Racconti Erotici > tradimenti > Svegliarsi con uno sconosciuto 2
tradimenti

Svegliarsi con uno sconosciuto 2


di iltiralatte
19.05.2025    |    415    |    2 9.0
"— Direi che siamo in un posto degno della tua approvazione..."
Mira ripensò all’inizio di quella giornata.
Aveva creduto di sapere tutto, e invece aveva sbagliato in ogni cosa.
Era convinta di essere in quel bar per un motivo preciso, eppure aveva frainteso la situazione in modo incredibile.
Aveva scambiato Dario per qualcuno che non era.
Per un attimo, l’idea la fece sorridere: non era la prima volta che il destino giocava con lei.
Ma ciò che la colpiva di più non era solo l’errore.
Era quello che aveva scoperto nel frattempo.
Dario era diverso da come lo aveva immaginato.
Non era una figura neutra in quella strana storia che aveva approfittato di un caso fortuito.
Egli aveva un suo modo di osservare, di riflettere, di lasciarle spazio senza forzarla.
Era questo a metterla più in difficoltà.
Aveva visto tanti volti nella sua vita, eppure sentiva che lui era una persona che, se lo avesse voluto, avrebbe potuto lasciare un segno.
Ma era davvero pronta a lasciare entrare qualcosa di nuovo nella sua vita?
Si scosse leggermente, riportandosi al presente.
Ora doveva tornare alla realtà.
Mira aveva sempre considerato il caso un’eventualità remota.
Le cose nella sua vita accadevano tutte secondo un ordine preciso, senza margine all’errore.
Così, mentre percorreva il corridoio del locale, sicura di ciò che stava per vivere, non avrebbe mai potuto immaginare quanto fosse lontana dalla verità.
Aveva letto quella chat con l’ingenuità di chi pensa di conoscere già la risposta.
Il nome c’era, la descrizione sembrava combaciare, e l’intera conversazione aveva rafforzato la sua certezza.
Perché avrebbe dovuto dubitare?
Il destino, però, aveva giocato con le parole.
Un dettaglio sfuggente, una frase interpretata nel modo più comodo.
Qualcosa che, con un solo piccolo errore, aveva costruito un’illusione perfetta.
Ora era seduta lì, davanti ad un uomo che non era quello che si aspettava.
Ma non lo aveva ancora capito.
Mira aveva sempre considerato il caso un’eventualità remota.
Mira aveva sempre creduto che l’amore fosse fatto di certezze, di scelte consapevoli, di costruzioni graduali.
Niente che potesse nascere da un errore.
Eppure, mentre ascoltava Dario parlare, mentre lo osservava nella penombra del locale, qualcosa dentro di lei cambiava.
Non era una rivelazione improvvisa.
Non era il colpo di fulmine che sconvolge ogni pensiero.
Era più sottile, più discreto, più pericoloso.
Era il modo in cui le veniva naturale ridere con lui, la facilità con cui le parole scorrevano senza sforzo.
Era il piacere inatteso di essere lì, nonostante tutto.
Se qualcuno le avesse chiesto cosa fosse cambiato, non avrebbe saputo rispondere.
Ma in un angolo remoto della sua mente, lontano da qualsiasi riflessione razionale, stava cominciando a considerare Dario in modo diverso.
Dario fissò Mira per un istante, poi abbassò lo sguardo sul tavolo, incredulo.
— Aspetta.
— Fammi capire bene.
— Tu pensavi di parlare con tuo marito.
— Io pensavo di avere un appuntamento di lavoro.
— In questo modo … siamo finiti qui, nel posto sbagliato, con la persona sbagliata?
Mira si passò una mano tra i capelli, il sorriso già sulle labbra.
— Direi proprio di sì.
Per un secondo rimasero immobili, come se il peso dell’assurdità di quella situazione li avesse messi in pausa.
Poi, senza preavviso, Dario scoppiò a ridere.
Una risata spontanea, sincera, inarrestabile.
Non c’era più imbarazzo, solo il sollievo di aver chiarito tutto.
Mira lo guardò e, inevitabilmente, seguì il suo esempio.
La sua risata era più morbida, più controllata, ma altrettanto autentica.
Ridevano di loro stessi, del destino, di quell’errore così perfetto da sembrare pianificato.
Quando finalmente si calmarono, Dario la osservò con occhi nuovi.
— Sai, in un certo senso … è stato un bel pasticcio.
— Ma non me ne pento affatto.
Mira si mordicchiò il labbro inferiore, ancora divertita.
— Vorrei ben vedere!
— … ma neppure io.
La tensione era svanita.
Il fraintendimento aveva aperto una porta che nessuno dei due si sarebbe aspettato.
Il resto della conversazione, da quel momento in poi, fu più autentico che mai.
Mira e Dario uscirono dall’albergo ridendo, come due amici che si conoscevano da sempre, anche se il loro incontro era nato da un equivoco assurdo.
Proprio mentre attraversavano la sala soggiorno, l’addetto all’accoglienza, un uomo dall’aria placida e dall’esperienza evidente, si scappellò leggermente, come se stesse salutando una coppia già nota.
— Ho già visto situazioni come la vostra
Affermò con tono misurato, lasciando che il significato delle sue parole si posasse su di loro senza fretta.
— Spero vogliate tornare presto.
— Una camera per voi due sarà sempre disponibile.
Dario sollevò appena un sopracciglio, sorpreso dall’aria di complicità dell’addetto.
Tuttavia non poteva negare che la frase avesse colpito nel segno.
Mira, invece, si fermò per un istante, studiando l’uomo con un sorriso divertito, senza sapere esattamente come rispondere.
Il suo primo istinto fu quello di ridere, ma qualcosa nel commento la fece riflettere.
C’erano tanti modi per interpretare quelle parole.
Un gioco, una battuta, o forse … un’anticipazione di qualcosa che ancora non sapevano di dover vivere.
Quando uscirono dall’albergo, l’aria fresca li accolse, eppure quel piccolo scambio continuò a girare nella mente di entrambi.
Mentre Mira e Dario avanzavano lungo la strada, ancora avvolti nella leggerezza della risata condivisa, una voce tremante si fece strada tra i rumori della città.
— Per te, ragazza.
Mira si fermò, sorpresa.
Davanti a lei, una vecchina dai capelli grigi e dal volto segnato dal tempo, le porgeva una rosa avvolta in carta sottile.
Non c’era nessun motivo particolare.
Nessuna richiesta.
Solo un gesto gentile, gratuito, come se il fiore fosse destinato a lei da sempre.
Mira prese la rosa con un sorriso, lasciando che le dita sfiorassero i petali morbidi.
Dario osservò la scena da un passo indietro, studiando l’espressione della ragazza.
— Un omaggio alla bellezza della vita!
Mormorò la vecchina, con un luccichio divertito negli occhi.
Dario fece per mettere mano al portafogli ma la vecchina lo respinse con un gesto prima di allontanarsi tra i passanti.
Mira rimase a guardarla per un istante, poi abbassò lo sguardo sulla rosa, riflettendo su quel piccolo dettaglio inatteso.

Camminavano fianco a fianco, senza fretta, ancora immersi nel flusso leggero della conversazione.
Dario la osservò per un istante, notando la naturalezza con cui Mira si muoveva.
C’era qualcosa nel modo in cui ella gestiva la propria presenza, senza sforzo, senza ostentazione, ma con un equilibrio perfetto.
— Sai, non so se te l’hanno mai detto, ma hai un modo di stare al mondo che è … incredibilmente tuo.
Mira sollevò un sopracciglio, divertita.
— Incredibilmente mio?
— E cosa vorresti dire esattamente?
Dario sorrise, lasciando la domanda sospesa per un istante.
— Vuol dire che non hai bisogno di fare nulla per farti notare: semplicemente ti basta esistere..
Mira abbassò lo sguardo per un istante sulla rosa tra le dita, poi lo sollevò su di lui.
— Interessante.
— Di solito mi descrivono in modo più concreto, ma mi piace la tua versione.
La conversazione scivolò avanti senza interruzioni, fluida, come se tra loro ci fosse una sintonia naturale.
— Poi, diciamoci la verità …
Aggiunse Dario con un mezzo sorriso:
— Se qualcuno ci vedesse ora, potrebbe benissimo pensare che siamo una coppia.
— Una bella coppia aggiungerei io.
Mira ridacchiò piano, fingendo disinvoltura:
— Una coppia nata da un errore che ha portato due sconosciuti nello stesso letto?
— Originale come storia.
Dario ribatté:
— Forse gli errori sono più interessanti delle scelte consapevoli.
Il tono era leggero, senza pressione, ma l’idea era ormai posata tra loro, senza che nessuno accennasse a scacciarla.
Camminavano ancora fianco a fianco, mano nella mano, avvolti nella sintonia appena nata, quando Dario si fermò un istante lasciando che il sorriso gli illuminasse lo sguardo.
— Normalmente, una ragazza che esce con un uomo non può contare su un pranzo fino a quando non avrà fatto l’amore con lui
Affermò con una naturalezza che solo lui poteva permettersi.
Ora con un guizzo divertito negli occhi, aggiunse:
— Ma noi abbiamo già superato questa condizione, quindi direi che posso invitarti a cena.
Mira sollevò lo sguardo su di lui, fingendo una sorpresa studiata.
— Oh, dunque ora esistono regole così precise?
— Mi sembra un codice molto … pratico per noi donne.
Dario ridacchiò, inclinando leggermente la testa.
— Diciamo che è un modo elegante per giustificare il mio invito.
Mira finse di riflettere, poi annuì con decisione.
— Allora accetto.
— Voglio vedere se oltre alle battute sai anche scegliere un buon ristorante.
La luce dorata del tramonto avvolgeva la città mentre Mira e Dario raggiungevano il ristorante.
Un luogo discreto, elegante ma senza eccessi, perfetto per una cena che fosse un prolungamento naturale della loro giornata.
Dario aprì la porta e fece cenno a Mira di entrare per prima, un gesto galante che lei accolse con un sorriso sottile.
All’interno, l’atmosfera era raccolta, il brusio sommesso delle conversazioni si mescolava al tintinnio dei bicchieri ed al profumo caldo dei piatti appena serviti.
Il maître li accolse con un cenno professionale, accompagnandoli verso un tavolo vicino alla vetrata.
— Direi che siamo in un posto degno della tua approvazione.
Esclamò Dario mentre aiutava Mira a sistemarsi la sedia.
— Per ora hai scelto bene.
— Vediamo se la cena è all’altezza.
La loro complicità ormai si era consolidata.
Non c’era bisogno di conferme: era chiaro che entrambi volevano essere lì, insieme.
Poco dopo, un cameriere si avvicinò con il menu, ma qualcosa nel suo volto li distrasse immediatamente.
L’uomo aveva gli occhi gonfi di lacrime.
Le sue mani tremavano leggermente mentre porgeva le liste, e ogni tanto si asciugava il viso con il dorso della mano.
Dario scambiò un’occhiata con Mira, che cercò di fingere di non aver notato nulla.
La serata proseguì tra piatti raffinati e conversazioni gradevoli, ma ogni volta che il cameriere tornava al tavolo, le sue lacrime cadevano silenziosamente, alcune nel calice di vino, altre nel piatto della minestra appena servito.
Era impossibile ignorarlo.
Dario protestò col maitre ma oramai la serata era alla fine.
Fu il padrone del ristorante, mentre praticava un sostanzioso scontro, a chiarire quel piccolo mistero.
— Perdonatelo!
— È un buon elemento ma oggi non è in sé.
Dario sollevò un sopracciglio.
— Problemi personali?
Il gestore annuì, incrociando le braccia.
— Si è sposato, qualche giorno fa credo.
— Oggi aveva un appuntamento con sua moglie in un caffè elegante qui nei pressi.
— . Ma lei non c’era e non ha dato proprio notizie di se.
Mira sentì il cuore mancarle.
La frase rimbalzò nella sua mente con un peso improvviso, come se qualcosa si fosse sgretolato dentro di lei.
Dietro di loro, il cameriere si era avvicinato, ancora con il volto segnato dalle lacrime.
— Mi dispiace per il mio comportamento signori …
Sussurrò, stringendo nervosamente le mani:
— Ma volevo scusarmi e dirvi che voi siete proprio una bella coppia.
Mira bianca come un lenzuolo, restò in silenzio.
Non osava proferire parola.
Quello indicato era il bar dove lei avrebbe dovuto incontrare suo marito.
Quello era il punto esatto in cui avrebbe dovuto riconoscerlo.
Ma non lo aveva fatto.
Dario, accanto a lei, non disse nulla, ma nel suo sguardo c’era la consapevolezza di chi aveva appena assistito a qualcosa di irreversibile.
La rivelazione aveva attraversato la serata come un’ombra silenziosa, impossibile da ignorare.
Dario, però, aveva già fatto la sua scelta.
Il cameriere, l’uomo che lui aveva sostituito al fianco di Mira, come in un antico gioco di bambini aveva perso il suo posto e lui non intendeva restituirglielo.
Dario lo aveva capito, lo aveva osservato con discrezione, ma dentro di lui era emerso il rapace: il maschio disposto ad allontanare dalla sua femmina tutti gli altri possibili rivali..
Quando uscirono dal ristorante, il silenzio tra lui e Mira era denso.
Mira stringeva ancora la rosa tra le dita, come se quel piccolo oggetto potesse darle una risposta che ancora fluttuava incomprensibile nell’etere.
Dario le prese la mano.
Un gesto deciso, senza esitazioni.
Il contatto era caldo, sicuro, una dichiarazione non verbale che non lasciava spazio ai dubbi.
— Rifacciamolo.
Propose colla voce bassa, con quel tono che era al tempo stesso una proposta e una sfida.
Mira lo guardò, trattenendo il respiro.
La sua mente protestava, ma il suo corpo rispondeva diversamente
— Dario …
Non lo disse per fermarlo: solo disse per prendere tempo.
Per capire se davvero era pronta a oltrepassare quel limite consapevolmente.
Ma lui non la lasciò sfuggire.
La sua presa sulla mano non era forzata, ma era chiara.
— Questa volta senza equivoci.
— Senza sorprese.
— Solo noi al di fuori dal mondo.
Mira sentì un brivido percorrerle la schiena.
Era questo quello che voleva?
O semplicemente era quello che non riusciva a rifiutare?
Quando Dario fece un passo indietro verso la strada, lei lo seguì.
Con molti tentennamenti ma lo seguì.
Mira fece scivolare la mano lungo il braccio di Dario, inclinando la testa con un sorriso enigmatico.
— Portami a casa.
Il tono era morbido, quasi un sospiro.
Non un ordine, ma un invito che lasciava poco spazio ai dubbi.
Dario la studiò per un istante, poi sorrise, sicuro di aver già vinto.
— Stavolta niente equivoci.
Si avviarono verso casa con un’aria di attesa sospesa:
Dario convinto di proseguire ciò che avevano iniziato, Mira avvolta in un pensiero che ancora non aveva rivelato.
Una volta dentro, la donna si liberò delle scarpe, lasciandosi cadere con grazia sul divano.
— Posso usare il tuo computer?
Dario sollevò un sopracciglio, ma non mise in discussione la richiesta.
— Certo.
— Ma devo preoccuparmi?
Mira non rispose.
La sua attenzione era già rivolta allo schermo, mentre digitava con rapidità l’indirizzo del marito.
Lui rispose quasi subito.
— Stamane sono arrivato tardi mi spiace.
— Ho chiesto informazioni e mi hanno detto che eri stata lì … ma te ne eri andata con uno sconosciuto.
Le dita di Mira rimasero sospese sulla tastiera.
Il cameriere: l’uomo che avrebbe dovuto essere con lei quella sera, era devastato.
Convinto di aver perso la sua unica occasione.
Dario osservava Mira in silenzio.
Mira abbassò lo sguardo, avvertendo il peso della sua stessa scelta.
Seduta davanti al computer, ella fissava lo schermo con il volto indecifrabile
Accanto a lei, Dario restava in silenzio, senza interferire, lasciandole lo spazio per decidere come gestire quella connessione.
Con un respiro profondo, Mira iniziò a digitare.
— Devo riferirti una cosa.
Dall’altra parte, il marito rispose quasi immediatamente.
— Dimmi.
Le dita di Mira tremarono leggermente sulla tastiera, ma non si fermò.
— Ho commesso un errore scambiando un altro per te.
Fece una pausa, poi continuò.
— Quando sono arrivata al bar, ho visto un uomo e ho pensato che fossi tu.
— Ho confuso un passante con te … ed ho seguito lui.
La risposta tardò ad arrivare.
Quel silenzio dall’altra parte dello schermo pesava più di qualsiasi parola.
Finalmente, il marito scrisse.
— L’hai seguito per fare cosa?
Mira serrò la mascella.
Ormai non poteva più nascondere nulla.
— Per fare l’amore: mi sono lasciata scopare da lui convinta che si trattasse di te..
Dario si trattenne dal ridere ma nei suoi occhi c’era una scintilla di complicità
Non era il suo momento per intervenire, ma la situazione era fin troppo assurda per non lasciarsi colpire.
Il marito impiegò più tempo a rispondere.
— Mi hanno detto che eri lì.
— Che poi sei andata via con uno sconosciuto.
— Non volevo crederci.
Mira chiuse gli occhi per un istante.
Era arrivato il momento di affrontare le conseguenze di quel pomeriggio.
Mira rimase immobile davanti allo schermo, osservando le parole che apparivano una dopo l’altra con una violenza che sembrava quasi tangibile.
— Non ci posso credere.
— Hai voluto umiliarmi.
Il marito digitava in modo frenetico, come se ogni lettera fosse un colpo che voleva infliggerle.
— Sei una…
Mira trattenne il fiato.
Aspettò il resto della frase, sapendo che sarebbe stato brutale.
Dario, accanto a lei, osservava lo scambio in silenzio, senza intromettersi.
Non era ancora il suo momento.
Questo era il momento di Mira e delle conseguenze che ora le piovevano addosso.
— Una traditrice.
— Una bugiarda.
— Una puttana.
— Mi hai spezzato il cuore.
L’odio e il dolore si mescolavano nelle parole, senza spazio per spiegazioni o compromessi.
Mira abbassò lo sguardo.
Non era sorpresa. Aveva previsto tutto, eppure sentirlo così crudele faceva male.
Il marito continuò.
— Non ho più nulla da dirti.
— Sei morta per me.
Il cursore rimase lampeggiante sullo schermo, come un ultimo battito di una conversazione ormai morta.
Silenzio.
Dario finalmente si mosse.
Non parlò subito, ma le prese la mano, stringendola leggermente.
Mira rimase immobile.
Quella sera aveva perso qualcosa, ma aveva anche trovato qualche cosa di nuovo.
Il cursore sullo schermo lampeggiava, come se le parole appena scritte continuassero a vibrare nell’aria, impossibili da ignorare.
Mira rimase immobile per un istante, trattenendo il fiato, cercando di mantenere il controllo.
Poi, senza preavviso, il muro cedette.
Le lacrime le salirono agli occhi con una violenza inarrestabile, una reazione viscerale alla brutalità di quelle definizioni.
Non era solo dolore.
Era umiliazione.
Era rabbia.
Era la consapevolezza di aver fatto una scelta che ormai era irreversibile.
Dario la osservava in silenzio.
Non cercò di fermarle il pianto, non le disse nulla per confortarla subito.
Lasciò che vivesse il momento.
In quell’istante, Mira non aveva bisogno di essere rassicurata.
Aveva bisogno di avvertirlo..
Le spalle di Mira tremavano leggermente, mentre il volto si nascondeva tra le mani, lasciando che la realtà la colpisse in pieno.
Dario inspirò piano, come se stesse studiando il modo giusto di intervenire senza spezzare il flusso di emozioni.
Alla fine, si mosse.
Senza una parola, allungò una mano e le accarezzò lentamente il dorso della sua, un gesto misurato, presente, senza invadenza.
Mira non lo allontanò.
Non smise di piangere, ma non si ritirò da lui.
In quel silenzio rotto solo dalle lacrime, la dinamica tra loro iniziò a cambiare di nuovo.
Il silenzio nella stanza era denso.
La conversazione con il marito si era conclusa, lasciando un vuoto che solo Mira poteva colmare.
Dario la osservava, attento, senza forzarla, ma con la determinazione di chi sapeva esattamente cosa voleva.
La abbracciò delicatamente stringendola a sé.

Finalmente, la domanda arrivò, diretta e senza esitazioni.
— Vuoi divorziare da lui e sposare me?
Mira sollevò lo sguardo, il peso di tutto ancora sulle spalle, ma ormai senza più confusione.
Non servivano riflessioni.
Non serviva esitazione.
La sua risposta fu chiara, semplice, definitiva.
— Sì.
Dario non sorrise subito.
Non era il momento del trionfo, ma della consapevolezza.
Quella scelta li legava ora in un modo che nessuno dei due poteva più ignorare.
Il destino che era nato per caso … ora era realtà.
Mira pregò Dario di mostrarle il letto ma di attendere un momento a seguirla.
Quando a sua volta Dario entrò in camera vide tutti i vestiti di Mira ben piegati e ripiegati su una poltroncina,
Mira lo stava attendendo seduta sul letto, completamente nuda, coperta solo dal lenzuolo che si teneva stretto al petto.
Dario mosse un passo verso di lei ed il lenzuolo, svolazzando cadde sul pavimento.
👍
FINE
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Voto dei Lettori:
9.0
Ti è piaciuto??? SI NO

Commenti per Svegliarsi con uno sconosciuto 2:

Altri Racconti Erotici in tradimenti:




® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni