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Prime Esperienze

Quella sua gonna scura con lo spacco, 2a p.


di sexitraumer
04.07.2011    |    28.113    |    2 7.7
"Ahi! Ahi! Uhhhhh! Brucia! Ahi! Beh, almeno muoviti, dai, stronzo, no! Uhmmm, dai muoviti! Ormai che ci stai fammi godere, ahn, anche dietro, ahn, ..."
Ponte vedendo “aperto” un canale di comunicazione con la gelida professoressa, ormai quasi del tutto nuda con la camicetta sgualcita, ed i collant allentati, ne approfittò, e dopo averle baciato la schiena pulita e calda (la pancia era sporca del nostro sperma) le chiese:
“Vorrei prenderla da dietro professoressa! Le martello la vagina mentre le prendo le zinne!”
La professoressa si voltò verso di lui e gli disse dolcemente:
“La vuoi da dietro? Ti piace alla pecorina…di, ma ce l’hai duro per dire martello?!”
“Sì, è tosto, ora glielo faccio sentire! Si volti quando la chiavo, così le guardo anche il culo…”
La donna sbuffò un pochetto, ma essendo ancora in estro, disse:
“E va bene, toglietevi da qui che sento caldo, dai che scendo!”
Giuriano, Poggi, e Ponte indietreggiarono, e la donna scese dalla cattedra. Dopo uno sguardo malizioso a Ponte, si piazzò alla pecorina con le zinne schiacciate sulla fòrmica, e alzò lievemente il culo verso l’esterno dietro.
“Dai, sentiamo un po’ che sai fare…”
Ponte prese a massaggiarle la vulva umidiccia con la mano, assaggiandosi morbosamente anche le dita di tanto in tanto se coglieva qualcosa; io risi, dato che quel fessacchiotto poteva aver colto un po’ di acquetta del cazzo di Giuriano che aveva già colpito quella figa, anche se poi aveva sborrato fuori; comunque mentre noi si guardava per vedere come infiocinava la topa alla professoressa, Ponte le scostò la natica destra per aggiustare il “primo tiro” della sua cappella dura; la professoressa non ci trovò niente di strano; Ponte prese la mira, e con grande disappunto di lei, essendosi innamorato all’istante del suo roseo buchino posteriore, la inculò con decisione. Hai visto Ponte! Vibrò quell’unico colpo contro l’ano di lei solo lievemente allargato in un battito di ciglia.
“Huh!”
Quel missiletto a cortissimo raggio di carne dritta e dura aveva fatto centro al primo tentativo. Un solo colpo, ben assestato. Il solito culo dei dilettanti ! Sotto cazzo era però il culo della professoressa di matematica…Il cazzo di Ponte non era enorme; lungo una quindicina di centimetri, in apparenza il diametro della cappella era circa il doppio del roseo buchino della professoressa scoperto da Ponte scostando un poco le bianche natiche di quella donna. Ovviamente la prof un po’ di dolore dovette sentirlo. Immagino che ingannandola sulla scelta del buco Ponte le fece pagare le umiliazioni che gli aveva inflitto alle interrogazioni, anche se ora era stata piuttosto generosa mettendosi alla pecorina su sua richiesta. Chissà, Ponte lo aveva già premeditato. Il suo cazzo dopo la prima botta entrò solo per un terzo circa. La professoressa si lamentò:
“Ahi! Cazzo! Che fai?! Ahi! Così mi fai male, accidenti, oh!”
Ponte, come fosse lievemente fuori di sé (dalla soddisfazione provata) cercava di avanzare nel retto di lei reggendola per le anche; dalla sofferenza della professoressa direi che l’ano aveva ceduto, ma il retto della donna ancora non voleva saperne di quell’ospite inaspettato e inopportuno. Era solo questione di tempo, poi il retto della professoressa Maria Littoria si sarebbe adattato; io non avrei certo disturbato od ostacolato l’esaltato Ponte in alcun modo…
“Ah! Uh che duro! E così -ahn! – era, ahn, era, uh che male! Era il culo che volevi, vero? Uhmm!”
“Ahn! Ancora dentro, abbia pazienza che glielo spingo ancora dentro! Ancora un po’, la prego, mi scusi…lo so che le sto facendo male! Ahnnnn!”
“Piano, ah! Piano. Ahi! Ahi! Uhhhhh! Brucia! Ahi! Beh, almeno muoviti, dai, stronzo, no! Uhmmm, dai muoviti! Ormai che ci stai fammi godere, ahn, anche dietro, ahn, ahi!”
“Eh, ahn, beh, professoressa! Nella figa c’erano già stati in due! Ahn! Ahn!”
“Ahi! Uh! Anche tu hai ragione, ahi! Scopa ! Ahn, e sbrigati a venire porco! Ahi! Ahn! Ahn! Quasi glielo chiedo, ahn! Glielo chiedo a tua madre di questa, ahn! – tua passione per il culo! Ahi, fai piano insomma! ”
“Scusi se l’ho ingannata, ahn! Ahhhh, ahn! Che culo che ha prof! È la prima volta che mi faccio un culo! Il suo è il mio primo culo. Mi scusi professoressa, ahn! Però! Cazzo, è tiepido! Ahn, ma non si scalda ?”
“No, non si scalda! Ahnnn! Non è la vagina, ahi, mannaggia a te! Dovevo, oh, immaginarloooh, ahn, che miravi al culo, Ahn! E fa piano! Ahi! Neanche a mio marito glielo do sempre! E va bene, sborra! Dai sborra, e ti prego ! Ahhh! Sborra fuori! Ahi! Toglilo un attimo prima! Quando senti che arriva, uhmm! Dai inculami! Lo sento, ahi! Dai che lo sento! Ahn!”
“Sì, che bel culo, ahn! Ora, ahn, ora, ahnnnn, sì, è dentro tutto adesso! Ahn!”
Ponte c’era riuscito; glielo aveva messo dentro tutto. Coito completo, anche lui. La professoressa sofferente, ma abbastanza ben disposta in quel momento, eccitava Ponte come poteva; gli aveva concesso il culo solo per passività, e sorpresa; glielo stava lasciando dentro per un suo senso di giustizia, ma in realtà stava solo sopportando.
“Ahn! Prof che culone che ha! Ahn! Ehi, ragazzi, ahn! Me lo sta stringendo! Ahn! Ouhh!”
“Si vede che è abbastanza!”
Giuriano non finì la frase. Sarebbe stato di cattivo gusto chiamarla vacca o porca, considerando la posizione che manteneva pazientemente per lasciar fare quel suo normalmente disprezzato alunno, forse solo un po’ svogliato o un po’ troppo “soggetto”.
“Ahn! Ahi! Ahn! Oh! Ahn! Ahi! Ahn!”
“Professoressa, Ponte si sta dando da fare! Le sta facendo troppo male?”
Questo, servilmente, lo chiese Poggi. Lei rispose respirando alla meglio sotto i colpi di Ponte sempre più veloci; in fondo però Ponte non ce l’aveva tanto grosso, e d’altra parte l’aveva piazzato proprio in fondo…
“No, ahn, ahi! Ahn…uhmmmmmmm!”
Scherzai anch’io:
“Che voto gli diamo ?”
“Ahn! Ma che voto ! La prossima, ahn, voltahhhh! Ahn! Lo interrogo come dico io se, ahn, ahn, se non si sbriga, ahn, a venire…ahi che male! Ahn!”
Malizioso, e forse un po’ invidioso del profondo coito di Ponte, aveva interloquito Poggi, che ormai aveva dato. E se lo menava pigro guardando l’ingenua contentezza di Ponte alle prese col suo “primo giocattolo” funzionante fin da subito, e senza leggere le istruzioni.... Ponte era felice; il buchino di dietro della professoressa superba gli stava soddisfacendo il cazzo con dei mirati respiri di lei, accompagnati da sussulti di quel bacino di donna ad ogni spinta del maschietto Ponte. Non riuscivo più a vedere il cazzo del mio compagno; era stato letteralmente mangiato dal culo della professoressa, che stando al gioco disse in seguito ad una domanda del suo sodomizzatore:
“Ehi, ahn, prof, ahn, che voto mi da ?”
“Sette più ! Ah! Ah! Sì, nel culo! Sì! Ahi! Ahnnn! Sborra Ponte, sborra! In fondo non sei male…dai…”
“Professoressa ! Ah! Ah! Lo sente ? Ahn, lo sente?”
“Sì, ahi! Sborra, grazie! Ahn! Ahn!”
“Ahnnnn! Sento un pruritino-ahn!-sulla punta della cappella! Ah! Sempre tiepido qui!”
“Ahn! Ahi! Mi dispiace ! Ahn! Hai preso la merda allora! Ahi ! Ahn! Beh, le zinne non me le prendi ? Ahn! Prendimi le bocce ! Tanto guardi anche quelle, ahn, ahn!”
Ponte allungò le mani ad afferrarle le zinne, e nel muoversi più in avanti con gli avambracci diede una bella scossa al culo di lei. Era un piacere vederlo muoversi, quel culo, per i colpi di reni di Ponte. La professoressa sodomizzata ci aveva visto giusto: nel momento in cui le strinse le zinne non riuscì a controllarsi, e venne dopo un respiro più breve, quasi smorzato.
“Huh!”
Ponte non fu accorto come me e Giuriano. Le sparò dentro la sborra restando analmente congiunto, accasciandosi sulla sua schiena dopo sette-otto colpi di reni per darle anche l’ultima goccia del suo seme nelle profondità di quel gentil retto.
“Ohhhhhhh! Uhmmmm! Ahn! Ahn! Ahn! Ah!”
“No! Cazzo, no! Uhmmmmm!”
“No che ? Lei ha un gran bel culo professoressa, veramente! Ahhhhhhhhhh!”
“Uhmf! Uhmmmm, cazzo, mi sei venuto dentro! T’avevo detto di sborrarmi fuori…! Mannaggia!”
“Mi scusi prof, io…ahnnnnnn! Professoressa, grazie comunque!”
“Spurga tutto, dai! Svuotati!...E poi esci per favore!”
La professoressa sbuffò seccata dal disagio che stava patendo. Il gettito se l’aspettava sulle natiche, o tutt’al più fuori dal buchetto; invece Ponte era ancora dentro di lei col suo cazzo normodotato. La professoressa attese pazientemente ad occhi chiusi con la testa di lato che Ponte finisse d’illudersi d’innaffiarla ancora con i suoi gettiti sempre più piccoli ed insignificanti; poi ripresasi, gli disse calma senza la solita superbia alle interrogazioni:
“Sei ancora dentro ? Guarda che non lo sto sentendo più. Hai goduto no?! Esci adesso! Devo ripulirmi! Su, che mi avete riempito di sborra! Mai presa tanta, ragazzi!”
La professoressa fece una pausa, poi fissando a sguardo cupo la parete del muro disse a tutti stanca:
“Soddisfatti ?”
Ponte mollò la presa delle zinne, e allentò anche quel coito anale ormai freddo. La professoressa si smarcò, ed ottenne il suo ano liberato dal cazzo di Ponte; Si voltò in piedi verso dietro e se lo toccò per assicurarsi che fosse ancora lì, o che fosse ancora suo. Vidi quell’ano roseo e glabro (forse era stata dall’estetista) restare largo un paio di secondi, poi si richiuse su se stesso. Eravamo tutti scarichi. Ponte le si avvicinò di nuovo per baciarle le zinne; lei lo lasciò fare per un secondo, poi lo respinse con un brusco:
“Basta ora! Che ti sei…innamorato ? Qui l’abbiamo fatto e qui è finito!”
Nessuno di noi la molestò mentre si ripuliva lo sperma secco nel suo corpo qua e là con la propria saliva. Poi Ponte non ancora pago, le andò di dietro, e le baciò teneramente l’ano dolorante di lei dopo averle riscostato dolcemente una natica. Stavolta urlò decisa voltandosi verso di lui per interrompere il singolare neo vizietto del nostro compagno Ponte:
“La vuoi finire una buona volta ?!”
“Oh, beh, professoressa io volevo…”
“Tlaaaaaaaaaaaaaaaaangggggggggggggg…”
Intervenni io:
“Cazzo rigà ! La campanella…”
La campanella suonò. Personalmente ero convinto che quel giorno fosse stata disinserita; invece non era così. Ormai la mattinata scolastica era finita comunque. Entro una mezz’oretta, ma anche meno, i bidelli avrebbero iniziato il giro d’ispezione; dovevamo sgomberare, se non altro per non dare adito a sospetti: una prof con quattro alunni e qualche macchietta per terra…la campanella ci mise un pochinino di peperoncino al culo. La professoressa Maria Littoria sembrava tornata quella di prima: glaciale in generale, garbata con i bravi, più o meno debolmente ostile con i brocchi. Nessuno di noi adesso avrebbe provato a molestarla nuovamente. Ponte si allontanò da lei di un paio di passi. Ed anche lei si allontanò da lui di tre o quattro passi; poi rivolta a me disse mentre si piegava a raccogliere le sue mutande da terra; le zinne le scendevano per poi tornare dritte quando si rialzò il torso:
“Te e Ponte rivestitevi ! Su! Vi laverete dopo!”
Io e Ponte ci rialzammo alla svelta mutande e pantaloni; e dopo esserci rimessi dentro la camicia ed il maglione ci parammo davanti a lei in attesa di istruzioni. La professoressa non incrociava il nostro il nostro sguardo mentre si riaggiustava le maniche alla sua camicetta femminile appena sgualcita; anche Poggi si era offerto di aiutarla con il polsino, ma lei gli oppose un pronto gesto di diniego, e con calma ed indifferenza ci disse:
“Aprite la porta ! Andate in corridoio ! Se ci sono persone in corridoio fatele entrare in un’aula o fateli uscire dal padiglione con un pretesto! Appena mi date il via libera a braccia esco io per prima, ed andrò a ripulirmi nel bagno dei professori! Non cercate la seconda puntata! Questa cosa non è mai avvenuta, intesi?! Guardate che vi boccio sul serio! Ponte ! Quello che mi hai fatto non m’è piaciuto! All’orale sarò io a mettertelo lì! St’estate non ti salvo a giugno ! Inutile che mi mandi tua madre…l’inculata te la farò pagare, stanne certo!”
Sul momento venne letteralmente minacciato e per la cronaca si mise sotto; Ponte studiò e raggiunse la sufficienza alla fine dell’anno; quella della prof fu solo una ripicca del momento per la sodomia senza preavviso; comunque in quel momento io e Ponte eseguimmo; Con i nostri cazzi ancora bagnati sotto le nostre mutande andammo in corridoio. La cappella mi prudeva e credo pure a Ponte; ah, se solo ce lo avesse insalivato un po’ dopo l’orgasmo! Dopo due o tre minuti, dopo esserci assicurati che il corridoio fosse vuoto al pari delle classi che avevamo appena ispezionato, demmo il via libera. La professoressa uscì dalla nostra classe con le mutande in mano, senza indossarle, indossando la sola gonna e la camicetta, e senza degnarci di un saluto se ne andò a passo svelto nel bagno dei professori per i suoi giusti lavacri intimi. Rimanemmo una buona mezzora in classe senza parlare in attesa dei bidelli. Eravamo stanchi, rilassati, e non ci sembrava vero di aver potuto avere il corpo di quella giovane donna matura. Giuriano chiese poi a Ponte:
“Ma perché gliel’hai messo al culo in quel modo ? Mò ha detto che t’interroga alla maniera sua…”
“Quale modo?”
“Sei entrato di colpo, senza lubrificarla, senza manco un po’ di lingua per stimolarla…guarda che le hai fatto male!”
Ponte fece una pausa disorientato; poi con una certa ironia prese a sdrammatizzare:
“L’ho visto fare in un numero di Caballero, quello che portai in gita in Piemonte, ricordate? C’era l’attore del fotoromanzo che non appena la gnocca colla minigonna e il doppio petto…come si chiama quel vestito grigio?...”
“Tailleur. Quello è il tailleur.”
“Sì, insomma il completino…”
“Ma non è un completino! È un tailleur.”
“Vabbé un taglieur ! Insomma la bona, come si era appoggiata sul tavolo l’ha infiocinata!”
Che divertimento imbarazzare Ponte e farlo confondere! Lui che aveva potuto sborrare dentro, col cazzo suo ben stretto. E noi a smanettare fuori dopo aver dovuto interrompere il coito.
“Capirai, l’avevi visto sul porno…”
“Giuro.”
Cazzo! Ponte mica l’aveva capito che scherzavamo…poi io dissi:
“Ma sì, solo che era tutta ‘na finta sul giornaletto! Guarda che prima de faje ‘nfiocinà er culo ci hanno messo la pomata! E poi er fotografo i’avrà detto entra dentro che famo la foto, no?! Mica una te la poi ‘ngroppà così, perché je vedi er bucio e te gira…”
“Ma che vi prende ?”
Io presi a ridercela:
“Che dici, ci denuncia ?”
“No, ma se non studi ha detto che all’orale te lo mette ar culo lei… dammi retta comprati la vasellina…”
Ponte si stava agitando.
“Ma cazzo, ahò! Perché voi che avreste fatto? Giuriano prima, un altro po’ e glielo stava a toglie!”
Continuai per “colpevolizzare” un po’ Ponte:
“No, ma potevi prima farle un po’ di lingua, no?! O lì non ti piace perché caca. Io la lingua lì gliel’ho messa prima! E pensate, che dopo un paio di passaggi tra fica, inguine, e bucio le è scesa una cosetta trasparente dalla vulva…”
“E tu che hai fatto?”- chiese Poggi; io risposi:
“Ero incerto, ma poi gliel’ho leccata per assaggio…”
“E di che sapeva?”- chiese Ponte, l’altro che non aveva avuto occasione di leccargliela. Risposi:
“Di che sapeva… di fica sapeva!”
“Sì, ma era amara? Dolce?...”
“Una bavetta sottile… uhm, buona, sapeva di sale appiccicoso… poi però l’ho voluta chiavare col cazzo e l’ho sentita dentro con la cappella… a voi non ve l’ho detto, ma mi ci sono inzuppato bene il cazzo dentro la prof! ”
Ponte disse:
“Beato te che gliel’hai sentita bella calda…”
“No! Beato te che le hai sborrato bene il mazzo! Mica noi, che siamo usciti per godere.”
Ponte non aveva capito che eravamo solo invidiosi e tirò fuori una spiegazione un po’ alla carlona:
“Stavo per venire, non volevo sborrarla fuori, è vero! Me l’ero smanettato tutto il tempo finché ve stavate a chiavà di fica. Non c’era tempo, e poi quando le ho visto quel buchino, come che era ancora vergine, ho deciso di tentare il tutto per tutto…che rompi il cazzo con la lingua! Tu gliel’hai leccata ! E pure tu! E poi il culo in aria l’ha piazzato lei…”
“Sì, ma aveva allargato le cosce perché le infilassi la figa.”
“Ma ormai era già stata bagnata da voi due, io volevo un buco asciutto; peccato che non ce l’aveva caldo… stretto sì, ma non caldo…”
“Ah, la figa era bollente, te l’assicuro!”
Poggi mise una mano sulla spalla all’eroico inculatore della nostra professoressa, Ponte, dicendogli:
“Se n’è accorta che ti piacevano le zinne, sai. Bravo. Pensa che quando gliel’hai strette ha goduto anche lei dal culo, sai. Pensa, magari ora lo dice a nostra madre nei turni d’assistenza. Magari ora che si saprà che sei bravo ad inculare, metti che te dicono che te devi fa quella d’inglese…”
“Ma fattela te quella troia d’inglese! Che ci vai pure bene!”
Si riferiva ad una professoressa secca, non vecchia, qualche anno più di Maria Littoria, e decisamente poco piacente, che c’insegnava letteratura inglese. Era pure una stronza sadica; per niente popolare, avevamo imparato a temerla.
Poi Ponte si rivolse a Giuriano e gli chiese:
“Ah Giurià, ma come ti è venuto in mente di toccarle la figa all’improvviso? Da quanto tempo lo meditavi quel gesto?”
Giuriano tornò nel suo mutismo. Poi Ponte propose:
“Qualcuno di voi ce l’ha casa libera la domenica o il sabato pomeriggio?”
“Perché?”
“Insomma non capite? Magari le scriviamo una lettera rispettosa, e le chiediamo se ce ne fa fare un’altra con più tranquillità su un letto…”
“E come gliela scriviamo una lettera rispettosa? Egregia professoressa, avendo noi gradito i suoi teneri buchini, noi si voleva provare un bel bocchino strippacappella, mentre il suo devoto Ponte vorrebbe gentilmente uno smorzacandela… voglia gradire distinti saluti dal cazzo dello stracazzo alla sua figona brodosa… e firmiamo, no?!”
“Guarda che dico sul serio: un intero week end in una matrimoniale, ce ne andiamo in albergo, che ci costa ? 50 mila lire per uno ! In albergo a trombarcela a gang-bang; le chiamano così, sapete ?!...”
“Ahò tu avrai 50 mila lire! Io 20 mila mi devono durare una settimana…”
“Mò, non hai 50 mila lire! Ma dai!”
“Ahò, ma con quel prezzo vai da ‘na troia per strada no?!”
“Non ho la macchina, cojone!”
“Embé?! Fatti portare il motorino da giù, lì da tua nonna…”
Eravamo invidiosi perché Ponte un cinquantino per l’estate ce l’aveva; noi no.
“E che vado a troie col cinquantino? Manco me guardano!”
“Senti Ponte, ma non ti basta mai? Non vedi come s’è incazzata quando le hai baciato il bucio ?”
“Mbé ? Perché non le è piaciuto dici ?”
“No, ma in quel momento magari le faceva male e voleva solo lavarselo…”
“Secondo me ci è andata bene; ci deve bastare così! Metti che ci ripensa, si consiglia con un avvocato, e ci denunzia? Poi tu gli sei pure entrato dietro!”
“Semmai rimasto dentro! Per entrare potevo farlo. Alla pecorina ci si è messa quando gliel’ho chiesto.”
“E che ci freg ?! Comunque no, non ci denuncia! Si è andata a lavare! Se si lava le prove spariscono, no Poggi? Tu’ padre è giudice, non è vero che si cancellano le prove?”
Poggi facendo spallucce sentenziò:
“Guarda Ponte che ti rode perché non le hai impalato la figa calda! Hai avuto il suo culo stretto, di che ti lamenti? Ne vuoi ancora? Io che dovrei dire allora? Ho potuto venirle solo in bocca, o in faccia, voi almeno un buco lo avete avuto!”
“Vruuuuuuum, ihhhnnnnnnn, vruuuuuuuuum…”
All’improvviso un rumore proveniente dal cielo, familiare solo per Poggi e Ponte che vi erano abituati: era il Jumbo della TWA che passava a quota relativamente bassa in periferia lì da noi durante il circuito d’attesa dell’atterraggio…
Ponte stava insistendo:
“Insomma non ci state a riscriverle una lettera…gliela facciamo trovare sulla cattedra insieme a luogo e all’ora dell’appuntamento…”
“Giamese Bond te fa ‘na pippa! Potrebbero titolà er film: solo per il tuo culo”.
Feci quella riflessione volutamente ironica per far capire a Ponte che s’era fatto cogliere da un facile entusiasmo; era convinto che quella donna avrebbe replicato. Solo il tempo di riflettere bene, e quella donna se ci avessimo riprovato ce la saremmo ritrovata nemica più del solito; dato il distacco col quale usava trattarci.
“Ehi Ponte, guarda che l’iniziativa non l’hai presa tu! Ora ti stai dando arie perché hai vinto la tua timidezza baciandole labbra e culo! Ma è stato Giuriano a prendere l’iniziativa, a disorientarla! La sorpresa è già metà battaglia! L’abbiamo trovata in un momento in cui aveva abbassato gli scudi. Aveva voglia di una scopata diversa, e si è lasciata… fare…Giuriano, tu che ne dici?”
“Non lo so, tanto i miei voti sono sempre quelli…secondo quella si vendica, e mi rimanda anche quest’anno…”
“Stai a pensà ai voti! Dai, che la cappella te se la stava a magnà…non la voleva mollare… che si vendica? Quando le hai infilato la fica le è piaciuto eccome!”
Ponte non aveva torto, per cui incoraggiai Giuriano:
“Le sarà piaciuto il sapore… e bravo Giuriano!”
Ponte disse:
“Se glielo dico agli amici giù al mare, che dite? Ci credono?”
“Ma tu senti questo! Guarda, che secondo me ce lo dobbiamo tenere per noi e basta! Nemmeno a casa...”
Beh, il prudente Poggi aveva ragione. Meno si parlava di quest’episodio, meglio sarebbe stato per tutti. E sul corpo burroso di quella donna in fondo avevamo goduto tutti…

…e solo questo contava !

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