcune scorie sono state persino portate nei deserti di paesi lontani, pagandoli bene! E sei milioni di persone in quel raggio di venti km morirono per le radiazioni nei successivi venti anni! Pare che questa bomba venne trovata montata e pronta all’uso! Un secolo circa dopo l’esplosione Padre Marrax, un prete indagato per abusi sessuali ed economici sui fedeli, cioè sulle loro figlie, deluso dalla religione, che in seguito abiurò lui stesso, proclamandosi ateo pentito, si mise a fare il missionario rigorosamente laico; gli venne detto, non si sa bene da chi, che il caso aveva risparmiato dalle radiazioni circa 25 kmq, cioè la zona nord di Liebenstad dove abitiamo noi, e lì con l’aiuto di alcuni gruppi ambientalisti e antagonisti, insediò delle Comuni dell’Amore, con l’obiettivo di ripopolare la zona, riscuotendo i finanziamenti del governo regionale …”
“Ma allora Liebenstad l’ha fondata lui!”
“No, no. Lui dimostrò solo che era possibile abitarci! Lui aprì soltanto otto fattorie collettive a tendenza agroindustriale robotica, con allevamento, autosufficienti tra di loro, con gli incentivi statali…durarono solo quanto la sua vita terrena; poi vennero vendute, o si estinsero, e soprattutto vi costruirono sopra; ma i palazzi, le scuole, e le vie sicure, dove per esempio siamo noi, l’hanno fatte gruppi d’investimento bancari e finanziari dell’edilizia…gruppi giganteschi, che le fattorie del sedicente fondatore non erano che polvere al confronto! Disse che questa zona poteva essere bonificata, e ripopolata: niente che non dicano anche i politici…ma Padre Marrax aveva in mente altro: voleva dei luoghi sicuri dove fare sesso con le giovanissime, un paio erano persino figlie sue, alle quali impose il distacco dalle loro madri, per altro drogate… e per vent’anni nessuno passò mai a vedere cosa combinava nelle sue “Comuni dell’Amore”, dove, guarda caso, si veniva ammessi solo al compimento del quattordicesimo anno di età, e a patto di abiurare solennemente ogni interesse, anche solo teorico, verso le armi, la violenza e la guerra!…pace e amore quindi! Soprattutto il secondo! il falso fondatore di questa città aveva cinquanta e passa anni quando faceva sesso con le quattordicenni che nutriva, e istruiva fino alla laurea; le vestiva, e le ingravidava di tanto in tanto per avere discendenza…le aveva denominate Prime Dame! Erano dodici, il numero della perfezione…Io stessa potrei discendere per linea paterna da una di loro che si chiamava Anjeska Pohel… “
“Ehi, Mutty! …davvero?! Posso dirlo agli amici?”
“Meglio di no! Sì, discendo forse da quell’Anjeska, ma non me ne importa! La ricerca notarile dei miei avi si può fare, ma costa tremila crediti, e non ho proprio voglia di spenderli per saperlo! In fondo erano solo concubine, con l’obbligo d’istruirsi, ed esser colte! Padre Marrax detestava l’ignoranza…”
“Guarda, guarda…hai detto le portava fino alla laurea?”
“Sì, ma non per prepararle al mondo del lavoro! L’unico mestiere che insegnava alle più promettenti era la prostituzione finissima! Quella brillante, per uomini d’alto bordo, non per gli affamati di sesso, o i morti di fica! Però fece anche fior di soldi con i servizi di spontaneo accoglimento, cui erano richiesti a turno gli adepti, compiuto un anno in Comune a imparare un mestierino qualunque; la loro prostituzione doveva ripagare la tesoreria di Padre Marrax del denaro investito nel loro accoglimento, e apprendistato di mestiere: diciottenni di ambo i sessi che ti davano il benvenuto con una notte, e una mattina di sesso gratuito al tuo arrivo qui come turista, anche se eri brutto o decisamente anti estetico, o mal messo, o semplicemente vecchio! Il primo incontro di sesso, cinque ore notturne, e quattro diurne mattinali, era gratuito; se tornavi perché t’era piaciuto, però dovevi pagare…pare non chiedesse molto denaro…e se lo finivi come turista ti pagava il biglietto di ritorno non riconvertibile in denaro, caso mai ci cascassi di nuovo…per alcuni un benefattore; per altri, e me, solo un furbastro! Col lavoro di migliaia di quei ragazzi guadagnò parecchio denaro, e col reinvestimento di questo denaro per ripulirlo, vista l’origine, finanziò le bonifiche di alcune zone radioattive…le autorità dell’epoca, che conoscevano i suoi precedenti per gli abusi da prete sui fedeli, gli mandarono a dire che se non lasciava la zona sicura, quella risparmiata dal fallout radioattivo, non lo avrebbero perseguito! Ma non ti credere! A molti governatori regionali di passaggio aveva offerto dei brevi soggiorni qui, allietati dalle sue dodici Prime Dame, ossia dodici quattordicenni talentuose nel sesso…! Da bravi politici apprezzarono la corruzione, e ci stettero! Per non sputtanare sé stessi protessero anche lui in un dorato ergastolo di sesso, e studi filosofici di esoterismo… comunque pare che lasciò la zona sicura sei-sette volte per andare a dei brevissimi summit con altra gente della sua specie a New York, Roma, Il Cairo, Tokyo protetto da un passaporto diplomatico dell’Unione Mediafricana…è morto a settantanove anni facendo sesso, tra le braccia di una tredicenne dicono, di nome Vehra, dopo il primo sparo di sperma nella sua vagina, che è stato anche l’ultimo! Insomma è morto bene! Vehra era una ragazza mulatta, pare molto carina, che non volle aspettare i quattordici anni per entrare nella zona sicura, e aderire alle sue Comuni; morto lui una delle sue Prime Dame nel frattempo ventunenne, chiamò un uomo dell’ambasciata dell’Unione Mediafricana che prelevò Vehra, e la mise sul primo aereo bisonico in partenza per Harare…altro che semplice profeta del sesso in famiglia!”
“Ma tu, Mutty come le sai queste cose?”
“Quando sono entrata in Accademia, un addetto all’arruolamento mi chiese: ma lei è nata veramente a Liebenstad? ...dissi di sì …e lui per mettere alla prova il mio autocontrollo disse sprezzante, che era una città mal gestita, piena zeppa di prostitute minorenni per tradizione, e nascita…io gli risposi che era roba di due secoli fa! E beffardamente gli confidai che potevo essere una discendente di Anjeska Pohel, tra le Prime Dame di Padre Marrax…”
“E lui?”
“La volta successiva mi presentò suo fratello…tuo padre!”
“Hai capito! …aspetta un attimo…voglio vedere una cosa sul tablet…”
“Cosa Helmut?”
“Quanti Pohel esistono a Liebenstad…”
“…e …quanti?”
“…un attimo…scanning…”
“…”
“Cazzo, Mutty!”
“Che c’è?”
“Solo cinque Pohel! E sei Pohelsky! Mi sa che discendi proprio da quella Anjeska Pohel… aspetta voglio digitare Anjeska Pohel sul motore di ricerca, e vediamo che mi dà…”
“…”
“Un solo risultato: Uhmmm…bla, bla, bla, personaggio incerto, forse solo mitologico dell’epoca di Marrax; si ritiene che fosse una delle sue Prime Dame, forse la più bella per via dello sguardo etereo e del corpo da ninfetta mantenuto tale fino ai suoi ventotto anni con speciali diete ed esercizi fisico-mentali…bla, bla, bla…per molti un’amante propriamente detta …non venivano mai rilasciate foto o ritratti ufficiali delle sue Prime Dame, che nella sua vita Padre Marrax presentò col contagocce, e non tutte, a pochissime persone, che occasionalmente gli rendevano una visita…avevano per lo più l’obbligo dell’anonimato in pubblico…bla, bla, bla …del tutto priva di fondamento la storia secondo la quale, sapendo d’esser malato terminale avrebbe chiesto ad una sua Prima Dama di colore di nome Vehra di pugnalarlo al cuore, data la sua avversione per le armi …su questa enigmatica figura femminile, da taluni indicata come tredicesima Prima Dama, o anche solo Dama, non si hanno informazioni certe…bla, bla, bla, e probabilmente non era mai stata una Prima Dama per via della sua giovanissima età; inoltre Padre Marrax anche da ateo, era fissato col numero dodici, che rappresenta notoriamente la perfezione, e poi perché Vehra non aveva nemmeno i quattrodici anni necessari per adire le Comuni dell’Amore…bla, bla, bla …un anno di apprendistato…bla, bla, bla, a sedici anni l’iniziazione, quindi il premierato damale dopo il superamento di un periodo di studi esoterici…bla, bla, bla, ah…ecco: di certo si sa che Vehra trascorse un periodo dalla durata non nota con il fondatore delle Comuni ormai anziano, e secondo dei suoi intimissimi amici ormai impotente sessualmente -e ti pareva! – bla, bla bla… ma venne rimpatriata in tutta fretta dopo la sua morte. Il padre di Vehra, un fortunato imprenditore di Harare, acquistò dagli aventi diritto, due Fondazioni (da Padre Marrax già costituite all’uopo su consiglio dei suoi amministratori) dopo la morte dello stesso, per un prezzo piuttosto vantaggioso, ma certo non rovinoso, due fattorie autonome, col bilancio in attivo (a differenza delle altre sei che chiesero il fallimento) – uff che palle! - che però vennero ben presto smantellate, per far posto ai primi complessi edilizi di una città che presto si sarebbe chiamata Liebenstad, città dell’amore, nome questo – pare - suggerito da un’anonima segretaria del gruppo imprenditoriale EuroEdilix AG primi costruttori due secoli fa di Liebenstad; curioso è il fatto che questa ignota segretaria fosse incapace di pronunciare la t dato che il nome corretto sarebbe semmai Liebenstadt – uffa! Non la finiscono più! - …del tutto priva di fondamento, data la tracciabilità dei pagamenti, e delle trascrizioni catastali, la voce secondo cui le dodici Prime Dame si fossero spartite i proventi della vendita…bla, bla, bla …uff che palle! Ma chi me l’ha fatto fare?! …”

- continua -

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