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Prime Esperienze

Salve Terra, qui Koona, 16a parte


di sexitraumer
12.03.2017    |    3.732    |    2 9.3
"Quella donna aveva molta cura di sé stessa…passai inavvertitamente il palmo della mia mano sul capezzolo turgido sull’attenti come un soldatino..."
L’infermiera Madeleine mi fece accomodare sulla lettiga. Il tenente Terry mi squadrava senza tradire alcuna emozione. Madeleine mi sistemò distesa, e nel frattempo mi collegò i sensori per l’elettrocardiogramma, e non appena mi distesi avvertii una strana sensazione: avevo sonno e …persi conoscenza…. Ricordo solo che mi addormentai, e dormii molto profondo, ed anche abbastanza bene, considerando quel magnifico sogno: sognavo che ero su Titano Uno, e la mamma mi stava portando con sé, al sicuro nel TM elettrico, a recuperare una delle tante capsule di rifornimento che ci inviavano; la mamma mi guardava dandomi sicurezza, e mi parlava della situazione in generale senza creare alcuna angoscia od allarme:
“…stavolta Koona, vedrai che la prendiamo! Ci hanno promesso anche degli autentici semi terrestri per coltivare alberi di mandarino…”
“Buono il mandaino mamma…mandaino, …mandaino…!”
Non tutte le capsule che ci inviavano arrivavano integre; mediamente una su tre. Le altre due o bruciavano in atmosfera, o si depositavano in cima a qualche montagna deviate dal vento, o su un altopiano, che col TM non potevamo raggiungere. Mamma usciva dal TM e, spinti alcuni pulsanti, si metteva a distanza di sicurezza, e attendeva l’espulsione dei pallet più o meno cubici. Uno ogni dieci secondi preceduto da diversi lampi flash di avvertimento. Poi li caricava all’interno del TM, e ce ne tornavamo alla base nel giro di trenta minuti. Nel mio sogno non so come mia madre avesse caricato i rifornimenti, però nella cabina di comando era arrivato anche mio padre: io ero un passetto dietro a loro, e sembravano non fare caso a me; parlavano tra di loro del lavoro e della carriera; sentivo una sensazione di pace e completezza, non mi mancava nulla: ero semplicemente contenta; papà le diceva:
“Non mi piace che … l’altra sera è arrivata una ..ounimazi…i…one ufficiale dalla…mpagnia…sono …ntrario…a…dottare la giornata …niana di quindici ore…on è conve…nte…sai dopo cena …ssemblerò un altro …ocattolo per Koona; mi dovresti aiutare Iga…i serve che…”
“Papà !”
Mio padre non si voltava, e continuava a parlare con mia madre senza fare caso a me; ero contenta di stare con loro. Ero felice. Saturno invece mi pareva piuttosto sinistro, ed ogni volta che fissavo i suoi anelli era come se tagliasse la voce a mio padre che sentivo parlare come le prime voci via radio tra la Pegaso e la Micenea. Era come se mio padre parlasse radioese…la sensazione di benessere felicità durò pochi secondi che a me parvero dilatarsi. Quel pianeta così silenzioso, quel Saturno per il quale voi terrestri sembrate stravedere per via degli anelli, per me bambina era solo un babau; una specie di gigantesco coltello pronto a tagliare in due la nostra casa su Titano. Mio padre e mia madre scomparvero: all’improvviso ero sola nella cabina di comando. L’aspetto rosa di Saturno diventava progressivamente più giallo, poi bianco, mi girava la testa e…

…avevo aperto gli occhi: ero in una camera-cuccetta molto piccola, ma confortevole, di quelle che avevo visto moltissime volte negli olo-muvj che il computer quantistico della base mi permetteva di visionare. Toccai il mio corpo: ero vestita con biancheria intima pulita. Una voce gentile, femminile, mi disse mentre sbadigliavo per la piacevole sensazione del sonno in un letto:
“Dormito bene ?”
“Sì.” – e sbadigliai un’altra volta…la voce uscì dal cono di luce che disturbava i miei occhi ancora stanchi; distinsi il suo volto. Non era la Terry. La donna, più anziana di Miss Dera, mia insegnante virtuale, si presentò:
“Allora Koona, mi chiamo Selene Hubbert, professione infermiera di bordo. Che dici? Ti andrebbe di alzarti ? Qui non si fluttua. Siamo nel cilindro a gravità.”
“Uhmmmm, ancora un momento…c’è una cosa che…che…che ?...”
“Se vuoi sapere l’ora, sono le dieci e venti del mattino, tempo artificiale della nave. Hai dormito così profondo sulla lettiga, che mio marito, non appena è arrivato, ha ordinato di lasciarti riposare. Spero che ci perdonerai se ne abbiamo approfittato un po’ per esaminarti sotto sonno…solo un EEG, ed un ECG. Hai dormito profondissimo, lo sai ?! Mio marito mi ha detto di dirti che stai abbastanza bene considerata la situazione. La visita medica generale è prevista tra un’oretta…poi pranzeremo.”
Mi guardavo intorno; davanti a me cominciavo a distinguere i colori del posto, l’infermeria: pavimento verde chiaro, pareti grigio-azzurre, corridoi bianchi. Sembrava una di quelle astronavi che inquadravano negli olo-muvj di cosmoz. La signora Hubbert mi stava mostrando il resto dell’alloggio indicandomi i servizi igienici all’angolo tra le pareti. Era tutto molto ristretto, e bisognava stare attenti dove si mettevano i piedi. Mi chiedevo come la signora Hubbert potesse entrarci: era almeno il doppio della piacevole Miss Dera…
“Qui c’è il water e qui la doccia. Il sapone viene rilasciato automaticamente. L’ho regolata su 3 minuti più due per il risciacquo…dovendo farti dei prelievi di sangue non ce ne vorrai se non ti facciamo fare colazione. Dopo la visita medica ad ogni modo sei invitata a pranzo dal comandante Kränz. Il comandante ha invitato inoltre il tenente Terry …”
“Rasputin dov’è ? Voglio vederlo…”
“Ora non è possibile; prima la visita ! Comunque stai tranquilla ! Lui qui si è già adattato benissimo !”
“Ma dov’è ?”
“Negli alloggi di ricreazione; non è qui vicino; è sul ponte inferiore; l’ho visto sai…si diverte molto a osservare le partite di ping pong, ed è contento di riportare la pallina quando finisce fuori campo…gli piace – diciamo- essere della squadra !”
Mi ero alzata e i piedi erano a contatto con il pavimento. Era tiepido. L’infermiera mi diede un barattolino trasparente.
“Ah, senti…lo vedi questo barattolino sterile ?”
“Sì…”
“Urinando conta fino a sette, e poi riempilo e richiudilo. Qui, eccotelo ! Aspetta ! Ce n’è un altro: quello con la paletta, casomai vuoi andare di corpo, lasciaci qualche pezzettino, ne basta poco, per il laboratorio…”
“Va bene, ho capito. C’è altro ?!”
“Sì, guarda il pavimento e metti le ciabatte ai piedi ! Quelle sono tue per il resto del viaggio. Tienile con te, sempre. Hanno un codice a barre pre-magnetizzato. Ovunque ti muovi il sistema di sorveglianza interno t’identifica. Una delle regole è che è proibito scambiarle con altri membri dell’equipaggio. Pena la cella d’isolamento. Puoi usarle anche sotto la doccia…io aspetto fuori; quando hai finito chiama col pulsante rosso che vengo a mettere i codici sui barattoli e ti riporto in infermeria. ”
Feci come mi aveva detto la Hubbert; rilasciai l’urina contando fino a sette, poi riempito il barattolino pensai solo al mio piacere di liberarmi; continuando a stare seduta nemmeno l’intestino tardò; rimasi seduta in attesa dello stimolo e…sette minuti dopo un pezzetto della mia cacca venne tratto con la paletta e chiuso nel contenitore. Poi finalmente una vera doccia: un sensore si accese non appena entrai nel cubicolo chiudendo la porta. Venni aggredita da due cannoncini a schiuma che si muovevano dall’alto colpendo più parti del mio corpo in pochi secondi. Le parti di me che non erano state raggiunte le insaponai io d’istinto con le mie braccia. La cosa mi diede del piacere quando il proiettile di schiuma, forse per caso, mi colpì il clitoride; speravo in un altro paio di colpi, che però non ci furono. La cosa era gradevole; sembrava che quella schiuma fosse proprio alla giusta temperatura…Uao ! Qui una smanettatina ci scappa…mentre la schiuma mi scendeva per gravità lungo tutto il mio corpo presi a prendermi in pieno sul palmo tutta la vulva. Per tre volte me la strinsi sulla mia mano destra…
“Ahhhhhnnnn…”
E dopo il primo sfogo di rantoli e piacere ci diedi sotto un’altra volta: altre due smanettate decise e quindi presi a massaggiarmela regolarmente e sempre più velocemente. Piegai un po’ le gambe poggiando le natiche alla parete e masturbai il mio clitoride e tutta la vulva. Certo, ci sarebbe voluto un cazzo; l’avrei cavalcato all’istante ! Non me ne stavo quasi accorgendo, ma era iniziato il risciacquo. Trovai una buona posizione per far in modo che la mia vulva fosse colpita dal getto d’acqua all’altezza del clitoride e mi procurai il piacere che cercavo…
“Ahnnn !...Ohnnnn! Ahn ! Uhhhhh ! Ohhhhh…”
Mi strinsi due tre volte le tette avendo cura di tirarmi un paio di volte ogni capezzolo. La mano sinistra era dedicata ai seni, la destra alle labbra della mia vulva ed al rapido sfioro leggero del mio clito. Ero eccitatissima, e sul momento decisi di sedermi sotto lo sciacquo. Mentre le dita della mano destra stimolavano la mia vulva, mi infilai il medio della sinistra nell’ano carezzandomi ad un tempo l’inguine con il pollice. Vulva, inguine e ano erano sotto l’azione delle mie dita frenetiche; il mio corpo veniva parzialmente risciacquato da seduta. All’improvviso venni investita fino al cervello da un moto di piacere, un acme brevissima, ma ero venuta carezzandomi non solo il sesso ma ogni mio pertugio libero nelle vicinanze…
“AHHHHHNNNN ! Ohhhhhhh….sìiiiiiiii…uhmmm, ahnnn, ahu ! Uhm !”
Mi alzai in piedi ed agii sui pulsanti per un altro risciacquo. I comandi doccia erano molto simili a quelli che avevo in dotazione su Titano Uno…ero abbastanza pratica. Potei ottenere altri due minuti di acqua, un po’ meno calda, ma la cosa non mi dispiacque. Finii di sciacquarmi, poi sfiorai l’iconetta dell’onda calda, e venni asciugata da un bel getto di aria calda, via via più tiepida e secca. Uscii dal cubicolo asciutta, e non sudata. Indossai la mia biancheria intima e presi i due barattoli per la signora Hubbert, spinsi il pulsante rosso. L’infermiera entrò dopo venti secondi circa. Aveva con sé una tutina rosa pastello; avendo visto degli olo-muvj conoscevo il codice dei colori: Blu uomo adulto, rosso donna adulta, celeste adolescente maschio, rosa pastello adolescente femmina. Il colore rosso lo avrei potuto indossare solo una volta compiuti i diciotto anni. C’erano anche altri codici colore, limitati però a chi portava delle mostrine, che indicavano l’appartenenza alla flotta solare. Il nero, ad esempio è riservato al solo comandante, il bianco al personale medico; il grigio scuro ai “nucleari”, ossia gli uomini addetti alla propulsione, sulla quale non si rilasciavano particolari, essendo tecnologie di cui le compagnie minerarie andavano gelose. Una nuova astronave poteva accorciare il viaggio anche di due settimane talvolta. Non era il caso della Micenea che si è fermata per salvare me…comunque indossata la tutina integrale provvista di un falso gonnellino copri-ginocchia venni prelevata dalla Hubbert, e accompagnata in infermeria. Essendo una adolescente non potevo avere le cosce scoperte, neppure sotto la gonna. Per fortuna a bordo non faceva caldo. Però si stava stretti, questo sì. All’improvviso la signora Hubbert mi spinse dentro una porta di lato. Entrai. Avrei dovuto ricordare quei locali, dato che vi ero svenuta, nuda, dodici o più ore prima. E invece, inspiegabilmente mi sentivo straniera, come fosse la prima volta. Sentii dei rumori, poi da un angolo – vai a capire quale ! C’erano anfratti dappertutto – si fece avanti un uomo semicalvo, con meno capelli del povero Greg; era magro e forse non più alto di me; come aveva fatto Greg mi strinse la mano presentandosi:
“Ciao Koona ! Sono il dottor Jorge Lopez Vallefuentes, medico chirurgo di bordo. Specializzato in endocrinologia…hai dormito bene ?”
“Sì, grazie. Dottore.”
“Infermiera ! Avete i campioni delle urine e delle feci ?”
“Sì dottore, eccole !”
“Le dia ad Enda, la sta aspettando; le porterà lui in sala screening.”
“Allora Koona, non appena torna l’infermiera inizieremo la visita vera e propria. Intanto che ne dici di scambiare due parole ?”
“Boh…!?!”
La Hubbert ci lasciò verso uno dei cubicoli da cui era uscito il dottor Lopez. Domandai :
“Ma la signora Hubbert non è sua moglie ?! Vedo che le da del lei…”
“Si tratta di un formalismo necessario Koona; per rispetto al paziente, e per diversificare i ruoli rispettivi sul lavoro ci dobbiamo dare del lei, con le minorenni soprattutto, anche se qui a bordo minorenni in viaggio non ne ricordo per il passato. Piuttosto dimmi: con gli adulti sei confidenziale di tuo ? Sai non sempre si può dare confidenza ad estranei; certe distanze è meglio mantenerle; a proposito di distanze, mi dispiace ma devo chiedertelo…”
“Cosa ?”
“Il pilota-astronauta Mario Van Brenner con te; ti ha fatto assumere qualcosa ?”
“Assumere ?”
“Ti ha dato pasticche particolari ? Di quelle che ti danno euforia, e fanno fare tante cose di cui poi ci si scorda, tipo il sesso duro…!”
“No.”
“No ? Sicura ?”
“Sì. “
“Qui abbiamo trovato del whiskey ! Lo contrabbandava proprio lui, Mario, sai ?!”
“Me lo ha fatto assaggiare, ma era Rhum. Di quello che bevevano le bagasce nei salùn, mi ha detto.”
“Quella parola, devo dirtelo, è molto brutta. Se la usi con una donna potrebbe non rivolgerti più la parola, questo è meglio che tu lo sappia…in bocca tua non sta bene data la tua giovane età.”
“…ma per prenderti ti ha offerto pastiglie o pillole particolari, di quelle che danno lo sballo. Sai cos’è lo sballo Koona ?”
“No. Mario l’ho solo sedotto, e senza intrugli o veleni…”
“D’accordo Koona, vedremo anche questo. Abbiamo tempo. Ah infermiera, capita a fagiolo…”
“Agli ordini dottore, dica.”
M’intromisi:
“Ma non è tuo marito ?”
La Hubbert non mi rispose niente. Il dottore le disse:
“Prepari la signorina per un prelievo venoso…”
La Hubbert mi fece cenno di togliere il sopra della tutina, e mentre mi palpeggiava la superficie del braccio mi diceva di chiudere il pugno e di riaprirlo più volte. Poi legatomi il laccio con delle sapienti ditate fece affiorare le mie vene; quindi presa una siringa sterile mi tolse un po’ di sangue.
“Puoi aprire la mano, stai pronta col dito dell’altra.”
“Perché ?”
“Premi qui dove ho messo il cerotto e tieni premuto cinque minuti veri.”
Guardai l’orologio alla parete e i cinque minuti passarono piuttosto lenti. La Hubbert si era accorta di una cosa della quale io non mi ero accorta affatto: a furia di tenere premuto mi stava venendo un crampo al muscolo del braccio che teneva premuto…intervenne in tempo e mi fece un massaggio rilassante; poi dato uno sguardo al cerotto disse:
“Si è rimarginato. Puoi lasciarlo ora.”
Io dissi:
“E adesso ?”
“E adesso il dottore ti farà una visita accurata accompagnata da uno screening radiante total body. Non preoccuparti per i crediti ! Copre tutto la compagnia.”
“A cosa serve ?”
“A farci un’idea di quante radiazioni ionizzanti hai incassato restando nuda sulla Pegaso…immagino tu non soffra di claustrofobia, altrimenti avresti avuto problemi con la Pegaso e i suoi spazi ristretti.”
“No, non soffro di claustrofobia. Almeno credo di no.”
“Bene. Allora cerca di rimanere immobile, il più che puoi. Adesso muoveremo lo scanner ad anello.”
Ne avevamo uno pure su Titano Uno ma lo muoveva in automatico il computerone di sorveglianza. Questo era enormemente più piccolo, e ad azionarlo era il dottore che mi stava visitando; mi diede le ultime istruzioni prima di allontanarsi – si fa per dire – di un metro circa, tenendo in mano un filocomando…
“Allora quest’anello ti passerà sopra tutto il corpo un po’ la volta. Quando ti dico trattieni non respirare assolutamente. Intesi ?!”
“Sì.”
“Via allora.”
L’anellone iniziò a muoversi dalle mie caviglie a circa 2 cm al secondo. Quando arrivò all’altezza del mio sesso si fermò un istante. Il dottore mi comandò:
“Trattieni…ti dico io quando puoi respirare di nuovo.”
Rimasi più rigida che potevo una quarantina di secondi mentre l’anellone si muoveva sopra di me, fermandosi a tratti. La parte interna dell’anello proiettava una lucina verde acqua piuttosto gradevole a vedersi. Quando si fermava diventava azzurrina. I secondi passarono:
“Respira pure adesso…rilassati.”
L’anello era oltre la linea delle mie tettine. Il dottor Vallefuentes, ritenendo che avevo respirato a sufficienza disse nuovamente:
“Trattieni e mi raccomando non chiudere gli occhi ! Tanto la luce non è accecante. Mi raccomando stai ben ferma ! Ci vorrà un altro mezzo minuto. Non muovere le pupille, mi raccomando. Guarda il puntino rosso.”
“Ok non muovo le palpebre. Pronta,”
“No, non devi muovere le pupille. Le palpebre non le controlli. Le pupille sì. Fissa il puntino rosso…Via.”
L’anello lasciò il mio torace e prese a fare la scansione del mio collo. Poi bocca, viso, naso e occhi; quindi il resto della testa. Io avevo fissato il puntino rosso non appena lo avevo visto.
“Ruuuuuuuummmmmmmzzzzz, biiiiiiiiiiii, rummmmmmmzzz.”
Il dottore aveva mentito: ci volle un buon minuto.
“Abbiamo finito Koona !”
“Non c’è altro ?!”
“No. Senti, dato che purtroppo sei rimasta orfana, amministrativamente ti farà da madre in senso legale e provvisorio il tenente Paula Terry finché sarai imbarcata qui. Io ed il comandante l’abbiamo designata. Finché sei minorenne, anche lei avrà diritto a conoscere il referto dell’esame: in tutto tre persone: Tu, io, e la Terry. Va bene ?!”
“Ho scelta ?”
“Direi di no. Hai qualcosa contro la Terry ?”
Beh che dirvi ? Mentivo spudoratamente. La Terry mi era antipatica per istinto, anche se in quei momenti ignoravo che nemmeno io le ero simpatica; proprio per niente. Chissà in base a quali proprietà caratteriali, o di servizio, l’avevano scelta di comune accordo, comunque tra gli ufficiali di bordo, immagino più abituati ad assumersi delle responsabilità; o forse perché avevano la paga più alta. I pensieri mi erano scorsi velocissimi…
“No, dottore no, stia tranquillo !”
“…”
Mi guardò un paio di secondi con gli occhiali.
“Non mi sei sembrata entusiasta, sai !”
“No, va tutto bene.”
“Allora direi che puoi rivestirti. Abbiamo finito.”
Scesi dalla barella, ed andai a recuperare il vestitino che mi avevano preparato. Ero in quello che voi chiamate topless, e le mutandine di bordo sono tutt’altro che provocanti. Fasciano bene e non sono né sexy né ridicole. Durante lo scan mai una volta il dottor Vallefuntes fissò mai i miei piccoli e ben proporzionati seni di cui vado – come ogni ragazza immagino – orgogliosa. Lungi da me l’intenzione di provocare il medico di bordo ! L’infermiera Hubbert incaricò Enda, che era alla quasi alla fine del proprio turno, di accompagnarmi dalla Terry. A suo dire non dovevo mai girare sola. Ora avevo solo una gran fame. Enda mi accompagnò nell’area della nave dove si poteva mangiare qualcosina di precotto. Verdura fresca a bordo ce ne era pochissima. Ufficialmente era proibito coltivarla, anche se in apposite aree, lontane dalla zona motore dove avvenivano reazioni nucleari, ricavate dalla solidale complicità dell’equipaggio c’era chi coltivava vari tipi di verdura; i più spigliati contrabbandavano all’imbarco terriccio terrestre, o delle stazioni spaziali decisamente più artificiale, e con l’aiuto di altre persone che compravano le lampade a temperatura di colore predisposta per imitare lo spettro solare, davano alle piantine otto ore al giorno d’irraggiamento; coltivavano ortaggi facili come cicoria, scarola, lattuga, rucola, di cui mi disse Enda il commissario di bordo, Conte, andava piuttosto goloso. Se il terriccio era terrestre, pieno zeppo di ogni impurità e o batteri la verdura era saporosa; se era terriccio “trattato” come quello in uso nelle stazioni orbitanti il sapore lasciava a desiderare, e complici costosi trattamenti più o meno protetti da brevetto, il sapore veniva aggiunto dopo. Non tutti i marchi però erano bravi a produrre sapori terrestri. Questi orti “clandestini” e ad un tempo più o meno tollerati erano ricavati in stanze-container per le risorse tecniche non radioattive della nave. Avere la verdura biologica faceva piacere a tutti, e nessuno chiedeva del cambio di destinazione d’uso delle stanze porta risorse. Enda ordinò alla macchina erogatrice due colazioni con lieviti. S’informò sul mio stato di salute, e fu prudente nel regolare gli zuccheri polverosi di guarnizione ai lieviti…
“Meglio non viziarsi con la colazione troppo dolce; il cappuccino come lo prendi ?”
“Che vuol dire ?”
“Amaro il latte e caffè ? O con quanti cucchiaini di zucchero ?”
“Boh, facciamo due.”
“Vada per due ! Su Titano Uno lo prendevi abbastanza dolce…”
“Non saprei Enda. Il computer di gestione mi regolava tutto…”
“Oggi è il tuo primo giorno pieno qui ! Da domani chiedi al dottore anche una dieta adatta a te.”
Consumammo la colazione parlando dell’Irlanda, la terra da cui veniva Enda, e devo dire che non mi interessasse granché. Forse lui se ne accorse, ma fu buono, e non lo diede a vedere. Ad un certo punto sentendo caldo mi sbottonai la fusciacca, ed il mio piccolo seno restò ben visibile per il mio interlocutore: non avevo intenzione di sedurlo, come non volevo nemmeno sedurre il dottore; però a fusciacca mezza aperta mi sentivo meglio. In realtà avevo trascurato di indossare il reggi seno interno.
“Hai caldo Koona ?!”
“Un po’ sì.”
“Non esiste un protocollo da seguire con le minorenni poiché ragazzine non se ne possono imbarcare, ma credo che se vorrai muoverti nella zona a gravità rotazionale dovrai tirare su la cerniera. Mostrare le proprie fattezze non è ammesso nemmeno ai maggiorenni nei corridoi o negli spazi lavoro…”
“Enda…’”
“Che c’è ?”
“Fanno sesso a bordo ?”
“Immagino di sì; ma c’è sempre una certa privacy…non ti farò né nomi né aneddoti ! Io poi sono tenuto al segreto professionale per legge.”
“Ma se si viene scoperti a scopare che succede ?”
“Niente, finché non avviene in orario di lavoro, o negli spazi lavoro. Comunque la regola generale è una sola, e non è nemmeno scritta; vuoi sapere qual è ?”
“Dimmi, qual è ?”
“Semplicissima: io non chiedo. Tu non dire !”
“…”
“Che c’è ? Sei smarrita Koona ?”
“…no…è che...insomma…”
“Finché si salvano le apparenze; finché non ci si vanta; finché si prendono precauzioni nessuno organizza caccie alle streghe, o scomode inchieste! Se vedi qualcosa del genere passa oltre; come disse un poeta italiano nella Divina Commedia – non ragioniam di loro, ma guarda e passa !”
“Uhmm…”
“Ah ecco, è arrivata la Terry; mi hanno informato che ti farà da madre amministrativa…come tenente è una rompiscatole ! In privato non so, non sembra avere molti amici...”
Fui abbastanza impertinente e insistetti:
“… amiche ?”
“Che io sappia l’unica è la sua collaboratrice domestica qui; un tecnico di bordo. Non so altro. Non sono intimo con alcun ufficiale; tanto meno la Terry…oh ! Buon…”
La Terry giunta davanti a noi disse:
“Vedo che avete fatto amicizia…Enda visto che sono una rompiscatole, vorrebbe dire alla signorina di chiudere la fusciacca ?! Ci tengo alla forma!”
“Meglio se glielo ordina lei tenente. Io non ho gradi !”
“Però ha occhi ! La signorina ha già sedotto un ottimo pilota ed astronauta ed ora è…”
Io disinvolta interloquii:
“…e…?!...”
Enda volle impedire alla Terry di cui aveva visto lo stato di alterazione alla nomina di Mario di completare la frase per timore di qualche parolaccia o incazzatura; aveva un’idea dei turni di tutti e sapeva che stava per iniziare quello della Terry.
“Perso ! La parola migliore è: perso ! E tu cara la nostra naufraga, dimenticalo! Tanto non ce la farà a raggiungere la Rossjasia Vessel. Morirà molto prima ! ”
“Come fai a dirlo, come fai ?!”
A questo punto anche la Terry si mise in gioco:
“Senti mezza donnina ! Lo stiamo tracciando con i radar! Nessun vascello noto lo incrocerà vivo ! Vorrei solo sapere come si toglierà la vita…le sue provviste non dureranno a lungo ! Non ce lo vedo ad aspettare una morte lenta in preda alla follia ! La follia non era mai stata da lui…fino ad una quindicina di giorni fa, almeno !”
“Paula, io…”
“Meglio che te lo dica adesso Koona ! Ho l’incarico di tenerti d’occhio; come fossi tua madre ! Non ti permetterò di proporre mini incontri sessuali a bordo ! Non temere ! Avrai i tuoi spazi, ed anche delle amiche. Ti consiglio una cosa: non farti nemica me! Io non provo empatia come Sorella Johanna ! Io le persone sleali le fulmino! E se ti ho detto di chiudere la fusciacca è perché certe cose non le permetto neanche a mia madre in pubblico.”
La Terry era stata chiara e glaciale. Né arrabbiata, né cordiale. Sembrava non provare emozioni. Era un corpo snello e scolpito, trucco poco, inappuntabile. Mi resi conto che i gradi e le mostrine si doveva essere ammazzata di studio, o lavoro per poterli esibire. Me la immaginavo dare ordini secchi in sala comando. Continuò:
“Adesso se hai finito di fare colazione, vieni con me. Dobbiamo andare dal commissario di bordo per il rapporto sull’accaduto. Sarà un’audizione protetta. Saremo solo quattro: Io, te, il commissario, e il notaio di bordo. Vorremmo sentire la tua versione sugli accadimenti mentre hai la memoria ancora fresca. Non temere! Non sarai considerata complice di Van Brenner per gli omicidi di Gregory Yakin e Sorella Johanna...cerca di non nasconderci nulla di quanto sia a tua conoscenza; ogni cosa, anche la più piccola è importante!”
Venni accompagnata in un ufficio grigio, abbastanza ampio, considerati gli spazi di bordo, dove verso la parete c’era un tavolo bianco con degli schermi piatti per le due persone davanti a me: dietro il tavolo c’era il commissario di bordo; alla sua sinistra, ad un paio di seggiole il notaio di bordo, il dottor Santos Ming Xiao, un anziano mezzo sudamericano, e mezzo cinese. Redasse il verbale di presenza prendendo tutti i nomi, e il mestiere…
“…tenente Paula Terry comandante in terza, in comando alla flotta commerciale. Imbarcata su nave Micenea 7 in servizio permanente effettivo.”
“…Wolfram Conte, commissario di bordo, flotta commerciale. Imbarcato su nave Micenea 7 in servizio permanente effettivo.”
“Signorina Koona Karydu, di anni …”
“Quasi diciassette...”
“Accertata la minore età della ragazza, presentata innanzi a me notaio di bordo Santos Ming Xiao, la nomina da parte del consiglio di bordo, della tutor provvisoria Terry Paula, atto valido ed efficace dotato dei prescritti requisiti della legge di navigazione spaziale, oggi in data…ecco…sì, firmate qui per l’atto di presenza a verbale…la signorina Terry firmerà anche per la ragazza…
“…Tenente Terry, signor notaio…”
“Domando scusa; con le donne tendo ad essere galante…”
Il cuore mi batteva, ero a disagio per ogni volta che veniva pronunciato il mio nome o battuta a voce il giorno e l’ora per il verbale…il notaio scriveva di suo pugno su un magnet-paper, fatto di una misteriosa lega metallica, che registrava definitivamente ogni grafo dello scrivente. Se si fosse cercato di cancellarlo, la traccia sarebbe rimasta sputtanando il tentativo di correzione, o cancellazione. Quanto scritto sul magnet-paper sarebbe rimasto per…sempre! Non era distruggibile col fuoco e nemmeno con delle lame, per quanto taglienti…
Il commissario mi fece la prima domanda, poi una seconda, una terza…volevano per lo più sapere se avevo sedotto io Mario, o se era impazzito lui vedendomi nuda ad esempio quando avevo offerto il mio accappatoio, rimanendo nuda, per tappare la falla sul tetto. Rispondendo stavo confessando stupidamente di aver impedito ai fabricator, ed ai droidi acefali la corretta manutenzione delle strutture della base. Un paio di volte intervenne la Terry, e fermò la domanda, con voce ferma…mettendomi la mano su una delle mie spalle disse imperativa:
“La mia tutelata non risponderà a questa domanda, poiché minorenne infraquattordicenne al momento del fatto dedotto in domanda…”
…oppure…
“Ma la sua ostilità per Sorella Johanna iniziò nel momento in cui le distrusse il fallo artificiale scolpito per lei, se non ho capito male, dai fabricator da lei modificati nella programmazione…”
“No. Assolutamente. Il fallo l’ho scolpito io con le mie mani osservando dei docufilm storici disponibili su Cosmoz…martello e scalpello nella base erano disponibili.”
“Quindi non scaricò i programmi per farlo scolpire dai fabricator !”
“No. L’ho scolpito io senza avere una chiara idea di quanto lo stavo facendo grande.”
“Dal rapporto inviatoci da sorella Johanna risulta che quel fallo aveva un apparato urologico piuttosto rozzo, ma funzionale allo scopo. Quell’apparato…”
“Sì, quello l’ho fatto tramite i fabricator, che hanno usato i trapani di precisione per farvi passare il tubo, da cui facevo uscire per gravità latte caldo con cui simulare la sparata maschile…al momento che lo avessi deciso io…al computer della base dicevo che mi serviva per la didattica…”
“Ma quel fallo in roccia titaniana quindi, non era solo una marachella…compiva degli atti sessuali con esso ! Dico bene ?”
“Ci scopavo con quell’oggetto se è questo che volete sapere; maschi alla base non ce n’erano…io i miei pruritini ce li avevo, e non mi andava di chiedere medicine al computer; volevo qualcosa da stringere in mano…e a me piacciono i maschi…che c’è di male ?! Insomma me lo mettevo dentro !”
E gesticolai con le mani per mostrare come facevo…la Terry mi fermò prima che rivelassi troppo della mia voglia di sessualità.
“La sessualità della tutelata è stata vissuta in maniera anomala per via della morte prematura dei genitori; la mia tutelata non ha mai interagito fisicamente con persone della sua età; chiedo che le risposte vengano dichiarate non-utilizzabili ai fini dell’inchiesta della nave, dato che dal magnet-paper non è possibile cancellarle…”
Il notaio dovette salomonicamente intervenire per prevenire sia la Terry che il commissario di bordo, tra i quali le occhiate non erano certo benevole.
“Ricordo ai presenti che l’utilizzabilità o meno degli atti è affare del magistrato inquirente una volta arrivati a destinazione ! Lei signorina, se potesse fare a meno di gesticolare quando si tratta di attività sessuale o di autoerotismo, la commissione-nave gliene sarà grata.”
La precisazione del notaio stemperò gli animi, anche se un po’ mi aveva irritata.
“Ma chi l’ha aiutata a modificare la programmazione dei fabricator ?”
“Il computer della base. Era lui a muoverli !”
Traducendo il commissario Conte voleva sapere se avevo cambiato la destinazione d’uso dei fabricator per farmi ad esempio il mini Eden lontano dai bracci abitabili, modificando la loro programmazione con coscienza e volontà. Fortunatamente la mia coscienza e volontà, comunque in realtà temperate (quando non contrastate) dal computer centrale, che mi faceva compagnia ed imparava da me, all’età che avevo erano irrilevanti. Il commissario non demordeva facilmente: mi citò un rapporto impietoso fatto trasmettere pure da Greg, che si era fatto un’idea dello stato di conservazione della base, e dei miei abusi, che avevano impedito tra le tante cose una corretta manutenzione del tetto, e delle batterie principali del TM…beh l’avevo combinata grossa, con l’incoscienza degli adolescenti… Dovetti anche rispondere, dato il comportamento di Mario Van Brenner, dei momenti in cui avevo fatto in modo che vedesse il mio corpo. Poi le domande andarono sulla violenza; mi venne chiesto se conoscevo il significato della parola stupro; mi chiesero se ero a conoscenza del fatto che Sorella Johanna aveva offerto il suo corpo a Mario, affinché lasciasse in pace la sottoscritta. Raccontai delle conversazione drammatica avuta con Sorella Johanna. Dove erano ricordi puri e semplici parlavo a ruota libera. Dove la domanda andava sul sesso fatto con Mario s’intrometteva la Terry ricordando che la visita approfondita fatta dal dottor Vallefuentes escludeva violenza, e costrizione nei miei coiti con Mario. Ero talmente confusa, che per un attimo colsi un’illuminazione di cui non feci confidenza ai presenti: la Terry non stava difendendo me dalle domande che avrebbero potuto incriminarmi anche da minorenne; eh no ! Stava difendendo Mario…io ero solo una puttanella minorenne incosciente, che non si era accorta del male che aveva fatto intorno a sé. Effettivamente l’impazzimento sessuale di Mario aveva causato due omicidi belli e buoni…si andò avanti così un buon paio d’ore, e dopo di me il più stressato per le mie risposte dirette come “ce l’aveva duro e mi era piaciuto !”-“Ricevere del vero schizzo di maschio, di un uomo, insomma il suo sperma, mi ha reso felicissima !” – “Volevo provarlo dietro come avevo visto fare negli olomuvj porno”- “Odiavo Johanna, voleva uccidere il mio amico peloso…” – “Sì, avevano scopato, ma non mi toccavo pensando a quello che mi aveva detto Johanna che piangeva.” – “Sì, sembrava pazzo di me e del mio corpo…”- “Mi aveva detto che Greg era stato incaricato dalla compagnia di eliminarmi se avessi avuto qualche malattia…devo ammettere che per un po’ ci ho creduto…adesso non più…”-“La sua ragazza Lauren mi disse che l’aveva sodomizzata a studio”…il più stressato era il notaio Ming Xiao: sudava freddo, non sapeva più cosa grattarsi della sua testa; gli caddero gli occhiali in terra un paio di volte mentre verbalizzava “a domanda risponde”. Dopo uno svenimento occorsogli quando dissi come avevo trovato il cadavere di sorella Johanna, il commissario Conte decise che poteva bastare. In fondo, seppi poi, non avevo detto niente che già non sapessero. Sorella Johanna aveva fatto in tempo ad inviare un rapporto verbale sei-sette minuti prima della sua morte. In via confidenziale mi venne detto, che aveva suggerito lei di considerarmi una vittima della malafede di Mario. Io ormai, dopo quest’audizione protetta avevo le idee confuse e cominciavo a considerarmi la complice di Mario, pluriomicida da quando aveva conosciuto la sottoscritta. Mi feci accompagnare dalla Terry alla mensa, e chiesi un solo un paio di panini. Non avevo voglia d’incontrare altre persone. Tacevo. La Terry mi prese anche delle bevande analcoliche e mi accompagnò in stanza. Non appena fummo dentro prese immediatamente la parola da padrona di casa, dopo aver poggiato le bibite sul tavolo:
“Tu dormi lì ! Il tuo cane in stanza non possiamo tenerlo; gli stanno facendo una cuccia in un’altra parte della nave, nella zona a gravità, stai tranquilla.”
“Uhmm…”
“Sono le 16 tempo nave. Il pranzo col comandante è saltato, dato che l’interrogatorio era più importante. Io ho il turno fino alle 21; se ti va possiamo cenare assieme dopo.”
“Uhmm…”
“Va bene miss mugugno, non ti forzo ! Beh io vado, tu mangia e riposati! E non preoccuparti per oggi: non sei imputabile: eri con sorella Johanna quando Mario ha ucciso Greg, e da sola quando ha replicato con sorella Johanna…un’ultima cosa Koona ! Se vuoi andare a trovare il cane chiamami all’interfono da polso: io sono la AA-176; ti manderò qualcuno che si assicurerà che non rimorchi.
“Rimorchio ?”
“Alleluja ! Ti è ritornata la parola ! Rimorchiare è un modo di dire sulla Terra; vuol dire che non seduci altri maschietti. Sei una che le tenta le persone ! E nemmeno te ne accorgi ! Da sola ti ordino di non girare. Il tuo seno stava seducendo l’infermiere Enda oggi. E vorrei pregarti di non illuderlo: lui con le donne non è stato fortunato, ed è di quelli che se vogliono intimità e sesso devono pagarlo; capito ?!”
“Enda mi sembra simpatico…”
“Enda è di quelli che sembrano simpatici perché o fino a che non ci provano !…non fargli il male che hai fatto al pilota Van Brenner ! Era un’esperto ! Era…”
Paula Terry uscì; io mangiai rapidamente, e bevvi un casino; poi un paio di minuti dopo vuotai la vescica…Paula era una donna molto pulita e inappuntabile; gli armadietti della toilette erano ordinati e squadrati un po’ come lei. La stanza non era grande; su Titano Uno avevo molto più spazio, mentre qui era tutto appena bastante, e grigio come il carattere della Terry; solo la parete frontale del letto aveva uno di quei dipinti di un qualche pittore sconosciuto dei primi secoli prima della grande espansione spaziale, riprodotti da cornici digitali. Ogni minuto ce n’era uno diverso. Curiosai dappertutto, e mi meravigliai di trovare in un cassetto basso che avevo aperto per curiosità infantile un oggetto un po’ in contrasto con la personalità esposta della Terry. L’ufficiale in terza Terry, cari amici terrestri, possedeva nientemeno che…

…uno di quei sessi maschili finti di cui mi ero fatta una certa cultura sugli olo-porn. Era di quelli costosi, auto-riscaldanti con rigonfiamenti mobili estraibili, tre programmi velocità con il giroscopio digitale su tre assi: una volta dentro facevano da soli. Quel modello aveva un secondo fallo più piccolo e meno mobile per sentire penetrato anche l’ano…controllai il serbatoio e vidi che era vuoto…aprii la valvola e lo riempii con il latte rimasto che mi aveva preso Paula…poi ormai con una voglia matta di sesso, mi liberai della fusciacca e dei pantaloncini aderenti; accesi il dildo e impugnandolo duro aspettai che diventasse caldo, poi siccome vergine non lo ero più da un pezzo allargai le gambe in piedi, e me lo cacciai dentro quasi tutto. Ce lo avevo dentro, e stranamente non stava cascando. Poi chiuse le gambe passeggiai meno di un metro fino al letto, e provai piacere a sentirlo muoversi dentro la mia vagina. Pensai: non è che me la allargo troppo con questa roba dentro, ben addentro !”
“Uhnn ! Ohhhhh ! Mhnnn ! Ohhhhhh…!”
“Uhmm ! Ahnn !”
Il movimento mi procurò del godimento. Distesami sul letto allargai le cosce, e alzai le ginocchia e toccato un pulsante, avviai il tutto. Mentre l’oggetto tossicchiava i primi movimenti per valutare il volume della mia vagina, dato che era un modello a scansione d’ambiente, aggiustai la penetrazione introducendo anche il secondo, quello destinato al mio ano per godere con il culo. Tra i due membri notai che c’era un contattino rosso semisferico: sapevo a cosa serviva: stimolava l’inguine con piccolissime e brevi scossette elettriche di durata sempre diversa, e accompagnava in tal modo l’orgasmo finale. A quel punto, mentre la programmazione gestiva i movimenti del sexy toy, mi sganciai il reggiseno e mi presi le tette stringendomele bene, prese forti e salde. Mi auto succhiai i capezzoli più e più volte, fino al momento della prima scossetta piacevole all’inguine…
“Ahnnnnn ! Ohhhhhh! Ohhhhh ! …ahnnn !
Smisi con le prese al seno ed iniziai a smanettarmi la parte vicina al clitoride per massimizzare il mio piacere…
“Ahhhhhaaahhh ! Sìiiiiii ! Uh ! Ahnnnn ! Ahuhhhh ! Oh !”
Non me ne ero accorta, ma le tettine mi erano diventate dure; cosa avrei dato per un maschio che me le avesse succhiate…! Il dildo si muoveva, e lentamente, diventava più caldo; io mi stavo inzuppando tutta. A posto della fica avevo una pentola che ci stava dando giù di brutto. Il dildo si muoveva bene facendo poco rumore. Io di tanto in tanto, tra un rantolo e l’altro davo delle piccole spintarelle a caso per sentire anche il secondo falletto deliziare il mio culetto. Godevo, godevo e pensai che adesso avrei un po’ aumentato la velocità. Completamente nuda mi carezzavo la pancia, e le cosce non essendoci un maschio a farlo. Il dildo era proprio caldo. Chiusi gli occhi e tirai la lingua di fuori per l’eccitazione…di tanto in tanto stringevo prima una tetta e poi l’altra, e mi tiravo un po’ i capezzoli turgidi un po’ per voglia, un po’ per rabbia…
“Godevo, godevo disperatamente…ahn ! Ahnnn! Ahnnn ! “
Sentivo la mia fica sciacquettare, dovevo liberarmi un pochino. Mossi il bacino un paio di volte strisciando le natiche sul lenzuolo; anche il dildo risentì dello struscio, e si fermò un istante per adattarsi al nuovo asse; poi riprese a muoversi, e una tiepida bavetta uscì dalla mia vagina bagnando il lenzuolo, ma il dildo continuava a muoversi, e montavo di nuovo…non so cosa intendete voi sulla Terra per porca, ma di certo io mi avvicinavo moltissimo al concetto, e la cosa mi piaceva un mondo. In quel momento avrei voluto che mi vedesse Miss Dera che invece aveva sempre cercato di darmi una raddrizzata, e non ci era riuscita molto, perché probabilmente era una donna virtuale, non di carne.
“Oh ! Ahnn ! Oh ! Ahnnnn !”
All’improvviso si aprì la porta ed una persona entrò. No, non era la padrona della stanza, la Terry...
…!...
…ebbi un attimo di vuoto totale ! Ero in imbarazzo, forse perché mi era già montato l’orgasmo ed ora ecco che è entrato qualcuno ! Fermai il dildo…inebetita rimanevo in silenzio…la persona adulta, una donna non come me o la Terry, forse più grande, con in mano uno di quei pulisci tutto con cui il computer di Titano Uno mi assegnava le corvée per i miei comportamenti…la porta a scomparsa si era chiusa dietro di lei. Eravamo sole. Focalizzai meglio: una discreta quarantenne e più; credo che un tempo le chiamassero milf…la donna prese la parola:
“Scusa, mi dispiace !...questo il tenente Terry non me lo aveva detto; vuoi che esca, e ripasso tra poco, così finisci…?!”
“No, scusa, lasciamo perdere, entra, entra pure…e chiudi se si può.”
“Sono già entrata signorina ! E la porta si è già chiusa da sola.”
A quel punto, rotto il ghiaccio, nella mia ridicola postura, le tesi la mano, anche se certo non era proprio pulita. La donna si avvicinò al letto dove ero ancora distesa, con quel coso dentro di me; ormai pensavo fosse inutile ogni pudore. Lei la prese, e me la strinse. Ci presentammo:
“Piacere Koona ! Oh !”
“Vrrrrrrrrrr !”
“Ahnnn !...”
“Beh, conosco quel dildo ! L’ho già provato anch’io. Non ho dubbi che provi piacere…”
Il mio movimento aveva fatto muovere il dildo dentro la mia fica; l’avevo lasciato in stand-by. Mi sentivo sempre più ridicola. Quel cazzone artificiale continuava a muoversi dentro di me, dandomi piacere. La donna lasciò la mia mano, e si allontanò di un metro dietro di lei; e, conoscendo l’alloggio, aprì un cassettino, e ne prese un oggetto grande un pollice circa. Verificò che fosse acceso, e spinse un pulsantino rosso. Il vibratore si fermò, pur restando grosso e caldo dentro di me.
“Ecco ! Ora dovrebbe essere spento; la mia amica il telecomando lo tiene in un posto diverso dal giocattolo !”
“Non l’avevo notato il telecomando, davvero…!”
“Allora le presentazioni: io sono Solveig; capo di terza classe Solveig Lund, addetta alle pulizie degli alloggi ufficiali, e alla regolazione degli spettri luminosi delle lampade di bordo, visibili, IR, e UV-A e B !”
“Sei una ufficiale ?”
“No, una sottufficiale, capo di terza classe ho detto; ma scusa, avrei dovuto capirlo ! Non puoi conoscere i gradi…insomma sono un tecnico delle luci, ma arrotondo con le pulizie; non sarebbe regolare, ma con un po’ di sesso qua e là, qui a bordo, l’ufficio tasse non lo saprà mai…vabbè visto quello che ho visto di te, chiamami Solveig e basta…ehm…non ti disturba quello, lì dentro, Koona?”
Mi vide che mi tenevo ben saldo dentro il suo giocattolo.
“No, a dire il vero no; me ne sono dimenticata. Ora lo tolgo…! Ahnnn…uhhh, oh !”
Solveig si voltò, dato che il momento era intimo in re ipsa…
…tolsi l’oggetto con rapidità, e la mia fica tornò a chiudersi non senza una bava che scivolasse sulla coperta, sporcandola. Solveig non si era voltata del tutto, e mi disse amichevole:
“Non è proprio una macchia da nulla; speriamo che il magazzino abbia il ricambio del colore scelto dalla Terry; lei di solito quando scopa è molto pulita.”
Restai nuda davanti a Solveig, una donna curata non giovanissima con i capelli rosso-castano piuttosto volumati, ma raccolti. Solveig mi guardò negli occhi per tre-quattro secondi; aveva un che di materno; il suo viso era metà madre e metà puttana, con un bel paio di occhi azzurri o verdi, non si capiva bene; la trovai dolce e attraente, un maschio l’avrebbe scopata molto volentieri, anche per le sue forme gradevoli. Sarà stata di un metro e sessantacinque, e penso che dentro il suo gonnellino ci fosse un bel culo. Lei continuò…
“Dammi il dildo, devo pulirlo, l’hai pulito prima di usarlo ?”
Senza pensare, ed infatti non ci avevo minimamente pensato, dissi di no. L’avevo usato come l’avevo trovato per cui dissi…
“No.”
“Ma te l’ha prestato la Terry ?!”
“No. Ho frugato qua e là…e poi mi è venuta la voglia; conoscevo questo modello; l’avevo visto negli olomuvj porno di cosmoz !”
“Hai capito la nostra naufraga…! Beh, comunque ti sei messa dentro, diciamo, la fica di Paula…insomma i suoi batteri; comunque dammelo qua, va !”
Glielo diedi. Lo mise sul tavolino alla parete, e gli svaporò sopra con la pulitrice un paio di volte, sicura e veloce, come lo avesse fatto altre volte. Venne rilasciato del fumo da vapore. Poi con una salviettina profumata lo pulì espertamente più volte, impugnandolo di tanto in tanto. Impugnandolo ancora caldo però…
…!...
Un’altra sensazione di vuoto ! Lì dentro non era Titano Uno ! Qui la sottoscritta comandava un cazzo di niente. Solveig andò verso la porta, e digitò un codice. Dalla porta a scomparsa, già chiusa partì un rumore evidente.
“ZAAANNG !”
Solveig aveva messo il blocco, ed anche la luce calò di un bel po’. Lo regolò su trenta minuti altrimenti un blocco da un’ora per le pulizie avrebbe destato dei sospetti…mi rassicurò:
“Che succede Solveig ?! Cos’era quel rumore ?!”
“La sicura alla porta; si ri-sblocca in trenta minuti ! Lo uso spesso per non essere disturbata al lavoro. Se vuoi uscire il codice numerico è 2-3-2-7. Serve a lasciarci lavorare in pace. 2-3-2-7 comunque…”
“Ah ! Ma…”
“Uhi che caldo che fa qui !”
Si tolse la fusciacca, e rimase a seno nudo. Una bellezza statuaria, un misto di grazia e fierezza. Non aspettò la mia domanda per quel gesto:
“…due poppe dure e regolari, di quarta o quinta misura, con due capezzoli già dritti, hai visto ?!”
“Vedo !”
“Alzati ! E vieni qui !”
“Cosa ?”
“Vieni qui ! Dove sto io…vieni !”
Mi alzai, e andai di fronte a lei. Mi guardò negli occhi e mi chiese:
“Toccale, e senti quanto sono dure !”
“Ma…”
“Toccale, ti dico !”
Le toccai, e sentii che aveva ragione. Vi poggiai sopra la mano soltanto, accorgendomi che quella donna aveva anche una bella pelle di pesca…lei ancora imperativa aggiunse:
“Stringile ! Tutte e due ! Dai !”
“Che..:”
“E stringile !”
Le strinsi, ed erano toste. Quella donna aveva molta cura di sé stessa…passai inavvertitamente il palmo della mia mano sul capezzolo turgido sull’attenti come un soldatino. Anche Solveig si accorse che le avevo carezzato il capezzolo, e devo ammettere che avevo provato piacere nel farlo…Solveig orgogliosa disse:
“Oh ! Ho sentito, uhhmmm, il tuo tocco sul capezzolo…una correntina più che altro! Sapessi come me le succhia la Terry quando è incazzata! Potrei fare da balia se ci fosse una gravidanza a bordo, sai ! Il dottore mi ha analizzato il latte, ha detto che è ancora buono…! Vuoi assaggiare ?”
“No; non è necessario. Io…”
Feci cenno di no, ma…

…se voleva ipnotizzarmi…in trenta secondi c’era riuscita ! Non sapendo che fare le sorrisi, e non avrei dovuto farlo. Ricambiò il sorriso…poi…

…avvicinatasi a me si abbassò sul mio piccolo seno, e cominciò a carezzarmi i capezzoli, e la pelle intorno, come avevo fatto io con lei. Mi succhiò rapidamente entrambi i capezzoli, poi iniziò a baciarmi sul ventre, lentamente scendendo verso la mia fica. Diede dei baci rapidi, e delle leccate ai mio monte di venere, quindi iniziò a lambire con la lingua, con delicatezza e rapidità, le labbra della mia vulva. Diede delle rapide leccate sapienti alla base delle piccole labbra della mia già bagnata fica cercando di non indurmi male al clito. Scese anche più sotto, verso l’inguine. Leccò via anche una seconda bavetta, che doveva essermi uscita per la postura verticale, rispalmandola con la sua saliva estranea sulla pelle del mio sesso…
“Ahn! ….ohhhhh….ahnnn ! Ohhh…aahhhhh!”
La mia fica ormai si era già gonfiata da scoppiare. Solveig, sentenziò sicura:
“Mi sa che stai per venire…di lingua però sarebbe un peccato! Con la sola lingua…uhmm, che buona…uhmmm, sluuurp…yum…beh un paio di dita che ne dice la tua micetta ?”
“Anche prima ero quasi venuta !...Ahnnnn !”
“Normale. Hai una fica giovane e reattiva ! Lascia fare a me !”
Prese il dildo, e mi fece cenno di ristendermi sul letto; non opposi resistenza, dato che l’approccio saffico improvviso mi era piaciuto inspiegabilmente, e molto…
Modificò, con mano pratica la programmazione al dildo, che prese a muoversi più velocemente ancora nelle sue mani; io avevo già allargato le mie coscette pronta a riceverlo di nuovo; Solveig si abbassò sul mio ventre baciandolo, e sfiorandolo, e dopo i miei rantoli, leccò con saliva abbondante prima il mio clitoride, poi la sua lingua si fece strada tra i lembi dello spacco naturale; continuai a godere di lingua…ed intanto mi carezzava il ventre con la sua mano calda…
“Ohhnnnn, ahhnnnn…Uh ! Ahnnnn ! Ahnnnnn ! Ahnnn !”
La mia fica si aprì da sola, vogliosa e rosea quasi rossa, da soddisfare…e Solveig sapendo già dove mirare me lo ficcò dentro senza cautela, in un colpo solo !
“AHNNNNN !”
“Quello che hai sentito, la Terry lo chiama il colpo proibito; ma sapessi quanto le piace…”
Dopo un istante di smarrimento ho sentito un godimento immediato. Mi aveva penetrato una meraviglia ! Complice il vapore della pulitrice, mi sembrava anche che si scaldasse di più…di più…e io godevo, godevo, godevo.
“Ahnn ! Ahnnn ! Ahnnn ! Ohhhh, ahnnnn, uhmmmmfff, ohhhhhhh…ahn !”
Mentre il dildo lavorava la mia vagina dentro in automatico, colpendo le pareti un po’ a caso, Solveig si abbassò a leccare la mia pancia, e quando introdusse la sua lingua nel mio ombelico, non so come, me ne venni per il solletico dei suoi capelli sul mio ventre e la sua lingua intrusiva…probabilmente era tutta l’energia emotiva tenuta a freno dopo il suo arrivo inatteso.
“Ahnnnnn ! Ahnnnnn ! Sìiiiiiiiiii ! Ancoraaaahhhhhhh…mi hai fatta bagnareeeeehhhhh, ohhhhh !”
Trasferì velocemente la sua lingua sopra la mia fica ormai bagnata e mi assaggiò quel poco che riusciva ad intercettare con la lingua che si muoveva qua e là tra le pieghe esterne del mio sesso penetrato. Sentiva anche i miei respiri affannosi. Mentre mi leccava il sesso prossimo a rilasciare qualunque cosa stesse nel brodino interno, riuscì ad allungare una mano verso il mio seno sinistro e cominciò a tendere il mio capezzolo già dritto. Io stessa la incoraggiai..
“Così ! Dai ! Così !”
I comandi del vibratore li teneva lei; dopo due-tre minuti forse decise che ero al culmine e…

…il dildo mi sparava schizzate di latte tiepido, e qualche gradita miniscossetta puntiforme all’inguine. Solveig mi baciava sul collo, e sotto il mento, sulle guance, e sulle orecchie, introducendo la lingua come aveva fatto con l’ombelico; poi all’improvviso mi accorsi che avevo la lingua di fuori…me ne accorsi perché leccando le sue guance calde, e non mi dispiaceva, colpii anche lei sue labbra ancora carnose; un attimo di vuoto…ci baciammo tra femmine ! Restammo congiunte un buon minuto, e mi piaceva sentire il suo seno contro il mio. Non mi mossi per sentirsi sfiorarsi i nostri capezzoli turgidi…com’era da prevedersi la sua lingua cercò la mia; non rimasi imbarazzata che un istante… poi ce le sciabolammo una con l’altra. Era piacevole, e mi sembrò di venire di nuovo…la mia fica era tutta un bagno sporco, e tiepido. Di latte non me ne veniva sparato più. Solveig tolse il dildo, poi abbassatasi sulla mia vulva sporca di liquami da coito, me la ripulì tutta quanta con la sua lingua ormai diventata animalesca col mio sesso. Mi disse:
“Voltati e mettiti carponi ! Sai com’è no ?!”


- Continua –
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