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incesto

Gli lasciai affondare il viso tra le mie


di sexitraumer
25.11.2008    |    90.942    |    4 8.1
"Mi insaponai la passera davanti a mio fratello che non poteva fare a meno di guardare, e lo provocai a bella posta..."
Mi chiamo Sandra e sono una bella donna italiana di quarant’anni di Berlino, città dove sono nata e vivo. Sono mora, dai capelli ondulati e non poco formosa. Sono figlia di immigrati italiani, e vado e vengo tra Berlino e Roma per il mio lavoro di Assistente di Terra di una compagnia aerea. Conoscere italiano e tedesco ha fatto la fortuna della mia vita. In famiglia siamo in tre: mio fratello maggiore Filippo che oggi è un ufficiale nella Polizei avendo optato per la cittadinanza tedesca: taciturno e quadrato; non vede l’ora di sposare una bella tedesca, e mettersi per conto suo. Non dovrebbe essergli difficile. L’altro, il piccolo di casa, per modo di dire, si chiama Angelo, l’ultimo arrivato: per questo il più coccolato; non ha ancora una chiara idea per il suo futuro, anche se sembra intenzionato a restare in Germania. Diciotto anni fa i nostri genitori insistettero perché noi tre fratelli facessimo una vacanza in Italia da soli nella regione di origine dei nostri vecchi. Papà e mamma sono originari delle Puglie: di Bari lui, e di Lecce lei; passammo una giornata nel capoluogo del Salento a salutare i parenti di nostro padre; quindi ripartimmo tutti e tre per una località di mare sempre in Salento, sita in una baia con due scogli verso l’estremità destra, ed andammo ad alloggiare in una pensione di cui per ovvie ragioni non farò il nome ... due sere a settimana mancavamo dalla pensione per cenare dai nostri parenti materni in un paese dal nome greco vicino questa baia. Da tempo i nostri genitori volevano che ci dedicassimo tutti e due i maggiori al nostro Angelo all’epoca un adolescente che però quell’anno a scuola era stato abbastanza bravo, e stava per terminare deciso il liceo. Per me e mio fratello non era certo una palla: protettivi tutti e due. Gli abbiamo sempre voluto bene; chissà forse troppo ... Il grande di casa Filippo però doveva stare anche con quelli della sua età; non poteva stare sempre con noi. Era un bel ragazzo di ventisette anni con ben altre preoccupazioni, che sua sorella e suo fratellino. La maggior parte del tempo con Angelo la passavo quindi io. Ai nostri genitori raccontavamo per telefono la balla che eravamo sempre uniti; tutti e tre sempre insieme sulla spiaggia e la sera in piazza. All’epoca non c’erano i videofonini con cui poter controllare; solo i primi ingombranti ed inefficienti cellulari, che noi dal canto nostro non possedevamo ... il quarto giorno della nostra vacanza Filippo era voluto scendere prima, verso le sette e trenta sulla spiaggia senza aspettare le dieci come facevamo io ed Angelo. Avevamo avuto una camera tripla con tre letti. Massima libertà quindi; verso le otto e mezza la mia vescica mi obbligò a scendere dal letto, ed ad andare al bagno a vuotarla. Dormivo in mutande e reggiseno, ma ben coperta dal lenzuolo; quando mi alzai pensavo che Angelo da bravo dormiglione, dormisse ancora. No. Non era così. Era sveglio anche lui. Appena mi sedetti sul water per liberarmi sentii i suoi passi avvicinarsi verso la porta. Feci finta di nulla fingendo di guardar davanti a me. C’era abbastanza luce dato che il sole entrava dalla finestra. Probabilmente in quel momento aveva appoggiato la testa alla toppa della porta per spiarmi. Tanto in famiglia non era solo Angelo a farlo ... per cui lasciai fare: dal mio punto di vista di sorella maggiore trovavo giusto che si facesse delle vere drizzate di cazzo, di quelle che turbavano, senza condividere troppi giornalini porno con i suoi amici maschietti ( in casa ne avevo trovati mica pochi da quando aveva scoperto le seghe anni prima...) e magari fare pure qualche innocente esperienza deviante con loro ?!... che guardasse il mio bel corpo italiano! ... e la mia peluria della figa se la vedeva che male c’era?... - meglio io, che delle fighe impossibili che non scoperà mai nei porno !...o no?!... – lo spettacolo per Angelo sarebbe andato in scena molto presto pensavo diavoletta. Lasciai cadere in terra le mutandine, e mi voltai verso la porta per lasciargli intravedere la figa pelosa. Sono una bella donna alta un metro e sessantacinque e di seno porto la quarta. Sono orgogliosa del mio corpo mediterraneo apprezzato molto anche in Germania. In piedi nuda e statuaria per lui. I miei capelli castano neri ondulati mi arrivavano ai capezzoli quando non li tagliavo. Tre secondi, a meno di due metri dal suo occhio dietro la toppa nei quali finsi di pensare, per poi sedermi sul bidet, e lavarmi sotto. Aprii l’acqua, insaponai il pube, e mi misi a sciacquare in due minuti; non avevo fretta, ma volevo fargli trovare ancora un po’ d’acqua calda. Poi mi alzai e mi voltai, dando alla sua vista il mio culo che poi riscomparve quando mi risedetti in posizione opposta per lavarmi bene anche il culo. Due minuti, mi lavo, mi sciacquo, e mi rialzo, e sempre nuda vado verso il lavabo, per lavare faccia e ascelle. Contai mentalmente sette minuti: se si stava spippando, la sborrata doveva essere vicina. Mi allontanai dallo specchio per vedermi meglio nuda, poi decisi di dare al fratellino spione arrapato una possibilità per eiaculare. Mi voltai in diagonale verso la porta e presi a “spulciarmi” la mia passera boscosetta senza mai abbassare lo sguardo verso la porta. Ogni tanto allargavo le grandi labbra che facevano capolino dalla peluria. Circa tre minuti così, a far finta di pulirsela bene. Se doveva o voleva venire, ... sarebbe venuto. Beh, fine dello spettacolo. Offrendogli la vista (l’ultima) del mio bel culetto andai verso la borsa in una sedia alla finestra, e ne estrassi il tanga asciutto del mio bikini nero che in cinque secondi indossai verso la finestra. Poi feci per uscire. Naturalmente lui era tornato a letto. Fingeva di svegliarsi in quel momento; ma non si era accorto che una goccia del suo sperma si era andata a spiaccicare sulla porta del bagno. A terra solo macchiette del seme calpestato dalle sue ciabatte presumibilmente. Non dissi nulla; gli sorrisi per dargli il ben svegliato. Erano le nove. Andò lui in bagno sbadigliando ostentatamente, fingendo di non notarmi troppo ( e tanto lo aveva già fatto quell’ipocrita...). Io ne approfittai togliendo il reggiseno per indossare anche il sopra del costume e la maglietta da spiaggia. Quindi misi il prendisole per coprire le cosce. Io ero pronta per scendere a colazione. Venti minuti dopo anche Angelo, con l’immancabile rivista di aerei con cui credeva di darsi un tono in mezzo alla gente, era pronto per scendere. Verso le dieci meno un quarto quando arrivammo al nostro tavolo eravamo pronti per la colazione. La facemmo in venti minuti senza parlare troppo. Scambiammo con i pochi presenti i saluti di circostanza e cortesia, e scendemmo sulla spiaggia per il nostro mare. A mare nostro fratello notava le donne e le ragazze, soprattutto le più succinte, ma l’assenza dei nostri genitori da sola non bastava: a quanto vedevo non ci provava con nessuna. Possibile che la nostra famiglia avesse sbagliato in qualcosa? Faceva il bagno al largo di preferenza essendo un discreto nuotatore. Un ragazzo solitario, o forse recitava questa parte per mascherare qualche altro disagio. In famiglia mamma ci aveva riservatamente detto della sua paura che stesse venendo su omosessuale ... aveva scoperto che nei suoi porno che nascondeva in casa e che noi “fingevamo di non averli visti mai” c’erano troppe orge, troppe scene tra lesbiche... sembrava che fossero le sue preferite dallo sperma sulle pagine... Può darsi che fosse un campanello d’allarme. Nostro padre avrebbe verificato e risolto alla maniera sua e dei suoi amici: una puttana in casa al momento opportuno... la paura della AIDS e le malelingue del nostro condominio li avevano trattenuti da una soluzione così radicale ... certo esistevano i profilattici. E se avesse leccato troppo? No, a distanza di tanto tempo penso che forse era meglio preservativo e prostituta. Il nostro consiglio di famiglia ristretto decise però per una “soluzione soft”: una vacanza in Puglia senza i genitori. In 25 giorni almeno un’occasione di incontrare l’altro sesso sarebbe dovuta capitare. Con i parenti io e mio fratello maggiore decidemmo di star zitti: non erano affari loro; anche nella lontanissima ipotesi che avessero potuto fornire una “cuginetta piacevole” per le prime esperienze con il tacito accordo di non andare oltre ... le giornate trascorrevano piatte. Filippo aveva trovato una comitiva di troppo grandi per Angelo. Andavano bene per lui forse. Comunque in cambio di un certo aiuto quando fossi andata a vivere per conto mio, avevo accettato supinamente il ruolo di guida per la vacanza di mio fratello minore. Il fattaccio oggetto di questo mio ricordo accadde di ritorno dalla spiaggia verso le sette di sera quando io e Angelo ci ritrovammo da soli in camera. Filippo avrebbe tardato un’altra ora almeno. La promiscuità nella pensione fu l’innesco della nostra segreta congiunzione, naturalmente unitamente a tutti quei corpi femminili che Angelo aveva visto sulla spiaggia dal vivo senza poterli toccare o possedere. Onestamente non so se Filippo abbia mai sospettato qualcosa. Sta di fatto che i fatti suoi teneva proprio a farseli ... quel pomeriggio dopo pranzo mi ero tolta gli shorts lasciandomi il costume da bagno, e siccome faceva caldo, e la servitù aveva riattato tutta la stanza non seppi resistere alla tentazione: per parte mia volevo stendermi un poco a dormire almeno un’oretta. Ero stanca e mi serviva il sonno... mi distesi e mi addormentai con il solo bikini addosso senza coprirmi con il lenzuolo. Fu un sonno profondo, senza sogni, dal risveglio improvviso; quasi di scatto: neanche a dirlo Angelo approfittando del mio naturale coma momentaneo mi aveva abbassato il tanga. Metà della mia passera era a disposizione dei suoi occhi a mezzo metro di distanza. Ero ancora un po’ stordita e non avevo granché voglia di reagire; in fondo era sempre un familiare, mica un estraneo violentatore ... mi rialzai il tanga, e lui si allontanò molto imbarazzato per essere stato scoperto. Risvegliata del tutto andai verso di lui che si era steso sul suo letto voltandosi, e gli dissi:
“Angelo! Da quanto tempo me la stavi osservando?”
Nessuna risposta.
“Dai!che ti prende?!qui ci siamo solo noi due ... o è entrato qualcuno mentre dormivo?”
Muto.
“Angelo, ma che paura hai? Mica lo dirò a mamma e papà ... per una cosa così ?!dai Angelo!”
Sempre muto. Allora mi tolsi il tanga che lui aveva cercato di sfilarmi a tradimento durante il sonno e rimasi davanti al suo letto. Gli gettai il tanga sul muso. Servì a scuoterlo un po’, poiché si voltò. Gli dissi allora:
“Beh, ora puoi guardarla tutta no?!”
Si era voltato alla fine, e dopo un tre secondi come fece per avvicinare la bocca indietreggiai; era sempre mio fratello, pensavo. No. Era stata solo una mia reazione istintiva. Mi andai a stendere di nuovo sul letto allargando, ma non molto, ancora un po’ le cosce. Gli ripetei:
“Guardala bene!puoi guardarla, su ”
Mio fratello era a disagio nonostante la mia buona offerta verso di lui. Voleva avvicinarsi di più. Lui non osava muoversi. Feci passare un minuto, poi lo liberai da quella mezza tranche dicendogli con dolcezza:
“Avanti leccala se vuoi ... tanto lo so che vuoi leccarla ...”
Allargai le gambe un altro poco affinché lo spacchetto delle grandi labbra si aprisse un tantino a sua volta lasciandogli intravedere le carni rosee dell’interno della mia passera. Più invito di quello... Angelo non se lo fece ripetere perché afferratami per le anche, mi sentii un po’ “sua prigioniera”; nondimeno gli lasciai affondare il viso tra le mie cosce. Nemmeno un secondo e la sua lingua iniziò, un po’ aggressivamente ricordo, a cercare il pertugio dell’entrata della mia passera. Gli dovetti dire:
“Ehi, piano! Non è così che si lecca, ahi, piano! Attento che mi fai male! fermo!”
Era partito in quarta ... accidenti. Dovetti usare un po’ di forza con tutte e due le mani per staccarlo dalla mia figa. Dovetti impormi; fortuna che restò controllato nonostante la sua adolescenza.
“Guarda che quando arrivi a lambirmi il clitoride...”- Glielo indicai aprendo un po’ la passera perché guardasse bene.- “ devi usare lingua leggera o mi fai male... divento rapidamente sensibile lì”
“...è nel punto G che ti ho fatto male?"
“No. Non è il punto G quello è il mio, anzi la mia clitoride... la devi rispettare! Lì godo!"
“Mi dispiace non lo sapevo... posso riprendere?”
“Sì, ma piano lì sulla clitoride... la lingua se vuoi prova ad affondarla dentro per quanto riesce ad entrarvi. l’importante che lecchi tutta la passera e se mi vuoi far godere fai movimenti sempre nuovi, non ripetitivi”
“Non ripetitivi ?”
“Ogni colpo di lingua, ricordati leggero !deve arrivare sempre da una direzione diversa...l’importante che sia imprevedibile! ”
“Ho capito!”
“Allora rifai! E attento!”
Riabbassò la testa tra le mie cosce e stavolta la lingua si muoveva più leggera e rapida. Angelo era bravo ad usarla grazie alle mie indicazioni. L’abilità della leccata della vulva, anche se pelosa, era per lui innata... sentivo la punta della sua lingua solcare lo spacco poi lambire le grandi labbra a destra e a sinistra, sotto e sopra proprio come gli avevo indicato io. Cominciavo a godere e a bagnarmi. Gli dissi tra un rantolo e l’altro:
“... se...se...senti...ahnnnnn ... non spaventarti! Ti bagno...ahnnn solo un po’ il viso ... è normale sai,...continua...sei bravo ... impari subi...ahhhnnn...to...sì...ahnnnn continua!”
Avevo la figa sparata in un paradiso indescrivibile. Il mio basso ventre però si contraeva e si irrigidiva a tratti. Dentro di me sentivo contorcimenti allo stomaco. La figa gradiva quell’amore linguale; la pancia invece non era troppo d’accordo... sentivo di aver fatto qualcosa di grave o di scorretto, e il ventre me lo stava segnalando. Temevo una nausea nervosa o peggio ancora del panico; ma non avvenne poiché con uni sforzo di volontà aumentai il ritmo di respirazione, ed anche il cuore mi stava andando a trecento. Avevo il terrore che nostro fratello Filippo potesse tornare da un momento all’altro. Era il quadrato in famiglia. Lui avrebbe montato un caso di famiglia, che poi sarebbe diventato una storia infinita. La fame di Angelo raggiunse il culmine e si mise anche a leccare il mio monte di venere ricco di peli che gli finivano sulla lingua, ma a lui infoiato non gliene importava. Accompagnavo la sua testa tenendola delicatamente dalla nuca. Sfiorò anche il mio basso ventre contratto al massimo per compensare la mia figa gonfia pronta ad esplodere. Diede una decina di baci sfioranti descrivendo dei ghirigori alternando labbra e lingua. Sentivo le strisciate del suo caldo alito sulla mia pelle, e mi affondò la lingua nell’ombelico. Se continuava così un altro minuto venivo...scese di nuovo a leccare la figa a lingua intera, non più con la sua sola punta; gli dissi:
“Leccami la base della clitoride ...ahnnnn ...qui vedi?! da qui a qui... lecca dai”
Indicai a mio fratello quale parte di figa volevo che umettasse e stimolasse; nei minuti appena trascorsi era diventato piuttosto bravo; dopo mezzo minuto dei suoi servizievoli lecchini lo feci scostare con gesto. Sentivo la pancia tremarmi dentro. Massaggiai circolarmente la mia vulva, e fatte una dozzina di carezze ancora alla clitoride partì una scossa nervosa che mi liberò dalla stretta... venni schizzando due volte.
“Uhhhhhh Sìiiiiii!”
Il primo gli finì sul viso; l’altro no perché volle vedere da dove partiva. Si precipitò a baciarmela esaltato da quell’umido spettacolo. Non ci credeva lui stesso.
“Non leccare adesso, non leccare più! c’è anche un po’ di urina! Non leccare l’urina! Con nessuna donna!”
“Voltati!”
“Che?”
“Voltati! Voglio solo baciarti il culo!”
Il mio culo era sudato, ma lui me lo baciò abbondantemente. Lo lasciai fare. Sentii la sua lingua ancora affamata delle mie parti intime introdursi nell’incavo delle natiche. Cercava il mio ano. Era la prima volta che venivo leccata così, in quel modo, ed in quel posto. Leccava, leccava, e all’improvviso sentimmo entrambi lo scatto della serratura. Il cuore mi scoppiò dentro ed il vuoto si formò dentro la mia pancia. L’equivalente mentale del vuoto intorno causato da un’esplosione improvvisa. La sensazione doveva essere simile anche per mio fratello Angelo. Andai di corsa in bagno e Angelo capì al volo. Si ripulì il viso con il lenzuolo del suo letto e andò ad aprire. Alla peggio avrebbe potuto far credere che si era appena fatto una sega; cosa non insolita fino a qualche anno prima. Comunque era Filippo che era tornato per avvertirci di non aspettarlo a pranzo, che avrebbe fatto una gita con i suoi nuovi amici a Santa Cesarea dopo Otranto. ci lasciò dei soldi, chiese di poter entrare in bagno, ed io lo favorii uscendone ancora sporca sotto, ma non se ne era accorto; feci entrare prima lui per lavarsi e potersi cambiare; poi, cambiatasi la maglietta con una più pulita, si rivestì. La visita di Filippo ci aveva fatto scendere la nostra libidine. Avevamo dovuto smorzarci con lui che andava e veniva per la stanza; faceva le domande più banali; diceva dei suoi amici, mi parlava dalla porta del bagno ed io rispondevo a monosillabi, poi comunque andò via. Era rimasto con noi mezz’ora circa. Sarebbe tornato questa sera alle sette e mezza in tempo per la cena. Eravamo di nuovo soli. Rientrai in bagno e finalmente mi lavai, e reindossate delle mutande pulite, uscii dicendo che era ora di scendere per il pranzo. Il nostro sesso, per breve ed intenso che era stato, mi aveva messo fame, e come ebbi a vedere anche lui fece fuori primo e secondo in quattro e quattr’otto. dopo mangiato voleva fare il grandone e prendere il caffè. Conoscendolo glielo proibii. Mi guardai bene intorno per vedere se nell’hotel vi fosse qualche ragazza per lui; eravamo capitati male da quel punto di vista. Trascorsa una mezz’oretta al bar per una coppetta di gelato ce ne ritornammo in camera per un po’ di riposo visto che a pomeriggio saremmo ridiscesi a mare.
Risaliti in camera dissi ad Angelo che avevo voglia di stendermi un po’ sul letto. Mio fratello ormai aveva preso la cosa con troppa confidenza; non ero pentita per prima; però avevo bisogno di pensare.
“Dormiamo assieme?”
“No! Assolutamente! Anzi va a farti un giro! Senza andare oltre la piazza! Non salire sui motorini nel seggiolino di dietro se trovi qualche amico. Mi raccomando! Ho bisogno di stare sola! Devo dormire un’oretta, veramente!”
“Ok, va bene! Tranquilla non mi allontano, vado ai videogames!”
“che tocchi! vai!”
Mi aveva spremuto la tetta destra per salutarmi. Gli dai la mano ed ecco pronto a prendersi un braccio! Accidenti a me che gliel’ho data, anche se solo in assaggio. Dormii meno di un’ora; svegliatami vidi che Angelo era ritornato e ne approfittai per parlare con lui a sangue freddo:
“Angelo! Mi vergogno..., ma quello che è stato è stato! E non è più!”
“Che vuoi dire?”
“Abbiamo peccato moltissimo! Mortalmente! E poi il nostro era un vero e proprio reato! Se si venisse a sapere ci metterebbero dentro!”
“Per me no. Io non penso proprio che abbiamo peccato”
“Angelo! Rifletti ! Cazzo! Quello che abbiamo fatto noi non si fa!”
“Perché? a chi dobbiamo rispondere? Qui ci siamo solo noi due! Sarà un nostro segreto. Non lo diremo a nessuno. Mai.”
“Sì certo! Ma tu devi cercarti una ragazza fuori!”
“Sì a parole! ma finora è andata male. Non mi vedono mai abbastanza grande, abbastanza tosto, abbastanza protettivo...quelle che conosco se ne vanno sempre con altri”
“Verrà anche il tuo momento. Vedrai! Lascia perdere il liceo! È solo di passaggio, vedrai che quando andrai all’università...che fai ?insomma!”
Si era tirato fuori il pisello e iniziava a masturbarlo davanti a me avvicinandolo più volte alla mia bocca che io gli opponevo ben chiusa. Riuscì a colpire un paio di volte la mia guancia. Mi trattenni dallo spintonarlo; la colpa era stata mia; soltanto mia. Non avrei dovuto concedergli l’assaggio. Ora come facevo a dirgli “game over”? Imprecai dentro di me: ”maledetta a te Sandra!”. non sapevo più che pesci prendere, e davanti a me avevo il suo di pescetto, che si strusciava sul mio viso e sul mio collo! Mio fratello Angelo mi propose:
“ mi hai insegnato il lecchino...mi insegni a fare l’amore?”
“Cosa?”
“L’amore! Solo per questa volta! Così quando incontrerò una mia ragazza saprò come prenderla!”
“Insomma, vuoi scopare, vuoi mettermelo dentro ?!”
“...Sì...”
“E io dico no! E via quel cazzo dalla mia faccia!”
“E io al ritorno dico a mamma che mi hai spiaccicato tu la fica in faccia, e mi hai costretto a leccarla anche se mi puzzava”
“...va bene ho capito, mi stai ricattando; non avrei mai dovuto permetterti di assaggiarla!...è stato un momento di debolezza! Un errore! Sì un errore accidenti! E gli errori vanno pagati!”
“Allora?”
Angelo, tra l’esaltato e lo speranzoso, si stava scappellando disinvolto e orgoglioso davanti a me.
“Vai in bagno e fatti il bidet! Si inizia a puzzare facilmente con questo caldo!”
“Allora scopiamo, vero?!...”
“Fila in bagno!”
Gli avevo detto di fare il bidet che io lo sentivo da qui ... era solo una mezza verità. Un pensierino mi stava ronzando in mente, ed occorreva che avesse il pisello pulito. Mi riposai dieci minuti buoni, poi presi la decisione: mi tolsi le mutande, ma non la maglietta, e andando dietro la porta dissi:
“Angelo, ho le mutande pulite per te, non le vuoi?”
“Sì... aspetta che apro.”
Mio fratello per abitudine scostò solo un po’ la porta per far passare le mutande, ma io gli dissi:
“ Dai, fammi entrare che mi serve una cosa che ho lasciato qui in bagno!”
“Ah certo, entra pure”
Mi vide entrare in maglietta seminuda con niente sotto. Sorpreso non riuscì a dire niente. Mi sedetti sul bidet, aprii le gambe, e poi mi tolsi la maglietta davanti a lui che vide denudarsi la mia schiena, e per istinto me la baciò sfiorando con le mani i miei seni come a prendermi; aprii l’acqua e gli dissi:
“Sono sporca anch’io come vedi...per il caldo; l’avevo solo sciacquata un po’ quando arrivò Filippo... mi daresti la spugna nella busta? Grazie.”
Eseguì imbambolato come un automa, ma di corsa. Evidentemente non gli sembrava vero quanto stava accadendo davanti a lui; solo per lui. Mi insaponai la passera davanti a mio fratello che non poteva fare a meno di guardare, e lo provocai a bella posta. In realtà mi ero pulita prima lì sul davanti. Ora volevo lavarmi il didietro.
“Vieni,...dammi la mano. Mi serve aiuto ...”
Mi diede la sinistra poiché si era piazzato alla mia sinistra, e gliela bagnai con l’acqua; poi gli feci toccare la figa dicendo:
“Sciacquami il sapone, toccami qui con l’acqua che mi devo lavare il culo con la spugna...”
Mi toccò la figa tantissime volte, a tratti me la stringeva per possederla con il palmo della mano, anche se ormai il sapone se n’era sceso tutto. Ci aveva preso gusto. Me la stava di nuovo saggiando, questa volta col palpeggio. Era quello che volevo. Mi toccava, me la sciacquava, me la stava lavando, come lo avevamo lavato noi, fratelli e genitori, per lavarlo bene e mandarlo in giro pulito quando era alle elementari... trascorsero un paio di minuti piacevoli, per me e per lui, che a furia di toccarmi non si era accorto che, io nel frattempo, mi ero lavata e sciacquata anche l’ano. La provocazione dispiegava il suo effetto. Mentre mi asciugavo mi stava stringendo le zinne eccitato. Lo toccai io nelle parti basse e gli dissi:
“Posso? vorrei vedere se ti sei lavato...”
La mia mano s’intrufolò attraverso le pieghe dell’asciugamano avvolto, e trovai il suo cazzetto che invece era già da diversi secondi un signor cazzo; al tocco era caldo e liscio. Avevo potuto sentirgli la vena cava pulsare. Che momento stupendo. Cercare un pisello e trovare un bel cazzo. gli dissi:
“Un attimo!” – Lui pietrificato dal mio comando restò ben fermo.
Odorai il suo bacino, e lo “baciai” alitando di proposito dal mio naso sul suo cazzo che, come magicamente, si mosse; un paio di alzatine. Un bel cazzo vitale in erezione. Vederlo e sentirlo alzarsi mi faceva sentire felice; ero mossa dall’amore protettivo per mio fratello minore. Sì,... profumava molto di sapone. Era stato coscienzioso; si era lavato. Presi a fargli una sega, non per premiarlo; mi venne spontaneo. Lui si ritenne perdonato per prima. Ad ogni mio colpo, tirando, stringendo, e allentando la presa e di nuovo stringendola, il suo cazzo ingrossava ed intostava sempre di più. C’era da allargare le gambe e metterselo dentro. Un cazzo di quella durezza in quei momenti lo avrebbe voluto dentro qualunque donna. Tanto era diventato duro per quelle mie carezze! Angelo si tenne la sega; all’improvviso trovò il coraggio di dirmi:
“... a...ahhhhh....andiamo sul letto per un... sessantanove? Sai prima di scopare ...”
“Vuoi leccarmi ancora la figa, eh?! ti è proprio piaciuta prima!e non era neanche tanto pulita dopo una mattinata in spiaggia...”
“Sì molto, l’ho sempre visto fare, e non sapevo che sapore aveva la figa, uomini e pure le donne la leccano quasi sempre volentieri...miele salato; no anzi ti sapeva di pesce, forse anche di zucchina... era così buona ... tiepidina !calda, mi piaceva!”
“Agli uomini piace sempre ! Per averla raggiunta. Qualunque sapore abbia...”
“Anche alle donne...”
“Gli uomini soprattutto ... tra donne è tutta finzione pornografica! Io non la leccherò mai ad un’altra donna... capito?!”
Continuai con la sega baciandogli il cazzo in punta, e scappellandolo con dolcezza e decisione; gesto da compiersi delicatamente; ma una volta compiutolo il cazzo tende ad intostare di più per l’interesse della donna verso il glande. La sua cappella rossa e gonfia era davanti al mio viso come voleva lui pochi minuti prima; la presi in bocca subito avvolgendola con la lingua una decina di volte, e aggiunsi anche la mia calda saliva. Non ce l’avevo più con lui per aver denudato il cazzo mentre gli parlavo, e volevo che ne fosse certo. Presi anche a succhiarlo famelica e amorevole, sempre disposta a muovere la lingua. Mio fratello si godeva il mio pompino che eravamo partiti da una sega...
“Voglio leccarti anch’io Sandra! Stavolta tutta.” - Dopotutto non aveva torto. Ma ignoravo le sue richieste perché volevo che desiderasse ancora la mia figa. Mi leccò il capezzolo sinistro perché era quello più a tiro. Accondiscesi dicendo:
“... sì... hai ragione...”
Afferrai mio fratello per il suo cazzo, e lo condussi sul letto. Arrivati mi disse:
“Mi fai stare di sopra a me?”
“Volevi fare l’amore... inizia a spogliarti! Via la maglietta! L’amore si fa nudi... non trovi?”
Eravamo nudi, l’uno di fronte all’altro, in attesa di stenderci sul letto insieme. Continuando a tenere il cazzo intostato in mano di mio fratello lo abbracciai e gli offrii il mio collo perché le sue labbra me lo baciassero; mi baciò infatti, e per incoraggiarlo e mantenergli l’erezione mi misi a baciarlo di risposta su tutte le sue guance; come tutti i maschi mio fratello era un coccolone: mi diede dei baci in cambio di altri baci. Il suo cazzo restava duro e custodito amorevolmente dalla mia mano destra avvolta sull’asta. I nostri primi minuti d’amore ultraprofano stavano avendo luogo sui nostri corpi. Mio fratello si rizzò sui piedi per leccarmi tutto il viso dopo avermi afferrato la nuca mi tenne ben ferma per le sue leccate... gli dissi:
“Ba...baciami il seno Angelo...succhiami i capezzoli, ahnnnn...ci sai fare...perché volevi che ti insegn...ahnnnn....gnassi a fare l’amore,uhhnnnn, lo fai bene l’amore Angelo...dai,...ahnnn...”
“Bella fica, ti voglio, ti voglio...”
“Te lo tengo duro Angelo mio...le tette,prendi le tette!”- Nel dirlo gli carezzavo la cappella; Angelo prima di abbassarsi sui miei capezzoli lasciò la mia nuca e mi introdusse un dito nel culo. Il suo medio si era fatto strada nel mio ano. Approvai il gesto baciandolo più volte. Si abbassò sui miei capezzoli e prese a succhiarmeli famelico aumentando il ritmo di respirazione. Spremeva la tetta sinistra e mi succhiava il capezzolo destro. Me li sentivo durissimi ed esaltata gli ordinai di mordermeli...per fortuna capì, e me li morse con le labbra, mai con i denti... mandai un urlo acuto di piacere! Un onda partì dal mio capezzolo morso; un onda di piacere che mi circondò il basso ventre che mi si smuoveva irrequieto dentro. La mia figa si era gonfiata; sentivo di essermi bagnata di brutto; ero intenzionata a sfruttare quella situazione irrepetibile. Con uno scatto gettai Angelo sul letto e con due smanettate decise gli feci una sega, gli scappellai il pisello che era un palo, e messami su di lui, feci incontrare al suo glande lo spacco della mia figa zuppa. Un gesto deciso, senza ripensamenti, e mi autoimpalai sul cazzone duro di Angelo, mio fratello Angelo. Me lo entrai dentro il più possibile fino a farlo scomparire senza che lui pensasse a ribellarsi su quella posizione. Presi a cavalcarlo decisa. Possedevo mio fratello; quel fratello che aveva voluto possedermi lui. Eravamo a pelle nuda, senza protezione; non me ne importava perché la mia vagina stava godendo autenticamente di quel volenteroso dritto palo di carne; la mia stessa carne. Il mio organo genitale gli stava bagnando la cappella tesa e gonfia fino allo spasimo di caldi liquami amorosi. Una congrua pioggia di schizzi interni avrebbe trasmesso al suo cervello la sensazione del paradiso... mio fratello aveva preso a muoversi per cercare di afferrare le mie tette che ballavano per conto loro; sbattevo il mio inguine contro la base delle sue palle gonfie.
“Sì...! ...sì!... sì!... ahnnnn!...”
“Ahnnn, ahnnn, ahnnnn, ahnnnn”
“Ahnnnn,… ci riesci a non...ahnnnn.... sborrarmi in ...figa ?…ci riesci?”
“Sì,...uhnnnnn, sì.... dove...?”
“Dove godi?...in...bocca!...in...bocca!...ahnnnn, ora voglio cavalcarti...uhmmmmm!”
“Sìiiiii....”
“Ahnnnnn, ... non venire ! Respira...respira!...ahnnnn!”
“...uhmmmm...uhh....uhhh...mi fai godere col sessantanove?...ahnnnn, ehi!....sìiiiii”
“Non venire ti prego!.. bello duro il tuo cazzo...siiiiiiii!”
Feci uscire quel magnifico palo dalla mia figa con grande sacrificio; quanto avrei voluto dentro la sua sborra! Ma proprio non potevo farmi mettere incinta da mio fratello. Balzai fuori dal letto e vi rientrai sistemandomi sopra di lui di controbordo. Mi assicurai che la mia figa bagnata, che aveva già avuto due orgasmi durante la nostra congiunzione, fosse a contatto con la sua bocca perché se la leccasse quanto voleva; quindi gli presi in bocca il cazzo ingoiando la cappella fino alle tonsille tre volte. Andai avanti e indietro rapidissimamente molte volte con lingua e bocca sul suo palo duro che aveva gli stessi sapori della mia figa, che mi sentivo famelicamente leccata dappertutto dietro. Niente di paragonabile al suo cazzo però. La sua lingua si dava da fare. La mia lingua invece si concentrò sulla sua cappella violacea grondante della mia saliva. Colpi rapidi su ogni centimetro del glande e dopo tre leccate delicate alla punta un enorme massa bianca appiccicosa calda invase la mia lingua e il mio palato. Mio fratello mi era venuto in bocca. La sua sborra mi aggredì bollente e appiccicosa; era amarognola, aspra, ma infoiata com’ero presi a succhiare quel suo cazzo in eruzione quasi fosse lo Stromboli! Volevo nutrirmi di quella crema vitale emessa in buona copia in quel momento. Il cazzo di mio fratello eruttò tutto lo sperma che poté stimolato dai miei succhi decisi, e dalla mia lingua leggera e dolce nel prenderlo. La mia bocca era piena. Lui aveva preso a leccarmi la figa un po’ più lentamente visto che eiaculando si era scaricato. L’ingoio provai ad avviarlo. La mia figa gli bagnò tutto il viso. Angelo poteva ritenersi soddisfatto. Rimanemmo congiunti nel sessantanove prigionieri volontari dei nostri odori e sudori; ed io gli leccai amorevolmente via le ultime tracce di sperma dal pisello. Volevo pulirglielo come atto d’amore. Le nostre pance sudate si incontrarono quando crollammo stanchi. Avevo ancora il suo seme nella mia bocca. Lo ingoiai poco a poco. Poi mi alzai e, raddrizzatami, mi distesi regolarmente sopra di lui per abbracciarlo e baciarlo;. Prima che si addormentasse avevo preso a baciarlo, e a leccarlo per pulirgli il viso dai liquami ormai freddi della mia passera, che altrimenti gli avrebbero irritato il viso. Un ultimo bacio sulla guancia, e ci addormentammo. Ci permettemmo di dormire un’oretta. Una volta scarichi, e ristorati dal sonno ci facemmo la doccia insieme, amorevolmente. Ci lavammo uno con l’altra con l’unico scopo di uscire puliti. Nonostante i nostri reciproci sorrisi non scopammo, né ci scambiammo effusioni, se non dei baci innocenti sul viso come fossimo tornati bambini... Una nostra particolare intesa si era instaurata. Terminammo la vacanza limitandoci a scopare tutte le volte in cui Filippo si assentava mezza giornata...lo facemmo in tutto altre quattro volte in molte posizioni; sempre a eiaculazione spezzata. Mio fratello Angelo comprendeva perfettamente. Il privilegio di sborrare sfiorandomi le cosce, bagnandomi l’ano, le tette, con la punta del glande nel momento culminante per lui. Era il prezzo da pagare per non desensibilizzarsi col profilattico. Non avrei mai creduto che mi sarei innamorata di mio fratello. Col tempo, comunque mesi dopo, gli diedi anche il culo apprezzando la stimolazione anale del suo batacchio caldo... dandogli così la possibilità di sborrarmi ben addentro; ho un solo rimpianto di quella nostra prima volta: non averlo lasciato venire nella mia figa, - una figa che sapeva il fatto suo! - per paura di una gravidanza inopportuna. Non ho più provato il piacere del cavalco di quella nostra prima volta...la mia figa desiderava l’eiaculazione calda ed appagante, ma la dovetti lasciare delusa. Solo in seguito scopammo con la pillola...ma non sono più riuscita a cogliere quell’acme di piacere trasgressivo. Oggi a tanti anni di distanza mio fratello Angelo è un uomo fatto, trentenne e passa, con una sua donna, Ute, una biondina comune che fa la commessa di supermercato, e che non sospetta niente... (spero), e con la quale ho ottimi rapporti. Angelo è diventato dopo la laurea in economia un “postbeamter” cioè un impiegato delle Poste qui poco fuori Berlino. Finché non trova di meglio può andar bene. Ci vediamo ancora con Angelo di tanto in tanto, e sempre rigorosamente in hotel fuori Berlino quando rientro in Germania; lo facciamo di nascosto; se telefono dicendo che rientro, poniamo il giorno 22, Angelo sa che può trovarmi nell’hotel che gli comunico per sms il giorno prima...allo scopo gli ho regalato un cellulare piccolissimo senza fronzoli tecnologici inutili che deve tenere nascosto a Ute; nella camera d’albergo, una matrimoniale, ci amiamo e scopiamo stretti, ancora appassionati, lontani dai rispettivi partner.






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