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Zia Berenice e i folli vizi di una distinta borghese, 4a parte


di sexitraumer
28.04.2020    |    1.572    |    0 9.6
"Porcone mio! Ohhhhhh, no, non accasciarti Albert! Non possiamo dormire qui!..."
…toccandole di nuovo le natiche, mi ero incuriosito sullo stato del suo ano, che s’era dovuto dilatare abbastanza per ospitare il mio cazzone…aprii le natiche con delicatezza, e glielo contemplai…sembrava normale…mi chinai precariamente per baciarglielo, e dopo un istante i miei baci erano diventati slinguate regolari sopra la sua superficie striata …a me stava venendo voglia di incularla di nuovo…tanto era porca zia Berenice! Anche se ormai aveva l’età in cui doveva stare più attenta prima di fare le cose…i miei colpi di lingua non l’avevano svegliata, allora tanto valeva voltarla: la sistemai supina, poi guardandola dormire, e contemplando la sua fica curata, mi venne duro di nuovo…cosicché mentre sembrava incosciente le allargai le gambe, e mi sistemai sopra di lei, che essendosi asciugata a contatto con le lenzuola, sembrava così calda al mio corpo…non ci stetti troppo a pensare; le ficcai subito dentro il cazzo, e per intero! Zia Berenice, in seguito alla mia scivolosa invasione, aprì gli occhi, poi vedendo che ero sempre io, chiuse le gambe su di me, e disse:
“Finisci Andrew…sborramela tutta! Io sono stanca…ma lo sento Andrew! …finisci…dai…è così bello avere dentro il figlio di mia nipote …”
“Ahnnnn…mi devo muovere zia, però…mi dispiace, t’ho svegliata…ahnnn…ohhh!”
“Ahnnnn…ohhhh…dormo dopo Jean, fottimi…ahnnnn…ti prego…pciù, pciù…pciù.”
M’aveva scambiato per il suo defunto marito Jean; sbaglio più che legittimo, dato che ero in quello che era stato il loro letto matrimoniale…la fica della zia, chiaramente non era quella di una ragazza di vent’anni…tuttavia la mia cappella ci sfregava comoda, e mentre la chiavavo sentivo il bisogno di leccarla sul collo e sul viso…lei ormai sveglia mi stava abbracciando, e colpo dopo colpo mi stava montando su la voglia di assaporarla…l’aveva intuito, e infatti s’era tirata fuori la lingua offrendomela affinché gliela leccassi, o sovrapponessi la mia alla sua. Incrociammo le lingue un buon minuto, poi accelerando io con gli affondi, e lei con i sospiri e respiri, andai in goduta dentro di lei…gliene pompai dentro un bel po’…lei disse soddisfatta…
“Con la lingua non ho mai sbagliato un colpo Andrew…bene, mi hai riempito la fica! Se vuoi lascialo dentro, che dormiamo assieme…se solo mamma tua, me lo avesse chiesto! No, mai invece…pciù, pciù.”
“…ero così bello? ...davvero?”
“No. Eri così bello mentre mamma tua giovane e bella t’aveva favorito il buchetto dietro, quando vi vidi per caso…eravate belli tutti e due; disperata, arrivai persino a immaginare di offrirle del denaro affinché mi facesse assistere alle vostre scopate…forse ero più attratta da mia nipote, tua madre che da te! Negli scambi di coppia con Jean m’era capitato di leccare qualche fica…ma non sono lesbica, né golosa dei sapori femminili…certo se mi capitano tra le labbra o sulla lingua, li accetto…sono un po’ come le spezie sui cibi, non trovi Jean?”
“Andrew, zia Andrew …zia, mi sa che tu non eri attratta da mia madre: ne eri invidiosa…”
“Uhmmm certo…però quel pomeriggio che t’avevo offerto fica e culo a quattro zampe per terra, potevi approfittarne…quel giorno mi hai proprio deluso!”
“Ero convinto che tornava zio Jean all’improvviso…”
“No, non sarebbe tornato che a tarda sera…ho fatto male io a non dirtelo, evidentemente! La mia fica a quarant’anni si bagnava, che mi bastava guardarti…se l’avessi leccata allora Andrew, beh credo che saremmo diventati amanti…ma era una battaglia persa in partenza: tanto te li dava mamma tua i suoi buchini… dimmi: gliela leccavi spesso?”
“Tutte le volte in cui ce l’avevo in vista, che per qualche motivo circolava in mutande e intimo in generale…anche solo il pelo poco sopra! Le andavo davanti, m’inginocchiavo, e dopo averle abbassato le mutande, ci davo dentro con la lingua…e se c’era tempo anche con il cazzo!”
“Mi sa che morirò invidiosa di mamma tua, Enzo…senti…”
“Andrew, zia, sono Andrew, pciù, pciù …dai riposati! Fa buon sonno!”
“Sì, mi sta venendo sonno…resti così, finché non mi addormento? …non è bello dormire da sole!”
“Va bene…”
“No, non spostarti…col cazzo dentro intendevo …lasciamelo dentro …”
“…uhmmm…ok…allora dormiamo congiunti, zia…”

Mi svegliai io due ore dopo, erano le tre e mezzo del mattino; ci eravamo staccati nel sonno; sgattaiolai fuori dal letto, e andai in bagno per pisciare, poi mi rivestii, e me ne tornai a casa mia. Chissà quanto tempo era passato da quel nostro incontro pomeridiano, poi notturno…in vasca da bagno assieme corpo-corpo avevamo parlato di noi parecchio…a zia Berenice quella conversazione ne stava richiamando altre…nessuno di noi due avrebbe saputo sul momento se erano anteriori o posteriori a quella nostra scopata anale nella vasca da bagno…tornai due giorni dopo dalla zia, per sapere se stava bene. Quel mio rapporto anale con lei in vasca era stato piuttosto duro e intenso, e io cominciavo a temere per il cuore…forse maschie inculate non era più in grado di sostenerne. La salutai non appena entrai…
“Ziaaaaaaaa, sono Andrew…sei in casa?”
Non mi rispose, ma camminando in corridoio vidi che stava nella camera di solito occupata da mamma mia Pauline, quando viveva da loro…sembrava parlare con qualcuno, così rimasi fuori ad ascoltare senza farmi vedere …
“…Pauline, perché sei? ...passata?”
Pauline indossava una delle sue vestaglie sexy, tagliata a mezza coscia; una bellissima biondina longilinea dagli occhi azzurri, splendidamente freddi…se avesse avuto le conoscenze giuste, sarebbe potuta diventare fotomodella, invece che porno modella…adesso guardava la finestra, dando, di tanto in tanto, uno sguardo in strada, come se stesse aspettando la comparsa di qualcuno. Senza neanche guardare zia Berenice (ch’era entrata in camera e se n’era accorta) le disse con fredda indifferenza…
“Non ti dispiace se ho approfittato del tuo bagno, vero?”
“…no…no certo. Ti sei messa una delle mie vestaglie, Pauline!”
“Ero curiosa di vedere come te la passavi da un po’ di tempo! ...sembra sia rimasto tutto com’era…mhmmm…sai zia, prima mi sa che parlavi da sola ad alta voce…dev’essere dura essere vedove! Hai visto! E così volevi scoparti Andrew quando aveva dodici anni! Solo che lui ha fatto finta di non capire…bene! Si vede che ero meglio io!”
“Naturale che fossi meglio tu: una bella figa trentenne, sì e no! Aspettavo solo che me lo chiedessi tu! D’accordo, io ero una quarantenne e passa…ma ero desiderabile lo stesso! L’avrei sverginato senza che dovesse commettere un incesto con te, che eri sempre sua madre!”
“Se è solo per questo, quella pazza di mia madre Jeannine era tua sorella; ma questo non t’ha impedito di coinvolgermi in giochetti con tuo marito, zia.”
“Piacevano anche a te Pauline! Con i nostri giochetti come li chiami tu, ti divertivi anche te…quando c’erano pochi denari per uscire, e non t’andava di andare dai tuoi a Bruges, abbiamo passato dei bei week end, tra noi tre! Eri libera anche di assumere alcool, o l’hai dimenticato? Io …invece…”
“Sentivi che il tempo stava passando zia…e la mia fica era molto meglio della tua…senti dimmi una cosa: quando vedesti il mio Andrew che mi stava aprendo le natiche…immagino avesse il pistolino già in tiro, te ne sei andata senza una parola! ...ecco, vorrei sapere perché?”
“Non me ne sono andata! Ho finto soltanto, aprendo rumorosamente la porta, e poi richiudendola…un istante dopo mi ero appiattita sul muro del corridoio, e mi sono toccata vedendovi consumare quell’inculata…eravate riflessi nella specchiera, e io, il tuo culetto sodo, di pesca appena raccolta, non l’ho mai avuto! Se solo Andrew avesse potuto vedere i tuoi occhi chiusi quando affondava il pistolino duro!”
“Già, il mio culetto di pesca…e l’hanno avuto le mani, e la cappella di mio figlio Andrew…eri invidiosa perché credevi che fossi l’amante di zio Jean…no, non lo ero! Solo un paio di leccate della mia fica, formato young e skinny, all’inizio se mi serviva qualche soldo in più ogni tanto, rendo l’idea? Un paio di volte al mese…una però me la fece talmente bene, che essendoglisi drizzato, e indurito – sai, glielo toccai curiosa, visto che era riuscito ad eccitarmi – e dissi a me stessa: questo è duro come l’ho sempre desiderato …mhmmmm com’era caldo! Ne ho impugnati tanti con i colleghi dei porno, ma quello …t’invidiavo zia! Così mi dissi… me lo cavalco! Sarebbe stato da stupide rifiutarlo. E che la zia mi uccidesse pure, se voleva…”
“La tua morale era “quando mi ricapita?” …immagino…troietta! No, non t’avrei ucciso, no!”
“Fortunatamente sei stata lontana tutto il pomeriggio, e mi feci chiavare bene, in ogni angolo della mia vagina interna; avevo goduto talmente tanto, che mi dimenticai di chiedergli i soldi…sai il mio amante Thierry era morto da poco, e tuo marito Jean ce l’aveva grosso e duro, se leccava la mia…poi qualche euro glielo scucivo; ma non c’era passione, se non per il denaro.”
“Basta Pauline! Tanto Jean ora non c’è più!”
Pauline continuava lo stesso a rievocare quel che ricordava di quel pomeriggio…
“Ahhhh, e così quel Leòn non gliel’avrebbe concessa la sua Chantal…così, dopo quella volta, di fica gli ho dato la mia! Dimmi zia, quell’Anita, quella svedese della cassetta, perché non ci furono riprese della scopata con Anita? ...io non la conobbi quella sera; rimasi nell’altra stanza con Thierry…era comunque una bella figa, perlomeno alla videocassetta…”
Zia Berenice piangeva dicendo:
“Non le volle lui! Mi fece cenno di non riprendere…si stava controllando, ma era arrabbiato con Chantal, che ti aveva baciato e leccato l’ano, prima che te lo aprisse quel tuo vecchio amante, Thierry…ci avevi incrociato anche la passera, con quella!”
“Sì, e ho sentito un bel solletico…con la passera di Chantal avrei finito per diventare lesbica sul serio! Davvero, zia …ma siccome lei non volle lo zio, io non volli lei, dopo quel 2 più 2 con l’asterisco.”
“Asterisco?”
“Anita al posto di Chantal. Devo ammetterlo: Leòn se n’era uscito da signore col povero zio Jean!”
“Ti stava a cuore tuo zio?”
“No, mi stava a cuore la lealtà; e Chantal non ne aveva!”
“A Chantal il tuo buchetto per qualche motivo piaceva. Te l’aveva slinguato con abilità, e da come vedevo io, anche con una certa passione; figurati che dal video girato da Jean, si potrebbe imparare come preparare un buchetto di culo in vista di qualcosa che gli farà male entrando…durante il drink mi aveva confidato che lì un buon sapore lo avevi! Credevo che si riferisse alla tua…fichetta, ma Chantal parlava del tuo ano…”
“Sai, zia, mi mandò lei da un editore porno, dopo la morte del mio povero Thierry…non tuo marito Jean, zia! Pensa che avevo chiesto a Thierry se poteva portarmi con sé quel giorno in cui precipitò con il suo Piper, a me gli aerei piacevano!”
“Quindi quella rivista di aerei che ho buttato era tua?”
“Sì, me l’aveva regalata Enzo, prendendola dalle sue! Invece Thierry…mi disse che gli sarebbe piaciuto portarmi con sé qualche volta, e che, nel caso, mi avrebbe telefonato prima di partire.”
“Figuriamoci! Dopo che morì Thierry, due settimane dopo, mi chiese se potevo mandarti da lei e Leòn…io dissi che avresti deciso tu! Tu però non decidesti!”
“Ti sarebbe piaciuto, zia, vero? Vero che i loro soldi andavano a mamma Jeannine, ma tu la cresta l’avevi sempre fatta! E io li riottenevo in parte dallo zio …sei capace di vedere il tutto?! Alla fine grazie alla mia fichetta tutto …tornava! Ma io non avevo le tendenze lesbo di Chantal! Quelle le stavi sviluppando tu! E poi avrei finito solo per portarle via Leòn…secondo me piacevo anche a lui, ma aveva un rispetto atavico di suo padre Thierry! Non osò mai toccarmi! ...con suo padre vivo!”
“…e Leòn in luogo del mensile di Thierry, ci pagò una liquidazione di 8800 euro…i franchi non c’erano più!”
“8800…già…uhmmm…non mi torna qualcosa, dato che con lo Star Tac che mi aveva regalato Thierry, telefonai io stessa a Leòn …mhmmm…comunque, zia…anch’io l’avevo capito di piacere a Chantal: quella bella figa era proprio bisex. Me ne sono accorta da come mi affondava la lingua, mentre aspettavo a occhi chiusi il cazzo di Thierry; anche se era vecchio, Thierry non mi ha mai fatto male! Lui con me era dolce…e la preparazione di Chantal era stata solo un gesto seduttivo, di simpatia, ma sai – come si dice? - sovrabbondante…non serviva…mi sarei fatta aprire lo stesso, dal mio uomo! Chissà perché a me non lo propose; ma tanto gli avrei solo portato via il suo Leòn, a meno che non fossi stata la sua giocattolina, avrei dovuto facilitare le loro notti piccantine, senza prendermi il suo maschio…così non mi andava…se ho il cazzo di un maschio disponibile decido io quando me lo metto dentro! Non la sua donna! Nemmeno per i soldi!”
“Questa è una morale che usavi con mio marito! Sta lì, ce l’ha …e me lo prendo! No, Pauline, troppo comodo! ...e io…temevo che mi potessi portare via il mio Jean…m’avevi fatto arrabbiare tante volte…”
“…lo so, lo so, mi avevi violata dietro con un fallo di lattice, violentemente, perché l’avevo fatta leccare a zio Jean senza chiedertelo…beh cara zia, eri bella anche te: bella, e puttana; ma a zio Jean non bastava mai…quando hai comandato allo zio di prepararmelo, ci ho creduto che dovevo farlo entrare dietro, e invece mi violasti tu…comunque stavo godendo, quando lo zio me lo tolse, per paura che mi avessi lesionato il colon retto …”
“Ero arrabbiata! Se voleva fare giochetti con te, volevo almeno saperlo! In fondo se erano solo giochetti, non una vera relazione intendo…non avevo interesse a proibirglieli, minimamente…anch’io i miei amanti li ho avuti Pauline! Come lui le sue puttanelle, ma tu con la tua bellezza, dentro casa eri una mina vagante! …alla fine mi rassegnai: se c’eri tu era sempre primavera, qui…certo ogni tanto qualche temporale di quelli di marzo…ma tu eri primavera!”
“Sii sincera vecchia bagascia! Primavera, o possibilità di soldi facili? Purtroppo un altro Thierry non l’avevi trovato …per un periodo ti eri anche data da fare a cercarmene un altro, senza dirmi nulla; e io i soldi che mi facevi guadagnare qua e là, li mandavo a mamma Jeannine…finché non è arrivato Andrew!”
“Andrew?”
“Sì, Andrew, zia.”
“Mi sono sempre chiesta chi fosse suo padre!”
“Ti pareva! No, tranquilla non è tuo marito Jean! Non gli somiglia neanche un po’! …ah, ah, ah...ah, ah, ah, ah …ah, ah, ah! Dopo una sborrata di tuo marito, prendevo la pillola del giorno dopo ah …ah …ah…! Che ridere! Ah …ah …ah …ah!”
“…ma che hai da ridere? E poi la pillola del giorno dopo non la danno alle liceali!”
“Alle amiche maggiorenni delle liceali, sì …ne avevo da parte un bel po’ sai… no, zia, era un periodo che non la davo allo zio; mah, sicuramente uno dei tanti che ho scopato per l’obiettivo; non saprei proprio! Un paio di quei bei ragazzoni del porno non riuscirono a trattenere mentre li avevo dentro…e allora …è capitato!”
“… e perché non hai mai voluto saperlo?”
“Perché nemmeno questi volevano sapere troppo di una figa bella come me! Avevano già le loro donne! Figurati che la moglie di uno dei miei sparasperma aspettava ai bordi del backstage…aveva il turno successivo al mio…non se la prese minimamente: era stato solo un incidente!”
“L’hai cresciuto da sola! lo sapevi che ti avrebbe chiesto di scoparti, prima o poi…”
“Sì è vero. Dissi solo a me stessa che non gliel’avrei impedito, se fosse successo! Contavo sul fatto che avrebbe trovato in Jean una figura maschile …ma poi ho pensato che con Andrew a casa non avrei più potuto fare i nostri giochini a tre, in quei noiosi week end piovosi, quindi ce ne siamo andati a vivere per conto nostro …spero non ti sia dispiaciuto.”
“La salute di Andrew prima di tutto. Ma perché gli hai fatto fare la comunione a Bruges? Io l’ho sempre accompagnato al catechismo quando non potevi tu …”
“E allora ?! Grazie, comunque non cambiai la parrocchia del catechismo a Andrew, il problema non erano i ragazzi volontari del catechismo; il problema era il prete, che insisteva per il ritiro; insisteva, e questo non mi piaceva!”
“Che significa?”
“Uno dei preti era gay, e aveva già un amante tra gli amici di Andrew…andai da lui, e gli dissi di non fare storie! Mio figlio la comunione l’avrebbe fatta da un’altra parte! Compreso il ritiro!”
“Ma poi siete rimasti lì …”
“Mia mamma Jeannine aveva il diritto di vederlo; papà purtroppo sempre con l’alzheimer …mamma me l’avrebbe messo contro se fossi rimasta a casa sua. In fondo, mi ero resa conto dopo, un prete gay non era il problema maggiore, e siamo tornati da voi, per un po’ …senti zia, mettiamo da parte i rancori, vorrei chiederti una cosa più intima. Potresti aiutarmi?”
“In che modo?”
“Ti ricordi, quando ancora non avevo Andrew? Mi rifaresti la leccata di fica che mi facesti la prima volta?”
“La prima volta, quando mi dicesti che avresti potuto farmi passare i pruritini …visto che mi toccavo anche in presenza vostra …zia eri una troia votata alla lussuria, ma le tue leccate erano più leggere di quelle dello zio Jean …sai, eri proprio brava, e io adesso ho voglia di un colino, lo sai?”
“Ehi, che fai Pauline?”
Pauline aveva aperto la vestaglia sotto, mostrando a sua zia, in passato amante occasionale insieme al marito, la propria vulva bionda col pelo corto pettinato…e invitante! Berenice da lussuriosa qual era, a mezzo metro non resistette …e iniziò una garbatissima leccata a quel sesso di sua nipote, che carezzando con mano leggera le guance, e la testa della zia, disse con dolcezza:
“Zia Berenice, l’hai sempre leccata con una passione! ...ohnnnn…credevi che non l’avessi capito?! …OHHHHHH ...Sei sempre stata innamorata di me! Più di Jean! O ti piaceva la mia fica ?! Ahnnnnn…ahnnn…ohhh …come ti piace la mia passera, zia! Ahnnn …se continui a leccarla così…sai una volta mi avete fatto proprio godere, tu e Jean: tu me la leccavi davanti, e lui mi sciabolava la lingua dietro…ohhhhh!”
“…io…ti…io ti amo, Pauline! Perché sei passata? ...perchè?”
“…oh zia, qui t’insozzo tutta! MHUHMMMM …e brava la mia zietta! Non male, sei brava sei…ohhhhh! Te e tuo marito mi avete fatto provare delle belle godute quando leccavate tutti e due i miei buchini…era bellissimo! …mi sentivo ancora più troia, il tremore alle mie coscette e alle mie gambe, era una delle sensazioni più erotiche e intense, che avevo mai provato; oh come mi piaceva far finta che m’imbarazzasse la cosa …volevo bene alla vostra lingua, zia …ci andavo matta per i vostri giochetti …”
“Pauline…io…no…non volevo, però…”
“…non pensarci, zia! Piuttosto, senti, ce l’hai ancora quel vibratore clitorideo che avevo lasciato a casa vostra quando andai a vivere da sola?”
“Sì, perché?”
“Intanto mi accendo una sigaretta…non ti spiace, vero?”
“No, fa pure…insomma il vibratore lo vuoi sempre? Ce l’ho di là…lo vado a prendere, funziona ancora, sai…”
Pauline tirò una bella boccata di fumo, intanto che la sua vulva si stava asciugando dalle leccate di sua zia Berenice…
“Eccome! Sai, com’è…ho voglia di una bella venuta! Il cazzetto del mio Andrew mica era come quelli dei set porno! Pensavo che ora che Andrew non c’è…e beh, insomma te lo posso dire senza ferirlo: era meraviglioso come s’impegnava nella chiavata con me! Mi capitava che lo sentissi…ohhh…anche se in certi momenti non lo sentivo proprio…ma sapevo fingere che stessi godendo ah, se penso a quanti baci in bocca gli ho rifiutato! A proposito dove sarà ora?”
“In ufficio, fa il broker finanziario, ogni tanto passa a cena, e…”
“…e…”
“…e lo convinco a fottermi di là in salotto, come avrei voluto che facesse quando prese te…o nella vasca…il suo è un buon cazzo ad ogni modo!”
“Lo sai zietta cara?!”
“Cosa?”
“Ero alla quarta settimana di rapporti sessuali completi con mio figlio; un giorno il fotografo mi chiede di perlarmela; gli serviva liscia per gli scatti, e io la pelai bene, da sola…poi lui tornato dalla scuola s’era messo sui libri; dopo un paio d’ore di esercizi, l’ho chiamato in camera mia; mi trovò stesa sul letto con i lenzuoli nuovi piatti, e questa stessa vestaglia, che tu chiami tua…beh sai che ho fatto?”
“No, che hai fatto Pauline…?”
“Ho messo le gambe a forbice, e scoperta la vestaglietta sotto, gli ho detto…”

“Andrew, il fotografo m’ha detto di depilarla…l’ho fatto da sola! Mi sembra d’aver fatto un buon lavoro…guardala con calma! Se vuoi toccala. Stasera non potrai venire alle foto…del resto dovrò farci entrare un paio di cazzi, belli grossi, suppongo. Dì, ti andrebbe d’assaggiarla te per primo? ...ohhhhh! Mhmmmm…fa piano, tesoro, fa piano…oh, oh, ohhhh, lo sapevo che ti piaceva! ...ohhhhh…ahnnn…piano, dai! Dimmi, è liscia? …ahn…”
“…uhmmm…yuhlmmmm…sì!”

“Non gli dovetti nemmeno ripetere l’invito! Si era precipitato a leccarmela tutta, proprio come faceva lui, leccando a caso…ma se la faceva tutta!”

“AHNNNN…ahnnn…Andrew, profumo e sapore vanno bene? ...ahnnn…mi devi dare il tuo parere, tesoro mio! ...sei il primo che me l’assaggia oggi!”
“Sluuuurpf…sluuuup…mhmm…è…è…buona, sì…pciù, pciù, pciù…sluuuup…huhmmmm…”
“…ahnnnn…Andrew…ahnnnnn…Andrew…huhhmmmhmmm…ahnnn…infilami un ditino nel culo…hohhh…ahnnnn…se ti va; poi ti dirò come leccare…”
“…”
“HOH!”
“Uhmmmm…come? Così, mamma?”
“Ahnnn…sì! Muovilo piano…muovilo!”

“M’infilò il medio nell’ano zia Berenice! ...poi gli dissi come accoppiare i colpi di lingua alla mia vulva glabra e carnosa, con i colpi di dito nel mio culo!”

“Leccala in alto, vicino al clitoride, senza colpirlo, se vuoi che godo…leccala leggero, leggero…ohhh…mhmmmm…ohhhhh…che lingua, figlio mio!”

“Me la leccò alla perfezione! Pensai: quasi quasi, gli concedo un lingua-lingua…poi quando mi disse di averlo dritto e duro, gli dissi di non perdere tempo, e di congiungersi…”

“Mamma…è duro adesso…vuoi che te la lecco ancora?”
“No, Andrew! Entra dentro…ahnnnn…ahnnnn…basta lecco…entra col cazzo!”

“Cara zia, si sfoderò il cazzetto in due tre secondi manco, e mi centrò la patacca nuova; quindi gli poggiai la testa sul mio seno, e aspettai che mi venisse dentro…uhmmm…lo sapevo che ti toccavi, zia!”
“Mi hai fatto bagnare Pauline! Proprio come quando lo vidi scostarti le natiche quella volta…ecco! AHNNNNNNNN…ahnnnnnnn! Ho goduto davanti a te Pauline! Se m’invitavi a rimanere quella volta, potevo insegnargli tante cose…”
“Beh a far godere una donna gliel’ho insegnato io, vecchia baldracca!”
Berenice stava quasi piangendo, anche se emotivamente s’era scaricata, toccandosi la vulva durante il racconto provocatorio di sua nipote Pauline.
“Vecchia baldracca io ?! E tu ti sei vista? …ma scusa gli davi la fica e il culo… ti facevi venire dentro! E gli negavi dei baci in bocca…la lingua l’hai data persino a Chantal…”
“Chantal non mi era niente! Andrew era mio figlio! Pensavo che la mia fica bagnata dal suo modo ingenuo di leccarla, e il culo per dargli la soddisfazione di sbattermi, fossero abbastanza…mi sa che lo chiamano genitalità…io non l’ho mai chiamato incesto il nostro, poiché riguardava i soli sessi, mio e suo, e il modo di goderli…ma non le nostre bocche o lingue! Non dormivamo nemmeno assieme dopo l’amplesso!”
“Non capisco Pauline!”
La nipote di Berenice gesticolando con la sigaretta, con un fare da menefreghista, seminuda con la sua vestaglietta sexy aperta, spiegò la sua personale visione dell’incesto…
“Se avessi sciabolato la mia lingua con la sua, scambiando la saliva, facendo durare abbastanza un bacio in bocca, per poi dormire assieme, il legame tra noi due sarebbe stato definitivo; non sarebbe stato più rescindibile! Nel farmi scopare gli ho solo insegnato i momenti migliori per leccare la patacca, e il modo migliore di farlo…gli ho insegnato a respirare durante l’amplesso per durare abbastanza…ma sai, la leccata alla mia micina l’ha sempre fatta alla maniera sua. Stava quasi mezzora senza staccare le labbra dalla mia vulva…”
“BZZZZZZZ…vruuuummmm…bzzzzzz…biiiiip…biiiiip!”
Pauline, infastidita da quel rumore improvviso chiese:
“Cos’è questo rumore zia?”
“La caldaia a metano è pronta; l’abbiamo fatta con i 1800 della liquidazione di Leòn! I 7000 rimanenti li diedi a mamma tua!”
“Puttana ladruncola! Sai bene che non è così! Leòn ti aveva liquidato diecimila euro! Che fine avevano fatto i 1200 di cui non hai detto niente a quella matta di mamma?”
Berenice sorrise rassegnata ad una trionfante Pauline:
“…u…un ponte ai superiori, lo vuoi vedere?”
“No, non m’interessa! Allora i miei buchini t’hanno pagato i denti nuovi, eh! Bah...senti coi vicini parli tu, vero? ...ahnnnn…ohhhh…”
Pauline aveva ripreso a toccarsi con un certo impegno…
“…di che cosa? Oh! ...di nuovo…”
“Ho voglia di un signor orgasmo! OHHHHH…ahnnn…posso fare un po’ di rumore vero? ...e allora…su che mi sto toccando! ...ahnnn…quello rotante, me lo prendi? ...hohhhhh!”
“Vado a prenderlo, aspetta! Ce l’ho in salotto…l’ho lasciato lì, mi sembra…torno subito, Pauline!”
Mentre Berenice era in corridoio le sembrò di udire la masturbazione tattile di sua nipote Pauline…e si chiedeva perché non aveva avvisato che le voleva fare una visita…e d’accordo che aveva vissuto con gli zii per anni pur di stare a Bruxelles….
“Ahnnnn…huhhhh…sìiiii…mhmmmm…oh se me la leccasse il mio Andrew! ...”
Giunta che fu in salotto, vide un altro suo amante che s’era già servito da bere, seduto sul divano con le gambe accavallate; le sorrise dicendole:
“Beh, Berenice, devo dire che la tua casa è molto bella…sai, questa tua nipote Pauline non l’ho mai conosciuta, ma tu con me passionale lo sei stata sempre…se non ricordo male mi misi contro la legge penale per darti una mano, quando credevi che tuo marito Jean ti volesse dare una sistemata…”
Era Albert, uno dei suoi amanti discreti, non condivisi neppure in scambio con suo marito Jean; lo conobbe che era un bel ventenne o poco più; moro, bello, con la faccia da figlio di papà mantenuto; in realtà lavorava nel negozio di suo padre, un’armeria. Un ragazzo alto, dritto sulla schiena, e poca peluria sul viso prima dei trenta; tra alti e bassi, scoparono meno di dieci anni; poi suo padre, se il figlio voleva ereditare il negozio, di fatto lo costrinse a sposarsi, e a lasciar perdere la biondona quarantenne…il padre di Albert voleva discendenza maschile, e una nuora più giovane; altro che una donna già sposata … (e per di più libertina scambista!) …ora Albert era un po’ più anziano di quando lo aveva conosciuto. Aveva qualche ruga, un po’ di capelli bianchi, ma non li aveva persi, e per fortuna non aveva messo su pancia…
“Albert, che fai qui?”
“Sai, mia moglie è in viaggio vacanze con nostro figlio, dai suoi… e siccome stavo solo mi son detto: ho voglia di rivedere la mia milf! Sono sempre stato un marito abbastanza leale con mia moglie, ma non ti ho dimenticata mai, Berenice!”
“Gentile da parte tua! Ma mi sa che quando ci conoscemmo Albert, la parola milf manco esisteva! Comunque quando mi hai mandato la tua foto di matrimonio, decisi io stessa di sparire dalla tua vita! Non volevo che tua moglie Claudia, così giovane e bella, subisse le tue corna due giorni dopo le nozze, come capitò a me! Ma dimmi, dato che non te l’ho mai chiesto: ti ho sverginato io per caso? Sai avevi vent’anni…”
“No, no…l’avevo già fatto a quattordici, alle medie con una piuttosto facile, della mia stessa età. E mi sono spesso chiesto perché mi piacevi così tanto Berenice! …in fondo avevi diciassette anni più di me…sai non l’ho mai saputo!”
“Albert, non sei che un ruffiano! Me n’ero accorta che a te piacevano le bionde curate, quelle che sapevano tanto di dottoressa troia, o d’insegnante privata per altolocati...ti eccitavi con una più grande di te! Mi sono spesso chiesta se ti ricordassi tua madre, o una delle tue insegnanti di scuola!”
“Mi piacesti fin da subito; eri la bionda delle mie fantasie…mi sembrava persino d’averti visto su un giornale porno quando avevo sedici anni…”
“Allora mi vergognavo a dirtelo Albert! Ma ho fatto tre servizi porno, Albert, tre soli; poi non mi hanno chiamata più…eppure ero una bella figa che non aveva problemi a dare i suoi buchini respirando, per quel depravato del fotografo, per l’attore che mi chiavava… e per quei segaioli che leggevano le sue opere! Due li ho fatti prima che tu mi prendessi…tu avrai visto uno di quelli…e così ti sei innamorato di me…per avermi vista su un porno!”
“Chi ti ha fotografato durante le pecorine per i porno, ha avuto una enorme fortuna…con me te lo dovevo chiedere…”
“Cosa Albert?”
“Le quattro zampe, Berenice, le quattro zampe…però che ti cercassi con la lingua a quattro zampe, ricordo che ti piaceva…”
“Mi è sempre piaciuta la lingua sull’inguine Albert! E le quattro zampe, più sul letto che sul pavimento…”
“La lingua sull’inguine? Eppure mi ricordo che te l’affondai nel buchetto del tuo bel culo.”
“Dì Albert, te lo ricordi dove mi hai presa? Potevano vederci, sai. Nel mio palazzo ero piuttosto chiacchierata, come donna un tantino puttana…”
“In ascensore……avevi il maglione aderente con la giacca doppio petto, e la gonna tailleur sotto il ginocchio…ti portai fino all’attico, e ti presi sul pianerottolo del terrazzo; tanto lì non andava mai nessuno…”
“Come facevi a saperlo? Il condominio era il mio…”
“Me lo dicesti tu in ascensore! Quando mi recai nel tuo palazzo per un appuntamento con un nostro vecchio cliente, mi capitò quell’occasione irripetibile…eri proprio di fronte a me, ventenne e passa; tu andavi per quaranta, e giocai il tutto e per tutto! Ti baciai in bocca subito. E dopo che ti avevo baciato ?! Mi aspettavo un ceffone, uno spintone, parolacce…e invece…tu mi dicesti…”

“AHNN…mhmm…andiamo di sopra! In terrazza non viene mai nessuno! Nemmeno mio marito…”

“… e poi continuammo a baciarci appassionatamente per quel minuto che ci volle per l’attico!”
“Le tua manacce tra le cosce me le avevi messe tra il terzo e il primo piano, prima d’invertire la marcia per il terrazzo…ti bastò incrociare i miei occhi per un istante; se non t’avessi sorriso, forse non avresti fatto proprio nulla…poi la fermasti, e premesti per l’ultimo…ormai mi avevi appiccicato le labbra alle mie…e ci sono stata…dipese tutto da quel sorriso, Albert.”
“Quando ti stesi per terra per assaggiarti la fica, mi accorsi che ce l’avevi calda, e già bagnata…continuando a baciarti in bocca ti abbassai le mutandine, e ti penetrai quasi subito…”

“AHNNN…scopami…come ti chiami? ...ahnnnn…ohhhhh…ahnnn…qua…quanti anni hai? ...AHNNN!”
“Sluuurp, slaaaap, mhmmmmm…venticinque…bellissima…e tu…? AHNNN…ohhhhh…oh scusa, Albert mi chiamo…Albert!”
“Baciami sul collo…leccami dietro l’orecchio Albert…mi chiamo …ahnnnnn…ahnnn…Berenice…ahnnn…chiavi bene…continua…sono una sbrodolona, sai…non mi reprimo mai col cazzo dentro…dammi la lingua…ancoraaaaaahhhh…ahnnnnn…sentirai che fica!”
“Tieni, yuhlmmmm, slaaaaaap, sluuuurp…yuhmmmm…mhammmm…vieni Berenice!”
“Se continui…ahnnn…a martellare così…vengo, vengo…amore mio…ohhhhh…non uscire, ti prego…uno così non me l’hanno mai fatto sentire…ahnnn…ohnnnn…uhmmm…ahnnn…ahnnnn!”
“AHNNN…ahhhnnn…ahnnnn…ahnnnnn…le poppe, dove stanno? ...le poppe Berenice, le poppe! ...”
“Stanno sotto il maglioncino…ti prego! Non uscire…sto venendo…accelera! Acceleraaaaaaahhhh…! Ahnnnn…ahnnnnn…ahnnnnnn! AHNNNNNNNNNNN!”
“AHNNNNN…AHHNNNNN…HANNNNNN…ahhhh…eccoooohhhhhh…AHHAN…AHNNN…AHNNNNNNNN…”
“…HOHHHHHH…mhmmmmm…sìiiiii…ahnnnnn…ahnnnn…sei venuto troppo presto tesoro mio, pciù, pciù…pciù…se solo duravi mezzo minuto in più! …ohhhh…ahnnnn…che bella pozzanghera, eh?!...Porcone mio! Ohhhhhh, no, non accasciarti Albert! Non possiamo dormire qui! ...scoprimi il seno e succhiamelo! Lo volevi, no?! Su, coraggio! Aspetta, alza la testa che scopro il maglioncino…”
“Vediamolo…sì, vediamolo!”

“Ti ricordi Albert?”
“Sì, era bellissimo allora! Te lo succhiai fino a farti male…”
“Sentii male, Albert, ma sentivo di amarti, ormai! Ti ci sei attaccato: baciate, leccate, e ancora baciate...avevi venticinque anni…in cinque minuti o poco più ti tornò dritto…”
“…di nuovo duro Albert?! Che vogliamo fare?”
“Mettiti a quattro zampe, bellissima bionda! Quanto ti adoroooohhhh…dai alla pecorina…te le prendo da sotto…”
“Va bene, fammi voltare!”

“Una volta che mi voltai mi sganciai la gonna, e tu subito prendesti a leccarmi dietro…nell’ano, all’inguine, e nella fica…”

“HOHHHHHHH, proprio lì l’affondi?! AHNN…tirala fuori, e…ahnnn…ahnnnn…aprimi di nuovo e…rifallo! Dai…porco! Di nuovo…”

“Uscisti dal mio retto, mi apristi di nuovo il buchetto, e di nuovo con la lingua dentro! Certo, la prima volta che non me l’aspettavo, fu una sensazione nuova, bellissima…l’imbarazzo fu tale che mi stava uscendo il cuore dal petto…ma ce la stavi cacciando tutta? Assaggiavi così la prima che ti capitava?”
“Sì, dietro mi piacciono tutte le donne, ma tu eri divina a quattro zampe Berenice!”
“Esitavo, ma a quel punto volevo solo che m’inculassi…”
“E t’inculai Berenice! Ricordi?”

“Sei stupendo con la lingua! …ahnnn…ahnnnnn…sono proprio una puttana, dai entra con il cazzo!”
“Lo vuoi? Ahnnn…biondona! Ora arriva…”

“Fosti piuttosto rude Albert! Mi trafiggesti senza pietà, con forza…non appena ho sentito le tue mani sui miei glutei, un attimo dopo un bel dolore da taglio! Una bella irruenza, bravo!”

“…ohh…AHIIIII! ...ahnnn…ahi …ahiiii…ahnnnn…ahnnnnn!”
“Male, Berenice? ...comunque è dentro! ...Ahnnnn…ahnnnn…ahnnnn”
“HOH! ...ahi…me l’hai messo nel culo! ...ahii…senza preparazione! …mi hai fatto male, stronzo! Brucia…ahi…ahnmnnn…entra piano almeno!”
“Vuoi che lo tolgo? Me lo sta stringendo una meraviglia…”
“Ormai sei dentro…ahnnnn! ...muoviti porco!”
“Mi dispiace, veramente…ma fra poco ti piacerà…porta pazienza…tieni…prendilo! AHNNNN…ahnnnn!”
“HOH…ahnnnn…HOHHHHH…ahnnnn…sì …ahnnnn…è duro! ...lo sento…ahnnnn…stringimi i seni Albert…non mi hanno mai inculata all’improvviso…hohhhhh…fa male…ma poi…ahnnn…ahhhhh…ahhhhnnnn…non sapevo fosse così…piacevole…ahnnnn…ahnnnn…ahnnnnn…i seni, prendimi i seni…Albert!”

“Sai, mentre avevo il tuo cazzo duro dentro…l’odore di detersivo del locale lavabi attiguo ormai mi stava soffocando, ma mi rendevo conto che se non venivi, non mi potevo staccare; però mi dicesti però parole così brutte…”
“Quali?”

“Che puttana che sei! Prendilo al culo, biondona!!...Lo prendi al culo! Eccolo!”
“Ma che dici? Schiaffeggiami le natiche …ahnnn…e manda i colpi…stronzo! ...AHNNNNN…sto iniziando a godere…te lo stringe bene il mio culo, vero?!...ahnnn…ahi…ahhnnnn…”
“Sì, stupenda! AHNNNN…AHNNNNN…AHNNNNN…AHNNNNNN…AHNNNNNN…”
“Dovevi spolverarmi bene le natiche! AHNNNN…ahnnnnn…”
“Non le so schiaffeggiare, Berenice! AHNNN…AHNNNNN!”
“Huhmmmm va bene, ahnnnn, va bene …almeno, prendi le tette, stronzo!”

“Lo sai Albert?”
“Cosa?”
“Se non ti sbrigavi a venire perdevo i sensi! L’odore dei detersivi era forte, non lo sentivi anche tu?”
“No, non me lo ricordo…però quando ti voltasti verso di me, ho visto i tuoi occhi in goduta per i miei colpi, e ti sono venuto dentro…ti feci un bel pieno, ricordo!”
“Sì, e facemmo pure molto rumore, pensa che mi arrivò una lettera anonima di un vicino dell’attico, credevo! Ero convinta che fosse di quello dell’ultimo piano, un vecchietto che viveva solo…diceva che se l’avessimo rifatto, ci avrebbe denunciati alla polizia, e che la cosa mi sarebbe costata l’avvocato con mio marito, ma poi quando andai da lui a chiedergli se qualcosa non andasse, mi accorsi che era sordo!...forse la signora del penultimo, una moralista poco incline ai rapporti umani…mi resi conto che era solo una infelice che in vita sua doveva aver chiavato solo con i vibratori, così scartai anche lei…non ho mai saputo chi fosse stato…e col tempo non ci pensai più…”
“Ora direi che sei poco sincera: tu hai voluto farlo in terrazza, vicino ai lavabi, anzi sul pianerottolo d’accesso perché eravamo fuori vista, a meno di non andare di persona…ma l’acustica era pericolosamente efficiente; figurati che si sentiva l’eco dei nostri respiri…secondo me, volevi che i vicini dei piani superiori ti sentissero scopare…”
“Lo ammetto: ad un paio di appartamenti su ero antipatica…ma la lettera non proveniva da quelli…la curiosità mi rimase sempre: qualcuno doveva averci visti, ma non ci ha disturbato.”
“Forse tuo marito…”
“No, era più porco, e infedele di me! E la calligrafia era tremante; non era la sua. E poi mio marito amava vedermi inculata nei nostri scambi, solo che di te non mi andava di parlargli…tu eri mio, con tutti i tuoi vent’anni! No, lo hai sempre sopravvalutato…sai, anche la pistola da borsetta che hai rubato nel negozio di tuo padre, ce l’ho ancora! Mai dovuta usare…ehi Albert…”
“Cosa Berenice?”
“Voglio dirtelo: avevi fatto bene ad incularmi all’improvviso! È lì che ho scoperto che ti avrei amato Albert! Hai osato, e hai vinto! Ti adoravo quando mi scoprivi le mutandine, e mi cercavi con la lingua…tu il mio cagnolino, e io la tua vaccona…quando m’inculavi all’improvviso, che me lo cacciavi dentro, che lo sentivo nello stomaco, quelle erano emozioni! Intense! …ma…Albert, dove sei, cazzo!”
“Sto qui Berenice, stavo guardando una cornice…”
Albert s’era alzato per riporre il bicchiere nel vassoio mobile delle bottiglie per gli ospiti, gli capitò di notare un paio di cornici d’argento, una delle quali conteneva una foto di Berenice con Pauline pre adolescente, poco prima che con uno scambio di coppia tra lei e suo marito, conoscessero il ricco Thierry. Albert prese in mano la cornice osservando la foto.
“La biondina è proprio carina, chi è?”
“Mia nipote Pauline, la figlia di mia sorella…quando scopavamo noi due viveva ancora dai genitori. Lì sono io con lei in vacanza a Bruges! Ero andata a trovare i suoi.”
“Da adulta sarà bellissima…bionda, alta, occhi di ghiaccio…e brava Berenice, avete proprio una bella nipotina! Fortunato chi se la sposerà!”
“Oh, ohhhhhh…beh…è…”
“Biiiiip ...biiiiip….biiiiip…biiiiiiip, bip, bip, bip…”
“Mi fa girare la testa questo suono odioso, Albert…non puoi abbassarlo? …cos’è? Uno di quegli orologi al quarzo?! L’hai proprio regolato male! Abbassalo, che non mi reggo in piedi, mi fa tremare le gambe!”
“Scusa un attimo Berenice! Siediti, intanto! L’antifurto discreto, da tasca, sai una figata tecnologica…o un gatto m’è saltato sul cofano, o mi stanno rubando la macchina! …mi tocca scendere…”
“…oh fa pure Albert! Ero venuta per una cosa, ma non mi ricordo adesso…”
Albert se n’era andato via all’improvviso, così com’era comparso…e adesso zia Berenice si stava chiedendo cosa facesse in salotto…prima si trovava nella ex stanza di Pauline…
“…?...”
Poi una voce che proveniva dalla camera da letto, una voce maschile, di un giovane…

- continua -

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