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Lui & Lei

Confessioni di una mente perversa. -1a parte


di sexitraumer
10.08.2018    |    12.438    |    2 7.0
"Io non la prendo ! Io lavoro pulita! - …no prof, e che cazzo ! Le duecento sono perché io gliela porto; se la polizia me la trova sono io che vado dentro, ..."
“Tock !...Tock!...”
Due tocchi intervallati in un periodo “morto”; solo lui poteva averli fatti; per una mezzoretta non sarebbe passato nessuno; 30 minuti era tutto il tempo che avevamo io, e il mio più giovane amante !…maggiorenne e giovane, ma considerato il mio ruolo e la mia precarietà lavorativa, e quindi sociale non rischiavo certo il carcere; di sicuro l’allontanamento dalla struttura per ragioni di opportunità…e se gli organi amministrativi si fossero mossi in tal senso chi avrebbe potuto biasimarli ?!
Non appena feci entrare furtivamente in sala di ricevimento dei genitori il mio “ragazzo”; mi diede a malapena il tempo di richiudere, e si precipitò sul mio seno aprendomi in un paio di manate la camicetta di seta: appena due tocchi abbastanza intrusivi, e già mi stringeva le tette, che baciò rapidamente, lasciando su di esse abbondanti strisciate di saliva come tracce di passaggio veloce della sua lingua, e dopo, sempre deciso e veloce, manco una decina di secondi mi mise contro il tavolo. Dovetti precisargli dopo aver voltato la mia testa verso di lui, accondiscendendo con passività all’uso del resto del mio corpo:
“Vediamo di sbrigarci amore mio ! Ho un consiglio coi colleghi in presidenza tra quaranta minuti ! Non sto facendo pranzo e caffè per essere qui con te adesso! Dai ! Mi devi fottere alla svelta. Dai Dai !”
“Veramente mi ero appostato proprio per aspettarti…ho fatto come hai detto tu, ma non arrivavi mai, cazzo ! Mica è colpa mia, Leda ! E poi non voglio che resti a digiuno per me ! Vuoi che ti vada a prendere due tramezzini al bar ?”
“Dai ! Ma che ti salta in mente ! Così magari non ti hanno ancora visto, e rischi di farti sgamare ! Proprio qui mi dovevi fottere…vieni a stare a casa mia, no ?!”
“Ci devo pensare, non so…veramente non vuoi che ti prenda qualcosa da mangiare ?”
“Lo so Fede ! Lo so ! Dici così da mesi ormai ! No, grazie Fede…oggi la fame non la sto sentendo proprio. Sto così da un po’ purtroppo… Mi hanno fermata i carabinieri per un controllo, e ci hanno messo un po’…ah senti ! Mi troverai un po’ sudata, anche sotto…; sono venuta a piedi di buon passo. Senti, non t’arrabbiare, ma il tuo scooter ce l’hanno i carabinieri del comando di via Agostino Tolti; hanno detto che lo puoi ritirare lì, tu stesso…”
“E cosa volevano i carabinieri ? A quelli non sto simpatico…lo sai…”
“C’è stato un incidente alla svolta, ad un kilometro da qui ! Tra uno scooter, e una macchina o un muro, non saprei, non stavo guardando…pensa lo scooter era identico al tuo, ma la targa era bianca, non si leggeva nulla! E i carabinieri, pensa te, volevano sapere da me, com’era andata…da me ! Dai, su! “
“E tu ?”
“Io ?! …quando sono arrivata io avevano appena portato via il corpo del guidatore…io mica ero lì quando è successo…e comunque non ricordavo nulla, ho insistito parecchio per farglielo capire, e sono venuta di corsa a piedi, tanto l’autobus non sarebbe passato, e di aspettarlo non avevo tempo ! Volevo essere qui da te !”
“Brava ! Hai fatto bene ! Ma il motorino ce l’hanno i carubba allora…”
“Sì, mi avevano chiesto perché ce l’avessi io…e io ho detto che mi era stato prestato da un mio studente; sembrava che non ci volessero credere, per cui quando sono scesa dal mezzo togliendo il casco, letta la matricola se lo sono tenuto per accertamenti. Accidenti ! Ora che mi ricordo…il casco devo averlo lasciato a loro, insieme allo scooter…mannaggia! Io sono stata fermata nel luogo dell’incidente, ma il tuo scooter è integro, solo che la targa dev’essersi scolorita. Comunque sono carabinieri, e non te lo ruberanno certamente, immagino… Io ho detto di essere una professoressa, e mi hanno lasciato andare, finalmente! Eccomi qui con te, no ?!...ehi che stai facendo con il cell ? Non mi starai fotografando il culo per condividerlo con i tuoi amici…?”
“Figurati ! Ho attivato il cerca-cose. Nel motorino ho fatto mettere nascosto bene un sensore di posizione con la sim dei cellulari. So in qualunque momento dove sta…me l’ha regalato un investigatore di infedeltà coniugali al quale ho fatto un favore mesi fa…”
“E perché stai armeggiando col cell ?”
“Per sapere dov’è…”
“Ma…niente foto, vero ?! Fa vedere un po’, dai !…”
“Palle hoh ! Ecco, guarda assieme a me…”
“Io…non vedo niente Fede…ma funziona stò smartphone ?”
Me lo fece vedere, ma doveva essersi impallato; solo un grigiume e basta. Foto per fortuna non ne aveva fatte. Il mio Federico non badava a me, e armeggiava col suo smartphone, senza curarsi di me. Poi dopo un’altra guardata allo schermo si calmò…
“Uhm…sì è come hai detto tu: si trova in via Tolti…vabbé…uhmmmfff per stavolta facciamo che sta dal gommista…le gomme erano lisce; mi sa che non me lo ridanno stavolta…”
“Ti faranno il verbale ?”
“Sì, con una mega multona, cazzo !”
“Fede, amore mio…perdonami, e sfogati! Io oggi ti volevo dare venti euro per ricompensarti della benzina; la multona…vedremo che si potrà fare. Papà conosce un avvocato…senti, sai che ti dico ?! Fammi il culo! Mi lascerò fare ciò che vuoi…dai !”
“Vabbé ! Se non t’hanno perquisita loro lo farò io…”
“Su toccami ! Mi stavi aprendo la camicetta prima…e dai !”
“Vieni qua ! Bella figa di prof ! A quella che te la da si perdona tutto!”
Beh, una cosa avevo evitata di dirla a Fede: il carabiniere che mi aveva fatto quelle domande che sembravano non finire, mi aveva percossa, a furia di dire che non ricordavo niente, mi sono sentita spintonare, trascinare, fino a quando ho finito per ritrovarmi stesa a terra, e si era divertito a spintonarmi pure sotto le tette; io feci finta che la cosa non mi disturbasse, quando cercano di provocarti per ottenere una reazione; sopportai, ed evitai pure di guardarlo; altrimenti lo avrei eccitato solo di più. Realmente i quei momenti avevo ricordi frammentati: a tratti mi sembrò persino che di essere stata schiaffeggiata, ma erano proprio schiaffi? Forse no… Il bello che i suoi colleghi, rimanendo a distanza guardavano e basta, e continuavano a compilare i loro fogli fregandosene. Ad un certo punto mi ha mollata, e mi ha voltato le spalle, e così ne approfittai per alzarmi; i colleghi, senza chiedermelo gli diedero i miei documenti, e il carabiniere implacabile continuava a chiedermi:
“Come vi chiamate signorina, per l’ultima volta!”
“Leda, Leda Dai.”
“Leda Dai ?”
“Sì !”
“Dai, eh…!”
“Leda ! Leda ! Leda Dai ! Sta scritto pure nella carta d’identità ! Perché non la legge ?”
“Sono i documenti suoi quelli che ho in mano ?”
Beh a guardarli mi sembrava proprio di sì.
“Certo, erano ella borsa, quella ce l’hanno ancora i suoi colleghi…l’hanno già aperta…no ?!”
Quel milite non demordeva: mi guardò dritto negli occhi poi mi disse:
“Vedremo! Non si muova ! ...e per favore non si tocchi la faccia in quel modo! Con quelle mani sporche! Rischia d’infettarsi gli occhi…”
Ma che cazzo vuoi carubba ! Mi hai spintonata a terra!...e mò ti preoccupi per i miei occhi…
“Mi stavo solo grattando un po’ …è vietato…?”
…che in verità erano abbastanza irritati da quando mi avevano fermato senza tante cerimonie…
“No. Lo dicevo per lei…aspetti qui, va!”
Lo diceva per me! Ma se mi sono ritrovata a terra per l’irruenza dei suoi controlli del cazzo. Il milite dopo essersi allontanato parlò con i suoi colleghi, poi questi, avvicinatisi, mi chiesero più gentilmente:
“Senta signorina Dai, lo scooter, a chi appartiene ?”
“Al mio fi…ad un mio studente…glielo stavo riportando…quel casco rosso è suo…”
“Dal libretto non risulta però…”
“Con lo scooter mi ha detto il mio…il mio studente che…possesso vale titolo…non so è inutile che me lo chiede! Per queste cose devo sentire un avvocato…”
“Senta Leda Dai, lei che mestiere fa?”
“Insegnante! Stavo andando a scuola, ho lezione fra poco…e dovevo anche riportare lo scooter allo studente che me l’ha prestato ieri…è la verità, vi dico!”
“Signorina, la targa dello scooter non si legge… cos’avete fatto alla targa?...lei è il suo amico intendo…non l’avrete abrasa con la fresa elettrica, vero ?!”
“Non so, le dico, che non so…e poi io non possiedo nessuna fresa…”
“Anche le gomme sono lisce! Questo scooter non è sicuro! Non può circolare. Dobbiamo sequestrarlo…il proprietario deve passare al comando di stazione per ritirarlo visto che un libretto c’è! …lei può andare…ma deve tenersi a disposizione…”
“Posso andare?”
“Sì, non c’è più niente che lei possa fare qui… ormai … a questo punto …i miei tentativi li ho fatti …”
“Mi restituisce la borsa?”
“Prego!”
La presi, e ne andai velocemente, tra una domanda e l’altra quel milite mi aveva anche messo le mani addosso, dentro la giacca, lisciandomi un po’ la camicetta di seta. Le sue mani guantate le avevo sentite…Mi calmai, e sbadigliai: mentre cercavo di riaprire gli occhi mi apparve abbastanza qualcosa di piuttosto sfuocato per qualche istante: sembrava fango o comunque qualcosa di marrone, di sporco. Non riuscivo a capire cosa fosse. Fortunatamente c’era una fontanella d’acqua nella via che portava al liceo dove lavoravo precariamente. Mi lavai la faccia al meglio che potessi, e cercai anche di ricompormi. Usai una pozzanghera per specchiarmi, ma l’acqua era decisamente opaca; forse era colpa dell’inquinamento atmosferico, e riuscii a malapena ad aggiustarmi il colletto della camicia; se quel carabiniere non mi avesse percossa buttandomi a terra…! Maledizione! La giacca si era strappata tra manica e spallina; meglio toglierla, tanto ormai l’inverno era alle spalle…se il bidello di sorveglianza mi avesse vista così, sai i pettegolezzi…entrai con la giacca ripiegata sul braccio; mi ricordai di passare il mio badge: il lettore del badge non aveva fatto aprire il cancelletto elettronico, e sul display comparve la scritta:
“Accesso negato; orario non corrispondente al turno assegnato; attendere il personale d’ingresso…”
Il custode, mi aveva riconosciuto lo stesso, e aveva aperto lui il cancelletto; ringraziai con un sorriso sfuggente, movendo per lo più la mano; il volto del custode non ero riuscita, o non mi ero curata di vederlo, e mi diressi dove avevo appuntamento: nella sala in cui il personale docente riceveva i genitori. Mi assicurai che in corridoio in quel momento non ci fosse nessuno, poi dopo un paio di sguardi, mi diressi a passo silenzioso verso l’aula. Aprii la porta, entrai, e la richiusi dietro di me. Per un po’ di tempo non sarebbe passato nessuno, nessuno, tranne il mio fidanzato…essendo un tipo che coi carabinieri aveva avuto in passato a che dire, evitai di parlargli del carabiniere aggressivo; adesso che c’era il mio uomo, il maschio di cui mi ero innamorata adesso sì che volevo essere “molestata”, o almeno frugata per bene…
“Allora che fai? Mi frughi? Mi piace quando mi metti le mani addosso…”
Le sue mani sembravano tentacolari tra i miei vestiti, ma il suo cazzo non riuscivo a sentirlo…eravamo agitati entrambi: io per la fretta e il tempo perduto e per il consiglio…lui perché per due o tre giorni avrebbe dovuto fare a meno dello scooter in mano ai carabinieri per accertamenti successivi…speravo che mi sbattesse contro il tavolone, e cominciasse a stringermi per i fianchi, ma stava prendendosela comoda…proprio ora che ero decisa a farmi sbattere come una donna-oggetto. Con me era stato comprensivo; ma la rabbia doveva sfogarla, ed il cazzo con uno o due buchini femminili che respirano era il sistema migliore per lo sfogo…
“Beh, che fai Fede ?! Non m’inculi?”
In realtà di solito spadroneggiava sul mio corpo, e la cosa mi piaceva un mondo! Una bella soddisfazione per una prof farsi frugare da uno studente! Subito le sue mani a frugarmi sotto la gonna, e – sorpresa! - non trovò che carne, calda, liscia e pulita, anche se un tantino umidiccia per la scarpinata di corsa. Quel giorno non ricordo perché, ma la doccia avevo preferito farla fredda…ma sono riuscita a ripulirmi lo stesso. La mia pelle non era mai stata tanto liscia, tonica, e …profumata. Le sue dita passarono rapidamente tra le mie cosce quasi volesse esserne certo…già! Proprio tutto libero, anche se forse avrebbe gradito strapparmi le mutandine. Tuttavia sono un’insegnante, prendo uno stipendio da fame (quando lo prendo), e non posso acquistare mutandine tutte le settimane; oltre tutto ho anche un figlio in età medio-scolare. Le mutande pulite servono anche a lui…
…?...
“Hoh ! Continua a toccarmi ! Dai ! Perché ti sei fermato ?...ohhhh…uhmmm…se mi succhiavi i capezzoli era meglio…mica sono fredda qui sotto, frugone ! Ti piace la mia fica, vero ?! Una bella fica da supplente, come nei film di Pierino…dai porco ! Fruga ! Fruga, dai !”
…cercava qualcosa che non trovò; poi passò a godersi il calore, e la pelle a piene mani, tutte e due mentre il suo corpo premeva sulla mia schiena. Passò i suoi palmi sulla pelle delle mie natiche, e trovato l’ano iniziò tutta una serie di tocchi, e piccole pressioni. Aveva il mio ganzo un’abilità tutta sua nella stimolazione tattile del mio buchetto, quello di dietro…fosse stato uno della mia classe ci avrei perso in rispetto al centouno per cento: lui uno studente incostante e quasi menefreghista; io una supplente “lunga”, proletaria, discretamente figa, e decisa a godermi tutto ciò che i sensi mi possano dare senza droga, nemmeno uno spinello…il mio ragazzo esitava carezzando l’ano con i polpastrelli; lo faceva con delicatezza, ma il dito serviva a ben altro ! Ed io sapevo che avrei presto provato del disagio…
“…Hanhhhh ! Lo sai dov’è…porco !...ficcaci il dito ! Che aspetti !?! Hohhhhh…”
… provò a esplorarlo con il medio…un prepotente ! E mi fece anche un po’ male…
“Uhmmmhhh ! Hooohhh ! Ahi ! Lo so cosa vuoi…però chinati un po’, e mordimi il collo, prova ! Fa conto d’essere un pitbull con un pochino di rabbia, dai ! Mordimi ! Mi hai fatto venire un bel prurito mentre mi leccavi le tettehhhhh…perché hai smesso ?!...Uhmmhhhh ! Huh ! Ahi ! Sìiiiiii ! ….Ahnnnn !”
Si era chinato, o almeno ci aveva provato. Mi aveva morso, dietro, o un po’ di lato, proprio nel momento in cui era riuscito a mettere mezzo del suo dito medio nel dentro il mio retto. Certo, il mio porcello voleva l’amplesso anale ! Finché ce l’ho stretto mi posso tenere stretto anche lui, ridevo tra me e me per il mio giochino di parole…
“Hummmhhh ! Fammi sentire i denti, e la lingua, dai !”
Lo avrei accontentato qualunque mio buchetto avesse desiderato, anche se io preferivo di gran lunga essere chiavata nella fica. Un giorno di questi lo obbligo a sborrarmela…Poggiai la testa con una delle guance sulla superficie di fòrmica, e calma aspettai che avesse finito di giocare ad allargare il mio buchetto del culo. Il suo morso sul collo mi aveva reso schiava volontaria. Mi sarei fatta spaccare tutta per la mia eccitazione del suo morso…adoro sentirmi desiderata fino a venire morsa, quasi mangiata…mentre mi mordeva mi ero sentita emettere un bel po’ di calore dai seni, compressi tra camicetta e superficie del banco. Se era già eccitato, se aveva ben goduto con gli occhi le mie curve dietro nel momento in cui mi aveva sollevato la gonna, adesso doveva avere ben duro anche il cazzo ! Che aspettava a cacciarlo ?!...
“…Hoh !”
Eccolo! Lo sento, finalmente ! Caldo e duro, pronto ad aprire le mie carni doloranti per la camminata veloce dopo il controllo ! E al diavolo il dolore! Eh già ! Più ne sento, più mi bagno la fica, e i seni con una sudata liberatoria…sentivo la pressione della sua cappella, e lo struscio della sua asta sulla pelle delle mie natiche. Quelli erano sensi ! Cercai di dirgli ancora una volta di sbrigarsi; di tempo ne avevamo poco, e quei due minuti di struscio preparatorio mi sembrarono eterni…avevo la sensazione che il tempo mi scorresse intorno solo se … - cazzo ! – solo se ero io a riavviarlo con un segnale della mia coscienza. Del resto conoscevo molto bene me stessa: mi eccitavo una volta messa in posizione animalesca. Chiunque fosse entrato in quel momento avrebbe visto una prof sulla trentina ed oltre, con una normale gonna da tailleur al sotto-ginocchio abbassata fino a terra, senza mutande, con due meloncini sodi che facevano, pelle - pelle, gli onori di casa al grosso cazzo ben scappellato, di uno studente qualunque, bello, boccoluto castano scuro con due bellissimi occhi castani: un bel ragazzo alto un metro e settantacinque di discrete spalle, e muscoli non troppo evidenti; purtroppo non so come si mangiasse i suoi soldi, ma sembra che la palestra i suoi genitori, persone umili, non fossero in grado di pagargliela, perlomeno finché era al liceo; sua madre una commessa di mini supermercato; suo padre netturbino: due persone molto dignitose. Certo lui ancora non lavorava, salvo certi sporadici “favori” compensati da persone con cui non prenderei il caffè in presenza di mio figlio, che però gli avevano “fruttato” anche - anzi ANCHE ! - due o tre segnalazioni presso i comandi di stazione dei carabinieri. Infatti al posto di blocco avevo paura che mi contestassero la mia conoscenza con Federico. Aveva sempre fatto in tempo a disfarsi delle “cosette”, e mi aveva giurato che non trasportava né droga né refurtiva per nessuno…mi ero perdutamente innamorata quasi subito di questo “bel deviante”, al quale avevo promesso una bella scena di sesso squallidamente spinto, in posizioni umilianti per la mia dignità di donna innamorata, e dominanti per le sue voglie di dominazione su di me; come quelle che stavano in un giornale porno, che si era fatto dare da un suo amico segaiolo appassionato di aerei militari…la nostra situazione era resa più intrigante dai miei affannosi, e ansiosi sussurri; normalmente un orgasmo mi avrebbe calmata, ma ci trovavamo in uno spazio non nostro: la sala di ricevimento dei genitori…lui parlava a bassa voce, io ad imbarazzati sussurri…c’era la spada di Damocle dell’acustica di quei muri…la qual cosa mi faceva soffocare i miei respiri e rantoli, con quel batacchio dentro pronto a scampanare oltre il mio buchetto del culo…
“Entra ti prego ! Hoh ! Uhmhhhh ! Lo so che me lo stai mettendo al culo !...Sbrigati per favore; potrebbero bussare da un momento all’altro !”
“Eccheccazzo ! Mi avevi detto che oggi non c’era ricevimento…huhmmm…bella che sei…!”
“Oggi nessun prof riceve i genitori, ma passa il bidello per le pulizie settimanali cazzo…dai, deciditi ad incularmi ! Mezz’ora non ce l’abbiamo! Però se hai il vizio di sentirti scorrere dentro l’adrenalina mentre mi scopi, meglio di qui non ho saputo trovare niente…datti da fare amore mio! Rendimi una puttana da giornalaccio! Magari…ohhhhh…se ti fa piacere…ahn…un giorno di questi…ohhhh…chiamiamo pure un fotografo porno…a casa mia…ti va?...Eh ? Ti va ? Ahn!”
“Pit…pat…pit…pat…pit…pat!”
Passi !
In realtà l’adrenalina scorreva a me: ero angosciata da certi rumori di passi che sentivo dal corridoio…sembravano avvicinarsi…quasi permanere – e se stavano origliando? – altra ansia e batticuore…ma poi si allontanavano; intanto il mio ragazzo da incosciente adolescente spingeva, e strusciava il suo giovane cazzo dritto tra le mie natiche…
“Ehi Figa prof ! Sei tu che hai il gusto della sveltina intensa…ma almeno hai chiuso la porta ?...sluuuurpp !”
“Ohhhhh, mordi ! Mi piace ! Ahnnn !”
“Pit…pat…pit…pat…pit…pat!”
“Uhmmmm sì…ecco !”
“AH !”
“Pit…pat…pit…”
Ancora passi…ma quando finiscono? Se entrano ora sto in una bella merda! Angoscia!
Il mio Fede, prima di finire la domanda si era di nuovo chinato su di me senza lavorio del cazzo per mordermi ancora dietro il collo, ma alla fine della domanda, interruppe il morso per darmi un’improvvisa leccata sopra l’orecchio, e la cosa mi provocò il rilascio di qualcosa dal mio sesso; qualcosa che mi stava rigagnolando dalla fica aveva già raggiunto la parte interna della mia coscia sinistra…ero io la vera porca che si bagnava per una scena da giornalaccio porno come la nostra…certo avevo chiuso, lasciando cautelativamente la chiave dentro, cosicché chi avesse tentato di entrare con la propria chiave non sarebbe stato in grado di girarla…di nuovo passi che si avvicinavano…per poi allontanarsi.
“…ahnnnn…ohhhhh…sì e ci ho lasciato la chiave inserita se ti volti a guardare un attimo…uhmmm…ohhh ! Ma…ohhhhh !”
“Ma !?! Bella figona ! Che vuoi dire con ma ? …belle calde le tue chiappe…mi sto proprio deliziando la cappella…”
“Ma… volevo dire se provano ad entrare la loro chiave…non…ohhhh…non…non chiava insomma. S’insospettiranno, e sfonderanno la porta credendo che qualcuno sta facendo qualcosa di illegale…”
“Bella figona…mi sa che ora te lo rompo questo culetto…”
“Sì, Fede ! Rompi tutto e sborrami ! Adoro la sborra di quelli della tua età !”
“HOOOOHHHHH ! Ti voglio tutta figona mia…sì ! Miaaaaahhh…hmmmhhh…”
“Per carità abbassa la voce…ci possono sentire…sento di nuovo quei passi…”
“Pit…pat…pit…pa…”
Mi venne poi in mente durante quegli adrenalinici attacchi di porcaggine frammista ad ansia, che il corridoio possedeva una sua eco per struttura, e che quei passi potessero essere in realtà anche lontani…
“Va bene figona prof ! Va bene…t’inculerò piano…”
“Il tuo cazzo lascialo fare ! Con la voce devi fare piano, con la voce…attento ! Può esserci qualcuno dietro la porta, sai…”
“Che vada affanculo ! Basta che non entra proprio adesso…allarga un po’ le gambe…dai, un po’…”
“Hoohhh, così ti va bene?...ohhh…”
Dopo un paio di minuti di struscio del suo cazzo tra le mie natiche, e delle prove d’appoggio della cappella in indurimento direttamente sulla superficie striata del mio ano, era questione di una decina di secondi, e avrei sentito la dolorosa trafittura d’entrata. Il cazzo del mio giovanissimo amantino stava bussando al mio ano, cercando di prolungare ogni carezza che faceva con la cappella alla mia pelle. Voltandomi un attimino sentii una fitta al collo – solo il torcicollo ci mancava, cazzo ! - dovetti riportare la testa in avanti, e poggiarla di nuovo sulla fòrmica, notando solo in quel momento che l’avevo bagnata col sudore, per cui gli sussurrai infoiata, e decisa:
“Fede, insomma ! O Entri, o mi volto, e ti prendo a calci nelle palle !”
Io ero già bagnata, e sporca lì nel mio sesso, mentre il mio Fede era ancora caldo ed asciutto cominciavo ad irritarmi: cosa avrei dato per un tergifregna, per una lingua maschile o femminile che me la ripulisse un po’ a saliva. Mi colse un pensiero da porca bagascia senza limiti: lì sotto, fra le mie cosce bagnate non avevo mai desiderato così tanto la presenza del mio “secondo amante” casalingo, pronto a ripulirmi la vulva sporca a debita distanza dal cazzone del mio Fede !
“Sono pronto prof ! Un attimo, sei così bella vellutata, e calda lì dove sto ora…gnaaaammmmhhh !”
“Mi chiamo Leda, piccolo imbecille ! E sto perdendo la pazienza ! Basta morsi…continua di lingua che sto carburando…forse c’è già qualcuno in corridoio…non senti dei passi ?”
“Pit, pat…pit, pat…pit, pat…”
Ancora quel rumore di passi…ma il mio Fede sembrava non accorgersene…
“…uhmmm no, perché ?”
“Non ti fermare ! Scopa !...ahnn ! M’era parso…o mi hai …uhmmmm…eccitata talmente tanto che ho le allucinazioni acustiche…dai Fede…sono pronta. Aprimi !”
I suoi morsetti sul mio collo mi avevano infuocato le orecchie. Sentivo caldo, ed ero tesa. Federico, che io chiamavo Fede, era uno studente della scuola dove avevo preso servizio; bulletto nella vita, ma non a scuola, dove anzi difendeva, senza paura di prenderle, i suoi compagni più deboli ed esposti ad esempio alla “festa del primino”; non ho mai saputo se il suo coraggio era incoscienza, o gusto per l’adrenalina. La prima volta che lo conobbi ero appena giunta nell’istituto per una serie di lunghe supplenze, dato che dovevo sostituire due insegnanti di ruolo: una incinta al IV mese in seconda B, ed un’altra in terza C, suo malgrado malata di tumore in convalescenza dalla chemioterapia…la professoressa Benedetta T. di matematica e fisica aveva insistito per conoscermi, e, nel nostro incontro mi aveva avvertita di questo Federico, che nello studio non prendeva seriamente niente, anche se era straordinariamente intelligente, e capace d’intuire evoluzioni e teoremi dell’analisi matematica di base, prima della spiegazione. Ora vi chiederete chi era Fede…beh mi aveva confidato la sua insegnante che il deviante in questione aveva già un paio di segnalazioni al commissariato di polizia - ma io sapevo presso i carabinieri - del quartiere contiguo a quello dove c’è l’istituto dove insegno…uh che dolore!…
“HUH !”
Il respiro mi mancò per due buoni secondi; mi riapparve di nuovo quello strano orizzonte marrone, poi niente più. Anche i due secondi passarono, anche se abbastanza fastidiosamente; per me quei due secondi erano stati molti di più, dato il numero di ricordi che la mia mente aveva richiamato nell’attesa che il suo cazzo si facesse strada oltre il mio ano non lubrificato ! Era entrato di soppiatto; non m’ero accorta che mi aveva scostato una delle natiche un istantino prima dell’infiocinata; gesto nel quale, il non-mio studentello, era diventato bravino. Il suo cazzo era grossetto, ed averlo nel culo non era sempre una goduria, salvo - e per me sola ! - pochi momenti di esaltazione porca. Mi aveva inculata finalmente ! Ero nella posizione della pecorina contro il banco con la gonna a terra, e la camicetta sgualcita sbottonata: una bella femmina in calore un po’ sciatta momentaneamente nella cura dei propri abiti indossati, e semi tolti.
“Ahi ! Muoviti, dai…fai presto amore mio ! Huh, che duro ! Sparami la tua sborra dentro il culo…oggi mi tocca prenderlo nell’intestino il tuo seme…su…sono già pronta…per la monta, e per l’innaffio…dai ahn ! Ahn ! Ahn !”
“Hoooohhhh, l’hai sentito anche stavolta, eh ?!”
“Sì, Fede…ahnnn !...però sbrigati a sborrareeeehhhhh…che se non mi vedono arrivare vengono a bussare. La nostra è l’unica classe con la porta chiusa oggi ! Huh ! Rompimi tutta dai ! Ahi ! Hummmhhhh ! Scopa, scopa ! Ahnnn ! Ahnnn !”
“Senti Leda…ah ! Hooohhh ! Figaaaahhh ! Ti voglio ! Che culo stretto…bello !”
“Che c’è…ahnnn ! …ahnn ! …ahnnn !”
“Ma è vero che…hai dato figa e culo a tuo figlio Giulio ?”
“Antongiulio, non Giulio ! Ahi ! Ahnnn ! Ahnnn!...sì glieli ho dati tutti e due !... la prima volta…l’ho fatto venire in culo perché non si fanno figli col proprio figlio…se lo sparo me l’avesse fatto in figa avrei dovuto abortire…ed è un brutto gesto schifoso pure quello !”
“E dove…ahnnn !...dove…ahnnn…av…ete…scopato ? Hummhhh ! Ahn ! Ahn ! Chi …ahnn…chi ti sbatte meglio ?! …ahnnn ! …ahnnn ! Io o lui ?!”
“Tu, porco ! Tu !...Annhhhffff ! Sul letto matrimoniale…dove dormirai tu con me…non appena ti trasferisci da me, Fede ! Ahn ! Ahi ! Su, fammi male ! Muovilo senza pietà il tuo cazzone !”
“E Ahn…ton..giu..hhh…lio ? Ahn ! Che culo che hai Leda !”
“…beh se ogni tanto …uhu ! Fai piano ! Ce l’hai grosso tu…ahnnn ! …beh se magari fate amicizia…mi farò scopare da voi due…ahn ! Ogni tanto ! Sempre che …ahn !...che sei…ahn !...d’accordooooh…schizza, Fede, schizza !...ho bisogno della tua sborra…Fede ! Dai ! Ohhhh che duro ! Un po’ comincia a farmi male, ma sto iniziando a godere…Huh ! Hanhhhh !”
“Sì…bella porca…sì…che culissimo che hai…ahnnn ! AHN !”
“Mi dovreste…scopare tutti e due…ahnnn ! Antongiulio nel culo che non ce l’ha tanto grosso, e tu nella fica, così mi dai sborra buona in caso di gravidanza…allora Fede che fai ? Vieni…? Vieni dentro la tua puttana ?! Mi lasci andare al consiglio dei professori senza sborra ? Ahnnn ! E sborrami ! Che puttana con te lo divento di sicuro !...ahn ! Ohi ! Uhmmm…ahn ! Ah! Ohi…ohi ! Ahnnn !”
“Arriva prof, arriva…ahn ! Ahnn ! Ahnn ! Ahnnnn! Me lo stringi bene ! Brava ! Ahh ! Ahnnn ! ”
“Uhmmmhhh ! Ahn !...dai porco ! …dacci dentro !...oh ! OH !...ahn !...ahn !...”
Aveva aumentato la velocità; il mio bacino veniva sbattuto dal suo cazzo senza pietà; ormai lo conoscevo: era l’ultimo minuto, poi sarebbe esploso dentro di me, nei miei intestini…proprio mentre la smossa dell’intestino mi stava facendo godere, ecco all’improvviso mi sono sentita il retto bagnato dentro. Il mio studente-amante era venuto restando fermo; sentivo il suo cazzo contrarsi e rilassarsi sputando tiepido…purtroppo dopo cinque o sei colpi non stava buttando più. L’aveva finita ! Cazzo ! Colpa mia che gli ho fatto fretta…ma di tempo non ce n’era molto. E dire che di solito sul mio corpo me ne spalmava tanta. Se mi ci avesse inondato la fica ne sarei stata felicissima, ma la vulva mi era rimasta gonfia e… insoddisfatta. Mi venne in mente di dargli un ordine perentorio:
“Togli il cazzo, esci…sei venuto abbastanza subito. Scommetto che nemmeno te ne stavi accorgendo Fede !”
A malincuore lentamente, tolse il cazzo. Finalmente un po’ di sollievo ! La sua sborra mi colava dal retto…mi sarei ripulita dopo…in verità se lo sentivo duro sentivo godere anche le pareti del mio colon retto, poi però se si fermava qualche istante sentivo del dolore…
“Guardami il buchetto del culo mentre si richiude…che mi servi arrapato, sai !”
Ovviamente lo fece; poi dopo una ventina di secondi riguadagnata la posizione eretta con il mio bel culo davanti a lui, voltandomi gli ordinai:
“Inginocchiati ! Qui davanti a me !”
Nel frattempo mi ero alzata in piedi, e voltata anch’io infatti; e prontamente mi sono tolte le caviglie dalla gonna a terra per avere cosce e gambe più libere, e sovrapporre integralmente tutta la mia vulva al suo giovane volto: la mia fica insoddisfatta, ma ancora gonfia che colava piccole bavette che mi si asciugavano sulla pelle delle cosce. Gli ordinai:
“Leccami le cosce all’interno ! Da bravo…!”
Mi leccò bene prima la destra, e poi la sinistra: ero di nuovo pulita…ed eccitata pronta a bagnarmi di nuovo. Finsi di guardare l’orologio, e gli intimai fingendomi irritata:
“Hai un minuto dal mio via per farmela godere con la lingua…tu lecca in alto cafone ! E impara a far godere la tua signora !”
“Sì…pciù…pciù !”
“Basta baci ! A tutta lingua, porco! …Via !”
Con una mano tenevo la camicetta sgualcita alzata sopra l’ombelico che copriva al massimo il mio monte di venere; con l’altra mi sditalinavo, e massaggiavo le mie carni della vulva fermandomi solo per dare a lui 30 secondi circa di leccata frenetica. Il mio Fede muoveva la lingua velocissimamente…poi si fermava, e facevo roteare il dito in un massaggio frenetico…poi lui eseguì l’ultimo mezzo minuto di leccata vicino il mio clito, e aspettò a bocca aperta dopo essersi fermato: godetti di lingua, e auto massaggio, e squirtai col mio meato due spari trasparenti contro il suo viso. Poi gli presi il suo volto sudato, e lo poggiai egoisticamente due minuti sulla mia fica finalmente soddisfatta che si raffreddava sporcandolo tutto. A lui, mi ero accorta, piaceva bagnarsi di me in goduria…
Passò un tempo indefinito in cui restammo congiunti vulva-faccia, poi il mio smartphone suonò.
“Drinnnnn. Dran…drinnnn…”
“Clic !”
“Tranquillo era solo l’organizer ! Mancano dieci minuti. Alzati Fede !”
Il mio studente-amante si alzò, e lo baciai fremente in bocca con la lingua un minuto buono, poi dopo aver mescolato le nostre ondate di saliva, mi staccai, e gli dissi sussurrando:
“Adesso in corridoio c’è gente. Esci dalla finestra. Siamo sul rialzato. Dà direttamente sul campetto da basket…”
“E se mi vedono ?”
“Ti eri nascosto a fumare uno spinello….dai, vai via !”
“Ma tu vai così al consiglio ?”
“No. Passo nel bagno delle professoresse, che devo darmi una ripulita, e finire di pisciare…forse ho otto minuti…ciao !”
Si chinò a leccarmi la fica dieci secondi, per salutare anche lei, poi mi voltai allontanandomi e recuperando la gonna che reindossai freneticamente; diedi uno sguardo rapido, recuperai la borsetta e vidi che non stavo lasciando niente, e aperta la porta con cautela, potei vedere che non c’era nessuno in corridoio. La chiusi rapidamente dietro di me senza voltarmi, non permettendogli di uscire da quella porta assieme a me; in fondo era la sala di ricevimento dei professori. Il mio studente-amante dovette uscire dalla finestra che dava sul campetto sopraelevato di basket. La scusa gliel’avevo suggerita io, ed era plausibile. Quando arrivai al bagno riservato a noi insegnanti, mi venne in mente che avevamo sporcato il pavimento con piccole macchiette di sperma durante le nostre eiaculazioni, ma era troppo tardi, e non volli tornare indietro a ripulire…poi dentro il bagno scoprii che ero ancora tesa: mi rimasturbai a dito due minuti…
“…ohhhhh…uhmmmm, uhmmmm…ahn ! Ahn ! Ahn !...Hohhhhh !”
… quindi finalmente calmata la mia fica, e vuotata la vescica, mi ricomposi camicetta di seta e tailleur, e mi recai nella sala del consiglio; erano tutti seduti davanti ad un tavolo rettangolare lungo. A capo c’era il signor Preside, professor Edgardo Maria De Altis, malgrado il cognome un ometto abbastanza basso ed anziano. Poi c’era la mia collega di matematica nella classe di Federico, la Santi, che mi guardava sempre altezzosa; tuttavia quest’atteggiamento era solo apparente, e dovuto ai postumi di un incidente d’auto in cui non era rimasta sfigurata per un pelino; ma neurologicamente zigomo e gota apparivano tendersi quando parlava, e ad un primo sguardo poteva sembrare che ti stesse guardando con disprezzo; mi fece un cenno di saluto con la mano, anche se i suoi occhi sembravano puntare alla collega di fronte a lei. Salutai tutti collettivamente, mentre mi cercavo un posto, senza curarmi di chi mi rispondeva. Mi risposero, ma non ero riuscita ad udire le loro parole, i professori di lettere Giuseppe Vitali, e di biologia Giovanni Trea, giovani ed un tantino ci avevano sempre provato in passato. Quelli d’inglese e francese li conoscevo poco: due uomini, un cinquantenne, ed un trentenne di cui non ricordavo il nome. Infine Don Passero di religione, un prete alla mano, e la laica Marta Kopelij di religioni orientali. I tre colleghi di educazione fisica, che proprio non conoscevo: erano uno in doppio petto, Livio di cognome qualcosa, e gli altri due, di cui una giovane donna a cui non avevo dato granché confidenza finora, dato che troppo bella non mi sembrava, complessivamente piatta in tuta da ginnastica. Il Preside prese la parola non appena mi accomodai al mio posto, guardando tutti in egual modo senza fissare nessuno di noi:
“Allora, vi ringrazio tutti per la vostra presenza. C’è una sedia libera vedo, uhmm ah ora ricordo: Berardi di chimica oggi non c’è; direi che possiamo cominciare…il professor Gerardelli può prendere la parola. Vi pregherei di non interromperlo finché non avrà finito di dirvi ciò che ha o…avrebbe…suo malgrado scoperto…”
Il semicalvo scapolo ultraquarantenne, e un tantino sfigato, Mario Gerardelli prese la parola fissando il tavolo, e talvolta incrociando brevemente i nostri sguardi; al mio non faceva mai una piega per non darmi soddisfazione: forse gli ero sempre piaciuta, ma non mi ero mai sognata di dargliela, e lui questo l’aveva sempre saputo…a ben vedere però non mi ricordavo di quando lo vidi la prima volta; magari i colleghi lo conoscevano da prima di me…
“Anzitutto ringrazio il signor Preside per aver riunito il consiglio in via straordinaria, e per avermi dato l’opportunità di avvertirvi di quanto succede in questa scuola da qualche tempo…ecco…ebbene ci sono un paio di docenti la cui condotta non è così specchiata come la carica che ricoprono richiederebbe. Questi due docenti hanno un rapporto per così dire stretto, carnale, con due studenti di quest’istituto: uno di questi studenti è minorenne, e spero non sia parente di qualcuno di noi qui dentro; l’altro è ampiamente maggiorenne, tuttavia non appare affatto opportuno che questi docenti continuino con i loro rapporti anche sessuali con detti studenti. Nel caso dello studente minorenne il docente che ha rapporti con lui beneficia anche della fruizione di droghe leggere quali la mariujana. Fortunatamente il consumo di droga, come pure il consumo di atti sessuali con studenti da parte del docente de quo non avviene dentro il territorio della scuola; mentre la relazione dell’altro docente, o meglio dell’altra, con lo studente maggiorenne sembra svolgersi dentro i locali di solito riservati ad altro scopo quali sala ricevimento dei genitori, spogliatoi della palestra, laboratorio di fisica e chimica…stamattina ho ricevuto una lettera anonima; lettera a me spedita in quanto sono anche uno dei due vice preside; è stata scritta ritagliando lettere varie da diversi libri, ed incollandole sul foglio a formare una frase di senso compiuto…Mi è arrivata stamattina con un plico imbottito anonimo; quando l’ho ricevuto e scartato ero in presenza del signor Preside De Altis.”
Il Preside mostrò il plico scartato per conferma.
Noi tutti guardammo Gerardelli come interdetti, il quale continuò leggendo:
“Se vuoi sapere chi porta la robba in questa scuola del cazzo, vedi cocchi scopa quella di religgione li perle fratte. Mica stanno lontani quando fanno la mucchiata…e so tanti quando se la ingroppano dal culo. Pagano, fumano, e scopano bene. Belle coscie c’ha la puttana.”
Tuttavia quel foglio, sull’altra faccia aveva anche un’altra scritta che ero riuscita a leggere; rabbrividii: riguardava me direttamente:
“La supplente di mate, quella che e figa, scopa col Federico. Se lo tromba nella sala di ricevimento dei genitorii.”
Gerardelli continuava a parlare della prima parte del messaggio, quella rivolta verso i suoi occhi per la lettura…chi lo aveva scritto aveva un italiano pessimo, sembrava quasi che avesse fretta di accusare qualcuno…Gerardelli disse:
“Beh, non è difficile sapere a chi si riferisce la lettera anonima: qui gli insegnanti di religione sono tre: un prete, e due insegnanti laici; di questi due insegnanti una è abbastanza bella considerata la sua età. Molto probabilmente la lettera si riferisce alla professoressa di religioni orientali, dica un po’ professoressa Kopelij…avrebbe un’idea di chi possa avere scritto questa lettera anonima?”
Marta rispose:
“Magari uno che avrò rifiutato più volte, pieno di risentimento! Per le mie marchette do io il numerino…”
Il preside De Altis la riprese:
“Sia seria professoressa Kopelij!”
“Quelli con cui vado a letto l’italiano lo sanno…anche se posso confessare di avere delle belle cosce che un tre-quattro di voi, comprendendo il preside, mi guardano spesso…”
Ovviamente Marta si riferiva a tutti i maschi più preside e vicepreside: a lui stesso: ultra quarantenne, calvo e sfigato, il quale però non avrebbe certo commesso quegli strafalcioni d’italiano…oppure, e sempre ovviamente, li aveva fatti apposta per distogliere da sé eventuali sospetti.
“Lei dice, collega?”
“Se vuole tirarmi dentro lo dica espressamente! Le insinuazioni sono una vigliaccata maschilista!”
Pensai: su questo la mia amica Marta ha ragione; quel Gerardelli, che non ricordavo neppure quando fosse venuto a lavorare in questa scuola – ed era già vicepreside! – stava accusando Marta Kopelij, una bella donna tutto sommato. Niente di troppo strano che tra gli studenti ci fosse chi se la volesse fare…per alcuni suoi aspetti Marta, con la quale ero amica, era anche più figa di me; suppergiù avevamo la stessa età. Io avevo ricevuto qualche avance da quelli di lettere, ma avevo sempre fatto loro presente che ero legata con un’altra persona. Quei due colleghi, da bravi colleghi non avevano insistito oltre. Può darsi che la mia relazione col mio Fede fosse in realtà conosciuta da qualche collega con una certa abilità ad usare gli occhi. Forse si saranno accorti come lo guardo quando lo incrocio nei vari momenti. Gerardelli voltò il foglio, ed io infatti stavo cercando nella mia mente un buon commento, non ostile per nessuno, quando poi disse:
“Non sembra esserci altro, cari colleghi.”
Un’altra collega, Enrica quella di educazione fisica femminile, intervenne a quasi-sostegno di Gerardelli. Ci sorprese tutti quanti; la lettera anonima al vice preside al confronto era un moscerino. La docente sportiva prese la parola:
“Il collega Gerardelli non è il solo che può testimoniare che i locali di questa scuola talvolta siano un vero e proprio troiaio. Qui di sesso se ne fa, e tanto. Tre giorni fa ho nascosto il mio smartphone dietro lo sciacquone del bagno delle ragazze, e questo è ciò che ha captato con la funzione REC del solo suono; niente video, per privacy, ma siete in grado d’immaginare da soli…gradireste sentirlo?”
Tutti noi ridendo demmo il nostro assenso senza parlare; del resto fatto trenta, si fa trentuno…
Enrica mise il suo smartphone, pieno come ovvio di parecchie cazzatroniche, tra le quali la funzione play altoparlante:
Il file iniziò con una voce maschile, di un ragazzo abbastanza giovane:
“…ehi senti, ma cinquanta non saranno state troppe? ...”
Una voce femminile rispondeva atona:
“…te lo prendo in bocca…ti faccio sentire la fica con il preservativo…e se vuoi, o non vieni, mi sborri a cappella nuda sulle mie chiappette…se non vuoi darmi stì 50, vai alla stazione allora! Con cinquanta appena trombi un quarto d’ora, e poi via! Beh che dici? La vuoi questa? ...”
La ragazza si riferiva alla sua fica…il dialogo erogato dallo smarphone di Enrica continuava…
“Certo, certo...te la posso leccare, vero ?! Rita quando le ho dato i soldi mi ha detto che potevo…”
“Va bene. Se ti stendi sul pavimento facciamo il sessantanove…e se mi vieni in bocca, che vieni prima, i soldi non te li ridò…capito?”
“Sì. Ma fai a metà con Rita?”
“E a te che ti frega !?! Stenditi, dai…”
La ragazza doveva essersi tolti gli slip mentre lui si stendeva a terra tenendosi i pantaloni e presumibilmente tirato fuori il pisello…il ragazzo doveva essersi meravigliato per qualcosa, perché la ragazza gli disse:
“Che c’è? Non hai mai visto un po’ di pelo?”
“Sì, ma sono…tanti…non so nemmeno se riesco a trovarla…una trimmata ?! Mai ?!”
La ragazza lo comandò:
“Basta ora! Rilassati e leccala dove puoi…se vuoi venirmi in bocca dammi due schiaffetti al culo o un pizzicotto e restiamo così finché non vieni…sennò non appena ti viene duro me lo impalo dentro, va bene ?! Sto di sopra io…”
“Va…va…va bene…ahnnnn !”
La ragazza si era accomodata sopra di lui iniziando un impegnato pompino, per come potevo immaginare…seguirono rumori, e respiri vari, e pure qualche bestemmia del ragazzo che la puttanella punì con un morso al cazzo. Notai quella di religione, la Kopelij ridersela…respiri, mugugni, rantoli…ed infine un NOOOOHHHH ! CAZZO, NO !...
La ragazza gli disse:
“…eri arrapato già da prima ! Che vuoi ?! Beh ti ho fatto venire in bocca senza il profilattico…si può sapere di che ti lamenti ?...sluuurp, slurp ! Ce l’hai buona la sborra ! Non bere alcolici ! Che ce l’hai buona, sai…yuhmmm mi è piaciuta ! Slurppp guarda, guarda !”
“Cosa, ohhhh…?”
“Me la ingoio…guarda !”
“Grazie !”
“Cough ! Coughffff !...ahmmm ! Visto ? Mi starà scendendo nello stomaco…”
“…è che…insomma…volevo mettertelo anche un po’ nel culo…”
“E vabbé la prossima volta ti faccio quaranta, e me lo metti al culo, contento?”
“Ma non sei andata troppo veloce?”
“Il sapore del tuo cazzo mi piaceva…e ci sono andata veloce, dici ?...a me piaceva…ma se mi dicevi rallenta andavo più lenta…non mi hai detto nulla…e sono andata avanti…senti, proprio perché sei tu: abbiamo ancora cinque minuti…ora mi metto alla pecorina…guardami lì se ti piace…e lavorami col dito…godo uguale…”
Dieci secondi poi la ragazza doveva aver assunto la posizione e lui aveva iniziato ad esplorarle il retto col medio…
“Uhhhh, oh ! …Hummhhhh, ohhhhhh. Uhmmmmhhhh…uhmmmm…dito nel culo, sì !...Ohhhhhh”
“Ti piace, eh ? Ti piace…”
“Sì…mi piace…uh ! Che fai ?! …Non…non…ti fa…non ti fa schifo ?! Ahn !”
“Uhmm…sluuuurp”
“Mi hai violata il buchetto con la lingua…che ahnnn ! Uh che porco che sei !...Che porco…leccami porco…leccami…uhhhhhh ! I professori non leccano così bene, ma poi pretendonooohhhh…ohhhhh…la fica..ahn…ficaaaahhh…pulita ! Ohhhh…”
Molti di noi erano allibiti, altri divertiti…e non escluderei che qualcuno, intimamente si fosse eccitato…la ragazza però pose fine al morboso evento post orgasmo.
“Basta ! Il tempo è finito…”
“Cazzo, no ! Ma devi tornare in classe ?”
“No. Oggi io non ci sono proprio. Domani porto la giustificazione…”
“Non ci sei ?”
“Sono qui dalle nove di stamattina grullo… gli amici mi hanno fatta entrare dalla recinzione che dà sul circolo delle bocce…ehi ! Che tocchi? Basta ! Devi andare via…se le volevi succhiare me lo dicevi prima…dai ! Vai via e torna in classe…guarda che ci hai messo troppo…anche per una cacca, e fra poco suona la quarta ora…vuoi della mostarda ?”
“No, grazie. Perché offri mostarda ?”
“Te ne ingoi un po’…ti metti il dito in gola, e t’induce il vomito…così puoi dire che ti sei sentito male…sennò la prof ti deferisce al Preside ! Certo se pure io trombassi con uno dei tuoi prof metterei una buona parola pure per te, sai. Io per gli amici una telefonata la faccio, sai…”
“No. Non mi va di vomitare…rischio il rimprovero…ciao allora…mi rivolgo a Rita ?”
“Sì, ciao ! Vai via, vai !”
Sentitosi lo scatto di una serratura era evidente che il fortunello se n’era andato… Livio, uno di quelli di ginnastica, disse:
“Chi verrà accusato delle copie delle chiavi ? Uno di noi forse?”
Enrica disse:
“Calmati Livio, calmati ! Non sei tu quello che ha fatto quelle copie…aspettate…la parte più bella viene adesso…aspettate…anzi ! Regolo meglio il volume se non vi dispiace…”
Stava per arrivare un’altra conversazione…unidirezionale per le nostre sole orecchie catturate dal morboso episodio, purtroppo…come una telefonata al cellulare…sentivamo la voce della stessa ragazza della scopata…l’ambiente però era diverso; la voce rimbombava un pochino; quella conversazione doveva essere stata fatta in palestra, o in un altro locale più o meno ampio…
“Ehi, prof ! Posso venire a casa sua non prima di un’ora però…- qui uscirò con la quinta ora, quando andranno via tutti… - sì …il casco… - …il mio casco è rosso… - …glielo dice lei; va bene… - via Ferrante Aporti…sì so dov’è !... - …discesone col garage… - …sì ho il badge professore, ce l’ho; glielo ridò oggi ! - …salire dalla scala interna così il portiere non mi vede… - …sì ! Se vuole sniffare ho un po’ di coca…le costa duecento in più - no…la coca è per i clienti ! – No, no, no !...io non la prendo ! Io lavoro pulita! - …no prof, e che cazzo ! Le duecento sono perché io gliela porto; se la polizia me la trova sono io che vado dentro, bello… - no, no bello mio ! Stammi a sentire prof…con la coca, se vuoi tirarla e poi ti viene dritto e scopiamo sono trecento in tutto… - …sì, fica e coca compresi; - no…è che io scopo pure per cinquanta con la fica e il guanto sul cazzo; ti faccio cento col culetto… le sto facendo un prezzo onesto…ma è la coca a costà ! Io con certe persone m’impegno ! Non le chiamo a cazzo ! Ahò ! A comprarla costa, e io a portargliela rischio ! - …d’accordo, le faccio scopare anche il culetto; i suoi vicini se li fanno i fatti loro ?...perché ?...perché se vuole le posso fare pure gli urletti, sa… - …ah !...mò c’è pure sua moglie ?! …- Si tocca quando guarda…? …- Beh se la volete quella da trecento perché lei la tira professò, alla signora faccio il cento per cento di sconto, n’somma, guarda gratis, e se la sua signora mi fa un regalino aggiuntivo, tipo ‘na cinquantina in più alle trecento sue, porto una striscia pure per lei; certo…no…no, patti chiari professorino bello, io a sua moglie non gliela insalivo, non gliela bacio …no…ah quella cosa ?...beh io non gliela lecco, chiaro ?! Io sono etero ! Non faccio le ammucchiate, scopo pure a tre e quattro, ma senza ‘r mucchio ! Lo voglio sapè chi me lo mette dentro ! – …oh beh, se me la vuole leccare lei, sua moglie intendo, va bene, però ci deve andare leggera con la lingua…- che ? …non mi dica ! …dice che ce l’ha dura come il cazzo ?! Uhmmm !...se proprio deve…- se proprio mi deve mettere dentro la lingua ?!...vabbé me la lavo, sì ! Che vi credete!?...ah…alla lavanda ! mhmmm...dice, poi la devo schizzare ? ‘nsomma le piace la patata bollita ? Va bene, va bene; va bene prof ! No, guardi le chiarisco : se lei mi ordina anche la coca sua moglie partecipa gratis ! Se sua moglie mi alza ‘na cinquantina porto una striscetta pure per lei – no, guardi, che se volete fare a meno della droga fareste bene, cazzo ! Se me devo sciroppare la lingua lesbicona della signora sua sò sempre trecento…e lo facciamo a tre ! Intesi !?...- …allora vengo ! A dopo ! - Click !
Il preside De Altis osservò:
“Non è di quest’istituto, credo, il prof cocainomane suo cliente se questo può tranquillizzarci…ma dovete riconoscere che la situazione non è delle migliori.”
La Santi chiese maliziosamente:
“Enrica, perché hai messo il cell nascosto in bagno?”
“Era lì che avevo notato il via-vai…”
Quello di biologia chiese:
“Da quanto tempo?”
“Un mese più o meno…”
“Se non altro sappiamo che la signorina parla romanesco !”
Già! Quell’altra ignota deviante come il mio Fede, quando parlava in romanesco mi faceva immediatamente formare l’immagine mentale di quello che stava dicendo…certi momenti, a tratti, avevo la sensazione che quella voce fosse la mia; ma non poteva essere: conosco la mia voce al registratore…e fa schifo!
La Kopelij a sua volta disse:
“Non mi piace che la polizia o la questura passano al setaccio tutta la scuola! Risolviamola privatamente. Se la cosa viene fuori nessun genitore iscriverebbe il figlio a quest’istituto ! ”
La Santi disse:
“Mandiamo una lettera anonima alla signorina troietta dicendole che di lei sappiamo tutto…e che se non vuole che la denunciamo alle autorità per la cessione o spaccio di cocaina…magari alleghiamo noi un dvd, con il file della telefonata che ha fatto al nostro collega ignoto…insomma le facciamo capire che la deve smettere! Se è una ragazza intelligente continuerà con le marchette, sono denaro facile del resto, ma l’importante è che lo faccia fuori di qui ! ”
Gerardelli se la rideva tra sé e sé; Livio il professore di ginnastica di cui non ricordavo mai il cognome intervenne freddo:
“Dovremmo cambiare la serratura uno di questi fine settimana, senza che se ne accorga…”
Il preside De Altis era rimasto zitto, per poi dare il suo contributo sorprendentemente pacato:
“E perché in segreto, caro Livio? Se ho ben capito la collega Santi suggerirebbe una lettera anonima, e per parte mia sono d’accordo…ma credo che a questa banda di persone che gestiscono questo giro si debba far in modo che chi deve capire… capisca! Senza aggressività o minacce, o scandalo, no?!…per cui cambiamo la serratura alla luce del Sole! Il nome della gentile signorina allegra che farebbe sesso da pulita, vi suggerisco di non farlo né a me, finché si può risolvere privatamente come ho appena sentito, né tra voi…sennò domani lo saprà persino la sede locale di qualche quotidiano in cerca dello scoop…e qui a quanto vedo si scopa! ”
Don Passero suggerì:
“Sappiamo che quella deviante entra verso le nove, alla fine della prima ora, accolta da quelli che la fanno scavalcare…suggerisco di metterci nascosti per intercettarli, identificarli, e dir loro che si entra dall’ingresso senza sollevare la questione dell’utilizzo del bagno dei prof del padiglione sportivo…e del sesso mercenario; poi io stesso, se volete, posso portare l’ambasceria alla ragazza…Enrica se mi passi sul mio smartphone quello che ci hai sottoposto, penso io a far capire a quella ragazza che ha sbagliato…poi distruggeremo tutto; soprattutto la telefonata della coca. ”
La Kopelij disse che avrebbe appoggiato Don Passero. Anch’io ero della stessa opinione, ma non fece caso a me. Poi anche la Santi, quindi il preside De Altis; la collega di Livio era per la denuncia con successiva perquisizione dell’istituto, casomai la cocaina la tengano qui da noi, da qualche parte…
Vitali osservò:
“Sì, però una volta che la cosa diventa di dominio pubblico l’immagine di questo istituto è compromessa per sempre!”
“Sì, lo si era capito questo. Già stato detto…come vogliamo regolarci?”
Venne suggerito dalla Santi:
“Vediamo dove nascondono la cocaina e poi bruciamola! Un incendio doloso nella stanza dove la tengono…”
Io aggiunsi:
“Non mi piace! Se questa ipotetica cocaina è stata loro affidata da spacciatori adulti fuori di qui, qualora venisse distrutta questa gente potrebbe punire i ragazzi con qualche violenza, o persino l’omicidio! No, bisogna trovarla fortuitamente, chiamare la polizia, e tacere sul sesso mercenario della ragazza…la droga si trova in tutte le scuole, e la nostra non è speciale! Ma dobbiamo trovarla noi, in modo da proteggere quei ragazzi, anche se devianti! Io la vedo così!”
Ero intimamente soddisfatta del mio intervento; nondimeno in quel momento venni colta da una certa angoscia: e se del gruppo che la faceva entrare dalla recinzione avesse fatto parte anche Fede, il mio Fede! Accidenti…
La Santi ci rispose:
“Non ha tutti i torti !”
Gerardelli osservò:
“Beh la droga potrebbero tenerla pure dentro un motorino o una macchina…non è che dev’essere per forza nascosta nell’istituto…!”
Un altro prof disse:
“I locali hanno armadi lucchettati, e non sono nemmeno così tanti. Se l’hanno nascosta qui potrebbe essere seppellita nel prato, magari anche fuori dal recinto…ed in quel caso cosa ce ne dovrebbe importare? Aggiungerei: se noi del corpo docente dovessimo guardare più spesso nei bidoni della spazzatura gli studenti intuirebbero che cerchiamo qualcosa! ...”
Intervenne quello di biologia, Trea:
“Mah! Direi che potremmo separare la prostituzione di questa ignota, dalla cocaina che sospettiamo sia tenuta nel nostro istituto; tuttavia non ne abbiamo la prova. Siamo solo ragionevolmente sicuri che questa ignota sessualmente allegra ne porta con sé il quantitativo che serve al cliente di volta in volta…e può darsi benissimo che gliela diano fuori di qui quelli con cui collabora…”
La Kopelij intervenne a propria volta:
“Che la sfruttano…”
Trea, non gradendo l’atteggiamento femminista della Kopelij ribatté con sufficienza:
“Per favore Kopelij! Non è una ragazzina, quella che abbiamo ascoltato intendo…probabilmente fa a metà con chi le trova i clienti, e poi arrotonda con quelli che le affidano dei piccoli quantitativi di coca…limitiamoci a interrompere la fruibilità del locale marchette; se è una ragazza intelligente, se Don Passero conferma di poterle portare l’ambasceria del consiglio d’istituto, insomma l’invito a smetterla…direi che può bastare così! Quanto alla droga non dobbiamo fare niente. Polizia e Carabinieri annualmente vengono nei licei con i cani antidroga…se qualcosa va scoperta, che la scoprano loro! Questa tizia tanto non la smetterà mai di marchettare, ma almeno convinciamola a farlo fuori di qui!”
La Santi disse a quel punto:
“Ho una mezza idea di chi sia quella lì…ora ricordo la voce!”
Io dissi a quel punto:
“Alla fine del consiglio la dici a Don Passero, cara Santi…inutile che ce la dici…e se poi non è lei? Al registratore la propria voce è uno schifo, dicono…ma quella degli altri chi ti dice che sia riconoscibile?”
Non ero sicura che mi avessero udito, e devo ammettere che ero curiosa di sapere chi fosse quella studentessa bagascetta…aveva qualcosa di familiare nel tono della voce, però se ci pensavo non riuscivo a identificarla fra le alunne delle mie tre classi.
Un altro prof che insegnava filosofia, ma che non ricordavo chi fosse disse la sua:
“L’educazione inizia a casa! Non sarà il caso d’informare i genitori di quella deviante?”
Il preside De Altis affermò:
“Ufficialmente non sappiamo chi sia. Non t’è arrivato nient’altro?”
Gerardelli rispose:
“Quella sola mi è arrivata, non altre...”
Ed io indagando:
Sia io che Don Passero avevamo intuito qualcosa di questo Gerardelli: può darsi che fosse animato dalle migliori intenzioni; ma secondo me la ragazza della registrazione l’ha rifiutato come cliente, e magari si vuole vendicare…Don Passero ribadì:
“Chiunque sappia chi sia quella deviante…troverò io le parole per dire che deve smetterla di esporsi così! Meglio la soluzione soft. Niente lettera anonima. Lo scandalo poi non conviene a nessuno…”
De Altis disse:
“Don Passero! Se ne occupi lei…per ora faremo finta di non aver saputo. Gerardelli ha fatto bene a renderci partecipi del plico; in futuro venga in ufficio a dirmelo se nota qualcosa di strano…perché adesso tutto l’istituto rischia un certo imbarazzo…e in questo periodo di spending-review i primi a rischiare la chiusura siamo noi! Io comunque fra pochi mesi vado in pensione, e il repulisti potrebbe intraprenderlo il mio successore come primo atto del suo insediamento…”
Io invece cominciavo a preoccuparmi, ma mi sforzavo di non darlo a vedere. E se Enrica un registratorino l’avesse sistemato anche in sala di ricevimento, dove io e Fede ci avevamo dato dentro ? Non ero mica contenta…mi rivolsi a Gerardelli guardandolo negli occhi:
“Gerardelli, ti ho visto ridere durante quel play; mi sa che tu sai chi è quella ragazza! Dillo a Don Passero una volta fuori di qui! Io non so niente. E niente dirò ai miei alunni. Suggerisco lo stesso anche a voi di ruolo! Scandali o maldicenze sono l’ultima cosa che serve a quest’istituto…siamo intesi che davanti agli studenti faremo finta di non sapere. E se qualcuno o qualcuna ci diranno qualcosa diremo loro: vai dal preside, digli che ti mando io e riferisci…!”
Gerardelli non volle rispondermi e si limitò a fissare il vuoto con un suo senso di superiorità… - ma che si fotta ! – pensai. Tanto non ci eravamo mai presi molto. Ero sicura che oltre a piacergli, mi detestasse…inoltre questa storia mi sapeva tanto di montatura: Gerardelli era moderatamente moralista, mica un bigotto. Un uomo di mondo, e se una diciottenne di quarta, o una diciannovenne di quinto gli proponessero il sesso mercenario in totale discrezione cederebbe; ci scommetterei la tredicesima anche se da supplente non so se la prendo! Adesso dice di aver ricevuto un plico anonimo; però una voce registrata da una collega di ginnastica neanche tanto fortunosamente, alla meglio con un smartphone nascosto nella stanza con una certa eco: quali potevano essere le stanze con una certa eco oltre i bagni?! Ma cazzo! …qui avevamo proprio un voyeur: un conto era registrare una scopata in un bagno, con gli scoponi sul pavimento; ma la telefonata con quello strano effetto eco? Pensai di tornare nella stanzona di ricevimento; avevo abbandonato la riunione senza salutare; forse potevo essermi tradita?

- continua –
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