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Nella casa del giudice 2a parte


di sexitraumer
02.12.2008    |    17.918    |    2 7.4
"Mi sentivo esaltato dal calore di quella topa..."
Alla fine Elena perse la verginità davanti alle sue condizioni; con un ragazzo di sua scelta che però non dovette rivelarsi un grande amatore. Tutto iniziò tra noi due per un pelo di passera che fuoriusciva dalle mutandine, quindi dagli shorts ultracorti di Elena. Forse lei a livello inconscio voleva fare sesso con me chissà da quanto. A differenza del rapporto col suo sverginatore, quello con me restava intenso e duraturo. Il poveretto invece era stato lasciato senza tante cerimonie. Dopo quelle nostre scopate anali lei decise di darmi anche quelle sensazioni cui avevo sempre bramato massaggiandole e leccandole la fica all’esterno. Avrei potuto scaldare la cappella tutta in quel caldissimo ed umido forno naturale che ci succhia lo sperma facendoci desiderare di spararlo dentro. Già da ieri che erano cinque giorni senza sesso anale con Elena fiutavo l’aria. Il nostro giudice era dovuto partire per la Lombardia per una rogatoria; sarebbe stato via quattro giorni. Passò di mattina presto a lasciarmi le chiavi con la lista delle scatolette per Remo: l’unico nostro testimone a carico … Informai Elena che avevo le chiavi di sopra e lei mi disse davanti a nostra madre che prima di andare all’università sarebbe passata lei a dare le scatolette a Remo e che quindi potevo uscire tranquillo dovunque dovessi recarmi; tranquillo veramente anche perché la simpatica spiona, la signora Greta che dovetti una volta narcotizzare, era ricoverata nell’ospedale dove lavorava il figlio per accertamenti. Niente spiate dietro la porta. A me personalmente che la vecchietta sospettasse qualcosa non dispiaceva affatto. Ero solo più eccitato all’idea … Mia sorella si recò di sopra a preparare il pranzo al gatto ed a noi l’ambiente. Dovetti vivere quelle due ore lunghe da far passare senza le tre biglie che cadevano … sospettai che forse oggi non era aria; comunque io stesso prima di uscire aspettando le tre biglie prendevo tempo. Ad uso e consumo di mia madre (papà era a lavoro) simulai anche una telefonata al cellulare in cui chiedevo a mia sorella Elena che mi riguardasse un attimo il calendario degli esami dalle bacheche dell’università. Poi mi misi a leggere un libro nella mia cameretta. In mezzo alle pagine trovai un petalo rosso di un fiore. Non ricordavo di avercelo messo; mia sorella essendo al piano di sopra doveva avermi sentito perché mi richiamò al cellulare:
“…”
“… allora sei in camera tua vero ? Ti ho sentito i passi da qui … Se non sei solo … dì soltanto di sì o di no.”
“Sì, è qui nell’altra stanza …”
Era vero. La mamma era nella stanza accanto. Non credo che potesse sentire la voce di lei.
“Hai visto dentro il libro che stai leggendo ?”
“… proprio adesso sì …”
“Ti avevo sentito infatti … senti, il giorno è oggi. Sì te la do! Quando il petalo è rosso ti spiegherò cosa vuol dire. Ora quello è il segno quando mi va di dartela…!”
“Ah sì … sì, … è rosso, sì l’ho visto …”
“… senti, tranquillo per la venuta dentro ! … ho preso la pillola …”
“ Ah bene … non sai ancora se c’è l’esame …”
“Mamma che fa ?”
“Non glielo chiesto … ma è ancora a casa; ma insomma te la devo passare ?”
“No. Tranquillo no. E se lei è vicina dimmelo così abbasso la voce …”
“No, non adesso stavo leggendo un libro… ma tutto bene a lezione ? Ci vai ai seminari ?” – simulai un dialogo universitario.
“Sì, ma allora non sei solo …”
“No.”
“Va bene, fai piano senza scarpe mi raccomando e sali su appena puoi … io ti aspetto. Se non hai mangiato ti ho lasciato un panino. La sai una cosa ? … Mamma è lì davanti a te ?”
“No.”
“Allora senti: il nostro giudice è pieno di porni … alcuni sono del 1976 … qui sotto il letto ce ne sono una ventina degli anni 80. Appena vieni vedrai tu stesso quanto è porco il padrone di Remo !“- non sapendo che commento fare dissi neutralmente:
“Bene.”
“Ah dimenticavo … il letto non cigola più. Sono riuscita ad aggiustarlo.”
“Ok a stasera! Ah senti guardami nella bacheca se hanno messo l’appello…”
La telefonata ebbe termine. Facendo finta di dover finire la lettura di quel libro me ne stetti in camera mia un’altra mezzora. Nostra madre, senza dare alcuna importanza alla nostra conversazione alla fine se ne andò a dormire per una pennichella pomeridiana. Ormai erano le due e mezzo del pomeriggio. Mia sorella doveva essere su già da mezzogiorno. Si era portata dietro un panino per sé ed uno per me. Dopo essermi assicurato che mia madre dormiva nel matrimoniale presi lo zaino e feci per uscire. Appena fuori la porta, richiusala, mi tolsi le scarpe e mi recai scalzo salendo gli scalini al piano di sopra presso l’appartamento del giudice. Con mia madre che dormiva era inutile far finta di uscire e poi tornare indietro. Mi sentivo una piccola euforia e sicurezza dentro di me. Andai direttamente e bussai tre volte rapide, ma piano piano. La porta si aprì e nel buio del corridoio mi aspettava mia sorella Elena, bellissima come sempre; indossava una maglietta aderente bianca e dei jeans attillati che davano non poca forma a quel suo culetto del quale sapevo ormai tutto, ogni piccolo anfratto. Sotto il braccio teneva la copia spiegazzata di un Le Ore abbastanza recente a giudicare dalla lucidità della copertina. Mia sorella sussurrò:
“La mamma che fa ?”
“Sono uscito che dormiva …”
“Mi sono annoiata ad aspettarti e allora mi sono toccata in queste due ore con questi porni … hai sentito niente di sotto ?”
“Veramente no. Ho aspettato le tre biglie. Ma rumori di quelli nostri no.”
“Niente biglie. Io lo sapevo che mamma a quest’ora prova a dormire. Pensa se la svegliavo … insomma non hai sentito niente ? Proprio niente ? Io ho fatto rumore! “
“No, ti dico!”
Mia sorella mi mostrò delle macchie su dei fogli di scottex ormai spiegazzati.
“Ho goduto. Significa che possiamo godere. Dabbasso non si sente. Capisci ?!”
“Sì.”
“Hai lavato il pisello ? Oggi ti do la fica e te lo prendo anche in bocca …”
“Vado a lavarlo ora. Il bidet ce lo offre il giudice, vero ?!”
“Cominciamo a fare i padroni vedo…”
“… Dì ! Tu la fica che ti sei già fatta venire l’hai lavata ?”
Mia sorella fu risoluta; mi fece segno di togliermi i pantaloni e le mutande. Lo stesso fece lei. In tre minuti eravamo tutti e due nudi, fratello e sorella, l’uno di fronte all’altra … si avvicinò a me strusciando i capezzoli contro il mio torace. Mi prese per mano e mi guidò nella vasca da bagno dove ci lavammo reciprocamente i nostri sessi. Come inizio fu complice, dovuto, -e perché no?- romantico. Mentre ci insaponavamo i sessi ero però un po’ a disagio e lo sono rimasto un paio di minuti quasi sovrappensiero, quando finalmente riuscii a focalizzare quello che volevo dirle mentre ci asciugavamo:
“ … i padroni hai detto prima … mò che il giudice vede che i porni non stanno più come li aveva lasciati come la mettiamo ?...”
“Sì ? Beh, vorrà dire che tu te li sei guardati un po’. Sei un maschio, no ?”
“Forse hai ragione. Dove me la dai ?”
“Sul lettone del signor magistrato. Non cigola più. Era la spalliera sconnessa…”
Mia sorella del sesso con gli uomini ormai era pratica. Il pisello mi si era ingrossato parecchio da quando avevo percepito il disagio dello spostamento dei porni; stava diventando un cazzo che lei già da diversi minuti aveva preso tra le mani. Magicamente in quei due minuti di parole aveva già preso consistenza. Da parte mia le carezzavo il pelo come avevo fatto molte altre volte durante i preliminari del rapporto anale misto. Mi prese per il cazzo e mi guidò verso il lettone matrimoniale del giudice. Dapprima ci sedemmo sul bordo destro del letto rilassati prendendo a masturbarci manualmente con reciprocità. Nelle seghe mia sorella era sempre stata brava quasi per istinto atavico. Io già sentivo bagnarsi il suo pelo. Allargò un po’ le cosce per facilitarmi la smanettata massaggiante, mentre lei con maestria mi faceva su e giù con la sua mano destra. Mi chinai a succhiarle il suo capezzolo destro perché più a portata di labbra. Elena fece ciò che poteva per facilitarmi la succhiata che era già divenuta, nel volgere di pochi istanti, una mordicchiatina del suo piccolo seno. Lei cominciava a mugolare; segno che la mia lingua sul suo corpo cominciava a fare il suo lavoro … il ritmo della pippa si fece più veloce e del pari il cazzo più duro. Risalivo dalle tette al collo fino al viso, la sua guancia, le sue orecchie dove ficcai la lingua famelico. Cercai dopo mezzo minuti di escavazione linguale dell’orecchio le sue labbra e la sua lingua calda e salivosa speravo. La trovai quasi subito disposta ad incrociarsi con la mia. Bagnammo le guance della nostra saliva ben mescolata. Le mie dita là in basso stavano strofinando lo spacco delle labbra della vagina e si soffermavano di tanto in tanto sul clitoride ormai gonfio. Lei mi disse:
“Mario ! Stenditi che te lo prendo in bocca. Ora hai una bella asta. La velocità con la mia bocca la decido io. Non mi forzare. Anzi, … allarga anche le gambe, così mi dedico anche alle palle.”
Eseguii prontamente. Tenni la testa elevata un po’ dal cuscino. Non chiusi gli occhi per godermi il suo pompino al massimo. Li tenni ben aperti per vedere la sua boccuccia aprirsi ed ingoiare il mio cappellone già rosso dalla sega sopraffina. Esitò degli attimi, poi all’improvviso prese coraggio, respirò profondamente, abbassò profondamente la sua testa sul mio cazzo e me lo prese in bocca. Una bocca già calda e bagnata che diede magnifiche primaverili sensazioni al mio glande. Sentivo la sua lingua lisciarlo e lapparlo da tutte le direzioni. Quell’inizio di pompino era un turbinare di sensi amplificati dai colpi di lingua al centro della cappella, nel nostro punto più sensibile, poi sul prepuzio, ai lati … poi sentii di nuovo il freddo dell’esterno della stanza, il respiro delle sue narici sull’asta visitata anche dalla sua lingua che scese fino alla base delle palle, le umettò tutte di saliva e prese a succhiarne una con delicatezza mentre le sue tettine scaldavano le mie cosce. In quei momenti il cazzo restava dritto grazie all’ausilio della mano della sega, sempre calda e gentile, come solo una mano di una femmina può essere. Ormai affannavo e mi stava anche crescendo la libidine al punto che chiesi a mia sorella un 69. Accettò subito mentre aveva ripreso a slapparmi la cappella con delle sapientissime carezze alle palle. Si sistemò sopra di me e potei iniziare una famelica leccata della sua fica avido di ogni umore che ne veniva lasciato cadere. Interrompevo ogni tanto la leccata perché dovevo godere della sua bocca calda che andava su e giù dalla cappella all’asta e sostava sulle palle che ormai erano delle turbo palle. Sentivo alla loro base una sensazione di circolazione, di vita, di potenza, di scorrimento. Non c’era colpo di lingua alla cappella che non venisse accompagnato da una carezza ai coglioni diventati due reattori nucleari debolmente raffreddati dalla saliva di mia sorella Elena. I suoi colpi di lingua sapienti sui lobi della mia cappella ormai mi avevano sbarcato in paradiso. Godevo, godevo, godevo e di tanto in tanto leccavo lo spacco della fica per sentirla tutta. Ripresi a leccare che ecco all’improvviso non riuscii più a controllare niente. Un’onda partì dall’inguine e quando si esaurì in un lampo sul davanti della cappella vicino al buco, una sensazione di benessere mi riportò alla piacevolissima realtà: avevo sborrato in bocca a mia sorella che da parte sua fece ogni sforzo per berlo. In un minuto ci riuscì. Le sentivo i rumori dell’ingoio con la mia cappella aspirata dal suo palato. Era proprio decisa e affamata di sperma. Il mio godimento continuava e dopo l’ultima goccia che riuscì a lasciare il mio cazzo Elena con la sua lingua prese a ripulirmelo perché fosse ben liscio quando fosse entrato nella sua fica che aveva già colato un po’ di umori catturati dalla mia lingua e dalle mie labbra. Il primo scambio di fluidi aveva avuto luogo. Elena si voltò schiacciando il suo seno contro il mio; io le introdussi anche un dito nell’ano che lei favorì, poi ci baciammo a lungo sulle labbra scambiandoci i residui dei fluidi che avevamo catturato. Baci ed abbracci continuarono come pure la mia lingua aveva preso a esplorare il suo viso, il suo collo, e le sue tette. Facevamo i preliminari dell’amore ancora eccitati dal nostro 69. Le strinsi le tette tra le mani quando con le labbra ero all’altezza dell’ombelico. Elena godeva e la mia erezione stava tornando. Non era ancora il momento perciò presi a leccarle la fica già bagnata e odorosa di sesso fatto. Non era proprio odore ma l’eccitazione me la sosteneva in progressione geometrica. Lei godeva cercando di tenere una voce normale. Non sarebbe durata a lungo però perché il cazzo di lì a tre minuti di leccata di spacchetta, grandi labbra e clitoride si ridrizzò. Mia sorella capì prontamente e allargò le gambe per facilitare la penetrazione della sua piccola fica elastica. Alzai il torace, poggiai la cappella di nuovo dura sulla sua passera e vedendo nel suo viso i tratti del godimento puntai la punta della cappella nel buchino roseo sotto lo spacco ed entrai col cazzo dritto. La sua vagina cedette centimetro dopo centimetro. Ero deciso ad arrivare fino in fondo. Era già tutta un canale multidoccia caldo ed umido. Un infernetto bollente di piacere che arrivava fino al mio cervello. Il circuito tra di noi era chiuso. Elena prese a rantolare ed io a muovermi avanti ed indietro.
“… ahnnn, … ahnnn … sì … sì … ohhhh … sìììììì ….”
“Ahnnn, ahnnnn, ahnnn, che piccola gran fica che sei ! Piccola, bollente ed ela … ahnnn … el …. ahnn”
“Ahnnnn … Elastica…! … volevi dire !... ahnnn … sì, sì, sì, aprimi tutta Mario ! Sfondami senza pietà … voglio sentirtelo tutto dentro … ahnnn dentro ! …. Dentro tutto! Sfondami !...”
“Si ti sfondo !”
“Ficcalo tutto dentro … fino in fondo Mario, fino in fondo ! ohhhhh! Dai tutto ! Dentro tutto ! Sì!”
“Sì oh… ahnn, ahnnn”
“… ahnnn … ohhhh … lo …sai ? ….ahnnnn”
“Cosa ?…ahnnn… cosa ?”
“Petalo rosso ! … ahnnn sì ! … ohhhh … sì, sì, ahnnn vuol … ohhhh … dire che … ahnnn … puoi … sborrarmi dentro … ahnnn se no te … lo ahnnn ! Sì !...te lo lascio … ahnnn … bianco!”
“ …. Ahnnnn… allora sborro dentro ?!...”
“Sì, oggi sì ! Dai … pompa ! Voglio godere ! Ahnnn … Godiamo assieme ! Dai !...ahnnnn”
Ci sussurrammo quelle parole intimamente. Ad ogni mio colpo la sua fica sembrava avere una temperatura diversa, tiepida, calda, tiepida, e ri calda. Le sue ghiandoline interne irroravano la passera rendendola scivolosa per il mio cazzo che ne veniva ogni momento lubrificato e soprattutto solleticato. Era come provare piccole scossette elettriche sempre diverse per intensità e la cosa mi dava un gran piacere. Mi sentivo esaltato dal calore di quella topa. Carne che accoglieva altra carne. Ero potente; sentivo il corpo di mia sorella femmina. Quella fica aveva bisogno di me e delle mie movenze. Cercai con successo più volte di roteare tutto il cazzo tra un colpo e l’altro e procurai così ad Elena del piacere supplementare. Le pareti calde, lisce ed elastiche della sua vagina venivano colpite lateralmente in tutte le direzioni cambiando ogni volta la rotazione piuttosto repentinamente se in quei piacevoli istanti riuscivo a ricordarmene. Mi piaceva l’idea di avvitarle il pisello dentro e di muoverlo come un mestolo nella crema. Era solo un artifizio cerebrale che fece aumentare il mio piacere. Il cazzo ormai era teso fino allo spasmo. Di più non si poteva ottenere. La sua vagina esternamente dava l’impressione di essersi allargata parecchio per consentire la spadroneggiatura della mia penetrazione. Riuscii a reggere dieci minuti di stantuffate poi, stremato e cercando il giusto sfogo, me ne venni dentro di lei che amorevolmente chiuse le gambette in un abbraccio condito con baci continui che accompagnavano la mia eiaculazione piena dentro di lei. La mia sensazione era di aver cacciato meno sborra di prima col pompino e ciò era normale … contai otto schizzi di quelli che partono per impulso dall’inguine, ma probabilmente furono di più. Mi volevo svuotare dentro di lei disposta a baciarmi in premio per ogni schizzo. La sua fica si era intiepidita e cominciava a raffreddarsi. Stancato dall’amplesso lasciai il cazzo dentro. Ora sì che conoscevo ogni angolo di mia sorella. Sapevo quanto calda e bagnata potesse diventare la sua (in apparenza piccola) fica. La mia cappella era placata dai suoi liquami che si erano fusi con il mio sperma. Restammo abbracciati aspettando che il sonno ci venisse a prendere. Avremmo dormito un po’. Nudi, felici ed appagati da qualcosa che solo noi due, con la nostra intesa particolare alle spalle del mondo, sapevamo concederci e percepire dai nostri corpi. Dormimmo. Io non ricordo di aver sognato. Però mi ero svegliato felice. Cercai mia sorella con gli occhi. Stava giocando nuda col gatto Remo che a giudicare da quanto pelo trovai sul letto doveva aver dormito con noi. Salutai mia sorella baciandole il culo visto che aveva il torso chino sul gatto:
“Mario ! Dormito bene ? … Sì ? …”
“Sì. “
“Vatti a lavare il cazzo che ce ne facciamo un’altra … nel buco che vuoi tu. Comunque poi vieni qui che ti devo dire una cosa.”
Andai a pisciare ed a lavarmi e finito che ebbi di farlo tornai da lei che mi disse nuda ed eretta davanti a me; il suo bellissimo pelo parlava per le parti basse, la sua bocca per conto della testa:
“Ho letto quei Le Ore mentre dormivi …”
“Ah …! E ti sei bagnata ?”
Lei ignorò la mia ironia e continuò:
“Ho visto che il giudice mette l’annuncio. Potremmo farlo anche noi.”
“Noi ? … siamo sempre stati bene da soli !”
“Pensavo di variare. Mettiamo l’annuncio come una coppietta qualsiasi poi …”
“… ho capito Elena ! Poi se veramente l’altra coppia ci piace gli riveliamo che siamo fratello e sorella … e rendiamo la cosa più piccante.”
“Magari potremmo contattare altri come noi due. Certo in un’altra città. Non qui ad ogni modo.”
“Ci penserò. Magari scriveremo anche l’annuncio su qualche panchina…”
“No, preferirei il giornale o tutt’al più internet. Ci facciamo qualche foto con la digitale e censuriamo i volti.”
“Non ce l’abbiamo la digitale.”
“La compriamo. Non costano molto le compattine. Magari pochi megapixel … no ? Ah dimenticavo: compra una SIM nuova. Daremo il cell.”
“Va bene mi hai convinto. Ma dovrò usare i miei risparmi per la fotocamera e la SIM nuova.”
“Dai ci penserai domani … ora se vuoi il mio culo mi stendo di fianco … però a quest’ora potrei non essere più sgombra dentro … te lo dico prima.”
“Uhm … va bene ! Sì, prendo il culo. Vieni sul letto ?”
“No, … mi stendo qui sul tappeto. Hai ancora bisogno dello jogurt ?”
“No, te lo slinguo anche così adesso.”
“Bene allora sai come si stimola …”
“Allora vado a prendere olio e burro in cucina.”
“Fermo ! Aspetta! Vengo con te in cucina! Mi lubrificherai lì. Il tappeto non possiamo macchiarlo con l’olio. La sborra va via con un po’ d’acqua, ma non l’olio.”
La portai in cucina prendendola amorevolmente per mano. Giunti che fummo in cucina aprii il frigorifero per prenderne il burro. Purtroppo né il giudice né mia sorella erano stati previdenti e di burro ce ne era poco; solo due formine; il che voleva dire o lasciar perdere o usarne una sola sperando che il padrone di casa non ricordasse quante ce ne fossero rimaste. Presi una decisione e ne presi una sola. Mia sorella intanto aveva preso l’oliera e cominciava già a lubrificarsi con disinvoltura. Era come se fosse pratica di quelle inserzioni del proprio ditino nel suo piccolo, valoroso ano. Un piccolo bidet fatto di olio. Per eccitarmi si lubrificò anche la passerina. Mi stava di fronte con dietro il lavabo come la prima volta. Il burro doveva essersi già sciolto un po’, per cui le chiesi se poteva voltarsi; lo fece prontamente dandomi le spalle ed inarcando il suo culo verso l’alto. Mi inginocchiai per leccarle l’ano e provocarle piccole scossette di solletico che la facevano sussultare con mio grande piacere. Leccai due minuti di orologio e la mia eccitazione cresceva esponenzialmente. Si voltò e salì sul tavolo e mettendosi di fronte a me seduta allargò le sue coscette e aprendo quella sua già madida fica rosea, pelosa, e carnale; Elena mi disse:
“Richiavami la fica; voglio che ti diventi veramente duro per entrare al culo…”
Obbedii e in meno di tre secondi, dopo averglielo introdotto già grosso, avevo preso a chiavarla; mia sorella godeva tirando fuori la lingua che io prontamente cercavo e leccavo. Il cazzo mi si scappellava da solo dentro di lei; avendo oliato ad arte anche la passera sbattevo le mie palle contro il suo inguine comodamente. Il calore della sua fica mi rassicurava. Continuando così altri due minuti rischiavo di sborrare. Già sentivo tremolare la base delle mie palle che stavano caricando. Mia sorella Elena prese la formina di burro e si mise a lubrificarsi l’ano con la mano destra sotto le mie palle in tiro mentre con la sinistra si aggrappava a me per sostenere la mia chiavata. Ansimando di godimento mi chiese:
“Prendi … ahnnn … quella bottiglia … ehi !... ahnnn … vuota di Heineken … ahnnn, … sì !... ahnnnn…!....ahnnn !”
Quando gliela diedi la afferrò e mi chiese di fermarmi. Mi fermai e mentre io ero dentro di lei se la introdusse nell’ano dopo aver arretrato un po’ verso il muro sul tavolo. Avanzai per restarle dentro. Tanto era calda la sua vagina dentro. La sentii soffrire mentre se la ficcava dentro per metà collo di bottiglia poi mi chiese di continuare a chiavarla con tutti e due i buchini tappati; ben tappati. Ripresi a chiavarla con attenzione un altro paio di minuti mentre le mie pallette sbattevano contro il vetro della bottiglia di striscio. Il suo retto era già stato invaso da metà collo di bottiglia. Le dissi:
“Devo sborrare ! Ahhh … che facciamo ?!...chiavo ancora?...”
“Esci dai !...”
Uscii e lei rapidamente in cinque secondi si tolse il collo di bottiglia dal retto il cui ano era diventato rosso dalla tensione. Corse semi stordita nella stanza col tappeto e si stese di fianco. Tenendomi il cazzo grosso tra le mani la seguii, mi distesi accanto a lei di spalle, e vedendo che l’ano era già allargato ci infilai il cazzo in un solo secco movimento. Elena lo accolse con una smorfia di dolore ma mi disse:
“Ahi !... cazzo … sei stato duro ! … ahi ! Ahi !...beh dai, muoviti !”
Mi mossi e il suo retto, vecchia conoscenza del mio cazzone, assecondava come una molla sincrona ogni mio movimento nel caldo morbido ambiente rettale di mia sorella. Sentivo prurito nella cappella, intuivo cosa era, ma proseguivo. Non volevo pensarci. Lei si godeva quelle sconquassanti ondate di carne dura dentro il suo intestino. A tratti sembrava godere mentre con la mano destra si massaggiava la fica da sola. Sentiva il bisogno di provare piacere. Mi fece schizzare dentro all’improvviso dicendo:
“Ahhhhhhh! Sbrodolo ! Mi si scioglie la fica! Ahhh! … ahnnn …”
Non me ne ero accorto ma stavo eiaculando già da venti secondi. Sentivo la frustata partire dai miei coglioni a scoppio. Il pisello mi restò strozzato dentro cinque minuti poi Elena con movenze decise staccò il contatto. Quello che era stato un cazzone dominatore assoluto cinque minuti prima era adesso un cazzetto in ammosciamento ma ancora vitale con la cappella sporca di sangue, sperma, e merda. Mia sorella Elena si insalivò la mano e mi fece la pulizia che poteva. Dopo due minuti di curette al mio pisello, si alzò e avendo i suoi spacchi di culo e fica davanti alla mia bocca diedi un abbondante leccata di ringraziamento tramite il contatto linguale col suo inguine. Rise. Poi andò in bagno a lavarsi. Venti minuti dopo mi stavo lavando io quando mia sorella Elena venne dietro la porta accostata con la faccia meravigliata dicendomi mentre mi insaponavo la cappella:
“Ho guardato tra i dvd porno del giudice ! Guarda questo ! Non è del giornalaio ! Ehi !”
Era infatti un dvd grigio, anonimo, senza copertina, di quelli commerciali da un euro. Capii la sorpresa di mia sorella Elena: c’era scritto col pennarello : “Elena e Mario”. Incuriositi accendemmo il dvd del giudice così rapidamente che avevo le natiche ancora bagnate dal bidet quando ero di fronte alla tv del nostro inquilino. La meraviglia ed un certo timore montavano dentro di me. Intuivo senza osare materializzare. Lei aveva smesso di vestirsi ed in mutandine e reggiseno accanto a me ebbe un trasalimento quando il video mandò l’immagine non molto luminosa, ma comunque nitida: in bianco e nero. C’era una nostra inculata di qualche tempo prima. Mi vedevo schiappettare mia sorella che si godeva il godibile di quel rapporto ad occhi socchiusi; ero pieno di libidine, caricavo contro il suo bacino che possedevo impietosamente. Imbambolato ignorai lo squillo calmo del cordless del padrone di casa. Ci misi dei secondi a voltarmi; Elena mi diede l’apparecchio senza osare rispondere. Ero ancora scosso, poi al quarto o quinto squillo a basso volume presi coraggio e risposi:
“… pronto …”
“… pronto?! Mario ! Sono io … ha mangiato Remo ?”
“… Remo ?!...”
“… Remo ! Il gatto ! E chi se no?!...”
“… sì !...è la prima cosa che facciamo quando saliamo …”
“… a trombare tra di voi ?...”
“…”
“… carino il segnale delle biglie che cascano ! Originale ! … ih, ih, ih, … ehi ! … su !...coraggio Mario ! Elena è lì con te, vero ?!”
“… sì …”
“… Dille di andare a guardare sotto il piatto dell’ingresso …”
Elena aveva sentito e ci era andata. Tornò con una busta bianca senza iscrizioni chiusa senza colla. Anche il giudice aveva sentito i passi di Elena che riavvicinandosi era tornata dall’ingresso.
“… Elena aprila pure !”
Mia sorella Elena la aprii: c’era una banconota da cinquecento euro.
“… Quelle sono per voi se mi lasciate mettere su internet il filmato del vostro incesto. Insomma … dovreste registravi sul mio sito e dare la liberatoria. La redazione censurerà i volti. Non sarete riconoscibili … Garantito !...”
“… ma lei ci riprende,… cazzo !... abusa,… insomma da quando ?...”
“… abuso ! Ehi ! Che parolone da chi se ne fotte del codice penale quando scopa ! … ohi ! … non temete ragazzi ! Ne riparleremo con più calma al mio ritorno … fate tutto il sesso che volete ! Io sono un giudice democratico … dai passami Elena !”
“Tieni !”- Le diedi il cordless, parlarono ma anche io sentivo lo stesso:
“… pronto …”
“… Elena, senti, se te e tuo fratello volete arrotondare qualche mancetta … insomma lasciatemi usare la mia videocamera nuova … me la sono … comprata oggi … a Milano … quando torno voi sarete un po’ più ricchi ed io un po’ più felice … ok ?! Prendetevi quella banconota! Ve la siete guadagnata. Mò che torno ci connettiamo al sito va bene ?!”
“… Non ci denuncia ?”
“… e perché mai ? Siete così belli!”
“… noi signor giudice …”
“… Elena, fai ragionare tuo fratello, calmalo. Mi è molto simpatico. Ok ?! Non dovete temere nulla. Anche un giudice ha le sue fantasie … su ! “
“… ma le telecamere chi le ha messe ? La polizia ?”
“… no ! Tranquilli !... io stesso tre mesi fa sospettavo qualcosa. Sapete, sono un appassionato di computer e di elettronica … Non sempre hai pulito bene Elena ed io ho voluto vedere chi si portava in casa mia tuo fratello. Una macchia di sperma sul tappeto del soggiorno e presi a sospettare … dai ragazzi ! Remo non poteva essere: è castrato e se tanto mi dà tanto … Non lo sapevate ? ”
“… no signor giudice !”
“… macché signor giudice ! Mi chiamo Giovanni … va bene Elena ?!”
“… va bene.”
“… ciao allora ! A presto.”
Elena mise giù. Ci guardammo perplessi poi lei mi diede in mano quel mezzo testone. Mi sedetti nudo sulla poltrona a rimirarmelo e ad aspettare una parola da lei che finì di rivestirsi tutta. Prima di andarsene mi disse:
“Non voglio neanche sapere come ha fatto … comunque …”
“Comunque ?”
“Mah ! Io quei soldi li voglio ! Tienili tu …”
“Io ?”
“Sì tu ! … io vado, ciao.”
Rimasi qualche oretta a riflettere. Eravamo stati degli ingenui a credere che il giudice non si sarebbe guardata la casa in qualche modo. Cercai e trovai un paio di videocamere annegate nel muro, una in soggiorno, una in cucina. Probabilmente eravamo stati registrati anche oggi. Magari ce ne erano altre che non vedevo. Non toccai niente e me ne tornai a casa. Dentro di me un incantesimo si era rotto. Sì, da quel momento non lo facevamo più per piacer nostro. Lavoravamo anche per quello spione del cazzo. Col tempo, a mano a mano che la nostra fiducia reciproca cresceva, lui, il nostro nuovo amico, chiamava qualche donnina di quaranta anni, di sua fiducia, che a noi presentava come una sua indagata dal nome (falsissimo) di Eva, e che docilmente si prestava corpo ed anima ai giochini che le faceva fare con noi due fratello e sorella. Eva era una bella quarantenne piuttosto curata; non bellissima, ma reale, carnale, donna e femmina ! Sia io che Elena imparammo ad assaporarle la fica con interesse; una fica estranea che mise un gradito tocco di novità nel nostro morboso e ristretto rapporto. Eva non sapeva che eravamo fratelli: questo segreto rimaneva a tre. Noi ed il giudice, o meglio il nostro amico Giovanni. I nostri incontri orgia venivano ripresi dalla sua nuovissima e luminosa handycam digitale. Di questi giochini a tre con mascherina di zorro per noi due ad uso del quarto che si eccitava tanto vi parlerò in seguito.

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