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Lui & Lei

Quando Angela Pohel viveva sulla Terra - parte 3


di sexitraumer
27.04.2021    |    1.469    |    0 9.6
"Delle menti più in alto ritennero che Angela non era stata fondamentale nello stimolare gli imbarazzanti ricordi di Joe..."

Joe azionò i razzi e la navetta iniziò ad abbassarsi progressivamente di piatto con un angolo di circa un grado sotto l’orizzonte misurato di prua… dapprima l’ovetto alato iniziò a tremolare vigorosamente con rumori che un profano avrebbe trovato angoscianti, mentre loro due da professionisti sapevano di poterli ignorare…la navetta era stata investita dall’atmosfera esterna e nel giro di dieci secondi aumentando la sua velocità di tuffo si sarebbe surriscaldata sotto il ventre; dai finestrini era tutto un buio bianco inframmezzato da arancioni lingue di fiamme verticali dovute all’attrito: un vero temporale di fiamme che venivano tenute a bada da uno scudo di ceramica isolante più o meno leggero ed elastico che smaltiva il calore verso la periferia del profilo alare, della prua e della zona motore dietro. Lo scintillìo delle fiamme divenne apparentemente incontrollabile proporzionalmente alle vibrazioni sempre più rumorose, e le scosse meccaniche sempre più ampie, dato che la nave incontrava di pancia strati di atmosfera via via più densi…dai finestrini non si poteva vedere nulla, tranne fuoco molto, ma molto vicino… intanto la faccia di Joe ricevette da sopra qualcosa di simile allo sputo: altro non erano che le gocce del residuo della loro attività sessuale che cadevano verso il basso adesso che il mini orbiter era tornato sotto la piena sovranità della gravità terrestre, non più contrastata dall’effetto caduta libera dell’orbitare; neanche il tempo di ridere che …
-“WHOOOOOOSHHHHHHHHHH….shhhhhhhh…frrrrrrr…”
-“…”
…le fiamme erano terminate dato che l’atmosfera oltre che più densa era anche più fredda…la parte più angosciante era terminata: ora si trattava solo di trasformare la quota in velocità di planata per spostarsi a undici volte la velocità del suono sopra l’Oceano Pacifico meridionale alla quota di cinquantamila metri. Joe sdrammatizzando disse:
“Ecco cos’avevamo dimenticato! Accidenti! Dammi il vettore…”
“…aspetta…ecco prua per 110, dovremmo attraversare l’equatore adesso…”
“Speriamo che i comandi rispondano…che ne dici del nostro mach 11.3?”
“Propongo di rallentare…che ne dici di un alfa di 2 gradi?”
“…tranquilla, l’atmosfera è ancora rarefatta, della compressibilità dobbiamo preoccuparcene a tredicimila metri…siamo ancora a quarantottomila…piuttosto non ci staranno aspettando.”
“Finché siamo così veloci crederanno a un bombardamento in ipersonico…”
“No, ho acceso il trasponder…comunque nella zona d’identificazione aerea arriveremo solo tra dodici minuti…ehi guarda l’Africa comincia a vedersi bene…quarantunomila…”
“…a trentottomila un alfa di tre gradi per otto secondi; va bene?”
“…va bene…sempre che questa carretta regga…mach 9 e 98…l’aria comincia ad addensarsi…”
A trentottomila metri i due piloti inclinarono la navetta di tre gradi affinché la maggior resistenza aerodinamica indotta dal volume totale della nave la rallentasse man mano che veniva investita dall’aria…dieci secondi dopo la velocità era scesa a mach 7 punto 8…
“…ora impostiamo una virata per uno due zero, e poi dritti su Città del Capo…”
Improvvisamente la radio convenzionale sembrava avesse ripreso a funzionare:
-“Bzzzzz…bshhhhhhh…Orbiter siete nella zona d’identificazione aerea …il vostro piano di volo…”
Joe provò a rispondere, ma la radio non funzionava, e probabilmente immaginando un’avaria, dalla zona d’identificazione dissero:
-“Se avete avaria alla radio trasmettete col trasponder il codice 6…7…7…6 …ripeto 6 …7 ...7 …6…”
Joe eseguì alla lettera…così ora si sarebbero resi ben conto…
-“Vi stanno venendo incontro due caccia dell’Unione Mediafricana …seguite le nostre istruzioni mantenendo l’ultima prua.”
“Ci mandano i caccia …li incontreremo a ventiduemila metri, ma saremo comunque due, tre volte più veloci di loro…”
“Rallentiamo di nuovo no?!”
“A ventiduemila alfa quatto gradi per sei secondi e scenderemo a mach 2 punto 2 …loro potranno mantenere quella velocità solo otto minuti.”
“Siamo a ventiquattromila …”
“Ancora duemila, poi rallentiamo di nuovo…”
Passarono tre minuti di costante perdita di quota, e la velocità era ancora intorno a mach 6 punto cinque, e quando l’altimetro segnò ventiduemila metri, Joe inclinò nuovamente la navetta per sei secondi; e una volta stabilizzatala di nuovo iniziò ad azionare gli aerofreni sul dorso dell’ala. La velocità della navetta scese a mach 3 punto 2…
“…e adesso aspettiamo i caccia!”
Joe mantenne la navetta livellata e un minuto dopo vennero affiancati da un caccia veloce, un aereo quasi piatto senza coda, un tutt’uno ala-fusoliera, senza pilota, ma con telecamere d’identificazione, e qualche telesonda a raggi X.
Il caccia batté le ali, segno che da cinque secoli significava, siete stati intercettati, seguitemi. Il caccia si limitò a indicare una nuova direzione, non coincidente con Cape Town, ma spostata un po’ più in alto a sinistra; intanto via radio le istruzioni venivano trasmesse lo stesso dall’operatore umano…
“…sarete vettorati per Quito Bie, nel deserto dell’Angola, seguono coordinate…cooperate, il caccia andrà via non appena vi metterete per Quito Bie…”
“Hanno paura che abbiamo qualcosa di radioattivo …niente Città del Capo! Dì, Angela, l’hai fatta la cacca oggi?”
“Perché? …sì ad ogni modo…”
“Perché quei caccia ci hanno anche fatto la radiografia X…una tua collega tre anni fa s’era portato dietro un sexy toy…fu scoperta perché un nostro caccia, in esercitazione, li aveva affiancati durante il rientro, e aveva fatto delle scansioni di prova con gli X… non ci crederai, ma quella pilotava col dildo dentro…e durante le vibrazioni del tuffo in atmosfera s’era fatti due orgasmi…quella faccia tosta, sudatissima alla svestizione prima del debriefing dove secondo me con un gioco di prestigio se lo toglieva, ci disse che la pillola in caso d’incendio non se la sarebbe mai presa, ma se fossero stati i suoi ultimi istanti di vita, voleva morire godendo…ora non mi ricordo come si chiamava; l’hanno trasferita, questo me lo ricordo!”
“Si chiamava Joy De Naar, tenente di volo. Una fighetta allegra, tanto che volevo tenermela amica per sverginare il mio Helmut verso i tredici anni; ma era proprio una sfrontata! Io ero capitano del suo gruppo astro-volo, e fui incaricata dal colonnello tuo predecessore, di contattare la procura militare, per la sua condotta disinibita nelle docce alla base, e alla guida degli orbiter.”
“Il colonnello Porzian…me lo ricordo: era gay!”
“Sì, ma era pure una brava persona, dato che quella tenentina sfumacchiava roba! Sai, mi aiutò lui a truccare il rapporto tossicologico per non rovinarle la carriera; non ho mai saputo dove sia stata assegnata!”
“…ma se lo metteva dentro in orbita per il rientro, o cosa?”
“A me confessò privatamente al pub, che pagando un paio di sveltine con l’aiutante di vestizione, che tra le altre cose poteva godersi lo spettacolo dell’auto-penetrazione, prima se lo sterilizzava con l’apposito detergente, per poi metterselo dentro …quindi indossava l’astro-tuta; lo aveva dentro fin dall’inizio del volo con l’aereo madre…”
Quello che Joe non sapeva, poiché all’epoca era in un'altra area dello spazio porto, era che Angela aveva assistito di nascosto alla vestizione “pornografica” dell’astrofighetta. Quel giorno di tre anni prima le capitò di ascoltare una imbarazzante conversazione, mentre cercava di sapere cosa fosse una spia lampeggiante del quadro elettrico, in sala vestizione pre volo…
“…allora Joy, ho messo le cam di sorveglianza in avaria …hai tre minuti se te lo devi mettere dentro…sicura che sia una buona idea?!”
“Tranquillo Eddy, blocca la porta e goditi lo spettacolino…”
“Non si avvicinerà nessuno, sta tranquilla Joy!”
“…e allora guarda porcellino, che ti fa il tenente De Naar!”
La giovane co-pilota specialista di missione si tolse gli slip, e la sua vulva biondina come lei, col pelo cortissimo, si presentò alla vista dell’aiutante, maresciallo di III classe, Eddy Von Born; Joy finito di detergere il dildo con il disinfettante, lo asciugò, e se lo avvicinò alla superficie esterna della vulva, e dopo un ammiccante sorriso ad Eddy, si scostò le labbra esterne della vulva con le dita della sinistra, alla stregua di una porno attrice, e con la destra fece entrare dentro la sua vagina un dildo di una ventina di centimetri, con un diaframma a profilo smussato all’esterno, alla base del dildo per impedire che la vagina lo ingoiasse del tutto. La donnina mandò un sospiro…
“…AHNNN…ohhhh…ora Eddy sbrighiamoci! Aiutami a indossare la tuta! Ahnnn!”
“Subito!”
Eddy si avvicinò con la tuta a Joy in reggiseno, e senza mutandine, con il sexy toy dentro di sé; un attimino prima si era abbassato col viso per baciare quel sesso biondo, e darci un’ultima leccata…
“…ahn! Basta Eddy! Ahnnn…aiutami con la tuta, svelto!”
Ovviamente quel sesso l’aveva potuto scopare il giorno prima, come compenso per organizzare il “panne” delle telecamere della sala vestizione durante la messa dentro del dildo…Eddy divenne un professionista, e aiutò la giovane astro pilota sub orbitale a indossare la tuta ed il casco…la cosa richiese due minuti per indossare la tuta, e cinque ulteriori per corredarla dei sistemi di mantenimento in vita. Poi Eddy fingendo una certa professionalità andò al quadro di controllo, e armeggiò per sbloccare le telecamere di sorveglianza; nel frattempo era arrivato anche il capitano Gene Day, mission master di Joy, per l’instradamento di un vecchio satellite da far bruciare in atmosfera sopra il sud oceano Pacifico, e la successiva messa in orbita di un nuovo satellite radar, già a bordo…Eddy vide Angela nelle vicinanze dell’ingresso, ma non vi diede peso: ignorava completamente che il capitano Pohel li aveva ascoltati di nascosto. Quel giorno Angela decise di non fare rapporto di quanto aveva visto e sentito…al loro ritorno dieci ore dopo si era diretta nelle docce aspettando mentre lavava il proprio corpo, il tenente Joy, la fighetta che andava in missione con il dildo dentro…quando arrivò nel locale docce la giovane tenente aprì l’acqua, e aspettò che scorresse abbondante, poi si tolse il dildo rilasciando un abbondante liquame vaginale, fino a quel momento trattenuto fisiologicamente dal corpo del dildo, che raggiunse il pavimento in un secondo…
-“Splatch!”
“AHNNNN…fff…huhhhhhhnn…”
Intanto l’acqua continuava a scorrere…
-“...Fssssssssssss….srrrrrrrrrrr!”
…e Joy si fece la doccia. Intanto s’era accorta che Angela, complice una luce da lei stessa spenta per non essere notata troppo, aveva assistito alla scena…
“Ehm…hmmm…salve tenente De Naar!”
“…oh, capitano Pohel; non sapevo fosse qui!”
Angela non disse nulla; si asciugò soltanto…intanto Joy…
“…capitano! Non so lei, ma io, dopo un volo …ecco io ho una voglia matta di masturbarmi! …e di solito mi sbrigo!”
Angela rispose fredda:
“Tenente, tra 10 minuti l’aspettano per il debriefing! Spero abbia finito con quello!”
Stavolta fu Joy a restare muta…
“Un’altra cosa: il suo naso sanguina…provveda! Mi raccomando il contegno! Ah, il suo capo missione Day s’è accorto che le piace mugolare in missione …le ricordo che non è molto dignitoso! …per un ufficiale almeno!”
Angela uscì, e privatamente giustificò la giovane ufficiale, perché ci mise ben più di dieci minuti a rivestirsi per il debriefing…
…poi tempo dopo, scambiandosi dei favori con i turni, divennero quasi amiche, e durante una serata libera in un pub, complice dell’alcool assunto da entrambe in abiti civili, Joy confessò ad Angela, il suo vizietto…

“…insomma Angela, mi sono fatta chiavare da Eddy un paio di volte … in fondo è bello …e lui ha trovato il modo per mettere out le telecamere cinque o sei minuti! In quel tempo me lo metto dentro, poi Eddy mi aiuta con la tuta di volo, disabilitando alcuni sensori biometrici; sai, io adoro farmi sballonzolare con un dildo dentro! Se devo morire per cedimento dello scudo termico al rientro…voglio andarmene in orgasmo! ...”
“Mi sa che fumi qualcosa Joy…vero?!”
“Fino a quarantotto ore prima niente! Poi mi faccio quattro ore di piscina per smaltire il resto!”
“Allora ti si era rotto qualche vaso a causa del cloro?”
“Si può dire così…sì…perché mi stai chiedendo queste cose?”
“Senti Joy, tra 2-3 anni mio figlio Helmut cercherà i primi approcci sessuali… ecco io ho delle amiche fuori dalla nostra amministrazione, amiche che su richiesta si concedono ai loro figli …insomma non vivono l’incesto come un trauma familiare, ma solo come un’eventualità …io però vorrei evitarlo; e tu sei una bella fighetta, invidio la tua figura snella…se te lo dovessi chiedere in futuro, ben inteso, tu mi svergineresti Helmut? Privatamente …”
“AH! Ma dici sul serio?”
“Se devo pagarti, dimmi quanto vuoi…preferisco una che conosco ad una prostituta di cui non so niente!”
Le due donne si fissarono un minuto abbondante.
“Ora non lo so …ne riparliamo quando sarà il momento tra un paio d’anni, va bene?! Tanto per chiedere il primo sesso non aspetterà i tredici! Mio fratello Carl mi ha molestata in bagno che ne aveva appena undici! No, a me non la conti giusta! Tu ci sei rimasta per il vibratore che hai visto! E vabbè! Me lo porto in volo, lo ammetto! Io il cianuro in caso di rientro con arrostimento non lo voglio!”
“Il cianuro?”
“Dico! Mi sei superiore di grado e …non lo sai?! Abbiamo a bordo due pillole in blister; se vedi che lo scudo termico ha ceduto, prima di morire per arrostimento, puoi morire perdendo conoscenza …”
“Beh ti confesso una mia mancanza: ho sempre rimosso la questione dell’eutanasia di bordo!”
“Beh, la mia preoccupazione è che non so con che frequenza le cambino…potrebbero pure non funzionare; in quell’eventualità bisogna sperare che non sia scaduto! Né l’anestetico, né il veleno…”
“Posso informarmi, se credi!”
“Tabula rasa Angela! ...ehi, dì ai tuoi capi che a me piace morire d’orgasmo! E non vado in volo con le droghe nel corpo!”
Joy, sentendosi sotto esame, si era alterata un tantino…
“Ti ho offesa Joy? T’assicuro che non volevo… ecco certe volte parlo diretta!”
…ormai però Joy voleva sfogarsi a ruota libera…
“…comunque vorrei che tu lo sappia: mio papà quando credeva di star per morire mi confessò di esser stato sverginato dalla mia …nonnina…anche se lui era stato adottato …mia madre invece deve averlo sposato per istinto materno…o qualcosa del genere! Io a mio fratello Carl non mi sono mai concessa, e se ne è fatta una ragione! Quindi stai parlando con una che l’incesto lo ha conosciuto! Ti serviva il mio profilo psicologico? Hai nominato il vibratore nel tuo rapporto la scorsa volta?”
“No, Joy, non l’ho fatto perché ti voglio bene! Anch’io ho strane esigenze tra la Terra e i voli orbitali… anzi sai cosa vorrei?”
“Cosa?”
“Ecco, vorrei che dei giovinastri mi violentassero in un vicolo quando torno a casa la sera, ma abito in una strada sicura: droni dappertutto!”
“Guarda che non ci casco…”
“Non ti stavo mettendo alla prova Joy…lo sapevo di te ed Eddy! Vi avevo spiati l’ultimo volo, sai… e non vi ho fatto rapporto sulle telecamere di sorveglianza disabilitate da Eddy!”
“…davvero?”
“Te lo giuro! E comunque le mie proposte indecenti mica te le ho fatte in divisa! Qui non siamo in caserma!”
Nonostante l’attenuazione dei complessi inibitori da parte dell’alcool, complessi che riguardavano entrambe, la lussuriosa tenentina De Naar alzò di nuovo i suoi scudi, tornando al lei formale…
“Ora non lo so capitano Pohel, abbiamo due-tre anni di tempo! …ora voglio solo trovare un bel maschietto che stanotte mi sbatta in un letto come una puttana! Perché non si diverte anche lei? ...fossi un uomo cercherei di scoparla, capitano!”
Angela non insistette oltre, e da quel momento, decise che non si sarebbe sforzata di instaurare una solida amicizia… per quanto la competeva avrebbe cercato di essere liberale nel giudicare quell’abile singolare pilota di orbiter…quella sera Joy trovò un bel giovane, forse viziato, in moto disposto a farla divertire la notte con tanta, tanta adrenalina; Angela non seppe mai se Joy quella sera fece sesso con quello sconosciuto. Lei avendo un figlio maschio se ne tornò a casa.
Quella serata di tre anni prima finì lì…

…adesso Joe stava deducendo le conseguenze di quello che gli avevano raccontato sulla lussuriosa co-pilota Joy De Naar…
“…ah, ma allora il primo godimento alla corsa di decollo… eh già! Il suo partner di missione si chiedeva sempre perché fosse così gaia, e mugolasse in maniera imbarazzante, ad ogni colpetto dell’aeronave…certo se ci avesse provato in orbita avrebbe trovato l’ingresso occupato! Ah, ah, ah…”
“Ecco Quito Bie …”
“Sì, pista in fondo naturale…abbandonato da secoli, mah imposto le nuove coordinate …così il caccia se ne andrà …ma io preferirei che rimanesse … pronta per l’ultima virata, poi siamo sul sentiero, e quindi in finale!”
Il mini shuttle descrisse un ampio arco verso la direzione suggerita dal caccia, poi quest’ultimo tornò indietro dato che l’orbiter, pur abbassandosi aveva lasciato lo spazio aereo del Sud Africa…
“Vedo, vedo …anche il caccia è andato via…”
Dieci secondi dopo il caccia aveva battuto le ali in segno di saluto finale, e aveva levato le tende per lasciarli liberi di seguire il sentiero che gli avevano assegnato. Alla radio dissero:
“…il caccia non è più necessario; ci ha trasmesso le immagini della vostra zona motore…bzzzzz…se dichiarate che non trasportate a bordo armi nucleari, digitate sul trasponder il codice 4-0-4-6. Si tratta di una dichiarazione responsabilizzata; in caso abbiate mentito subirete conseguenze penali spiacevoli, per voi e per il vostro governo.”
“Angela, trasmetti il 4-0-4-6…”
“Ne hanno di paura!”
“L’Africa è denuclearizzata per trattato sovranazionale, Angela...un modo come un altro per esercitare sovranità…”
“E se ce l’avessimo?!”
“Rischieremmo dall’ergastolo alla pena di morte, in caso di fuoriuscita del materiale fissile con disastro ambientale. Ma noi non abbiamo più nulla al momento attuale.”
“… ma se fossimo radioattivi in seguito alla collisione col detrito?”
“…i caccia ci hanno fatto la scansione, prima …se eravamo radioattivi ci abbattevano sopra il deserto!”
Anche stavolta i due piloti furono pronti a collaborare mentre stavano sorvolando la Namibia a dodicimila metri di quota. Ora la densità dell’aria cominciava ad essere significativa, e agire sui comandi dava effetti riflessi in cabina molto percettibili. Angela cominciava a preoccuparsi…
“Ehi, a questo punto che ne dici di testare le superfici di manovra?”
“Dovevamo già farlo ma abbiamo preferito conversare…dai, va!”
“Ok…timoni…”
Angela fece la sua parte di manovre sulla stick…
“Timone destro non risponde …probabile avaria …sinistro va bene!”
“Funzione alettoni…”
“Alettoni ok…”
“Alettoni differenziati!”
“Alettone di sinistra …no verso il basso …alettone di destra ok…”
“Funzione flap”
“Flap parziale a sinistra …flap ok a destra!”
“Riprova timone destro …”
“Timone destro non risponde, confermo avaria!”
“Disinserisco il computer, e prendo i comandi manuali! Tu intanto fai calcolare al computer di navigazione il sentiero di discesa…”
Il computer di navigazione, diverso da quello che controllava la condotta del volo, attivato da Angela, calcolò un sentiero di planata curvo, tale da presentarsi a cento km da Quito Bie, in pieno deserto assolato, a mach 0 punto 9, velocità da mantenersi fino all’avvicinamento finale a venti km; a quel punto la velocità sarebbe diminuita a soli trecentoventi orari, quando avrebbero toccato il suolo…
“Speriamo che la pista sia libera! Non possiamo certo richiamare!”
Sette minuti più tardi erano in finale, allineati, e senza radio assistenze; non avrebbero avuto modo di sapere se stessero arrivando troppo lunghi, o troppo corti…ma davanti a loro si stendeva un enorme fondo naturale, forse un po’ troppo riscaldato dal Sole dato che erano le 14 locali. Alle 14,02 Joe e Angela pilotando del tutto in manuale fecero posare la navetta con l’ala opportunamente incurvata, e un angolo alfa di otto gradi al momento del tocco della pista. Un paio di scuotimenti informarono i due astronauti che erano sulla Terra di nuovo…Joe azionò i dumpers e la vena fluida d’aria coerente lasciò definitivamente la superficie alare, disperdendosi. Ora non si sarebbe più risollevato comunque. L’orbiter si fermò dopo otto colpi di freno all’estremità opposta della pista, lievemente appruato. I due vennero pervasi da una sensazione irreale: non provavano nulla, ma erano di nuovo, non proprio a casa, ma su una superficie solida…
“E adesso, aspettiamo i soccorsi… dammi i valori ambientali…”
“Temperatura 48 all’ombra; umidità relativa 89%...sono le 14:04 locali…per caso vuoi scendere?”
“C’è un hub?”
“No, di certo! Per quel che ne so potremmo essere i primi ad esser scesi quaggiù da almeno due secoli… e se ci fossero dei predoni, o pirati vari… siamo disarmati in un territorio che non è il nostro!”
“Angela!”
“Che c’è?”
“Non ci pensare! I predoni qui non hanno niente da predare!”
“Tranne quelli che ci hanno visto arrivare!”
“Mah, io …ecco …io avrei un principio di erezione…eri così sexy pochi minuti fa…”
“Un’erezione Joe?”
“Sotto la tuta sono ancora nudo…e con quella Joy mi sarebbe piaciuto andare in volo, sai…”
“Pure io…e fa caldo qui! Accendo il condizionatore…sicuro di non essere un frontale, Joe?”
“…frontale?!”
“Dei tumori benigni ai lobi frontali del cervello non ti fanno valutare l’opportunità di non dirle le cose, quelle più imbarazzanti, almeno! Ti hanno mai visitato dei neurologi?”
“Angela, in questi anni con te ho sempre avuto - e lo sai! - rapporti corretti! Hai idea quante volte ti avrei voluto sbattere, lì in ufficio?”
“No, quante?”
“Dal primo giorno che ti vidi, m’incuriosirono le tue rotondità …mi sono sempre immaginato che venissi calda, calda…”
Joe sganciò la cintura, si alzò, e dopo che Angela lo aiutò ad aprire alcune cerniere, si tolse la tuta sul retro del sedile, rimanendo nudo, e con il cazzo grosso…Angela si voltò e vide Joe presentarle il cazzo già grosso, dicendole…
“Questo me lo fai venire te, e senza pillola!”
…poi alzatasi anche la collega, la aiutò con la tuta, ed anche lei se la tolse, tornando nuda la seconda volta in quella missione…Joe in preda ad una scarica ormonale la prese per i fianchi e portò il proprio cazzo tra le natiche di lei, che gli permise di strusciarcelo fino a sentirlo indurirsi, ed erigersi…intanto aveva iniziato a baciarla sul collo avendo cura di usare labbra e lingua dietro le orecchie. Mentre Joe la reggeva per i fianchi facendole sentire turgidità e durezza tra le natiche, Angela decise di cedere: a livello inconscio l’attrazione per il suo superiore l’aveva avuta anche lei in passato, ma l’aveva sempre tenuta a bada. Tuttavia dopo che Joe le aveva confessato che manteneva la moglie, e l’amica-amante di entrambi, Fyona, più anziana della moglie, mentalmente aveva invidiato questa donna; mentre Joe invece aveva poi spostato la propria confessione sull’abilissima seduzione di Thae … intanto Angela s’era sorpresa a gradire la richiesta di sesso del suo capo-missione.
“Angela, che ne diresti? Ho una voglia matta di aprirti in due!”
“Joe, mi sa …hoooohhh, lo sento duro…insomma vorresti incularmi? Continuo a sentirlo dietro Joe…”
Nel pronunciare queste parole aveva iniziato ad accarezzargli l’asta e la cappella; poi nel concedersi a lui gli disse:
“Mi stendo sul pavimento Joe! Così mi fai il culo…sono talmente sudata da essermi eccitata…entra piano però…gentile, capito?!...mhmmmm…ho voglia Joe, inculami!”
Angela s’inginocchiò sul pavimento metallico onde presentargli le natiche, ed il buco striato da violare; Joe col cazzo ormai duro, poggiò la cappella contro l’ano di lei, e diede una buona spinta, come se sapesse che si sarebbe aperto…Angela mugolò sorpresa per la violazione quasi istantanea, ed ovviamente dolorosa, ma sopportabile…
“…HOH! …uhi, huhmmmmf…ahnnn…huhmmmm…fino in fondo Joe! Ma pianooooohhh!”
“Ecco tieni! Prendilo! ...ahnnn…ahnnnn…però! Come cede! ...AHNNN…AHNNNN!”
“Huhmmmhhh …ahi…dai spingi! ...ahnnn…ahnnnn…ahnnnn!”
Joe menava colpi ampi, avanti e indietro, guidato dai respiri intensi della donna …oggetto di sesso duro…Angela, anche se non aveva osato dirlo all’inizio, l’aveva fatto alla fine: desiderava essere inculata! Aveva un desiderio estremo di palle calde che le sbattevano l’inguine mentre cercava di godere per lo smuovimento del suo intestino retto da parte del suo amante del momento. Il suo bel culone aperto dal bastone di carne di Joe cominciava a darle godimento dopo quella sequela di dolori per l’attrito e l’intrusione: Joe era stato rapido, non gentile, ma il dolore era durato poco…i suoi respiri erano veloci e ritmati, ormai sincronizzati con le spinte che dava Joe, il quale grazie alla scarica ormonale non fu in grado di tenersi la durezza a lungo per godersi il dominio delle carni di lei…e le venne dentro in quattro minuti che naturalmente erano volati…
“AHNNN…ohhhh…AHAHNNN…AHNNN…sìiiiii! Ecco! Arrivaaaahhhhh…”
“Ahnnn…ahnnn…ahnnnn…ahnnnn! Mhhhhhhhmmmm…hohhhhhhhhh…lo sento…dammelo tutto Joe!”
“AHNNN…ahannn…mhmmm…ahn…ahnnnnnnn…ahnn!...hoh …non ne ho più amore!”
“…mhmm…ahn! Bravo Joe!”
Joe lasciò il cazzo dentro il culo di Angela fino a un minuto dopo l’ultimo fiotto, poi finalmente lo tolse…dall’ano della collega cominciò a colare sborra giallo marrone, inevitabilmente…e tre robusti peti di …assestamento…Angela si alzò ancora eccitata, e gli disse:
“Non pretendo che ti si drizzi di nuovo; ormai hai scaricato! ...vieni con me…”
“AHANHHH…dove?”
Angela si alzò in piedi e, allargate le cosce si lavò la vulva con delle salviette umidificate prese dalla cassetta del pronto soccorso; ce ne erano solo due nella custodia di carta; ne prese una, e ci si lavò la vulva; poi diede l’altra a Joe affinché la scartasse…Joe gliela rimise in mano dicendole stanco:
“Fai tu, ti spiace?!”
“No, dammi qua!”
Angela pulì attentamente il cazzo del suo amante con la salvietta; poi si abbassò a prendergli in bocca la cappella insalivandogliela; quindi gli insalivò anche i coglioni un minuto…
“…ahnnnnn…piano Angela…non ingoiarteli! Ahnnnn!”
Angela glieli leccò un minuto, poi si alzò di nuovo in piedi per chiedere a Joe, dopo averlo guardato negli occhi…
“Ho voglia di godere anch’io adesso! Dai!”
“Che devo fare?”
“Leccarmela finché non vengo! Pensi di riuscirci? Su! Stavolta t’inginocchi tu…”
Joe inginocchiatosi davanti alla sua vulva iniziò a baciare e leccare quel sesso biondo; Angela ogni tanto lo fermava per massaggiarsi vicino il clitoride, poi lui riprendeva a leccarla un po’ a caso, ma sempre insistendo sulle parti più vicine all’organo di senso, insalivandola bene…la vulva di Angela s’era gonfiata, e di tanto in tanto la lingua di Joe intercettava un piccolo colino salato quando preso dalla sua lingua, amarognolo gestendoselo in bocca, che stimolava in lui altra voglia di leccare, incoraggiato dai sospiri di piacere di lei…
“AHNNNNN…huhhhhhh…sìiiiii! Ahnnn…ahnnn…ahnnnn!”
“Sluuuurp, slaaaap…flhuffff, spliiiiith, pciù…sluuuurp, sflutch, slaaarp!”
Angela piangeva per la felicità e per la sua abilità linguale…
“…ahnnn…ahnnnn…bravo Joe… così dai!...ahnnn…ahnnnn!”

-“Tack…ta-clack…tack…tack…bekkk!”
“AHNNNN…ahnnnn…vengooooooohhh…ahnnn!”
“Sì…sluuuurp…slaaaaaap….uhmf….sluuuuepp…splu-flutch…coli ancora…porcaaaahhhh!”
“…sì…Joe! So…sono…ahnnnn…venutaaaaahhhh …hai sentito? Un rumore…ahnnnn…f..fu…fuoriii…ahnnnn!”
“AHNNN …ora m’interessa la tua ficaaaahhhhh! Ce l’ho di nuovo dritto Angela! …diamoci dentro, dai!”
…nel frattempo mentre Joe conosceva un residuo di esaltazione sessuale, attivato dalla leccata alla fica in “carburazione” della sua co-pilota, senza avvedersene, stava ignorando dei rumori meccanici familiari, che nella sua mente ormai stanca e pigra si definivano come rumorini di raffreddamento degli elementi meccanici e oleodinamici della navetta, rumori che nella sua carriera di pilota aveva sentito centinaia di volte; quando ritenne di aver leccato abbastanza da avercelo di nuovo duro, chiese ad Angela di aggrapparsi a lui…
“Su, reggiti a me…che te lo metto dentro!”
-“TACK…triiiiiiiiimp…ta…tack…”
“Ci sono rumori dall’esterno Joe…ahnnnn…ahnnnn!”
“Non ci pensare! AHNNNN … saranno i martinetti attuatori della portelleria …ahhnnnn…magari vengono dal pozzetto del carrello …avranno mollato! …la pressione dev’essersi abbassata …AHNNNN…Ora te lo metto dentro! Ahnnnn…sei calda Angela!”
“AHNNN…hohhhhhhh! Ahn! …sarà…ahnnn …però …AHNNNN! …però ahnnn…secondo…me…AHNNNNNNNNNN!”
Angela si aggrappò alla sua nuca mentre lui cercava di tenerla in braccio: e mentre il suo cazzo si piantava nella sua fica…Angela però non era leggera! Non di meno la sua vulva era ormai bagnata al punto giusto da stimolare il centro della sua cappella, in modo tale da fargli tirare quattro-sei colpi al massimo…
“AHN…AHNN…AHNNNNN…”
“Sìiii…dai…vieniiiiiii…”
“AHNNNNN…eccooooohhhhh!”

-“BBBBBANGGGG…vraaaaaam, fluuuuuuuh!”
…Joe era venuto al quarto colpo del suo cazzo, ma non si godette in pieno l’acme di pre orgasmo, poiché in quello stesso momento mentre Joe eiaculava col primo colpo, qualcuno, dall’esterno, aveva azionato il sistema d’espulsione d’emergenza della calotta più o meno emisferica anteriore dove si pilotava: attraverso quattro tubicini con sotto delle cariche di plastico C4 appena fatte esplodere, tirando una manovella esterna un metro in fuori, dei tubicini più interni scorrevoli avevano espulso la calotta superiore, lontano di venti metri più avanti, lasciando tutto scoperto al Sole accecante il pavimento di cabina, la paratia posteriore, e i posti di pilotaggio. Naturalmente, se Joe e Angela avessero attivato essi stessi per loro conto l’espulsione rapida si sarebbe avuta la stessa cosa, cui sarebbero seguiti anche i seggiolini un 60 centesimi di secondo più tardi. Da fuori visto che non aprivano i piloti, i soccorritori avevano aperto provocando per cautela la sola espulsione del tettuccio: di quello che era stata la loro cabina di pilotaggio ai soccorritori apparvero un pavimento, due corpi nudi e congiunti, nonché tremanti per l’imbarazzo, e due seggiolini oltre al quadro strumenti del cruscotto. Le facce di Joe e Angela erano indescrivibili per il singolare choc loro occorso, e intanto Joe eiaculava passivamente, dato che la fica di Angela lasciava ottimi ricordi nei suoi chiavatori quanto a bagno interno e calore…al momento dello scappellamento esplosivo della zona pilotaggio, lo smuovimento improvviso anche dell’aria interna aveva sollevato la loro biancheria intima, lasciata tra i sedili, e il pavimento proiettandola fuori. il soccorritore in realtà era un capitano dei reparti anti terrorismo dell’Unione Mediafricana in divisa d’azione, nera, piena di strumenti sull’elmetto come una camera video, e un microfono, e delle barriere di fibra anti proiettile sul torso e sulle cosce; aveva azionato l’espulsore esterno con la mano sinistra, reggendo con la destra l’arma laser d’ordinanza; altri dodici uomini da sotto avevano circondato in assetto di guerra la navetta, in teoria pronti al fuoco; l’uomo, visti i due corpi nudi, si alzò la visiera per farsi riconoscere, e presentarsi, a quelli che gli parvero due nudi derelitti in barbonato domestico; parlando la lingua terra-spaziale standard disse:
“Sono il capitano Mateo Rosas, dell’anti terrorismo, restate fermi dove siete, e non si farà male nessuno…”
Joe biascicò un paio di parole, senza metter su un discorso…ma aveva il problema di tenere Angela, che però era appoggiata passivamente di spalle allo schienale posteriore dei seggiolini, dato che la scopata l’avevano combinata nella zona di transizione, davanti alla paratia che li separava dalla stiva.
“…ecco…noi…”
“I piloti dove sono?”
“Siamo noi due, io sono il colonnello Joe Calaggio, forze armate Eurasia, capo pilota; la donna qui è il mio copilota, il maggiore Angela Pohel, ingegnere…”
Il capitano Rosas, dato il loro contegno, li guardò con la superiorità con cui, secoli prima, i bianchi dominatori coloniali guardavano i neri africani come lui…e disse:
“Signora, scenda! Dovete distaccarvi, sempre che non voglia finire incinta da vedova!”
“Vedova? Ecco, io…”
“Non potrà reggerla ancora senza farsi scoppiare il cuore! E fate piano senza movimenti inconsulti; vi tengono sotto tiro i miei…”
Joe tolse il cazzo, goffamente con le mani, mentre Angela si reggeva a lui, e lei lasciando la presa ad abbraccio scese per terra…il capitano, si voltò per non vedere lo sperma di lui caderle dalla vulva, prontamente coperta dalla mano, dicendo loro dopo un opportuno sguardo al pannello strumenti, che aveva trovato quello che cercava:
“I portelli esterni della stiva si aprono da lì?”
“Sì. Accenda col rosso, poi digitare 3, 3, 9, e spinge il rettangolino bianco…”
Il capitano Rosas seguì le istruzioni di Joe, e i portelli del dorso della navetta si aprirono, mostrando a coloro che attendevano all’esterno, l’interno del mini shuttle: ovviamente era vuoto, tranne la rotaia di lancio del satellite, e dei sistemi minori…un paio di civili, uno mulatto in pantaloni e t-shirt, l’altro nero in hawaiana, sui cinquant’anni entrambi, aggregati al reparto di soldati con meno di trent’anni, salì sulla scaletta nel frattempo piazzata da un milite davanti al bordo d’attacco alare destro; in un paio di passi sopra il sentiero di camminamento alare, raggiunsero la stiva talvolta aggrappandosi agli sportelli, talvolta passandoci sopra, per scavalco; ovviamente deformandoli…
“Sono due ingegneri, devono assicurarsi che non abbiate armi nascoste a bordo…forse rovisteranno un po’ nella stiva…”
“Potevano passare da qui…c’è l’ingresso sulla paratia!”
Il capitano Rosas non disse nulla; e neanche Angela…i due ingegneri, scesi nella stiva, aprirono alcuni portelli sapendo già a cosa servissero e ispezionarono il vano carrello; nel frattempo il capitano Rosas ne approfittò per fare qualche domanda…
“Posso sapere dove eravate diretti?”
“Città del Capo, era l’atterraggio più conveniente, dopo la nostra missione…”
“…ma siccome non eravate attesi vi hanno vettorato qui quelli della difesa aerea…ci hanno detto che la radio ce l’avevate in avaria…è vero questo?”
“Sì, e non abbiamo potuto avvertire nessuno…”
“…neppure sulla criptata?”
“Non funzionava…”
“…è quella?”
Il capitano indicò lo strumento che aveva comunque riconosciuto; Joe guardò il capitano senza dire nulla; al che il capitano fece cenno di salire ad una persona, un altro civile, un bianco in abiti leggeri, di giovane età. In venti secondi il giovane, che indossava un auricolare con microfono era un biondino nord europeo come Angela; salì a bordo presentandosi da solo:
“Sono John Tribbs, addetto aeronautico dell’ambasciata eurasiatica in Mediafrica, questo è il mio tesserino…ho sentito che dicevate al capitano che non avete mai usato la criptata…è vero?”
“…abbiamo cercato, ma non funzionava! Sa, il paragrafo D…”
Angela intervenne:
“…mancava la cartridge di decodifica! A bordo non c’era.”
“…mancava?”
“Io non l’ho trovata!”
“Mi sa che avete cercato male…Capitano Rosas, raggiungo i sedili…però dovrebbe dire ai suoi tiratori se abbassano le armi…va tutto bene mi sembra!”
“…prego! Vada, è tutto sotto il mio controllo! Faccia quel che deve, senza timore.”
Le armi da terra non vennero abbassate, dato che ognuno di loro aveva un punto laser sul proprio corpo, visibile sotto certi angoli di visione, segno che restavano sotto tiro…ma Rosas fece cenno che tutto andava bene, senza perdere di vista Tribbs, a maniche corte, con gli avambracci e le mani bene in vista. John Tribbs rovistò nella tasca basso ventrale del seggiolino di Joe, e dopo una breve ricerca trovò qualcosa, dentro una custodia di plastica floscia nera…tirato fuori l’oggetto, aprì la custodia, e tirato fuori il contenuto, un biscotto con contatti conformali agli spigoli, si rivolse ai due:
“…scusate, e questa cos’è?”
Calaggio era ammutolito… imbarazzato non poco; Angela era sbiancata per la meraviglia, dimenticando un istante la sua nudità per la facilità con cui il giovane diplomatico aveva trovato la decodificatrice per usare la radio criptata; per assicurarsi di come erano andate le cose la inserì, e verificò che funzionasse…poi la tolse, e se la mise al sicuro nella propria tasca dei pantaloni, dicendo:
“Capitano Rosas, per parte mia ho finito; spero che vogliate rimpatriare al più presto questi due… astronauti distratti …”
L’ufficiale mediafricano lo guardava indifferente; poi, dopo qualche decina di secondi, riferì quanto aveva ascoltato.
“Maggiore Tribbs, mi dicono che il vostro convertiplano sta arrivando!”
Tribbs rivolto ai due disse:
“Bisogna che troviate il modo di coprirvi; intanto che fate la visita medica vi procurerò degli abiti; se non ci riesco…alla peggio vi darò i miei…capitano, per parte mia intendo restare con loro fino all’ospedale almeno…”
“Nessuna obiezione!”
Poi dopo aver scambiato un paio di cenni coi due civili che avevano ispezionato il mini-shuttle disse:
“…mi dicono che sembra tutto a posto. I droni recon mi hanno comunicato che non ci sono persone nel raggio di 50 km. Allora maggiore Tribbs, la lascio con i due piloti; noi rientriamo. Tra quindici minuti atterrerà un convertiplano privato, pagato dalla vostra ambasciata, e vi porterà tutti in città per le formalità di rito, mi raccomando sgomberate la pista! …signori!”
Il capitano Rosas salutò militarmente, e lasciò la navetta, ormai aperta per tre quarti…
“Non li abbiamo sentiti arrivare…”
“Hanno usato delle jeep elettriche ultra silenziose; sono atterrati con flyer tattico a un chilometro da qui…comunque posso dirvi che hanno bussato, ma non rispondevate…nonostante tutto, il vostro atterraggio non sembrava automatico. Qualcuno che pilotasse abbiamo concluso che doveva esserci…certo se stavate facendo sesso…”
“…maggiore Tribbs, il colonnello qui …insomma ha avuto un’erezione, e io…ho…ho ceduto!”
Il maggiore Tribbs, da addetto aeronautico, disse ai due:
“…mah…vi consiglio di sostenere di essere stati sotto choc…come mai il motore è diventato una scultura moderna?”
“…siamo stati colpiti da un detrito in orbita; ci ha fatto ruotare per un po’… siamo rimbalzati anche due o tre volte, no quattro sopra l’atmosfera esterna; forse ci hanno salvato i giroscopi! ...l’alfa lo menavo a occhio…e Angela…cioè il maggiore Pohel mi ha tenuto sotto controllo il bank…”
…Joe trascorse i quindici minuti facendo rapporto a voce al diplomatico, che dal canto suo disse:
“…capisco! Comunque nel convertiplano stanno arrivando alcuni dei nostri per asportare l’avionica sensibile, e la scatola nera; entro un’ora e mezza ripartiremo…la navetta credo che resterà qui…il governo immagino disporrà la rottamazione sul posto invece di un costoso, inutile trasferimento…ora che arrivano li aiuterà a rilasciare i freni…nel convertiplano c’è anche un muletto aeroportuale, dobbiamo comunque liberare la pista prima di andarcene…”
“…anche se non atterra mai nessuno?”
“Nessuno? …qui atterrano i contrabbandieri di rifiuti tossici che pagano fior di tangenti a certi funzionari di qui…bisogna andar via il prima possibile, anche se oggi non c’è nessuno. Qui non abbiamo sentito radioattività, ma non possiamo esserne sicuri!”
“Insomma non ci viene nessuno da secoli, ma tutti sanno che c’è …”
“Qui non c’è nessuno da qualche secolo, ma la pista va sgomberata, hanno detto. Tutto qui!”
“Posso chiederle una cosa maggiore Tribbs?”
“Dica!”
“Ho notato il suo auricolare, e il microfono … ma quel rettangolo rosso alla cinta …per caso ci avete registrati?”
Tribbs mostrò la faccia del rettangolino rosso da due centimetri di spessore che portava sulla fibbia della cinta …
“…questo?”
“Sì …non ne comprendo lo scopo, non ha microfoni…almeno così mi sembra!”
Tribbs si fece improvvisamente serio:
“…beh, a questo punto è inutile negarlo! In caso ci assalgano dei terroristi e non potessimo sfuggire, siccome voi sapete troppo e io con voi …insomma un’esplosione di quest’alto esplosivo e ce ne andiamo all’altro mondo portando qualcuno di quei bastardi con noi …a proposito avete con voi le pillole di rientro, sì?”
Angela, tremando disse a disagio:
“…io ehmm…io la mia l’ho…l’ho…insomma devo averla buttata!”
“Allora mi stia vicina maggiore Pohel! Le prometto che non soffrirà! Vaporizzeremo prima di dire che…”
Stavolta anche Joe Calaggio era piuttosto a disagio…e provò a protestare…
“Maggiore, per parte mia io mi rifiuto di …morire assieme a lei! Se la vedo toccare quel rettangolino mi allontanerò all’istante!”
“Entro 30 metri io, lei e chiunque sia nel cerchio dei 30 diventeremo atomi impazziti, quindi lei non farà un bel niente colonnello! Anzi sa che le dico?!”
Calaggio benché nudo, ritto sulla schiena come un dittatore si stava inalberando; Angela pareva cercare una inesistente pistola in un immaginario western tipo mezzogiorno di fuoco … Tribbs proseguì con un tono più amichevole…
“…”
“…che se la racconto non mi crederanno! …ah, ah, ah, ah, ah! AH, AH, AH, AH! AH, AH, AH…”
Tribbs avendo visto le facce spaventate di quei due astropiloti distratti e piuttosto indisciplinati, dato che non fidandosi della loro forza armata avevano scelto un territorio amico, ma non alleato, era scoppiato in una fragorosa risata…
“…ve l’ho fatta?! Eh?”
“Che intende dire?”
“È il GPS, così il comando eurocentro a Bruxelles sa sempre dove ci troviamo…casomai succeda veramente qualcosa! …ma andrà tutto bene!”
Angela la pipì se l’era fatta sotto, ma essendo per lo più già nuda il danno era relativo…
“Beh, credevamo che i soccorsi prima di un paio d’ore non si sarebbero fatti vedere…”
Angela intervenne:
“Credevo che i predoni e gli sciacalli qui fossero più probabili dei soccorsi…”
“…vedete vi hanno vettorato qui nel deserto dell’ex Angola, perché nessun governo voleva accogliere un mini orbiter, forse militare senza un piano di volo… paura delle radiazioni residue del carico; era un carico della difesa, vero?”
Joe annuì senza rispondere…
“Qualunque cosa trasportavate nessuno voleva una patata bollente come una navetta da demolire, da mostrare ai media!”
“Perché non ci hanno messi in stato di fermo?”
“…uhmmm…immagino perché il nostro governo ha attribuito immunità funzionale alla navetta, non appena i satelliti radar ci avevano informato che puntavate sul Sud Africa; ce l’hanno concessa a condizione che l’anti terrorismo potesse farne l’ispezione a vista: prima uno di quei due civili di colore era un ingegnere nominato da noi dell’ambasciata, mia conoscenza e amicizia tra l’altro… e l’altro invece del ministero della difesa del Mediafrica! Finita l’ispezione è finita anche la diffidenza post volo… comunque se aveste puntato sul Sudafrica i loro caccia vi avrebbero abbattuto. Qui ora si tratta di sgomberare …e ci penseremo noi! …colonnello Calaggio, credo che la sua condotta non sia stata esattamente professionale; ma data la collisione con un detrito cosmico siete sicuramente sotto choc! Lo stesso varrebbe per lei maggiore Pohel…comunque con quello che dovete aver passato, secondo me nel sangue avevate ormoni a fiumi! ...quindi se potrò vedrò di aggiustare il rapporto!”
Joe si rivolse ad Angela in cerca di una qualche forma di solidarietà, però Angela gli fece un piccolo rilievo:
“Joe, io ho sbagliato! Ma in passato i biscotti decoder li ho sempre trovati già inseriti, nella radio criptata… tu non potevi cercare? Hai trovato il cavo per una EVA …e non cerchi tra le tasche del seggiolino!”
“…ma non vedi che ci hanno assegnato un’orbita inquinata?! Se non me ne fossi accorto di quella stellina sfocata, ci prendeva in pieno, cazzo! …se non avessi guardato per abitudine attraverso il cristallo noi due eravamo morti!”
“Joe, siamo vivi grazie a te! ...”
Dopo averlo ricordato questo particolare, Angela baciò in bocca Joe, poi però gli disse:
“…ma senza la decodifica ci potevano anche abbattere!”
Tribbs aggiunse:
“Un paio di sat radar vi stavano seguendo, mi hanno detto sulla satellitare…dopo la deformazione della zona motore per l’urto, credo, avevate una traccia radar anomala…solo che quello che reso perplesso il Comando eurocentro era il fatto che avete deliberatamente ignorato gli alternati nel Nord Africa alleato, per puntare sul Sud Africa amico, ma senza accordi di ricovero navette militari come questa!”
“Noi, non…”
-“Tot…tot…tot…tot…tot…tot…TOOT…TOOOOTT…TOOOTTT!”
“Ah, il nostro convertiplano!”

Non appena atterrò il convertiplano noleggiato dall’ambasciata, Tribbs sceso dal mini orbiter, e subito salito a bordo del convertiplano da trasporto, andò dal personale navigante di supporto, e si fece dare del vestiario d’emergenza, di qualunque tipo; poi tornò a bordo dell’orbiter ormai scoperto, e fornì ad Angela e Joe, nudi riparati dietro i sedili, delle tute da lavoro gialle, e delle bottiglie d’acqua individuali con le quali Angela poté lavarsi dall’enuresi nervosa dello scherzo di Tribbs; le casacche erano di quelle che indossavano gli addetti aeroportuali; Joe e Angela poterono recuperare la loro dignità una volta vestitisi; dato che bisognava sgomberare la pista, Joe aiutò i conducenti del muletto elettromeccanico, una specie di trattorino giallo, a piazzare fuori pista il mini shuttle; poi dei civili, senza chiedere a Joe alcunché, anzi intimatogli d’allontanarsi, asportarono con chiavi e cacciaviti l’avionica sensibile che sistemarono in delle casse blindate, presso le quali durante il volo, venne vietato cortesemente anche ad Angela e Joe di stazionarci intorno nonostante fossero chiuse; l’asportazione completa dell’avionica “sensibile” aveva richiesto un’ora; poi Tribbs diede ordine di distruggere la navetta per evitare che venisse riutilizzata, anche solo come relitto per bufale mediatiche che davano cibo (e soldi) ai complottisti, mediante foto digitali con commenti vari: dei civili in occhiali rigorosamente scuri piazzarono cariche esplosive, non tanto più grosse del rettangolino GPS alla fibbia di Tribbs, tutto intorno alla navetta per distruggerla con un’unica implosione sincronizzata di venticinque mini cariche esplosive militari; il che avrebbe trasformato la navetta in un uovo al tegamino con un’ondata di calore da nucleo stellare per una decina di milionesimi di secondo. A Joe ed Angela non venne consentito di osservare la scena; il convertiplano, non appena rientrarono i civili che abbandonarono là anche il muletto ruotato a margine della pista e il pilota chiuse la rampa di carico, decollò verticalmente … una volta in quota a seicento metri, il basculaggio dei rotori li aveva trasformati in propulsori orizzontali, e il convertiplano divenne un veloce aereo da traporto, che si allontanò dall’area in un minuto o poco più; durante il volo sentirono tutti un tonfo sordo, con un lieve tremore, e un bel lampo, che era entrato tramite l’oblò laterale: Tribbs precisò ai due (sbadati) astropiloti:
“25 cariche esplosive a microfusione! Non fa rumore, e non rilascia radiazioni da fallout! La vostra navetta non esiste più! ...diventata un dipinto surrealista!”
Angela era curiosa, e andò a guardare dall’oblò; ma ormai erano troppo lontani…Tribbs le disse:
“Il comando è arrivato dal satellite un minuto dopo il nostro decollo; il mio GPS segnalava che eravamo lontani abbastanza; fine della storia!”
Joe disse:
“Il muletto lo avete lasciato lì, ho visto.”
“Dovevamo imbarcare l’avionica dell’orbiter al ritorno. Il muletto se funziona ancora, ma ne dubito, si può tornare a prenderlo in un secondo momento! E sennò se lo prendano pure sciacalli e predoni, ma non ci faranno nulla! Non ve lo detrarremo dallo stipendio! E il contribuente eurocentro non ne saprà nulla del costo di questo volo!”
Il volo durò ventitré minuti fino ad un aeroporto minore dove vennero fatti trasbordare tutti e tre in un mini aerotaxi a guida autonoma, che li portò presso una struttura ospedaliera dove vennero visitati presso l’ospedale centrale, e trovati in buona salute; discretamente vennero separati, e sempre separatamente svolsero le formalità di rito pro rimpatrio; quindi, piazzati su voli diversi, si apprestavano a tornare a casa sorvegliati con discrezione da altri passeggeri del servizio segreto, imbarcati sul loro volo; tornata a Bruxelles, una telefonata del capitano Venn, sua amica, le disse di tornare direttamente a casa, dove l’aspettavano due civili del servizio di sicurezza che avevano fatto compagnia al figlio Helmut, per fargli delle ovvie domande sul suo stato emotivo, e sulla famiglia, se la madre gli faceva vedere il papà, e così via. Il maggiore Tribbs, il cui compito era curare la spedizione dell’avionica e dei dialoghi di cabina, compresi quelli sconci di Joe riguardo la sua relazione con Thae, direttamente al ministero della difesa euroasiatico, “aggiustò” il rapporto sul comportamento distratto di Joe Calaggio, e la sua inopportuna dimenticanza del biscotto di decodifica; i dialoghi di cabina comunque registrati dalla scatola nera asportata dal mini shuttle avevano ovviamente stimolato un’indagine interna, visti i trascorsi sessuali che Joe aveva raccontato, vantandosene, ad Angela …la quale si preferì considerarla non responsabile della missione, comunque riuscita, se si escludeva la collisione col detrito in orbita. Delle menti più in alto ritennero che Angela non era stata fondamentale nello stimolare gli imbarazzanti ricordi di Joe. Tali ricordi erano dovuti a possibili patologie neuropsichiatriche, come pure un possibile tumore in itinere del lobi frontali del cervello, che rendeva Joe meno controllato nello scegliere degli argomenti di conversazione. Tuttavia, o forse per sicurezza, venne allontanata dal suo ufficio fin dal suo ritorno a Bruxelles, e destinata ad altro incarico, altrove. I protagonisti di quei racconti a ruota libera tutti collocati in ausiliaria, senza imputazioni, data la nebulosità delle ricostruzioni dei fatti. L’ufficio di Joe era stato rivoltato dai servizi di sicurezza e, asportati e distrutti i terminali, dapprima termicamente poi per triturazione (e ceneri seppellite sotto scorta); venne quindi adibito ad altro scopo. Joe “il possibile frontale” venne visitato dall’ospedale militare. Non appena le visite mediche dimostrarono che i lobi frontali di Joe erano a posto, quei comportamenti vennero considerati di origine psichiatrica come conseguenze di pregresse manie di persecuzione, e dopo quel volo venne congedato col patto di mantenimento del segreto; in fondo sussisteva sempre lo choc per la collisione di cui lo sfortunato duetto non era incolpabile, anzi! ... La signorina Thae ormai un’affermata prostituta professionista venne trovata morta di overdose da farmaci nel suo appartamento privato di Berlino nel celebre (e ricco) quartiere di Charlottenbourg. Purtroppo aveva ammesso con le amiche di far uso di droghe, e aveva avuto pure due tentativi di suicidio nella sua vita; per cui non si sarebbe mai saputo se la sua morte fosse dovuta alla sua depressione, o a quello che sapeva del suo carnet di clienti in divisa, quando dava una mano in famiglia da non maggiorenne…tutta la vicenda, prima d’insabbiarla, venne attribuita alla disfunzionalità familiare dei protagonisti: Joe con la moglie e la colf più anziana della moglie, e quest’ultima amante di entrambi …Joe che si era potuto divertire con Thae, e che aveva fatto qualche soldo segnalandola ad amici ufficiali fidati…Thae che era diventata l’amante segretissima di un paio di generali, di cui uno donna, e persino d’un cappellano militare: tutto mai avvenuto…la moglie di Joe che aveva abbandonato il tetto coniugale per una pausa di riflessione…Angela invece, già divorziata, e tradita dal nuovo amante Matt che si faceva pecorine mattutine con la commessa che doveva darla se voleva mantenere il posto… c’era di che mandare in pensione entrambi, e invece venne mandato via solo Joe. Il capitano Andreaa Venn cambiò ufficio al pari di Angela, dato che il loro comune superiore, il colonnello Calaggio venne mandato in pensione, senza sanzioni, col divieto di riavvicinarsi al suo ex posto di lavoro…la disfunzionalità venne ritenuta la causa dell’inopportuna loquacità di Joe in orbita, ma anche la chiave per mettere sabbia, e tanta, sotto quella vicenda…
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