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Lui & Lei

La profuga - Seconda parte


di Mesx
05.01.2018    |    4.409    |    0 7.3
"Domani discuteremo della tua permanenza qui..."
La città si stendeva dinanzi ai suoi occhi smeraldini, ed era molto più grande di quanto l'aveva immaginata quando Eduardo l'aveva indicata sulla carta.
Vi era un sacco di gente, ma Farah si sentiva più sola che mai...sapeva di non capire la loro lingua, sapeva che nessuno avrebbe compreso la sua, rendendola così incapace di comunicare.
La gente faceva finta di non vederla, altri la guardavano con sguardo ripugnante.
Cominciò a percorrere ogni via possibile che le si parasse davanti, mentre le ore passavano e la notte si avvicinava.
Il suo stomaco brontolava e sentiva uno strano fastidio tra le gambe...qualcosa in lei non andava e non era solamente la mancanza di cibo.
A sole tramontato Farah ebbe almeno la piccola consolazione di non sentire il freddo...il clima della città era mite.
Il fastidio tra le gambe non l'aveva abbandonata, creandole una preoccupazione crescente...inoltre non aveva ancora trovato un luogo dove potersi lasciare andare ai suoi bisogni fisici.
Guardandosi intorno più attentamente notò una piccola e stretta via chiusa al fondo...dopo essersi assicurata dell'assenza di occhi indiscreti, la percorse e si nascose dietro dei bidoni della spazzatura dove ebbe finalmente modo di liberarsi, pulendosi successivamente con le mutandine che fu costretta a gettare nella pattumiera.
Nonostante l'aver finalmente urinato, il fastidio era ancora presente.
Decise quindi di sedersi poco distante dal luogo della sue "malefatte" e controllò con la poca luce che c'era se qualcosa fosse diverso nella sua vagina.
Toccandosi non sentì alcun tipo di dolore, ma anzi, quel fastidio sembrava meno intenso. Quando le dita giunsero sul clitoride il fastidio sparì, lasciando spazio ad piccolo lampo di piacere...che fosse una necessità più che un fastidio il suo?
Si mise più comoda ed iniziò a toccarsi più insistentemente...e tanto più si toccava, più il piacere andava aumentando.
Chiuse gli occhi e appoggiò la testa al muro, rivolta verso l'alto.
Immagini rapide passavano nella sua mente:
Rivedeva il cazzo di Eduardo dinanzi ai suoi occhi, sentiva il gusto schifoso nella sua bocca...immaginava nuovamente la sua figa penetrata da quell'uomo...nonostante non fosse stata consenziente le piaceva ricordarlo.
Durante quest ultimo tratto di immaginazione spinse le dita dentro di se e si lanciò ad un verso di piacere piuttosto rumoroso...si stava masturbando per la prima volta, ed era una sensazione indescrivibile.
"Non è proprio il luogo adatto per lasciarsi andare al piacere, ragazzina."
Farah spalancò gli occhi spaventata e si coprì in tutta fretta...ma passò un lungo attimo prima di comprendere che effettivamente quella voce aveva parlato la sua lingua.
"Tranquilla, non ti faccio nulla." Quella frase diede conferma che non era stata un'allucinazione la sua.
Una donna spuntò dalle ombre che coprivano l'ingresso della vietta.
"Tu...tu parli la mia lingua?!? Oh sia ringraziato il cielo..." esclamò Farah.
"Certo che la parlo, è la mia lingua madre! Mi chiamo Selma...e tu sei?" Le tese la mano per aiutarla ad alzarsi.
La ragazza si pulì frettolosamente le mani sul vestito:
"Farah, mi chiamo Farah..." disse afferrando la mano.
"Farah...che bel nome. Seguimi, sembra proprio che tu abbia bisogno di una doccia calda."
Durante il percorso discussero sul perché si trovasse li, su come fosse giunta in città e altre informazioni.
Una volte giunte a destinazione, entrarono in una grande locale poco illuminato.
Farah notò subito la notevole quantità di ragazze presenti nel locale, tutte in abiti succinti o direttamente in intimo...c'erano anche dei pali, ma al momento erano inutilizzati, a quanto pare era orario di chiusura.
"Nuova arrivata, Selma?" esclamò la ragazza dietro il bancone.
"Non è detto, ma ha bisogno di mettere qualcosa sotto i denti e di farsi una doccia calda."
Selma fece accomodare Farah ad un tavolo e di li a breve le portò un piatto di avanzi e dell'acqua.
"Non è il massimo, ma abbiamo finito le scorte, sei arrivata a fine settimana."
"Che giorno è oggi?" chiese Farah mentre si ingozzava di pane e verdure.
"Domenica...domani è giorno di chiusura. Sei fortunata ragazza, avremo modo di parlare di molte cose."
Si allontanò per poi voltarsi un'ultima volta.
"Maria, quando finisce di mangiare portala al piano di sopra, mostrale il bagno e poi dalle il letto vuoto vicino allo sgabuzzino."
"Ok jefe!" rispose la ragazza dietro il bancone che ora aveva anche un'identità agli occhi di Farah.
Una volta finito di mangiare Maria seguì gli ordini di Selma e la condusse al bagno al piano di sopra del locale.
Maria era particolare agli occhi di Farah...sapeva parlare la sua lingua, ma era palese che non fosse di origine arabe...a primo impatto era sicuramente una ragazza del posto.
Si fermò dinanzi alla porta al fondo del corridoio.
Mentre percorrevano il corridoio pieno di stanze dalle quali si sentivano diverse voci femminili Maria cercò di dialogare.
"Non so in che situazione tu sia ragazzina, ma Selma può darti molto se farai ciò che dice, ha salvato molte di noi che lavoriamo qui dentro."
"Sono sicura che per una bellezza come la tua farà altrettanto." disse sorridendo in maniera sincera mentre apriva la porta.
Il bagno era caldo, pulito e profumato...inoltre vi erano sia la doccia che la vasca.
Farah optò per la seconda e si spogliò di quei sudici vestiti, gettandoli a terra.
La lunga chioma castana che nascondeva sotto il velo era finalmente libera e, prima di entrare nella vasca, si fermò a guardarsi nuda dinanzi allo specchio.
Si toccò le tette, si ammirò i fianchi...chissà se effettivamente quell'uomo che si era preso la sua verginità era effettivamente attratto da lei o no.
Ancora attanagliata dai dubbi, Farah si immerse nella vasca piena di acqua calda, lasciandosi ad un lungo respiro di chi ha appena trovato un attimo di pace.
Fu proprio in quella pace che sentì nuovamente quel bisogno presentarsi...ma stavolta, nessuno l'avrebbe interrotta.
Scese nuovamente con la mano tra le gambe e prese a stimolare il clitoride, lasciandosi andare a quel forte piacere che le causava. Nella sua mente nuovamente quelle immagini, quel grosso cazzo dal gusto orribile e quelle mani possenti sui suoi fianchi mentre si faceva sbattere. Infilò le dita e emise piccoli versi di piacere.
Aumentò sempre di più il ritmo e in contemporanea con esso aumentava la goduria.
Si afferrò il seno con la mano libera, se lo strinse forte, quella sensazione fantastica andava sempre più aumentando, non voleva smettere, ne voleva di più.
Quando raggiunse un ritmo così accelerato da far schioccare l'acqua intorno a se, si lasciò a versi di piacere più accentuati e acuti, c'era quasi...e proprio nel momento del culmine la sua voce sembrò sparire.
Rimase a bocca aperta a fissare il soffitto, le sue dita si erano fermate all'interno, il suo corpo tremava nonostante il calore dell'acqua...aveva raggiunto il suo primo orgasmo.
Si sfilò le dita dalla figa e si lasciò cullare dall'acqua fino a quando non sentì bussare alla porta.
"Ehi Farah, ti ho lasciato dei vestiti puliti fuori dalla porta...spero siano della tua misura." disse Selma con quella voce rassicurante che tanto la faceva sentire bene.
"Ti ringrazio!"
Farah finì di lavarsi per bene e si asciugò, poi aprì la porta quanto bastava per ritirare i vestiti.
Una semplice maglietta ed un paio di jeans che fecero un po' fatica ad entrarle. Come biancheria intima un reggiseno bianco che le stava un po' grande e delle mutandine piuttosto succinte per una come lei che aveva sempre indossato mutandine normali.
Notò solo dopo essersi vestita l'assenza di un velo da indossare.
Si asciugò i capelli come meglio poteva e andò alla ricerca di un volto familiare tra le poche porte aperte del corridoio.
Finì per raggiungere l'ufficio di Selma che stava consultando delle scartoffie...quando quest'ultima la notò abbassò gli occhiali e la osservò meglio.
"Direi che ti stanno dai" disse ridendo.
"Si ma...manca..." Selma la interruppe drasticamente.
"Non ne avrai più bisogno. Qua nessuno sa chi sei, tanto meno hai dei documenti con te per dare prova delle tue origini o della tua identità. Riparti da zero Farah, sei libera."
Farah si toccò i capelli ancora umidi...
"Libera..."
"Ora vai a riposarti, penso tu sia passata dinanzi alla tua sistemazione per ben due volte ormai...domani discuteremo della tua permanenza qui...ok?"
Farah accennò un si con la testa e si recò alla piccola camera palesemente riadattata per i casi di emergenza come il suo.
Non ci mise molto prima di cedere all'abbraccio di Morfeo, ma come sempre rifletté sulla sua condizione.
La vita le stava dando una seconda chance, stava a lei coglierla...ma era pronta per farlo? Sarebbe dovuta ripartire da zero, lasciandosi alle spalle tutto ciò che era stato di lei prima di allora.
Si addormentò...Il giorno dopo sarebbe stato un punto chiave per tutte le risposte che cercava.

Fine Seconda Parte.

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