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Lui & Lei

Orgasmi ignobili per nobili o le radici di Luigino, 4a parte


di sexitraumer
24.01.2019    |    4.627    |    0 9.4
"La donna gli disse: “Fate come vi dico, presto! Aprite quella sacca sopra quel comodino, presto!” “Quella ?” “Si ! Sbrigatevi Luigino che..."
“Lo spadino che mi tramandarono maledetto dev’esser, dato che ci trafissero il cuore a un vero marchese…et la gola ad un prete ministro di Dio! …e mi hanno tramandato lo spadino affinché mi portasse buona sorte…fino al giorno in cui il padre mio Agostino volle alleggerirsi dello fardello…che schifo aver saputo d’aver lo nonno mio brigante et assassino… cara zietta ho paura d’aver addosso la maledizione da qualche tempo! Lo spadino collo quale dovrei difendere la mia persona impugnato è stato per mezzo secolo almeno, da mani di briganti et assassini…e vergogna per ciò io provo!”
“Le vostre sorelle lo sanno? ”
“No. E forse non le informerò neppure…alcuna di loro c’era a casa nostra quando papà Agostino mancò! Non hanno colpa poiché vivono altrove. Mi toccherà portar meco solo lo fardello, sapete?”
La Baronessa amante ascoltò con interesse quanto detto dal nipote, che l’aveva sentito dal padre pochi giorni, o poche ore prima di morire, che l’aveva sentito dalla vera madre sua marchesa di sangue Drezzer…insomma un fattaccio riferito de relato, filtrato da due generazioni, e comunque lì in Veneto niuno ebbe voglia d’indagare dopo la scomparsa di un marchese forse severo, vedovo, possessivo, con tendenza di misantropia.
“Oh certo, immaginiamo sia pesante. Ma ciò che avete raccontato sarà accaduto trenta-quarant’anni addietro…cosa c’entrate voi, nipote mio, che non eravate manco nato! Tantomeno vostro padre il marchese Agostino, no ?!”
Certo, aver saputo di aver avuto il nonno pluriomicida, di un nobile e di un prete, il ragazzo era ancora a disagio, e la donna, materna e tranquilla, sentenziò:
“Se lo problema questo solo è, lasciatelo a noi! Lo daremo a messer Vezio acciocché ne faccia ciò che meglio creda, dato che il nostro messer Vezio uomo d’arme lo è stato quasi tutta la sua vita, pria che prendesse servizio allo castello…”
“Zietta mia, vi prego! Se ve lo darò, fatelo fondere da un mastro forgiatore, affinché il metallo della lama con l’alto fuoco cambi di forma, o si sciolga in uno o più oggetti di certa buona utilitate…qui havvi a cercare un prete, affinché messa di requiem pronunzi per la memoria del marchese martire del quale siamo noi maschi discendenti usurpatori dello cognome suo…questo mi fa dolere, sapete.”
“Non datevi doglianza! E soprattutto – e questo ve lo ordino! – lasciate stare la messa da requiem! Attirereste solo altre voci, forse pure su voi stesso!”
“Ma zietta, le anime di quei due assassinati dalli nonni miei…”
“Già staranno in paradiso, dato come son morti assassinati a tradimento! Non abbisognano messa veruna.”
“Dite? ...”
“Abbiam detto! Eppoi noi – dovreste saperlo! - siam interessate alla spada che meglio sapete brandire, fin dagli undici anni, marchesino…”
La Baronessa pur avendo ascoltato con benevolenza suo nipote, suo amante da una ventina d’anni gli teneva ben saldo nella sua femminile mano il cazzo, che piccolo non era…
Mentre lo stava amorevolmente masturbando, ebbe a rassicurarlo:
“Nipote mio, vi fate bile per niente, sapete. Se la storia che ci avete raccontato è la veritate, voi figlio di Agostino, non avete colpa veruna. Vostra madre donna Robertina è donna d’indiscussa morale, quindi vi chiediamo: cosa avreste a temere? Vorrà dire che siete un Dresser da parte di madre, o meglio di nonna…comunque poco fa ci stavate dicendo che codesto Bonaldo di membro era assai dotato, vero?”
“Sì, zietta, altrimenti nonna Devota Maria non gli si sarebbe concessa siccome cagna accalorata…”
La Baronessa amante del nipote, guardò questi con un certo sorrisino ironico, per poi sentenziare:
“Caro nipote, invero vi ascoltammo, e adesso reclamiamo quanto ci spetta, sapete…invero chiaro è ormai da chi avete preso l’arnese vostro che tanto a godere ci dà ! …li vostri antenati originerebbero dalla parte calda dell’Italia! Dunque dimostrateci che siete degno di darci il vostro caldo seme! Proprio adesso che vi siete scaricato, noi pretendiamo trafittura dalla vostra carnale, e generosa spada tonda!”
“Zietta cara, io…”
“Quello spadino vi donava, sapete. Ma se farlo fondere è il vostro disìo, datelo a me. Prometto che faremo provvedere alla fusione…ora però vi vogliamo per noi sola! Da ben altra lama reclamiamo trafittura…”
La zietta Baronessa prese a baciare il nipote, mentre lo masturbava con la sua mano esperta. Il nipote ricambiava ogni bacio con un altro bacio, labbra contro labbra, e lingua contro lingua. Dove finiva la loro saliva mescolata non aveva alcuna importanza, felici com’erano entrambi di spartire tutto in quegli istanti. Luigino recuperato l’indurimento del proprio cazzo, si piazzò sopra la propria amante, e cominciò a stringerle i seni, per poi succhiarne famelico i piccoli capezzoli della Baronessa, già madre di tre figli; alla sua età era difficile che figliasse ancora, ma il suo piccolo ma ben proporzionato seno regalava ancora un po’ di latte.
“AHNNN, fate piano nipote mio, fate pianooohhh! Sono vostre ! Suggete finché volete…saziatevi di noi!”
Luigino pareva nuovamente concentrato a baciare i seni della sua amante, e a suggerne i capezzoli inturgiditi, provocando alla Baronessa altri sospiri e rantoli…
“AHNNN, ohhhhh, ahnnn! Sìiiiiii ! Ancora Luigino, ancora…”
Luigino succhiò quel seno un altro minuto, o poco più, e con grande sorpresa della Baronessa le stava già leccando il ventre, sul quale strusciava anche le proprie guance. La fica della nobildonna, era ormai calda e bagnata, che avrebbe potuto essere penetrata subito. Luigino però amava tantissimo il sapore del sesso femminile caldo, e dell’assaggio, cosicché la Baronessa adesso stava bagnando la faccia del nipote con la sua vulva bionda come lei. Il ciuffetto di peli le si era rizzato, per poi disordinarsi, bagnato dalla saliva della lingua del nipote, ormai esperto conoscitore delle pieghe della vulva della sua parente. La Baronessa eccitata dalle sapienti leccate rapide, e talvolta penetranti del nipote, lo implorò:
“…ohhhh, se non lo mettete dentro nipote mio, vi dovrò bagnare abbondante con la fessa, entrate in me, vi prego! Ohhhhh, no…non…indugiate oltre…ahnnn…trafiggeteci tosto!”
“Ancora un po’ zietta cara…debbo gustar bene la salata…”
“Vi dovrò bagnare…ahnnnn…è questo che volete dunque ?! Huh ! Ahnnn!”
“Vi amo zietta, e vado matto per i vostri sapori qui sotto…sluuuurp, slaaaaaaap!”
La Baronessa sebbene di tendenze libertine, arrossì, quando il nipote parlò del sapore della sua carne intima…
“Hoooooohhhh, piano ! Fate piano ! Luigino, pianoooohhhh…che…ve…veng…vengoooo! Houuuu!”
Ma Luigino batteva la sua lingua, come una farfalla batte le proprie ali, veloce e leggera…e infatti la Baronessa n’ebbe un orgasmo da lingua, con cui investì il viso del nipote, famelico assaggiatore degli umori intimi della sua amata zietta…la quale adesso un po’ delusa per la goduta gli disse, o meglio gli comandò:
“Or che v’ho bagnato…ahnnnn…huhhh… Luigino, vi comando d’infilarmi la fessa, ahnnnn, ohhhh, e di darvi di nuovo daffare, dovrete lavorar di batacchiooooohhhh, basta ! Mettetecelo dentro!”
Il giovane Luigino finalmente cambiò posizione: dapprima presentò il cazzo suo al volto della donna, che generosa lo accolse in bocca per delle veloci leccate del glande rimanendo supina…
“Splooooot…splaaaaaaacc…sluuuuuurp…ahnnn !”
“Sìiiii, come leccate bene zietta cara!”
“Or che ve l’ho leccato procedete! Non fatemi aspettare oltre!...stiam per godereeeehhhhh…”
La Baronessa allargò le gambe, onde permettere al nipote una buona entrata di quel grosso membro di cui il ragazzo era ben dotato, ed infatti il nipote la trafisse, d’un sol colpo, come a lei piaceva.
“AHNNNNN ! Ohhhhhh! Finalmente!...ahnnn ! Ahnnnnn !”
“AHN ! Ohhhhh ! Ahnnn!”
“Dentro tutto nipote mio! Dentro tuttooooohhhh!...ehhhhh…e sbatteteci ! AHHNNNNN!”
Luigino recuperata la fiducia in sé stesso prese a batter il suo cazzo dentro la fica della sua più anziana amante, da lui stesso sedotta una ventina d’anni addietro, con una penetrazione improvvisa in lei donnina in fiore, ospite in casa del padre suo Agostino, con tutta la famiglia. Di tanto in tanto baciava la donna con abbondante uso della lingua. La Baronessa voleva essere colpita da quel suo dotato nipote da ogni direzione ottenibile con quel cazzo duro e grosso dentro il suo corpo. Andaron avanti diversi minuti alla fine dei quali lei ebbe l’orgasmo cercato, ed esaltata sessualmente gli disse:
“Con la fica abbiam goduto nipote mio Luigino…vi lasceremmo dentro, ma ora vogliamo che ci facciate sodomia; sodomia dura et implacabile, fino alla goduta vostra, ben addentro i nostri visceri! E ci raccomandiamo, diteci qualche frase sconcia, di quelle che si dicono alle pute quando vengono fatte al culo!”
“Come volete madame! Vogliate mettervi siccome cagna, che cercherò d’aprirvi tosto!”
Il nipote le tolse il cazzo dalla baronale fica, e per esaltarsi la leccò un altro buon minuto procurandole sorriso e solletico, poi arretrò onde darle lo spazio affinché si mettesse alla pecorina, offrendogli alla vista il panaro, e l’ano verso il quale Luigino abbassò le proprie labbra, riempendolo di baci, e facendo pure qualche assaggio a lingua, anche oltre il buchetto muscolare. La zietta, contenta di quei baci che non s’aspettava linguali in quel buchetto, scostò una natica affinché potesse prendere le misure con gli occhi…
“Sì ! Ahnnn ! Mi leccate dentroohhhh…Siamo …sono…sì…sono…ahnnn…la vostra porca, nipote miooooohhh…ohhhh…che fate con la lingua !? …non…ohnnnn…non…esagerate! Il cazzo Luigino, il cazzo !”
Luigino guardatole bene l’ano disse:
“Madame, dovrò farvi male…vi prego sopportate! L’entrata è quella che è…”
La Baronessa poggiò la testa sul cuscino voltandola un istante per dargli le ultime raccomandazioni…
“Conosciamo la cappella vostra Luigino! Poggiatecela, dite ecco, entrate, e resteremo vostra, fino all’ultima goccia del vostro seme nei nostri intestini! Non dimenticate le parole sconce! E tirate pure degli schiaffi, che godiamo!”
Luigino menatosi il cazzo mentre le osservava quel baronal buchetto, ottenne la durezza che s’aspettava. Poggiò la grossa cappella sull’apertura, e come voleva la zia amante, disse ecco al momento della trafittura anale.
“Ecco!”
“Huhhhh…ahi ! …ahi ! Guardate bene voi che potete! Lo vogliamo dentro tutto…prego Luigino mio affondatelo tutto! Sentiamo che ce n’è meno di metà! Ahiiii ! Non fate caso al nostro dolorare! Andate a fondo! Uhmmm ! Ohhhh ! Uhiiii ! Non abbiate pietà veruna! Apriteci!”
Luigino diede un paio di colpi di reni, e quel femminile retto ingoiò del tutto quel suo cazzone. La Baronessa era posseduta, e bloccata, con quel cannone di dura carne ben addentro.
“Ora movetevi nipote! Movetevi, schiaffeggiateci le natiche, e diteci qualcosa di volgare, di popolano! Uhi che male ! Che duro ! Huuuuuuhhh ! Movetevi! Non fateci soffrire !”
In verità schiaffeggiar le natiche non era facile durante la congiunzione di quei due corpi. Luigino fece del suo meglio, e cominciò a dire parolacce alla nobildonna ben impalata a carne…
“Puttana, bagascia! Prendi !”
“…uhhhh…sì! Uhmmmm !...Sìiiiii ! Ahnnnn ! Ahhhnnnn!”
“Sciaff ! Sciaff !...”
“Ancora Luigino, ancora !...uhmm…ohhhh…continuate !”
“Non siete che una troia ! Non vi basta mai ! Ecco…prendetene ancora !”
“Sìiiiii, porcone mio, muovetevi! Siamo la vostra puta…spaccateci il culo !”
Luigino si dava da fare con le sue spinte, e la Baronessa accovacciata nuda, faceva ciò che poteva per prenderle al meglio. Comandava al giovane nipote, che a lei piaceva immaginarlo, chiudendo i propri occhi ancora poco più che adolescente:
“Fate sbattere le palle contro l’inguine! Vogliamo sentirle…ahi ! Ahnnn ! Ahnnn ! Cominciamo a godere…non fermatevi Luigino!”
“Mi sembra ahhnnn ! Mi sembra inutile star fermo fino in fondo! Avanti e indietro vi garba, cara zietta ?!”
“Sìiiiii…ahi ! Uhmmm ! Ahnnn ! Ohhhhh!”
Luigino stavolta estrasse un poco il cazzo senza uscire da quell’ospitale retto, per poi riaffondarcelo di nuovo rapidamente, così facendo sussultare la lussuriosa parente…
“AHNNNN ! Ohhhhh! AHN ! AHN!”
“Ahn ! ahnn ! Ahnnn!”
“Huh ! Ohhhhh ! Dentro sìiiiiiiii ! Di nuovo ! Togliete ed affondate ! Avanti nipote mio, avanti ! AHNN! ”
“Ecco…puttana! Prendete quest’affondo…se volete goder di culo spaccato…ahnnn ! Ohhhh ! Come lo stringete bene zietta! Vedo che vi piace sentirvi puttana!”
Il retto della zia era perfettamente reagente alle sbattute del ragazzo. La cappella gli restava ben stretta, per poi avanzare senza troppa fatica…un bell’avanti e indietro condito con le parolacce volgari per la sua nobile amante che amava improvvisarsi puttana e popolana, nel momento culmine dei suoi coiti con il nipote adolescente…
“Ahnnnn! Ohhhhh ! Zia…siete…siete pronta? Sto per godere…”
“Pronte siamo nipote mio, innaffiateci ben addentroooohhh…e…e…chehhhhh…ahnnnn...e che manco una gutta vada persa in fuori !…Ci raccomandiamo a voi, maschietto in tiro!”
“AHNNNN ! Ahnnn! Ahnnn !...Ohhhh ! Che culo! Ohhhh! Che bel culo che avete zietta cara! Siete solo una gran puttana!”
La zia restava ad occhi chiusi pronta a godersi lo sparo del suo maschio nel retto; ora con opportune parole cercava di esaltare il suo ragazzo…
“AHNNN! Ohhh come ce l’avete duro! Ci avete aperte bene! Neanche riusciamo più a sentirlo, tanto è largo il batacchio vostro, nipote mio!”
“AHNNN ! Il mio cazzone ben piantato dentro non sentite zietta?! Ahnnn! Spero..ahnnn…che siate capace di goder siccome femmina soggiogata!”
“Quello …ohi ! Quello lo sentiamo Luigino! AHI ! Il nostro sfintere non riusciamo…hoh! … più a sentire quanto è largooooohhhhh! Ohhhhh!”
“Mi piace il vostro culo zietta cara ! AHNNN ! Ahnnnn ! Hanhhhh! Ohhhhh che bello!”
“Sparate Luigino, mio sparate!”
“Prendete, puttana! Prendete!”
Gli affondi di Luigino si fecero più fitti e veloci…le sue pallette stavano caricando, e tra non pochi secondi avrebbero sparato il maschio seme dentro il retto della Baronessa.
“AHN ! Ahn ! Ahnnnn! Ohhhhh! Ahn! Huh ! Ohhhhh!”
“Sì, Luigino Sì! Sono la puttana vostrahhhhh! Dateci ! Dateci dentroooooohhhh! Ahi ! Huh!”
“Ahhnn! Ohhh! Siete la principessa del malaffare zietta ! Ahhhnnnn!...Sì, eccoooohhhh…vengoooooohhhh…HOH!”
Una sensazione di potenza istantanea attraversò improvvisamente le palle fino al cazzo ben avvolto e stretto dal muscolo rettale della Baronessa, convertendosi in piacere durante l’istantaneo attraversamento dell’uretra del ragazzo, per trasmettersi in esaltazione poi verso il petto, e di lì in felicità fino al cervello. Il corpo della donna impalata sussultò due volte. Il giovane amante aveva mandato il primo sparo di caldo seme bianco denso, e un secondo dopo si apprestava a riempire il culo della nobildonna con altre mandate che davano piacere egualmente, anche se in misura minore del primo. La Baronessa fu felice di esser stata riempita dal suo giovane amante fin dentro i suoi visceri profondi. Era rimasta nella posizione della cagna per dar la massima comodità di sparo al suo Luigino. Quando quel cazzo non fu più in grado di buttare niente, la Baronessa soddisfatta disse al giovane:
“Uscite, ohi, Luigino mio, e godetevi il mio, ohi, cioè il nostro…buchino che riprende, speriamo, la sua forma! Ce l’avete bello grosso, sapete…su nipote mio che dobbiamo riposarci.”
Luigino si fece convincere a togliere il cazzo. Estrattane anche la cappella, allargatele le natiche, guardò quel buco rosso stanco degli affondi riprendere la forma della chiusura, quindi lo baciò a lungo come tenero ringraziamento per gli affondi dolorosi. La zia Baronessa ebbe a dirgli:
“Se avete finito di guardarlo e di baciarlo, sapete, ho l’impressione che vi piaccia molto, datemi il vostro spadone! Avrà bisogno di una ripulita…”
La Baronessa prese in mano il cazzo esausto del nipote, e lo bagnò con tutta la saliva che aveva mettendosi a ripulirlo con le mani, e dopo aver asportato abbastanza sporco finì il lavoro con la bocca. Era talmente stanca e sudata, che gli occhi le si chiudevano. Assicuratasi che quel cazzo fosse pulito si stese sul petto del nipote, e si arrese al sonno. Anche Luigino fece altrettanto, e i due dormirono abbracciati. Al risveglio (della loro vescica) tre quarti d’ora dopo si ridestarono completamente. La Baronessa raggiunse il pitale per prima, e si liberò dell’urina rumorosamente; nel frattempo s’era alzato anche il nipote Luigino che dopo averle contemplato il culo in seduta su quel vaso si liberò della sua urina anche lui nello stesso vaso, dato che comunque un altro non ve ne era. La Baronessa andò verso il catino d’acqua, e si diede una rinfrescatina generale, non senza aver lavato anche la vulva con quella fresca acqua profumata a margherite gialle e petali di varie rose. Vedendo che s’era avvicinato il nipote, gli prese in mano il cazzo ingrossato dalla prostata e glielo lavò delicatamente, poi indicato al nipote di darsi una rinfrescatina alla faccia tornò a baciarlo, tenendo saldo nella sua mano femminile il giovane e soddisfacente cazzo di suo nipote. In quel modo dopo il riposo una nuova erezione di quel cazzo da cavalcare non si sarebbe fatta attendere a lungo: baci e tette a volontà benché i seni della Baronessa una mano adulta avrebbe potuto ben prenderli in mano per intero. Luigino eccitato dai suoi baci di donna innamorata, vogliosa di lingua lingua a bocche aperte e saliva a fiumi, iniziava a sentire un nuovo indurimento del suo cazzo ben custodito dalle mani della zia. Prese a baciarle il collo, leccandola dietro l’orecchio e dentro l’orecchio, gesto questo che unitamente alla mano nella fica, iniziava a procurarle un certo bagnetto intimo, presto condiviso con la pelle del cazzo e del resto del bacino del più giovane nipote. Dopo aver passato tutto il suo collo, e la sua testa in generale Luigino chiese il succhio famelico dei capezzoli, gesto forse un tantino doloroso, ma che la scaldava parecchio. Le succhiò ambo i capezzoli come un neonato affamato, la qual cosa la fece crollare sul letto, allargando le già bagnate cosce, ed aprendo la sua vulva ormai gonfia e pronta al coito. La Baronessa di nuovo in estro animalesco gli diede le ultime istruzioni, dimenticando o tralasciando il suo amato plurale majestatis, ma non il relativo voi:
“AHNNNN ! Avete succhiato tanto amore mio! Vi prego, entrate subito Luigino mio, che son bagnata assai! La leccherete dopo se ci tenete, ma vi prego…oh lo sento duro…entrate su!”
Si alzò lievemente per baciarlo in bocca, a labbra aperte, qualche istante, poi si lasciò cadere supina a gambe larghe implorando la penetrazione, dato che alcun momento sarebbe stato migliore di quello. Il nipote arretrò, prese in mano il cazzo per la mira e poggiatolo sui bordi dello spacco diede due lunghe strusciate fino alla regione del clito avanti e indietro…la Baronessa stava piangendo per la tensione, dato che Luigino non si decideva, poi all’improvviso mentre chiuse gli occhi li riaprì un istante per chiuderli di nuovo sommersa dal piacere dei sessi in contatto pieno. Luigino era entrato finalmente! Aveva dentro tutto il suo cazzone di una mano e mezzo, e sentiva le palle dure del ragazzo sbatterle l’inguine con regolarità. A gesti sulla nuca di Luigino chiese al nipote di avvicinare la bocca durante l’amplesso dicendogli eccitata:
“…uhmmmm…ahmmmm….ohhhhh ! Voglio bervi la saliva Luigino, ho sete !...lahmmmm…dov’è la vostra lingua?! Forza tesoro mio, forza ! Lahhhmmm! Uhmmmm!”
Luigino gli trasferì tutta la saliva che si sentiva in bocca, poi proseguì battendo il cazzo dentro la caldissima fica della zietta…che bevuta quanto più saliva possibile del nipote prese ad abbracciarlo stretta, per godersi il cazzo giovane e duro di del suo amante.
“Ancora lingua, Luigino, ancora lingua! Tutto per me vi voglio!”
“Ahnnn! Che bella fica calda che avete zietta mia ! …Ohhhhhh ! Ohhhhhh !”
“Ahnnn ! Ahnnn ! Ahnnnn !”
“Stavolta dovreste godermi dentro, caro nipote! …ahnnnn ! … ahnnnn! Dentro ! Huh ! E se resto incinta meglioooooohhh! Mio marito avrà discendenza assai…magari un bel maschietto ! AHN ! battete così ! Ahnnnn! Luigino così! Quanto più potete…ahnnn ! Hohhhhh !”
“AHNNN ! Zietta cara…s…ohhhhh…se…ahnn! …sen…sento le pallette cari…ahnnnn…carica…caricare…zietta ! Pciù ! Pciù !”
“Ahnnnnn! Vi conosco Luigino ! Se vi bacio ora esploderete! Ahnn! Ohhhhh…su battete ! Su…!”
“Oh amore ! Zietta mia voglio star con voi per sempreeeehhhh ! Quanto è caldo il vostro fiore!”
“Ahhhhnnn! Resistete nipote mio ! Resistete…ahnnnn ! Ohhhhhh!”
“Ahnnn! Ahnnnn ! Ohhhhh ! Ahnnnnn!”
“Respirate Luigino! Respirate profondo! E dateci dentro ! Dateci !”
“Sì zia ! Ahnnn! Sì zia…ahnnn! Ahnnnn! Ohhhh !”
Luigino si diede da fare concentrandosi sul battere il bacino per dare alla sua donna giusto godimento possibilmente prolungato, poi però il calore e i liquami interni dei loro sessi ebbero la meglio. Alla Baronessa venne la visione bianca del culmine dell’orgasmo che le provocò contrazioni e rilasci alla sua fica. Luigino stavolta aveva fatto un bel centro, e la donna si godette il suo orgasmo mentre i suoi femminili sospiri erano coperti dai respiri ben più forti di Luigino nella trottata finale. Un purosangue di razza stava raggiungendo il suo traguardo pronto a trasferire nella fica della Baronessa quanto più sperma sarebbe potuto uscire dal quel cazzo vicinissimo all’acme. Più affondava, e più calda sentiva la fica della sua lubrica e godereccia parente, che saggiando a dita la durezza delle palle di lui provò a carezzargliele alla meglio mentre prese a baciarlo innamorata come piaceva a lui: tantissimi baci sulle guance tese di Luigino furono l’innesco finale della bomba liquida che la Baronessa attendeva…il suo Luigino stava lottando contro gli ultimi spasmi pre orgasmo, quando affondato il cazzo un po’ di più in quella fica bollente, alla Baronessa sfuggì un rantolo molto più alto:
“AHN!”
“Ecco ! Sì ! Sì ! Sìiiiiiiiiiiiii !”

Finalmente del caldo sperma in attesa di lasciar la punta del glande di Luigino, diede piacere al ragazzo transitando ad alta velocità di sparo in quelle vogliose spugnose carni della sua donna, che continuando a baciare il ragazzo gli provocò altri spari, ovviamente via via più piccoli: il prezzo della maschia venuta! Il primo colpo abbondante, denso e caldo…gli altri poco più che fiottini di una fontanella esausta che si rimpiccioliva ogni secondo che passava svuotandosi…la Baronessa rimase guancia contro guancia col nipote dicendogli:
“Ahhhnnnnnn ! Ahhhhhh ! Bravissimo! In premio rimanete dentro, vi prego! Finché siamo caldi rimanete dentro…non toglietelo!”
“Sì…ohhhhh ! Sì, resto…resto dentro!”
“Riposatevi Luigino mio, riposate tra le nostre carni…che riuscite ancora a renderle vogliose…”
“Ma…”
“Tranquillo rimanete dentro…che vi debbo parlar piano, e voi ascoltate! …voglio proprio premiarvi per come ce la mettete tutta…”
Il nipote si mosse un poco per meglio respirare mentre era ancora congiunto col sesso della zietta.
“Ahnn ! Ohhhh…e cioè ?”
“Ahn ! Ehi ! Siete dotato anche a riposo! Ancor lo sento, sapete…orsù dite Luigino, vi andrebbe d’assistere a vero coito d’incesto?”
“Co…uhmm…com…come dite, zietta?”
“Se vi andava di assister insieme alla sottoscritta coperta da maschera veneziana, mi presenterò siccome vostra madre, ad altri amanti fratello e sorella, che usano peccar d’incesto fin da piccoli… or che sono adulti, vi andrebbe di vedere insieme a noi li loro coiti? Poi, se la cosa dovesse piacerci, vi autorizzerei a far di coito con la sorella del maschio, che dovrà prendere me in cambio, se lo vorrà. Dite… vi aggraderebbe? Ho voglia di farvi questo regalo: autorizzarvi una vulva diversa dalla mia, forse un po’ più giovane, che voi potrete leccare a piacer vostro, mentre io vi guarderei toccandomi secondo il piacer mio…”
“Zietta! Non son uomo di mondo io…io ho solo voi, lo sapete…”
“Lo sappiamo, lo sappiamo…Infatti a cena ieri l’altro vi vidi guardar con occhi di disìo la nostra Federica, fanciulla in fiore di superba bellezza…”
“Come la mamma!”
E Luigino baciò sorridendo la zietta…la quale continuò comunque seria:
“Invero lo capiamo, imperocché giovane siete! ... ma se corromperete o proverete a ghermir la nostra Federica, noi li due, non saremo più né amanti, né parenti! E con le conoscenze che teniamo, vi faremmo rimandare nel Veneto vostro, con pena la morte di corda, appeso ad albero come li infami, se oserete rimettere piede qui, dopo che sareste stato cacciato e messo al bando. Avete compreso nipote mio Luigino?”
Luigino poggiò la testa tra i seni di sua zia, in verità poco più grande di lui…
“Zia, vi prego di perdonarmi…gli è che voi mi mancate spesso…e poi vorrei ricordarvi che eravate anche voi donnina in fiore quando vi ghermii sul letto neanche dodicenne!”
“Noi siamo noi, nipote mio! Le figlie mie Federica et Alessandra hanno d’arrivar vergini al matrimonio loro, allo quale già stiamo pensando…”
“Matrimonio combinato, come nel caso vostro zietta?”
“Certo. Sceglieremo tra una rosa di nomi…di nobili del luogo…anche se Alessandra in verità ambirebbe nientemeno che ad un principe romano…”
“Ho un quasi parente inglese che vorrebbe trasferirsi qui; ve lo mando?”
“No, lasciate stare; ci penseremo noi alle necessarie combinate…Tesoro mio, amichevolmente ve lo dico! Se voleste trasgredire con me, e copular con altra e più giovane vulva, un incontro possiamo cercar di combinare, così potrete sfogarvi questi vostri appetiti extra. Noi invero conoscenze abbiamo tra li libertini della terra d’Otranto…io istessa vi confiderò un segreto che per voi terrete, giurate !”
Luigino baciò la mano destra della zia dicendo:
“Lo giuro a voi madame!”
“Bene. Allora ascoltate: noi abbiamo un informatore nostro, che usiamo pagar bene, che s’intende di cose turche, sapete cosa son le cose turche, vero Luigino?”
“Sì, zia. Lo so.”
“Beh egli gira ogni tanto per li conventi di suore insoddisfatte, nonché appassionate di Saffo, che conoscono popolani normali, che talvolta chiamano a giacer con esse, anche lavoratori nei comuni, qualche militare, che organizzano incontri orgiastici di mezza giornata. Ci è stata data informazione che in Otranto vivrebbero more uxorio fratello e sorella, ella già suora di convento, poi di nuovo civile popolana dopo averlo lasciato, che fanno sesso tra di loro con molta habilitate, e reciproco disìo; vi andrebbe un incontro? Potrete veder membro di fratello entrare, e soddisfare la fica della sorella sua…”
“Zietta, amorosa zietta! Devo pensarci, non so se son pronto. Piuttosto…”
“Dite…”
“Sono ancora dentro di voi, vorrei uscirne, per comodo leccar la patacca vostra, anche se è fredda…”
“Hoooohhhh, uhmmm…ditemi Luigino, la volete sporca, o lavata con le rose del catino?”
“Osserverovvi che ve la laverete innanzi a me, poscia procederò a leccarla…”
“Come volete, fate luogo allora!”
La zietta liberatasi dal cazzo del nipote, si alzò camminando fino al vaso lontano dal letto un paio di metri, quindi andò dapprima ad urinare, quindi spostatasi verso il catino per poi lavarsi la vulva con ampie manate dell’acqua in esso contenuta. Poi tornò eretta verso il letto del nipote che vedendola s’inginocchiò ai suoi piedi, prendendo in mano le natiche della Baronessa. Con la bocca a meno d’un dito da quella vaporosa carne cominciò ad annusarla, come un cane.
“Eccola per voi! Leccatela quanto volete!”
“Aprite un po’ le gambe zietta, che ci voglio passar la testa comodo tra le cosce vostre…”
La Baronessa chiuse le proprie gambe opponendo un po’ di resistenza, per poi aprirle meglio all’improvviso…
“Maiale, avanti sfogate i vostri appetiti!”
“Che bel ciuffetto i vostri peli biondi madame! Lasciate che sia io a farci la piega!”
“Come Baronessa vi comando di darvi daffare con la vostra lingua…se sarete abile potremo darvi il poco miele cui sicuramente ambite…”
Il giovane nipote attaccò a leccare quella vulva rinfrescata alla meglio dalla Baronessa ignuda. Leccava stringendole anche le natiche, e cercando con le dita l’ano reagente della nobildonna, la quale deliziata nelle carni più sensibili dal nipote commentò tra un rantolo e l’altro…
“Non sareste più comodo sul letto, nipote mio? Ahnnn! Certi momenti mi sento mancare…ohhhh…come la leccate bene ! Ahnnnn ! Ohhhhhh! Piano, nipote, piano !”
“Slaaaaap, sluuuuuurp ! Buona la vostra fica, zietta! Ci sono …ahhhhh…sempre andato mattoooohhhh…slaaaaarp…lahmmm !”
A tratti interrompeva le leccate per baciargliela, come fosse stata la sua bocca, ben aperta per immaginar di contenerla tutta. Naturalmente ficcava la lingua dentro per esplorarla, e la zia puntuale commentava:
“La vostra lingua mi piace sopraaahhhh…ohhhhh…non dentro nipotino miooooohhh ! Piano, leccate piano!”
Luigino la leccava velocemente, più leggermente possibile, anche sopra dov’era più sensibile, poi le chiese:
“Ohhhh, lamhhhh, sluuuuurp, ahhhhh!”
“Ahnnn Luigino, così veniamo prestoooohhh…! Ohnnn ! Vo…vo..ohhhh…ogliamo goder più a lungo…ahnn…calmate le leccate, vi prego!”
“Zia, sono io che vi prego! Sedetevi sul bordo del lettone, e tenete le gambe aperte, e le ginocchia sollevate…”
“Uhhmmm forse ho capito cosa volete fare! Userete il dito, vero?”
“Sì, zietta, lo metterò nel vostro culo onde meglio farvi sentir la patacca bagnata, leccata, et stimolata dietro…”
“Porcone ! Fate ciò che volete, venite qui sul letto, che vi prendete li pertugi di vostra zia la Baronessa, marchesino!…”
Assunta la posizione richiesta dal nipote, di modo che oltre che la fica anche l’ano fosse visibile, Luigino riprese a leccare ed insalivare la vulva della zia ormai bagnata, passando poi la lingua su perineo, inguine, ed…ano. Le sue voglie erano così sconce, che scopò sua zia introducendole la lingua nell’ano, che a tratti si contraeva per il solletico dell’intrusione, poi mentre riprese a leccarle la vulva e l’inguine un po’ a caso decise d’introdurle il dito medio nel buchetto del culo, già stimolato. Dopo avercene introdotto metà prese a stimolarlo avanti ed indietro, ed intanto aveva ripreso con la lingua sulla fica, il perineo e il sensibilissimo allo spasmo inguine della signora che leccata più volte, dalla sua fica rilasciò una abbondante bava trasparente che il famelico ragazzo amante leccò via assaporandola. La stressata zietta commentò affannando:
“…ohhhh…ahnnn…ohhhh…dunque quella volevate! Ahhnnnn ! Ohhhh! Dite, nipotino mio, vi piace?!”
“Sluuuuurp …uhhmmmm…buona…sì! Ci vado matto ! Lo sapete !”
“Ohhhh…ahnnnnn! Continuate! Che qua sopra ci penso io…porcone!”
La Baronessa si riferiva ai capezzoli, che stringeva tra le sue dita per meglio goder le bagnate incursioni della lingua del compagno nella sua fica, ormai pronta allo sbrodolo incontrollato. Luigino continuava con la lingua sulle pieghe di quelle vellutate carni, quando la nobildonna, esausta disse:
“Luigino, fermatevi vi prego o scoppio! Vi bagnerò tutta, non ce la faccio a trattenere…basta!”
Luigino si fermò. La donna gli disse:
“Fate come vi dico, presto! Aprite quella sacca sopra quel comodino, presto!”
“Quella ?”
“Si ! Sbrigatevi Luigino che sbrodoliamo…sapete?!”
Luigino si spostò, prese la sacca indicatagli e l’aprì. Il ragazzo afferrò quello che vi trovò dentro: un fallo di cuoio di origine artigianale, che prese in mano incuriosito, dato che lo vedeva per la prima volta.
“Ve lo portate con voi zietta?!”
“Mi serve per quando non ci siete Luigino! Ora vedrete: me lo infilo nella patacca… voi leccatela di sopra, che verremo a pioggia, vedrete! Su, non indugiate oltre!”
La Baronessa, non appena il nipote ancora tra il curioso e il sorpreso le diede quel cazzo di cuoio di dimensioni non eccessive, lo infilò nella sua fica gonfia, che rilasciò un paio di bavette trasparenti biancastre per la piacevole intrusione di più della metà di quell’oggetto; bavette che il famelico nipote non trascurò di asciugare con la propria lingua…
“Quanto vi amiamo, porco! Ahnnn!”
…poi mentre la zietta prese a muovere velocemente il fallo di cuoio, Luigino le rificcò il dito medio nell’ano, e nella pausa dopo il ficco, leccò di nuovo la zietta lì sul clito, che disperata con la sola mano sinistra libera si strizzava da sola i propri capezzoli a turno…
“AHNNNN ! Ohhhhh ! Vengooooohhhh! Ahnn ! Ancora Luigino, ancora! Quando mi fermo voi fate scarpetta!...”
“Sluuuuurp, slaaaaaap!”
“AHN ! Ahnnnn! AHN ! AHN !”
i due amanti sincronizzarono i turni di stimolo, fica, ano, leccata del clito, tre quattro volte, fino a quando la Baronessa dopo essersi sparata dentro una dozzina di colpi venne, facendo prorompere contro il nipote, letteralmente in faccia, un abbondante unico schizzaccio. Luigino fu felice di essersi bagnato di lei in godimento.
“SFIIIIIZZZZZ !”
“AHN! HOOOOOHHHHHH! Ecco prendete, Luigino, prendete!”
Luigino finì per lavarsi l’intera faccia contro quella fica fradicia di ogni umore…pochi minuti dopo la Baronessa disse, ormai calmata col nipote ancora inginocchiato a terra, con la testa trattenuta dalle comunque calde cosce della sua amata zietta:
“Beh, io …ohhhhhh ! …ahn !...ahn !...noi siamo stanca nipote mio, ma se lo gradite posso farvi l’ultimo servizio per oggi…gradireste venirci in bocca?”
“Zia, grazie. Mi basta così! Sono venuto, mio malgrado mentre mi schizzavate il volto…non ho potuto resistere e ho tirato di pippa!”
Si alzò in piedi per mostrarle la cappella sborrata con una vistosa chiazza bianca sopra di essa. La zietta gli prese delicatamente il cazzo in mano, sul palmo per vedere quanta lunghezza era rimasta, poi disse:
“Aspettate, lasciate fare a noi! Godrete ancora, ve lo prometto!”
La donna si chinò su quel cazzo che aveva sempre adorato, e se lo mise in bocca per intero, senza curarsi di avere ancora il dildo tra le cosce in procinto di cadere a terra, e sporcarsi. Fece diversi frullini di lingua alla cappella, leccando anche al centro, e asportando lo sperma che stava ristagnando; poi tra un frullino e l’altro, dopo avergli delicatamente carezzato le pallette esauste, succhiò con tutte le sue forze, e manco a dirlo Luigino, che non s’aspettava d’aver dentro ancora tanto sperma, per poco non perse i sensi e l’equilibrio…
“SFLUUUUURP…BL..BLLL ! Ahhhhhh!”
“Ahhhnnn !....ohhhhhhhh, che…cheeeeeeehhhhh?! Ehi…uhhhhh!”
Tuttavia trovò il modo di rimanere in piedi, e si godette lo svuotamento da femminile e golosa aspirazione. La sua amante, alla fine staccò la bocca, si alzò in piedi e mostrò al nipote, aprendo la propria bocca, quanto sperma era riuscita a prendere, e tenere. Guardò il nipote dritto negli occhi, e ingoiò lo sperma innanzi a lui…poi dopo aver deglutito con qualche difficoltà, ma comunque senza tosse, gli disse maliziosa:
“…”
“GLOOOOOOMMHHHH, MHMMM…ML!”
“OHHHH ! Zietta amata, io…”
“Buono, quello vostro è buono, nipote mio! Ne avevate ancora…”
“Zietta, voi avete mille risorse…io…”
“Luigino, si sta avvicinando l’ora sesta del pomeriggio…vi ricordo che qui non siamo nella magione nostra; tra non molto farà ritorno la padrona…che dite? Ci ricomponiamo ?”
“Vorrei usar lo pitale pria che voi madame!”
“Concesso…accomodatevi…”
“Grazie.”
Luigino si diresse al vaso da notte e urinò una gran quantità di liquido; poi mentre faceva altrettanto la sua amante si lavò al catino pisello e palle, più e più volte con quell’acqua fresca ben fornita quanto a petali di rosa. Mentre Luigino passò a rivestirsi coi pantaloncini aderenti vide ancor ignuda la sua amata Baronessa. Smise il rivestirsi restando a torso nudo e mordicchiando nei lobi delle orecchie la sua donna, che certo non respinse baci, morsi e carezze, o meglio delle strette ad entrambi i suoi seni. Luigino sempre affamato del suo corpo le stava leccando il collo e dopo l’ennesima stretta ai seni la sua mano scese puntuale sulla vulva ancora tiepida della nobildonna, che accettò la masturbazione con passività. Si sarebbero dovuti staccare ma il nipote non voleva ancora saperne di lasciarla andare. La zia ancora nuda prese il nipote per le mani e lo accompagnò con sé verso il letto dove si distese allargando le gambe…
“L’ultima Luigino! Calatevi le braghe, e non perdete il nostro tempo a leccarla; se è dritto e duro entrate dentro, e scopateci!”
Luigino calatosi i pantaloni si prese in mano il suo cazzone ancora duro e penetrò la parente senza indugiare…vi entrò fino in fondo!”
“AHN!”
“Or vi succhio le minne, zietta, voglio anche il vostro latte!”
“Sbrigatevi ! AHNNN! Ahnnn! Succhiate quel che volete e venitemi dentro…son la puttana vostra, lo sapete…!”
“Sluuuuuurp !”
“AHNNNN ! Succhiate piano…mi fate … ahnnn …mi fate male, sapete !”
“Sluuuuurp, slaaaaaaapp !”
“AHNNNN, basta con le minne, Luigino muovetevi dentro, e venite! Perdiana!”
“AHHNNN ! AHNNNN! OHHHHHH!”
“AHN Sì, Luigino ! Ahn ! Sì, dai ! Sì !”
Luigino batteva il proprio bacino velocemente con la cappella nella calda figa della Baronessa sua zia che ben godeva di quegli affondi di carne così giovane. Bastò un minuto di batti-batti e Luigino venne, solo acquetta trasparente…ma il piacere lo provò ugualmente. La Baronessa probabilmente un po’ aveva fatto finta, anche se la mazza del nipote era di buone dimensioni.
“Or che vi ho fatto venir di nuovo, uscite che dobbiamo lavarci, e rivestirci senza molestie verune…insomma, finite di rivestirvi, e scendete dabbasso. Messser Vezio vi starà aspettando con un paio di sporte di verdure e frutta varia…sono per voi. Direte che siete stato al mercato per nostro conto…a cena reclamerete l’onore di farle servire dalla servitute, ed io vi dirò frasi di circostanza…noi due oggi non ci siamo visti, perché io stavo dando le disposizioni del mese alle dame benefiche del paese…qui siamo in casa di una di esse, sapete…”
“Non dimenticate il sollazzo che vi siete portata zietta. Volete che ve lo lavi intanto che vi vestite?”
Luigino aveva raccolto da terra il cazzo di cuoio ormai sporco, dei fluidi sporchi delle carni della Baronessa, e del pavimento…lei lo prese senza lasciarlo al nipote.
“No, ci pensiamo noi! Trattandosi di cuoio non si puote lavar con acqua! Si rovinerebbe diventando ruvido, e ci farebbe male dentro la fessa…va lavato con dell’olio, ma non è affar vostro! Andatevene, orsù! Che siam già in ritardo a riconsegnar la stanza…”
“Un giorno di questi vorrei infilarvelo io stesso nel vostro culo, zietta…”
E qui Luigino era convinto di aspettarsi un ceffone per aver osato abbastanza; sorprendentemente la Baronessa, disinvolta, gli rispose calma:
“Se ci tenete, ci faremo cagna per accontentarvi, ma non adesso! Su, uscite Luigino, dobbiamo rivestirci…”
Stavolta Luigino venne più o meno spinto fuori dalla sua amante con ancora in mano la veste toracica da indossare, unitamente al collare ondulato di seta. Sceso dabbasso, non appena si rivestì si affacciò dalla porta dell’ingresso, e messer Vezio gli fece cenno da fuori il cortile, senza entrare nella casa, di avere qualcosa per lui. Luigino uscendo gli andò incontro. Messer Vezio esordì dicendo:
“Marchesino ! Lieto d’avervi trovato.”
“Dite caro Vezio, in cosa posso…”
“Vostra la zia vi avrà già detto di queste due sporte; frutta varia ed esotica, ma in realtà coltivata qui in Sallento; non appena tornerete al castello raggiungete le cucine, e consegnatela a chi troverete; direte che volete che ve la servano a cena per voi solo. Vostra zia la Baronessa si è raccomandata di consumare frutta, per i motivi che voi sapete già…beh, vogliamo andare?”
“Come, non aspettiamo la Baronessa?”
“Ha da parlare con le dame le altre; havvi da compiere missioni più o meno mensili di beneficenza, che le dame fanno su indicazione di vostra zia. Ripasserò a prenderla dopo che avrò lasciato voi a mezzo miglio dal castello…intanto accomodatevi sul calesse, marchesino!”
La zietta aveva organizzato tutto a quanto pareva a Luigino, che salì su quel modesto calesse condotto da messer Vezio, e si fece accompagnar fino a mezzo miglio dal castello, da dove avrebbe proseguito a piedi, onde passar per un gentiluomo che aveva fatto la spesa al mercato della frutta, e della verdura che più gli aggradava. Lasciato lui, messer Vezio sarebbe passato a prender la carrozza baronale, e sarebbe tornato a prendere la Baronessa di ritorno da una delle sue missioni di beneficenza. Missioni che talvolta celavano un altro aspetto del libertinaggio della signora Baronessa: usava la nobildonna indossando per prudenza una maschera veneziana farsi portare dal fido messer Vezio poco fuori paese, dove, ad un certo momento arrivava una sua persona fidata, che saliva sulla carrozza per farle rapporto…

…alla sera a cena, Luigino fu molto formale; come ospite sedeva di lato presso il tavolo rettangolare lungo ai cui lati corti sedevano il vecchio Barone e, dalla parte opposta la sua augusta moglie; presso i lati lunghi il giovane Edoardo, ormai futuro erede della Casa, con la propria fidanzata, e le sorelle minori, due donnine in fiore, Federica e Alessandra, abbastanza carine come la loro madre. I dialoghi furono quelli di cortesia; più di una volta però gli occhi di Luigino furono per la baronessina Federica, una ragazza pulita, dal visino incantevole, con delle forme già evidenti, che i vestiti pieni di graziosi ricami mettevano in evidenza. Molto carine erano pure le trecce ai suoi capelli finissimi e ben acconciati. La Baronessa da donna e madre intelligente aveva previsto, ed in certa misura anche tollerato, l’interesse di Luigino per la figlia quindicenne. Il nipote, benché formalmente nobile, veniva ospitato in un’ala del secondaria del Castello, di modo che, se avesse voluto lasciar la propria stanza per andare a trovare Federica o Alessandra, sarebbe stato comunque visto sia dalla servitù, sia dal fido avvocato della baronal casa Lodovico Sanfedele, che manteneva il diritto d’esser ospitato al maniero per la sua vita professionale e materiale, con diritto d’intangibilità ed inviolabilità del proprio studio da parte degli alabardieri e soldati posti a difesa. Qualunque movimento di Luigino sarebbe stato comunque riferito…e di ciò la Baronessa volle che Luigino se ne accorgesse. Verso l’ora quarta pomeridiana l’anziano Barone si sarebbe svegliato dal suo sonnellino pomeridiano, e vuotata la vescica, sentendo che le forze gli stavano ritornando mandò a chiamare la propria moglie onde compiere i normali riti umani e materiali del loro riuscito coniugio. La Baronessa battendo le mani fece cenno alla servitù di sparire, e stazionare a non meno di venti passi del corridoio; poi accostata la porta si diresse sul letto incontro al marito di modo che la ghermisse, la scopasse, e la lasciasse relativamente libera. Il Barone era a modo suo un ritualista: la prima scopata della giornata la considerava doverosa con la moglie; le successive, poco più che delle piccole molestie alle serve e servette che si alternavano alla sua persona. Come ogni marito affezionato, ottenuta la moglie stesa sul letto le aprì il vestito all’altezza del petto e cominciò a godersene i seni, i cui capezzoli succhiò con una certa foga. Anche l’odore della pelle del seno della Baronessa, donna che si lavava regolarmente con acque profumate assai, sapeva di buono, e molte volte il marito non s’accorgeva che quei capezzoli li stava mordendo. La moglie, infastidita da quei morsetti, soleva dire:
“Succhiateli piano…ohnnn…ahnn…ohhhh…succhiateli piano, succhiateli bene marito!”
Lui già arrapato dal corpo della moglie rispondeva pigro:
“Sì, certo…sì !...sluuuuurp ! Zluuuuuuuuurf…ohhh…Baronessa mia…che buono il vostro latte…”
Mentre il marito finiva di leccare e di succhiarle il seno la Baronessa, conoscendo le tempistiche dei preliminari del marito, della comparsa e fine delle sue erezioni, intanto allentava il suo vestito da casa, e la sua bionda vulva era già pronta per gli occhi interessatissimi del marito, a modo suo innamorato, se si eccettuavano le piccole molestie alle cameriere e servette…quando la moglie allargava con delicatezza le sue cosce e la vulva bionda, ben curata, sembrava aprirsi per il coito, il marito si fissava a guardarla forse un paio di minuti, poi si chinava per baciarla e leccarla a lungo; talmente a lungo che più di una volta aveva dovuto saltare il coito perché non si accorgeva di aver sborrato le lenzuola. Quell’uomo, una volta valido, ora anziano, e con i primi acciacchi reumatici, insalivò maniacalmente il sesso della moglie, per sentirne il lubrico sapore in ogni porzione di pelle dove la sua lingua colpiva. Talvolta una volta bagnata del tutto la vulva della moglie vi sovrapponeva interamente la propria lingua, restando così finché il respiro non gliela faceva togliere, e mentre la moglie rumoreggiava femminilmente per tenerlo arrapato, lui il padre di ben tre figli che la Baronessa gli diede, si metteva a leccare velocemente come se stesse assaporando il suo cibo preferito. Le sue leccate duravano anche cinque o sei minuti, sembravano non finire mai; se c’era qualche urgenza la moglie dava indicazione alla servitù affacciata movendo gli occhi ed una sola mano, lasciando l’altra per premere la nuca del marito contro il suo sesso, che non si rendeva conto di quanto accadeva essendo in ben altra situazione:
“AHNN…ohhhhh…Ahnnnn…ohhhh…come leccate bene marito mio…più in alto, più in alto…ohhh…già vi dicemmo dove ci piace…”
Il marito concentrò le sue lappate in prossimità del clitoride di lei, un organo di senso che non aveva mai accusato problemi di efficienza con l’età, dando alla Baronessa buoni ed intensi momenti di eccitazione…quando sentiva una piccola correntina verso l’inguine chiedeva al marito di entrare in lei, che era il momento…
“…marito mio…ohnnn…ahnnnn…entrate ora! Vi voglio dentro! Non fateci venir di sola linguaaaaaaahhh…ahnnn…basta vi prego! Voglio il vostro membro! Ohhhhhh…”
“Sì…eccolo !”
Il Barone sollevò il volto bagnato dalla fica della moglie, le presentò il cazzo, ancora abbastanza grosso e duro…la donna amorevolmente lo prese in bocca avendo cura di passarvi la lingua e la saliva sulla cappella, verso il centro, provocando un sussulto di lui che per poco non cadde di fianco…
“Splutchhhh…marito mio! Decidete! O venite in bocca, o entrate in me…”
“Voi cosa dite mia signora ?”
“Entrate in me! Sentirete quanto è calda…ficcate…marito mio, ficcate, che è il momento!”
Prese la mano del marito, e se la passò sulla vulva bionda e rosea, nonché bagnata. La qual cosa provocò in lui una ulteriore voglia di leccata di fica, che a sua volta fece voltar la testa di fianco alla Baronessa che ormai era arrapata dal cazzo del marito, che non si decideva a ficcarlo dentro…certo anche la lingua di lui era inesorabile…oh beh – pensò – se vuole che gli bagno la faccia lo servo subito, così impara…i solletichi di lui si stavano facendo insopportabili; la Baronessa strinse a sé le lenzuola per resistere alla voglia di schizzare…e intanto lo incitava…
“Uhnnn! Ohhhhhh ! …ohi basta ! Il cazzo, dovete metterci il cazzoooohhhh ! Ahnn !”
Alfine il marito l’accontentò. Sollevò la faccia dalla fica, e avvicinato il cazzo alla vulva ormai arrossata, presa la posizione, attraversò lo spacco, cadendo contro il corpo della moglie che finalmente lanciò un urlo di piacere più pieno…
“AHNNNNNN ! Uhhhhhh…ahnnn! Ahnnnnn ! Ahnnnnn ! Finalmente ! Quanto mi avete fatta…ahnnnn…ohhh…attendereeeehhhhh…ahnnn…vengo marito, mio…vengooooooohhh!”
Lei ebbe il suo bagnato orgasmo, e continuando col respiro e con il giusto modo di emettere il rantolo, mantenne l’erezione all’anziano marito che manifestava una incredibile vitalità in quei pochissimi, mai abbastanza, minuti del coito dei loro sessi…
“AHN ! AHNN! Ahnnnn !...ah…ah…ah….ah….uhmmm…pciù pciù….slurrrrp…slaaaaaarff”
Il marito mentre si muoveva nella vagina della consorte, essendo più alto durante le mandate di cazzo, avanti ed indietro, riusciva anche ad insalivare le guance della moglie. La Baronessa era brava ad arrapare il marito, che in cinque o sei minuti di coito venne nella fica della moglie riempiendogliela di sperma. Era lei a farlo venire, non proprio a comando, ma quando scambiava con lui colpi di lingua, saliva e alito a bocche aperte provocava nell’uomo la voglia di esplosione nel corpo di lei; se l’esplosione era copiosa e calmante, probabilmente era il primo orgasmo della giornata; se veniva poco voleva dire che era già venuto in altre coscette femminili, lontano dalla sua consorte, che fedelissima certo non era…
“AHNNNNN !”
“…”
Un attimo di silenzio e arrivò lo sparo del marito…liquido denso, e abbondante…aveva fatto ancora una volta onore: alle sue palle ed alla fica della moglie, che sembrava nell’ultima mezzora non aver mai conosciuto il concetto di asciutto. Uno sparo abbondante di sperma, seguito da altri più piccoli e dal raffreddamento della testa di lui aveva posto fine al loro atto. Il Barone restò dentro, dato che sua moglie l’aveva abbracciato, e lo lasciò dormire, con i sessi ancora congiunti, bagnati, pruriginosi e poco più che tiepidi anche se non freddi…l’uomo perse i sensi; la Baronessa fece cenno alle servette autorizzate ad avvicinarsi dai venti passi del corridoio o più, dopo aver contato fino a duecento dopo l’ultimo urlo sessuale. La donna silenziosamente, assicuratasi che il marito dormisse profondo per lo sforzo profuso nell’atto, fece cenno alle due servette che potevano entrare. Scese dal letto, e si fece avvicinare il vaso da notte dove urinò senza far rumore; poi mentre una delle serve le teneva alta la gonna in modo da scoprire completamente il corpo sotto l’ombelico, si alzò in piedi; un’altra servetta, con una spugna bagnata d’acqua e fiori profumati le pulì la vulva, l’inguine, e l’ano più volte. Poi presa una tovaglietta di lino pulita, le asciugarono il corpo con dei tocchi delicati; sistemato un altro pitale sotto il letto, affinché il marito al risveglio lo trovasse, aiutata a ricomporsi lasciò la stanza, onde trascorrere il pomeriggio con le figlie adolescenti…alle quali Luigino stava descrivendo la sua vita, e la città di Venezia, nel corso di una normale conversazione, tra cugini…


- Continua -





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