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Gay & Bisex

INCONTRO INASPETTATO


di Alvertn
31.08.2015    |    9.306    |    1 8.5
"Si risale una lunga valle, e qui le pendenze sono tranquille, poi con uno strappo secco si sale ad un piccolo altopiano che percorri per la sua lunghezza e..."
Mattina splendida, aria fresca e una leggera brezza fa assaporare l’inizio di questa giornata a piedi per i boschi sino su, raggiungendo le rocce nude e poi le cime.
Sono un camminatore solitario da quando gli amici di un tempo hanno decretato che l’età li aveva convinti a ridurre le fatiche e fare percorsi meno impegnativi. Salite si ma percorsi con 4-5 ore massimo al giorno.
L’itinerario mio era raggiungere un bel bivacco in cresta, riparato dalla cima, quasi 1400 metri di dislivello, con un percorso che permetteva di raggiungerlo di circa 7 ore. Si risale una lunga valle, e qui le pendenze sono tranquille, poi con uno strappo secco si sale ad un piccolo altopiano che percorri per la sua lunghezza e poi lo strappo finale di 450metri erti da paura.
E’ un percorso che avevo fatto molti anni fa e che in parte ricordo bene, ma ha un paesaggio e un panorama eccezionali. Indimenticabile. Mi incammino ed è mattina presto, sono le 6.45, dopo quasi un’ora e mezzo di macchina per arrivare all’attacco.
La prima parte del sentiero si vede chiaramente sino al limitare del bosco. Una strisci chiara che passa nel verde dei prati quindi inconfondibile. Per quanto osservo nessuno è presente lungo il cammino.
Il passo aumenta sino a raggiungere il ritmo tradizionale per me, un passo costante non velocissimo ma ininterrotto.
Raggiungo velocemente il bosco perchè l’aria frizzante mi ha obbligato all’aumentare il passo per scaldarmi e combattere quel fresco che mi comincia a disturbare. E un un’attimo sono nuovamente bello caldo.
Prima di infilarmi nel bosco, dopo aver ammirato i prati con erba alta con moltissimi fiori dai colori forti, vedo che alla partenza si sono incamminate 3 persone. Penso che posso rilassarmi, farmi prendere e poi proseguire assieme a loro anzichè fare il lupo solitario.
Procedo con il mio passo normale, non forzando, mentre il sentiero scorre tortuoso nella selva con zone scure e zone assolate. Gli alti alberi, pini abeti e larici mescolati a chiazze, hanno una maestosità alla vista, e le cime oscillano dolcemente, con qualche rumore e scricchiolio, cullate dalla brezza.
I tre mi raggiungono dopo quasi un’ora di cammino e ancora nel bosco. Ci si saluta e si prosegue assieme scambiando opinioni sul percorso. Anche loro fanno il mio stesso itinerario. Mi propongo per rimanere con loro e accettano volentieri. Il passo che teniamo va bene a tutti, e per me è quasi più lento di quello che tengo abitualmente da solo, ma in compagnia ci si adegua.
Paolo, alto magro, capelli castani corti su viso ovale con folte sovraciglia, naso squadrato, bocca disegnata, labbra rosa chiaro che si perdono nella pelle, canottiera rossa, braccia con nervo, petto senza pelo, pantaloncini corti, gambe forti e ben tornite senza peli, un pacco che appare sagomato nel pantalone.
Renato, alto normale, corporatura robusta ma non grassa, capelli scuri su viso ovale, occhi chiari, naso grande, baffi che coprono parzialmente le labbra, e quelle che appaiono sembrano carnose e rosse, vogliose di qualcosa di piacevole. Canottiera verde pisello, braccia tornite e con un po di pelo
Bermuda larghe e gambe pelose.
Giulio, il più piccolo dei tre, capelli crespi rossi, viso oblungo, occhi castano, pelle chiara, labbra chiare ben disegnate, maglietta attillata che mostra i capezzoli piantati sul tessuto, braccia con pelo rosso ma sparisce con il chiaro della pelle, pantaloncini cortissimi, il pacco si nota molto, gambe chiare. Tutti con zaino in spalla e ben attrezzati.
Saliamo affiancandoci un po con tutti. Poi la salita si fa dura e la fila indiana si compone e a turno si passa a fare il battistrada.
Arrivati in cima finalmente, si riprende il fiato con una breve sosta, si guarda il percorso che si snoda nel ghiaione chiaro e si legge in piccola parte per gli omini di pietre che indicano il percorso e qualche segnale colorato che segna il sentiero.
Pochi minuti la sosta e si riparte. Il percorso segue l’ondulare del terreno sino a arrivare ad un torrente di scarico del ghiacciaio sovrastante. L’acqua grigia chiara, brillante gorgoglia veloce fra sasso e sasso, saltando a formare cascatelle e pozze profonde. Il ponte che permette di attraversarlo è poco distante dietro il dosso che si vede. Il sentiero aggira il dosso e saliamo per ridiscendere verso il ruscello. Arrivati in cima non si vede il ponte, il sentiero arriva sulla sponda e prosegue dall’altra parte ma del ponte non si vede nulla. Scendendo si apre l’orizzonte alla vista e alcuni tronchi sono depositati a lato a circa 200metri, quel che rimane del ponte dopo il disgelo…
Per proseguire bisognerà guadare, osa non simpatica visto che l’acqua è di ghiacciaio e fredda.
Arriviamo alla sponda e cerchiamo un posto dove l’acqua non abbia corrente e che sia visibile il fondo. Lo troviamo a circa 10 metri sotto. Ci consultiamo sul cosa fare, l’acqua sembra profonda, circa 60-70 cm a vista, significa che i coglioni saranno a mollo e che l’uccello con quel freddo si rintanerà dentro il corpo e svanirà alla vista
Si decide di provare ad attraversare, piano senza zaino e poi facendo il passamano tutti gli zaini arriveranno sull’altra sponda e noi subito dietro.
Semplice da dire ma vediamo come fare.
Mi spoglio, via scarponi, calzetti pantaloncini
In mutande e la camicia legata a mezzo busto. A piccoli passi, a piedi nudi sui ciotoli entro in acqua e man mano che mi allontano dalla riva più il morso del freddo si scatena sui muscoli delle gambe , cosce e polpacci. Arrivato a metà coscia ritorno a riva, la profondità bagnerebbe sino alla vita.
Sbatto i piedi a terra e mi spoglio del tutto, camici canottiera e mutande rimanendo nudo
. Riprendo la via nell’acqua e piano arrivo all’altra sponda bagnato sino alla pancia. Gli altri si spogliano e nudi cominciano ad entrare in acqua. Ora sono io che vedo le loro smorfie. Paolo e Giulio si fermano e io rientro un pochino, passamano degli zaini e tutti di la. L’uccello mio è sparito e lo palpo per scaldarlo e farlo tornare fuori.
Poco dopo sono raggiunto dai tre che si massaggiano il cazzo e sbattono i piedi per riscaldarsi.
Renato che ha attraversato per ultimo ha freddo e inizia a tremare. È bagnato sino alla vita ed io ora ho il cazzo fuori e duretto.
Mi avvicino, “vieni qui che ti scaldo”, e lo abbraccio standogli dietro. Lo spingo a piegarsi un po’ in avanti e con il cazzo in mano cerco l’ingresso. Lui non si scompone anzi si piega ancora un po ed io appoggio la cappella sul corpo freddo e bagnato e piano scivolo dentro. Arrivato in fondo mi fermo un attimo, renato sospita, Paolo arriva ridendo e si siede davanti e si prende in bocca un cazzetto mignon, che cresce man mano che il caldo lo rincuora.
Io inizio a scoparlo con colpi sempre più decisi, Giulio si mette dietro a me, “rallenta che voglio scoparti” mi dice, ed io rallento.
Il cazzo che vedo con la coda degli occhi mi stupisce, lungo e grossetto. Entra senza tanti problemi e prende il ritmo mio, Scopo e mi scopo con lo stesso movimento.
E’ paolo che all’improvviso prende a succhiare e degluttire, Renato è venuto in silenzio ma ora sento il suo respiro affannoso, comincia a sentire caldo il corpo e gode del trattamento.
Aumento il ritmo e sento che sto per esplodere. Colpi duri e decisi, colpi che arrivano dentro e da dietro altrettanto. Sborro con un urlo appena sommesso, e svuoto tutto me stesso. Respiro profondamente e Giulio mi riempie come fosse una fontana. Sento il suo caldo nettare arrivare dentro e riscaldarmi, e continuare ad arrivare a colpi e flussi alternati. Godo di questo momento
Cazzo in culo e cazzo in culo mio
Ora si appoggia rilassato sulla mia schiena e sospira… “che bel culo caldo e accogliente che hai”
Mi mordicchia la schiena. Paolo arriva dietro e dolcemente fa uscire Giulio dal me. “Voglio provare il tuo culetto”
“E’ tutto per te” ma girandomi per sorridere vedo il suo cazzo.
Mi sembra di vedere una lattina di birra da 0,50, grosso cilindrico, lungo con una bella cappella rossa umida e lubrificata dagli umori della voglia. Mi appoggia la grossa cappella, lo sfintere è ancora dilatato da Giulio e quindi una parte è subito dentro. Con delicatezza spinge e, a mia sorpresa entra quasi subito senza fastidio o male. Sento che mi riempie tutto, che il condotto lo avvolge e lo trattiene.
Inizia a scoparmi pianissimo, lento e profondo ma piano. Mi prende per i fianchi, mi stringe quasi mi pianta le unghie, e il ritmi aumenta. “si mi piace, forza che voglio sentirlo tutto, dai che voglio sentirti in me , dentro”
“sei una troietta, si, ti sbatto e riempio tutto, straboccherà di sborra il tuo culo”
Il ritmo aumenta vertiginosamente, godo di quel palo dentro che mi riempie tutto, quasi nello stomaco, quasi volesse salire ancora, stretto in me , nell’ano e nel condotto.
Mi sfonda letteralmente e se non mi tenesse per i fianchi sicuramente sarei caduto a terra per le forti spinte di penetrazione.
Io godevo come un pazzo. Un cazzo come quello mai visto e provato, mai.
Poi arriva, sento che mi inonda con getti forti densi caldi e stantuffandomi, lo sperma inizia a uscire e colare lungo le palle e poi sulle cosce.
Con due sberle sulle chiappe, finisce la scopata, lentamente ritira il cazzo portandosi dietro lo sperma che cola. Dopo essermi ripreso da questa eccitazione e piacevolissima scopata, “cazzo, mi hai riempito come un otre, adesso come faccio a lavarmi bene?”
“ci penso io,” prende dei fazzoletti e tovaglioli di carta e mi pulisce l’esterno culo e cosce.
Poi va al torrente e si riempie la bocca, la tiene dentro, viene da ne, appoggi le labbra sul buco dilatatissimo e spruzza dentro quanto riscaldato dalla sua bocca. La senzazione è stranissima, l’acqua non è gelida ma sicuramente non calda e spinta così mi arriva dentro in pancia. Piacevole e strana. Appena finito di spruzzarmi stringo le chiappe e mi metto accovacciato e spingo fuori il liquido misto sperma. Mi fa ripiegare, pulisce e ripete il rito dell’acqua per 3 volte sino a quando esce senza nulla, solo acqua.
A quel punto mi asciugo e tento di andare a vestirmi. “fermo, fai lo stesso lavoro a renato, lo sperma che ha è il tuo.”

Sorrido e imito quanto mi ha fatto prima lui. Renato se la gode un mondo di quella inattesa leccata di culo.
Fatto finalmente posso rivestirmi. Ormai asciutti per il tempo passato a far sesso, gli abiti si indossano subito, mutande, calzettoni, canottiera camicia, pantaloni. Zaino in spalla e si riparte

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