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Lui & Lei

La piccola Annie - Racconto 3 - Perdita di controllo.


di Mesx
08.05.2018    |    4.721    |    1 8.6
"" "Se intendi diventare una assetata di cazzo si, l'hai fatto di nuovo..."
La psiche di Annie era completamente in frantumi.
Stando a quanto disse la polizia ai medici l'avevano ritrovata chiusa in camera sua a "masturbarsi furiosamente fissando il vuoto e piangendo."
A chiamare la polizia era stata la vicina di casa, spaventata dalle grida di Annie e dal successivo silenzio tombale.
Quando la ragazza riprese coscienza la prima cosa che vide fu il soffitto, bianco.
Non era l'unica cosa bianca in quella stanza, tutto lo era.
Poi fissò il pavimento per un attimo, quello era piastrellato di azzurro. Fu solo dopo che notò la cinghia che la teneva ferma al letto.
Lasciò cadere la testa sul cuscino chiudendo gli occhi. "Oh, merda..."
Con la mano riuscì a raggiungere il tastino per chiamare l'infermiere.
Un uomo sulla trentina si presentò dopo poco.
"Ti sei svegliata, bene. Abbiamo temuto il peggio..."
"Dove...dove sono?" chiese Annie con poca voce.
"Ospedale Psichiatrico di -fischio nelle orecchie di Annie che le impedì di sentire il nome - ti hanno portato qui dopo una visita preventiva all'ospedale della tua città."
"Perché...perché sono legata...?"
"Semplici misure preventive, i nostri pazienti tendono ad essere un po'...irruenti, se così vogliamo dire."
I ricordi di Annie erano annebbiati, ricordava solo di essere andata alla festa ed il resto era buio.
Entrò quello che sembrava essere il dottore nella stanza, un uomo elegantemente vestito sotto il camice bianco.
"Tu sei la fanciulla che hanno portato ieri da Allentown, giusto? Come ti chiami?"
"Mi chiamo Annie..Annie Mack.
"Ok ottimo, ti ricordi chi sei e questo è bene. Ti ricordi ciò che è accaduto ieri sera Annie? Sai dove sei?"
Annie si sforzò di sedersi ma la cinghia non le permetteva di sfilarsi.
"No...non ho idea di dove sono e non ricordo nulla di ieri sera...è tutto buio nella mia testa."
Il dottore scosse la testa e scrisse degli appunti, poi si rivolse all'infermiere cercando di non farsi sentire.
"E' in post-trauma, pare aver rimosso tutto per ora...ma riaffioreranno. Tienila d'occhio ok?"
"Annie, ti lascio nelle mani di Jake qui presente, per ora sei stabile e verrai slegata. Jake, accompagnala a fare due passi."
Così fu ed Annie, presa sottobraccio dall'infermiere Jake, iniziò a passeggiare per quello che era l'ospedale psichiatrico.
"Dunque ragazza, da adesso in avanti se qualcosa non dovesse andare nella tua testa devi dirmelo immediatamente, ok?"
Dio santo quante cose non andavano nella sua testa, sapeva di aver fatto qualcosa di irreparabile, ma non ricordava di preciso cosa fosse...una cosa era certa, non voleva stare li a lungo.
"Per quanto sarò tenuta qui?" chiese mentre si guardava attorno notando stanze piene di pazienti.
"Fino a quando non avrai recuperato i tuoi ricordi, a quel punto se dimostrerai stabilità sarai libera di andare...ma dobbiamo essere sicuri che tu sappia reggere la botta emotiva che ti ha mandato in palla ora."
"Tu sai cos'è successo?" chiese lei.
"Si...vagamente. Ma non posso dirtelo, rischierei di farti collassare."
"Cazzo...deve essermi successo qualcosa di davvero brutto allora."
"Linguaggio, signorina." disse Jake ridendo.
Mentre camminavano un odore di lavanda pervase le narici di Annie che subito dopo avvertì una forte fitta alla testa.
"Annie tutto ok?"
"La testa, fa male...comincio a ricordare qualcosa..."
L'infermiere annusò l'aria e percepì il profumo.
"A quanto pare la memoria olfattiva ti sta aiutando a ricordare, ottimo."
Annie nella sua testa aveva rivisto il buio delle scale di casa sua e una stanza illuminata, il forte profumo di lavanda normalmente proveniva da li.
Le domande che tartassavano la sua mente iniziarono a sbloccare sempre più pezzi del puzzle, il recupero stava procedendo troppo rapidamente.
Quando si fermarono alle macchinette Annie prese una cioccolata calda, la quale provocò nuovamente un terremoto nella sua testa.
Sentiva una voce, una voce familiare che le diceva "Annie, ti ho preparato la cioccolata calda, ci vuoi anche la cannella?"
Tirò su la testa e sbarrò gli occhi rispondendo a quella domanda. "Si, papà."
Jake si preparò al peggio.
Sentì come se il mondo si stesse sgretolando attorno a lei.
"Papà..."
L'infermiere intervenne subito afferrandola per le spalle.
"Nonono, non ci siamo, troppo veloce, troppo veloce!"
"PAPA!" Annie gridò forte e scoppiò a piangere.
"Chiamate il dottore!"
E così la ragazza si spense nuovamente.
Al suo risveglio i ricordi erano ancora li, come i suoi sensi di colpa, il suo rimorso. Suonò nuovamente la campanella e Jake la raggiunse poco dopo.
"Annie...hai ricordato?"
Lei fece di si con la testa. "Ho ricordato che è tutta colpa mia."


La visita successiva confermò che non sarebbe uscita tanto presto di li.
Il dottore fu irremovibile sulla settimana che Annie avrebbe dovuto passare all'interno dell'ospedale, partecipando a regolari sedute psichiatriche al fine di superare il trauma.
Fu spostata nelle camere da letto, dove si ritrovò un compagno di stanza che dormiva.
"Allora Annie, se hai bisogno basta che suoni ok? Se non ci sono io in turno farò si di mandarti una mia collega, almeno so che saranno gentili con te."
Accennò ad un si, ma dentro di se voleva solo abbandonare quel posto.
Di li a poco il suo compagno si svegliò.
Era un ragazzo dai capelli biondi non troppo lunghi e dal viso piuttosto magro, era piuttosto carino.
"Tu sei la mia nuova compagna di stanza?"
"Si...per il resto della settimana. Mi chiamo Annie."
"Erik..."
Non c'era molto da fare, quindi i due dialogarono parecchio e i giorni iniziavano a passare.
Annie alle sedute era sempre silenziosa, non avrebbe mai potuto spiegare cosa era accaduto. Andiamo, come diavolo si poteva spiegare ad un dottore che si era scopata il padre per andare ad una festa e che quest ultimo si era suicidato dopo il fatto?
Se spiegarlo ad un dottore le sembrava tanto strano però lo fu meno quando Erik fece la fatica domanda.
"Allora Annie, perché sei qui?"
Annie titubò tantissimo a rispondere, e fece si che fu prima il ragazzo a parlare.
Lui tirò su le braccia, mostrando due grosse cicatrici.
"Penso tu possa ben immaginare...no?"
"Hai tentato il suicidio?"
"Già...il mio patrigno mi ha violentato per anni e mia madre non ha mai detto nulla. Pensai che farla finita fosse la cosa giusta...eppure, eccomi qui."
La testa di Annie batteva come un martello ogni volta che pensava anche solo alla parola "Suicidio".
"Tocca a te ora, parlare."
Annie ci pensò un attimo.
"Se ti dico la verità...prometti di parlarmi ancora? Non che mi importi sul serio ma la mia permanenza qui sarebbe più pesante se non avessi nessuno con cui parlare."
"Pfft, dai...cosa potrai aver mai combinato di tanto orribile?"
Annie si alzò dal letto e chiuse la porta...dopo essere tornata seduta, fece un lungo respiro.
"Ho portato mio padre al suicidio...in una sola giornata."
Erik fu poco convinto dalla sua frase.
"Beh oddio...pare un po' una stronzata detta così, soprattutto ad uno che ci ha provato. Sicura che non ci fosse dell'altro e magari questa cosa che hai fatto lo ha semplicemente fatto crollare del tutto?"
Effettivamente non aveva tutti i torti, ma ancora non sapeva la verità.
"Erik..."
"Si?"
Lo guardò dritto negli occhi da letto a letto.
"L'ho sedotto. Mi sono scopata mio padre per andare ad una festa. Ecco cosa l'ha spinto a farla finita."
Il ragazzo rimase in silenzio.
"Come previsto." disse Annie guardando fuori dalla finestra.
"Wow." rispose lui dopo un interminabile attimo di silenzio.
Lei lo guardò stranita.
"Wow cosa?"
"Beh...devi essere stata davvero molto convincente per fare una cosa del genere...ok sei una bella ragazza...ma riuscire a convincere il proprio padre contro la sua volontà...wow."
Quella cosa la fece stizzire nel suo lato di angelo ma fece gonfiare da morire il suo ego da succube.
"Bravo...se prima questa situazione suonava orribile adesso è anche peggio...ci manca solo che mi dici che vorresti provare, pervertito."
Erik si alzò e andò vicino al letto di Annie.
"Sai...in questi pochi giorni ho visto quanto desideri uscire di qui...ma sai cosa? Se non parli coi dottori, il tempo non farà altro che allungarsi."
Annie si voltò al guardarlo.
"Erik, come diamine dovrei dire ad un medico che ho praticato l'incesto per andare ad una festa?"
Erik non seguì l'argomento e si voltò a guardare fuori dalla finestra.

"Sono qui da 5 mesi, sai quanto tempo dovrò restarci ancora?"
Effettivamente non lo sapeva, ma fu lui a dirle tutto senza domande.
"Più di un anno. I miei genitori non mi rivogliono a casa pertanto devono trovarmi una famiglia addottiva, in quanto sono classificato come persona "Non adatta a rimanere in solitudine", bella merda eh?"
"Mi spiace."
Il ragazzo si voltò di nuovo e le prese le mani.
"Scappiamo assieme."
"Erik, sicuro di stare bene? Mi conosci da nemmeno una settimana."
Lo so, è una follia, ma vedi forse un opzione migliore al momento?"
Effettivamente una volta uscita da li la voce si sarebbe sparsa in fretta...la sua vita era rovinata a prescindere.
Inoltre aveva soldi abbastanza per vivere un paio di mesi in una casa decente senza intoppi.
"Lasciami riflettere, ok?"

Poche ore dopo il dottore fece visita ad Annie e confermò ciò che Erik le aveva preannunciato
"Signorina Mack, mi duole comunicarle che non potrà lasciare l'istituto come previsto, purtroppo dai test è risultato che lei non è ancora in grado di gestire il trauma, oltre che pare soffrire di doppia personalità. Pertanto ci tocca tenerla sotto analisi ancora un po', mi spiace."
Una volta che il medico fu abbastanza lontano i due ripresero a parlare.
"Senti, cosa hai in mente?" chiese Annie con tono deciso.
"Fuggire, ovvio."
"Si ma come? suppongo tu abbia un piano, no?"
"Beh, in realtà non è un piano particolarmente elaborato, ma essendo noi in una situazione di "vantaggio" rispetto a molti altri ospiti in questo ospedale, ci basterà calarci dalla finestra a tarda notte."
"Calarsi dalla finestra? Sei serio Erik? Ci saranno poliziotti di ronda ovunque dai."
"Annie, tesoro caro, chi è qui dentro da mesi e chi da nemmeno una settimana?"
Annie alzò gli occhi al cielo.
"Dai continua allora."
Erik lasciò qualche dettaglio in più su quello che effettivamente era un piano semplice quanto rischioso. Si sarebbero calati con le lenzuola come si vedeva spesso fare nei film, essendo loro solo al secondo piano la fuga sarebbe dovuta riuscire senza intoppi.
Annie non era un granché convinta, ma l'alternativa era quella di dover comunicare ai dottori le sue malefatte e le andava ancora meno a genio. Inoltre avevano accennato alla "doppia personalità". Che avesse fatto cose di cui non si era accorta in quei giorni?
"Dormiamoci su, ok? Domani ti darò la mia risposta definitiva."
"Così sia, principessa. Io non mi muovo da qui."

Durante la notte Annie non riuscì a chiudere occhio tanti i pensieri che le ronzavano in testa.
Tuttavia si accorse presto di non essere l'unica a non dormire, anche se per motivi ben diversi.
Sentiva ansimare dal letto di Erik e lo vedeva muoversi leggermente.
In quel momento la succube dentro di lei prese piede, pertanto si alzò da letto con passo felpato e si avvicinò al suo compagno di stanza, confermando quelli che erano proprio i movimenti di chi si sta sparando una sega.
Tirò su le coperte di colpo facendolo spaventare moltissimo.
"ANNIE!" lei scoppiò a ridere, successivamente l'occhio cadde sul membro di Erik.
"Porca troia! esclamò con totale sincerità.
Lui cercò di coprirsi come meglio riusciva, senza successo.
"Cristo Erik, se me lo avessi detto subito che hai una mazza del genere tra le gambe avrei accettato al volo di fuggire con te" continuò ridendo.
"Annie, tutto questo è imbarazzante..."
Annie si sedette sul letto con lui e prese il grosso e venoso cazzo di Erik con la mano.
"E' imbarazzante solo perché ancora non ci ho messo le mani sopra, vero?" disse con tono seducente.
Con un movimento lento prese a scappellare quel grosso uccello, facendo ansimare il ragazzo.
"Dio mio Erik, è enorme...e credimi che di cazzi ne ho visti in vita mia."
Quella frase fece gonfiare ulteriormente il pene del compagno.
"Aaahn, ti piacciono i complimenti? O forse è il Dirty Talking ad eccitarti?"
Lui non rispose.
Lei allora con la mano libera si strinse una tetta e continuò.
"E se ti dicessi che vorrei tanto infilarmi questo grosso bastone tra le tette?"
Lui sussultò di nuovo.
"Come immaginavo...pervertito."
"Annie..."
"Dimmi..." disse lei continuando a segarlo.
"La porta è aperta e siamo nel raggio visivo di tutti...ti pare il caso? Non che non mi stia piacendo sia chiaro..."
Lei mollò la presa. "Hai ragione."
Tornò al suo letto e spostò le tendine in modo da bloccare la visione.
"Allora ti invito a casa mia, che ne dici?"
Tempo che Erik trovò il coraggio di alzarsi e andare da lei, trovò Annie senza maglietta e con una mano infilata nei pantaloni.
"Oh, ciao vicino...stavo giusto pensando a quanto mi era piaciuta la trave che avevi tra le gambe."
"Annie..."
Lei perse la pazienza a sentire ancora una volta il tono del ragazzo decisamente afflitto.
"Cristo santo Erik riusciresti a far passare la voglia ad una pornostar, che c'è adesso?"
"Sono vergine." esclamò lui velocemente.
Fu un interminabile attimo di silenzio.
"Oh...beh allora sei fottuto ragazzo mio." esclamò Annie con un tono ancora più perverso di prima.
Trascinò il ragazzo sul letto e iniziò a baciarlo, mettendosi le mani di lui sul suo bel seno abbondante.
"Oddio...sono così morbide!" esclamò lui con voce decisamente troppo alta.
"Silenzio! se ci scoprono altro che fuga, siamo fottuti."
Ma la cosa la eccitava da morire.
Ogni cosa sbagliata risvegliava la succube sempre di più, facendole perdere totalmente il controllo.
Mantenne la sua promessa di prendere il grosso membro di Erik tra le tette e il ragazzo rischiò di venire già li.
"Non ci provare eh! non si cede mai all'antipasto."
Annie si tolse di fretta e furia pantaloni e mutande.
"Scopami Erik!"
"Annie non l'ho mai fatto! Ti sei forse dimenticata?"
"Occristo santo."
Prese l'uccello di prepotenza e se lo spinse nella figa, facendolo entrare facilmente tanto che era bagnata.
"Oddio, oddio Annie non ce la faccio!"
In meno di 10 colpi Erik tirò fuori il cazzo e sborrò sulla pancia di Annie.
"Seriamente?" disse lei.
Lui era mortificato.
"Mi spiace...era così bella come sensazione..."
La succube si fece ancora più viva...Annie prese Erik di prepotenza e lo mise sotto di lei, dopodiché si reinfilò il cazzo dentro, iniziando a muoversi velocemente.
"Annie, così mi fai male!"
"Zitto e scopami, sfigato!"
I versi del ragazzo erano un misto tra piacere e dolore, ma nonostante ciò Annie non mollò il suo nuovo giocattolo fino a quando non ebbe un forte orgasmo.
Dopodiché scese dal letto e iniziò a segare violentemente Erik.
"Ora tu sborri nella mia bocca, vedi di fare in fretta che non resisto più!"
Il povero pene di Erik sembrava andare a fuoco da quanto gli bruciava, ma a lei non importava minimamente.
Tra mille versi di dolore del ragazzo, Annie si infilò il cazzo in gola e ottenne così la sua tanto desiderata dose di sperma.
Dopo poco, ancora inginocchiata dinanzi al letto, tornò in se.
"Oddio...cosa è successo?"
Erik dolorante si alzò dal letto e si rivestì.
"Sei seria?" disse lui con tono piuttosto alterato.
"Ti prego dimmi che non l'ho fatto di nuovo..."
"Se intendi diventare una assetata di cazzo si, l'hai fatto di nuovo."
"Cristo santo non riesco più a controllarmi..." disse mettendosi le mani tra i capelli.
Intanto Erik si avvicinò all'armadio e tirò fuori quella che sembrava una corda fatta di lenzuola.
"Beh cara mia, il tempo per riflettere sulla tua doppia personalità è scaduto...non ho intenzione di rimanere un minuto di più qua dentro."

Fine racconto 3.

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