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Orgasmi ignobili per nobili , (e la Baronessa? ) - 5a parte


di sexitraumer
05.02.2019    |    7.171    |    0 9.1
"Quindi chiese alla padrona di casa: “Vorrei parlar da sola al mio cocchiere, non vi dispiace se ci appartiamo di là dove andai poc’anzi…ci lasciate soli un..."
Quel pomeriggio, dopo essersi raccomandata con Luigino, affinché non molestasse né Federica né Alessandra, la Baronessa andò dal prete della Chiesa Madre; si presentò in abiti piuttosto dimessi ed anonimi, quasi borghesi. Tuttavia essendo quegli abiti anche molto puliti, più della media delle frequentatrici delle messe, benché protetta nei tratti del volto da un velo dello stesso colore dell’abito, l’anziano prete non tardò a capire di chi si trattasse effettivamente; le venne incontro in sagrestia dove aveva preferito presentarsi in anonimato. Nel piccolo borgo del paese naturalmente era rispettatissima, e chiunque le avrebbe fatto luogo cedendole il proprio spazio, ma in taluni momenti non gradiva essere riconosciuta nonostante il suo comprovato impegni in opere di carità. Il prete le venne incontro prendendole ambo le mani e dopo averla salutata con deferenza, le fece la domanda di cui già conosceva la risposta…
“…sentite il bisogno di confessarvi altezza?”
“Sì, padre. Ritengo d’aver molto peccato… ultimamente!”
“Adesso nella Chiesa ci sono dei fedeli che pregano per lor conto. Preferite recarvi al confessionale, o gradite parlare qui?”
“Preferirei il confessionale, padre.”
“Allora, andiamo…dopo di voi altezza…”
La donna andò ad inginocchiarsi presso il confessionale. Il prete, onde evitarle di far vedere a quelle quattro-cinque persone chi ci fosse in quel momento al confessionale, le avvicinò una ad una, e gentilmente chiese loro o di ultimare le loro preghiere o di spostarsi vicinissimo all’altare, in modo da osservare una certa distanza dalla signora Margherita, un’importante moglie di un uomo di banca della vicina baronia; titolo, questo di pura invenzione, per sviare i pettegolezzi inevitabili, fuori dalla chiesa. Due fedeli piuttosto anziani si spostarono dove aveva detto il prete, gli altri tre preferirono andarsene…quindi il prete prese posto nel confessionale, aprendo la finestrella a reticolo…in oscurità e anonimato ascoltò la giovane signora…
“Figliola, allora, perché hai chiesto di confessarti?”
“Ho peccato, padre, ho molto peccato…”
“Cos’hai fatto figlia mia?”
“Mio marito mi è infedele, usa far piccole molestie alle serve per ottenerne il far di sesso…e io, padre, sapendolo faccio finta di non sapere, dato che io stessa fedelissima, come già vi dissi mai lo sono stata…ho una relazione intima con un mio lontano nipote…ci giaccio lontano dallo borgo e dallo castello, dimodoché niuno possa riconoscermi per certo…la cosa va avanti da molti anni…egli non lo sape, ma io stessa uso proteggerlo da sé stesso, acciocché nelli guai più innominabili non si cacci…ultimamente però, ho fatto un peccato piuttosto sporco io istessa medesima…”
“E sarebbe ?...”
“Persona a me cara m’informò che in Otranto havvi una coppia di fratello e sorella, ormai adulti, che usano praticar l’incesto tra di loro…e io…come non riuscissi a dirlo di cosa fui capace…non mi sarei dovuta interessare, però lo feci…feci peccato di lussuria personale…”
“Figliola, di preciso, cos’avresti fatto? Ti sto lasciando parlare, ma vedo che giri e rigiri sulle parole, e mi parli delli peccati altrui…tu vorresti confessarmi li tuoi…”
“Più che giusto padre, vi chiedo venia…per me è difficile…che son madre d’una certa morale con le figlie mie…”
“Figlia mia, vieni al punto. Poc’anzi dicesti che peccasti di lussuria…”
“Travisata di maschera veneziana, mi recai presso la magione loro in Otranto, in Calle Idomeneo…e protetta nel volto pagai 10 ducati questa coppia affinché facessero di sesso innanzi a me medesima, che mai in vita mia avevo visto un incesto tra stretti parenti…questi fratelli chiamansi Fior…”
“Figlia mia, essi son peccatori, tocca a essi confessarsi se lo credono, io il loro nome non voglio saperlo…e se vuoi proteggerli negalo persino a tè stessa…insomma figlia mia, ti è piaciuto far guardata al loro atto impuro?! O Hai fatto altro?”
“Padre, maledico me stessa perché non solo ero interessata all’atto impuro! Io stessa volli commetterlo guardandoli, che - e chiedo perdono a dirlo – belli e giovani erano. E la femmina non era donnina da postribolo…né pareva che lo scolo avessero. Due persone pulite che mi coinvolsero nei loro giochi, dietro mercede da me pagata in anticipo…”
“Figliola guardandoli sei rimasta o ti sei fatta coinvolgere…siamo fatti di carne e cediamo alle tentazioni…cosa immaginavi? Di restar fredda spettatrice?”
“Padre, vedendoli…ecco…fare…sì ! – Fare ! - Io non mi accorsi che mi stavo…”
“Ti stavi…figliola?”
“Mi stavo …ecco…toccando…e di ciò mi vergogno…”
“Ne hai ben donde! Non sei certo un tredicenne alla sua prima manovella a spiar coppiette nell’erba alta…sei andata oltre quei perditempo…e come mai, una donna e madre, e nobile del tuo lignaggio?”
“Da nobildama mi son sempre, ehm quasi sempre contenuta, però sento che l’età avanza e voglio, sento, che voglio, voglio…sempre di più! Voglio divertirmi…non si sa mai cosa la fortuna serbi!”
“Ora sei sincera, ma perché chiedi il perdono di Dio ?”
“Perché uso preoccuparmi che le figlie mie legittime non cadano nella vita dissoluta…temo per loro!”
“Toccarsi è stato un atto inutile, benché stimolato dalla commedia che ti sei pagata da te figliola…è stato sol quello il tuo peccato?”
La domanda del prete era talmente ovvia che la Baronessa nemmeno l’aveva sentita; la donna inginocchiata ebbe una brevissima assenza di un minuto o comunque meno di tre: nella sua mente in imbarazzo si proiettarono i ricordi di quella giornata che la donna, libera dal suo titolo nobiliare, dal suo ruolo di madre, si era concessa. Si presentò all’uscio di Calle Idomeneo e dopo aver bussato, le venne ad aprire una graziosa ragazza dai boccoli mori vestita di un umile camicione bianco, con una parziale scollatura. La ragazza sorrideva, mente la nobildonna si teneva indosso la maschera veneziana, senza permettersi di entrare, in assenza di un cenno della ragazza. Quest’ultima chiese:
“Sembrate una signora dabbene, posso chiedervi chi siete e cosa abbisognate?”
“Io son la viandante veneziana, per voi la veneziana, ma se non vi dispiace chiamatemi madame e basta! Posso entrare?”
“Prego…madame!”
La Baronessa, senza mai distogliere la maschera entrò dirigendosi al centro della stanza. La ragazza chiuse la porta, il che attenuò la luce della piccola sala illuminata da un’apertura laterale, e da una sulla terrazza; ma, a mano a mano che il sole si fosse spostato verso ovest, di luce ne sarebbe arrivata sempre meno…la ragazza, secondo le proprie norme di creanza le favorì una sedia, che la Baronessa accettò di buon grado…lei sedette ad una certa distanza, più vicino al muro di tufo bianco, e aspettò che fosse la signora a parlar per prima…quella visita era attesa…
“Spero non ve ne abbiate a male se non mi rivelo in volto! Guai e guai se lo marito mio sapesse che io oggi son qui da sola!...vengo al motivo della mia visita: mi è stato riferito che voi signorina usate peccar d’incesto con vostro fratello da quando eravate infanti…ecco, siccome mai nella mia vita ebbi a vedere un vero incesto, mi è stato detto che qui da voi per dieci ducati è possibile vedervi copulare col fratello vostro…vera è questa cosa ?...o trattasi solo d’una voce dagli invidiosi della beltate vostra …?”
“Io, perdonate madama, non so chi siate, e perché questa domanda mi fate…”
“Non intendo farvi denunzia alla giustizia per questo vostro uso…diciamo …domestico…mi chiedevo però se potevate aiutarmi a soddisfare la mia personale curiosità…naturalmente pagherovvi la mercede…una persona che vi conosce mi ebbe a dire che per dieci ducati voi e vostro fratello vi sareste prostituiti innanzi gli occhi miei…”
La ragazza le chiese:
“Li avete con voi madama?”
La Baronessa mascherata, prese un sacchetto dalla tasca interna delle sue vesti e glielo porse alla ragazza, che lo prese rapida, onde esaminarlo…
“Ve ne ho messi tredici! E conto sulla discrezione vostra personale, e del vostro amato fratello!”
La ragazza, contati i ducati, chiese a gesti cosa dovesse farne.
“Sono per voi, teneteli! In cambio avrei desiderio d’assister da vicinissimo alla copula vostra con il vostro familiare…havvi problema, per il vostro maschio se vien guardato da donna estranea mentre move lo batacchio congiunto colla vulva ?”
“Credo di no, madama! Ma debbo chiederglielo! Tra di noi siamo moltissimo discreti…se non gli dovesse andare vi restituirei la somma…intanto se volete scusarmi vado a riporla al sicuro…non vi dispiace se vi lascio sola?”
“No, fate pure. Vorrà dire che guarderò questi quadri a muro…son curiosi, sapete?!”
“Appartenevano allo secondo marito della madre nostra, già vedova; era un ricco mercante lo proprietario di questa magione, sapete…e noi fummo gli eredi rimasti…!”
“Avete avuto fortuna, signorina…”
La ragazza andò a riporre i denari. La Baronessa si guardava intorno, stando ben attenta a non togliere la maschera dal viso, tuttavia al ritorno della giovane donna, matrona di casa, fece conversazione di poco più che circostanza, approfittando per metter in chiaro alcune cose:
“Signorina, perdonate se non vi declino lo nome mio, né amerei chiedervi il vostro…spero comprenderete che è necessario usar discrezione, per reciproco ! Ciò che ignoriamo, non possiamo rivelarlo, non credete anche voi ?”
“Sì, immagino che sarebbe meglio…ma da come parlate mi piace pensar che siate donna istruita oltre che molto, molto agiata…siete qui a Otranto di passaggio?”
“Oh, certo, molto presto tornerò alli lochi miei…spero non me ne vogliate, se mai quest’oggi, toglierò la maschera che vedete…e vi chiedo di non cercare di togliermela, né voi, né il fratello vostro!”
La ragazza si voltò e aprì una cassa nera. La Baronessa, travisata nella veneziana di passaggio, rimase sul chi vive…infatti sperava che non volesse puntarle una qualunque arma, onde costringerla a rivelarsi in volto…rimase tesa diversi istanti, per poi lasciar fluire l’aria con più tranquillità. La donnina teneva in mano ago, filo, ed un nastro di stoffa. Poi prese una federa di un cuscino, e la diede alla signora di passaggio…che non aveva ancora capito. La donna con cortesia disse:
“Se volete accomodarvi nell’altra stanza e la cosa non vi dispiace troppo posso cucire un nastro alla mascherina vostra, così potrete indossarla, senza doverla reggere; avreste la mano libera…che ne dite ?”
“Vorreste che vi dessi la maschera, affinché mettiate un nastro, sì che non debba reggerla?”
“Sì, se vorrete sentirvi più libera…ve lo farei a gratis così intanto parliamo un po’ separate dallo muro e comunque fareste sempre in tempo a coprirvi con la federa, lo gradite ?”
La Baronessa ci pensò su pochi istanti, poi disse:
“D’accordo, la vostra idea è buona assai, datemi la federa!”
“Tenete! Pulita, dato che siete persona così per bene…”
La Baronessa si recò nell’altra stanza assicurandosi che nessun altro vi fosse, poi dopo essersi abbassata la maschera si mise sopra il volto la federa, e chiamò la ragazza dal bordo del piccolo arco casalingo interno…
“Tenete, cara…ecco…mi raccomando, che non si tagli ! Che non ne posseggo un’altra!”
“State tranquilla, bella signora…lasciate fare a me…ci vorrà poco…sentite, intanto che aspettiamo mio fratello che ne dite se conversiamo un po’ ? Sapete, mentre cucio…”
“Come volete, ragazza mia, spero che di me medesima mi chiederete solo lo stretto indispensabile…in breve: nulla!”
“Oh, come volete…posso chiedervi come avete sentito parlare di noi? Di me e mio fratello intendo…”
“Vedete, signorina, colli denari li miei posso pagarmi informatori…qualcuno credo lo abbia saputo dallo fratello vostro…o siete sicura che non sia sfuggito a voi, con qualche amica? Sapete le lingue delle donne son assai più veloci…”
“Mah, noi la porta la chiudiamo a chiave quando qui si fa copula, e sempre quando la gente è fuori per le compere, di modo che non auscultino presso l’uscio!”
“Perché non vi prendete un cane, che la guardia faccia? Son animali fedeli!”
“Ne avevamo uno, ma ignoti lo avvelenarono nottetempo, e la cosa mi dispiacette assai…non ebbi il coraggio di prenderne un altro!”
“Prendetevi un randagio! E addestratelo a non prender il cibo dagli estranei, no ?! Però nel nutrirlo dovrete essere puntuale, senza sgarri!”
“Mah, vedremo…probabilmente avete ragione signora!”
“Era solamente un suggerimento. Non prendetelo per obbligazione!”
“Mi stavate dicendo prima, che ad interessarvi è l’incesto…vi piace così tanto veder li sessi delle coppie ?”
“Vorrei veder li sessi de’ due fratelli impegnati a dar godimento alli corpi loro…m’intrigherebbe assai, diciamo…posso esser io a chiedervi una cosa?”
“E sarebbe ?”
“Quando lo avete fatto la primiera fiata ?”
“La primiera volta fu quando avevamo dodici-tredici anni lui e undici e passa io…glielo presi in mano mia per curiosità quando mamma nostra, già vedova, ci lasciò da soli mezzo pomeriggio…io volevo tenerlo in mano, e mi piaceva farlo imperocchè era caldo e, più lo tenevo a pugnetto chiuso, più duro diventava…mio fratello era felice delle strette mie; un po’ mollavo, e un po’ volevo stringerlo, e intanto quando manavo lo sentivo duro e pulsante…non appena volli vedere se dipendeva dalle pallette, gliele carezzai, ch’eran dure anche quelle…all’improvviso, mentre curiosa scoprivo la cappella, mi venne la strana voglia di assaggiarlo, e senza che mio fratello me lo chiedesse mi abbassai per assaggiarlo in bocca, almeno la cappella, da dove si stava accumulando la goccia bianca. Mossi la lingua per distrazione sopra la cappella, lì al centro, e mio fratello dopo un sussulto, mi venne in bocca…era un po’ a tradimento, ma non ce l’avevo con lui, per cui glielo assaggiai, fino a ingoiarlo un po’…poi lo svuotai con le manate, altre manate, e mi finì sul collo, e sul viso…tuttavia ero felice…poi anche lui volle ricambiarmi, per cui mi poggiai piatta al muro del giardino, e inginocchiatosi si mise a leccarmi la patata, credendo che sarei venuta, come mi era venuto lui…solo che mio fratello non sapeva che io avevo già goduto dentro di me, quando me la leccò; ma ce l’avevo già bagnata, quando gli vidi sulla cappella la goccia bianca…lui insistette molto per leccarmela, ma ci rimase troppo, leccandola dappertutto meno che sul clito, ma essendo bagnata da prima, mentre lo bagnavo senza lo schizzo che credeva lui, e…insomma mamma ci sorprese che me la stava leccando…si arrabbiò moltissimo quando vide il seme di lui sul mio collo, e sulla mia guancia…in quel momento ho capito che alle amichette, che ancora non avevo, non lo dovevo raccontare…e lo stesso faceva meglio a fare lui!...poi mamma ci separò: io a studiare in convento, senza clausura, tuttavia preghiera, silenzio, studio, e lavoro…solo che verso li quindici-sedici anni m’insegnarono a far come Saffo a quelle più vecchie, ogni tanto quando non ce la facevano più!”
“Nello convento, dite?”
“E dov’altro ?”
“Son stupefatta! Non sapevo fosse così…”
“Signora ?”
“Sì…?”
“Ho finito di cucire il nastro, vorreste degnarvi di provarlo?”
“Date, e vi prego, restate dove siete!”
“Ecco madama, la maschera!”
La Baronessa provò a indossare la maschera, assicurandosi che la donnina non entrasse…indossatala, vide che non cadeva, per cui fece capolino nella stanza d’ingresso. Si andò a sedere sulla sedia che aveva lasciato. E intanto ringraziandola della gentile cucitura continuò ad interrogarla…
“Quando torna vostro fratello?”
“Più o meno verso quest’ora, ma credo che prima vorrà mangiare un po’...!”
“Più che giusto: vorrà essere in forza quando dovrà impegnarsi con un bel corpo come il vostro, signorina…quando farete le presentazioni, vorrei suggerirvi di non chiamar per nome vostro fratello, né lui dovrebbe pronunziare il vostro! In questa cosa se evitiamo di conoscerci da identificazione, meglio sarà!”
“Cercherò di ricordarlo, madama…ma in quei momenti non è facile…piuttosto, desiderate mangiare con noi?”
“Oh, no, però vi ringrazio lo stesso, e se non vi spiacesse aspetterò paziente qui mentre desinerete in cucina…bella casa avete, bella casa!”
E mentre la donnina si apprestava a raccontarle come l’avevano avuta, si sentirono dei colpi provenire dalla porta.
“Tock ! Tock !”…Tock ! Tock !”
“Chi si permette di bussare così ? Certo, non è lo fratello mio…ora vedremo !”
La donnina andò ad aprire, ed un uomo anziano, con la barba ingrigita, ma ben dritto sulla schiena si levò il cappello in segno di rispettoso saluto rimanendo sulla porta…
“I miei rispetti signorina, sto cercando la padrona mia, so che è entrata qui, potrei entrare per parlarle ?”
Era messer Vezio, che voleva assicurarsi che alla Baronessa, sotto mentite spoglie borghesi, non fosse accaduto nulla di male, dato che aveva preferito entrare da sola, non accompagnata. Nomi però la distinta nobildonna non voleva che se ne facessero, per cui si prese la parola rivolgendosi verso la porta, e la donnina:
“Va tutto bene, state tranquillo…è il mio cocchiere, cara signorina…era in ansia perché non ho voluto che entrasse con me!”
“…non so…se volete accomodarvi, la mia casa è come se fosse la vostra…prego!”
“Posso…?”
Messer Vezio entrò e si guardò rapidamente intorno, onde assicurarsi che in quella magione non vi fossero strumenti con cui far del male alla Baronessa, che continuava ad indossare la maschera…era un po’ in imbarazzo e la Baronessa lo capì da donna intelligente qual era. Quindi chiese alla padrona di casa:
“Vorrei parlar da sola al mio cocchiere, non vi dispiace se ci appartiamo di là dove andai poc’anzi…ci lasciate soli un pochino…”
“Prego fate pure, io rimango all’uscio, che aspetto mio fratello di ritorno!”
La Baronessa e Messer Vezio si appartarono a confabulare, e con l’occasione l’ex militare e guardia del corpo tutto fare della Baronessa perquisì alla meglio l’ambiente e diede un’occhiata al giardino per sapere quali vie di fuga avesse la casa. La padrona non poteva udire i loro sussurri, ma la Baronessa s’era accordata che Messer Vezio rimanesse nelle vicinanze, a sua scelta se fuori dall’uscio in strada, o nascosto sopra la terrazza, pronto ad entrare a darle man forte, e liberarla, se le cose si fossero messe male. La sua esperienza gli aveva suggerito che quella ragazza-donna era inoffensiva, ma nulla ne sapeva del fratello. Dopo le ultime raccomandazioni su come liberarsi in caso di tentativo d’immobilizzazione o di assassinio le raccomandò l’urlo, e lui sarebbe intervenuto subito. Il conciliabolo finì abbastanza presto, per cui la Baronessa lo accompagnò alla porta per congedarlo. Messer Vezio si riscappellò per salutare la donnina, e apparentemente si allontanò…una volta che avesse visto il fratello della padrona di casa entrare viceversa avrebbe preso posizione secondo la sua esperienza, anche se il loro uscio non si sarebbe certo aperto con una sola spallata. Un quarto d’ora dopo, mentre la Baronessa mascherata e la donnina avevano ripreso a parlare tra di loro. Più che altro era la giovane donna che cercava di saperne di più circa quella donna distinta…tuttavia la Baronessa, ancora ottima padrona di sé, non cedette di un millimetro nel parare ogni domanda che poteva suonare o insicura per la sua vita privata, o per la sua reputazione di moglie castellana e nobile…seppe usare i vari espedienti di sviamento o dilatori come: tuttavia mi è impossibile dirvelo – mi spiace non potervelo confermare – sfortunatamente non conosco la persona che voi dite – piacerebbe saperlo anche a me – mio malgrado lo marito mio non di degna di dirmele siffatte cose…
…”…eppure madama lei donna molto istruita m’appare! Voi, signora, siete ben più d’una donna ricca!”
“Trovate ? Eppure lo marito mio usa non darmi troppo denaro per le spese personali; qui mi sa che dovrò reclamarne di più da domani…sapete, tiene una certa paura che se mi derubano mi derubano poco…”
“Onestamente, in compagnia dell’uomo con cui avete parlato poc’anzi, non mi sembra che possiate essere derubata…”
“TOCK ! TOCK ! …Dlannnng ! Dlannnng !”
“Oh è arrivato mio fratello! Permettete che gli vada ad aprire?...”
“Fate, fate…io aspetto qui ! Ben felice sarò di fare la sua conoscenza, ma vorrei che gli spiegaste che li nostri nomi non s’hanno da fare…”
“Glielo dirò madama, ma porterete pazienza se lo nome mio o del fratello mio dovesse scapparmi…”
“TOCK ! TOCK !”
“Andate, signorina, andate ad aprire o sfonderà la porta! Non sentite come bussa!?...”
La donnina andò ad aprire, mentre la Baronessa mascherata, seduta, aspettava nella stanza da pranzo. La porta venne aperta. Era il fratello della donnina:
“Perché ci avete messo tanto, sorella? Stavate forse poltrendo al letto?”
Gli parlò a bassa voce per discrezione verso la ospite nell’altra stanza, e per timore che altri da fuori origliassero, visto che a causa del loro sesso rumoroso, già erano sulla bocca degli avventori del Calle Idomeneo, dove abitavano…
“No, mi dispiace, ma stavo parlando con una nostra ospite…una distinta signora che mi …anzi…sono per noi, sai…ci ha offerto, e li ho anche incassati, quindici ducati per guardarci dal vivo, pensate un po’, mentre noi si scopa!”
Il fratello per un attimo rimase interdetto, poi mentre la sorella gli fece il segno servendosi di braccio e mani, e dita ad imitar la penetrazione, comprese perfettamente l’affare proposto; quindi chiese a voce udibile in casa:
“E dove sarebbe codesta guardona?”
“Di là in cucina, vieni che te la presento…oh una cosa: non ti declinerà lo nome suo, né di dove viene…e pretenderebbe, Rodolfo, che tu non dica lo nome tuo, né che tu pronunzi lo mio… “
“Non sarà mica una pettegola ? Che ne sai chi ti sei entrata in casa Fiorinella? E se riferisce ?”
“Ma, no ! Dai…! Vieni di là! Si tratterà di una riccona di passaggio…e poi i quindici li ho già incassati…sarebbe indelicato respingerla!”
“Beata voi Fiorinella ! Non vuole saper lo nome nostro, ma qui venne a colpo sicuro!”
“Oh ! …?!?...”
“Presentatemela, va…”
“Vieni, Rodolfo…”
Fiorinella portò suo fratello Rodolfo nella cucina; la donna, da Baronessa sarebbe rimasta seduta, porgendo la mano, per il baciamano: questa volta si alzò in piedi, e accennò un lieve inchino con il lieve sorriso sottomaschera, ed una riverenza con la gonna…
“Piacere di fare la conoscenza vostra; immagino siate il fratello di questa graziosa donnina che m’intrattenne piacevolmente in attesa che ritornaste, messere!”
“Mi chiamo Rod…” – la Baronessa gli fece un cenno imperativo, con grazia ed eleganza; ed infatti Rodolfo si fermò….
“Vi prego messere! Mi scuso se volete, mi scuso con entrambi! Ma lo nome vostro non voglio conoscerlo…io stessa non vi declinerò il mio, onde proteggere mio marito che mai dovrà sapere di questa mia visita!”
“Sarò discreto signora. Mia sorella Flor…ehmm mia sorella poc’anzi mi disse che vi avete sborsato quindici ducati per che cosa ? Vorreste ripetermelo ?”
“Per potervi vedere con gli occhi miei dal vivo, mentre copulate con vostra sorella, messere! Guardandovi mi accorgo che siete veramente suo fratello: la somiglianza è straordinaria, sapete…”
“Quindici ducati ? …uhmmm…e perdonate mia signora, ma lo nome vostro chi ve lo fece ?”
La Baronessa rimase in silenzio, poi sorridendo rispose:
“Per mia tutela personale, e per quella dello marito mio che niente sape, né dovrà sapere…sono libertina, tengo un amante mio personalissimo da anni, e degli amici borghesi, maschi e femmine, che per il denaro ch’elargisco loro, diciamo che sanno far delle ricerche, e mi vengono a riferire di tanto in tanto…poscia li pago in totale discrezione. Non vi dirò chi me lo fece…”
“Va bene, diciamo che ho compreso! Vorrei però farvelo notare: quindici ducati son invero pochi…tenete conto che vi staremmo anche ospitando…”
“State tirando sul prezzo, eh ?!”
Rodolfo rimase in silenzio. La sua faccia pagava per lui.
La Baronessa ci pensò su poi disse:
“E va bene! Ve ne do altri 10, gli ultimi! Altri non ne tengo messere!”
Gettò il sacchetto prelevato da una tasca interna del suo abito borghese in mano a Rodolfo, che, aperto il sacchetto, e contati quei soldi, disse:
“Insomma devo fottere mia sorella davanti a voi, signora?!”
“Sì, e anche vostra sorella deve fottere voi, suo fratello, innanzi a me medesima!”
Rodolfo si rivolse a Fiorinella, poi disse:
“Io avevo già accettato per quindici…allora che si fa?!”
“Va bene! Ma prima mangeremo un boccone, che sono affamato…voi signora, siete invitata a tavola di diritto, gradite mangiare con noi ?”
“Oh grazie, mangerò qualcosa anch’io certo.”
Fiorinella preparò frise al pomodoro, formaggio, ed un po’ di carne affumicata. La Baronessa mangiò pochissimo di tutto, tenendo gli occhi bene aperti, caso mai con la scusa della convivialità raggiunta, avessero provato a toglierle la maschera. Rodolfo mangiò come un lupo, ed un po’ meno Fiorinella. Bevvero tutti un po’ di vino bianco, compresa la Baronessa il cui volto arrossì, essendo già riscaldato dalla maschera veneziana che indossava in permanenza. Rodolfo si congedò per primo da tavola dovendo svolgere bisogni fisiologici innescati dal vino, in giardino dove c’erano i vari vasi da vuotare poi a ore fisse…quando tornò dal giardino disse alla sorella…
“C’è un uomo nella terrazza accanto; mi era parso che mi stava guardando, ma poi se n’è andato…”
“Messere, posso chiedervi di usare io il vostro giardino; anch’io dovrei…vedete…”
“Andate, andate, nessuno vi disturberà…”
La Baronessa si recò in giardino e si guardò intorno. L’uomo visto da Rodolfo doveva esser stato Messer Vezio, pronto a scendere in casa se la sua Baronessa avesse gridato per un pericolo qualunque…anche lei alzò la gonna e vuotò la vescica su uno dei vasi; poi prese un paio di foglie, le bagnò nel catino d’acqua piovana, e si pulì la vulva dal residuo d’urina…quando tornò in cucina Fiorinella si era già spogliata completamente e stava lavando i tre piatti e le posate facendo ammirare il suo corpo nudo e ancor giovane alla Baronessa mascherata, ed al fratello Rodolfo ancora vestito e seduto, impegnato a menarsi il cazzo osservando la sorella rigovernare. Fiorinella per eccitare il fratello e la signora guardona rievocava i ricordi dei loro atti d’incesto, compiuti fin dai dodici anni…la Baronessa chiese alla donnina:
“…ma come avete iniziato signorina?”
“Papà si era perso in mare, era la prima volta che viaggiava per sua passione e capriccio personale in una nave da guerra…mamma un pomeriggio ci aveva lasciato soli…forse la noia o la curiositate…però per noia ricordo…glielo presi prima in mano, e siccome mi piaceva stringerlo caldo, vedendo che s’ingrossava ho pensato di assaggiarlo…ma un frullino con la lingua non sapevo che lo sapevo fare…mi venne da farlo e l’ho fatto…poi in bocca…mi è venuto subito…non sapevo nemmeno che ero così brava, sapete madama …”
“E poi cosa successe ?”
“Mamma tornò in quel momento! S’arrabbiò quando vide il seme seccato di mio fratello sulla mia faccia e sul collo, e partirono schiaffi e calci ! Per una settimana non ci rivolse la parola, né a me, né a lui…a me mi dava ordini a gesti…a lui lo mandava via ogni volta che doveva lavarmi o vestirmi…finché un bravo prete le disse di mettermi in un convento normale, non di clausura madama! Si doveva pregare in silenzio, lavorare in silenzio, e in cambio di tutto ciò mi veniva impartita istruzione di lettere, e di conti semplici…solo che crescendo lì dovetti imparare li tocchi intimi in cella, e le relazioni saffiche con le sorelle…la peggior cosa era soddisfare le patacche vecchie…lo cazzo di alcuni frati non mancava, ma dentro non volevano venirci, manco dietro!”
“Perché…manco dietro…!?!”
Rodolfo intervenne goliardicamente:
“Tra lo culo e la fica havvi un passo di formica…se una gutta esce e s’infila nella fica gravidanza scappa, madama!”
La Baronessa libertina rivolgendosi a Rodolfo ebbe a chiedere:
“E voi quale buco preferireste ?”
“A me piace la fica, ma la sorella mia nella fica la mia venuta non la vole, et allora mi tocca venirle dentro il culo… ce l’ho sempre a metterlo, tutto quanto…”
“Già, già immagino, messere…”
Fiorinella chiese:
“Preferite vederci copulare nel lettone, o qui in cucina madama ?”
La Baronessa ci pensò su un istante, poi resasi conto che in cucina c’era più luce che nella camera da letto, propose…
“Se vorreste iniziare qui in cucina, ve ne sarei grata…havvi assai più luce, sì che possa vedervi bene…e poi se vi voltate e guardate vostro fratello, habe la mazza già pronta…permettete messere ? Vorrei far prova…”
La Baronessa prese in mano quel cazzone dritto e duro come un palo, e dovette ammettere con sé stessa che il cazzo di quell’uomo stava piacendo anche a lei che senza rendersene conto lo stava spippando…Rodolfo lasciava fare del tutto a proprio agio fra due donne piuttosto puttane…la Baronessa chiese mentre dava sapienti tocchi alla cappella e all’asta:
“Messere…uhmmm…mi date la vostra parola…che…uhmmm…non cercherete di togliermi la maschera ?”
“Perché dovrei togliervela madama ?”
“Vorrei prendervelo in bocca, per una mia curiositate, e aver l’onore di prepararlo per voi, signorina!”
“Fate, che intanto asciugo i piatti e son da voi!”
Rodolfo godeva le movenze del culo di sua sorella, giovane, mora, bella e procace, con gradevoli seni e natiche, e intanto la Baronessa si era chinata su di lui, per impegnarsi in una salivosa fellatio per quel cazzone generoso che le stava occupando tutta la bocca…La donna accorgendosi che l’alito di Rodolfo la colpiva sopra la fronte, gli disse:
“Vi prego!…spluuuutch…flaaaaf…zlup…uhmmm…guardate il corpo di vostra sorella….uhhmmm…yuhmmmm…splaf…uhmf…se volete il mio seno, uhmmm !... ve lo mostrerò solo dopo che avrete fatto godere la sorella vostra…splufchhhh…lasciatemi finire…uhlmmm… che il vostro cazzo è buono! Beata la sorella vostra…”
Fiorinella intervenne:
“Volete uno zucchino, signora?! Intanto che mio fratello mi sbatte?”
La Baronessa, continuando col pompino annuì con la testa, allontanando la mano di Rodolfo, anche quando cercava solo di accarezzarla…ma da una carezza allo scioglimento del laccetto della maschera il passo era brevissimo…la Baronessa era fuori controllo, stava andando su e giù con la bocca tenendo saldo in bocca quel cazzone di carne…se avesse continuato così le sarebbe venuto in bocca vanificando l’amplesso con la sorella, al quale lei la libertina privatissima aveva pagato per assistere…intanto Fiorinella si era già seduta sul tavolo a gambe larghe con la fica già aperta ed umida; si era toccata anche lei guardandoli e la sua giovane vulva era pronta…Rodolfo disse alla Baronessa:
“Signora, ahnnnn, come lo fate bene!...ahnnnn! Ohhhhhh!...ahnnnn…mia sorella è pronta signora…ahnnn…a me …a meno che non vogliate…che…che vi venga in boccaaaahhhhh…”
La Baronessa capì, e dopo un’ultima passata di lingua sulla cappella, staccò e si alzò; d’istinto, disorientata, fece una riverenza con la gonna, e prese posto un po’ più indietro, onde permettere a Rodolfo col cazzo fuori dal pantalone-mutanda aderente di penetrare sua sorella, che vogliosa e disposta ad usare labbra, e lingua sul viso del fratello, attendeva la trafittura…ma la aspettava anche la Baronessa che si era nel frattempo allentata la gonna, fino a farla cadere; tranne la camicetta ancora indossata era completamente nuda, e con la figa bionda diventata gonfia e rosea nelle zone libere dal pelo…distrattamente prese lo zucchino che le aveva offerto Fiorinella, e mentre Rodolfo si apprestava a penetrarle la vogliosa fica di sua sorella, la signora chiese:
“Rifatelo ! Uscite e rientrate…”
Rodolfo uscì dalla fica di sua sorella, e puntando meglio il cazzo, affinché la Baronessa potesse vedere, vi rientrò di nuovo…iniziando a muoversi…la donna ancora eccitata, ed insoddisfatta richiese:
“Di nuovo, messere, di nuovo!”
E Rodolfo ripeté il gesto, mentre la fica di sua sorella, ormai bagnata di desiderio, più per la lubrica situazione, che per il pur generoso cazzo del fratello, suo gingillo privato lasciava cadere qualche bavetta…la Baronessa disse:
“Lasciate fare ! Ve lo metto io, amica mia…e voi date qua Rodolfo !”
Rodolfo uscì ancora una volta dalla fica, e la loro ospite mascherata, preso subito in bocca il cazzo dritto, caldo e svettante di Rodolfo, iniziò a leccarlo incuriosita dai sapori intimi della sorella di lui…il lubrico gesto, ai limiti del gratuito, la eccitò ancora di più, facendole provare una strisciante correntina nell’inguine…avrebbe desiderato una leccata per la propria fica, ma ebbe pazienza mentre sentiva il suo sesso bagnarsi…prese in mano il cazzo di Rodolfo e, allargato pro forma lo spacco della fica di Fiorinella che cercò di favorirla senza ribellarsi, accompagnò cappella e asta dentro la fica della sorella dell’uomo…Rodolfo naturalmente spinse fino in fondo, e sua sorella mandò un rantolo sincero ed intenso…
“AHN ! Tutto dentro Rod…fratellooooohhh!...muovetevi, muovetevi…e voi signora, guardate!”
I due fratelli amanti si godettero il coito, mentre la Baronessa, afferrato lo zucchino offertole da Fiorinella iniziò a masturbarsi con sapientissimi tocchi con l’ortaggio la propria vulva…anche se la masturbazione non poteva calmare la propria invidia per quella coppia che le stava offrendo tutto il sesso di cui erano capaci, per soddisfare la sua intima curiosità…Rodolfo riuscì ad afferrare anche un seno di sua sorella e succhiarne qualche istante un capezzolo, riprendendo poi le spinte col cazzo, che mai un momento aveva lasciato la fica della sorella perfettamente a suo agio nel prenderlo, ospitarlo e bagnarlo…quei due corpi, vide la Baronessa, avevano un’intesa perfetta; la Baronessa se ne accorse dai fiumi di saliva che scambiavano le loro lingue in aria a completare l’amplesso di cazzo e fica…dentro di sé, benché libertina fin dall’adolescenza, non avrebbe mai creduto che due fratelli potessero amarsi tanto intensamente…si concentrò sui loro volti, per godersi la loro somiglianza somatica; per morbosa e lubrica curiosità volle baciare e leccare il seno gonfio di Fiorinella, che in confronto al suo corpo di quarantenne, aveva l’aspetto fisico di una che aveva lasciato l’adolescenza da un annetto: era stata fortunata Fiorinella: quel suo corpo con le giuste rotondità sode avrebbe fatto la felicità di qualunque uomo…ma lei invece rendeva felice solo suo fratello. Il sapore della pelle del seno di Fiorinella aveva il naturale profumo della pelle giovane; la Baronessa se ne accorse leccando quella pelle con delicatezza; la ragazza le porse un seno con il relativo carnoso capezzolo, e la Baronessa non se lo fece dire due volte: succhiò quel capezzolo come fosse lei ad aver fame del femminile latte di quell’incestuosa sorella…benché protetta dalla maschera pianse, per aver ceduto a quelle tentazioni…all’improvviso Rodolfo, come usava fare fuori dai giorni del ciclo di sua sorella, la avvertì:
“Fiò…! AHNNN! Ohhhhh! Ahnnnn! …sto venendo…ch…che…ahnnn…facci…facciamo….”
“Resisiti fratello, resisti! Mi verrai nel culo…esci ! Dai !”
Rodolfo a malincuore, sudando per la tensione lasciò quel paradiso di sensi della fica di sua sorella, la quale come sempre, si sarebbe voltata alla pecorina, e mentre si stava allargando l’ano, la Baronessa s’intromise:
“Godete in me, messere…fatemi posto amica mia, fatemi posto !”
La Baronessa salì sul tavolo e allargò immediatamente le gambe, affinché Rodolfo potesse vederle, e bene, la vulva ormai gonfia e bagnata di desiderio represso…in effetti era di un bel roseo intenso…Rodolfo davanti a tanto invito non se lo fece ripetere…mise il suo diritto e bagnato cazzo in posizione, e si mise a lambire con la cappella violacea spacco e carni intorno al clitoride della signora ospite per diversi istanti…Fiorinella invece si chinò a baciare, e leccare il ventre della Baronessa mascherata, poco sotto l’ombelico, usando con sapienza la leggerezza delle labbra femminili e la propria lingua…all’improvviso mentre la Baronessa si godeva quel tripudio di sensi sul basso ventre, Rodolfo le entrò rapidamente, in maniera quasi maleducata, nella sua graziosa e ormai zuppa anche nel pelo biondo, piccola fica che contraccambiò la non gentile, ma gradita presenza con una abbondante colata che le scese rapidamente bagnando, e solleticando il basso ventre…frattanto Fiorinella affondò la propria lingua nell’ombelico della loro ospite, il cui bacino era sotto le spinte di suo fratello…la Baronessa, mentre Rodolfo caricava per raggiungere orgasmo e d eiaculazione, si era scoperta lesbica amante della testa di Fiorinella che baciava ad ogni succhio di lei ai suoi capezzoli dritti come soldatini…all’improvviso dopo un paio di minuti tra capezzoli ed amplesso pieno alla Baronessa venne la visione bianca e quando Rodolfo urlò il suo culmine d’orgasmo, lei la femmina immersa nei sensi più sporchi e immorali, urlò a sua volta:
“…UIGINOOOOOOHHHHHH !”
Ovviamente si riferiva all’amato piccolo amante, assente in quella cucina, quel giorno…
…i due amanti scambiarono rantoli e respiri, mentre alla Baronessa veniva riempita la fica dello sperma di un incestuoso amante delle vagine in generale, indipendentemente dall’età, bastava che fossero porche, possibilmente disposte all’immoralità…
“Ahhn ! Ahhnnn! Ahhhnnn! Uhmmmmhh…ahn !”
“Uscite messere, adesso che vi ho soddisfatto, uscite!”
La Baronessa, decisa a svuotarsi l’utero si mise in verticale ad allargare le gambe alla maniera delle rane, ed aspettò che lo sperma di Rodolfo lasciasse la sua vagina colando a terra…Fiorinella disse:
“Madama ! Potevate dirlo che volevate mio fratello !...è ben dotato come avete visto, e sentito…!”
“Perdonatemi amica mia, perdonatemi! Il cazzo di vostro fratello l’avrei tolto a mia madre…beata voi…”
“Vado in giardino, permettete ?!”
“Prego, prego…”
La Baronessa andò in giardino a lavarsi la vulva al catino d’acqua, e a fare una bella pisciata. Purtroppo non si accorse che aveva offerto durante l’urinare una bella vista a messer Vezio, che attendeva sulla terrazza pronto a intervenire se alla Baronessa fosse accaduto qualcosa di male. Non fece caso alla vista offerta alla sua guardia del corpo, per cui ripulitasi la vulva tornò dai suoi cordiali ospiti…
“Eccomi a voi signori…non ci ho messo molto…che ne dite? Restiamo nudi ? Però io terrò la maschera…”
“Signora !”
“Sì ?”
“Chi era iuggino ?”
“Luigino ! il mio amante personalissimo, per noi sola!”
“Noi?”
“Volevo dire me sola; mi sono sbagliata!”
Fiorinella interessata chiese:
“Quanti anni aveva quando lo avevate conosciuto ?”
“Lui ? Undici e mezzo! Io e la mia famiglia eravamo ospiti a casa sua, una villa, e nottetempo con il favore delle tenebre entrò di soppiatto nella mia stanza, salì sul letto e prima che capissi cosa stava succedendo, col cazzo già pronto riuscì a entrare nel mio sesso; avrei dovuto respingerlo, ma le sensazioni che mi stava dando mi piacquero assai, e ancor di più ebbi piacere nel baciarlo; il signorino fu svelto a deflorarmi, tanto che non sentii nemmen tanto dolore, il suo cazzetto qui dentro rimase, e lo lasciai fare dentro di me - e che vi devo dire ?- i baci che gli diedi fecero il resto; fortunatamente, quando mi sposai lo marito mio lo teneva talmente più grosso che recitando di dolore e spillo per insanguinare le lenzuola, gli feci creder ch’ero arrivata vergine al matrimonio; da quel momento ogni volta che il mio Luigino mi viene a trovare, il modo di passar con lui mezza giornata a letto lo troviamo…ehmm…lo trovo…da quel momento siamo amanti !”
“E perché non l’avete portato qui ?”
“Non so, in verità, non so…volevo prima passare io…”
“…ma voi quanti anni avevate? ... se posso chiedervelo…”
“Potete: diciotto o diciassette, non ricordo bene, il tempo è passato, sapete…amica mia, ditemi…”
“Prego…”
“Vostro fratello vi fa pure sodomia ?”
“Me l’avrebbe fatta se non l’aveste fatto entrare in voi, signora…”
“Ditemi, amica mia…voi e lo fratello vostro eravate sodomiti, fin dai vostri inizi?”
“Oh, no. Solo assaggi, tocchi, e manovelle un paio da me, prima che mamma ci scoprisse…una notte pria di partire per lo convento, una volta assicuratami che mamma dormisse della grossa, mi alzai in punta di piedi, e andai da mio fratello, nella stanza davanti. Lo svegliai mettendogli sul muso la patacca, poi, quando aprì gli occhi e vide che ero io, gli feci cenno di non far parola alcuna, e andai a sistemarmi sopra una cascia; il tutto a lume di una sola candela, allargai le gambe tirando la camicia da notte, e portando le caviglie al petto, e gli offrii la penetrazione a cenni…solo per quella volta, perché dall’indomani non l’avrei visto per anni ancora…ma…”
Poi Fiorinella s’interruppe, ma prese la parola Rodolfo:
“…e poi non v’è molto da dire: ci pensai troppo; minutini dopo, fattami una manovella guardandole il fiore quasi al buio, mi alzai dal letto, e andai verso la panca di legno dove s’era adattata lei…s’era alzata la camicetta da notte, e mi mostrava il suo sesso; non me l’aspettavo; stavo lì per lì per entrarle dentro, ma…mio malgrado cambiai idea! Da imbecille le chiesi di prendermelo in bocca a gesti...Fiò…ehm…mia sorella visto che non volete saper come si chiama, cambiando posizione da seduta che stava, mi accontentò avvicinandosi con la bocca, e perdemmo tempo!…dopo un po’ di mulinello di lingua di mia sorella, era pronto, dritto e duro…lei m’invitò ad entrare di nuovo, mostrandomi il sesso, che bello parea tra la candela e il buio…portai la cappella sopra il suo spacchetto, ma esitavo…non so cosa mi trattenesse…avevo la sensazione che non sarei potuto tornare indietro una volta fatto; non ero nemmeno riuscito a sfiorarle la pelle vicino lo spacco con la cappella; lei m’invitò di nuovo con lo sguardo senza profferir parola e…”
“…e….?”
“…il contatto non c’era stato…non riuscivo ad entrare…ero teso…eppure avrei voluto farlo, ma non ci riuscivo! Ecco che arrivò la voce che temevamo dalla stanza dove dormivano mia sorella con mamma…! E mamma si era svegliata! Ma noi non avevamo fatto rumore veruno!…comunque signora, nostra mamma non avendola vista nel letto la chiamò…io arrabbiato con mamma e me stesso, mi allontanai tornando subito sotto le lenzuola, e prima che mamma voltasse lo sguardo spensi la candela, anche se di solito dormivo con la candela accesa, uno dei pochi lussi di casa nostra all’epoca, e lei, raso muro, tornò a letto nell’altra stanza, dicendole che s’era alzata per fare pipì…sennò sai che schiaffi e calci un’altra volta ! Forse ci sarebbero scappati anche i pugni! Quando mi vide leccargliela un mesetto prima…ci tenne il muso per una settimana, comandandoci a gesti e sguardacci….ogni tanto me la sogno!”
La Baronessa non poté fare a meno di sorridere. Certo presso il suo castello quella cosa non sarebbe mai potuta succedere, dato che il figlio piccolo Edoardo si era fatto sverginare dalla sua confidente donna Ester, che però aveva perso di vista le due figlie Federica e Alessandra, una delle quali vide Edoardo, decisamente precocetto, sodomizzare donna Ester sul tappetone del salone…perdendo per sempre l’incarico, la confidenza, ed il saluto. Ne ebbe pietà a modo suo la castellana, dopo un certo numero di nerbate inflittele davanti a tutti: famiglia e servitù, consentendole di restar al castello tra le serve di rango più basso…senza più poterla avvicinare…ora a qualche anno di distanza, rifacendo mente locale chiese alla coppia:
“Successe qui la cosa?”
“No, nella casa più povera che avevamo preso prima a pigione!…questa ce l’ha fatta ereditare, messer Zeglio, l’ultimo marito della mamma nostra, dopo la morte del primo marito lo papà nostro Idamante…”
“Insomma cari messeri fratelli, voi con l’incesto allora iniziaste davvero a copulare, ma da grandi!”
“Sì, signora, ma io nello convento mi fecero conoscer li tocchi di Saffo dopo li quindici anni. Anche se quando mi toccavo da sola, mi dicevano solo di confessarmi; ma da grande di più ch’ero cresciuta, quella più anziana una sera mi chiamò nella sua cella, e mi chiese di spogliarmi; cominciò a toccarmi, dopo poche abili prese della vulva mia, mi accorsi che dava sfogo con la mano, e con la lingua, ma poi…”
“…poi…”
“Non l’immaginate madama ? Ovvio che dovevo ricambiar la cosa! O avrebbero detto alla badessa che mi avrebbe messo a corvée, finché a lei fosse piacuto…fatti li diciassette anni arrivarono li incontri colli frati; maschi finalmente, un po’ di maschi !...Però li più belli se li prendevano le più anziane, ch’eran pure le più porche…di me medesima s’era innamorato un frate simpatico, castano un poco grasso…no proprio grasso! Sapeva raccontar anche barzellette da ridere giorni interi…alla fine dopo un po’ di compagnia, ecco che mi propose di fuggir con lui! Lontano, dovunque, senza neppure saper dove ! Ma rifiutai imperocché a me di lui mi piaceva solo il seme a farlo venir in mano, ma in bocca no, e tra le cosce, ma dentro, nell’utero no…che bambini non s’avean a concepire nel convento! Poi non lo vidi più. Comunque, morta la mamma qui, e morto subito dopo messer Zeglio lo notaro Gabellone chiamò me medesima alla successione insieme collo fratello mio, sennò la chiesa ci faceva mano morta !”
“E dopo ch’eravate li proprietari che successe?”
“Io mi stancai d’indossare l’abito da suora, e mai più pensai di tornare allo convento! Non era di clausura però…se volevamo potevamo uscire per aiutare li poveri…ma io, signora, non volevo tornarci…per cui un giorno qui mi tolsi l’abito, e mi piacque girare nuda e fresca per la casa, era d’aprile e facea caldo assai…mio fratello tornando dal travaglio, nuda mi vide, e stavolta ci provò! Sol che stavolta non c’era mamma a sorvegliare, e gli diedi la congiunzione che avea voluto a undici-dodici anni, senza l’ottenerla…!”
La Baronessa valutato il racconto, s’accorse che l’aveva ascoltato nuda, senza avvedersi che durante li passi più scabrosi s’era toccata…al punto da essere già umida, lì tra le cosce…prese coraggio e sinceramente fece la sua richiesta che inconsciamente aveva elaborato da un pezzo…
“Invero lo racconto vostro m’eccitò di nuovo messeri fratelli, per cui vi faccio nuova proposta: mia cara amica mi fareste carezze e baci di Saffo qui alla patacca, mentre il fratello vostro se m’amasse dietro il culo e alle minne, gli concederei l’entrata ove lui voglia…”
Interessato Rodolfo sondò, solo pro forma, la sorella…
“Voi che ne dite sorella? Vi dedichereste alla patata della signora, mentre io mi occupo di dietro?”
“La cosa non mi dispiace…ma voi signora, veramente volete che io, femmina e donna come voi, faccia leccate et assaggio alla patata vostra ? Non temete l’impuritate del coito con donna? Voi site ricca e libera, non come me, obbligata allo convento…”
“Son abbastanza agiata, certo, e come dite voi son libera! E da libera decido: oggi pecco, domani chissà…fatevi avanti amici miei…soddisfatemi all’unisono…!”
La Baronessa ancora in maschera, e nuda s’alzò eretta in piedi, e mise le gambe larghe abbastanza nonché tese come una statua. Rodolfo s’inginocchiò dietro, e cominciò a leccarle le natiche e l’ano più timidamente, avendo cura di carezzarle con leggerezza l’inguine. Il solletico provocò un rantolo spontaneo alla Baronessa…
“AHN ! Ohhhhhhh ! Goloso, siete! Un goloso…proprio lì ! Che sporcaccione ! AHN !”
Fiorinella si piazzò in piedi di fronte alla Baronessa, guardandola con dolcezza. All’improvviso le diede un bacio sulle labbra, che un secondo dopo divenne in bocca, poi staccando le labbra le chiese:
“La vostra lingua, madama, datemi la vostra lingua…se volete peccar tosto!”
La Baronessa le tirò fuori la lingua, affannando, dato che doveva anche respirare, e Fiorinella la sfiorò e colpì con la propria…anche la lingua era un organo di senso, come ben sapeva la lussuriosa nobildonna…e mentre Fiorinella cercava l’istante in cui sovrapporre la propria lingua a quella della lussuriosa mascherata, dopo esserci riuscita un paio di volte, prese nella propria mano esperta la vulva bionda della nobildonna, ed iniziò a masturbarla, ottenendo il bagno intimo di quel sesso, la cui padrona scambiava ben altro bagno, quello della saliva, con una donnina che sapeva incestuosa, e pratica anche di Saffo…intanto Rodolfo cominciava ad insistere nell’ano, aprendo a caso le natiche della Baronessa per osservare il buco…la nobildonna, contenta d’esser trattata come balocco proibito, o oggetto di piacere altrui, cominciava a eccitarsi e riscaldarsi…finché Fiorinella disse al fratello:
“Su, fratello facciamolo nello stesso momento…sapete cosa intendo, vero?”
“AHN !…Ohhhh…ahnnnnn…cosa?...cosa ?...ahnnnn!”
“D’accordo, sorella! Uno…due…”
“…ahnnnn…ohhhhh…”
“…e tre!”
Nello stesso momento, o con pochissima differenza d’istanti, la lingua di Fiorinella colpì il clitoride della nobildonna, e dietro, quella di Rodolfo violò l’ano della Baronessa senza troppo preoccuparsi di quello che avrebbe trovato. L’eccitazione della nobildonna, violata due volte nello stesso momento crebbe a dismisura…Rodolfo mosse la lingua oltre l’ano una decina di battute da due secondi, e sua sorella sfarfallò la lingua sul clitoride della nobildonna, che per l’inaspettato imbarazzo, cominciò a tremolare e affannare…la sua fica quando conobbe le attenzioni d’alito, e di lingua, più in basso, sul meato urinario cominciò a colare…Fiorinella non assaggiò la bavetta, mentre Luigino l’avrebbe sicuramente fatto…la Baronessa riuscì a dire:
“Mi sento i seni bollire…prendetemi le minne, vi prego! Ohhhhhhh! Basta con lingua lì sotto, amica mia!...o perderò li sensi…ahnnnn…come leccate…anhnnnnnn…oh ! Ohhhhhh! Godoooooohhhh! Uh ! Uh ! Uh ! Finirò all’inferno se muoio adesso..ahnnnn! Ohhhhh!”
Rodolfo fece cenno alla sorella di usare il dito indice sull’ano della signora, e i due fratelli si scambiarono di posto…ora Rodolfo si sarebbe occupato del sopra, e Fiorinella del sotto ambo i lati…dopo averle dato un peccaminoso bacio femminile all’ano già violato dalla lingua del fratello, vi introdusse il suo dito indice, e cominciò a muoverlo…mentre con l’altra mano carezzava pelo, vulva, e basso ventre…tutta pelle calda e liscia, piacevolissima al piacer del tatto…e intanto le baciava natiche, e coscia, secondo la comodità dei movimenti…per un attimo la Baronessa si sentiva come Eva conquistata dal serpente che la carezzava avvolgendosi ad essa…intanto Rodolfo stringeva i suoi seni in maniera talvolta violenta, ma più era violento, più a lei piaceva…e all’improvviso prese a suggerle il capezzolo sinistro, fino a farle male…la nobildonna con la voglia d’orgasmo ormai fuori controllo gradì quel succhio, al punto che a gesti gli comandò di ripetere il trattamento all’altro…intanto adesso cercava con la sua mano di donna, e femmina il grosso cazzo di Rodolfo, che poté notare con gioia e esaltazione, si stava ingrossando, e indurendo…
“AAHHHHNNNNNN ! OH !...messere vi prego, voglio esser la vostra cagna…fatemi appoggiare al tavolo…”
“Vi piace ?...”
“Non mi reggo in piedi! Fatemi poggiare al tavolo…voi amica mia continuate, ma da sotto il tavolo…! AHNNNNNNN ! Ohhhhhh !”
“Come volete!”
La nobildonna si piazzò contro il tavolo facendo schiacciare i seni dal contatto con la superficie…poi disse:
“Se vi piace, signor mio, allargate ciò che volete, e violatemi !”
“Lo volete nel culo, madama ?”
“Lo voglio dentro, dove più a voi piaccia!...”
“…”
“…”
La Baronessa non dovette attendere molto. Rodolfo fece presto a trafiggerle l’ano procurandole ovviamente del dolore, dato che la sua grossa cappella non era una lingua irrigidita e né un piccolo dito: era un cazzo, dritto, eretto, e duro. La Baronessa pianse per il dolore estremo, mentre Rodolfo mandava i colpi avanti ed indietro…la donna, rantolava, piangeva, godeva…soprattutto piangeva…
“AHNNNN…uhiiiii ! AHI ! …ahnn…ahnnn! …continuate…ahnnnn, ahnmmm!”
Fiorinella all’inizio si preoccupò perché le lacrime scendevano abbondanti dalla maschera dicendo:
“…fratello fate piano ! Le state facendo troppo male!”

- Continua -

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