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Confessioni di una mente perversa. -2a parte


di sexitraumer
10.08.2018    |    12.267    |    0 8.6
"Eh sì! Era proprio lui, quello che disegnava gli aerei sui libri, quel “soggetto” assoggettato rassegnatamente al bullismo dei compagni furbi, pur di..."
Troppo tardi ora; andai dritta in sala ricevimento dove avevo trombato con Fede e poggiato il mio smartphone su uno dei mobili con la funzione registra dissi a voce normale, ma alterata lievemente perché la ragazza stava trattando e dissi:
“…emme uguale due a x con zero più b !”
“…trecento è stato un bel film !”
“…sì insomma io il gelato me lo lecco tutto.”
Ripresi il mio cell, e riascoltai. Mi ero sempre sentita ridicola per la mia voce registrata, e questa volta sarebbe stato lo stesso, ma cercavo quell’effetto del brano introdotto da Enrica. Sorprendentemente quando rispinsi il play l’audio non si riavviò. Poco male – pensai – tanto la eco caratteristica mica l’avevo udita…Ero più tranquilla, ma il registratorino della conversazione poteva essere in una posizione diversa…uhmm, mi venne in mente che esiste un locale la cui acustica è piuttosto efficiente: lo spogliatoio della ragazze in palestra. Ci andai senza esitare; i miei colleghi quando passavo tenevano lo sguardo basso; in un paio di casi mi voltai, e mi chiesi se andandomene li avessi offesi…ma cos’avevo mai detto a quella riunione? Forse avrei dovuto approfittare della circostanza per conoscere quelli con i quali non avevo avuto occasione di socializzare, ma sembravano tutti andare per la loro strada. Boh ! Si fottano ! Quel giorno già m’ero alzata con un’aria menefreghista, questo almeno lo ricordavo, e forse non volevano sapere neanche loro cosa avessi. Arrivata in palestra mi diressi verso gli spogliatoi, e l’ingresso di quelli femminili lo trovai presidiato, com’era ovvio. C’era quella donnina piatta. Lei mi vide, e volle stringermi la mano; cercai di vedere se sul suo badge si leggesse il suo nome, ma il suo badge era vuoto: c’era il quadratino della foto bianco, e un nome scritto in caratteri parecchio consumati. Non di meno mi appariva avvolta da una piacevole luce che non era emessa da lei, ma dai contorni d’aria intorno a lei. Il suo volto, i suoi capelli corti, mi apparvero seducenti. Provavo piacere ad averla incontrata così da vicino. La signorina mi disse di chiamarsi:
“Ciao, piacere sono Enrica…Enrica Malasorte, docente Isef. Tu immagino sia Leda, la supplente di matematica.”
“Sì, il piacere è mio Enrica, sono Leda Dai.”
“Cosa fai qui Leda? Posso chiedertelo?”
“Sono rimasta molto colpita da quel file audio che ci hai fatto ascoltare dopo l’intervento di Gerardelli, e volevo esaminare l’acustica degli spogliatoi.”
“Nient’altro?”
“No. Anzi, posso registrare le nostre voci? Solo per prova, poi le cancello, prometto.”
“Mah ora non avrei obiezioni…sei proprio così metodica?”
“Affatto cara collega, affatto…ma mi chiedo perché ti sei esposta ammettendo la registrazione come fatta da te…”
“…mah sai, Gerardelli ha scoperto l’acqua calda. Qui sesso e droga circolavano da tempo, ed io stessa l’avevo segnalato privatamente a De Altis che però non volle intervenire per motivi suoi…”
“Te li dico io i motivi suoi: non ha mai voluto farsi odiare dagli studenti; per essere un uomo anziano è piuttosto accorto e scaltro…”
“Ora non ci sono studentesse, fa pure…collega, ma… per me non c’è proprio niente?”
“Cosa…? Ma…io…”
Enrica mi mise le mani sui fianchi prendendomi da dietro, mentre cercavo la funzione REC sul display del mio smartphone; potevo sentire il calore dei suoi palmi sulla pelle nonostante la camicetta, e dopo un istante d’imbarazzo, cominciò a non dispiacermi affatto. La mia gonna da tailleur aveva una minitasca: mentre Enrica abbassò la mano sinistra fino allo spacco della gonna, in cerca della mia coscia, con l’altra mi sfilò una banconota da venti euro che avevo dimenticato di dare a Fede, per rimborsarlo della benzina che gli avevo consumata…Enrica il cui fiato e voce mi davano tranquillità e piacere, mi disse sfrontatamente:
“L’ho capito da come mi hai guardata poco fa che mi desideri…va bene ! Per questa volta ti faccio venti; ma di norma ne prendo almeno il doppio…”
“Ohhh…uhn…che...che..,vuoi fare…?”
“Ora vedi, mia bella collega…non ti dispiace se odoro i tuoi boccoli, vero ?”
“…n…no…io…fai ! Fai pure…io non…AHN !”
Mi aveva baciata dietro l’orecchio: una delle mie zone erogene, e rapidamente infilato la sua lingua umida nel mio padiglione auricolare. Sentivo anche il solletico attraverso i lobi delle orecchie infiammati dalla sua stimolazione, dalla leggera finezza dei suoi baci…stavo diventando sorda per l’imbarazzo, quando ecco che la sua mano che mi stava frugando sotto la gonna, era arrivata ad afferrare la mia fica…me la massaggiò procurandomi del piacere immediato…poi tolse la mano dalla fica, mentre continuava a carezzarmi la coscia con l’altra…intanto mi sussurrava con del caldo alito al mio orecchio:
“Vediamo…sluuuuurpp! Slaaaap!”
“…uh…?”
Aveva assaggiato il proprio dito per poi portarlo fra le mie labbra, che dischiusi lievemente; non riuscivo a sentire il sapore del suo dito, figuriamoci dei liquamini della mia fica che aveva asportato…la ragazza commentava:
“Questa fica ha già scopato…l’hai lavata con l’acqua e basta, al bagno dei professori…yuhhmmm…uhmmm!”
“Mi dispiace! Non deve avere un buon sapore…hai ragione tu! Ha già scopato, ma non l’ha presa la sborra…”
“Stai scherzando Leda !?! Sono le fiche che mi piacciono di più quelle scopate! …uhmm…che calda che sei collega! Non l’avrei detto pochi istanti fa quando ti stavo toccando…”
Le sua mani ormai mi carezzavano le cosce, e mi davano molto piacere: più era l’imbarazzo, maggiore era il piacere che provavo. Sentivo una vampata di calore attraverso i seni, e la voglia matta di un bel rantolo liberatorio…
“AHN!”
Enrica mi disse:
“Sgancia la gonna, porcona ! Che le mutandine non le porti, vedo…”
Mi tolsi la gonna restando con la mia fica in piena vista in quell’irreale spogliatoio bianco nelle pareti, ma con delle luci illuminanti e fredde; le luci non davano l’idea del calore!…Enrica mi fece cenno di sedermi sulla panca, e di allargarle le cosce, cosa che ho fatto quasi immediatamente. Lei mi disse con dolcezza:
“Dai, lascia fare a me ! Alla faccia di quel patetico Gerardelli, e del Preside !”
“AHN ! Ohhh, Enrica il preside non…ohhhh…non è cattivo…ohhhh…me la vuoi leccare…fai, fai…è tutta tua!”
S’inginocchiò, e prese a leccarmi freneticamente la vulva; sembrava non ne leccasse una da un secolo. La sua sapiente lingua leggera leggera mi stava facendo bagnare significativamente la terza volta nelle ultime due ore…ogni appoggio di lingua era un rigagnolo di calda saliva che mi bagnava le mie carni più intime che, scendendo solleticava l’inguine e l’ano, richiamandomi mentalmente le il mio desiderio per le situazioni più scabrose, che immaginavo da me, come avessi sotto mano uno di quei porno che nascondeva in casa mio figlio Antongiulio, dentro gli spessori delle cornici... Enrica aveva un tratto folle della sua persona: leccare bene la fica. Le premetti i suoi capelli corti, quasi maschili contro il mio pube; il suo naso caldo mi carezzava all’altezza del clitoride…certo anche Saffo non era mica male ! Accidenti, quasi quasi chiudo le gambe, e le incastro la testa! Ero convinta che mi piacesse solo il cazzo…e invece la lingua, e la tenerezza di una donna, non mi dispiacevano per niente…
“Ahnnn ! Ahnnn ! Ti prego…ohhhhhh…piano…sì ! Sì ! Sì !”
“Vado matta per la fica che ha scopato da poco…hmmm…sì, buona !Sì !”
“Su…sul…serio ti piace la vulva sporcaaaaaaaaaahhh ?!...Ohhhhh, dai !”
Sentii il bisogno di chiudere gli occhi, e ancora una volta mi apparve quell’orizzonte marrone, ruvido, e piatto che non riuscivo a spiegarmi! Però in fondo sentirsi leccare la vulva era bello, e chi se ne fregava se era una donna! Non saprei dire quanto tempo passò a leccarmi la vulva, stava di fatto che ad un certo momento smise, e mi chiese tirandomi per la manica di seguirla nel locale docce…la seguii interessata, e ancora arrapata nonostante il mio mini orgasmo…mi sorrise aprendo subito l’acqua a due docce; poi dopo essersi bagnata le maniche si tolse la giacca della tuta; poverina, con una t shirt bianca aderente non le intravedevo alcun seno; solo la punta dei suoi capezzolini; tuttavia si tolse anche quella, e rimase col torace nudo: due poppette quasi piatte con due piacevoli capezzoli. Questa donnina da ragazza doveva essere stata più o meno uguale. L’acqua le stava bagnando i capelli corti, e scendendo dalle sue clavicole. Si tolse anche i pantaloncini, e le mutandine non ci misero molto a mostrare il suo pelo una volta appesantitesi con l’acqua. Si tolse anche le mutandine, e la sua vulva pelosa si era parata dinanzi ai miei occhi curiosi. Mi avvicinai, e l’acqua appena appena mi colpiva tangenzialmente, e m’inginocchiai davanti a quella vulva pelosa. Mandava un odore ancora non sgradevole. Era una tipa pulita evidentemente. Ero convinta di non aver mai assaggiato il sesso di una donna, e neppure il sesso di una mia collega. Le sue cosce erano belle ed allineate, e disegnavano delle belle curve sode. La sua vulva era piacevole a vedersi, e a odorarsi. Ero ancora inginocchiata davanti a lei, e aspettavo che mi prendesse per i capelli, e mi premesse contro la sua bella fica dal pelo scuro: gliel’avrei leccata di buona lena. Avevo una voglia strisciante di sentirla godere, di sentirne il respiro, e di risalire verso il suo corpo per succhiarle i capezzoli. Avevo il suo pelo disordinato davanti agli occhi, per cui pur di sentirle un rantolo, uno solo, un rantolo da femmina, le afferrai le natiche, e presi a cercare i contorni della sua poco visibile vulva a tentoni con la mia lingua. Le leccai il sesso lentamente, pur non ricordando se ero mai stata una lesbica, o una bisex. Sentii la sua pancia calda fremere senza un rumore a contatto con la pelle della mia fronte; speravo tanto che Enrica non mi respingesse; in fondo le stavo dando del godimento, e ne stavo ricevendo attraverso il calore del suo ventre. Sopportavo quell’ispido pelo alto un buon centimetro, ma non riuscivo sempre a sentire la sua pelle vellutata. In quel momento ricordai che sapore avesse la vulva! Un altro ricordo s’intromise tra me e la mia partner di quel momento. Lo scoprii a dodici anni, convincendo la sorella minore di mia madre a …sì ora me lo stavo ricordando meglio! Convinsi una bella figa come zia Adriana a…farmela assaggiare… Uno dei segreti di famiglia di casa mia, prima di sposarmi, era che avevo una zietta lesbica: zia Adriana, la sorella di mamma. Ci avevo messo molto tempo a convincere mia zia saffica Adriana a farmela assaggiare la sua bella vulva: alla fine me lo aveva concesso a condizione che non glielo chiedessi mai più. Quella volta, e poi mai più! Mi aveva detto di seguirla in camera da letto, e di aspettarla seduta sul letto. Era andata in bagno a lavarsela al bidet; avevo riconosciuto il rumore degli scrosci d’acqua nei tubi…quando comparve in camera da letto con l’accappatoio di seta (mia zia per le sue amanti si presentava benissimo) si stese su di un lato del letto, allargò le sue belle gambe perfettamente depilate e lisce, e dopo una decina di secondi che m’erano parsi eterni, alzatosi il lembo dell’accappatoio, scoprì la fica a me, sua nipote, con gli ormoni sbagliati in circolo in quel momento…aveva una bella vulva rosea, depilata e liscia, molto attraente. Mi chinai sempre più incuriosita davanti ad essa, e odorava di sapone, ne aveva usato parecchio per far trovare alla sua nipotina arrapata una fica pulita. Gliela leccai timidamente, e zia Adriana, solamente a tratti sembrava godere. Passai la lingua, curiosa e tremante, lungo tutto lo spacco, poi iniziai a leccarla di fianco, e di nuovo al centro. Poi leccavo casualmente senza avere in mente una vera e propria geometria di leccata. Zia Adriana dignitosamente respirava profondo: credeva nel fitness al pari delle sue amanti, che se le cercava di preferenza tutte palestrate…
“Ahnnn…uhmmmm…ahnnnn…uhmmmff”
Leccavo a tratti più veloce, e la mia zietta lesbo ne ebbe un rantolo:
“AHN ! Ohhhhhhhh…”
Continuavo a leccargliela più disinvolta, e intanto mi toccavo la mia alla meglio…ero già bagnata nelle mie di mutandine…zia Adriana come una dea compiaciuta dei tributi dei suoi fedeli, si godeva la mia lingua a occhi socchiusi; la sua vulva emise una bavetta che colsi curiosa con la lingua…salata, un tantino viscosa…però che sapore stuzzicante ha la vulva! Gliela leccai via tutta quanta, e la mia stupenda parente pronunciò la sua prima frase di senso compiuto:
“Ahnn…NOH ! NO ! Noooohhh Leda, basta dai ! Adesso sai che sapore ha…puoi smettere…finisco io…su…basta, dai ! Che fai ! Non lì sul clito ! Non devo godere io…ma che fai…ohhhhh…ahn !”
Ma io continuavo a leccarla con delicatezza, un po’ lenta ed un po’ veloce, e quando stavo puntando in alto, verso il clitoride, purtroppo suonò il campanello della porta di casa rompendo quell’atmosfera di trasgressione. Un’ondata d’infelicità mi attraversò in un istante. Quasi stavo per piangere…ero così felice di darle godimento: era il mio modello di bellezza femminile, ma io non ero bionda e alta come lei…
“DRIIIINNNNN…DRINNNN !”
Mi venne il batticuore, poi zia Adriana mi disse tranquilla:
“Dai, è tua mamma! Le apro io…tu va in bagno e fai finta di …anzi lavati bene la faccia…su…tanto il sapore adesso sai qual è …non te la darò mai più…comunque sei stata brava Leda…”
Mi fece solo una carezza, poi si asciugò ostentatamente la vulva bagnata con la mano invitandomi con le mani a lasciare il letto. Mi diede una spintarella. L’idillio morboso e saffico era finito. Mia madre c’interruppe purtroppo quando venne a prendermi per riportarmi a casa…
“Drinnnnnn ! Driiiiinnnnnnn!”
“Non finiamo la cosa magari un’altra volta?”
Zia Adriana ricoprì il suo sesso rimettendo le mutande, e senza scomporsi mi disse:
“No ! E ricordati ! Mi hai chiesto il sapore della mia fica, non dell’orgasmo! Comunque trova un coetaneo, al massimo due tre anni più grande, e assaggia il cazzo! Vedrai che è bello da stringere in mano! La cappella è un po’ amara, ma il sapore dello sperma caldo ti piacerà...via su, fila in bagno e lavati ! Che mamma suona, non senti ?”
“Driiinnnnn ! Driiinnnnnnn !”
“Tu, che parli bene del cazzo? ...perché mi prendi in giro ?”
“Io sono io! Va in bagno, se no qui succede un casino, dai!”
Ormai il campanello non mi stava disturbando, dopo la sorpresa iniziale…non mi ero resa conto che avevo leccato per sei o sette minuti quel sesso stupendamente pulito. Il contatto tra la mia lingua di ragazza ingenua, e la carne della vulva di quella stupenda donna (lesbica) di mia zia, che respirava con garbo lasciandosi sfuggire qualche rantolino, mi aveva fatto eccitare per la prima volta in vita mia. Approfittai della sosta nel bagno per toccarmi e masturbarmi sopra il bidet, mentre mamma e sua sorella parlavano in salotto. Mi diedi del godimento da sola con le dita, freneticamente, maledicendo l’arrivo di mamma.
“Uhmmmm, uhmmmm, ohhhhh…ahn…ahn ! …Hmmm, Hu ! Hu !...sì ! Sìiiiiiiiiiiiii!...AHN !”
La mia fica aveva goduto almeno! Poi mi lavai. Mia madre non aveva mai sospettato niente. Da parte mia fui sempre grata alla quella bellissima quarantenne bionda di mia zia, per avermi fatto togliere quella mia strana curiosità: certo forse – lo avrà pensato anche zia Adriana - sarebbe stato meglio se lo avessi preso in bocca, il sesso, o meglio il cazzo, ad un mio coetaneo; cosa che comunque feci l’anno dopo. Dopo un’interrogazione andata male, in cui la prof d’inglese mi aveva trattato abbastanza male, all’uscita telefonai a casa e dissi che sarei passata da mio cugino Vittorio per salutarlo, che non lo vedevo da tempo. Mamma non ci aveva trovato niente di strano e mi disse allora che avrei mangiato riscaldato al ritorno, e possibilmente di non metterci tanto. Avevo pensato: ma per una sega o un pompino quanto ci sarebbe voluto mai? Mica gliel’avrei data! Per Vittorio, provavo una certa simpatia da quando era stato bocciato all’esame di terza media l’anno prima. Dopo dei normali saluti gli dissi:
“Conosci un posto dove possiamo restare soli?”
“Qui a casa no…c’è sempre qualcuno…però se vuoi posso chiudere la porta. Lo dico a Gladys, vedrai che non verrà nessuno!”
“Chi è Gladys?”
“Non l’hai vista? Nemmeno quando sei entrata?”
“No. Mi hai aperto tu!”
“Abbiamo la colf: due volte a settimana…tu sei arrivata oggi che c’è lei!”
“E che dici a Gladys?”
“Che non deve venire qui! O no ?!”
“Va bene, dillo a stà Gladys…poi torna qui! Ho voglia di…insomma ho voglia!”
“La cugina, fattela per prima! …vado a dirlo a Gladys…staremo soli, stà tranquilla!”
Mio cugino Vittorio mancò un paio di minuto, poi andò in bagno. Probabilmente a lavarsi il cazzo, speravo. Intanto posai la cartella, e guardai la sua stanza. Poster di motociclette e auto sportive; aveva pure qualche auto coupé cult come la Lancia Beta Montecarlo; veramente un grande intenditore auto veloci; peccato che fossero solo modellini di quella nota casa con due bi…di libri neanche l’ombra, eccezion fatta per quelli di scuola; ed erano libri nuovissimi, praticamente mai toccati… da leggere solo fumetti di Tex, e delle riviste di motori; guardai fra le sue riviste, e ne trovai un paio di quelle porno, vietate ai minori di diciotto. Io avevo tredici anni e mezzo; lui suppergiù la stessa età. E quelle due riviste porno erano messe seminascoste tra quelle di motori. Nessuno le avrebbe viste come tali se non fosse andato proprio a guardarci. Del resto se vuoi nascondere un albero devi nasconderlo nella foresta…Vittorio tornò, e chiuse la porta. Non girò la chiave perché non c’era; ma grazie a Gladys non ci avrebbe disturbato nessuno. Mi venne davanti aprendo le braccia, e disse:
“Allora cuginetta, vuoi farlo con me! Da quanto tempo ci pensavi?”
“Non ho voglia di perdere la verginità con te! Ti accontenti di un pompino…magari per drizzartelo un fracosce! Voglio sentire il sapore della sborra, tutto qui!”
“Solo in bocca allora?”
“Sì! Prendere o lasciare!”
“Prendo, prendo…poi vedrai che da cosa nasce cosa…”
“No. Solo in bocca. Poi come se non ci fosse mai stato niente…togliti i pantaloni, dai!”
“Abbassati anche i tuoi, devi mostrarmela per farmelo drizzare…”
“Sta bene! Guardamela…”
Lui si abbassò i jeans, e si tolse subito gli slip, iniziando a toccarselo il suo cazzetto. Io pure mi sono abbassati i miei di jeans, e le mutandine fino al ginocchio; la mia vulva aveva poco pelo, ma dovette piacergli molto, perché in un minuto era già dritto e verticale rispetto al corpo. Mi avvicinai goffamente per prenderglielo in bocca, ma lui mi bloccò chiedendomi:
“Facciamo un sessantanove? Stai di sopra tu, così comandi tu…”
Non aveva tutti i torti, per cui annuii, e mi tolsi le scarpe, i jeans, e le mutandine. Lui si piazzò di sotto sullo scendiletto per terra. Io mi stesi sopra di lui, gli afferrai il cazzetto, che stava diventando un cazzo, e senza esitare, glielo presi in bocca. Mia zia aveva ragione: la cappella era amarognola, ma il cazzo, caldo e pulsante, era piacevole averlo in bocca. Se andavo avanti e indietro con la mia bocca, glielo sentivo intostare. Nello stesso tempo stava già lavorando la mia fica, come un lappatore esperto; quando mi ero coricata sopra di lui ero asciutta; adesso dopo meno di un minuto bagnata, e sporchetta. Godevo, per la posizione, e intanto cominciavo a praticare una robusta fellatio al mio cuginetto da parte di padre. Non riuscivo a staccare la bocca dalla sua cappella calda. Glielo avevo scappellato per bene, e adesso glielo leccavo lentamente, come un buon gelato. Calda e amara al sapore, proprio come mi aveva detto la zia. Però! A tenerlo in mano mi stava piacendo: lo spippavo sia dentro e fuori la bocca, fino a quando non cercai di fare un gesto diciamo coraggioso: provai a ingoiare la cappella, mentre Vittorio aveva preso a leccarmi vulva e ano, freneticamente a caso. Non era abbastanza lungo il cazzo di mio cugino per poterlo ingoiare, ma finché gli restava duro, per me passare i denti sul corpo dell’asta era una bella soddisfazione…
“Arghhhh…ahi ! Vabbene i denti…ma fa piano…”
“C’ho fame ! …leccamela la fica ! Leccamela !...”
Intanto proseguii infoiata con quel pompino, prendendogli la base delle palle durissime con l’altra mano, feci muovere la lingua bloccata sulla cappella come una forsennata; mio cugino faticava a reggere il mio ritmo con altrettante leccate alla mia fica, ma non mi sarebbero dispiaciute nemmeno all’inguine…ad un certo punto smise, forse perché doveva respirare…
“…bahhhhhh…baaaahhh…bastaaaaaaah!...uhhhhhh !”
“…uhmmmm, lo voglio ! …humf…slaaaap…ashlmmmm…sluuur…mmhhhh..spluuurh..”
“HOH !...ahhhhhh…hmmmmh!..humhhhh…huhmmmm…HOH….!”
Presi a fargli una decisa spippata dopo avergli lasciato la base delle palle...
“…EH vieni, vieni !...qua ! …Esce o no stà sborra…!”
Diedi due colpi rapidi di lingua strisciando il centro della sua cappella viola con quella goccia densa bianca al centro, e feci appena in tempo ad allontanare la faccia di un tre-quattro dita circa…tenendo la bocca aperta beccai il primo colpo in pieno, dentro la mia bocca a schiantarsi sulla parte superiore della mia lingua…
“SPLATCH !”
“Ahrpl…huf…ahmm!”
Mi riempì la bocca e sentivo Vittorio godere di brutto…
“AHN..HOH ! AHN ! Sì !”
Che soddisfazione! Spippando ne arrivarono altri due o tre di colpi massivi, e me li feci sparare sul viso fino agli occhi che rimasero sporcati…il resto dei colpetti mi finirono sul collo. Intanto avevo fatto quello che mi aveva detto zia Adriana: avevo assaggiato lo sperma caldo. Mi voltai verso mio cugino esausto e sudato; sul suo viso c’era una smorfia di stress…feci in modo che vedesse che m’ingoiavo il suo primo proiettile, spalmandomi sul viso il resto. Aveva ragione la zia lesbica: il seme del maschio era buono, e buona era pure la carne del cazzo…gli chiesi disinvolta:
“Vuoi finirmi la leccata di fica ?...ti vengo sul viso, poi la finiamo lì…!”
“…ahnnnn…ohhhh…che colpi ! Ma dove hai imparato?”
“Adesso ! Il mio primo pompino completo ad un maschio della mia età…vuoi che mi abbassi sulla tua bocca?”
“No. Siediti sul letto e allarga le cosce…ti finisco di leccare la fica…una cosa …”
“E sarebbe ?”
“Dovresti fidarti…mentre te la lecco…vorrei infilarti il medio nel culetto…godi di più quando mi schizzerai…”
“Solo il medio? Insomma il dito…”
“Sì, il dito…il cazzo mica mi ritorna dritto subito…”
“Va bene, ma se prendi la cacca non mi rompere! Non l’ho ancora fatta da stamattina…”
Sedutami sul bordo del letto allargai le cosce abbastanza da farci passare la sua faccia; nonostante l’eiaculazione, era ancora affamato del mio sesso: stavolta mi leccava la vulva già umidiccia con leccate più piene e rapide. Purtroppo mentre mi stavo godendo quella lingua, m’infilò anche il dito nel culo…dapprima sentii un fastidio, poi cominciai ad apprezzare quella lieve intrusione. Alternava le leccate leggere, con le movenze avanti ed indietro del dito oltre il mio ano, per mezza lunghezza di quel medio…in parte mi ero già pentita di avergli affidato quel massaggino rettale. La mia fica ricambiava la presenza della sua lingua di maschietto con delle piccole lacrimine che lui asciugava subito assaggiandole; poi alternò velocemente leccatine leggere vicino il clitoride con le stesse leccatine salivose del meato urinario…i miei sensi vennero stimolati talmente che gli schizzai il volto e mentre lo facevo lui proseguiva con il massaggio rettale; me la stavo godendo senza fare troppo rumore…poi tutto finì. La parità era stata ristabilita. Eravamo venuti entrambi…dopo un paio di minuti di abbraccio fica-volto gli dissi che era tutto finito…
…tutti e due di nuovo in piedi. Vittorio mi disse:
“Per un’altra volta, quanto vuoi per una scopata completa?”
“Non l’ho fatto per i soldi…”
“E allora perché?”
“Volevo assaggiare lo sperma di un maschio eccitato…ero curiosa di conoscere il sapore…adesso lo so…”
“Che fai ? Vai via?”
“Sì, oggi ho avuto interrogazione…ed è andata male!”
“E quando ti va male spompini come un’indiavolata…?!”
“Vittorio ! Una tantum ! Non te la darò più…e mangiala la frutta, cazzo !”
“Che c’entra la frutta adesso?”
“Se vuoi che un giorno la tua ragazza ti beva la sborra è meglio che mangi roba dolce…”
Le ultime raccomandazioni di zia Adriana, mi avevano fatto a mia volta tornare alla mente molti ricordi della mia preadolescenza. Tempo dopo lo dissi a zia Adriana che avevo assaggiato lo sperma di mio cugino Vittorio, caldo di sparo direttamente in bocca. Zia Adriana mi disse:
“Beh hai fatto bene; il tuo è stato solo un istinto sessuale sano. Ma vorrei anche dirti questo, e tienilo ben a mente…!”
“Cosa zia?”
“Non ti legare a quelli che non s’impegnano nella vita! Tuo cugino Vittorio ha il papà e la mamma con i dindini; hanno pure la colf a casa, anche se non per molto ancora…”
“Perché ?”
“S’è sparsa la voce nel parentado…insomma, da quando è arrivata la colf stanno sparendo un po’ troppe banconote da cinquantamila lire da casa, e non è tuo zio a spenderle, ma proprio Vittorio…fa sesso mercenario con la filippina che lavora a casa loro, e prende i soldi dalla camera del papà…!”
“Averlo saputo!”
“Perché?”
“Mi sarei fatta pagare! Gliel’ho preso in bocca, l’ho fatto venire in bocca, e gli ho fatto pure un po’ di squirting ed un paio di minuti di faccia-fica bagnata…tutto a gratis!”
“Lo sperma ‘di famiglia’ ti è piaciuto?”
“Sì.”
“Ecco questo è l’importante!”
“Zia, senti per quella volta che mamma ci ha interrotto…”
“Quando?”
“Quella volta che ti ho…assaggiato la fica…”
“Non rammento! …Avrai sognato!”
Mi alterai un pochino, insistendo…
“Zia, su…sai benissimo che non ho sognato!”
Lei invece era diventata sbrigativa:
“Non mi ricordo…senti sono contenta di averti visto. Ora è il caso che tu te ne vada: sta arrivando la mia partner, e se ti vede qui penserebbe male; è piuttosto gelosa…”
“Una cosa in tre con te, e la tua amica la farei senz’altro!”
“Sciaff !”
“…?!...”
Ricevetti uno schiaffo! Forse ero stata oltre che impudente, anche imprudente. In fondo della sua partner non sapevo niente…
“Maleducata! Neanche a pensarlo! Ora vai prima che mi venga in mente d’informare tua madre! Via! Via !”
Mi aveva cacciato da casa, e da sola non mi ricevette mai più. Da quel giorno zia Adriana, per timore che volessi riprendere quel discorso lingua-bava, non si faceva vedere con me se non in compagnia di altre persone; alcune delle quali con la nomea di gelose…e adesso, a diciannove anni di distanza, che avevo io un’età poco minore di Zia Adriana, ero rimasta attratta da quel corpo poco evidente, quasi piatto, di una mia collega, Enrica, che a differenza di zia Adriana, aveva una vulva più pelo che carne. Gliela leccavo assorta sperando di risentire quel buon sapore della vulva di zia Adriana, ma per quanto facessi non ottenevo nulla. Neppure l’acqua della doccia mi procurava sensazioni piacevoli. Mi alzai dall’inginocchiata, che avevo fame di carne calda, e provai a baciare il seno piatto di Enrica; mi accolse maternamente, ma era rigido alle mie labbra, e neppure la succhiata di capezzolo sembrava in grado di farmi sentire il suo respiro imbarazzato, o innamorato di Enrica, evidentemente più saffica di mia zia Adriana. Persi i sensi, e mi risvegliai in una delle classi in cui facevo supplenza. Evidentemente Enrica mi aveva accompagnato lì affinché potessi riposarmi. Mi svegliai distesa sulla cattedra, e avevo la sensazione di essere stata toccata nel mio sesso. Prima la fretta di arrivare, poi il sesso veloce ed estremo con il mio Fede, poi il consiglio con protagonista quello sfigato di Gerardelli al quale stavo cordialmente antipatica, e nemmeno mi ricordavo cosa insegnasse, poi per sfogarmi la mia seduzione da parte di una collega che fino a quel giorno non mi ero mai filata troppo…che giornata! E ci avevo rimesso pure i venti euro che volevo dare a Fede per la benzina buttata con i miei giri dell’altro giorno; si era privato del motorino per trentasei ore per me, e ora non l’avrebbe rivisto prima di una settimana; perché i carubba come li chiamava lui lo avrebbero inviato al deposito…Il tempo un po’ passava veloce, impreciso, a scatti, con tante interruzioni, e poi riavvii…ma quando era iniziata la giornata ?! Non riuscivo a ricordarlo; un blocco che non se ne voleva proprio andare; ero proprio assorta in questi pensieri, quando ecco che all’improvviso, da fuori l’aula sentivo delle voci: una era Enrica, l’altra sembrava proprio Marta Kopelij, la mia amica quel giorno con me piuttosto taciturna. Per meglio udirle mi sedetti sul posto alla cattedra dato che era allineato con la porta. Già che c’ero avrei dato un’occhiata al registro di classe, anche se non c’erano alunni in quel momento. Così se la mia amica Kopelij fosse entrata in quel momento mi avrebbe vista impegnata a fare qualcosa, cosicché non si vedesse che in realtà le stavo origliando approfittando dell’acustica, in quel momento buona, e molto meno angosciante dei passi che sentivo mentre scopavo con il mio Fede…
“Dai pensaci, mica devi sentirti obbligata! Ma sai noi Isef facciamo una vita un po’ più a parte…poi se arrotondi con le ripetizioni private la moglie di mio fratello vuole provarci per sostenere suo figlio, ah tranquilla, non è di questa scuola!”
“Arrotondo, arrotondo…comunque…non saprei !...Dico !... è un ragazzo a modo ? Educato ? Non guarda troppo le gambe, o il seno ?”
“Educato, è educato…ma perché non dovrebbe guardare il seno o le gambe a voi professoresse ? Tu almeno Marta sei bella…a me da lontano mi scambiano per maschio!”
Chissà se anche Marta – pensai divertita – stesse facendo finta di non notare che suo malgrado di seno portava tra la prima e - manco a pagarla ! - la seconda…Marta le suggerì:
“Se il problema è solo questo cambia pettinatura, e lunghezza ai capelli, no? Anche la tua è una bellezza…ci sono uomini che le preferiscono piatte…insomma quasi eteree…”
“…come no ! Alte! Eteree, ma alte! E aggiungiamo una protesi alle tette, e l’estetista due volte al mese…! Poi rimorchio anch’io ! Orsi a malapena mi nota ! Me lo farei sai, anzi, mi farei scopare , scusa la franchezza, anche nel culo !”
Marta le rispose:
“Ehi ! Ma io, che dovrei dire ?! Gliel’ho data un bel po’ di volte, ma almeno tu i capelli non devi tingerli…io ho passato i trenta, ma me ne sento più di quaranta! Sento il tempo che passa…tu sei ancora giovane Enrica, dammi retta.”
“Non…insomma…questo collega…?...”
La conversazione si stava facendo per così dire imbarazzante; la mia amica Marta non si aspettava tanta sincerità sessuale, da parte di Enrica; io aprii il registro di classe in modo da svolgere un po’ di amministrazione; la copertina rigida era intonsa, ma non ci diedi alcuna importanza, tanto stavo fingendo. Pensai vediamo come si chiamano i ragazzi di questa classe…
…e invece erano vuote anche le pagine: bianchissime, e senza alcun tratto di penna. Le voltai tutte quante, ma scritte non ce n’erano…intanto sentivo di un meeting o serata a casa di Marta, dove credevo di essere invitata a prescindere…
“Certo, saremo io, te, Enrica…Enrica, vuoi che invito anche Orsi ? Magari ti metti qualcosa di sexy…io ho la casa abbastanza grande, se ti vorrai appartare con Orsi…”
“Dove ?”
“A casa mia! Le altre volte ci siamo viste a casa di Leda, ma è più comoda la mia. Sai, è più grande di quella di Leda…ho pure il terrazzo per metterci fuori!”
“Senti, con chi vive Leda?”
“Col figlio, si chiama Antongiulio, fa la seconda liceo…”
“Il marito non ce l’ha?”
“Conviveva con uno, che dovrebbe essere il padre del loro bambino.”
“Conviveva?”
“Beh sì…il convivente se n’è andato con una bulgara o una rumena, non mi ricordo. Uno stronzo, a sentire lei… hanno pure un cane di taglia piccola…Pip …”
“Senti, ma tu con Orsi…”
“Ti piace?”
“Sì, se puoi invitalo ! Ma Marta veramente non ti dispiace?”
“Ci ho scopato quattro anni fa Enrica, ero disperata perché nessuno voleva chiavarmi…Ma non è il mio tipo…tranquilla ! Ma se mi avesse voluta, gli avrei dato anche quello che hai detto tu…ora però l’attrazione m’è passata, sai con l’età succederà anche a te. Se vuoi trombartelo vi presto la camera da letto…magari intanto mi ubriaco in terrazzo con l’amico di Orsi, se lo porta a sua volta…comunque tranquilla, io ho un altro, ma non sono ancora pronta per presentarvelo…Orsi consideralo tuo, dai. Né io né Leda te lo porteremo via…se lei fosse qui ti direbbe quello che ti ho appena detto io…a proposito! Non l’ho più vista dopo la riunione, chissà dov’è…”
Pensai – sto qui, più vicina di quanto crediate, belle mie! - a quel punto mi son detta – apriamo la porta e compariamo, no ?! In fondo stavano parlando di me. Tra l’altro avevo una mezza idea di farmi dire com’ero finita in quella classe vuota…magari Marta mi avrebbe potuto dare delucidazioni sul registro bianco senza elenchi, a portata di qualsiasi studente svelto di penna ed immaginazione…mi alzai, andai verso la porta sorridendo per far loro una sorpresa, e afferrata la maniglia aprii:
“…”
In corridoio non c’era nessuno! Solo la luce artificiale del tardo pomeriggio, solo tanto vuoto, e tanto silenzio. In quel momento mi venne in mente che mai una volta ero riuscita nella mia carriera di insegnante intermittente a spiegare ai miei alunni cosa fosse il vuoto, come quello che percepivo dentro di me in quel momento di sorpresa; eh sì quello del mondo sub atomico in elementi di fisica era un bel brodo, altro che vuoto! Ma per il vuoto al livello ultimo, concettuale, una definizione non ero mai riuscita a trovarla; accidenti! Gli antichi greci dicevano che nel momento in cui stai cercando di dare una definizione al nulla è già qualcosa, e scatta l’autocontraddizione. Un fisico, Sir Arthur Eddington, una volta aveva detto che se non si riusciva a spiegare una cosa in termini semplici, allora probabilmente non la si era capita. Eppure dentro di me il vuoto stavolta ero riuscita a percepirlo, ma se me lo chiedete, al pari di Sant’Agostino col tempo, beh non ero più capace di dirvi cos’avevo provato. Ero sola! Ero assorta in questo turbinio di pensieri, quando all’improvviso mi accorsi che il tempo aveva ripreso a scorrere: quando mi passò dietro le spalle uno dei miei tanti studenti che mi aveva guardato le gambe, ed il seno a lezione; mi sa che era proprio l’amico segaiolo che aveva “prestato” il porno al mio Fede. Eh sì! Era proprio lui, quello che disegnava gli aerei sui libri, quel “soggetto” assoggettato rassegnatamente al bullismo dei compagni furbi, pur di tenerseli amici; amici, quei bastardelli invidiosi! Altro che compagni! Non esitavano a sputtanarlo quando sbagliava qualcosa. E non lo facevano mai giocare a pallone in ruoli che non fossero ancillari. Sempre difesa o porta…e se si organizzavano tornei interclasse come un po’ tutti gli anni, si mettevano d’accordo per non farlo giocare…
…curiosamente in quel momento aveva un pennarello nero: si stava guardando intorno furtivo, poi si mise ad imbrattare il muro, già sporco di altre scritte, con una sua scritta fatta velocemente; quindi dopo essersi guardato intorno di nuovo, se la diede a gambe…come non riconoscerlo? Sempre spettinato… e stando a qualche sua compagna di classe si lavava decisamente poco…mi avvicinai per leggere la sua scritta…
…e ti pareva! Hai capito il “soggetto” della quarta C !...era innamorato di una donna…e leggendo vidi che si trattava della sottoscritta; infatti a tratto nero aveva imbrattato il muro solitamente pieno di bestemmie, inneggiamenti alle squadre sportive, insulti vari, con una nuova scritta di suo pugno in stampatello:
“Leda D ! Xtràfigona Kosmika ! Ti amo ! Ti sborrerei tutta quanta…per te c’ho un mare di sborra calda per la tua figona…te lo voglio sparare dentro ! Chiamami 336…”
Perché non me l’ha detto a voce quel cretino! Non mi ha notata passando? Un timido del cazzo, e purtroppo, visto come lo trattava la sua classe di bulletti, non c’era pericolo che si sbloccasse, parlando chiaro, invece di scritte col pennarello, come i teppisti…e io, quasi quasi, lo chiamo…tanto se mi sono quasi fatta Enrica per impulso, non posso telefonare a quel cretino? Mò ti aggiusto io, piccolo fascetto vigliacco…vediamo che temperatura ha la tua sborra…vediamo se ce l’hai un cazzo…tutti quegli aerei militari che disegni che cosa sarebbero se non proiezioni del tuo cazzo! Bah ! Feci il numero sul cellulare, e attesi che rispondesse…gliene avrei volute dire quattro per quello che aveva scritto sul muro…

…beh non rispose, ed infatti suonava libero, e a vuoto…bah! Pensai…lasciamolo stare! Che si limiti a farsi le seghe se mi vuole! Ho un bell’amante, e perdo tempo con i segaioli repressi come quello! Mi rivoltai verso il muro, e la scritta stava scomparendo…evaporata! Così impari ad usare meno alcool in diluizione dell’inchiostro ormai secco, e soprattutto a comprarli i pennarelli… a comprarli nuovi, invece di spenderti i soldi alle riviste di aerei! Sai cretinetto innamorato, un paio di settimane fa ti ho visto al giornalaio, segaiolo! Li avessi io i soldi che tu spendi alle riviste di aeronautica! E a quelle porno che hai regalato al mio Fede…
Beh come vedete, siamo professoresse, e come tutti gli esseri umani abbiamo passioni, e volgarità se occorre. Soprattutto scopiamo anche noi. E in realtà che gli studenti ci guardino ci piace; ci fa sentire giovani e belle. Certo con gli studenti minorenni non ci dovrebbe essere alcun contatto fisico, eccezion fatta per una stretta di mano di saluto quando capita. Con i maggiorenni invece bisogna vigilare di più; è bene che tra educando ed educatrice siano osservate certe distanze. Certo non siamo in quanto professoresse, femmine ascetiche; tutt’altro! Se uno studente ci piace, o mi piace, io al bagno dei professori ne approfitto per toccarmi, masturbarmi e andare emotivamente scarica nella classe in cui devo insegnare quale supplente di medio-lungo periodo. Quando incontrai Fede mi piacque talmente tanto che ebbi un blocco allo stomaco, e la fica che mi si bagnava vedendolo; una fica la mia che dovevo soddisfare con il cazzo di quel ragazzo in apparenza problematico, ma secondo me abbastanza furbetto…ero abituata da qualche tempo al sesso con i giovanissimi; eh già sotto casa mia tempo fa vidi passare un bulletto di quartiere che quando ero una studentessa vedevo macchiarsi di piccoli atti che lo qualificavano come un teppa. Un giorno di un anno fa gli proposi una scopata con me, ma rimasi delusa: ce l’aveva piccolo! E questo per ripicca rigava le macchine, o rompeva le serrature di alcuni portoncini…per non farlo arrabbiare finsi di sentirlo il suo cazzo nella mia fica, ma in realtà lo sentivo abbastanza poco. Lui stesso si accorse che non mi bagnavo, e dopo la prima sborrata, senza neanche aspettare una mezzoretta per recuperare una nuova erezione, vedendo che non riusciva a mettermelo nel culo, preferì andarsene senza una parola! Quel coglione non sospettava che per drizzarselo avrebbe dovuto avere un po’ di pazienza, e baciandomi il seno caldo, succhiandomi i capezzoli mi avrebbe eccitata, e si sarebbe eccitato lui stesso scopandomi di nuovo…ma preferì fumare una sigaretta come nei film, e poi andarsene: che imbecille che era stato! La vicina di via, senza i genitori in quel momento fuori che gliela dà…e lui si fuma la sigaretta come nei film…
Comunque, in realtà lo devo ammettere:
…nemmeno io, nonostante il mio ruolo sociale di educatrice ero quella che si dice una santa. Stavo con uno studente della mia scuola, anche se (per fortuna?) ero assegnata ad un’altra classe! Normalmente sono una supplente di matematica e fisica elementare. Uno pseudo-matrimonio terminato per colpa di una rumena molto figa, e molto bionda, è tutto quello che posso offrire, quando mio malgrado mi chiedono di mio marito, che marito in senso proprio non era visto che si trattava di una convivenza come coppia di fatto, e che si è preso molto più che una scuffia per una troia balcanica incontrata ad un bar…lasciata sola, con un figlio maschio bullizzato non dai maschi, ma da una zoccoletta drogata, figa e …stupida…e scopare con uno studentello con la metà dei miei anni mi aveva tirato di nuovo su, e motivata a presentarmi a scuola, anche per i pochi euro di un’ora di supplenza… senza neppure sapere come ci ero arrivata avevo da tempo consumato anche un incesto casalingo col mio disperato primogenito Antongiulio. Il mio giovanissimo amante, sapevo come eccitarlo: bastava che gli parlassi di mio figlio Antongiulio durante le pause del nostro sesso, quando ci rilassiamo dopo l’orgasmo toccandoci; lui la mano nella fica me la tiene, ed intanto io gli racconto del mio incesto con mio figlio…
“…mah…insomma mi stai prendendo in giro per vedere se mi si drizza ad immaginarlo. Vero prof ?”
“Mi chiamo Leda! Io non sono la tua prof…”
“Sì, va bene, Leda. Ok, ok, ma insomma hai finito per scoparti tuo figlio ?...e quanti anni ha ?”
“Quando verrai a stare da me lo vedrai da te…”
“Insomma, da un giorno all’altro…Leda, tesoro mio, che avresti fatto ? Quasi quasi la do a mio figlio…ti rendi conto ?”
“Beh …perché ? Lo so che sarebbe proibito…ma è solo una convenzione sociale ! In certi ordinamenti è stato anche depenalizzato, sai…”
“Sì, ma dopo le prime scopate sei sicura che ti rispetterà ancora ?…una certa distanza era da mantenere, e tu l’hai…insomma azzerata, no?!”
“Mi obbedisce come prima…”
“Uhmmm, senti, ma quando è stata la prima volta?”
“…un paio d’anni fa! Ancora non ti conoscevo, e nella tua scuola ero venuta solo un paio di volte, ero anche un po’ depressa dato che non mi chiamavano spesso. E così una mattina di scuola come tutte le altre per mio figlio…quella mattina…ce l’avevo col mondo, col governo, con la società…ero dell’idea di sputare su qualcosa, e quando vidi passare dal balcone un’auto della polizia che chissà dove si stava recando, sputai dal balcone, anche se la saliva sarebbe finita a terra, e quando la macchina della polizia aveva voltato l’angolo mostrai il medio, e feci contemporaneamente il segno dell’ombrello ! Mi ero appena sfogata, ma la mia rabbia restava… unitamente alle bollette che si accumulavano ! Ero incazzata, e mi venne una voglia di fare qualcosa di proibito, anti sociale, magari che passava di pochissimo per il codice penale; tanto anche il codice penale, cos’era ? Pur sempre una legge ordinaria, una legge del cazzo come tante…insomma, nonostante i miei genitori con i loro sudati risparmi, mi aiutavano a non subire il distacco dell’elettricità e con il canone tv ed altro, volevo fare qualcosa che più anticonvenzionale o illecito non si poteva ! Come il sesso duro con il proprio figlio, troppo timido;…certo forse avrei dovuto pagargli o meglio stra pagargli una prostituta adulta, ma i soldi per una cosa così ai miei genitori non me la sentivo di chiederglieli…poi mentre mio figlio Antongiulio si preparava per andare a scuola, andai in camera da letto, la mia camera da letto, e apertami la vestaglia contemplai il mio corpo di trentenne e passa…non ero affatto male: tette sode e cosce proporzionate; mi voltai verso lo specchio posteriore, e vidi che il culo era a posto e cellulite ce ne era ancora pochissima…ecco, ricompostami, mi recai in cucina dove Antongiulio aveva lasciato i residui della sua frugale colazione; non potevo permettermi i cornetti tutti i giorni…ormai ero decisa: volevo trasgredire ! E di brutto ! Per cui, preso un po’ di coraggio…


… finii per fare io stessa la proposta di sesso duro, seguito dall’invito a chiavarmi, nel periodo in cui Alba, la ragazzetta di cui era innamorato, lo aveva da qualche giorno addietro umiliato davanti a tutti i suoi coetanei che non si lavava abbastanza, per poi negargli a cazzo già estratto quel pompino che gli aveva promesso, costringendolo viceversa a guardare, mentre si concedeva in gang bang ai bulletti più grandi, già chiamati apposta…i quali, benché più grandi, certo non bullizzavano lui; però lo trattavano con una certa sufficienza, e senza neppure un milligrammo di solidarietà maschile: ce ne fosse stato uno disposto a staccarsi da quella zoccola per mettergli una mano sulla spalla e parlargli da amico, magari dicendogli dove aveva sbagliato! Niente, tutti a godersela e lui ESCLUSO ! Ero furente !…quella troietta drogata lo prendeva da tutti, anche in gruppo…ma non da lui ! Quella notte pianse nella sua stanza, ma io feci finta di non sapere niente ! Rimase apatico per una settimana, ed il motivo lo conoscevo benissimo, perché con uno dei binocolini da teatro, che stavano in borsetta, di proprietà dello stronzo con cui convivevo prima che mi abbandonasse, avendo avuto molto tempo libero, lo avevo seguito al prato con quella sua comitiva quel giorno della gang bang…ci rimasi male per Antongiulio, ma in quel momento non pensavo nemmeno all’incesto…

…Beh era passata una settimana. Quel giorno forse mi ero alzata incazzata, chissà…Allora siccome io stessa mi sento ancora abbastanza figa, e se volete saperlo ho un culetto liscio e sodo senza brufoli perché sto attenta a cosa indosso, e a cosa mangio, per un istante venni attraversata dalla curiosità di fare sesso con mio figlio…magari gli insegno come si fa…

…beh devo ammetterlo: ero stata provocata! Un ignoto vicino forse troppo impiccione mi aveva inoculato il germe del sospetto; di un tipo strisciante grazie ad una di quelle lettere anonime che ti scrivono i vicini di casa (o di via) per rivelarti in verità o in falsità che il tuo figlio è nientemeno che …gay! E quando lo sarebbe diventato gay ?!…Il mio Antongiulio !? Ma che cazzo voleva questo qui !? Antongiulio non è mai stato gay; e sapete perché ? In realtà aveva solo abbracciato un amichetto coetaneo bullizzato nel suo stesso palazzo perché gay dichiarato appunto; li vidi dalla finestra e si dissero qualcosa a lungo da abbracciati, che lui non volle mai riferirmi per lealtà verso l’amico; ma chi mi aveva inviato la foto, e la lettera anonima aveva fatto in modo che il taglio d’immagine suggerisse che il mio Antongiulio si facesse baciare sul collo da un coetaneo che piangeva. Schifosi maligni ! Come si permettevano ? Sicuramente era un pezzo di merda del palazzo di fronte…sennò la foto come faceva a farla ? Manco a dirlo era firmata: “un amico”… come no ! Un amico indiscreto o burlone…poi mi venne in mente: e se fosse stato vero ? E perché quel mistero di Antongiulio su quella conversazione da abbracciato ? Insomma con dietro a me tutto il baillame che vi ho descritto, sapete come mi comportai ? Mi dissi: e se lo “vaccinassi” io ? Mica sono mai stata una no-vax, e nemmeno ho mai creduto all’autismo vaccini-correlato…il mio Antongiulio un gay, eh ?! Mò ti faccio vedere io, stronzo malparlante!...Una parte di me voleva vederci chiaro. Per cui provocai a bella posta il mio Antongiulio per vedere cosa faceva davanti al corpo nudo di una donna adulta. Denaro per farlo divertire un’intera serata con una prostituta non ne possedevo; e poi – osservai - una volta chiusa la porta di casa dietro di noi, a chi dovrebbe importare? Ai nonni? Continua a vederli tutti e quattro, ma non è mai troppo di compagnia: taciturno, nonostante debba ai nonni, messisi d’accordo tra di loro mettendo i soldi, la playstation portatile, e la maschera colle pinne, e la canna di carbonio da spinning col mulinello, entrambe vere e non giocattoli, per il mare l’estate. Del suo tacere, del suo essere poco di compagnia si preoccupavano più i nonni che io ! I nonni migliori del mondo! Pensai: se siamo complici…figuriamoci se glielo dice! Sì, feci sesso con mio figlio, e anni dopo trovai il coraggio di raccontarlo al mio ragazzo Federico, il quale da quel buon deviante che ama essere, non sgradì affatto la mia confessione, tanto che gli sentii intostare il suo cazzo nella mia mano, essendo terminato il periodo regressivo dovuto al primo orgasmo dentro di me…Federico domandava, e io rispondevo con naturalezza di fronte a lui con le mie zinne che gli penzolavano davanti agli occhi:
“Insomma l’hai data a tuo figlio…te l’aveva chiesta lui ? Lui proprio ?”
“No. Mi ero accorta che mi spiava, e lo lasciavo fare senza riprenderlo…un giorno volli vedere cosa faceva quando mi spiava, e vidi che si toccava, e si masturbava sbattendo la cappella contro la porta del bagno con me dentro…aggiungi quella lettera anonima con la foto dell’abbraccio…”
“Sbatteva la cappella ? E non gli faceva male ?!”
“Sì, credo lo facesse per disperazione, dato che teneva gli occhi chiusi durante le sbattute…una volta chiesi il perché di certi, i suoi, strani rumori…e lui disse che era stato Pippo, il nostro cane di piccola taglia che lui aveva adottato dopo averlo trovato in strada. Lo aveva seguito fino a casa e mio figlio si era impietosito. Io affinché avesse compagnia non mi sono opposta…poi però vidi che il cane era innocente…ma veramente t’interessa ?”
“Sì…eccome ! Dai prosegui…”
“Ahnn ! Piano con quella mano ! La fica resta la mia, sai ! Comunque visto che t’interessa volevo sapere cosa fossero quei rumori, mi ero anche preoccupata che lui facesse entrare qualche amico di nascosto per mostrare la fregna di sua madre, ma non era così ! A quel punto io stessa, a suo tempo, avevo nascosto in salone, sai a vista d’angolo sul corridoio una piccola action-cam (che il mio convivente si era dimenticata da noi) e potei scoprire che mio figlio Antongiulio mi spiava quasi continuamente, e al momento dell’eiaculazione sbatteva la cappella di lato alla porta; chiaramente voleva sborrare dentro di me, o fra le mie cosce; il cane invece ronfava nel suo posto preferito: sotto la scarpiera…era Antongiulio a fare quei rumori sospetti mentre ero in bagno. Altro che gay !”
“Pensa te ! Da guardone a chiavator ! Chapeau ! …e…?”
“E …cosa ?”
“No, dico…quante volte avete scopato ?”
“Fede ! Questo è un segreto di famiglia ! Te la do perché sei bello, e mi piaci, e vorrei che tu venissi a vivere da me, un maschio in casa serve…ma ti prego quello che faccio con Antongiulio come se non avessi sentito ! E se ti decidi a informare i tuoi genitori, e vieni a stabilirti a casa nostra, tu non sai nulla…! Giuramelo ! O ti stacco le palle !”
“Dai, basta ! D’accordo ! Non so nulla…quante volte ?”
“Bene ! Baciami le zinne, e scopami ! Tra un’ora passa il bidello per le pulizie !”
“Uhmmm….”
“Quante volte ? Non lo so ! Cinque…otto…boh !”
Che volete ?! Con tutti i preti che molestano i ragazzini, io mi cerco studenti già cresciuti e sviluppati: sono una normale donna di più di trent’anni, alta circa un metro e sessantacinque senza i tacchi, snella abbastanza, e di seno porto solo una terza; i miei capelli sono boccoluti castani, ed i miei occhi pure; in casa non giro certo nuda; comunque sempre almeno una vestaglia coprente fin sotto il ginocchio; non era abbastanza perché ero giovane e con le forme sode. Niente di strano che le mie forme seducessero mio figlio adolescente di …beh se prende lo scuolabus avete capito pure voi quanti anni aveva al momento della sua prima scopata con me, sua madre…
…alla sua età ancora immatura era normale che mi spiasse, ed io da parte mia non mi permisi mai d’imbarazzarlo con il video di lui in corridoio che mi spiava masturbandosi…ed una mattina mediante gesti opportuni gli ho guadato il mio Rubicone, e ho deciso che in casa mia avrei trasgredito in un modo che avrebbe riguardato solo me e …anche lui! Vedendo il mio Antongiulio triste di andare a scuola quella mattina gli ho proposto nientemeno che di scopare, fare del vero sesso, con me direttamente. Quel giorno era una settimana in cui non lavoravo, invece di mandarlo a scuola dopo avergli chiesto se aveva compito in classe o interrogazione, avendo ricevuto risposta negativa muta insistetti:, gli proposi di lasciare sul pavimento la cartella…
“Perché quella faccia oggi ?”
“Niente.”
“Niente, ma sei mutacico ! Hai compito in classe ?”
“Umhmmm !”
“Humm che ?! Insomma Antongiulio, allora ?!”
“No. Non abbiamo compiti in classe stà settimana…”
“Mostrami il diario !”
“Uffa…”
“Hoh !”
…e avendo avuto modo di esaminare il suo diario come riscontro vidi che aveva un’interrogazione di storia la settimana prossima successiva, ed un compito in classe di matematica in forse non prima di due settimane. Finii di chiedere:
“Non avrai mica interrogazione ?”
“No…la settimana prossima forse.”
Il diario lo confermava, per cui mentre glielo stavo restituendo allentai lievemente la cinta della vestaglia; di lì ad un istante avrebbe potuto vedere le mie mutande opache verso la regione della vulva, un pochino del mio bassoventre, ed il mio body di seta. Mentre stava riponendo il diario in cartella avviandosi verso la porta lo chiamai, tranquilla, non più inquisitrice, ma anche senza malizia in modo che potesse razionalizzare tutte le mie parole:
“Sai che ti dico Antongiulio ?! Lascia sul pavimento quello zaino; su, lo raccogliamo dopo: oggi fai vacanza…e ci divertiamo – rimarcai la parola - ASSIEME, così non devi più ammazzarti di seghe la notte !”
Ovviamente aveva sognato tante volte quel momento, che non credeva alle mie parole, da me, sua madre trentenne…fossi stata di 40 o di 50, oppure ancora coniugata, me ne sarei guardata bene dal fargli un simile invito…
“…ehhhh…che…?”
“Carte sul tavolo Antongiulio ! Guarda che lo so che ti piace vedermi nuda…alla tua età è normale…sono gli ormoni che parlano al tuo posto…ma queste sostanze girano dentro, parecchio dentro anche a me, sai…”
“…io…ma…inso…insomma…?”
Mi portai verso di lui, e accolsi la sua testa, di guancia sul mio seno per tranquillizzarlo, poi lo toccai sulla patta dei pantaloni carezzandolo, senza aprire la lampo…il suo “pacco” lo aveva…
“…se preferisci andare a scuola come tutte le mattine… sono d’accordo! Ma sai nei prossimi giorni potrebbero venire qui le tue nonne, e quelle quando mai ti lasciano solo?”
Maliziosamente misi avanti metà della mia coscia sinistra fuori dal lembo della vestaglia piccola, ma coprente, salvo certe movenze. Era la mia coscia e gamba depilata nuda di una donna giovane; e se voleva poteva toccarla; lo fece, e gli feci sentire il mio petto caldo con una variazione di respiro quando la sua mano lisciò quella mia coscia nuda; gliel’avesse fatto quella di lettere che aveva lui di ruolo si sarebbe impietrito dalla visione di cellulite, vene varicose, ed età.
“Hoh! Tocchi subito, bravo…uhmmm!”
Lo avevo già sedotto, e volendo potevamo farlo in corridoio, ma decisi di portarmelo sul letto per la massima comodità. Gli presi la mano, e lo portai con me in camera da letto; una camera in cui da un po’ di tempo mi toccava dormire da sola. Mentre Antongiulio, da vestito ancora non ci credeva che lo avessi invitato in camera da letto; proprio un attimo prima di uscire dalla porta di casa per scendere e prendere lo scuolabus, decisi di mostrargli una cosa: il mio vibratore, che avevo lasciato sotto il lenzuolo, e gli dissi:
“A me questo non piace più da qualche tempo…lo sai cosa ci dovevo fare, vero?!”
“…?!...io…beh...che…?”
Di nuovo il mio Fede, che mi aveva interrotto…
“…beh, ma mostrare a tuo figlio un vibratore ! Eri uscita di testa !”
“Forse, Fede, forse…ma cosa volevi che fosse un vibratore dato quello che gli stavo per mostrare...”
“Ti possino…”
“Guarda che manco lui era un santerellino…un paio di amichetti suoi i giornalacci hard già glieli avevano mostrati che era alle elementari! E lui stesso ne aveva uno da parte, di quelli a fumetti.”
“E tu l’hai sgamato, per quello che aveva da parte ?”
“No, mica volevo farmi odiare…però dato che esitava gli chiesi diretta…”
“Non mi dirai che non guardi i porno ?”
“Ma…a te…insomma sei mia madre, ma…”
“Se vuoi ti faccio vedere come me lo metto dentro…ti va ?”
Gli scostai le mutande davanti affinché vedesse che facevo sul serio; la vide mezza vulva, e mi rispose:
“Eh ? No, no…allora facciamo…sì facciamo una cosa…no…nor…insomma normale !”
“Normale che vuol dire Antongiulio ?”
“Che te lo metto dentro io…!”
“Vuoi ficcarmi dentro il vibratore ?”
“No, no, non hai capito. Ti ficco dentro il mio cazzo…o…no ?”
Il suo sguardo era smarrito, all’idea di dover competere con un dildo parecchio più grande del suo pisello in tiro, ed era ovvio. Credevo di eccitarlo, ma forse sono stata indelicata.
“Allora questo non serve, mica !”
Misi via il dildo, e presi a sedere del tutto sul letto portando i piedi all’altro capo di esso, e di fatto per rendere più seducente la mia figura, scoprii totalmente le mie ancora belle gambe e cosce; il mio Antongiulio sbarrò i suoi occhi su di me, e senza accorgersene si stava…- e mi emozionai a vederlo ! – già toccando…Gli sorrisi lievemente per rassicurarlo, e rapidamente mi sflilai le mutandine davanti a lui; gliele tirai per scherzo sul muso, ma non volle annusarle: il suo sguardo si era ipnotizzato sulla mia fica, il cui pelo rado e castano gli ricordava i miei capelli boccoluti tinti di recente di castano rosso. Finii di lasciar cadere del tutto dietro di me, anche quella ormai inutile vestaglia rosa, restando col mio body di seta ricamata bianco avorio che tirai su per scoprire totalmente il mio basso ventre e la fica, che gli stavo offrendo, già abbastanza aperta dal mio desiderio di vera trasgressione! I miei boccoli scendevano sulle asole, una delle quali si stava abbassando senza scoprire il seno però. Quella mattina avrei arrapato un morto! Può darsi che il germe dell’incesto io lo abbia sempre avuto nel mio corredo genetico, prima che mentale ovviamente. Le mie cosce erano abbastanza larghe; se si fosse deciso ad abbassare la testa sul mio bacino, c’era il bersaglio delle sue seghe: la mia fica, calda ed odorosa, quella stessa fica da cui anni prima era uscito nascendo, pronta per essere assaggiata, leccata, assaporata per bene, penetrata e sborrata…

- continua -

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