Racconti Erotici > Prime Esperienze > Odette: oui je suis putaine, 3a parte - ( il vescovo esorcista)
Prime Esperienze

Odette: oui je suis putaine, 3a parte - ( il vescovo esorcista)


di sexitraumer
18.09.2013    |    9.083    |    0 6.5
"Essendo metodica quel camino dove si cucinava era stato predisposto fin dalla mattina presto..."
“Sì, sono venuta da sola enimenza.”
“Ah, beh ! Allora nessuno sa che sei qui; possiamo parlare tranquillamente; nessun indiscreto ci ascolterà ! Eppure lo sento che è qui tra di noi, sì lui è qui ! Addolorata ! Temo lo abbia portato tu.”
“No, io nessuno signore.”
“No, dietro la porta non c’è nessuno. Ma io lo so ch’egli supera i muri… Uhm, meglio ! Però lui è qui !”
“Ma lui chi ?! Io vedo solo voi enimenza !”
“Sancta Sanctorum ! Noli me tangere ! Ne bis in idem ! Peccata mundi sunt absolvenda.”
“…”
Il vescovo aveva pronunciato dei brevi latinetti, nessuno che avesse a che fare col precedente, per valutare se la giovane cresimanda intendesse il latino, poi rivolgendosi ad Addolorata paterno e preoccupato le chiese:
“Cara Addolorata, da quanto tempo non ti confessi ?”
“Una settimana, di sicuro una settimana…”
… Le chiuse con abilità la porta alle spalle. Si era presentato affabilmente, ed in un minuto l’ingenua Addolorata venne catturata dalla sua piacevole e scorrevole loquela, e invitata a rimanere per una “innocente” conversazione: parlandole piano, e facendole i complimenti per come l’aveva vista pregare, a suo dire meglio delle altre sue coetanee, dicendole tra l’altro che le era sembrata una prescelta da salvare…
“Non è molto, può andar bene ! Ma sai…potrebbe anche andar male. Sai, l’anno passato mi recai in Gerusalemme onde rendere doverosa visita al Santissimo Sepolcro, e lì vidi dei bambini e ragazzi che cristiani non eran punto. Li compiansi imperocché come musulmani ed ebrei le loro anime non sarebbero andate affatto in Paradiso. E tu dimmi Addolorata, se dovesse capitare, sei pronta per andare in Paradiso ?...”
“Io…?”
“Vedi Addolorata, tu sei una ragazza fortunata, hai incrociato la mia strada, il destino ti ha portata fino a me. Io che sono stato messo in comunicazione diretta con gli uomini più pii del Paradiso…dimmi, sei pronta per i Sacramenti che ti verranno imposti ?!”
“Io non…”
“Devi presentarti pura all’incontro con nostro Signore, e tu sei pura, vero Addolorata ?!”
“Io sono pura enimenza.”
Il vescovo continuò con dolcezza:
“No, tu non sei pura. Credi di esserlo, forse in buona fede, ma non lo sei. L’ho letto nei tuoi occhi quando sei entrata ! Dopo un po’, mentre parlavamo mi sono accorto che lui era qui tra noi. In apparenza invisibile, ma maldestro nella sua essenza spirituale…quando s’introduce in un corpo d’una persona lascia tracce, anzi ! S’annuncia che è arrivato, che egli è in quel corpo pronto ad intromettersi tra le persone…conosco quei tuoi occhi; li ho visti altre volte; sono solo apparentemente innocenti, ma dietro quei tuoi occhi c’è un’anima che mi sta nascondendo anche i suoi pruriti, o per meglio dire, le sue voglie; in tutta sincerità non posso portarti davanti ai sacramenti, se prima non ti emendi da quel peccato dell’anima. Ora te lo dimostrerò: guarda e stai attenta…mi raccomando, guarda ! …è importante !”
“…”
“Un corvo nero si poggerà sulla mia mano sinistra mentre ti pongo la destra sul capo ! Quello è il segno che Satanasso pose un piede, quello caprino e deforme, nella tua anima ! E tu mi permetterai di emendare il tuo giovane corpo dai tuoi peccati…”
“…”
“Crah !”
Un nero corvo aveva lasciato l’albero del giardino della villa ed era entrato dalla finestra, mentre il vescovo Ergarius le poneva gentilmente il palmo della mano destra sulla fronte dicendole:
“I segni son sempre chiari Addolorata ! Non accadono a caso ! Se eri veramente una ragazza innocente sarebbe giunta una colomba, una colomba bianca!”
“Crah !”
Il nero volatile ricordò ancora una volta la sua presenza…
“Sei pronta Addolorata ?! Il peccato è ancora in te. Dobbiamo scacciarlo, non trovi anche tu ?”
“…allora…scacciatemelo mio signore !...vi prego ! Che pura son io !”
Il vescovo Ergarius assunse un tono umile e drammatico, ostentando uno stato di trance chiudendo gli occhi ad arte, e facendo tremare il proprio capo.
“Sì, aneli ad esser pura ! Ti capisco, e nel compiangerti ti apprezzo, ohhhhhhhhh ! Mi ha mandato un segno ! Un doloroso lampo nero, di pura tenebra, ha scosso la mia mente…è lui ! Lo sento !...Noooooohhhhh ! Lui è qui ! Resta ferma ! Se ti muovi si nasconderà di nuovo ! La tua anima vorrebbe scacciarlo, ma da sola non ce la farà ! Maledetto, vieni fuori ! Temi la vera luce cattivissimo signore delle tenebre !”
Il vescovo Ergarius usò tutta la sua consumata arte drammatica. Addolorata c’era già cascata…infatti interloquiva soffocata, col cuore in gola.
“Houuuuuuufff ! Ahnnnnfffff ! Ho paura enim…menza, che devo fare ?!”
“Resta ferma ! Egli ci sente, ma non ti toccherà, ché ci son qua io ! Non affronta la gente a viso aperto, e li spinge alla lite…aspetta Addolorata, aspetta e resta tranquilla !”
“Sì, enimenza !”
“Xabaras ! I sei, sì ! Ecco vedo…eccoli: i tre sei, si stellan davanti a me ! Seicentosessantasei ! Hoahhhhh, Thanatos ! Hadès ! Hoooooohhhh ! Sì, sei tu ! Ohhhhh, Belzebù ! Nero uomo dal caprino piede ! Sei qui, ti sento ! Non nasconderti ancora, sei scoperto ! Sei qui con noi ! Vieni fuori !”
“Chi, chi,…chi sono questi ?!”
“I suoi tanti nomi !...ma ora non aver timore alcuno !...devo liberare il tuo giovane corpo, o mai lo sarai…sai amica mia, ora non te ne accorgi, ma io Satanasso lo sento quando è nel corpo di chi ho davanti. A quella persona gli occhi gli brillano da gran distanza ! Ed oggi brillar li vidi alle preghiere del mattino…ma tanto on prevarrai Satana, nerissimo signore dell’ultima luce ! ”
Dei rumori casuali provenienti dai muri, dovuti alle attività umane dabbasso e sul tetto della villa contribuirono alla suggestione di Addolorata…
Addolorata prese a toccarsi dappertutto, e chiese spaventata:
“Dov’è ?! Dov’è ?! Non lo sento…però ! Voi…voi…ihnnnn…di…dit…dite che c’è enimenza ?!”
Il vescovo Ergarius aumentò la propria emotività senza urlare, non di meno restò molto sul drammatico, abilmente usando la persuasione delle sue false lacrime al posto degli imperativi:
“Poverina Addolorata ! Tu non sei una persona di chiesa ! Son io che devo sentirlo ! Io ho il potere amica mia ! Eppure sento la sua presenza…sì, è qui ! Eccolo ! Ti ha fatto gonfiare il petto, vedo…come respiri forte ! Come se un essere interiore, un’entità oscura e nascosta, lo facesse per te, poverina…respira Addolorata, respira ! Ma resta all’erta ! Egli, il Demonio, si annida nei calori interni del tuo corpo, dentro il seno con cui scaldi il Maligno come fosse una serpe !...se non lo scacciamo si stabilirà nel tuo ventre dove un giorno potresti dargli nuova vita partorendone lo spirito insieme col neonato ! Se non te lo tolgo adesso, partorirai bambini nati morti ! Vorresti tenere il Maligno in te Addolorata ? Nel tuo grembo ?!”
Addolorata si toccò il corpo un po’ dappertutto senza riuscire a sentire niente. Altri rumori provenienti dai muri…era tesa come una corda d’arco; e se non ci fosse stata la diabolica finissima abilità di quello spregevole arciere d’anime del vescovo a pizzicar quella corda, probabilmente quell’energia nervosa accumulata ci avrebbe messo poco a scatenarsi in un’isteria di pianto che avrebbe scaricato la cresimanda. Lo scaltro vescovo lo sapeva e faceva fluire quella misteriosa energia emotiva di lei un po’ la volta, gradualmente per portarla alla fine dalla sua parte…
“Ma enimenza ! Dov’è il Maligno ? Io non riesco a sentirlo…eppure voi dite che c’è !...Uh !”
“C’è ! Ti dico ! C’è ! Hai attratto il corvo nero non appena ti ho posto la mia man destra, la mano di Dio sulla fronte ! Sull’altra, la sinistra tanto gradita a Satanasso, s’è posato il corvo nero, l’uccello che gioisce quando la testa cade dal cippo allo condannato a morte !”
Le metafore del vescovo erano efficaci.
“Il corvo nero è lui allora ! Mandatelo via, allora!”
Un gesto del vescovo fece volar via il corvo dalla sua mano sinistra.
“Anima ingenua ! Ecco ! Andrà via solo il corvo nero, e non Satanasso! Ti pongo le mie mani libere adesso, dammi le tue, onde entrar in comunione con il tuo corpo da salvare, prima che Satana, invisibile architetto, ci costruisca la sua magione !”
Addolorata prese le mani del vescovo per pochi istanti, poi lasciandogliele sopra il vescovo rapidamente abbassò le proprie…
“Uhhhhhhhhhhhh ! Uscirà subito enimenza ?”
Il vescovo Ergarius ignorò la domanda, ed onde impedire o rallentare un eventuale razionalizzare di Addolorata parlò velocemente passando contemporaneamente all’azione.
“Perdonami Addolorata, devo sollevarti il saio ! Non ci vorrà molto, non appena lo trovo, lo scaccio ! Onde scacciarlo però devo esorcizzarlo, farlo venire allo scoperto. Egli rifugge le sole mani mie, di principe della chiesa…tieni le tue ben alte con i palmi aperti ! Debbo sentire ove sei più calda, poiché è lì che il Demonio s’annida, come una scaltra vipera nell’innocente nuda terra…”
Le vennero prese dall’anziano (ma non vecchio, né brutto vescovo) le mani, e le vennero trattenute paternamente nelle proprie per diversi secondi, trasferendole calore; poi non appena le alzò, senza che se ne avvedesse, ipnotizzata dal fascino e dalla suadente voce gentile di quell’uomo di Dio, venne improvvisamente toccata a mano nuda sul seno, sul ventre, e poi sul basso ventre, dove venne carezzata più volte, e sempre più a fondo…
…e sempre più in basso !
…elegantemente masturbata con dolcezza, mentre il vescovo Ergarius cercava la carnale traccia di Satana…usando anche il latino per impressionare la ragazza tra lo sgomento e l’ovvio imbarazzo:
“…ne sento inequivocabilmente l’emblema sulla superficie di queste dolci carni di cui egli usa cibarsi ! Egli mi sente ! Scappa sempre in presenza di un ministro di Dio…ora lo prendo ! Si sta movendo, qui dentro ! Lo sento, lo sento ! Forse…dai… ancora ! Eccolo !...”
“Sì, ahn…allora ?! Ho caldo enimenza ! Ho caldo sulla…mi bagno…mi toccate lì ?...ahnnn !”
La mano del vescovo era ben salda sulla superficie umida del sesso di Addolorata.
“ECCE ILLUM !”
“Ahhhhhhh, ahhhhhh, ahhhhh ! Dov’è che sta enimenza ?! Sento che mi sto bagnando…che succede ? Ahnnnnn !”
La ragazza respirava affannando vista l’ampia suggestione del religioso. Egli pazientemente ad Addolorata:
“Resta silente ragazza mia, o mi sarà impossibile sentir le sue ultime movenze sinistre sotto il tuo ventre ! Senti il caldo poiché gli hai dato rifugio nel tuo grembo, senza rendertene conto...non era colpa tua, ma egli è entrato per corrompere la tua carnalità !”
Poi riprese in latino, onde dar solennità al suo operato, a massaggiarle il sesso senza togliere, se non per qualche istante, il palmo della mano dalle carni calde e bagnate del sesso di lei, che senza accorgersene aveva cominciato a gradire:
“Veni Maligne, veni ! Magna cum habilitate t’evoco, atque mea potentia spiritus corporisque te o Maligne fugo! Discede hoc corpus o Maligne, et noli te redeoire, hora et semper…et…”
Fece una pausa silenziosissima, neanche la ragazza osava interloquire, poi col polpastrello del pollice e dell’indice mentre le carezzava sfiorandolo ad arte in modo molto molto leggero, con un’abilità da prestigiatore, il clitoride, disse sicuro a voce ferma:
“In nomine Dei, vade !”
Le mani restavano appoggiate al basso ventre della ragazzetta che aveva tollerato il rialzo del saio e la scoperta delle sue nude carni, comprese quelle del sesso con un buon pelo castano folto.
“…uhhh ! Ahnnnn ! Io…Io… Esce ? Esce ?”
L’uomo sfiorando la sua pelle con il palmo della mano a qualche millimetro durante la movenza simulava, mercé l’inevitabile solletico sulla sua pelle, il muoversi di Satanasso l’invisibile della cui presenza aveva ormai quasi convinto Addolorata, che interessata tollerava qualunque movimento del prelato sulle parti basse del suo corpo. Ed in realtà avvertendo per la prima volta nella propria vita un certo tremorino che s’accompagnava ad ondatine d’un calore transiente dentro la parte interna delle sue coscette paradossalmente forse sperava che né Satana, né quel bel giovane e misterioso vescovo biondo uscissero così presto da quell’invisibile sfera di tensione che sembrava aver avvolto il suo giovane corpo.
“Nunc ! Exit ! Vade Maligne ! Vade, vade ! Ei foras ! Spiritum tuum maleficum tibi habeto ! Et nunc puella, emendata peccatis tuis eris !”
Una colomba bianca si pose sul davanzale. Scioccata Addolorata fece in tempo ad intravederla ri volare via ! Nel frattempo se ne era andato anche il corvo. Era il segno che la sua inevitabilmente candida ignoranza aspettava: - Satanasso aveva dunque lasciato il suo corpo ? Il breve imbarazzante esorcismo era andato a buon fine ?! – pensò; beh, facendo mente locale un istante forse, al contrario, Satanasso era appena arrivato, e con un inequivocabile modo di presentarsi !
Addolorata era stata sedotta con religiosa e ad un tempo diabolica abilità; nessuno conobbe il vero Satana meglio di come quella graziosa adolescente conobbe il lato diabolico e aggirante degli uomini di alto rango della Chiesa, a loro dire nemici di Satana, ma pronti ad imitarlo quando c’era in gioco certa carne giovane, come ebbe ad accorgersi; le mani del vescovo Ergarius erano state in quei momenti d’esplorazione rapide ed esperte: le venne toccato il sesso, e dopo pochi istanti d’improvviso piacevole smarrimento una certa umidità, - no ! - una dolcezza di sfioramenti più che umidi, quasi liquidi, fecero capire alla giovane cresimanda che quel bel vescovo dalla bionda chioma si era chinato tra le sue cosce, e le aveva assaggiato il proprio fiore; una piccola invasione non dolorosa, né aspettata…un tremorino con solletico sul suo basso ventre rivelò ad Addolorata la presenza della bocca di quell’uomo a…distanza di respiro dalla vulva, con la sua fronte calda a contatto con la pancia…si ricordò di aver accolto la lingua dell’uomo sulla vulva con sorpresa e disappunto, cercando di contrarre la pancia, ma non servì, e desiderando dopo due secondi che non la staccasse più, abbassò le mani sulla testa del vescovo abilissimo slinguante, e si arrese al piacere che provava durante lo stimolo leggero, ma diretto del suo clitoride, ormai già inevitabilmente gonfio; non ricordò mai come venne penetrata; venne distesa nel letto, ed una specie di cecità l’aveva avvolta …o vi si era rifugiata ella stessa ormai arresasi, quella resa, invero inopportuna, aveva fatto fluire fuori dal suo corpo l’energia emotiva che si era accumulata come ovvio durante la suggestione. Addolorata non sapeva più cosa era giusto e cosa era sbagliato: si accorgeva solo di ciò che dava piacere, e ciò che non lo dava…mentre i piccoli seni si erano gonfiati talmente tanto da irrigidirsi; provò un certo sollievo quando l’uomo le allentò il laccetto del petto cercando di liberarle almeno uno dei seni; il suo respiro divenne più morbido, anche se i capezzoli le restavano turgidi; non s’era accorta che il vescovo le aveva anche rivoltato il saio da sotto, ripiegandolo all’indietro sull’ombelico; poi un membro duro e caldo strisciò sulla superficie del suo sesso garbatamente e più volte, annunciando la sua invasiva presenza; non la disturbava affatto che quel cannoncino di carne indurita la stesse esplorando in superficie, carezzandola proprio lì…no ! Altro che no ! Era bello venirne accarezzate tra clitoride e spacco. Si era fermato più in basso, dopo averle carezzato il clitoride con il glande. L’uomo le allargò un poco le cosce, e quella cosa, la penetrazione, che Addolorata per metà temeva e per metà più un piccolissimo quid forse anche desiderava…

…avvenne !

“Ahnnn ! Ahi ! Uhiiiiii ! Ahnnnnnnnnnnnn ! ”
Con un’unica movenza rapida e sicura di quell’uomo, che era stato lesto a brandeggiare ed introdurle il suo maschile organo, entrò in lei deflorandola. Addolorata scoprì suo malgrado che Satanasso non era affatto andato via…anzi ! Un seccantissimo dolore di taglio improvviso, un momento in cui si navigava nel vuoto del dolore improvviso cui non ci si era potuti opporre… seguito poi dal piacere via via più frequente ed intenso, colpo dopo colpo…ehi ! Ma anche il piacere c’era ! Eh già ! Il Diavolo non era mai brutto come lo dipingeva, e quell’invisibile “gentiluomo” senza le corna né il piede caprino, essendo appena arrivato veramente, si sarebbe trattenuto con loro due per un po’…
“Ahn !... Ahn !... Ahn !...Oh !...Ahnnnn ! Oh !”

Eh, no ! Addolorata seppe che il Diavolo non era affatto brutto. Tutt’altro…tutt’altro…
Conobbe Addolorata i piaceri pieni della carne, e del calore dei corpi, quello reciproco. Ora non era più sicura che l’avrebbe respinto… Il piacere ricorrente del contatto delle loro pelli, ovviamente più intenso e fin quasi magnetico tra i loro opposti sessi, prese inevitabilmente il sopravvento; l’uomo benché furbo e scaltro sapeva essere dolce e leggero nelle sue movenze in modo da farsi desiderare, e farsi desiderare era il miglior modo per farsi subire, ossia per possedere. La cosa a quel punto stava auto alimentandosi, movenza dopo movenza, accoglimento, un po’ di respingimento, seguito da un immediato richiamo del suo duro batacchio di carne, dato che respingendolo sarebbe finito anche il godere; dopotutto il coito era più che gradevole…perché staccarsene a quel punto ?! Quello era il fare le cose da grandi, e che cose ! Sentendo quel membro pulsare dentro il suo sesso, avendo in passato spiato un maschietto che si faceva la manovella, capì cosa stava per accaderle. Avrebbe voluto ancora godere di quel manico di carne dura, ma era carne che stava per esplodere, e da ragazza abbastanza intelligente, in un lampo di lucidità mentale focalizzò, e non desiderava minimamente farsi ingravidare ! La mamma di Addolorata, la signora Emma, le aveva spiegato come si facevano veramente i bambini…il vescovo Ergarius si era appena chinato per succhiarle il capezzolo destro con una foga da assetato, e come fece per succhiarle anche l’altro, fingendo di favorirglielo in un istante riuscì a divincolarsi, ed a rompere quel pur sempre bel coito che s’era venuto a creare, quasi un attimo prima che quell’anziano uomo di chiesa le trasferisse il suo seme; l’esplosione, ancorché attesa, sul momento non ci fu. E dire che sembrava fatta: dopo averla distesa sul letto incapace di reagire, e di distinguere tra violenza e seduzione ed… “amata”…?!….stava per raggiungere il culmine del piacere…e invece anche il maligno vescovo inspiegabilmente si rassegnò: l’uomo ormai nudo, sciabolandole il grosso arnese davanti, non si lamentò più di tanto, ma per lasciarla andare pretese che la ragazzetta le offrisse la pelle del suo ventre; seccata, forse un po’ pentita di aver interrotto, ma momentaneamente felice di non doversi sporcare dentro, finì il servizio al suo orco con la sua mano, movendola d’istinto ad una velocità ottimale…apprezzò anche il piacere che effettivamente dava stringere il membro maschile caldo e ben duro nella propria mano femminile; le strette di palmo e le movenze istintive di Addolorata provocarono all’uomo la rapida eiaculazione…il vescovo Ergarius si soddisfò :
“Ahhhhh! Ahnnnnn! Ahnnnnn! Sìiiiiii ! Ahhhhh…eccotelo!”
…due o tre veloci bianchi schizzi copiosi…poi piccoli altri. Ma quanti…certo che ne buttava !
“Mhmmm, uhmmmm, uhmmm !”
…le sembrò per qualche secondo di aver gradito il seme caldo di lui schiantarsi veloce e copioso sopra la sua pelle, fin quasi ad appiccicarsi su di essa; mai avrebbe creduto Addolorata che potesse uscirne così tanto da coprire metà della sua pancia; il loro sesso ebbe termine, poi raffreddatisi e separatisi, la ragazzetta gli disse calma, comprendendo per la prima volta in vita sua il motivo per il quale gli adulti, talvolta, parlano con ironia:
“Eri tu il demonio ! Non lo portavo mica, io ! Eri tu enimenza ! Eri tu ! Almeno potevi baciarmi dato che sei anche…bello !...”
“Lo sapevo di piacerti signorinella ! Mi hai scacciato tu, ma per me era lo stesso; meglio così ! Dei figli che avrei in Italia ho perso il conto da tempo…”
“Quando lo dirò a casa ti metteranno in prigione ! Mi hai ingannata !”
il vescovo Ergarius, mentre lei era occupata a ripulirsi d’istinto usando l’acqua del catino senza che il vescovo se ne avesse a lagnare, ignorandolo dopo averlo insultato, vantando con la ragazzetta le sue superiori conoscenze presso il tribunale dell’inquisizione, e la nobiltà locale, le intimò il silenzio più assoluto ! Col suo metodo migliore: una persuasione fatta di sorrisi, senza scomporsi, facendo valere la logica del potere puro e semplice, ancorché occulto:
“Io sono un principe della Chiesa e conosco quasi tutti i magistrati preposti dal viceré agli affari penali del posto ! Tu in fin dei conti chi saresti ? Ci hai riflettuto ?...”
“…”
“A chi credi che daranno retta Addolorata ?! Rifletti ! Ché sei una ragazza intelligente…io sono stato, mio malgrado richiesto di un esorcismo, da una peccatrice solitaria rivelatasi, mercé l’ostentazione del suo corpo, una signorina lussuriosa in cerca di un’avventuretta di un certo rango…se hai tratto piacere dall’incontro con un principe ecclesiastico allora probabilmente il demonio è ancora in te, e finirà per farti uscire pazza…e i pazzi, cara la mia signorinella lussuriosa, si usa rinchiuderli affinché non facciano del male, né a sé, né ad altri…vuoi dunque far compagnia agli alienati ? Comunicar con loro battendo i pugni sul muro della tua cella ? ”
Durante quest’esposizione il vescovo, sempre sicuro di sé, mai una volta si era permesso di alzare la voce, continuando a parlare affabilmente mentre si ricomponeva…
“Se racconterai tutto questo, farò mandare in carcere i tuoi genitori per averti mandato qui a provocarmi, e comanderò che essi dopo il carcere, ti mandino in un convento di clausura…Né te né i tuoi genitori vedrete più il mondo fuori ! E la Chiesa si prenderà con la confisca la vostra casa e le vostre terre…”
“A me enimenza Ergario mi mandò qui da voi Paolo, anche lui lo sa che siete stato voi a mandarmi a chiamare…anche il mio amico Paolo mi testimonierà, lui lo ripeterà che mi avete mandata a chiamare ! ”
“E perché credi che mi sia rivolto a Paolo, mia cara petulante…discepola ?”
“…”
“Perché non è che un sempliciotto ! Scemo, scemo no ! Ma superficiale sì ! Si vedeva a guardarlo che ha un’intelligenza limitata !…poi per la sua minore età la sua testimonianza è invalida per legge !”
“Ma io non ce l’avevo il maligno dentro, vero ?!”
“…secondo me, sì ! L’ho sentita rovente la tua conchiglia, e ti stava anche piacendo devi ammetterlo, ma ti sei rivelata una ragazza avveduta interrompendo il coito…! Comunque questa è tua, prendila !”
Il vescovo Ergarius le lanciò con disinvoltura una moneta d’oro che aveva in una tasca interna del camicione bianco. L’uomo rise mentre Addolorata guardava incuriosita la moneta d’oro, mordendola come aveva visto fare ai suoi genitori altre volte; tuttavia avendo lei i denti ancora piccoli si fece male:
“Ahi ! Uhhh !”
“Uhm, ah, ah…fai piano ! È un Giulio ! È d’oro, è d’oro ! Non preoccuparti ! Mi hai preso per un brigante ?! Per un saracino ?!”
“Uhi, che male ! Ahiiiiii ! Ma quanto vale ?!”
“Dalla alla tua famiglia, lo sanno i tuoi genitori quanto vale ! Oppure…tienitela, vedi tu !”
L’intelligenza di Addolorata le fece capire che quell’uomo era più importante di lei e i suoi genitori messi assieme. Se ne fece una ragione in pochi secondi. Tanto anche se avesse parlato non sarebbe stata creduta ! E i suoi mamma e papà avrebbero patito le conseguenze della sua temerarietà adolescenziale, finendo in carcere, e forse dopo, ritenendola la vera tentatrice l’avrebbero anche costretta a farsi suora di clausura…il prelato era stato furbo. Pagandola, comprese Addolorata si era comunque coperta la ritirata, e lei accettandola aveva finito per qualificarsi come una giovane prostituta il cui consenso era stato carpito, sebbene a posteriori, con la moneta pontificia che recava l’immagine del potente Papa Giulio II Della Rovere…il vescovo Ergarius, come era suo costume – ma questo Addolorata non poteva saperlo – non importunò più la cresimanda, ostentando nei restanti due giorni del ritiro un certo distacco, più o meno pari alla . cortesia con cui l’aveva ricevuta, ed uscì dalla sua vita così com’era comparso; Addolorata, comunque felice di non aver dovuto “sentire dentro” quel forse piacevole caldo schizzaccio maschile, rimosse l’episodio; lo rimosse perché metà di lei aveva effettivamente goduto; l’altra metà si era sentita derubata più di tempo, che di carne, sebbene prontamente “risarcita”. Da parte sua Addolorata prese quel giulio e dapprima lo nascose dentro casa senza sapere cosa farne, optando un mesetto dopo di conferirlo alla massa delle monete che sua madre teneva da parte per le cose straordinarie. Dapprima la signora si domandò come ci fosse finito quel giulio d’oro tra tante monete d’argento e rame; dovette pensare ad un regalo segreto di suo marito, che non ne sapeva niente…tuttavia l’oro era oro, e non era il caso di starsi a fare tante domande; l’importante era averlo, per cui i suoi genitori neanche sospettarono che c’era stato dietro quella moneta; Addolorata invece, di tanto in tanto, prima di conoscere il suo Giuseppe, aveva preso a rubacchiare dalla sporta della madre dei cetrioli, di volta in volta più grossi, e con essi aveva preso a darsi il proprio piacere: in fondo quel vescovo come personaggio si era rivelato piuttosto sinistro, ma come uomo era piuttosto bello. Tirando le somme era stata fatta crescere di almeno cinque anni durante quella mezz’oretta con il vescovo Ergarius; le era stato lacerato per sempre l’imene, e giurò a sé stessa che da quel momento in poi avrebbe cavato dalla vita tutto il piacere possibile, visto che poteva anche essere molto intenso, e naturalmente: con chi avesse voluto lei ! Suor Evelina, dopo averla ritrovata, provò a chiederle qualcosa, ma non ottenne nulla, se non uno strano mutismo non appena suor Evelina nominò il vescovo Ergarius; la suora capì che quel silenzio valeva mille parole, per cui preferì non cogliere le implicazioni di ciò che aveva intuito, né domandarle oltre; però le chiese di pregare il più possibile, e se non c’era stato niente d’imbarazzante, di non far sapere niente agli altri o sarebbe stata bollata per sempre ! Le fece presente che, durante il ritiro, avrebbe dovuto dire a lei di qualunque altro invito privato nella stanza del prelato; che alla sacra persona del vescovo era assegnata lei, suor Evelina, e con ciò si escludeva chiunque altro. Tra le altre cose le ricordò di non inseguire gli animali all’interno del palazzo, e che quell’uomo fra i suoi bagagli privati aveva diversi volatili d’allevamento di molte specie, colori, e tipi; allevati e ammaestrati da lui stesso. - Altro che segni divini !... - dovette pensare Addolorata. Prudentemente le tacque del giulio d’oro abilmente nascosto sotto il saio. Quella notte stessa invece Addolorata, svegliata sia dai tuoni del temporale che da alcuni rumori ormai piuttosto familiari ed…umani, lasciò la sua cameretta del ritiro in punta di piedi e salì, mercé il sonno pesante della vecchia suor Clotilde, di nuovo al primo piano sopra il salone; una delle porte era solo socchiusa e mandava del chiarore da candele; si accostò e vide suor Evelina impegnata a gambe ben larghe ad assorbire con le morbide curve burrose del suo corpo ora nudo e procace, l’aggressività sessuale del vescovo nudo sopra di lei, impegnato a stringerle i grossi seni non ancora flaccidi durante gli affondi con bacino; comprese, dai tristi rantoli soffocati di suor Evelina, che anche suor Evelina era costretta, poiché scostava la testa di lato per non guardarlo, a soddisfare gli enormi appetiti fisici di quel diabolico vescovo cattolico…là fuori la notte sarebbe parsa di tregenda a chiunque e certo non era piacevole stare all’esterno sotto gli scrosci d’acqua o i lampi; paradossalmente tuoni e lampi sembravano conciliare quella notte di sesso spinto tra il vescovo erotomane e la giovane suor Evelina, che benché non bella ma procace, quarant’anni circa, per le sue forme doveva giacere col vescovo…ed offrire oltre al già bagnato sesso, la propria lingua al quella di lui, famelica quanto il suo membro, ed accoglierne alla fine l’orgasmo, piangendo nel suo corpo per intero, custodendogli lo sperma, mentre lui sempre avido di femminea carne le lambiva il viso con la lingua salivosa durante le proprie buttate…mentre suor Evelina non lo ricambiava il vescovo era riuscito a bagnare tutta la guancia di lei fino a sotto il mento. Cercava di dominarsi suor Evelina, ma il membro ancora grosso di lui si manteneva dentro come un bel pesce che cercava di nuotare in un acquario piccolo…alla fine Evelina ormai non più suora cedette, e disse di scatto all’uomo che la leccava anche sul collo e poi dietro l’orecchio, forse il suo punto più erogeno:
“Nooooo, non lì !…Ahn ! Sìiiiiii …! Vieni ancora ti pregoooooooh !...Uhnnnnn!”
Stavolta la donna aprì la bocca, e tirando spontaneamente fuori la lingua cercò quella del demoniaco prelato e, dopo averle sovrapposte ed incrociate chiusero le loro labbra in un unico bacio come fossero stati un unico essere completo. Questo bacio seguito dalla passione di lei spinse Addolorata, invidiosa di quei sensi che non le appartenevano, a massaggiarsi la vulvetta più volte insistendo sul clitoride; venne anche Addolorata respirando ed affannando silenziosamente, con la mano sinistra a reggere l’uscio per intravedere con l’occhio e la mano destra che masturbava il proprio sesso; se solo avesse avuto un cetriolino ! - pensò - mentre due piccole bave colavano sporcandole le coscette…pensò Addolorata che era stata solo sfortunata, e che se avesse ignorato quell’invito, Suor Evelina si sarebbe comunque offerta al suo posto; preferiva offrirsi lei affinché lasciasse in pace le ragazze, anche se non tutte vergini. Sembrava inesauribile quel vescovo di fuori: uscito dalla vagina pelosa, arrossata, e sfinita di quella povera suor Evelina, le prese il corpo tra le braccia, la aiutò a voltarsi di schiena e, piazzatala carponi mentre piangeva di commozione per aver goduto ed apprezzato, le prese l’enorme culo, e cominciò a leccarglielo tutto sulle grosse natiche tonde…lunghi assaggi di lingua fino al…buco introducendovela cinque o sei volte, mentre la testa di suor Evelina piangente per il lubrico orgasmo non richiesto di prima era accucciata sul cuscino, come fosse stata sul cippo, in attesa di un boia immaginario che avrebbe posto fine alla sua sofferenza con un bel colpo di mannaia. La giovane Addolorata comprese cosa fosse il martirio, quello vero. Il leccare di quell’uomo dell’inguine, e dell’ano della suora sudata gli fece tornare l’erezione, e per un maschio vigore che forse solo Satana poteva conferire agli occhi di Addolorata, il vescovo, pratico, scostò le natiche all’impotente suor Evelina, ed accompagnò il suo enorme cazzo sicuro nel retto della suora, che durante lo sforzo dell’entrata venne distolta di nuovo, mercé lo scossone, dal suo pianto interiore da quel duro ospite carnale dentro i suoi visceri posteriori.
“UHN !”
Cercava di non partecipare di quel sesso contro natura, ma grazie ai colpi sicuri e ben assestati di lui, anche suor Evelina dovette cedere ai sensi, quelli che riteneva i più sporchi, in attesa della seconda buttata di sperma.
“Ahn ! Ahi, no ! Ahn !...Ahi ! Uh ! Ahnnnn ! Noooo !...Ahnnn !...No !...Uhiiii !...Ahn ! Ahn !”
“Altro che no ! Ahhhh ! Sì ! Ecco ! Prendi ! …Ahnnnf ! …Dai !... Uh !... E piglia ! …Dai !”
“Ahi, ahnnnn, uh ! Duro ! Uhhhhhhh! Ahn ! Ahn ! Ahi !...Ahn…ahn !...mmmm…”
“Ti piace duro ! Ti piace, donna ! Ti piace ! Dentro ! Dentro tutto ! Fino in fondo ! Ahn !”
“Mmmmm, mmmmhhhh, mmm…piace, sì ! Noooooh ! Uhi ! ….Ahnnnn ! Uh !”
Addolorata capì da quel suo spiare che una femmina poteva anche goder lì dietro, e che quei no, probabilmente significavano “sì, ancora !”…persino lì, dove per sua fortuna il vescovo l’aveva risparmiata…piuttosto triste era il destino di una soddisfa-uomini, anche se ciò era meglio ch’esser rese schiave dai pirati turchi rapitori di fanciulle. Per parte sua Addolorata, non aspettò che il vescovo pompasse il proprio seme dentro il retto di suor Evelina ormai piangente, lubrica controvoglia, spettinata, affannante ed ondeggiante ai suoi sicuri colpi d’ariete, e ridiscese le scale bagnata tra le cosce, ché quasi senza accorgersene s’era toccata guardandoli… si ripromise che si sarebbe trovato un fidanzato stabile alla prima occasione favorevole. Poi cosa concedergli in base alla morale avrebbe avuto un’importanza secondaria.

Erano passati tre-quattro anni da quello schifoso ed abietto episodio, ma Giuseppe, il suo primo ed unico fidanzato, si dimostrò di gran cuore abbracciandola stretta ancora di più, e comprendendo perché l’aveva potuta sverginare con facilità; poi di anni ne erano passati ovviamente altri: ormai erano diventati serenamente adulti, e decisero quindi di annunciare pubblicamente la loro (salda) unione, e di sposarsi non appena suo marito, una volta diventato mastro, poté locare un forno-bottega; Addolorata, così metodica nel rapporto vaginale e rettale da ragazza, a furia di confessarsi dal prete bacchettone che aveva preso il posto del tollerante ed onesto Don Lorenzo, finì per divenire sempre meno appassionata del sesso, forse seccata dalle continue parole del prete che le assegnava la penitenza per il coito contro natura, e per gli strani istinti animaleschi che, secondo il prete, scatenava; di suo ultimamente preferiva suo marito quando aveva una sua irritazione personale che Addolorata come moglie prontamente gli faceva scaricare con del sesso rettale, pronto e da ella stessa richiesto mediante un inginocchiarsi all’improvviso, dopo essersi rimboccata velocemente la gonna, o per terra o sul loro letto per una veloce pecorina nel culo che poteva fare la differenza tra una giornata bella, ed una meno bella, molto meno bella; ma una volta che il marito Giuseppe le mandava lo schizzo nel retto, dopo era più malleabile; in fondo le arrabbiature del marito le fornivano un motivo per farsi sodomizzare come quando si era bagnata semplicemente spiando il vescovo Ergarius e suor Evelina e tra l’altro ciò le permetteva di nascondere anche a sé stessa la propria secchezza vaginale. Ovviamente anno dopo anno e sesso dopo sesso Giuseppe era ingrassato, e tendeva ad affannare facilmente; e se lui sembrava meno agile, anche il suo corpo era cambiato: col tempo si era fatto ancora più pingue, il seno già le cadeva da tempo, ed il suo ventre si era dilatato con delle borse di carne, e la sua vulva irrigidita; nemmeno suo marito Giuseppe non era più quel ragazzetto ingenuo cui insegnare a baciare e a scopare. Certo per sentirne i rantoli ed i respiri gliela leccava ancora, e ci ficcava pure un paio di dita prima del cazzo per sentire sulla lingua un po’ di quel salaticcio che lo faceva impazzire prima della congiunzione…ma da qualche tempo era più la saliva di lui – sempre apparentemente innamorato di sua moglie – che il bagnarsi di lei; Il sesso dava cemento e piacere alla coppia sposata. Da giovane, un annetto dopo il suo incontro col vescovo, aveva anche ascoltato per conto proprio di nascosto un attempato frate francescano una volta, che predicando, aveva avuto a dire ad un’altra coppia di sposi problematici che il matrimonio si deve consumare con regolarità e col vincolo di fedeltà, e che l’ascetismo non si confaceva a coppia alcuna. L’ascetismo non faceva dare figli a Dio…Vedendo a che età si moriva di morte naturale, Addolorata dopo quei primi pruriti ed incidenti, considerò la conoscenza di Giuseppe come un colpo di fortuna, e decise che finché fosse stata viva, se la sarebbe goduta…solo che adesso andava per la sessantina…dentro, dentro infatti aveva sempre avuto paura che i suoi genitori volessero mandarla in convento considerando socialmente onorevole avere una figlia votata a Dio, soprattutto dopo quello che le era successo col vescovo di passaggio. Invece i suoi genitori approvarono i due fidanzamenti con Giuseppe: quello clandestino cui ella stessa era più affezionata, e quello ufficiale relativamente tranquillo. I ricordi scintillavano disordinatamente, come quando un paio di volte erano stati anche spiati da Bartolo e dai suoi amici di strada ai quali più di una volta pagò pegno mostrando di nascosto i genitori che “facevano le loro cose”…i due lo vennero a sapere, ma ad Addolorata da giovane mogliettina non dispiaceva lasciar intravedere ai segaioli del paesino idruntino quanto fosse maschio il suo Giuseppe, ed una signora femmina da monta lei stessa, metodica nel sesso quanto efficiente come casalinga, madre, e fedele cattolica sempre puntuale a Messa, al Confessionale, ed al mercato con le (invidiose) amiche di pettegolezzo, i cui mariti non sembravano essere così appaganti come il suo. Addolorata non ritornò subito al presente; era straordinario quanti ricordi potevano venir fuori dall’aver visto una vulva bionda, piacevole, carnosa, e ben curata: una cosa questa che Addolorata non avrebbe mai potuto prevedere: una biondina con la fica stretta che lei non aveva mai avuto, se non per quel vescovo che la sverginò seducendola ed abusandola. Quei lampi del passato non volevano andarsene e adesso Addolorata, già avviata verso la menopausa da diversi anni era diventata, senza che se ne accorgesse, una donna quasi bigotta per via che Giuseppe da un po’ di tempo la fotteva di meno; era sicura di qualche scappatella dell’amato marito, ma non si lamentava dato che la sera tornava sempre a casa a dormire con lei; al contrario il sesso era l’ultimo dei pensieri di Odette in quell’istante. Una volta cosparso tutto il suo corpo di cenere fredda, riempì di nuovo il mastello, e si risciacquò la cenere dal corpo pressoché tutto ingrigito avendo cura che non le finisse negli occhi. Con la cifra che aveva sborsato si ritenne in diritto di consumare tutta la cenere che le sarebbe occorsa. Ripeté tutta l’operazione con i propri capelli, quindi si risciacquò i capelli biondi facendo fluire tra di essi le proprie mani in movenze molto sensuali. Quindi un ultimo risciacquo. Completamente nuda e bagnata chiese alla donna che l’aveva osservata per la sua disinvoltura tutta nordica tutto il tempo brontolando tra sé e sé parole sconosciute per Odette:
“La serviette, s’il vous plâit !”
“Ergarius…allora me l’aveva leccata lui per primo !…l’aveva leccata bene, me la fece dare a Satanasso…poi lo diede, oh se lo diede !...anche al culo di suor Evina poveraccia gli diede le sue carni e non ci stava povera donna, povera donna …”
“La serviette madame, je dois me frictionner…”
“Ergarius ci aveva fatte bagnare bene, lui…a me e a lei …poi ci entrò…ma godeva Satana, non io…prese il culo ad Evina…io ho goduto solo per il mio Giusepp…”
Odette dovette spiegarsi a gesti; e finalmente Addolorata che nel frattempo aveva già deformato il ricordo del nome di suor Evelina come Evinna, facendo mente locale che quella suora era morta da tempo, tornò nel presente. Il volo pindarico nel suo passato lubrico era finito; l’anziana donna si riebbe:
“Ah l’asciugamano ! Ah aspettate lì che ve lo prendo…”
Addolorata si precipitò a prenderle un asciugamano grande, quello del corredo, e lo diede alla ragazza che poté asciugarsi e ripararsi un po’ più al caldo dentro casa. Addolorata commentò:
“Odetta, voi non portate le mutande vedo…”
“…mu-tan-de ?!...”
“Le mutande, le mutande ! Voi non le portate proprio, vedo.”
“…”
“Ve ne porto io un paio, attendetemi !”
Addolorata era tornata alla cascia nera, e ne aveva prelevato un paio di mutandoni da donna, e glieli fece vedere ad Odette per mostrarle cosa si mettevano le donne perbene sotto la veste. Odetta capì e disse divertita:
“Ah les coulottes !...Pour moi ?”
“Per voi, per voi Odetta ! Ma vi confessate mai in chiesa, Santa Vergine! Noi qui siam timorati di Dio, sapete…”
Odette indossò quelle relativamente spesse mutande integrali di colore bianco sporco che si fermavano sotto il ginocchio, con qualche decorazione verso le asole delle spalle, un’apertura a tre bottoni per il seno, e neanche a dirlo lo spacco centrale rifinito sui bordi per consentire la penetrazione per dovere di coniugio. La sua bellezza di donna giovane non ne restò turbata come aveva sperato Addolorata, nonostante quegli ampi anti erotici mutandoni.
“Quelle erano del mio corredo, se le volete per voi, che non sembrate possederne, ve le do per quattro lire !”
Addolorata le fece il segno con le mani circa il numero, e Odette datosi un altro sguardo malizioso su come le scendevano le rispose per contro col segno del tre. Trovarono l’accordo sul tre che Odette le liquidò all’istante prendendole dal sacco. Poi le chiese se avessero della birra.
“Bière ?”
“Birra dite ?”
“Birra oui ! Une pinte entière !”
“Beh, attendete che ve la vado a comprare qui di fronte, tanto state pagando…e così bevete birra fin dalla prima mattina, eh ?! Santa Vergine ! Meno male che Bartolo è a dottrina !”
Odette prese una sedia ed andò in giardino a prendere il sole, dato che c’era, e vi sarebbe rimasto almeno un’ora buona. Non appena Addolorata tornò con la pinta la portò a Odette che si alzò in piedi, e messasi a capo chino dopo aver piegato il torso ad elle, chiese ad Addolorata di versarle un po’ di quella birra sulla testa e sui suoi capelli biondi. A mano a mano che Addolorata le versava la poca birra richiesta ci si frizionava i capelli avendo cura di bagnarli tutti; Addolorata aveva collaborato ampiamente dopo aver capito cosa intendeva la sua ospite. Odette dopo aver visto che nella pinta c’era ancora metà del volume si raggruppò la chioma e ve la immerse del tutto continuando china a frizionarsi la base dei capelli in ogni angolo. Reimmersi un’altra volta nel fondo, quel liquido si esaurì. Odette ebbe cura di passarsi le gocce liquide, persino quelle di schiuma, su tutti i capelli che riusciva a raggiungere con i polpastrelli, quindi restituita la pinta vuota alla sua ospite procedette ormai asciutta nel corpo a quel piccolo bagno di sole nel giardino pietroso di casa. Addolorata la lasciò fare. La pinta di legno decise che l’avrebbe riportata nel pomeriggio, per cui la ripose sul bordo del focolare. L’operosa signora Addolorata se ne andò in quella parte della stanza dedicata alla cucina e si mise a mondare la verdura per il pranzo. Poi riempita d’acqua la pentola accese il fuoco dopo aver immerso nell’acido un bastoncino di legno intriso di zolfo. Essendo metodica quel camino dove si cucinava era stato predisposto fin dalla mattina presto. Rimestando con un ferro scoprì le braci ancora accese dalla notte prima, e ravvivò il fuoco. Lo ottenne in maniera abbastanza rapida. Dopo aver mondato le verdure, prese delle salsicce appese al muro, contandone fino a cinque prima di tagliarle, quindi le mise a bollire insieme alle foglie di indivia, e cicoria; aggiunse anche delle carote dopo averle affettate. Qualcosa da fare Addolorata se l’era trovata, poi però aggredita da un’improvvisa noia, dopo essersi assicurata che Odette fosse distratta, si diresse a curiosare nel suo sacco. Odette però col tempo aveva imparato a dormire con gli occhi, ma non con le orecchie, ed in quella atmosfera rilassata della loro casa aveva comunque sentito i movimenti della signora. Odette si era alzata e con passo da gatta si era già piazzata due-tre passi dietro la curiosa padrona di casa. Come quest’ultima fece per prendere in mano i lembi esterni del sacco, Odette si schiarì la voce rivelando la sua presenza dentro casa. Addolorata si era accorta di essere stata proprio colta con le mani nel sacco, tuttavia non l’aveva ancora aperto, e si giustificò dicendo che voleva fare un po’ di spazio. Odette giudicando la situazione non pericolosa in sé, dato che non aveva curiosato, non aveva fatto in tempo, le chiese disinvoltamente, come se niente fosse :
“Je pensais: a-y-t-il un fer-à-repassèr, par hasard madame ?”
“Ferràpèr che ? Pazard ?”
“Un fer, un fer-à-repassèr ! …a-y-t-il ?”
“Santa Vergine ! Che dite ?”
Odette, fingendo di non essersi accorta dell’operato della sua ospite, mimò il gesto del ferro da stiro, e Addolorata, avendo finalmente compreso, le mostrò quel ferro di ghisa a braci che teneva sul bordo del camino, insieme ad altre cose, e cosette…l’anziana signora, ancora lievemente in imbarazzo prese delle braci e ne riempì il ferro da stiro, che mise a preriscaldare anche ad una certa distanza dal fuoco del camino. Odette aveva aperto il sacco tenendo occultato il pistolotto insieme ad altre cose sia lignee, che metalliche, quindi ne estrasse il vestito maschile di pantaloni e camicia marroni; poi presa anche la sua veste femminile che s’era tolta per lavarsi, raggruppò il tutto e chiese di poterseli stirare di persona. Addolorata non poté rifiutarsi; l’acqua non avrebbe bollito prima di un’altra ora, e c’era tutto il tempo per lasciar stirare quegli abiti alla ragazza. Le due donnine si spartirono i compiti senza perdersi di vista l’una con l’altra: Addolorata con la cucina ed il pranzo; Odette con il ferro da stiro. Stirò con abilità sia i pantaloni che la camicia; quindi con più metodo, e tocco tipicamente femminile, prese a ben stirarsi la sua veste femminile, suscitando i mugugni dell’anziana donna, che non era così abile come lei. Tuttavia Odette essendo più giovane, vedeva anche meglio, ed individuava le pieghe con più efficienza. Il discreto corpo tonico della ragazza, benché appesantito da quei mutandoni in cui però stava abbastanza comoda, non faceva che stimolare pensieri angosciosi in Addolorata, che ritenne di essersi presa in casa, una prostituta; per quanto immaginasse in cosa Odette era più brava, oltre che a stirare da provetta, neanche lontanamente avrebbe potuto sospettare con quanta disinvoltura si era liberata di un uomo “di troppo” soltanto poche ore prima. Che fosse una tipa svelta se ne era accorta quando si mise a condurre il loro calesse per sottrarsi all’interesse di quel graduato spagnolo per una suddita al pari di lui al governo imperiale. La ragazza ripiegò con abilità i suoi abiti stirati, compresa la veste femminile con cui l’avevano trovata distesa in strada. In verità avrebbe abbisognato d’una ripulita, con quella stessa cenere fredda che Odette aveva usato per pulirsi il bene il suo corpo. La matrona di casa rivolse di nuovo la parola alla ragazza:
“In verità, dovrebbe lavarla, solo che dopo cosa indossa ? Quei pantaloni marroni erano del suo fidanzato ?”
“Laver, vous disez ? Oui, mais à cette heure, elle ne va secher jusqu’à soir ! Elle ne sera prêt du tout ! Fi-dan-za-tò vous avez dit ?”
“Fidanzato, fidanzato…perché signorina voi non tenete un fidanzato ? Un uomo !”
“Ah, compris ! Un fiancé, n’est pas ?! Non, je n’ai aucun fiancé ! Je regrette !”
“A me, l’unico che mi vide nuda è stato solo mio marito, lo cerusico, e nessun altro mai !”
“Ah, bon !”
La signora voltò lo sguardo verso l’uscio: era tornato suo figlio dalla scuola per il pranzo; poi dopo un’ora o due di studio avrebbe aiutato il padre, o meglio il garzone del padre suo amico, alle consegne del pane…il giovane Bartolo, un ragazzo moro, sui quindici anni, alto circa un metro e sessantacinque con un bel vestito di velluto e cotone blu scuro ed il copricapo a coste fece la sua comparsa sull’uscio entrando:
“Buon giorno madre !”
Entrò meccanicamente dopo aver appeso il suo cappello alle stampelle a parete. Aveva salutato prima ancora di varcare l’uscio, quindi mentre si dirigeva per il saluto formale alla madre vide l’incredibile: una biondina, che chissà da dove veniva, in uno strano abbigliamento con cui non osava guardare sua madre seduta al tavolo a farle compagnia…la ragazza aspettò che salutasse da vicino la propria madre tenendo le mani sotto il tavolo e guardandolo con normalità senza alcun invito ad avvicinarsi di più. Manco a dirlo il ragazzo chiese:
“Madre, chi è questa donna, e che fa qui a casa nostra ? Mi avete forse trovato moglie ?”
“No, starà con noi solo fino a stasera ! È una straniera, una che viene dai paesi che son bassi - ha detto - e parla solo il francese ! Saluta la signorina, avanti cafone !”
Il ragazzo di rivolse alla signorina chinando lievemente il capo; Odette gli allungò la mano destra per stringergliela, ed il ragazzo dopo un attimo di esitazione accettò ricambiando la stretta. Fu la ragazza a pronunciare per prima il proprio nome:
“Odette !”
“Odette ? Io sono…io sono Ba…Bart…Bartolo…il figlio di Giuseppe fu Giuseppe mastro fornaro, mastro de li pani qui a Muro.”
“Bartolò…!”
“Bartolo ! Mi chiamo Bartolo signorina…”



- continua -
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 6.5
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Odette: oui je suis putaine, 3a parte - ( il vescovo esorcista):

Altri Racconti Erotici in Prime Esperienze:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni