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Lui & Lei

Odette, oui je suis putaine. -9a parte (messer Verduzio, Tino, e donna Rosina che canticchiando...)


di sexitraumer
05.03.2018    |    4.315    |    0 7.8
"Tino essendosi arrapato di nuovo, avvicinò il suo volto a quella fica abbastanza simile a quella che aveva spiato a sua madre durante la pubertà…vistala..."
Odette tra un cliente e l’altro si era girata bene Otranto andando in banca ad intervalli abbastanza regolari depositando i frutti della sua attività prostitutiva; in banca nessuno le fece mai domande circa la provenienza della pecunia. Solo nella prima settimana aveva messa su una discreta sommetta che sarebbe stata sufficiente a pagare il viaggio col comandante Turgay un paio o più volte, compresa la scialuppa poi abbandonata sugli scogli. Purtroppo essendo esile, biondina e col corpo tonico non era affatto passata inosservata. Da una parte ciò le procurava possibilità di clienti, dall’altra anche l’attenzione dei militari di ronda, con i quali più di una volta le era toccato fare sesso anche se pagata, e non gratis, in taberne talvolta malfamate…ovviamente in presenza degli armigeri, anche quelli che le si erano affezionati, le era impossibile contattare le persone che cercava lei per compiere la sua vendetta personale nei riguardi della Spagna. Stava anche facendo pratica con l’italiano, onde non sbagliarsi in presenza di conti, pagamenti, resti…la sua ultima scopata in due più uno, cioè lei stessa con due militari clienti che la penetravano contemporaneamente in ambo i pertugi aveva sortito l’effetto che si aspettava: era stata notata da un avventore che mai avrebbe spartito una donna con due soldati; quell’uomo aveva uno sguardo da furbo; il che voleva dire che la mente di Odette lo aveva intelletto come una persona, forse un ladro o un brigante, disposto a tenere un profilo basso prima di aver capito in che ambiente ci si trovasse. Era tornata apposta nel vicolo della taberna di mastro - mesciu in salentino – Donno, che da parte sua si trovava appoggiato all’uscio sul vicolo a prendere quell’oretta di Sole prima che si spostasse…mesciu Donnu o Donno a seconda di quale dialetto si usava per pronunciare il cognome di quell’uomo, salutò la ragazza per primo:
“Salute signorina ! Vuoi bere qualcosa qui ?! Non so un liquorino…”
“Oh messiè…io…vera cosa che…”
“Magari mi dite cosa pensate del nostro vino; è il primo della nostra vigna, sapete che io e mia moglie teniamo anche una vigna…gradite del vino…mi permettete di offrirvelo ?”
Odette gli sorrise dato che mesciu Donnu l’aveva invitata a entrare, ma esitava…
“Venite signorina, venite…che oggi non ci sono i soldati di ronda…possiamo anche parlare se gradite…permettete ?! Vorrei offrirvi io un bicchierino di buon vino; lo facciamo noi, sapete…entrate, entrate…”
Odette entrò, e si sedette al tavolo all’interno. L’uomo era contento: probabilmente avrebbe pranzato lì, anche se alla mezza potevano mancare un paio d’orette, ma sicuramente meno.
“Intanto che mi dite cosa gradite, permettetemi di versarvi questo nostro vino rosso; è delle nostre uve; nessuno meglio di una mia cliente può dirmi se piace, se è buono…lasciate che ve lo offra io, è solo un bicchiere…”
“Oh grazia messiè Donno…me volìa anche manger. Va bien…versè vinò !”
L’uomo in pochi istanti si presentò con la caraffa di vino rosso, e ne versò orgoglioso, e speranzoso un bicchiere per la sua cliente: ormai l’aveva catturata…
“Assaggiate signorina, assaggiate ! E ditemi…mi raccomando…ditemi !...buono vero ?!”
Finalmente Odette, da quella fine biondina che appariva, assaggiò lentamente quel vino, il cui sapore non tardò a sedurla…disse nel suo italiano…
“Bono messiè, bono…va bien ! Io hora però manger…sì ?!”
“Cosa vi posso portare signorina ?”
“Pan…pane et fromage…fromage dur…”
“Abbiamo un buon pecorino…con il pane…altro ?”
“Salade !”
“Insalata, comprì…e da bere ? Acqua o gradite dell’altro vino ?”
“Votre vin, va bien…et un peu aqua…così.”
Odette decise che avrebbe pranzato lì, aspettando una persona che secondo il suo istinto, non avrebbe tardato a farsi vedere dato che i loro sguardi si erano incrociati, prima che venisse impegnata dai due armigeri che avevano ottenuto dall’oste Donno di usare il retro del locale per scopare velocemente la ragazza, il cui corpo, doppiamente penetrato, aveva offerto uno spettacolo erotico non da poco anche all’anziano conduttore della taberna. Il Donno le aveva portato mezza forma di cacio di pecora, del tipo duro che piaceva a lei. Mangiava l’insalata ed il pane ed ogni tre-quattro bocconi di pane ed insalata si tagliava da sola dei pezzi di cacio. Il vino se lo versava con parsimonia, stando attenta a non finire subito la caraffa, altrimenti come ben sapeva avrebbe poi con tutta probabilità dovuto ordinarne un’altra. Il pane e l’insalata le erano piaciuti e li aveva finiti rapidamente. Adesso continuava a gustarsi il formaggio, tocco dopo tocco, taglio dopo taglio…la mezza era alla fine giunta e non si era accorta che il locale si era nel frattempo riempito. Gli avventori la notavano e lei invece sembrava non tenerne conto. Ovviamente le donne più vecchie vedendola bellina e con la scollatura non tardavano a guardarla male, o a riprendere i loro mariti che cercavano di sbirciarle le forme, come seno, coscette, e gambe; ovviamente non tardavano neanche a chiederne conto all’oste, che aveva dato il tavolo ad una piccola figlia di sua madre, o del demonio…quando si vedeva fissata, anche da altre donne, scostava con una rapidità da prestigiatore un lembo della camicetta per rendere visibile una ulteriore parte del suo piccolo seno, sorrideva disinvolta in modo da far aumentare l’invidia di chi la giudicava. Alcuni erano entrati nella taverna solo per vederla, e molti avevano anche ordinato del vino, che l’oste prendeva da altre botticelle; un vino più generico per la massa, mentre la biondina attraente, ma anche chi si sedeva per il pranzo, ne riceveva di qualità migliore. La pazienza della ragazza venne premiata e quell’uomo con cui aveva incrociato lo sguardo si era alfine presentato dentro il locale. Entrando l’aveva guardata brevemente per poi ignorarla e direttosi verso il banco chiese un bicchiere di vino bianco, dopo aver messo una moneta sul banco prontamente incassata dall’oste. La donnina continuò a mangiare a piccoli morsi, aspettando che fosse lui a cercare un dialogo con lei. Difficile dire cosa aveva intravisto in quell’uomo dallo sguardo sicuro di sé, molto diverso da quello incuriosito ed arrapato di Rodolfo, il lussurioso amante di sua sorella Fiorinella. Quest’uomo aveva un’aria più intelligente, di quelli che se conversavano tendevano a misurare le loro parole scegliendole con prudenza. Odette gli lanciò un paio di sguardi accomodanti e quell’uomo al secondo occhiolino, peraltro lievissimo, della donnina disse:
“Ehi oste ! Mi siedo dalla signorina…porta del buon vino e una forma di cacio pure per me…”
Odette si accorse che si stava per dirigere verso il suo tavolo, e quando era appena arrivato chiese:
“Signorina, mi permettete di sedere con voi ? Vorrei bere qualcosa insieme a voi e naturalmente state cheta, che il conto lo pagherò io…”
L’uomo si accomodò di fianco a Odette lasciandole la parte lunga del rettangolo del tavolo; tuttavia anche la parte minore era di un buon metro, più che sufficiente per lui. Poi si rivolse all’oste:
“Un quarto di cacio anche per me, e del vino, oste ! Muoviamoci !”
Odette continuando a mangiare aspettava che fosse l’uomo a chiarire cosa volesse…
“Signorina, vi ringrazio per avermi lasciato accomodare con voi…credo di non sbagliare se dico che voi non siete delle nostre parti, vero ?”
“Messiè me parle pocò italiano…”
“Se fate il mestiere che credo io, non è importante se parla poco la lingua nostra madama !”
“Voi messiè volet ?!”
“Io vorrei che lei, madama, viene alla magione mia…volevo offrire un po’ della vostra compagnia alla famiglia che tengo; siete molto cara ?”
“Seconda che voi voler…”
“Per me niente; diciamo per i figli miei, che son soli parecchio…naturalmente vi pagherei di certo…”
E l’uomo mostrò alla donnina il sacchetto con le monete, onde rassicurare Odette…
“…signorina ! Posso sapere come vi chiamate ?”
“Odette !”
“Odette, bene ! Il nome mio è Verduzio. Gradite che vi versi dell’altro vino ?”
Odette gli fece un cenno di diniego, poi aspettò la reazione dell’uomo, che continuando a versarne per sé, disse:
“Sembrate giovanissima…non mi dovrei permettere, ma quanti anni avete invero ?”
“Vingt-cinq, messiè Verdusio.”
“Verduzio madama, Verduzio !”
“Verdussio, oui !”
“…vabbè ! E così ne tenete venticinque ! Incredibile ! A guardarvi ve ne davo sedici. E dite orsù, di dove siete? Se posso chiedervelo…mi sembrate del nord…siete forse francese, germanica ?”
“Pas franzese…je le parle monsieur, mais je suis de Les Pays Bas…”
“Dove sono questi pais bas ? Non ho presente…”
Intervenne l’oste, mastro Donno, che portandogli del pane affinché lo accompagnasse col formaggio, disse:
“La signorina, caro amico, è olandese…intendeva dire dei Paesi Bassi…questa signorina è dell’Europa del Nord, ed è carina assai, non importunatemela troppo. Invero non la udii dirvi che potevate accomodarvi al suo tavolo, sapete…”
“Oste ! Portateci dell’uva ! Io e la signorina stavamo parlando amabilmente, quando ci avete interrotto, un giorno di questi caro Donno finirò per sfidarvi a duello se cercherete ancora d’impedirmi di corteggiare una così bella donnina…permettetemi Odette di offrirvi dell’uva ! La nostra è molto buona…”
“Un giorno di questi vi mando dove dico io caro Verduzio ! M’importunate sempre le clienti più belle ! L’uva la metto in conto a voi allora…”
L’oste portò loro dell’uva chiara, molto dolce, che consumarono di gusto; poi Odette individuato nuovamente nel suo commensale ciò che intravide la prima volta che lo incrociò quel particolare cominciò a scoprire un po’ la volta le proprie carte. Dapprima pronunciò a bassa voce, una volta assicuratasi che l’oste, lievemente impiccione, non potesse udirli, nel poco turco che conosceva la parola per farsi riconoscere dagli agenti segreti di Solimano in Otranto:
>-”La madre di Ahmad mangia del pesce !”
Dopo un istante Verduzio le rispose in turco, sempre:
>-”Il figlio però è andato a caccia, non a pesca.”
Odette stava per annuire, ma Verduzio la prevenne:
>-”D’ora in poi non in turco ! E comunque lo parli abbastanza male…l’oste sta tornando…contrattiamo in italiano…”
Dal momento che mastro Donno si stava avvicinando tornarono entrambi all’italiano esibito dalla donnina con tutti i possibili errori di grammatica…
“Messiè se me voleti due livres…”
“E per tutta la notte ?”
“Cinq livres !”
Ovviamente mastro Donno, da buon oste, fine d’orecchio, li aveva uditi parlare di soldi, e credendo che stessero litigando s’intromise:
“Signorina mia ! Non dovete preoccuparvi, il vino ve l’offro io stavolta ! Se ci siete voi così bellina, i clienti ci vengono, se non altro per vedervi. E voi Verduzio cosa credete ? Che la signorina paghi per voi ?! Non permettetevi !”
Verduzio si fece una risata, per poi lanciare un sacchetto di soldi tintinnanti in mano all’oste dicendogli ad un tempo:
“Toh ! Pàgati ! Alla signorina offro io…”
Ovviamente mastro Donno contò i soldi nel sacchetto…poi guardò verso messer Verduzio, che aggiunse:
“Tienteli tutti, così saldo pure la volta scorsa !”
L’uomo fece cenno a Odette di alzarsi e di seguirlo; Odette obbedì, consentendogli di essere tenuta sotto braccio mentre passeggiavano per il borgo verso la presumibile casa di messer Verduzio, dove arrivarono dopo duecento passi circa. La casa aveva due stanze: una davanti, con l’uscio sulla strada; l’altra verso dentro e dava su un giardino di pietra tufacea bianca con un piccolo orto coltivato. Messer Verduzio prese da una credenza in legno appesa al muro del limoncello e lo offrì alla donnina, che avendo avuto il pranzo offerto da lui, non gli chiese il compenso. Ne versò due piccoli bicchieri affinché si scaldassero con esso, ma senza esagerare…Odette finito che ebbe di bere il suo bicchierino (circa due dita) si sentì frugata sotto la veste da messer Verduzio che le fece cenno di poggiarsi al tavolo ben china…le scoprì le natiche per finire di eccitarsi e ottenuta l’erezione, che probabilmente era iniziata alla trattoria, trafisse la vagina di lei con sicurezza e rapidità. La donnina sentì il suo cazzo tutto dentro nel giro di due respiri. Doveva avercelo bello grosso pensò tra sé, per come le aveva riempito la fica…
“AHN !...ohhhhh, ahnnnf…ohhh !”
“Già lo senti ! Vero, donna ?!...Oh che bella fichetta che hai…stretta, e calda…”
“Ouiiii, encore…encore …ahnnn ! Ahn ! Ahn ! Ahn !”
“Eccoti il cazzo donna ! Goditelo tutto ! Oh ! Oh ! Oh !”
“Ahnn ! Ahnnn ! Ahnnnn !...ainsì, ainsì !...”
Messer Verduzio martellava il suo bacino con il suo cazzone duro ed eretto, tanto che Odette poteva sentire le sue palle che le sbattevano contro l’inguine ad ogni affondo di lui che le teneva le mani ben salde sui piccoli fianchi di lei. La donnina era passiva e gradiva sentirsi posseduta da quell’uomo che le stava facendo realmente godere la fica con molta efficienza; un cliente così non le capitava da tempo, come non le capitava da tempo di desiderare il godimento, nonostante per lei fosse solo un lavoro. Non c’era porzione del suo piccolo sesso che non era stato toccato dalla cappella dura di quell’uomo, il cui cazzo beneficiava del calore della vagina sottoposta ad un certo lavorio…più il calore indotto dal limoncello…la sua vagina interna era un bell’infernetto di liquamini caldi che il cazzone di messer Verduzio stava facendo scendere dalla vagina occupata dal suo cazzone lungo le coscette di lei, che si rese conto dal pruritino della bavetta che stava montando su un certo godimento…ahhh - dovette pensare – se tutti i clienti fossero come lui, il cui fiato non perdeva un affondo…Odette era già venuta e messer Verduzio se ne era compiaciuto sentendo la sua cappella scaldatissima dalla vagina di lei che si lasciava andare a dei rantoli sconnessi, mentre la sua fichetta si contraeva ritmicamente…ora doveva godere Verduzio, un amante bravo a trattenere evidentemente…
“Ahhhhhhnnnn ! Hooooouuuhhhhh ! Ouiiiiiii ! Ahnn ! AHN ! Oui ! Ohhhhhh, ahnnnnnn, ohhhh, ahnnnnn !”
“Stai venendo in zuppo eh ?! Porca ! Porcaaaahhhh ! Ora devo godere io…oh ! Ah ! Ah ! Ahnnn !”
“Tenez Messiè Verdussio ! Tenez ! Ma con ne retient pas ! Io goda a piove…ohhhh ! Ahnnn ! Messiè no tolga, ohhhh noooohhhh, no tolga ! Io godere…tant…”
La piccola fichetta di Odette diede tutto quello che poteva, e forse se l’era fatta anche sotto…la pipì…Verduzio continuava a martellarle la fica fino a quando stava per venire anche lui…Odette lo implorava:
“No dentro, no dentro messiè ! Ohhhh , ohhhhh ! Ahnn !”
“E dove la vuoi allorahhhhhhhh ? Sto per venireeeehhhh…”
Odette lo respinse con un calcio, poi voltatasi verso di lui, sorpreso e a disagio per il calcio imprevisto di lei, che vide che il cazzo stava sciabolando da solo a mezz’aria senza la carne della femminile intimità contro cui urtare, s’inginocchiò e glielo prese in bocca rapidamente, come rapidamente passò più volte la lingua sopra la sua cappella alternando piccoli morsetti all’asta, poi dopo avergli preso in mano le palle calde e gonfie andò con la bocca avanti ed indietro avendo cura di usare la lingua come scopa…dopo due o tre colpetti al centro del glande di lui partì finalmente lo schizzo, caldo, veloce, e abbondante…tutto in bocca non poteva prenderlo…si scoprì il seno, e spippando, già soddisfatta, il cazzo durante la venuta si fece bagnare le tettine dalla sua sborra calda ormai acquosa…ci vollero una decina di buttate di bianco nettare caldo…appena in tempo ! Se avesse indugiato con la sua fica, cercando di godersi un altro paio di affondi, l’uomo le avrebbe goduto dentro, con tutte le conseguenze del caso…quel gesto chissà quante altre volte doveva averlo fatto; se il cliente le piaceva per istinto si lasciava anche venire in bocca come con Bartolo, il figlio del panettiere di Muro…Verduzio forse una bella scopata non se la faceva da tempo, di qui la durezza del suo cazzone nelle piccole carni di lei…dopo essersi sparsa lo sperma di lui sulla pelle del petto – tanto lo aveva gradito – continuò a tenergli in mano l’asta ancora abbastanza grossa, ma probabilmente non in grado di una chiavata ulteriore, per goderne il calore e la pelle sul proprio viso, oltreché la presa con la mano…dei minuti di carezze post orgasmiche di cui non si era accorta e messer Verduzio ottenne un’altra erezione, che Odette premiò con una salivosa presa in bocca con frullino linguale; poi, quasi a farsi perdonare il calcio si rimise contro il tavolo allargandosi il culetto per indicargli in quale buco adesso volesse entrare…
“Lo vuoi anche lì, eh ?!...”
“Qui, dans mon cul ! Foutre-moi ici ! Dans le cul, dans le cul !...”
Verduzio prese in mano il suo cazzo, tornato grosso e duro, e appoggiò la cappella sull’ano roseo di lei, quindi senza avvisarla provvide ad entrarle dentro nel culo, con un sol colpo, maschio e prepotente ! Ad Odette mancò il fiato due o tre secondi mentre quella spada di carne le stava dilatando il muscolo rettale; da prostituta qual era sempre stata sopportò l’affondo che le stava invadendo gli intestini anche in larghezza; certo nella fica quel cazzone le avrebbe fatto provare tutt’altre sensazioni, per giunta piacevolissime, mentre se voleva godere con il bestio di carne piantato nel suo culetto, doveva fare affidamento nell’inconscio e nel masochismo che componeva parte del suo carattere, sessualmente. Dopo l’ultimo dolorino da avanzata, ritenne che ormai ce l’aveva dentro quasi tutto, per cui si mise a respirare con una sua disciplina ritmica secondo gli impulsi da scuotimento che riceveva dal suo cazzo…
“Ohhhh, ahnnnnn !....Ohhhh, ahnnnn !...Ohhhhh, ahnnnn”
“Hummmhhh, ahnnnn ! humnh…oh che bel culetto stretto Odette, proprio bellooooohhhh, ohhhhh, ahnnn !”
La voce dei suoi rantoli si fece più alta…chiaramente stava soffrendo e godendo ad un tempo; talvolta per l’affondo, talaltra per il piccolo rilascio che veniva seguito da un altro affondo…aveva le lacrime agli occhi per l’intensità di quelle miste sensazioni di male e godimento…oramai minuto dopo minuto sembrava proprio che stesse soffrendo, pentendosi nei recessi della sua mente di aver chiesto a lui quel secondo peccaminosissimo amplesso; fortunatamente il sesso è anche emotività e respiro: il suo stress emotivo e carnale provocò in messer Verduzio all’improvviso, senza che lui stesso se ne avvedesse la seconda sparata, con le mani di lui sulle natiche di lei; il cazzo era stato ormai ingoiato tutto quando le aveva innaffiato le intimità del suo colon…
“Ahnn ! Ecco ! Ahnnnn ! Ecco prendila tutta dentro…fino in fondoooohhhh !”
“Hooooohhhhhh, ahnnn ! Hooooohhhhh, oui…encore…encore…ohhhhhh !”
Tolse il cazzo, e la ragazza stavolta si recò in giardino, e messasi nella posizione della cacca attese che l’ano tornasse a funzionare espellendo un po’ di tutto, ma certo non lo sperma di lui che era stato emesso troppo addentro…poi vuotò la vescica in modo che tutto andasse verso la fossa; In giardino notò la ragazza c’era anche un catino, la cui acqua sperabilmente era stata riscaldata dal sole di mezzodì; la usò per lavarsi la fica, il seno e per ultimo l’ano che le stava bruciando ancora per il forzoso amplesso senza troppa preparazione. Adesso le difese emotive di entrambi erano più basse del solito, e questo ritenne lei avrebbe potuto aiutarla nella richiesta che intendeva fare all’agente segreto di Solimano, di servizio stanziale in Otranto…anche lui si lavò poi tornarono entrambi a passeggiare verso il lungo mare, e lievemente stancati dal sesso e dalla camminata, fermatisi presso una panchina, parlarono; non usavano l’italiano, né il francese di lei, dato che Verduzio non lo conosceva; adesso era il momento di usare la lingua “di servizio” dato che nessuno avrebbe potuto udirli essendo pressoché soli. Il tono non era più da lussuriosi, ma da persone educate…
Parlarono liberamente in turco:
>-“Posso chiederti, donna, quale sia la natura della tua missione qui ?”
>-“È riservata mio signore !”
>-“Ti manda il nostro Sovrano ?”
>-“No, mio signore: la mia missione è stata richiesta dalla Marina del Sovrano, e mi è stata assegnata da...”
>-“Non voglio saperlo ! Mi basta la Marina ! E cosa ti serve nell’immediato, donna ?”
>-“Cinquanta libbre di polvere da sparo in un barile di chiodi e ferracci vari, meglio se a punta !”
Messer Verduzio per un attimo rimase di sasso, poi pensò di approfondire, data l’insolita richiesta per il tempo di pace.
>-“Soltanto ? In verità non chiedi poco ! Puoi dirmi di più ?!”
>-“No, mio signore ! Ne andrebbe della mia missione…”
>-“Ma di solito gli agenti del Sovrano non mi fanno richieste di questo tipo !”
>-“Io sì, come vedi…”
>-“Siamo in pace con l’impero cristiano, e da quel che mi dicono i miei contatti il Sovrano vuole che niente turbi questa pace. La tua richiesta, temo, la turberebbe…”
>-“Non vuoi o, non puoi…aiutarmi…Sirdar Turgay ha detto di persona, che gli agenti di Solimano mi avrebbero aiutata…”
>-“Io ho l’ordine di dare tutto il mio aiuto a chi mi pronuncia la parola convenuta con i militari, come hai fatto tu donna ! Ma, cerca di capire donna; è la prima volta che mi chiedono forniture esplosive !”
>-“Il comandante che mi ha sbarcata qui mi ha detto che invece di fornire a lui, questa volta fornirete a me !”
Odette dalle sue vesti mostrò un anello con un sigillo: era il segno di riconoscimento del comandante Sirdar Turgay; messer Verduzio lo guardò, per poi dire:
>-“Conosco questo sigillo, ma non è della Marina del Sovrano, donna ! Tu come fai ad averlo ?! Lo hai forse rubato al tuo uomo ? O ad un cliente…? Perché sappi non viene fornito alle donne; men che meno se fanno l’arte tua…”
…l’uomo scrutava il volto di quella coraggiosa donnina per vedere se la metteva a disagio; e ne avrebbe avuto ben donde: eh sì perché in realtà il sigillo fornitole dal comandante Turgay, suo amante e cliente, veniva fornito ad ogni ufficiale della marina mercantile della Sublime Porta, e più che altro il suo scopo era attivare chi di dovere in caso di blocco della nave da carico in un porto, come quello di Otranto, per ragioni di tasse di sbarco o problemi doganali con le merci, non superabili con gli strumenti legali degli stati di bandiera. In realtà, e questo Turgay non lo disse alla donnina, c’era una consuetudine non scritta, ma sempre osservata che di quei sigilli non bisognasse abusare, dato che l’aiuto che può fornire una semplice legazione non era né infinito, né illecito; per lo meno fino a quando non subentrava uno stato di guerra notificato; ed in quest’ultimo caso non v’era luogo a procedere in cotal modo. Ovviamente questo Odette non lo sapeva; e Verduzio a sua volta ignorava se Turgay fosse a conoscenza di quello che doveva fare Odette…la quale interrogata direttamente rispose sicura di sé:
“No ! Me lo ha dato lui mio signore; lo giuro sul Corano ! Il comandante Turgay nel caso mi trovassi in difficoltà ! Ho prestato servizio per lui, facendo le cose che ho consumato con te…lo conosco da diversi anni…a Smirne lui era mio cliente…io la sua preferita ! Il denaro per me lo metteva da parte, mio signore !”
>-“Donna ! Quell’uomo è un corsaro, non un ufficiale della Marina di Solimano ! A lui non sono tenuto a fornire nulla ! Non di meno, se capitasse da queste parti il mio compito è solo metterlo in contatto con un alcune persone; ma fornire come chiedi tu con una certa sfrontatezza armi, munizioni o esplosivi, niente ! Non è così che lavoro io…sappilo anche te, donna ! Quanto a Turgay, se insisti donna, dovrò farne rapporto alla legazione qui ! E se fosse la legazione turca a chiedere il tuo rimpatrio alle autorità di qui ?!”
>-“Dov’è la legazione di Solimano, mio signore ?!”
>-“Borgo Palazzo senza numero, ma trovi la bandiera sul pennone del cortile ! Visto che sei cittadina turca hai diritto a saperlo ! Ma se ti arrestano gli armigeri non si andrà oltre la protezione diplomatica…”
>-“Che vuol dire protezione diplomatica, mio signore ?! Forse l’immunità ?”
>”Assolutamente no, donna ! Quella solo l’ambasciatore, il segretario di legazione, l’addetto navale e qualche altro funzionario, nonché le loro mogli ! I cittadini comuni come te se finiscono arrestati un funzionario dell’ambasciata di assicurerà che tu non venga messa a morte senza un processo regolare, e verrà a colloquiare con te se resterai arrestata a lungo…la protezione diplomatica è ben poco donna !”
Odette capì che non era il caso di chiedere l’aiuto del personale di legazione, per cui provò a chiedere a lui direttamente in maniera più umile…
>-“Mio signore ! La mia missione qui finirà comunque prima della prossima Luna. E non recherà imbarazzo a Solimano, perché privata ! Se non vuoi fornirmi tu la polvere dimmi a chi potrei rivolgermi ! Pagando a vista, ben inteso ! E se finisco in un carcere giuro sul Corano che non chiederò la protezione della legazione turca, ma voi mio signore aiutatemi o non potrò portare a termine quanto mi è stato assegnato…”
Verduzio continuò a scrutarla per darle modo di riflettere, poi trascorso un buon minuto in silenzio le chiese nuovamente:
>-“Perché non vuoi dirmi di più ? Non i particolari, solo quello che dovresti fare; forse se è meritevole lo scopo posso aiutarti a farti conoscere chi possa farlo meglio.”
>-“Mi dispiace mio signore, non posso dirtelo.”
>-“Vuoi far saltare il muro di una banca forse ? Insomma una rapina, sto indovinando…dimmi su !”
>-“Qualcosa del genere !”
E qui infatti Odette non mentiva: solo che non doveva far saltare in aria il muro di una banca, ma le mura di una caserma spagnola, morendo nell’attivare l’innesco, e portare con sé un numero di militari spagnoli, almeno pari a quello del plotone (sbandato) che aveva visto uccidere i suoi genitori; ma questo non gliel’avrebbe rivelato. Poi le venne un’idea:
>-“Mio signore ! Al comandante Turgay serve denaro; vuol mettersi in proprio, e riscattare in proprietà il suo galeone. Mi ha chiesto di attivarmi qui ad Otranto, che ci sono parecchie banche; un colpo andato a segno risolverebbe. Il comandante mi ha detto che posso tenere il 10 per cento del provento, e ovviamente una parte di quel dieci lo potrei girare a te, mio signore!”
>-“Dunque ad un corsaro che depreda galeoni veneti e spagnoli tutto quello che serve non è che del denaro di rapina…mah !”
Ovviamente Verduzio non aveva creduto una sola parola del corsaro che chiede alla sua prostituta una rapina, dato che quel mestiere lui e il suo galeone già lo facevano, sia pure spartendo col governo turco, che poteva avergli benissimo conferito la lettera di corsa che autorizzava il pirata Sirdar Turgay a fregiarsi del titolo di Corsaro…avrebbe potuto e forse dovuto torchiare di più Odette, ma decise di giocare d’astuzia…nondimeno di avvertire la donnina delle conseguenze del suo agire…
>-“Potevi dirlo prima, donna…mi hai fatto preoccupare! Una crisi militare è l’ultima cosa che vogliono a Costantinopoli!”
Odette sembrava ignorare la sincera diffida su cosa volessero a Costantinopoli…
>-“Puoi aiutarmi ?”
>-“Non so; devo vedere…magari posso provare; ho dei contatti personali con un paio di briganti ! Quelli però vorranno sapere cosa vuoi farci. Non saranno disciplinati, o cortesi come me; ti conviene trovare, donna, una motivazione che loro possano condividere, o saranno guai per te, donna ! E io nulla farò per tirartene fuori ! Una motivazione più generosa di quel misero dieci per cento…altrimenti consideriamo questa conversazione mai avvenuta, e la tua richiesta un parto della tua fantasia, che ne dici donna ? Ammetti di avermi preso in giro, e ognuno per sé !”
>-“Voglio il tuo interessamento, mio signore !”
>-“A questo punto voglio che tu lo sappia!”
>-“Cosa, mio signore ?”
>-“Non farò nulla che porti Spagna, Otranto, e la cristianità alla guerra contro Costantinopoli ! E per proteggere gli interessi della Sublime Porta, non esiterò a sacrificare te per prima, donna! Se sarà necessario ti consegnerò io stesso ai tuoi carnefici ! Per quanto piacevole sia il tuo visino biondo, l’azzurro dei tuoi occhi, e le tue giovanissime carni…ovviamente sei pronta a morire per Solimano ?”
>-“Lo sono mio signore ! Portami un Corano e sul Sacro Libro presterò il mio giuramento personale ! Che la mia anima sia la più vicina alle fiamme dell’Inferno se mancherò fede alla parola data !”
Trascorsero dei minuti, piuttosto lunghi, durante i quali Verduzio scrutò, non il volto stranamente esaltato o motivato di lei, ma il mare, in cerca di chissà quali conferme per le esaltate parole di questa donna nord-europea, islamica, e turca di nazionalità…poi riguardando ancora una volta Odette disse senza sbilanciarsi:
>-“E sia ! Vedrò che posso fare !”
>-“Allora ci conto !”
>-“Ci rivedremo qui esattamente tra due settimane da oggi, può andarti bene ?”
>-“Sì, mio signore ! E che Allah sia con te !”
>-“Grazie, ma se ci tieni a saperlo sono cristiano. Solimano è per la libertà religiosa, e lui non pretende che io diventi musulmano…a presto donna ! Se mi vedi in questi giorni, non mi salutare !”
I due si lasciarono sul lungomare. Odette pensò di tornarsene a casa; aveva promesso alla padrona, donna Maddalena, di aiutarla in alcune faccende di casa, come lavanderia, dato che da qualche giorno stava soffrendo di una strano torcicollo che non le consentiva di muoversi gran che, data anche l’età non esattamente giovane…camminando per i vicoli, da donna intelligente s’era accorta che un monello, forse in realtà un ragazzo cresciutello la stava seguendo. Ripensò al sesso rumoroso nella casa privata di messer Verduzio, che poteva averlo attratto dalla strada. Forse li aveva uditi o capito cosa ella faceva per vivere; mica se ne voleva andare…la stava proprio seguendo, eh sì. Probabilmente era stata notata quando contrattò per strada con Rodolfo…si sarebbe lasciata seguire per un altro po’; poi aumentata la velocità lo distanziò di un pochino, e lo attese nascondendosi tra i vicoli. Il ragazzo superò il vicolo dove si era nascosta per vederne le intenzioni; poi le parti s’invertirono…la curiosità di Odette prevalse andandogli dietro, e mentre il ragazzo ormai stanco e sudato, non sapeva più dove guardare per averla persa, si sentì toccare alla spalla…si voltò: era proprio la donnina; vedendolo in volto si accorse che non arrivava a vent’anni, carino, snello e non troppo di lusso vestito: una camicia, ed un corpetto senza maniche, oltre ai pantaloni corti e dei calzari di banalissima pezza…
“Ehi ! Amico ?! Cercavi me ?”
“Signorina, io…ecco…beh…io…”
“Te ?!..”
“Beh, io, ecco, cercavo lei proprio, sì lei madamigella ? Per…per…”
“P..e…r ?...Quoi ?”
“…no, dicevo…per caso, siete, perdonatemi, forse una…puta ?! Sì?”
“Io…putaine ! Oui ! E…tu volia foutre con…me ?”
“Beh, quanto volete signora puta ?”
“Tre…livres…!”
“E chi le ha tre lire madama ? Credevo foste meno…cara…”
“Se tu no ha tre livres…tu via…o io chiama armiggeri…tu suivais me…seguivi…me no piace ser seguita !”
“Madamigella, non ebbi invero tempo di avvicinarvi prima…se no…comunque a casa mia…alla magione mia tre lire ci sono. Sì, ci sono tre lire. Mamma e zio hanno le tre lire per voi, madamigella…che bella che siete ! Come vi chiamate ?”
“Odette e vù messiè ?”
“Io ? Io mi chiamo Albertino…ma gli amici mi chiamano Tino ! Venite da me signorina ? Le tre lire le troviamo, le troviamo !”
“Tu va trouver trois livres…tu disais ?”
“Perdoné ! Il franzè non lo comprendo madamigella puta…”
Tino chiese la mano di Odette, che gli diede fiducia e si fece accompagnare a casa di Tino; giunti che vi furono trovarono sull’uscio una donna non proprio giovane né anziana: era la signora Giuseppa, madre di Tino, che apostrofò il figlio con una certa ironia:
“Albertino ! Hai trovato moglie, e non ci dicesti niente…”
“No, madre ! Questa si chiama Odetta, e con me giacerebbe per tre lire…potreste darmele ? Cosa sono tre lire madre ?!”
“Se le tenevo tre lire mi compravo una veste nuova, che questa è lacera… e uscivo per il borgo come tutte le onorate madri di questa città ! Non rimanevo al fresco sull’uscio…!”
“Devo intendere che tre lire non le avete, madre ?!”
“Non li ho certo per arricchire la tua amica…e voi gentile signorina avete fatto male assai a fidarvi di questo scavezzacollo !”…
Per qualche misterioso impulso di ottimismo e pietà ad un tempo, Odette aveva preso in simpatia quella casalinga, per cui prese la parola spiegandosi in italiano stentato e a gesti…
“Madame ! Io star presso padrona Magdalena a pijon per mese…”
La signora ostentando menefreghismo disse:
“E allora ?”
“Padrona Magdalena a mal à son cou…collò…bloquè !”
“La sua padrona tiene il torcicollo…e torno a domandarvi: e allora a me che me ne viene ?!”
“Me promissa…va me adiuvava padrona Magdalena a laver vetements e maison di lei…hora se vù madam laborè à la place di me, io fa con Tino, come pagata…compris ?”
“Insomma, se ho capito giusto, io vengo a fare i lavori da donna Maddalena, e voi fate contento mio figlio Albertino…?”
“Sì, madam ! Tino très sympa…oggi voi volete laborer per me, io feliciar Tino. Magdalena oggi adiuvata, Magdalena credo non paye…io solito adiuvare gratis, perché io presa casa affitto da lei…mentre vù fare pulizie a maison di Magdalena, io e Tino faire in maison di me ! …Bene ?!”
Poi la madre si rivolse al figlio:
“Figlio mio ! Andiamo da questa Maddalena, il patto è che mentre io lavo delle cose per questa donna, tu e la donnina vi divertirete alla magione sua…oggi siete fortunato figlio mio…”
Tino, Odette, e sua madre Giuseppa si recarono presso la casa di Donna Maddalena; stava parlando con la solita amica di spettegolamenti vari, donna Rosina, la quale si era offerta di rifarle il letto affinché si riposasse; la bionda inquilina trovando l’uscio semi chiuso bussò egualmente. Venne pronunciato un pigro avanti…Odette e Giuseppa entrarono; Odette prese subito la parola:
“Padrona Maddalena, vorrei presentèr Giuseppa, elle a dit à moi que peut vous aiutare per lavaggi à la maison et alle vetementi…può va bien ? Io oggi occupata. Non podria aiutare…”
“Signora Maddalena, questa vostra inquilina mi disse che abbisognavate di aiuto per lavare vesti e il pavimento; se mi offrirete un pasto almeno oggi potrei fare io i travagli che dovea farvi l’inquilina vostra…può andarvi bene la cosa ?”
Donna Rosina fece cenno alla sua amica Maddalena di accettare, ma la padrona nonostante il torcicollo ancora esitava; l’amica Rosina interloquì:
“Se è per il pasto posso portarvelo io…sempre che a voi Giuseppa la cosa vada bene…e sempre che voi Maddalena accettate, naturalmente…”
“Ma non so…la casa è già abbastanza pulita…e poi io non vi conosco signora Giuseppa…”
“Maddalena ! Riflettete ! Questa vostra inquilina non è robusta punto, e ci metterebbe un’eternità ! Questa signora invece si vede che ha sempre lavorato; vi consiglio di accettare…si sbrigherà in quattro e quattr’otto !”
Donna Maddalena, in sofferenza per il collo che teneva coperto con delle stoffe a mò di sciarpa, alla fine si arrese, e disse:
“Allora Giuseppa, io devo mettermi a letto. Voi dovreste lavarmi il pavimento qui e nella stanza dopo; poi ci sono da lavare le robbe…pensate di finire entro il tramonto ?”
“Oh sì !”
“…e vi accontentate di un pasto ?”
“Sì, signora !”
“Ve lo cucinerete da voi stessa, ben inteso !”
“Oh certo signora…senz’altro.”
“Allora iniziate con la scopa nell’altra stanza intanto che io e Rosina parliamo qui…”
Odette, grata per la sostituzione, salutò entrambe con sorriso ed inchino, poi uscì raggiungendo Tino che era rimasto fuori in strada. La bionda donnina fece cenno al ragazzo di seguirla. Se lo portò a casa. In salone c’era ancora la tinozza del suo ultimo bagno. Fece cenno al ragazzo di spogliarsi e di entrarvi nudo. L’acqua chiaramente non era calda. Ad ogni modo Tino eseguì e completamente nudo, toccandosi il pisello mentre anche Odette si spogliava. Naturalmente recava nelle sue vesti ancora le tracce del rapporto con messer Verduzio. Entrata in acqua di fronte a Tino che si era già accomodato, cercò sotto l’acqua la spugna e trovatala si rialzò allargando le coscette davanti al volto del suo giovanuissimo neo-cliente Tino. Una vulva venticinquenne, dal pelo biondo e curato apparve bagnata agli occhi adolescenti del figlio della signora Giuseppa…neanche il tempo di focalizzarsi sullo spacco, che Odette la stava già massaggiando con la spugna per pulirla. L’intimo lavacro, che Odette terminò in un paio di minuti alternando la schiuma del sapone residuo su di essa con prese d’acqua, ottenne ciò che la donnina si era raffigurato: l’erezione del cazzo adolescente di Tino, che ormai era dritto ed in via d’indurimento. Odette dopo aver risciacquato nella tinozza ad acqua e rose la spugna, provvide a lavare il cazzo di Tino, che ad ogni passata di spugna della donnina induriva sempre di più. Ad ogni modo finito di lavarglielo la giovane prostituta fece cenno a Tino di abbassarsi facendolo inginocchiare. Poi presagli la testa gliela portò sulla fica. Se il ragazzo avesse voluto leccargliela, era pronta. Odette gliela premette un paio di volte quella testa biondina come la sua, e Tino, dopo un paio di aspirate col naso in quelle dolci carni, estrasse la lingua e prese a leccarla freneticamente in ogni piega concentrandosi più in alto. Nonostante quella sua giovane età le regole del cunninlictus sembrava conoscerle. Le sue lappate di lingua piena sembravano troppo veloci e frenetiche. Odette agendo sulla sua testa con opportune pressioni e carezze gli dettò la velocità giusta per farla godere e farle cacciare la bava. Tino rallentò onorando quella vulva di saliva; ogni tanto le leccava anche l’interno delle cosce, provocando nella donnina il primo vero rantolo da quando pochi minuti prima gli aveva offerto la fica per il preliminare di sesso orale:
“Hoh ! Ahnnnnn ! Uhmmm ! Ahnnn !”
“Slaaaap, slurrpppp, slaaaaaap, slurp, slurp !”
“Ahnnn ! hummhhhh…oui, oui ! Hoh !”
Fosse dipeso da Tino avrebbe continuato a leccare ancora fino a lavarsi la faccia con le umidità di quella fica giovane e rosea, dal pelo biondo, e bagnata bene… ma in anni di pratica sessuale continuata Odette aveva compreso che la libidine del maschio, come inizia raggiunge il culmine, per poi inevitabilmente finire; e se finiva anche il cazzo perdeva l’erezione una volta soddisfatti emotivamente. Odette si sedette in acqua allargando bene le cosce fino a mettere le caviglie sul bordo della tinozza…la fica per Tino era pronta, e lo spacco era già aperto e dilatato dai preliminari. Tino prese il cazzo in mano e lo ficcò dentro il sesso di Odette, che nonostante non fosse poi tanto grosso fece finta di averlo sentito…
“AHN ! …uhmmm, ahn ! Hohhhhh !”
“Ah ! Bella fighetta ! La sento calda, e strettahhhhhh…uhnmmmhhhh, ahn ! Ahn ! Ahn !”
“Ahnnn ! Ahnnnn ! Ohhhhhh ! muoviti…muoviti…ohohhhh…ahn !”
Tino nei movimenti era un po’ impacciato e Odette lo interruppe per dirgli:
“Attendez !”
Tolse il contatto ai due sessi e Tino sembrò non gradire, ma Odette disse:
“…à la manière de la chienne !...”
Tino, che di francese non aveva capito niente, intuì dalla posizione assunta dalla donnina:
“Ahhhh, volete farlo a pecora ! Va bene, va bene…entro di nuovo…a pecora allora !”
“Pecorà ! Oui Tino ! Pecorà !”
Tino, vedendole natiche e le cosce di Odette aprirsi per dar modo alla fica di accogliere il suo cazzetto ancora duro da dietro, procedette ad infilarla di nuovo. E la posizione stavolta facilitava i movimenti ad affondo di lui, che adesso aveva modo di guardarle anche l’ano. Continuò per dei minuti a chiavarla facendo muovere l’asta con la cappella partendo ogni volta da un diverso angolo di tiro; la cosa stava facendo realmente godere la fichetta di Odette, che già da qualche minuto stava già lasciando uscire del muco femminile dentro la tinozza; ovviamente stava andando giù di sbrodolo, e quando il ragazzo cercò di stringerle i seni, la donnina dapprima lo favorì, poi dato che stringeva troppo, e dato che non riusciva più a controllare la sua fica in goduria nonostante il non grosso cazzo, cacciò un urletto di godimento al quale però sarebbe potuto seguire anche il godimento dentro le sue carni di Tino…con un piccolo strattoncino si liberò i seni e tolse il contatto dalla fica: proprio non poteva farlo godere dentro e con il viso arrabbiato di lui, gli sorrise e poi si rivoltò, e dilatando le natiche, disse:
“Entrez in culò ! In culò !”
“…in culo…va bene ! Porca troiona ! Porca ! Ve lo metto al culo, va bene, va bene !”
Tino, arrabbiato per l’amplesso interrotto vicino al suo godimento, eseguì e la trafisse nel culo…al che Odette che stava godendo di fica, trasferì le sue emozioni nel retto. Il cazzo di Tino era ben in grado di prenderlo e tenerlo, e goderlo…
“Ahhnnn ! Oui…corri Tino…corri !”
“Sì…ahn ! Sì…huh ! Com’è strettooohhhh ! Sì…eccolo madama ! Eccolo ! Ahnn, ohhhh, ahn !”
“Mi fotte bene…Tino…tu molto…maschio ! Mai…ahn ! …oui ! …mai tanto piacere così…gode Tino..gode !”
“Godo…sìiiiii…hoh…ahnnnn ! Ohhhh…come stringe ! Che bel culo che avete Odetta ! Certo che la vostra fica era meglio…gran meglio ! Ahnn ! Ohhhh !...Ahn ! Ora ve lo sparo dentro ! Oh ! Ahn ! Oh !”
“Oui Tinò foutre-moi…dans le cul ! Ahnnn ! Ohhhhh ! Ouiiii, foutre ! Foutre-moi Tinò !...Oh ! Hohh !”
Tino ci dava dentro quel culetto stretto, ma appena tiepido; fortunamente la voce e l’affanno di Odette compensavano esaltando quel maschietto che la fotteva attratto dalle forme adolescenziali, ma adulte di quel fiorellino del nord. Odette aveva chiuso gli occhi dicendogli di nuovo tra i rantoli affannosi:
“Prenez-vous mon sein, les minne Tinò, les minne !”
“Ahnn ! Volete che ve le prenda di nuovo ?! Huh ! Devoooohhh…ahn ! Huhhhh stringerle ancoraahhh ?”
“Prenez encore !...Stringe Tinò, stringale !”
“Così ! Ahnnnn ! Ahnnn ! Huh ! Ahnnn !”
Tino le prese di nuovo i seni, cercando di stringerglieli tra un colpo e l’altro, e la donnina andò di nuovo in goduria…glieli potè sentire caldissimi per via dell’eccitazione reciproca, e mentre stringeva si accorse dal piacere che aveva appena provato nell’uretra in quell’attimo di vuoto che precede il culmine dell’orgasmo, o meglio lo sparo, che non stava più controllando le pallette…

… le quali secondo la loro natura, avevano avviato gli spari a fiotti di sperma, che s’appiccicava alle pareti intestinali della donnina, la quale si limitava a respirare con veemenza per indurre lui a spararle fino all’ultimo colpo di bianco nettare di maschio…
I loro respiri si confusero, e finito l’atto del resto mercenario, si attenuarono; e mentre il ragazzo si adoprava per sfilare il cazzo dal culo della donnina, i due si accorsero voltandosi verso l’uscio, che avevano copulato davanti ad una terza persona, che guardandoli scopare si era a sua volta eccitata, toccandosi, stringendosi i seni, lasciandosi cadere la veste da sopra…era una donna di una certa età, sulla cinquantina, con i capelli e le trecce ben pettinati, ma gli occhi quasi sconvolti; probabilmente era rimasta sconvolta con sé stessa, dato che fino a pochi minuti prima mai avrebbe sospettato che si sarebbe “goduta” emotivamente una scena di sesso; tocca e ritocca qui e là, una carezzina per calmare il pruritino, un’auto presa alla minna destra, un’autostimolazione del capezzolo alla minna sinistra ed era alfine rimasta con le mutandone bianche in un sol pezzo, semi calate per lasciar vedere liberamente i seni non ancora flaccidi, certo andavano presi affinché stessero ben su. Il pelo scuro della signora si intravedeva dallo spacco dei mutandoni da donna, che quest’ultima stava finendo di slacciare…il ragazzo non sapeva chi fosse; Odette invece la conosceva di vista: era donna Rosina, l’amica di donna Maddalena…Odette scarica emotivamente per la venuta di fica col ragazzo, e per il successivo innaffio del culo la guardò chiedendole con lo sguardo cosa facesse lì, con la porta dell’uscio chiusa dietro (per fortuna !)…Tino, stremato dal post orgasmo, non diceva nulla; ed essere stato guardato da una donna che poteva essere sua madre, pur senza esserlo, scoprì che non lo disturbava. Era orgoglioso d’aver mostrato cosa sapeva fare, meglio se con una donnina più grande di lui. Anche la donna capì di aver messo in imbarazzo sé stessa, oltre che l’inquilina di donna Maddalena; era entrata soltanto per vedere che stesse facendo Odette, e forse per trovare qualcosa da mangiare da servire alla neo-collaboratrice Giuseppa dalla quale l’olandesina si era fatta sostituire per i lavori che aveva promesso a Maddalena in preda al torcicollo…ormai era fatta: nonostante i suoi modi morigerati, ed educati, e di generale fedeltà al marito non tanto fedele, si era sputtanata come guardona. Già pochi giorni prima aveva sorpreso senza volerlo Donna Maddalena settantenne alle prese con un cazzo di un uomo di quarant’anni; non credeva che anche lei avrebbe ceduto alla lussuria guardando tutto il loro atto partecipandone emotivamente; le venne un’idea, dato che venne circondata da una voglia ancora pruriginosa di trasgressione; chissà se a livello inconscio non la stesse meditando da tempo; quel ragazzo giovanissimo e piuttosto attivo con i pertugi femminili l’aveva attratta…non sapeva cosa dire ai presenti…
“Io…non so…dovevo solo…beh ecco poi vi ho visti che eravate già abbastanza avanti…”
Tino chiese:
“Signora, ma è mia mamma che vi mandò qui ?”
“Eh …? No…no figliolo, no…io…il pasto, magari l’inquilina…aveva del pane che è tardi e…”
… poi lasciò che il denaro parlasse per lei…
…decise, dopo l’ultima farfugliata frase, di chinarsi sulle vesti a terra prendendone un sacchetto con dei soldi, che senza contarli tirò a Odette, allo scopo di farle una richiesta. Donna Rosina disse agitata:
“Cedetemi il vostro tàlamo per un’oretta signorina ! Quelli sono per voi…se tacerete con Maddalena…il ragazzo serve a me, per un po’…possiamo signorina, vero ?!”
Odette prese al volo quei soldi, che potevano tornare comodi comunque, poi nuda si allontanò per lavarsi nell’altra stanza e riposarsi dopo essersi lavata. Donna Rosina ormai arrapata finì di sciogliersi i lacci di chiusura, e rimase tutta nuda davanti al ragazzo un po’ smunto dalla venuta nel culo della donnina nordeuropea…donna Rosina lo prese per mano, lo abbracciò facendogli sentire il calore del suo corpo pulito e procace, e dato che il ragazzo gradiva, lo mise nella tinozza lavandolo di persona; mentre gli lavava il cazzo gli carezzò anche le pallette, che probabilmente dovevano fargli anche un po’ male…ma l’acqua, e la mano femminile e materna di donna Rosina, le avrebbero rigenerate; in fondo non era tanto vecchia; forse aveva il doppio degli anni di Odette, ma le sue carni erano ancora giovani e guardabilissime. Oltre tutto la sua procacità – era accorto Tino – nonostante i cuscini ai fianchi e bucce d’arancia alle natiche era piacevole a vedersi. Lavò per intero il corpo del ragazzo, come fosse stato suo figlio, poi asciugatolo con le sue mutandone abbastanza pulite, lo prese di nuovo per mano, e se lo portò nel letto. Si stese prima lei, facendogli cenno di sistemarsi sopra il suo corpo morbido e burroso; la qualcosa il ragazzo fece senza discutere. La donna gli fece un ampio sorriso, poi lo baciò sulle labbra per un buon minuto, finché non lo convinse a scambiare la saliva con le loro lingue, cosa che Tino fece di gusto, talvolta chiedendo la congiunzione delle lingue anche in aria. In pochi secondi stavano respirando l’uno il fiato dell’altra. Poi dovendo prendere respiro ed aria gli disse:
“Se mi leccate le minne giovanotto, come avete leccato la patacca alla biondina, vi dimostrerò come si bagna ancora questa qui ad una della mia età…allora Tino vi chiamate, signorino ?! Vi è piaciuta la mia bocca ? Così mi è sembrato…!”
“Sì, mia signora…ma voi…non siete sposata ?”
“Oh sì ! Anche mio marito è sposato, ma lì alla vigna anche lui giace con le sue contandinelle…siamo agiati e paghiamo il soldo sapete ?!…vorreste forse perdere quest’occasione ? Non temete per vostra madre ! Starà impegnata ancora un’ora…”
“Beh, signora io…come vi chiamate…tante volte…lo debba sapere…”
“Rosina, giovanotto, mi chiamo Rosina…oh sento che vi stà crescendo di nuovo…ne avete di voglia ! Il bello della vostra età ragazzo mio…beh le mani non me le mettete là, fra le mie gambe ? Non vi piace ? Toccatela e sentirete quanto è calda…!”
Per incoraggiarlo Rosina baciò Tino un’altra volta, poi gli leccò il viso affamata della pelle giovane di lui…quindi gli offrì il suo collo che Tino baciò e leccò alla meglio. Giunto verso l’orecchio di lei vi calò dentro la lingua, mordendo lievemente il lobo con l’orecchino, e poi leccandolo ben addentro un’altra volta. Un brivido percorse donna Rosina: il ragazzetto ci sapeva fare…chissà perché era ricorso ad una donnina di malaffare, ancorché di una certa bellezza e finezza. Il ragazzo sentì coi propri capezzoli il seno caldo e prosperoso di quella donna che s’induriva…lei lo implorò:
“Vi prego figlio mio, leccatelo, leccatelo bene…poi mi farò leccare anche la patacca se vorrete…Huh ! Ahnnn! Io mi bagno sotto parecchio se mi leccano le minne, e se me li succhiano come una vaccahhhhhhh ! Sì ! Leccatele, sì ! Cos’è ? Non vi piacciono…?”
Tino prese a leccarle tutto prima un seno, baciandole l’altro, poi tornava a leccarne la pelle intorno al capezzolo, per poi succhiarlo all’improvviso come fosse un neonato con fame arretrata…e naturalmente la signora Rosina, di solito morigerata e fedele al marito, le bastò spiare il far sesso di quella olandesina, per sentirsi tra le cosce dei pruritini particolari, che aveva potuto estinguere solo la prima notte di nozze con suo marito anni prima…mentre adesso li stava estinguendo facendo sesso ben fresco con un ragazzo di cui poteva essere la nonna…s’impegnava Tino, e quella donna attempata sentendosi ben insalivate le tette, le si era aperta anche la vulva ricca di un bel pelo castano scuro e setoso da…asciutto. Eh sì, là sotto ormai era un zuppo di calore, e di lquamini trasparenti che s’appiccicavano alle mani di lui. Tino essendosi arrapato di nuovo, avvicinò il suo volto a quella fica abbastanza simile a quella che aveva spiato a sua madre durante la pubertà…vistala meglio gonfia e bagnata si accinse a leccarla, cercando di evitare il pelo umidiccio. Quando il ragazzo introdusse la propria lingua nella vagina interna, prese sulla propria lingua un filino di quel lubrificante naturale. L’assaggio gli fece aumentare la voglia d’intrusione linguale in cerca, mercè quella reciproca scarica di ormoni, di chissà quali sapori…il tono eccitato di donna Rosina aumentò la libido di lui, che aveva saldato le sue labbra al sesso di lei, materna e …puttana ! Donna Rosina riuscì a dire, mentre i seni le si intostavano, non visti dal ragazzo la cui bocca era impegnata in una comunione con quella vulva adulta…
“…ohhhhhh ! Tino, figliolo mio, vi sto bagnando…lecca più in alto, ma voglio il cazzo…uhnn! Ahhhhh ! Ahnn !..il…huhhhh…il cazzo, non la lingua Tino mio…”
“Sluuuuuurp ! Uhmmmmffff ! Slurp ! Lap ! Lap ! Uhummmm…”
Tino aprì con le mani la vulva di quella disponibilissima donna, e leccò con grazia e delicatezza dove gli aveva detto lei, che aumentò i rantoli e gli affanni…
“AHNNN ! Sìiiiiii ! Ahnn !...AHN !”
Il cazzo gli era tornato duro; non aspettò che glielo prendesse in bocca…ormai pratico di penetrazioni lo infilò dentro lasciandosi cadere in quelle piacevoli carni calde e bagnate della grossa. S’impegnò a chiavare con il suo non grosso cazzo donna Rosina, la cui fica stava ancora scaldando e bagnando la cappella di lui, ogni istante più contento dell’affondo, e dello sprofondo in quelle carni così accoglienti. Donna Rosina, toltasi ogni inibizione, aveva abbracciato stretta il ragazzo fino ad introdurgli un dito nell’ano di lui, quasi a sottolineare il possesso femminile su quel chiavatore infaticabile all’apparenza. Il respiro di donna Rosina si fece più veloce, ed intenso; del pari il piacere che provava Tino a non vedersi interrotto il coito, che poteva continuare, mentre beato svolgeva le sue guance, che trovavano il caldo seno di quella donna, da qualunque parte le volgesse…quando affamato di donna, le succhiò il turgido capezzolo ben eretto di lei, gli partì purtroppo la seconda sborrata, che la donna accolse di buon grado dentro di lei. Non v’era pericolo che finisse incinta alla sua età. Ad ogni sparo si godeva la sensazione di donare sé stesso a quel corpo accogliente; ma al tempo stesso si accorgeva che il cazzo, e solamente il cazzo, gli trasmetteva la sensazione di unione con il corpo di quella donna. Il transito della sua anima in quel corpo era da rimandare…magari per un’altra occasione…chissà…stremato dall’orgasmo, il secondo della giornata, crollò nel corpo di lei, che gli concesse una mezz’oretta di sonno, una parte del quale in congiunzione dei sessi. L’ultima cosa che ricordò d’aver sentito era più o meno:
“Rimanete dentro, Tino mio ! Rimanete dentro…”
L’invito a restare glielo diede con dolcezza e ciò favorì la sua perdita di conoscenza fra i suoi seni…
Quando si svegliò Rosina si stava facendo aiutare da Odette a chiudere la gonna…
Il ragazzo, che aveva dormito profondo e senza sogni, ricordò ciò che aveva fatto e quanto bene era stato con donna Rosina, per cui balzò dal letto, e s’infilò sotto la gonna di lei, che non aveva indossato i mutandoni poiché si erano bagnati quando li aveva usati per asciugare lui. Scomparso sotto la gonna, mentre Odette rideva dell’imbarazzo di Rosina, cercò il culo di quella procace signora, e dopo aver allargato le natiche per vedere il buco anale, ci diede dentro con la lingua, mettendo in imbarazzo Rosina che non sapeva che faccia fare sentendosi assaggiata lì, o meglio esplorata a lingua dura ! Quella era fane di buchino di femmina, e Rosina a quel punto, da femmina, si era inginocchiata a terra. Tino le leccò l’ano famelicamente fregandosene se fosse pulito o sporco. La luce ambiente, sollevatale finalmente la gonna gli permise di vedere com’era roseo e striato, e quindi afferrato il suo cazzo indurito dal sonno, infiocinò donna Rosina, che gli disse di rimando:
“Sbrigatevi figlio mio, che devo tornare da vostra madre per portarle il pasto ! Ahnn ! Ahnnn ! Ahnn ! Sento che avete ancora voglia…il mio culo è vostro, basta che vi sbrighiate…ah ! Ahi !...piano figliolo, piano…huh ! “
“Ahnnn, ahnnnn! Ahnn ! Ahnnnn! Che bel culo che avete Rosina !...huh ! Ahnn! Ahnnnn !”
“Dentro, dentro tutto !”
La gonna sollevata aveva evidenziato all’occhio arrapato di Tino il procace culo di donna Rosina che, potendolo vedere chiavato e sottomesso, gli fece venire nel giro di tre-quatto minuti la voglia di sborrarglielo. Riposato dal sonno di pochi minuti prima, tirò i suoi colpi con un certo vigore, facendo tremare tutto il corpo di donna Rosina, che ad ogni affondo diceva un …
“Ahi ! Hummmhhhh ! Ahi !...Ahnn !”
“AHN !”
“Hummmhhh, ahi ! Ragazzo mio, affondate, ma fate piano, che mi fa male, sapete ?! Ahn ! Huh ! Hummhhh ! Ahi !...Hummmmhhh ma che bel tiro ! Di nuovo, Tino mio, di nuovohhhhh ! Huh ! Uhmmmhhh ! Ahn ! Ohhhhh ! Dai, sborra Tino, sborraaaahhhhh ! Vieni, Tino, vieni ! Huh ! Ahn ! Ahn !”
“Ve lo rompo tutto Rosina ! Ve lo rompo il culone, signora ! AH ! Ahn ! Ahn !...Uhmmmm ! Ahn ! Tenete ! Eccohhhh ! Tenete puttanona ! Tenete ! Ahn !”
“…puttana ! Sì ! Puttanahhhhhh ! Datemi della puttana ! Sto venendoohhhhh ! Puttana, chiamatemi puttana Tino mio…ahn ! Ahnnnn !”
I colpi di Tino si fecero più ampi; il suo cazzo era stato ingoiato del tutto dal retto di donna Rosina, e le pallette doloranti le sbattevano sull’inguine, facendo anche rumore…
Per accelerare i godimenti di quei due Odette aveva carezzato velocemente la vulva di donna Rosina affinché il godimento da masturbazione e massaggino, oltre a dare piacere a donna Rosina, facesse arrivare all’orgasmo con più rapidità anche il ragazzo; quando la fica di Rosina aveva sporcato la mano di Odette, questa passò la sua mano bagnata sulle labbra di lui che leccandone i residui si sentì aumentare la voglia di sborrare…Odette carezzava anche le pallette indurite di lui, senza ostacolare lo sbattimento di esse contro l’inguine di donna Rosina..
“Sfitch ! Sfitch !”
“Huhhhhhhhh ! Ahnn ! Ahnn ! Fanno male…vengo donna Rosina, vengoooohhhhh !”
Le carezze di Odette alle pallette di lui continuarono leggere e piacevoli ottenendo alla fine anche la venuta di lui…donna Rosina, da signora a puttana lo incoraggiò senza avvedersi che Odette che le aveva carezzato la vulva adesso stava accompagnando con dei tocchi leggerissimi le pallette di lui…
“Ormai sbattetele fino alla fine…e sparatemelo dentro, che lo voglio…non sulla gonna…dentrooohhhh…Huh ! Ahn ! Ahi ! Ahi ! Puttana, sono ! Puttanahhhhhh !”
“…ecccohhhhhh ! Vengoohhhhhhh ! Che maleeeehhhhh ! Hui ! AHN ! Sì !...arriva…eccovelo puttana…eccoveloooohhhh !”
Finalmente arrivò la terza sborrata, che l’uretra della sua cappella gli fece capire che era solo acqua, ma nonostante ciò l’ano di Rosina gliel’aveva stretto bene quel cazzo; il suo torcersi di fianco per il dolore alle pallette stremate gli fece perdere l’equilibrio all’indietro, liberando il culo di donna Rosina. Esaltato dal buchetto arrossato e dilatato, che stava di nuovo adattandosi alla condizione libera, Tino stava cercando di rientrarci, ma stavolta Odette, vestita ed asciutta con la mano con cui lo aveva accompagnato nel chiavaculo, lo prevenne ponendo nell’ano di donna Rosina uno strofinaccio bagnato che aveva tenuto pronto dopo averlo preso dalla tinozza; con quello staccio bagnato all’acqua di rose pulì letteralmente il culo arrossato di donna Rosina, la quale disse:
“Vi ringrazio signorina ! Un’altra non l’avrei retta ! Grazie ! Il seme lo preferisco dentro, non sulla gonna, che mio marito a casa mi fruga, mi fruga…uh che bello ! Erano anni che non godevo così ! Huuuuuuhhhh !”
Odette si schermì:
“Rien, rien madame ! Mais maintenant…hora maison mi servire…vous devrais vous en sortir…anda via…scusa, ma anda via madame, voi e Tinò !”
“Sì, sì andiamo via signorina Odetta, aiutatemi con la veste…andiamo via ! Pciù, pciù !”
Donna Rosina baciò due volte sulla guancia l’olandesina gentile, e finì di vestirsi orgogliosa di tenersi lo sperma di Tino nel retto. Il ragazzo fece segno a Odette della pipì, che aveva trattenuto dopo il sonno, e lei gli indicò il vaso da notte sotto il letto, dov’era sempre stato, e dove finalmente poté svuotare la propria vescica dolorante per i tre amplessi…mentre finiva di urinare con parecchio bruciore, delle pallette ormai sgonfie, e del cazzo in generale dall’asta alla cappella per l’attrito pelle-pelle, se ne restò di spalle a quelle donne che si sorridevano quasi complici nella stanza davanti; donna Rosina gli disse:
“Se vi va di finire quel discorso con il mio culo…con più calma, venitemi a trovare il giovedì, che mio marito è alla vigna…capito Tino ? Govedì, marito, vigna !”
“Sì mia signora !”
Tino la baciò in bocca e la donna dopo aver gradito il bacio distanziò il volto del ragazzo.
“Se mi vedete in città e a messa non salutatemi ! Non vi risponderei e non vi guarderò !…ma il giovedì pomeriggio se vi fate vedere qui in strada,… vi consentirò di seguirmi a distanza…e un posto per farmi prendere da voi lo troviamo Tino ! Una cosa ancora…”
“Sì, mia signora…osserverò quanto mi dite…cosa ?”
“Non venite con i vostri amici di strada ! Tenete il segreto ! A proposito dov’è che abitate con vostra mamma ?”
“Poco distante, il vicolo d’angolo con via dell’Arco…”
“Lo conosco. Tenetevi riguardato giovanotto…Signorina Odetta, grazie e arrivederci…!”
“Au revoir madame !”
E donna Rosina, canticchiando tra sé e sé, se ne andò; Odette accompagnò il ragazzo fino alla lavanderia pubblica, una fontana con le vasche in pietra dove sua madre Giuseppa stava lavando il vestiario di Donna Maddalena…la madre vedendolo scarico gli disse:
“Ti sei divertito, spero !”
“Sì, madre…posso aiutarvi ?”
“Tieni ! Lavati le mani, che chissà dove le hai messe con quella biondina…poi appendi ai fili questi lenzuoli puliti, dai !”
Mancavano tre ore ancora al tramonto, e cinque al copri fuoco. Per essere un perdigiorno non gli era certo andata male: una scopata con la biondina, pagata con un servizio utile da sua madre, ed un’altra gratis con una madre di famiglia, pettegola, guardona, e puttana…




















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