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Lui & Lei

Orgasmi ignobili per nobili o le radici di Luigino, 2a parte


di sexitraumer
22.01.2019    |    7.724    |    0 6.5
"Non desiderava baciarla, ma questo Caterina lo trovava normale dato che aveva quasi il doppio degli anni di Paolo..."
“…HUH ! Che duro ! Ma la patacca proprio non vi piace Paolo…?!...AHN!”
“…Hannnhhh…preferisco il buchetto dietro…non male sorella, non male !”
“Ma una volta o l’altra me la leccherete…promettete Paolo ? Ahnnn ! Ahi !”
“…forse sorella, forse…”
“Quando venite…ricordatevi di chiamarmi per nome, almeno una volta…ahnnn ! , vi prego…chiamatemi per nome !”
“Ahnnn…ahnnnn…e come vi chiamereste…che ..,ahnnnn…me lo dimen…ti…co…sempre…”
“Caterina, mi chiamo suor Caterin…ahnn!...Ohhhh…lo sento Paolo…lo sentoohhhh…”
“Vi piace il cazzo…eh sorella ?! Alla vostra etate…siete proprio una maiala, sapete…huh !...che bel culo…ohhh…faccio bene a mettervelo al culo…”
“Prima di morire lo vorrei nella patacca, almeno una volta…AHN ! Piano, fate piano, ohhhh giovanotto…tenetelo duro ! Tenetelo ! AHNNN ! AHNNNN !”
“AHNNN…AHN ! AHN ! E qui mi sa che vengoooohhhhh…”
“…ehhhhh…venite, Paoletto…venite !...Ohhhh! AHN !”
“Caterina…ahhnn…Caterina…ahnnn ! Ahnnnn !...”
“Sì, venite ! Ahnn ! Ahnn !”
“Hooooh ! Hooooh ! Hooooohhhhh ! Vengoooohhhh…Caterina, vengooooohhh”
“Sì…so…son,,,ohhhh…vostra ! Dai, schizzate Paolo, schizzate dentroohhhh !”
“ECCOOOOHHHH ! AHN !”
Finalmente Paolo era venuto nel retto dell’anziana suora, riempendoglielo tutto. Ci aveva messo abbastanza poco; ovviamente osservando il sesso galeotto dei suoi neo padroni aveva accumulato eccitazione e tensione, e avrebbe voluto sfogarla: suor Caterina, una donna che aveva passato i sessanta, tormentata dal diabete, e dagli attacchi di sonno, sentiva che il suo personale viaggio sulla terra stava per terminare. Dopo anni di astinenza, talvolta interrotta da qualche scopata con chi capitava, adesso stava invecchiando, e avrebbe voluto sparare ancora qualche colpo, col suo sesso, da lei sempre risparmiato per persone che riteneva degne di esso. L’omosessuale tuttofare del vecchio marchese Paolo Roscio le dava una mano di tanto in tanto, come quando voleva prendere il bagno, una volta al mese circa. Quando Paolo tolse il cazzo liberandole l’ano l’anziana donna non riuscì a trattenere un peto rumoroso, che espulse una parte della sborra del suo momentaneo amante mista a cacca. Il tutto cadde sul pavimento. La suora si chinò sul pavimento usando la parte interna della tonaca per pulire a terra, poi da sotto un mobile prese un vaso da notte, e ci pisciò dentro. Finito ch’ebbe di urinare intinse due dita della sua mano destra di urina calda appena fatta, e le mise quasi a forza in bocca al giovane Paolo Roscio suo sodomizzatore. Suo malgrado fu costretto ad assaggiare quell’urina, che gli apparve da subito dolce, troppo dolce…La vecchia suor Caterina gli disse:
“Ho la diabeta Paolo…ogni volta che dormo… all’improvviso faccio sonni sempre più lunghi, e un giorno di questi, mi sa che non mi risveglierò più !”
“E allora sorella?”
“Non riesco più a stare dietro alla marchesina…quell’ingrata ormai può far da sola !”
“Che volete dire ?!”
“Io mi sono stancata di vivere…e in convento non ci voglio tornare…per cui volevo proporvi, anche per la reputazion vostra, visto che si dice che vi piaccia peccare di omosessualità…io potrei aiutarvi…”
“In che modo suor Caterina…?”
“Sposatemi, e quando consumeremo legittimamente, non come adesso, voi mi farete godere la patacca…eccola qua !”
Si sollevò di nuovo la tonaca, e gli mostrò la carne, lo spacco, e il pelo accorciato dall’uso sapiente, e soprattutto costante, della forbice; certo a vent’anni l’effetto sarebbe stato ben altro... Paolo Roscio continuava a fissarla incuriosito…quella donna, forse a cagion del suo abito religioso era una donna mediamente più pulita, persino di Devota, che prendeva il bagno profumato una volta al mese, come il padre suo…
“…diventerete mio marito, mi farete buon servizio a questa per un mesetto, e io che sento che le forze mi stanno abbandonando, prima che arrivi la prossima estate vi lascerò libero. Un giorno di questi mi sa che non mi risveglierò più, e voi sarete libero di disporre della dote mia come crederete…”
“Dote?...”
“Suvvia, toccatela un po’! Fateci carezze, che a noi le femmine i tocchi del masculo piacciono assai…non vi chiedo d’assaggiarla, anche se ve la farei trovar pulita pria dell’assaggio, e della congiunzione…anni fa lavoravo accanto ad un cerusico che amava pulirsi tra una visita et l’altra, e le stesse abitudini sue m’impose per lo mestiere…”
“Siete pulita suor Caterina, non havvi dubbio veruno! ...così debbo toccarvela?”
“Abituatevi a passarci la mano tutta, carezze e carezze, su…!”
Paolo Roscio aveva preso per sua gentilezza ad accarezzarle il sesso come servizio di cortesia, ed intanto faceva conversazione distrattamente…
“Certo che duecentotrenta scudi son tanti, lo ammetto…”
“Uhmmm, ohhhh…bravo Paolo, bravo…sapete carezzarla…provate a massaggiarla, che forse me la bagno ancora un pochinino…i duecentotrenta son li risparmi di una vita di virtute o di…ahnnnn…ohhhhh…bravo Paolo…quasi virtute, comunque…duecentotrenta scudi! Ahnnnn…avvicinatevi Paolo! Voglio baciarvi, siete un brav’uomo…che siete sodomita me ne importa punto…venite che ardo dalla voglia delle vostre labbra…e non togliete la mano!...ahnnnnn….carezzatemela! Ahnnnnnn!”
“Duecentotrenta scudi Caterina, dite sul serio?!”
“Venite qui da me !”
Suor Caterina baciò in bocca Paolo Roscio, che benché omosessuale permise a quella materna anziana amante di baciarlo, poi dopo un minuto, forse stufo, staccò le labbra dicendo interessato a ben altro:
“Dove son li duecentotrenta ? Non saranno una favola ?”
La donna, da una tasca interna segreta della tonaca tirò fuori una pergamena ripiegata quattro volte, e svoltala a foglio intero, gliela porse dicendogli:
“Ecco! Questo è il certificato di credito al deposito! Stanno in banca, mica con me!”
Paolo Roscio, che sapeva leggere e scrivere, dovette riconoscere che quella pergamena pareva autentica…
“Scusate se vi ho messa in dubbio sorella!”
“Siete scusato giovanotto! Ma li avrete, e li vedrete solo se mi sposerete! …e non preoccupatevi vi dico! Non durerò ancora a lungo…ora andate, che ho sonno…avvertite voi la marchesina di là! Ci penserete e domani mi direte…e grazie del bacio. Se non foste omosessuale avreste trovato moglie da un bel pezzo, sapete!”
Paolo da omosessuale ideologico distolse lo sguardo con un minimo di garbo, poi sapendo che era ora di accudire il marchese dal risveglio pomeridiano, prese congedo dall’anziana donna.
“Uhmmm…duecentotrenta scudi…ci penserò Caterina, ci penserò…ora vado dal marchese, sarà il caso di svegliarlo dal sonno pomeridiano, sennò stanotte non dormirà mica…fate buon sonno Caterina, vi chiamerò io stesso per la cena…”
Paolo Roscio si recò in camera del marchese, ma la trovò col letto vuoto, e le lenzuola asportate. Strano – pensò – la pulizia delle lenzuola la svolgeva Paolo una volta al mese; pensò che forse il vecchio marchese se l’era fatta sotto, e per non ammetterlo, nemmeno con lui che conosceva la cronologia delle sua funzioni fisiologiche, si era allontanato con le lenzuola…sì? Ma dove? No, no c’era qualcosa che non andava…ma dove poteva essere andato? Non certo dai suoi contadini, gente troppo sporca e rozza per affidargli la pulizia delle sue lenzuola…e per i quali aveva una vera e propria fobia; e poi il marchese il puzzo dei suoi contadini non lo sopportava, andando fiero del proprio. Paolo fece un rapido giro per le altre stanze senza chiamarlo a voce, tanto sapeva che da un paio d’inverni era pure insordito. No, non era nel suo palazzo, neppure nelle terrazze; semplicemente il marchese non c’era, per cui tornò in salone dove, vicino al camino, e per terra al caldo, Devota Maria e Bonaldo dormivano abbracciati. Lo spadino di Bonaldo era stato gettato con la lama sulla brace, ma c’era del sangue sull’impugnatura…quello purtroppo si vedeva! Sapeva di aver dormito molto anche lui, ed essendo a conoscenza dell’avversione dell’anziano marchese Adeodato per il suo “efficiente” capo campiere Bonaldo, ma anche insidiatore della lussuriosa Devota Maria…che qualcosa non andava era ormai chiaro! Ma non aveva mentalmente il coraggio di trarre le conclusioni sotto forma di pensiero definito; in realtà da qualche parte nella sua mente le conclusioni le aveva già tratte, e maledì sé stesso per essersi distratto piacevolmente con l’infelice badante suor Caterina, che doveva esserglisi concessa per spirito materno, e fame di sesso arretrata. Suor Caterina era andata a dormire; pensò che forse era meglio che la svegliasse, poi ci rinunciò. Si recò nella stalla, e cercò tra i depositi di paglia col forcone, e niente trovò. Poi pensò di affacciarsi nel letamaio, e sollevato non poco letame, fino a sporcarsi le braghe, non trovò niente lo stesso. Restava la cisterna, ma nemmeno lì c’era niente. Conosceva la profondità dell’acqua, e dopo due o tre cali del secchio si convinse che non era nemmeno lì. Si guardò intorno, finché non notò un deposito di legna più o meno irregolare. Andò a guardare, e spostati non pochi tronchetti, trovò un involto di cotone, le cui dimensioni erano …compatibili col marchese…come cercò di svolgere quel lenzuolo sentì un tuono in lontananza…un temporale…e all’improvviso una voce maschile…
“…”
Un attimo di vuoto! …poi il cervello gli ricordò che ben conosceva quella voce:
“L’avete trovato Paolo! Sì è il marchese quello, sapete…”
“…ma…perché? Era vecchio sì! …un altro paio d’anni sarebbe campato…che vi aveva fatto? Vi risparmiò la vita cacciandovi…”
“…sapete Paolo Roscio, ebbe a risparmiarmi la vita perché li tre alabardieri che teneva a magro stipendio lo abbandonarono nottetempo…anni fa!”
“Non venitemi a dire che fu morte improvvisa! Mai lo crederò!”
Paolo si avvicinò a baciare l’involto di cotone…
“Nessuno vi obbliga a crederlo…ma debbo dirvi che aveva bevuto uno strano intruglio…era come impazzito, tanto che voleva uccidere la sua istessa figlia…e quando la stava strozzando la figlia si è difesa…suo malgrado è stata costretta a trafiggerlo per liberarsi della stretta al collo…ho pensato che è meglio se nessuno sape nulla. Altrimenti qui ci condannano li tutti quanti per cospirazione…”
“…già! …già ! … sì, probabilmente è così…ci torturerebbero tutti quanti…e finiremmo per accusarci a vicenda ! E poi tutti a presentar il collo al boia!”
“Volete veramente sapere com’è andata Paolo Roscio ?”
“No…! No, Bonaldo! Quello che non so, non posso rivelarlo!…vi prego!”
La logica affermazione di Paolo Roscio dovette in qualche modo colpire Bonaldo, che dopo un attimo di quieto silenzio, domandò:
“Paolo ! Siete con noi…vero?!”
“No ho altra scelta, mi sembra.”
“Siete con noi ?”
“Sì !”
Bonaldo era cortese e amichevole con Paolo, che ne subiva la dominazione caratteriale:
“Allora Paolo, aiutatemi: dobbiamo scavare una fossa qui dietro il cortile, che c’è terra per la vanga, e seppellirvi il corpo avvolto e seppellito nella legna…indi bruceremo il cadavere…e niuno potrà sapere niente, tranne io, voi, e la vostra nuova padrona, la marchesa Devota Maria Drezzer…”
“…e chi mi dice che non ucciderete anche a me ?”
“Nessuno ! Come nessuno vuol farvi del male…ma se venissi costretto…comunque voi Paolo non sarete mai capace di denunziarci…di questo son certo!”
Paolo Roscio guardava il vuoto, ed infatti sapeva che non avrebbe denunciato né Bonaldo né Devota Maria…in fondo al palazzo non si viveva così male…bisognava adattarsi ai nuovi padroni, tutto qui…l’alternativa, nel caso si fosse salvato da un’onesta inchiesta penale, era tornar per strada, anche se il vecchio marchese ormai cadavere ebbe a nominarlo nel testamento, che per justa servitute avrebbe conservato il diritto a rimanere a palazzo vita natural durante, con una mansione di sua scelta, e diritto al vitto, mantenuto dagli eredi Drezzer…aveva assistito alla dettatura delle ultime volontà del marchese Adeodato innanzi al notaio Rothembergi, con studio in Fivigliano in Drezza; gli venne in mente con l’occasione che lui, il notaio non lo vedeva da cinque anni, ma probabilmente se fosse morto quel notaio, ne avrebbe ereditato le carte un altro…però non potendosi divulgare la morte del vecchio marchese testatore, non sarebbe stato aperto il relativo testamento, né si sarebbero costituiti diritti reali in capo agli eredi, ed ai legatari quali Paolo Roscio…
Bonaldo aveva preso una zappa e una vanga, poi rivolgendosi al Roscio:
“Siete con me Paolo?”
Paolo rispose:
“Ditemi quello che dobbiamo fare. Tanto ormai si tratta di sopravvivere …”
“Una fossa, no?! Diamoci da fare…se la finiamo prima dell’ora ottava potremo approfittare del temporale di stasera per bruciare il corpo…”
I due scavarono una fossa ampia circa il doppio del corpo, per poi calarvi il cadavere avvolto nelle lenzuola, non senza aver organizzato un letto di legnetti e sterpi, quindi il corpo nell’involto, e altra legna mista a torba. Bonaldo aggiunse dell’olio affinché la pira bruciasse a lungo. Verso l’ora nona approfittando del forte temporale lì vicino, che avrebbe impedito ogni ronda di gendarmi del vicino borgo, a circa sei miglia, tutto era pronto per la soppressione di quel cadavere…Paolo Roscio disse:
“Dobbiamo farlo ora! Tra una un’ora ci sarà acqua a catinelle pure qui!”
“Vado a prendere una torcia…”
Dopo un paio di minuti Bonaldo tornò con in mano una torcia accesa. Paolo mise dell’altra paglia secca come innesco, e senza avvisarlo Bonaldo gettò la torcia sulla paglia, e Paolo sorpreso dall’inavvertito lancio per forza di cose indietreggiò. La pira prese fuoco, e con essa il corpo. Ci vollero due buone ore, durante le quali i due uomini non fecero mai mancare legna, e con la fortuna dei dilettanti non rimasero che tre frammenti dell’osso del cranio. Paolo ne prese uno che bruciava ancora e vi soffiò per abbassarne la temperatura, quindi lo baciò, lo pulì, e se lo mise in tasca. Bonaldo lo riprese pronto:
“Cosa vorreste farci ?!”
“Ci ero affezionato! Io badavo a lui! Mi raccolse dalla strada che mi avevano cacciato dal borgo per la mia omosessualità! Genitori non ne avevo mai avuti. Orfano da sempre! Da quando avevo quindici anni potevo mangiare solo un poco di pane, e scarti di carne, che qualche famiglia pietosa mi faceva trovare o per terra, o sulla cornice della finestra, poco prima del mio passaggio, ma non gradivano il mio ringraziare, che chiudevano l’uscio di scatto… Lui mi prese a palazzo affinché badassi a lui, e alla figlia; tanto essendo omosessuale, non gliel’avrei mai insidiata. Non lo contraddivo perché potevo mangiare minestra calda e carne, e dormire in un vero letto accanto a lui! Nel borgo di Fivigliano le ronde d’armigeri usavano battermi se vedevano che parlavo con qualcuno più giovane di me! Da quando ero addetto alla sua persona nessuno osa torcermi un capello… ma questo voi lo sapete già Bonaldo…”
“E con quel frammento d’osso che vorreste fare?!”
“Niente, lo terrò nella stoffa dei miei vestiti come reliquia…e quando dipartirò mi seppellirete insieme a questo mio ricordo che voglio trattenere con me. Gli ero affezionato! Era un brav’uomo il marchese!”
Bonaldo ci pensò su per poi dire:
“Sta bene! Ma non esibitelo in giro! Ma d’ora in avanti mi sarete leale, dato che mio complice lo siete già da oggi.”
Paolo Roscio guardò negli occhi Bonaldo Caputo, forse futuro marchese? E gli disse per abitudine:
“Sono vostro sior marchese!”
Suor Caterina dormendo un sonno da diabete mai potè sapere nei particolari della sparizione del marchese Adeodato: prese anche lei la situazione per come le venne presentata. Tuttavia l’evasività delle risposte di Devota Maria, la sicurezza di sé stessa nel pretendere che la si chiamasse vostra grazia o marchesa, e la tranquillità di Paolo Roscio nel disagio del rispondere, fecero intuire anche a lei cosa poteva essere realmente accaduto. Quel rapporto anale con l’omosessuale Paolo Roscio le aveva restituito un minimo di fiducia in sé stessa, che mitigò la sua depressione, anche se niente poté contro le perdite momentanee della nitidezza del vedere. Una settimana dopo quel loro confidenziale incontro sessuale, il primo da quando si erano conosciuti, decidendo da persone adulte di non odiarsi né farsi alcuna guerra. Vivi e lascia vivere era stato il loro motto reciproco…adesso però il ghiaccio tra di loro era rotto, grazie all’invito a gradirsi di entrambi. Paolo Roscio aveva curato il “neo marchesamento” del capo campiere Bonaldo Caputo. Paolo Roscio nonostante fosse vissuto per parecchio tempo ai margini del comune dove risiedeva, prima di essere preso a servizio dal vecchio marchese, aveva potuto studiare fino ai dieci anni; aveva anche sviluppato sia una buona calligrafia, che l’abilità, invero tutta sua, ad imitare le firme autografe…una volta che Devota Maria, e Bonaldo gli procurarono una pergamena, riuscì a creare una missiva apocrifa a firma del marchese Drezzer, nella quale nominava sua figlia Devota Maria amministratrice del palazzo e delle terre, in attesa che il marchese tornasse da un viaggio di pellegrinaggio ed espiazione in Terra Santa; poi il talento di Paolo Roscio per gli espedienti gli consentì d’inventare un titolo nobiliare di copertura per Bonaldo Caputo: Bonaldo Petronio di Santa Clementina in Lucania. Era la parte debole della copertura; ma si sarebbe contato per molto tempo sul fatto che quasi nessuno avrebbe avuto mai voglia di andare a vedere se il feudo di Bonaldo esisteva veramente. Sopravvenuto il matrimonio tra Bonaldo e Devota Maria, titolo e coppia sarebbero stati al sicuro. Suor Caterina, assistendo alla dinamicità di Paolo Roscio, cominciò suo malgrado a sospettare che la scomparsa dell’anziano marchese non fosse dovuta ad un viaggio…anche Paolo Roscio notò le domande mirate poste dalla suora ormai ex badante della figlia del marchese, a sua volta prossima sposa di Bonaldo. Paolo parlando con la donna ritenne dapprima che poteva essere pericolosa, e che anche se non osava dirlo ad alta voce, masturbava la sua mente chiedendosi se Suor Caterina andava eliminata prima che parlasse con Don Giussetto di nuovo? O no? In realtà, da quando era tornata dal comune di Fivigliano, Bonaldo e Devota avevano preso delle precauzioni per impedire a Suor Caterina di uscire di nuovo dal palazzo; dentro di esso poteva muoversi, ma uscirne, certo no. Nel contempo il nuovo aiutante di Bonaldo, ormai marchese in pectore, era stato incaricato da questi di cercare di capire cosa sapesse la suora effettivamente, e cosa fosse andata a fare al comune vicino. Paolo per investigare decise di appartarsi con la suora lontano dalla diabolica coppia. Paolo disse alla donna una pietosa bugia: era riuscita nientemeno che a “guarirlo”, che era riuscita a fargli ritornare il desiderio per il corpo delle donne, e che gli sarebbe piaciuto andare di nuovo a letto con lei…le prese la mano e le disse:
“Verreste con me nel fienile?”
“Davvero Paolo, vorreste far congiunzione con me?”
“Sì mia Caterina, vi trovo così desiderabile, come foste mia madre che mai conobbi…spogliatevi sorella…”
“Mi chiamo Caterina, Paolo ! E non sono più una suora. Sono stata in paese, e ho chiesto consiglio al nuovo curato Don Giussetto…mi suggerì quest’oggi di prendere appuntamento con il vescovo per ottenere la dispensa dal nubilato, e convolare a giuste nozze. Ci vorrà un mesetto…affinché il vescovo mi riceva, e mi dispensi…sarò libera Paolo, vi rendete conto?”
Il linguaggio del corpo, più precisamente del volto, tradì Paolo Roscio, quando ebbe conferma che con Don Giussetto ci aveva parlato la suora…
“Quindi avete parlato con il curato nuovo?”
“Sì, anche perché dovrà celebrare le nozze di Bonaldo e Devota, no ?!”
“Oh, certo, certo…ma…io avrei aspettato…è appena arrivato…”
“Arrivato chi…?”
“…lo curato… lo curato nuovo, no?!”
“Dite un po’ Paolo Roscio…”
L’anziana donna s’era appena tolto il copricapo lasciandolo cadere con noncuranza a terra, e aveva appena liberato i propri lunghi capelli, ormai inevitabilmente bianchi e grigi. Coi capelli sciolti Suor Caterina sembrava diversa; anche un omosessuale non troppo interessato alle femmine come lui non poté non notare che quella donna da giovane avrebbe sedotto senz’altro.
“Cosa ma…ma…madama ?”
“Poc’anzi, pria di venir qui da voi ebbi a notare che lo porton d’accesso è stato chiuso a catenaccio, e l’uscita di servizio è stata chiusa con le assi di legno inchiodate…sapreste dirmi la ragione?”
“Non saprei, io non sono stato.”
Caterina adesso stava sbottonando l’abito da suora onde poterselo togliere; dopo l’ultimo bottone si aprì verso il collo, sollevò la parte inferiore rivoltandola parzialmente, e se lo tolse, restando con un’ampia mutandona intera, di cotone ingiallito.
“Non ho detto siate stato voi, ma lo palazzo è isolato, e sortir non se ne puote…”
“Mia signora, non so che dirvi…temeranno li ladri ch’entrerebbero…”
“No, Paolo! Quivi non si son mai temuti troppo li ladri; solo li cenciosi contadini…da quando son qui lo marchese Adeodato temeva li contadini affamati, ma li ladri, mai !”
Sbottonando anche i mutandoni riuscì a toglierseli, poi si chinò a raccogliere i vestiti, e ne approfittò per mostrare il culo, a Paolo Roscio, dato che la fica ingrigita nel pelo (curato però) effetto non pareva avergliene fatto.
“Ma perché vi preoccupate? Se dovete uscire basta…dir…dirlo…no?!”
“L’ho fatto, e Devota Maria neppure di una risposta ama degnarmi!”
“E Bonaldo che vi disse ?”
“Bonaldo era solo lo campiere capo che mò dorme presso Devota Maria con ella come fossero in coniugio…ma scusate Paolo, è Bonaldo che comanda ora ?”
“No, no di certo. La figlia amministra solo finché lo padre suo non torna…”
“Ma perché ? Torna ?”
“Dovrebbe…”
Dei rumori metallici attrassero l’attenzione dell’anziana badante. Erano colpi di martello su chiodo, e uditi nel fienile sembravano provenire da dentro palazzo Drezzer…
“Ma cos’ho fatto che tutti sembrate guardarvi dalle movenze mie?!”
“Ma cosa dite Caterina ! Io sono felice di conversare con voi, sapete…uh come siete bella oggi…”
La donna ormai era completamente nuda. Il suo corpo si era conservato abbastanza bene, anche se il seno ormai cascava inevitabilmente; il sesso era di quelli che ricevevano un minimo di cure dato che il pelo era corto.
“Uh, come siete bugiardo, caro il mio Paolo! Se permettete mi stendo a terra intanto…”
Paolo si stava spogliando davanti a lei, che a sua volta vedendolo ormai nudo si distese sul pavimento, e sulla paglia allargando le cosce per aumentare il desiderio di sesso al suo “figliolo” ormai guarito per suo merito (sperava) dall’omosessualità. Il giovane Paolo stese il suo corpo nudo bianco dalla peluria rossa sopra quello di lei, e attese l’erezione, strusciando goffamente il proprio cazzo sopra la fica pelosa di lei. Non desiderava baciarla, ma questo Caterina lo trovava normale dato che aveva quasi il doppio degli anni di Paolo. La donna sentendo il cazzo di lui ancora moscio gli disse:
“Lasciate perdere il mio volto, giovanotto…succhiatemi i capezzoli; non avrete a pentirvene! Ve lo prometto…son ancora calde queste!”
E se le toccò spremendosele per mostrargliele meglio, bianche e un po’ flaccide, ma ancora guardabili…
“Sì, farò così Caterina, farò così…”
Paolo puntò sul seno di sinistra; ne baciò la pelle sentendone il calore sulle proprie labbra; usò anche la lingua per assaggiarne la pelle, e il sapore dovette piacergli visto che la lingua, dapprima impiegata timidamente in punta, in pochi istanti divenne a tutta lingua, e quasi senza accorgersene le aveva bagnato il seno di saliva. L’attempata donna già da un paio di minuti stava respirando con più enfasi, e nel momento in cui le catturò il capezzolo per mordicchiarlo delicatamente e succhiarlo alla donna scappò un rumoroso rantolo, seguito quasi subito da altri sospiri e affanni.
“AHN ! …ohhhhhh ! Uhmmmm, ahnnnnn !”
“Sluuuurp…slipppp !”
“Piano ! Ahnn! Ohhhh…così Paolino…dai …”
Paolo le strinse all’improvviso anche l’altro con la mano, per poi stringere tra le dita prima un capezzolo e poi l’altro…la donna sempre più eccitata…
“AHNNNN ! Ohhhhh ! Sono calda Paolo, sono calda…toccatemi là sotto, vi prego….ahhhnnnn!”
Paolo le prese la fica coprendola bene con tutta la mano, e fece per spremacciarla più volte chiedendo alla donna se andava bene la sua presa:
“…così Caterina ?! …sì è calda…sì…”
“…se potete leccatemela! Mi fareste …ohnnnn….molto…molto felice! Ahnnnn!”
“Devo proprio farlo Caterina?”
“Sì, almeno per questa volta… su! Su che a donna sempre piace sentir salivosa lingua nello sesso…”
Paolo si abbassò verso il peloso sesso, e cominciò a leccarla senza aspettarsi buoni sapori, come se dovesse assaggiare un pasto che non gli era mai piaciuto, dopo il trauma della fica sporca della cuoca obesa durante la sua pubertà. Leccando e leccando, qua e là, scoprì che Caterina la fica la curava un po’ di più, ma il sapore di quella carne ispessita inevitabilmente dall’età non avrebbe attratto molto. Fece del suo meglio per leccarla un po’ dappertutto compatibilmente con il pelo, finché lei le chiese di leccarla più alto, più vicino al clitoride, dove avrebbe apprezzato di più. Il godimento di lei non tardò ad arrivare, e anche la fica si bagnò almeno un po’. La donna felice di godere di quel ragazzo che aveva preso a muovere la lingua con rapidità, e anche i rantoli erano diventati urli di godimento inframmezzati da sputi nervosi di Paolo Roscio sulla fica di lei.
“Ohnnnn…ohhhhh…vi ho …AHN !...vi ho…ahnnn…bagnato un po’ ! Mi disipiace Paolino…sopportate …uhhhh…e se volete sputate pure ! …bagnatemela anche voi !”
Paolo, disgustato come omosessuale da quel sesso in lubrica goduria, dopo l’ennesimo sputo disse:
“Caterina…sflupp…sfutch ! Plurrrrrfff…sputch ! Vi…vi…prego…di più non ci riescoohhhh !”
La donna gli carezzò i capelli dicendogli delle dolci parole:
“Avete leccato bene, Paolino…guardatela…siete guarito! Guardatela, si apre da sola!”
Paolo per poter respirare allontanò la testa, e vide che la vulva della donna si era letteralmente aperta da sola…la donna pensò di continuare a parlargli…
“Non sono vergine da un bel pezzo figlio mio ! Adesso fate del vostro meglio, che lo voglio ben addentro…ora dovrete veramente lavorare col batacchio…volete che ve lo prenda in bocca caro Paolino mio ?!”
“Oh…beh…certo… se me lo insalivate scivolerà meglio…ora ve lo avvicino…”
Il cazzo non tanto grosso di Paolo Roscio finì in bocca alla donna, che restando distesa fece il bocchino supina movendo per lo più la lingua. Se lo tenne un paio di minuti, poi smise, e chiese a Paolo la penetrazione…
“Se vorrete venirmi in bocca magari lo faremo dopo ! Ora onorate la mia fica ! Non aspetta che il vostro cazzo ! Prego entrate in me Paolino e battete…!”
Paolo rassegnato prese il cazzo in mano, e lo introdusse nella fica di lei, che non ci mise molto ad apprezzarne la dura presenza…la donna continuò ad incoraggiarlo…
“Su…ohhhh !...ahn…bene…anzi giù tutto giovanotto…venite qui da me…ahhhn !...Ohhhh…deve entrarci tutto…vedrete che è bella anche la patacca, su, dentro!”
Paolo Roscio tornò col volto verso il collo della donna, che finalmente sentì dentro tutto il cazzo del giovane. La donna lo abbracciò, e con una certa abilità riuscì a baciarlo, mentre stava per introdurre il proprio dito indice nell’ano di Paolo per possederlo mentre veniva posseduta. Paolo Roscio si dava da fare come poteva, ma senza troppo partecipare emotivamente. Naturalmente essendo Suor Caterina non bellissima,- tutt’altro! - non riusciva a guardarla troppo in volto. La vecchia donna cercava di dargli ritmo ed incoraggiamento:
“Respirate Paolo, con tutta calma, e affondatelo questo cazzone…che siete capace! Lo sento sapete…ahn !”
“Così Caterina ?...huhmmm!”
“Sì, così Paolo ! Così…tutto dentro…fatemelo sentire…ahnn…ohhhh…bravo ragazzo mio…ahnnn…bravo…dentro e fuori…dentro e fuori…ahnnnn !”
“A me …ahnnn…Caterina, a me la patacca non piace…uhmmm…granché…ahn…sapete ?”
“Venite dentro…Paolo…venite dentro…che certo non m’ingraviderete…sono troppo vecchia per restare incinta…hnnnnn!”
“…Uhmmm…se vi godo…dentro…poi...ahnnnn…poi…”
“Poi…mi romperete il culo, se proprio ne avete bisogno…su giovanotto…battete! Battete!”
“AHN…ahnnn…batto…ohhhh.,,batto…ma poi v’inculo !”
“Sìiiii….venite Paolo…venite che mi vien caldo ! Sono caldissima…non ahhnnnn…sentite ?!”
“Sì…ce l’avete calda…sì…che porca che siete…! Alla vostra età vi piace ancora, eh ?!”
Paolo Roscio mantenendo l’erezione dentro quella donna materna, continuò a battere per diversi minuti, poi guardando quella vecchia suora che tanto tanto non gli piaceva…disse:
“Suor Caterina ! …vengo…vengooooohhhh….”
“Sì…venitemi dentro Paolo !”
L’anziana donna chiuse le gambe per non farlo sfuggire più, e tirò fuori la lingua a bocca aperta…Paolo le sputò in faccia tutta la saliva che aveva dato che una donna in realtà non riusciva ad amarla sul serio. Suor Caterina non se la prese a male, e cercò di catturare lo stesso con la lingua tutta la saliva che Paolo Roscio, sudato e puzzolente che non si lavava da un paio di giorni, le aveva mandato sul volto…poi tirati altri due colpi col bacino venne dentro la vecchia donna, proprio come desiderava lei…
“AHN ! …ecco a voi signora!...ahn…ahnn…ahnnn…ahnnnn!”…
…che di rimando mentre sentiva scenderle lo sperma nella vagina, contando quattro o cinque spari di una certa massa dopo il primo, tirò altrettanti baci alle guance di Paolo ringraziandolo della venuta…
“…ohhhhhh…bravo Paolo…bravo !”
“Togliete il dito dal mio culo signora!”
“Sul serio non volete che ve lo muova ? Potrete darmene ancora…lasciatemi fare!”
“No, no…basta…vi ho accontentata…basta !”
“…hmmm…ahn…non volete restare dentro ?...rimanete…su…”
“No ! Basta Caterina, basta…ora lo tolgo, e toglietelo anche voi !”
L’anziana donna lasciò libero l’ano di Paolo Roscio, che a sua volta uscì da quella fica dalla quale debordava ancora dello sperma in abbondanza, che andò a depositarsi tra le cosce della suora nuda. Paolo si alzò in piedi e disse:
“Vado alla cisterna a prendere un po’ d’acqua per lavare il cazzo…ne prendo anche per voi ?”
“Se non vi dispiace giovanotto…sono sporca anch’io…quanti anni che non mi godevano dentro, caro Paolo…sono proprio contenta, sapete…”
Paolo ignorò il complimento, e uscì nudo all’esterno per attingere l’acqua dalla cisterna, quindi usò il primo secchio per lavarsi il cazzo, e le palle, sentendo il sollievo che derivava dal lavaggio. Essendo nudo, e non facendo un freddo eccessivo, attinse un secondo secchio per lavare il proprio corpo con una sciacquata di acqua fresca, poi attinse il secchio che portò a suor Caterina affinché potesse lavarsi anche lei…ovviamente anche la donna si lavò il sesso, e le cosce, usando il resto di quell’acqua per lavarsi il resto del corpo alla meglio. Paolo disse:
“Vado a pulire alla meglio questi stracci…”
“Perché non vi prendete i vestimenti del marchese, tanto a quanto ho capito, non lo saprà mai…”
Paolo avendo colto il tono ironico dell’anziana donna si voltò:
“Che intendete dire?”
“Che è inutile che laviate quelle vostre braghe ormai vecchie, lise, e zozze…sua eccellenza Adeodato non vi permetteva di andare il giro sporco, visto che eravate al suo servizio!”
“Forse…”
“No, son certa!”
“No, volevo dire che forse avete ragione…”
Paolo si assentò un quarto d’ora, poi tornò al fienile, nel quale suor Caterina si stava rivestendo dopo essersi ricomposti anche i capelli affinché rientrassero nel copri capo. L’anziana suora vedendolo rivestito con le braghe di fine seta del marchese, fece dei complimenti al ragazzo vestito di seta, piume, ricami e collare e uno strano rigonfiamento di fianco, che per la sua posizione non poteva ospitare il cazzo di Paolo, un cazzo che l’aveva fatta realmente godere, diversamente dai cetrioli ed ortaggi con cui la lussuriosa Devota Maria usava molestarla, o nel sonno, o al risveglio, per assaggiarne i liquami sempre più scarsi a causa dell’età emessi dalla sua fica spessa.
“Vi sta un po’ grande, ma vi dona senz’altro Paolo, sapete…”
“Trovate?”
“Sarà ch’ero suora, ma sono pur sempre donna, mentre voi come masculo non sareste male se v’impegnaste…ma…
“…ma cosa?”
“…stavo dicendo…come cospiratore fate semplicemente pena! Qui come cospiratori fan pena tutti!”
“…”
“Nella settimana trascorsa Devota Maria mi offrì da bere due volte! La prima volta ringraziando feci finta di scivolare a terra facendo cadere il bicchiere e … l’intruglio! L’ultima ieri: mi chiese d’assaggiar una bevanda di vino rosso. Ho insistito di no, ha anche cercato di farmela bere nel sonno, ma dormivo con un occhio e un orecchio solo; voleva farmi fare la fine del padre suo. Voi che ne dite Paolo?”
“…sì è una femmina strana! Da quando è morta la madre! Il mio padrone, il marchese, mi disse che era nata così…”
“Certe volte penso che sia stata avvelenata la madre, ma mai la conobbi invero…”
“No, Caterina, fu morte improvvisa!”
“Siete goffo Paolo, sapete. Perché nascondete quello spadino? Avete ucciso voi il marchese con quello?”
“Il mio padrone marchese Adeodato è partito per un lungo viaggio fino alla Terra Santa…”
“Oh avete quasi ragione, sapete…è partito per un viaggio! Ma fu lungo punto…è arrivato appena fino al campo santo…sempre che ci sia arrivato…mah…quella puttana lubrica di Devota Maria credeva di avermi messo a dormire…e invece quando ho visto Bonaldo lanciare lo spadino macchiato di rosso nel braciere avevo capito, ma ho preferito rimanere nascosta e silente…”
Paolo Roscio assunse un’espressione del volto un po’ seccata…poi ammise più rilassato:
“E bene avete fatto a restar occultata! Non lo uccisi io, Caterina! Se ne occupò Bonaldo…ma voi allora sapete?”
“Sì, so quasi tutto…e qualcosa mi dice che voi dovreste uccidermi, vero? Son sicura che non mi volete sposare…nemmeno in cambio dei duecento scudi?”
“Potete darli ai poveri…io non li voglio Caterina! E non voglio voi! A me piacciono gli uomini! Sarebbe penoso assai per me farvi da marito…”
“Beh, per un attimo ci avevo creduto ch’eravate guarito dalla vostra omosessualità!”
Paolo si arrese; nel suo piccolo aveva la tendenza alla lealtà, e purtroppo anche alla sincerità:
“Sentite Caterina, tanto vale che ve lo dica: Devota Maria si è messa d’accordo con Bonaldo! La prossima siete voi…purtroppo andando al paese da sola, senza avvertire, li avete fatti preoccupare…”
“Sono stata solo in banca a ritirare un deposito!”
“Bonaldo non v’odia, ma Devota Maria sì! Li ho sentiti che si promettevano reciproco di farvi fuori…”
La vecchia suora senza tradire alcuna emozione gli chiese con tono fermo, e comandante:
“E per quando sarebbe? ...”
“Io…ecco…”
“Rispondete senza indugio!”
“Stanotte, o domattina al massimo…Bonaldo ha già procurato la corda, e fatto il nodo scorsoio…sarete impiccata nel salone, e Devota Maria vuole godersi la vostra agonia da appesa…vuol vedere i vostri calci sotto la corda! Se ci tenete a saperlo l’agonia dell’impiccato le gonfia i seni e la patacca…a sentir ella! E da quello che seppi spiandola, credo, abbia intenzione di molestarvi la patacca durante l’agonia vostra. Hanno tappato le finestre che danno sull’esterno affinché alcuno veda.”
“Dite sul serio Paolo Roscio?”
“Sì mia signora! Ma non succederà…perché io vi aiuterò a fuggire…vi accompagnerò veloce presso il primo convento che troveremo entro una decina di miglia. Ho già nascosto il cavallo che vi porterà. Sta legato fuori di qui; Bonaldo non s’è accorto che di cavalli ne manca uno. Lo monterete con me dietro! Sarò io a condurvelo! I miei nuovi padroni non vi avranno…”
“Non sapevo foste così nobile d’animo, Paolo Roscio…posso chiedervi una grazia?”
“E sarebbe?”
“Un servizio più lungo che potete alla mia fica…me la dovreste leccare…vorrei venire di lingua, come una vera lubrica peccatrice, vorrei affidare alla vostra lingua la mia clitoride…pensate di poterla leccare a lungo?”
“Se ve la lavate lo farò molto volentieri…”
“Vedete quelle botticelle? Guardate alla vostra destra Paolo Roscio!”
Paolo guardò dove la donna gli aveva detto…
“In quelle botticelle il marchese teneva la sua riserva di birra…prendetemene due boccagli, e servitemeli, cioè portatemeli qui! Ora ! Intanto mi scosto la tonaca…”
Suor Caterina si portò la tonaca fin sopra il seno, che rimase coperto, mentre la vulva pelosa era di nuovo in buona vista col pelo grigio. Paolo Roscio si avvicinò con una pinta di birra piuttosto piena, e la donna gli diede delle istruzioni…intime:
“Versatela qui sullo spacco, e sul pelo, cominciate da qua sopra…”
Paolo Roscio versò la birra su quel pube di pelo e carne. La donna si lavò con la mano la vulva a mano a mano che Paolo versava la birra, poi finitala, comandò:
“Ora sbrigatevi a leccarla prima che ci si posino i moscerini attratti dall’alcool…anzi prendetene un’altra pinta!”
Paolo Roscio andò alla botticella a riempire un’altra pinta e, ad un suo cenno la diede alla donna…
“Leccate Paolo Roscio, leccatela che io intanto vi servo la birra…vi piacerà vedrete…”
Paolo Roscio benché omosessuale, e amante della presa in bocca del cazzo, contemplò quella vulva ancora carnosa con del pelo bianco grigio. L’anziana suora versò della birra dal basso ventre in modo che arrivasse fino alla fica…intanto incoraggiava l’uomo ancora indeciso…
“Su, che tanto assaggerete comunque la birra…”
Paolo tirò fuori la lingua, e cominciò ad aggredire lo spacco di quella vulva per intercettare il rigagnolino alcoolico…la donna, benché anziana, era ancora sensibile alla lingua di quel giovane che si posava sulla sua carne intima, dove la peluria lo consentiva…era necessario incoraggiarlo…
“Avanti e indietro, su! E non rimanete sullo spacco, puntate sopra che godo di più…”
Paolo Roscio diede un colpo di lingua un po’ più robusto sopra, in vicinanza del clitoride della donna, che aggredito all’esterno dalla saliva, e dalla birra, e dal solletico della lingua, provocò nella donna un rantolo di godimento, com’era da prevedersi:
“AHNNNNNN…ecco ohhhh….ecco Paolo fate così, fate !...”
L’uomo le leccava la vulva con delicatezza ed attenzione, e il sesso di quell’anziana donna cominciò ad arrossire e almeno un po’ a gonfiarsi. Paolo si stava concentrando dandole leccatine leggere e rapide. Si ricordò d’aver sentito da un suo amico più grande tantissimo tempo prima che il segreto di una buona leccata di fica stava nella leggerezza della lingua, una sorta di delicatezza da usare al sesso femminile, e nell’imprevedibilità del tocco, mai nello stesso punto. All’anziana donna il respiro si fece più affannoso e intenso, non appena la lingua di Paolo Roscio fece un’improvvisa gita ai lati della vulva in basso, avendo cura di solleticarle anche l’inguine, poi decise d’introdurle nell’ano il dito medio, quindi cominciò a leccarla di nuovo nel sesso a velocità sostenuta, mentre di tanto in tanto le stimolava anche l’ano. Suor Caterina seppe che Paolo Roscio di lingua e stimoli se ne intendeva, e tanto. Suor Caterina avendo ormai una fica non tanto in grado di bagnarsi, se non fosse stato per gli sputi di saliva di Paolo, e per l’innaffio di birra che faceva lei stessa affinché la sua lingua trovasse un buon sapore comunque, stava provando sensazioni che risalivano a quando aveva vent’anni…il suo basso ventre si contraeva a tratti mentre la testa rossa di Paolo leccava e baciava introducendo di tanto in tanto la lingua dentro la vulva, ed al contempo anche l’ano col massaggio tattile le trasmetteva piacevolezze varie…
“AHHHHNNNNN, AHNNNNNN, AHNNNN ! Ohhhhhh ! Dai Paolo, dai…sto godendooohhhhh !”
Paolo Roscio le saettava la propria lingua ogni istante più velocemente incuriosito da quella vulva che ancora trasmetteva qualche sapore intimo, salato, anche senza la birra…
“….ahnnnnn…conti…co…con….uhhhhhh…continuate! Che sto provando lo sbrodolo ! Houuuuuhhh!”
“Slaaaap, slaaaaap, pflu…pfluhhhhh !”
“Ahnn, ohhhhh, ahnnnnnn!”
“Sluuurp, slaaaaaap, sluuuurp, sluuuuuurp, yappp, yapl …uhmf…slurp!”
“Continuate Paolo, continuato che vengoooooohhhh…”
Paolo incrementò la velocità delle lappate, e dei tocchi verso la parte alta dello spacco, dove intercettava il clitoride…un paio di minuti di lappate, e Suor Caterina venne di lingua rumorosamente…
“AHNNNNNN ! Sìiiiiii ! AHNNNNNNN ! Sìiiiiii ! Sono una porcaaaaaahhhh…”
“Sfiiiitch !”
“Oh…accidenti ! Mi avete inzuppato tutto Caterina…”
La donna rilasciò uno schizzo trasparente e giallino…alla fine aveva ceduto non appena la lingua di Paolo Roscio le era finita a far del solletico leggero sul meato urinario…
“Perdonate Paolo, stendetevi a terra ! Ora tocca a me !”
“No…che…ma dai…”
“Stendetevi a terra vi dico !”
Paolo Roscio il suo dovere credeva di averlo fatto, ma quell’anziana donna aveva ancora fame (sempre piuttosto arretrata) di…cazzo! Per cui intuendo quello che voleva fare si stese a terra supino; l’anziana suor Caterina gli calò rapidamente le braghe e mentre afferrava delicatamente le sue palle per carezzargliele, prese in pochi istanti in bocca il suo cazzo. Carezze esperte e lingua sul glande, dopo averglielo d’imperio scappellato…la sua bocca faceva su e giù aspettando il magico momento in cui il cazzo si sarebbe ingrandito ed indurito…anche se omosessuale per tendenza Paolo Roscio stava provando delle buone sensazioni che avevano reso il suo pisello un cazzo…e come cazzo se quell’indiavolata suora continuava con quelle strette all’asta, le carezze ai coglioni ormai duri, e la lingua sul glande con tanta di quella saliva che gli scendeva sulle mani dato che non riusciva a trattenerla in bocca mentre faceva su e giù…
“AHNNN, HANNNNN, ahnnnn…cer…certo che….ahhhhnnnn…per essere…una…una…su…suora…ci sapete …pete…fa..fare…Cate…huhhhh, ohhhhhh!”
“Hmmmmm, hmmmm !...hummmffff…hmmmm sluuuuurpm…mhmmm !”
“Piano, Caterina, piano…ohhhh…sìiiii”
Suor Caterina, nonostante la sua età, si stava rivelando una signora del bocchino, con strette e carezze ai coglioni durissimi di Paolo Roscio, e finissime passate di lingua sulla cappella. Quel cazzo stava per sparare e la fame di sperma di Suor Caterina era alquanto grande, e se quelle palle gonfie stavano per fare il loro dovere secondo natura, avrebbe assaggiato ed ingoiato tutto lo sperma che voleva. Ormai mancava solo un minuto scarso, poi quegli intensi stimoli mano linguali che gli stava praticando avrebbero comunque sortito l’effetto. Le bastò far prendere un po’ d’aria fresca a quella cappella ormai violacea dallo spasmo e come se la portò nuovamente dentro la bocca carezzandola con l’alito del naso e la posa della lingua lo sparo partì, investendole labbra, denti, palato e lingua, vi chiuse la cappella dentro la sua bocca e tirò due pippe all’asta, e il cazzo di quell’omosessuale di Paolo Roscio le regalò altri due getti abbondanti, fino a far urlare di sfinimento Paolo stesso. La bocca di quell’anziana suora si riempì di quel bianco nettare che cercò anche d’ingoiare tossendo, mentre istintivamente gli stava pulendo il cazzo dalla sborra rimasta. Anche le palle si erano sgonfiate, e suor Caterina si abbassò a baciargliele e leccargliele, finché Paolo non le chiese tirandole un po’ i capelli che poteva bastare…la donna gli disse:
“Paolo, stendetevi sul mio ventre nudo, e riposatevi un poco che ne avete bisogno, poi mi metterete nella posizione che più desiderate e vi farete qualunque mio buco…sarò vostra ancora una volta! Voglio che mi riempiate tutta del vostro seme…”

“Ahhhnnnnn, ohhhhhhh, ahhhnnnnnnnn! Ohhhhh…”

…un’oretta dopo quell’eiaculatio in ore Paolo si era ridestato di nuovo, e si alzò per allontanarsi verso il letamaio e urinare, poi tornò dall’esaltata vecchia (in realtà non tanto). La signora gli fece cenno di avvicinarsi, e gli prese in mano il cazzo iniziando a praticargli una ulteriore masturbazione, arricchita di tanto in tanto da baci, e leccate di cappella. Nei pompini era abbastanza pratica, e quando vide che il cazzo di Paolo Roscio si stava reingrandendo, le sue prese si fecero più decise: lo stringeva, o lo riaccarezzava, per tornare a stringerlo e spipparlo con più decisione. Così facendo Paolo ebbe una nuova erezione, che però forse non sarebbe durata poi tanto…l’anziana donna si mise in posizione animalesca, a quattro zampe, dicendo all’uomo:
“Fatemi anche il culo…ne voglio tanto anche qui dentro!”
“Non avete paura che vi faccia male?”
“Gli è che qui dietro non mi ha mai fatto male, ma i cazzi che vi sono entrati non eran poi così grossi; non come il vostro Paolo Roscio! Questo vostro membro lo sentirò eccome…e poi a voi violare il culo piace…”
“Sì Caterina, mi piace…ma a voi piace così tanto soffrire?”
“Provate e sentirete…anche prima ci speravo, e infatti avete scelto il culo…”
“Va bene, glielo metto dentro…”
“Allargatemi bene, prendetele stè natiche !”
Paolo Roscio anche stavolta le scostò le bianchissime natiche più volte, ed in base alle aperture dell’ano di lei avrebbe scelto l’angolo d’entrata più ottimale. Usò la mano sinistra per allargarle un po’ l’ano di lato usando pollice ed indice, e con la mano destra accompagnò la dura cappella presso lo stretto ingresso del muscolo sfinterico…tentò un’entrata un paio di volte, inginocchiato dietro di lei alla pecorina. La donna, sentendo quella cappella tra le natiche, rantolava avvertendone il solletico sottile.
“Ahnnnnnn…su Paolo, su ! Mettemelo dentro!”
“Portate pazienza, sto…sto provando…ecco !”
Paolo Roscio nel momento in cui vide allargarsi l’ano della larghezza giusta vi spinse la cappella dura con forza, e violò ancora una volta quella donna.
“HUHNNN…OHHH ! Ahn !...ohhhhh!”
“Sto dentro di nuovo Caterina!...inizio a spingere…preparatevi!”
“Son già pronta! AHN !...ohiiii…ahnnnn!...ohhhh.”
L’anziana donna conosceva ogni istante di quella sodomia, e mentre Paolo Roscio la violava analmente su sua richiesta, il pensiero le andò a quando a casa sua, in un lontano villaggio lombardo, viveva con sua madre e suo padre, due modestissimi contadini capaci di prender in affitto la terra, e autosostentarsi lavorando solidali tra di loro, leali nei rapporti civili con il piccolo comune, ben reputati dagli abitanti loro vicini. La sua infanzia fu serena, e serena avrebbe dovuto essere la sua adolescenza; sfortunatamente il padre Lorenzo verso i quarant’anni si ammalò di un male oscuro ed imprevedibile: iniziò perdendo la memoria dei gesti vecchi di qualche giorno, e di quelli che secondo le scadenze della sua vita avrebbe dovuto fare nell’ambito del duro lavoro, e della famiglia. Dimenticava, dimenticava, e faceva sempre le stesse domande, anche quando gli avevano appena risposto. Il cerusico disse di rassegnarsi: la demenza senile lo aveva colpito parecchio prima del normale…in breve tempo non gli fu più possibile tornare a casa da solo quando si allontanava fino alla piazzetta, dove, non riconosceva più i suoi amici; vagava, vagava, e per sua fortuna, chi lo conosceva lo riaccompagnava a casa dalla moglie Primizia, e dalla figlia Caterina, ormai quasi in età da marito avendo compiuto i quindici anni. Certo, in casa aiutava la madre già dai tredici, e non faceva colpi di testa, e si asteneva dal chiedere l’impossibile ai suoi genitori, poveri sì, ma non alla fame. Bravi amministratori del poco reddito disponibile. Sempre puntuale in chiesa, e alla confessione dal prete, e con la dovuta educazione e distanze usava relazionarsi con i ragazzi…tutto sembrava andar bene, poi quel male della memoria, e della demenza del povero padre. Un certo aiuto lo aveva fornito persino Bigio, un cane randagio incrocio tra un pastore tedesco, e chissà quale altro cane, che Caterina prese per sé, senza che la mamma Primizia obiettasse: erano pur sempre due orecchie, e due occhi in più; tanto più che più di una volta Bigio riuscì a trovare il padre di Caterina, che si era perso mentre cercava di scappare dalla sorveglianza della moglie, mercé quello strano regresso all’età infantile. Un pomeriggio mentre Caterina rifaceva il lettone di casa, dopo averlo disfatto per spolverarlo, si sentì tirare la gonna. Mentre lavorava distrattamente disse all’innocente, perché in realtà assente cane Bigio, di smetterla…
“…Bigio ! Basta su!”
“…”
…e vedendo che non la smetteva, scalciò delicatamente di lato, senza colpire il cane che, invece, stava di fuori in strada, di guardia all’uscio di casa. Convinta di averlo cacciato via, sovrappensiero, riprese a sistemare il lenzuolo sopra il materasso, quando all’improvviso si sentì sollevare la gonna, ed un attimo dopo venne spinta sopra il letto dove vi cadde di pancia. Chi diamine si stava divertendo a giocare così?! E sollevandole la gonna poi !…due belle sode e giovani natiche femminili e si mostrarono agli occhi meravigliati del signor Lorenzo, ormai completamente dimentico di chiamarsi Lorenzo, e di essere stato il padre della padrona di quelle natiche dalla pelle morbida e attraente, appartenenti ad una ragazza in fiore di quasi sedici anni; la ragazza ebbe, grazie alla sua distrazione di poc’anzi, appena il tempo di voltarsi…
… e scoprì che il suo aggressore era il papà Lorenzo, che con una improvvisa abilità, approfittò dello smarrimento di Caterina per piombare sopra di lei, puntando la cappella dura senza guardarle l’ano, e così violarle il culo con il suo durissimo cazzo, che fino a pochissimi anni prima avrebbe usato solo con i pertugi della moglie Primizia, senza minimamente permettersi di molestare la loro unica figlia…il punto era che ormai non ricordava chi fosse la moglie, che era uscita per compere, e si era focalizzato sulla figlia Caterina, giovane e bella, ignorando ovviamente che fosse sua figlia. Mentre la figlia spolverava il materasso, fissandone i lineamenti femminili ed il suo grazioso visino, doveva probabilmente averla scambiata per una prostituta, e continuando a goderne la vista, ancorché vestita, doveva aver iniziato a toccarsi e a masturbarsi…purtroppo Caterina abituata a non dare troppo peso ai borbottii paterni senza senso, non aveva nemmeno sentito i suoi maschi complimenti tipo puttana, bella, e quant’altro. Camomilla e valeriana, che su consiglio del cerusico gli servivano per tenerlo calmo, ovviamente più di tanto non funzionavano…invece, approfittando della distrazione di Caterina, metodica nello spolvero del materasso, Lorenzo era stato rapido. Il cazzo lo aveva tirato fuori eretto già prima di averle sollevato la gonna. La ragazza abituata ai tiri del cane quando voleva attirare la sua attenzione aveva sprecato istanti relativamente preziosi, in cui avrebbe potuto rendersi conto. La figlia l’aveva violata mentre aveva cercato di voltarsi, fortunato nell’indovinare per puro caso il giusto angolo di impatto, e penetrazione del suo glande nell’ano della ragazza; e la sua cappella si addentrò nel suo giovane colon retto che ovviamente, senza preparazione, non avrebbe ceduto facilmente…ma il cazzo indurito ormai era entrato, ed avanzava intanto…

- Continua -

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