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Madame Marchand ispettrice scolastica, 4a parte


di sexitraumer
05.02.2013    |    15.133    |    0 7.8
"Nel frattempo Piero era tornato dal bagno, e vide che stavo riponendo il terzo volume dell’enciclopedia tra gli altri… “…eh, no ! Lascialo orizzontale, ..."

Ed infatti cari amici proseguii nella lettura dato che in quel giorno di “sega” ero rimasto a casa; la mia amante, mamma Ivana era uscita, ed io non l’avevo seguita. Andai in cucina a vedere se c’era una lattina di una qualunque bibita zuccherata poiché il sapore della grappa mi aveva in parte intontito. Mi presi pure dei cubetti di ghiaccio, una lattina d’aranciata, il bicchiere ed il vassoietto; essendo in quel momento il Re assoluto di casa mi andai a sistemare sul lettone matrimoniale e ripresi la lettura: il mio alter ego letterario Antoine aveva accompagnato la sua amante in un motel del boulevard periferique, quella specie di raccordo anulare che serve ad accedere ai vari punti della città francese del romanzo, Nantes. A quanto potei capire dalla lettura si sistemarono in una camera doppia. Depositarono entrambi i propri documenti. Anne Marie presentò oltre alla sua patente di guida anche il suo documento che la qualificava ispettrice del ministero, non senza aver sistemato nel foderino plastico trasparente, come se dovessero caderne, una banconota ripiegata più volte, tanto che come si accorse il concierge, era da 100 franchi; lessi la nota in calce alla pagina: circa sessantamila lire. A quando era ambientato il romanzo non c’era ancora l’euro per qualche anno…Madame Marchand, dopo aver pagato la camera doppia ed essersi fatta fare la ricevuta, fece cenno a quell’uomo che lei non era interessata a quelle spiegaticcia banconota ormai svolta. Quell’uomo, intascata la mancia, vedendo dalla mancanza di patente di guida (Antoine aveva solo la carta d’identità che serviva da riscontro per la tessera del bus) che Antoine aveva poco più di 16 anni non avrebbe fatto domande, tanto meno approfondito, su cosa ci facesse un ragazzo della sua età con una distinta signora, pagatrice puntuale della camera, inappuntabile nel vestire i suoi tailleur o nell’indossare i suoi foulard, altèra nello sguardo, carrozzata dei suoi poco meno che 45 anni profumata in maniera non esibizionistica…questi dopo aver dato un rapido sguardo ad entrambi disse sorridendo, ma fermo ai due avventori:
“Stanza 12 pianterreno, è l’ultima in fondo al corridoio. Non fumate o farete scattare l’allarme antifumo ! Non disinseritelo svitandolo, o suonerà lo stesso ! Se proprio dovete fumare fatelo alla finestra, senza farvi vedere troppo; la camera va liberata entro domani alle 12…buon riposo ! E grazie per averci scelto !”
Quindi consegnò loro la chiave numerata col pesetto di legno. Anne Marie la prese e si avviò.
“Grazie buon uomo ! Antoine ?!”
“Sì mamma ?...”
Ovviamente Antoine si divertì un mondo a fare lo spiritoso…
“Andiamo, sarai stanco…”
“Sì, mamma un po’!”
“Oh, che fai Antoine?...stupido ! Smettila, dai…”
Antoine, augurandosi intimamente che il concierge li stesse seguendo con lo sguardo, dopo aver ostentato una falsa parentela toccò tra le cosce, mentre camminavano, la sua donna, che naturalmente non s’aspettava la molestia, ma se la tenne. I due amanti, a quel punto neppure troppo clandestini, entrarono nella camera e chiusero la porta dietro di loro. Il piacere di una camera con le lenzuola pulite ed il letto fatto rilassò entrambi. Anne Marie, prima di farsi spogliare da Antoine, lo spogliò lei stessa di persona, con calma e metodo, mentre Antoine iniziava a palpeggiarla al seno, ed a cercarla sotto il lembo della gonna; Anne Marie, dopo avergli tolto gli slip, gli sistemò ordinatamente i vestiti sulla sedia del tavolino. Intanto che maternamente metteva in ordine gli abiti di Antoine questi le sollevò la gonna e cominciò a calarle le mutande che afferrò ed annusò. Lei voltandosi gli disse:
“Ma sei così morboso ? Quelle mutande hanno almeno mezza giornata d’indosso…”
“Non sento niente infatti…forse dovevo lasciarlo...ho tolto il salvaslip…è lì per terra che faccio ?”
“Porco ! Io invece mi sono già tolta la camicetta e non te ne sei accorto, per giocare al maniaco ! Lascialo ! Ormai è sporco !”
Antoine rimediò slacciandole il reggiseno e subito si tolse la soddisfazione di stringerle i seni ancora morbidi con i capezzoli pronti all’inturgidimento…
La mia mente cari amici faceva dei rapidissimi salti mentali tra le parole scritte nel libro e la maniera con cui io le interpretavo. Oggettivamente Anne Marie era una donna curatissima, da una doccia al giorno, talvolta, ma era raro, due, ma faceva una selezione accurata sia dei saponi da doccia, sia del cibo da assumere per non doverlo “pagare con la propria pelle”, e tutto sommato Antoine beneficiava di questa cura del corpo della sua strana amante. In fondo l’età ideale di una donna non era forse quarant’anni ? Non era alta questa donna, semmai ben proporzionata: il suo seno reale non era una terza, forse solo una seconda. La donna reggendosi alla sedia sollevò una gamba per sfilarsi il collant autoreggente; Antoine notò il movimento dei glutei di lei ed intravide un po’ di pelo far capolino da quella piccolissima porzione d’inguine ancora visibile. Antoine, ormai nudo, si eccitò, e chinandosi all’altezza delle sue natiche, iniziò a cercarla con la lingua tra le cosce da dietro, poco sotto l’inguine. Anne Marie gli disse fermamente:
“No !”
Antoine continuava chino a leccarla, e per tutta risposta lei dovette scostarsi, quindi gli spiegò:
“Vieni, andiamo sotto la doccia ! Sono stata al bagno prima, quando ero al Darty e…non ho potuto lavarmi bene dietro !”
“Ma…”
“Vieni Antoine !”
Gli afferrò il pisello ormai quasi grosso con la sua mano femminile, e con una presa decisa lo convinse a seguirla in bagno. Aperta l’acqua si toccarono l’un l’altro e, senza sapere come, s’insaponarono aumentando tocchi, carezze e baci molto linguali, sia sul loro corpo, che tra le loro labbra. Baci lunghi che sostennero l’eccitazione di Antoine iniziata già prima mentre la spogliava. Antoine s’inginocchiò e cominciò a riesplorare con la sua sonda dei sapori, il culo della sua amante, le sue ancora sode natiche, per finire d’introdurre la sua lingua induritasi nell’ano di lei ormai adeguatamente ripulito dal bagnoschiuma e dall’acqua tiepida. Quel ragazzo innamorato voleva sentire la sua donna sotto ogni profilo, anche quegli più interni e morbosi. Anne Marie chiudeva gli occhi mentre Antoine apriva infantilmente a piacimento quel paio di natiche a quella donna per introdurci la lingua. Talmente altèra nella vita reale da godersi quell’esplorazione continuamente lavata dall’acqua tiepida che lavava anche il risultato dei loro istinti animaleschi. Anne Marie però era diventata ispettrice scolastica per la sua istruzione ed erudizione, e poi era moglie di un medico di provincia; lo sapeva che in acqua calda-tiepida i batteri si riproducevano ancora meglio, come se proiettassero loro un porno; per cui resistette un altro paio di minuti, poi anche controvoglia interruppe quel singolare coito lingua-ano che, fortemente sconsigliato dalla biochimica dei batteri, era viceversa sentito come piacevole dalla biochimica del sesso, e del richiamo degli istinti infantili sfogati in quei loro intensi momenti personalissimi, cui avrebbero pensato solo in punto di morte ?…per compensare Antoine dell’interruzione del capriccio lo baciò intensamente ed intanto chiuse l’acqua che stava scendendo fredda. Gli prese in mano anche il cazzo che l’acqua aveva in parte ammosciato; doveva dargli un incoraggiamento prendendoglielo in mano durante il bacio e avvicinando la mano di lui alla sua vulva della quale la morbosità di Antoine sembrava essersi dimenticata…si riavvolsero nell’asciugamano asciugandosi con il loro contatto reciproco; dopo un paio di minuti Antoine avvolse la sua donna nell’asciugamano e la palpeggiò dappertutto onde asciugarla ben bene…poi la accompagnò sul letto e svoltole l’asciugamano la poggiò sul letto a pancia sotto; Anne Marie accettò passivamente la situazione, e la posizione quasi prona. La donna sapeva cosa l’aspettava poiché Antoine aveva poggiato la sinistra sulla natica di lei per scostarla dall’altra e liberare l’ano, roseo scuro, striato ed…innocente. Antoine con un paio di smanetti riportò il cazzo in erezione, e quando valutò che la durezza fosse sufficiente, violò la donna spettinata dalla doccia davanti a lui, entrandole nel retto con una giovanile disinvoltura. Entrò più della metà del suo cazzo col primo colpetto d’ariete. Anne Marie ne ebbe una smorfia di dolore sopportata con consumato stoicismo, muovendosi poco, guardando fisso la superficie del letto, e mentre Antoine si eccitava nell’avanzare dopo la violazione Anne Marie gli commentò l’atto di Sodoma:
“Unhhh ! Ahi ! Uh !...Ahn…toine che fai ? Ahh! ”
“Ahnnn, lo volevo, lo volevo anche prima, ahhhn ! Sai ?!...”
“Uhmmm ! Ohhhh ! Spingi Antoine che non…ahi !...uhhhh…che non mi dispiace !…hooooh, ahhhh, ahn !”
“Ahhnn! Ahnnn ! Ahnnnn ! Dentro ! Arrivo dentro ! Ahnnn !”
“…uhhh…se me lo dicevi…mi mettevo io nellahhhhh…posiz…ahi !...uhhh…posizione migliore!”
“Male ? Ahhnn!”
“Un po’ sì !...Uh ! Forza Antoine ! Inculami ! Fammiti !”
“Ahnnnn ! Che bel culo Anne Marie ! Perché non volevi che ti mettessi dentro la lingua ! Ahhn !”
“C’era l’acqua calda Antoine ! Il calore aiuta ...Ahhhnnn ! Ahnnn! Ahi !...i batteri a riprodursi ! Li stimola ! Ahnn ! Ti stavi prendendo i miei batteri rettali…! Ahnnn!...e tu devi …ahnnn! …scoparti anche Henriette…sai ?...ohhhhh…stai venendo Antoine…dai, butta ! Sì ! Sì ! Innaffiami…”
“Ecco ahn ! Tieni Anne Marie ! Tieni…ahn ! Sono venuto subito…ahn !”
“Si vede che ti stavo piacendo…houhhh…buttalo Antoine, buttalo tutto ! Hohhh, sì ! Ohi! Lo sento! Sì, è caldoooohhhhh! Grazie Antoine!”
Queste ultime frasi Anne Marie le pronunciò passivamente guardando di lato senza curarsi se Antoine stesse o meno parlando con lei; dalle sensazione che le mandava il retto irritato dall’invasione poco gentile di lui era certa che le stava innaffiando l’intestino finale…dopo un minuto di congiunzione passiva senza altri schizzi, nemmeno il più piccolo, Antoine si decise a toglierle il pisello. Come lo tirò fuori si avvide che era sporchissimo: giallo, marrone, e rosso…Anne Marie immaginando, pur senza guardarlo, la faccia perplessa di lui disse atona e scarica:
“Se me lo dicevi che ti piace il rettale, mi sgomberavo la notte prima…sai tesorino mio, hai finito tu il lavoro che avevo iniziato io spingendo ai bagni del Darty…porco ! Uhhh Brucia ancora…”
“Eh, già ne avevi ancora vedo !”
“Aiutami a sollevarmi Antoine !”
Antoine si chinò, e sollevò la sua amante che lo riprese, e se lo riportò in bagno. Si lavarono entrambi con la sorveglianza di lei che gli fece lavare ed insaponare due volte il pisello; poi fattasi lavare l’ano da lui con abbondanti manate di sapone, dito dentro, ed un robusto risciacquo d’acqua, gli disse:
“Antoine !”
“Sì…?”
“Adesso è un po’ più pulito, ti va ancora di usare la lingua ?”
La donna offrì al suo amante un’altra gitarella sull’ano con la lingua di cinque minuti circa, poi gli fece cenno di seguirla sul letto dove si distese felice e rilassata aprendo le sue cosce a forbice, ed intimando all’amante:
“Usa la lingua qui davanti come l’hai usata sul mio retto ! Ho voglia di godere Antoine, ho voglia di godere io adesso…fammi venire Antoine ! Lo so che ci sai fare…”
Antoine si chinò per fare il suo dovere di amatore sulla vulva di lei fino a quel momento insoddisfatta ed…asciutta; come il ragazzo poggiò il naso sul gradevole spacco del sesso di lei esitò un istante, come se non gradisse troppo; eppure si erano appena rilavati entrambi:
“Che c’è ? Non ti piace ?!...è fresca adesso ! Approfittane !”
“Non so, non era come la prima volta…”
“La prima volta l’avevo lavata da poco con un sapone doccia al tè verde…ti piace il tè verde allora…”
“Io…”
“Leccala tesorino mio ! Un normalissimo sapone alla rosa, sciacquato dall’acqua ! Vogliate gradire Mon petit monsieur vagina à la belle fraicheur…su dai, aspetto !”
Antoine prese respiro, e dopo aver baciato due volte quella morbida vulva vaporosa già a mezzo centimetro dal suo naso, prese a passarvi la lingua un po’ dove trovava carne da bagnare senza curarsi troppo se prendeva qualche fastidioso pelo. La donna gli mostrò il clitoride: era lì che voleva essere leccata, e questo significava che la lingua di Antoine doveva essere più leggera e delicata sul piccetto e sul suo cappuccetto…
“Forza soldatino! La commandeur Marchand te lo ordina !...un bell’assalto in fica prima dell’attacco frontale col cannone !...ahn, dai maschietto ! Eseguire ! Ahhnnn! Lingua a siniiist !... Sinist !...uhhhmmmmm!”
Antoine obbedì, e cominciò a leccare quella vulva dalla direzione da cui gli era stato ordinato, sì che la sua lingua esperta seppe dosare sfiori, pressione, e passaggio avanti ed indietro sulla pelle vellutata e fragrante del sapone doccia della vulva ben tenuta di Anne Marie, la quale nel giro di un paio di battiti di ciglia cominciò a godere, ed a reclamare la calda umidità dalla bocca del ragazzo, della sua saliva, da mescolare ai suoi prossimi umori vaginali…
“Sìiiii, Ahn, ahn, ahn, bagnala Antoine,…uhmmmmm, è tua soldatino ! Ohhoh…ohhhh !”
Madame Marchand era una donna meticolosa: anche la peluria pubica aveva lo stesso colore dei suoi capelli correttamente tinti al castano scuro. La pelle della vulva di quella donna, più scura del corpo, aveva una sua delicatezza e non era ancora rigida né spessa, probabilmente dovuta alle cure di lei nella scelta dell’igiene intima. Ad ogni colpo della lingua del ragazzo il tenero spacco sembrava aprirsi sempre di più; era una discreta fica, ancora ben reagente agli stimoli. Antoine era sceso sotto lo spacco, e lei piantando i piedi sul letto dalla posizione a x, favorì l’ingresso alla lingua di Antoine e della sua faccia in tutto il suo bacino. Antoine ormai era esperto, e quando ben leccato l’inguine, tornò a leccarle lo spacco introducendo un dito nell’ano la donna ne ebbe un fremito; all’istante Antoine dette un colpo di lingua sul meato di lei, poi di nuovo al clitoride, quindi un altro paio al meato mentre cercava di muoverle il dito nel culo. La donna ebbe un paio di fremiti di godimento e sussulti…
“Ahnnnnn ! Sìììììììììì !...Uh ! Ahnnn! Uh !”
Antoine baciò di nuovo la vulva alla donna cercando di abbracciare con le labbra le labbra di carne dello spacco di lei, poi le introdusse la lingua dura nell’ingresso della vagina per cercarne tutti i sapori che dalle sue carni intime riusciva a cogliere…poi di nuovo il clitoride, quindi i lembi esterni dello spacco ormai aperto…Anne Marie gli disse materna:
“Antoine ! Ormai non colo…dai, mettici il cazzo ! Ti prego entra adesso, che ho due missili al posto dei capezzoli, mò che li succhi, senti…”
Antoine vide le piccole zinne rigide di lei con i capezzoli “sull’attenti” e, velocemente preso in mano il proprio cazzo, lo puntò immediatamente nell’ingresso della vagina di lei; l’entrata richiese un secondo con la fica bagnata ed eccitata di lei. Con l’invasione di quel giovane cazzo dalla fica di Anne Marie ne uscì un rivoletto liquido, quello stesso rivoletto cercato da Antoine pochi secondi prima…la donna restò appagata dal colpo di reni di Antoine:
“AHNNNNNN ! Sì ! Ancora Antoine, muoviti dai !”
Il cazzo di Antoine era dentro la donna che desiderava, cercando di muovere il mestolo nella zuppa si chinò a succhiare i turgidi capezzoli di quella femmina in calore aumentando il piacere di lei che accarezzava la testa e la nuca di lui istintivamente…
…così me l’ero immaginato leggendo il romanzo della Parrel ed infatti l’imbarazzo che sentivo alla base delle palle ed il gonfiore del mio cazzo mi spinsero, dopo essermi scappellato ed aver sentito qualche perdita d’acquetta dal mio cazzo, a tirarmi tre o quattro seghe con la mano mia ed a venire…buttai abbastanza sperma, caldo ed un po’ pruriginoso o lievemente irritante: colpa della grappa che avevo sorseggiato offrendola anche a Don Liborio; ed in fin dei conti a bere la mattina non ero abituato, tanto che dopo l’eiaculazione cacciai anche una scoreggia che sentii abbastanza liquida, e a disagio pensai di essermi giocate le mutande pulite. Lo sperma, fortunatamente era finito nel vassoio con i resti del panino…la mia sete, nel dopo sega, mi spinse a finire di bere la lattina di aranciata per risollevarmi dal calo d’energie del post orgasmo. La mia inattività durò poco più di un quarto d’ora, trascorso il quale, assicuratomi che non ci fossero macchie sul lettone appena sgualcito e riattato alla meglio nelle pieghe nonostante il cazzo penzoloni tornai in bagno a lavarmelo ed a controllare le mutande fortunatamente ancora bianche. Lavai il solo cazzo con la sola acqua del lavabo essendo troppo pigro per sedermi nel bidet. Rimessomi a nuovo il pisello con acqua fresca (che sollievo) e le palle sudaticce re-indossai i pantaloni ed uscii dal bagno. Il sesso rettale con mamma Ivana era stato esaltante e soddisfacente, mi sentivo più grande della mia età, e parecchio al di sopra del mio amico di download, lo sfigato timidino Piero il proletario. Feci una passeggiata fino al giornalaio per comprare un quotidiano sportivo, e vedendo che era l’una del pomeriggio andai a casa di Piero a salutarlo, tanto a casa sua non si mangiava prima delle 14. Oggi a scuola si finiva alle 12,30 per cui calcolai che doveva essere tornato a casa sua. Se stava da solo avremmo fatto qualche altra navigazione ai limiti della legge. Arrivato al citofono del suo condominio popolare dove quarant’anni fa mettevano cartelli con i quali si diceva che non si affittava ai meridionali, suonai al citofono. Aspettai mezzo minuto, poi non ricevendo nessuna risposta, suonai di nuovo. Mezzo minuto dopo Piero rispose:
“…bzzzz…chi è ?”
“Sono Umberto, apri ?!”
“Sali !...bzzzz, frsssssstttttt, frssssssst !”
Il portone venne aperto elettricamente e salii con l’ascensore. Arrivato al piano e chiusa l’ascensore vidi che Piero aveva accostato la porta di casa, per cui entrai. Non si era nemmeno curato di venire ad accogliermi; conoscendo la casa lo trovai nella sua stanza a scaricare dal web. Non fece troppo caso alla mia entrata, e mi salutò con un cenno invitandomi ad accomodarmi. L’unica sedia ce l’aveva il suo culo; io mi accomodai sul suo letto guardando con indifferenza la situazione download sul suo desktop; c’era un segmento verde da completare ancora per un terzo e nonostante l’adsl di casa sua era abbastanza lento. Certo doveva essere un file avi di diversi gigabyte. Lessi meglio: 4,8…e chiesi ovviamente:
“Che stai scaricando ?”
“Mother and Doughter havving hard sex with her’s boifryend. Il fidanzatino di lei si tromba anche la madre. Roba vera !”
“Già, estensione avi; sa di tosto; con un inglese di merda!...da dove te lo stanno inviando ?”
“Russia, Finlandia, un peer è di Tallinn – dov’è ? - , Danimarca, Svezia, e Islanda…”
“Estonia o Lettonia, non è la Lituania comunque…comunque ora ricordo è l’Estonia ! Della Lettonia è Riga…”
“Grande Umbi !...ma quanto cazzo ci mette stò torrent !”
“Piero…”
“Sì?”
“Mi mostri dove tieni la foto di mia madre ?”
“Guarda nell’armadio a sinistra…sotto l’acquario…”
Sollevai l’acquario di poco; i pescetti a malapena si erano accorti dell’acquamoto; c’era una rivista in inglese con argomento la pesca e basta.
“Guarda dentro, la metto sempre lì, tanto mia madre di pesca non ne vuol sapere niente, è un vizio che mi ha attaccato papà…”
Aprii la rivista, e trovai la foto di mamma Ivana in topless in costa azzurra; non era quella che gli avevo prestato io: questa era ingrandita il doppio almeno; dunque l’aveva passata allo scanner e se l’era fatta stampare. Mi venne un moto di disagio mentale: a quel punto mettiamo che il titolare del lab, o quello che aveva lo scanner, si sia tenuta una copia senza cancellarla dopo…erano passati diversi giorni, ormai esisteva il rischio che la l’immagine in jpeg fosse già sul web. Chiesi:
“Quante te ne sei fatte ?”
“Una ventina, boh…! Bella figa mamma tua ! Mica botola come la mia…”
“Venti copie ? E che te ne fai ?”
“Venti seghe, mona ! Per mamma tua mi riservo solo le migliori…quelle sul letto la notte !”
“Già, ti piace, eh ?!”
“Certo, è proprio bella e ben fatta…l’hai vista mai nuda ?”
“No, dal vivo no.”
“Dal vivo ?”
“Volevo dire da vicino ! Sì la figa gliel’ho guardata dal buco della serratura in bagno !”
“Ah, ecco ! Volevo ben dire !”
Avevo mentito ovviamente; Piero non era mica mio fratello; tuttavia lui provava sempre a ritenersi tale. Guardò di nuovo il segmento verde sul desktop.
“Cazzo ! Hanno spento un bel po’ di peer ! Mò stiamo a 87…”
“87 cosa ?”
“Kilobyte per secondo; ci sono pochi peer on line, prima stavamo a 660 Kbps, ci vorrà un’altra mezz’ora se non si riaccendono i peer…”
“E va bene, tanto hai l’adsl, no ?”
Smanettando sulla tastiera per ridurre a icona e intanto navigare verso una delle sue mail col nome falso, mi chiese con naturalezza:
“Umberto, mi inviti ?”
“Dove ? In vacanza ? Ancora non lo so se mamma vuole ospiti…”
“No, se m’inviti vorrei sapere…”
“Di nuovo: dove ?”
“A casa tua.”
“Se ci tieni, ma io ho la chiavetta, è lenta !”
“Non è per la chiavetta, è per un’altra cosa !”
“E sarebbe ?”
“Senti, più o meno così: tu m’inviti per fare i compiti e poi…”
“…e poi…”
“…e poi se mamma tua si spoglia in bagno per uscire, tu me la lasceresti spiare ?”
“E ti pareva ! Ma che sei ? Un maniaco ?”
“No ! Che è mamma tua che è bona, come dicono a Roma…la mia l’hai vista che è, no ?!”
“Dai Piero, esageri come sempre ! Se ti dovessi far bastare le sessanta ore con la chiavetta come me saresti meno pretenzioso ! Ti sei viziato con l’adsl, t’arriva troppa roba… e nemmeno t’accorgi cosa chiedi…”
“Facciamo uno scambio, ti va ?”
“E sarebbe ?”
“Guarda che ho nel cassetto !...”
Prese l’oggetto: il telecomando di una portiera d’automobile con una sorta di derivazione usb, e un cavetto di due centimetri circa. Me lo mise in mano:
“Guardalo bene ! Hai visto i buchi ?”
Lo guardai: una banalissimo telecomando per auto o motorini.
“Sì.”
“Sembra un telecomando per auto; in realtà è una mini telecamera, fa gli avi a 640x480; io ci ho messo la mini sd da 4 Gb…”
Me la rigirai tra le dita fingendo perplessità; sapevo che esistevano certe cose, ma ero convinto che non fossero alla portata della borsa di Piero, e neppure della mia, del resto. Finsi indifferenza; si vedeva che Piero non vedeva l’ora di confidarsi:
“E allora ?”
“Io ti faccio vedere la Perrino che se la tocca al bagno, ti faccio vedere con chi se la fa…e tu…”
“E io ?...”
“E tu mi lasci spiare tua madre dal buco della serratura; a lei non farò riprese video di nascosto ! Prometto! Tanto ci sarai anche tu, no ?!”
“Ma questa telecamera…”
“Me l’ha comprata on line il bidello comunista, quello che gli sta sul cazzo la Perrino, per 50 euro ti fa vedere nuda qualunque prof mentre sta al bagno…”
“E tu gli hai dato i 50 ? A Giovanni dico…”
“Sì, è un anno, dice lui, che vende gli avi ai segaioli del quinto ! Forse finirà in galera, ma intanto qui io mi sono fatta anche comprare questa; 10 euro on line: la colleghi al computer tutta la notte e ti fa un’oretta di riprese…! Il bidello m’ha dato una dritta di due ore, e io sono riuscito a fare questa…ora se te la faccio vedere, poi tu m’inviti ?”
“Una dritta hai detto ?...”
“Volevo dire che m’ha dato uno spazietto orario di due ore…m’ha coperto mentre ho impiegato venti minuti a piazzare la webcam; mi ha aperto la porta della scuola riservatamente alle sette e un quarto; io gli ho allungato i cinquanta, e lui m’ha messo in mano uno spazzolone, e dopo avermi fatto indossare il suo grembiule, m’ha detto di fingere di fare le pulizie, o almeno d’iniziarle nel bagno delle professoresse; poi, piazzata la webcam, mi sono defilato…”
“Perché dici due ore ? Non le capisco queste due ore, e i venti minuti…”
“Mona ! La finestra di ripresa, oh ! La finestra temporale intendevo; comunque con la luce naturale mescolata alla luce dell’ambiente; la parte meglio era tra le undici e l’una…che poi era l’orario con cui la nostra prof si appartava…siccome lui conosceva gli orari di utilizzo del bagno, è entrato e me l’ha accesa lui alle undici più o meno la webcam; io l’ho solo piazzata…”
“Dove ?”
“Nel bagno delle prof ! Sulla superficie della porta Giovanni aveva ricavato uno spazietto a scomparsa…e…”
“E finché non se ne accorgono…eh?!”
Rimasi in silenzio stupito dall’entusiasmo e dall’intraprendenza di Piero, il quale tra una parola e l’altra mi aveva piazzato la sua richiesta circa mia madre Ivana. Ci pensai un secondo, poi gli dissi:
“Scelgo io il giorno, tu vieni, te la faccio guardare, ma se ti sgama io non c’entro, ok ?!”
“Va bene, andata ?”
“Andata ! Fammi vedere la bionda spigolo al cesso !”
“Aspetta, collego la usb al computer. I file non li metto sulla ram, casomai una perizia…”
“Perché i temp non te li trovano uguale ?”
“No, il cleaner cancella anche quelli…”
“Ah, l’ho visto ! Ma devi cancellare col metodo Gutmann a 35 passaggi casuali a sovrascrivere…”
“Sì, è regolato sul Gutmann…”
“Lo so. Ma sono sicuro che hai trascurato qualcosa…lo apriresti un attimo ?”
Piero armeggiò sulla tastiera, e aperto il cleaner da impostazioni, vide che effettivamente era stato selezionato il metodo Gutmann, ma come era da aspettarsi aveva trascurato di mettere la spunta verde sul quadratino “cluster tip”. Gli dissi:
“Vedi, devi eliminare anche il cluster, altrimenti la traccia resta sempre, magari è l’equivalente di un’ombra, ma resta.”
“Sì, ma ci vuole di più ! Vabbè poi lo vediamo…lo apriamo questo file tosto ?”
“E apri, no ?!”
Piero da risorse del computer andò su usbdisk ed individuata la cartella video della sd della micro cam, aprì il file.
Si vedeva la Perrino appena entrata al bagno delle donne, il bagno dei prof naturalmente, che si calava i pantaloni della tuta da ginnastica e si sedeva sul water per pisciare; aveva in mano la salviettina umidificata già pronta, e dopo un minuto ci si pulì la topa seduta nella tazza; Piero mi fece:
“Adesso guarda, se la carezza un po’, poi allunga le mani sul borzello e… guarda che s’era portata dietro ?...”
La spigolosa insegnante di ginnastica Perrino aveva preso dal marsupio una specie di fiore artificiale fatto di…piume. Con quelle leggerissime piume bianche si sfiorò il clitoride con sapienza e lentezza percependo il piacere dello sfioro…commentai:
“Hai visto la Perrino ! Una vera esperta Piero ! Cazzo però !”
“Aspetta, non l’hai ancora visto tutto…”
“Che vuoi dire ?”
“Guarda e aspetta ! Vedrai che te la fai una sega !”
Dopo cinque lunghi minuti di sapienti masturbazioni con quelle piume la Perrino di cui vedevo solo il corpo in basso, dal seno in giù si spostò sfocando l’immagine; capii in tre secondi; aveva aperto la porta, altro sfocamento, cazzo non si capiva niente, tuttavia era entrata un’altra persona, con cui la Perrino stava baciandosi; dopo qualche secondo l’immagine tornò nitida: i corpi erano due, entrambi femminili; l’altra si liberò della gonna, non portava le mutande; chiesi a Piero chi fosse; io non avevo riconosciuto nessuna in particolare…
“Chi è questa qui ?”
“So che si chiama Claudia, è della quinta b. La trovi a ricreazione al piano di sopra che fuma con le amichette troiette come lei.”
“Quinto? Allora è maggiorenne…”
“…e lesbica ! Forse è bisex ! La vedo col ragazzo, un cornutone, che la viene a prendere col motorino ! Ora la Perrino sale sul water; guarda come lecca l’amica…”
La nostra spigolosa Perrino offrì la propria vulva alla sua amante del momento, che gliela leccò famelicamente, ma suoni non se ne sentivano…chiesi a Piero:
“Ma non si sente niente…”
“Un po’ si sente, ma dovrei trovare un esperto che pulisca il suono…”
“Uhm, lascia perdere, se stà roba viene fuori finiamo nei guai ! E Giovanni in carcere di sicuro!”
Quella di Claudia era una turbo lingua; non c’era un cm della fica della Perrino che non se lo fosse spennellato bene. La Perrino mosse il bacino ritmicamente contro la faccia di Claudia semiaffondata nel bacino della professoressa lesbica sei o sette volte; era venuta rapidamente bagnando la sua amante che si strofinava la faccia più e più volte contro la fica di quella donna. Claudia staccò la faccia dalla fica soddisfatta della sua professoressa, e si spostò col viso verso la porta; si accovacciò alla pecorina ma la micro cam vista la scarsa luminosità del locale col water restituiva un’immagine sfocata nonché nera per la maggior parte, tranne la regione di campo verso la Perrino dove era più chiara e nitida; vedemmo la prof tirare fuori la lingua ispezionando più volte il culone denudato di Claudia; la professoressa guardò il buco più volte, poi tirata fuori la lingua avvolta a canaletto cercò d’introdurla nell’ano della studentessa amante, dato che le teneva ben larghe le natiche; si vedeva la sommità della testa della Perrino oscillare più volte avanti e indietro. Claudia si teneva la camicetta che ondeggiava e la maglietta rimboccata a denudarsi godendosi gli affondi, poi i movimenti della prof si fecero più fluidi; non si vedeva molto bene, ma adesso le stava leccando la fica da dietro sotto; ogni tanto Claudia faceva sussultare il culo verso dietro, poi non appena cambiarono di nuovo posizione vidi Claudia salire sul coperchio del water e mentre la Perrino si stava preparando a penetrarla con un fallo giallo a doppio cazzo (con quello più piccolo per la stimolazione rettale) il video si fermò. Deluso chiesi:
“Beh…?”
“Non l’avevo caricata tutta la notte, e così ha funzionato solo 16 minuti…”
“Vuoi dire ?”
“Otto, nove ore di carica, colla sua usb, insomma tutta la notte, e fa un’ora di riprese ! Io l’ho caricata solo due orette abbondanti, non di più !”
“Insomma, la Perrino se la fa con una del quinto…cazzo che lesbicona tosta !”
“Ma perché non te ne eri accorto ?”
“No, in questi ultimi tempi ho pensato ad altro. Non ci ho pensato molto alle nostre prof ! Devo ammettere che mi hai fatto una certa sorpresa.”
E per forza: non mi sembrava vero che mia madre aveva iniziato a darmela…mentre il mio amico di seghe Piero si limitava a chiedermi di poterla spiare semplicemente, come qualunque morboso adolescente che si rispetti. Sembra mostruoso scoprire quante cose possono accadere qui da noi in provincia; ci credo che mamma Ivana aveva proposto a mio papà se s’iscrivevano ad un privé…
“Ma stò file che fai ? Te lo tieni ?...”
“Non so, credo che me lo nascondo da qualche parte: m’è già costato 60 euro; mi sono giocata un mese di paghetta per stà cosa ! Beh, e la sega?”
“Meglio che lo cancelli ! Quel nostro amico bidello, Giovanni, prima o poi lo arrestano...ho sentito che da qualche mese lo chiamano Mafietta 2000; chi vuole le tesserine magnetiche della macchinetta dei cappuccini le deve chiedere a lui…”
“E perché 2000 ?”
“Non lo sai Piero ? Eppure ci parli…comunque lo chiamano Mafietta 2000 perché è molto ben informato su tutto e tutti, come Novella 2000…perché ti sei tirato fuori il cazzo ?”
“Non te la fai la sega sulla scopona Perrino?”
“No, non ne ho voglia…e poi di che scopona parli ? Sono due lesbiche…se la sono solo sleccazzata un po’…”
“E le amanti di Saffo non ti piacciono ?”
“No, voglio vedere un cazzo che entra in una fica !”
“No, a me no. A me basta pure vedere le femmine che se la leccano…”
“Scusa, ma quanto hai speso con Mafietta 2000 ? Avevi detto sess…”
“Ahnn! 60 sì ! 10 per comprarla e 50 per potercela mettere la micro cam…ahhhn!”
“Ma andavi con una troia, di quelle che ricevono a casa a Porta Palazzo, se t’andava di andare fino a Torino…60 euro una marchetta te la facevi, mica no! Per strada anche la metà!”
“Ehhhn ! E che ti credi ?...ahnnn! Che non ci sono andato ? Guarda lì sotto…!”
“Cosa ?”
“Lì, sopra l’enci, il terzo volume dell’enciclopedia geografica, è quello in orizzontale ! Guarda dentro la sovraccopertina…dove senti un po’ gonfio…”
Andai a prendere il terzo volume dell’enciclopedia geografica, e sollevata la sovracopertina in carta lucida, ne presi una rivista; era una rivista di quelle con le troie che danno il cellulare; c’era un segno di penna su un paio, molto molto carine entrambe castane, e con un bel paio di zinne oltre che di cosce…la zona era proprio quella di Porta Palazzo…
“Beh, sei andato a trovare queste ?”
“Sì, ahnnnn! Ahnnnnn ! Ahnnnn! La primaaaaaha m’ha sgamato al cellulare che ero minorenne, e m’ha mandato affan…ahnnn ! Ahnnnn!”
“…t’arrapa tanto la Perrino ?...”
“Sì, quando la lecca sì !”
“…e con l’altra com’è andata ?...”
“Oh ! Dai che vengo ! Leccagliela ! Sì dai !”
“Ehi, dico…guarda che mona ! ‘Na sega sulla bionda nazi…t’ha mandato affanculo anche l’altra ?”
“No, ahhn ! L’altra no ! Ahnnnn ! Ahnnnnnn ! Ahnnnn ! Prendimi la foto ! Dov’è ?…ohhhhh, sìiiiiii !”
Presi la foto prontamente, e gliela sistemai in piedi sulla tastiera sfruttando le profondità tra i tasti centrali. Piero cominciò ad aumentare la velocità della sega concentrandosi stavolta su mia madre seminuda; neanche lontanamente sospettava che io me l’ero potuta fare, che ce l’avevo potuto mettere il cazzo nella sua invitantissima sorca, che lui poteva solo immaginare…arretrai di un metro dietro restando in diagonale con lo sguardo, e vidi che era letteralmente innamorato di mia madre; si alzò in piedi e mandati tre tiri della mano destra gli partì lo schizzo…poi altri tre in rapida successione…
“Ahhhhnnn ! Ahnnnnn ! Ahnnnn! Sìiiiiii ! Sìiiiiii ! Ahn ! Ahn !...sborroooooh, sì ! Fica, fica, fica !”
Piero mandò altre buttate; uno schizzo finì pure sulla foto di mia madre; il resto sul bordo della sedia. Mi sedetti sul suo letto leggendo svogliatamente un vecchio classico di Topolino; Piero andò in bagno a ripulirsi; poi, d’istinto, pensai di consultare di nuovo quel settimanale di appuntamenti hot. Sfogliando le pagine all’improvviso vidi una foto che mi turbò; il mio mondo si fermò in un istante, in quel decimo di secondo che, dicono, ci mettiamo a mettere a fuoco l’immagine. Una bella frenata brusca! Il motivo era semplice: era la foto di una bellissima donna seduta sulla spiaggia dello stesso colore di quella dove avevamo fatto la vacanza in costa azzurra; le cosce e la pancia nonché il tanga erano proprio quelli di mia madre Ivana; c’era un cellulare che non era uno di quelli di casa nostra; riguardai la copertina d’istinto: era del mese scorso; il testo mi aveva gelato: “disponibile ambo i lati purché puliti, discreti, e non invadenti; sono sposata con un figlio, marito militare, chiedo e do massima discrezione; astenersi indecisi, segaioli e delle forze armate, non posso ospitare.” Seguiva il cellulare che memorizzai col mio. Il corpo e la spiaggia erano quelli di mia madre, anche se la faccia non era riconoscibile dato che era stata completamente abrasa col coltellino a giudicare dai graffi, o con la carta abrasiva. Piero era stato un bel fesso a non fare non dico due più due; solo una più una, dato che una foto (in chiaro) gliel’avevo fornita io tempo prima per le sue seghe; e l’altra ce l’aveva egli stesso sulla sua rivista d’appuntamenti sexy. Che fisionomista di merda ! Andai con la rivista dietro la porta del bagno, e chiesi a Piero:
“Senti, mi interessa una pagina della tua rivista, me la dai ? Insomma la strappo ! Posso ?”
“Il computer è acceso. Fatti la copia scanner no ?! Hai trovato una figa che t’interessa ?”
“Forse, però mi serve materialmente ! Dai che ti costa ? Ormai ha un mese la rivista !”
Mentre scorreva l’acqua Piero ci pensò un momento, poi finalmente sentenziò:
“Boh, oh vabbè strappala, se proprio devi…”
Non aspettai che Piero aprisse la porta e vedesse quale pagina m’interessava; la strappai immediatamente poggiandomi al muro, e me la infilai sotto la maglietta, poi onde fargli passare la voglia di ricontrollarla andai a rimetterla sotto la sovraccopertina della sua enciclopedia geografica. Nel frattempo Piero era tornato dal bagno, e vide che stavo riponendo il terzo volume dell’enciclopedia tra gli altri…
“…eh, no ! Lascialo orizzontale, sopra gli altri !”
Cambiai discorso anche se si riferiva alla rivista appena nascosta:
“…senti mi stavi dicendo che avevi fatto con l’altra ?...”
“Ah, l’hai vista che gnocca ?! Sono andato a trovarla a casa, e lei mi ha messo alla porta mandandomi via, che con i minorenni non ci andava…certi spintoni ! Proprio una stronza !”
L’avevo vista l’altra ! Una bella fighissima di venticinque anni con i capelli castani sfumati al rosso; più arrapante di così ! Due cosce da competizione; provai ad immaginare il bucetto, quello di dietro…povero Piero che si poteva fare ? Avevamo dieci anni meno di quella figona ! A me, con mia madre m’era andata strabbene ! Piero mi disse:
“Tra un paio di mesi se riesco ad arrivare a cento mi rivolgo a Mafietta 2000, magari me ne procura una lui…e me la faccio !”
“Sicuro che te la presenta una ! Basta che paghi il doppio la marchetta ! Mona !”
“…perché mona ? Sei moralista ?”
“…ma Piero, possibile che sei così coglione ?”
“Di nuovo ! Perché ?”
“Perché come t’ha venduto la privacy della Perrino, che ti credi ? Che non vi filma di nascosto, e poi vi si vende anche a voi ? Magari vi ricatta pure, che sei minorenne, no ?!”
Piero, già scarico dalla sega, aveva preso a pulire la sedia e la foto di mia madre in topless dallo sperma; non mi aveva risposto, tuttavia aveva sfruttato quei secondi per riflettere, per cui mi rispose:
“Forse hai ragione tu Umbi, forse è meglio stare alla larga da Mafietta…che è pure calabrese dicono !...”
“No, è lucano, provincia di Matera…mò che c’entra che è calabrese, che, sei della Lega ?”
“Insomma, sempre un meridionale …di quelle parti, no ?! Cazzo però!”
Hai visto Piero ! Giocava al razzista, al piemontese puro. Beh prima il disinvolto, poi pronto a giocare la carta del perbenismo…cazzo. Una lezioncina ci voleva. Eh sì che ci voleva ! Raccontai una balla a Piero, detestavo farlo, ma era a fin di bene, e poi il bidello Giovanni più di una professoressa usava definirlo un farabutto dato che fino a quattro-cinque d’anni prima – m’era giunta la voce – si faceva pagare mille lire la chiave del bagno; venne denunciato da una supplente precaria...ed in cambio di un rimborso di una certa somma, duecentomila lire, in beneficenza venne ritirata la denunzia, dato che aveva famiglia, ossia due genitori anziani poveri, ed in caso di condanna il preside avrebbe potuto, o dovuto farlo allontanare…questa era la storia vera; adesso iniziava quella mia, la falsa:
“Senti io non te lo dovrei dire, ma papà che è un ufficiale della Guardia di Finanza ha svolto delle indagini sul quell’uomo mesi fa, e ha scoperto che commercia pure con le tessere della tv satellitare porno taroccate…ecco, ne stava parlando con mamma Ivana, li ho sentiti: gli faranno un multone di cinquecentomila euri…stanno solo aspettando di trovare un buon ospizio ai suoi genitori, quelli dell’assistenza sociale intendo che se ne stanno occupando…che gli porteranno via la casa, col pignoramento a cinquecentomila; è per riguardo a quei due vecchietti che non lo arrestano…credimi, l’hanno attenzionato da mesi; mò però, mò che gliela fanno, la multa, partiranno le indagini, e gli faranno una perquisizione a tappeto ! Dammi retta Piero! Butta via la sd con quel filmato ! E fai finta che le hai perse quelle sessanta euro…!”
“Giura !”
“Non ti fidi ?”
“No…mi…mi fido! Però tuo padre che indaga, e ti dice tutte queste cose…non mi torna ! Umbi !”
“L’ha dette a mamma Ivana anche se sapeva che avrei sentito…senti, non è che a Giovanni gli hai dato il tuo cellulare ?”
“Oh! Umbi ! Tuo padre t’ha det…ahhhhnnn…il cellu? No, no di certo.”
Piero stava sbiancando; un’improvvisa sudata fredda. Portai la sua critica più su di me:
“Meglio se non gli hai dato il cellulare! Se vi siete parlati vi beccano coi tabulati. Pure con me che ti credi ? Era per farmi capire che non dovevo essere troppo confidenziale con quell’uomo ! Che è pure comunista !”
“A me dici perché lo chiamavo calabrese, e mò tu dici che è un comunista ! Cazzo che… fa… che…ma questo…! Cazzo, cazzo, non me lo potevi dire prima ? I comunisti li sche...metti che m’hanno sche…sche…”
“Non fare il bambino! L’hai sempre saputo che era comunista! E poi sche che ?”
“Schedato, quelli della Digos ti schedano ! Tu hai tuo padre della finanza, ma il mio è sempre stato operaio, e ha detto mio padre, che alla FIAT ai tempi suoi i carubba schedavano chi era comunista o della FIOM…”
“E mò che c’entra la FIOM, la FIAT, insomma…?”
“Metti che c’è qualche carubba in incognito tra i supplenti a scuola ? Metti che quello d’algebra è un carubba…”
“E sti cazzi ! Chi se lo caga il supplente ?! Io manco la saluto quella di mate ! La titolare dico…”
“Come, sti cazzi ! Io la mattina della Perrino, al ritorno gli ho dato un passaggio col motorino al supplente di algebra…”
“E con questo ?”
“Lì al portone ! Mi ha visto parlare col bidello che mi dava la micro cam che sembra la chiave elettronica dello scooter; me l’aveva recuperata lui al momento delle pulizie ! Cazzo, non gliel’avrei chiesta la presa della micro cam ! Se lo arrestano e parla, mi tirerà dentro ! Il supplente ci ha visti insieme…”
Piero continuava a sudare freddo: era nel panico più totale; e dire che fino a mezz’ora fa aveva eletto il bidello comunista (rosicone con la Perrino) già suo amico, pure contento che lo chiamassero Mafietta 2000; adesso voleva prenderne le distanze, mercé le mie balle su di lui, ma sapeva che si era lasciate dietro delle tracce…dovevo provare a rincuorarlo, almeno un po’.
“Beh, dai non spaventarti adesso ! Mica gli hai chiesto droga, no?!”
“No, no…”
“Dai, che va bene, dai, non preoccuparti !”
Lo avevo spaventato abbastanza. Era bene che non diventasse troppo amico di quell’uomo se non proprio delinquente, certo discutibile. Altro che calabrese ! Era così che si finiva nei giri, quelli sbagliati ! E poi, lo ammetto, mi piaceva sentirmi superiore a Piero che aveva il papà operaio, mentre il mio era un quadrato ufficiale della Guardia di Finanza con una borghesissima moglie bonazza, mentre lui aveva la madre vecchia e chiattona…il fatto di potermela scopare quella bonazza di mia madre mi rendeva paterno e generoso verso il mio amico segaiolo “appassionato” di mia madre Ivana. Ero in debito con Piero per quelle belle immagini morbose della nostra Perrino; confesso che la cosa un po’ mi divertiva: concedere un po’ di strip tease della sua “figa preferita”, quella che lo faceva sborrare, al mio sfigato amico segaiolo…


- continua -






















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