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Gay & Bisex

RIENTRO DALLE MONTAGNE


di Alvertn
05.10.2014    |    9.761    |    1 9.5
"Solo una coppia che percorreva lo stesso itinerario ma in senso contrario al mio ho incontrato in tutto il tragitto..."
RIENTRO DALLE MONTAGNE

Il rumore del tuono lontano mi fa soffermare all’osservazione del cielo per cercare di capire quanto tempo ho prima della pioggia.
Stamane il sole era bello e le nuvole seppure scure coprivano le cime dei monti. Il percorso scelto per la camminata è impegnativo per la durata, circa 7 ore senza appoggi, ne baite malghe o rifugi, che per il dislivello in salita di circa 1900 metri distribuito su tre rampe secche molto erte.
Avevo previsto che il tempo avrebbe resistito per tutto il tragitto e se andava male solo verso la fine rischiavo di prendere la pioggia ma li il percorso sarebbe stato lungo una carrabile sterrata e poi una stradina asfaltata che collega le case di vacanza al paese sottostante.
Ed infatti ora mi trovavo all’inizio della strada sterrata. Il giro molto faticoso per le erte salite, ma splendido per i paesaggi e la natura che ti si presenta davanti aglio occhi, che cambia ad ogni salire e ad ogni valletta. Solo una coppia che percorreva lo stesso itinerario ma in senso contrario al mio ho incontrato in tutto il tragitto.
Il rumore del tuono si avvicina velocemente e a seguire un forte boato ecco che inizia a cadere qualche goccia qui e la.
Immediata sosta, aperto lo zaino alla ricerca della mantella, che trovata, indosso subito dopo essermi tolto la camicia e nesso i pantaloncini cortissimi.
La mantella è splendida per la pioggia ma camminando la traspirazione è molto rallentata e quindi si suda, per questo mi spoglio per evitare di trovarmi poi con gli indumenti bagnati una volta che la pioggia finisse.
Zaino in spalla e mantella che copre tutto riprendo il cammino mentre lentamente ma inesorabilmente la pioggia aumenta trasformandosi in un diluvio.
Mi fermo sotto una pianta a bordo strada, un bell’albero con un intenso fogliame che per ora non lascia passare che qualche goccia. Penso che non mi resti altro che attendere che spiova o almeno cali di intensità, altrimenti è doccia assicurata. Calcolo che il tempo a disposizione della sosta per poter rientrare con una certa sicurezza sia di circa mezzora e mi prefiggo che passata tale spazio temporale partirò ugualmente pioggia o non pioggia
Passano circa 10 minuti, quando sento un rumore di motore, mi concentro ad ascoltare per capire da che direzione proviene e dove va, se si avvicina o va in altre direzioni. Il motore si avvicina, dovrebbe essere un trattore dal casino che fa. Poco dopo dalla curva a 100 metri da me, lungo la strada che avevo già percorso finalmente appare, si un grosso trattore cabinato, chiuso che veniva verso di me.
Mi avvicino al ciglio della strada per farmi vedere, non serve che faccia cenni poiche rallenta e si ferma. Mi apre lo sportello e mi chiede che ci faccio li con questo tempo, ed io rispondo raccontando il giro fatto e che la pioggia mi ha sorpreso prima del previsto.
“se vuoi poi salire, devo passare al baito per vedere se tutto è in ordine e chiudere, poi scendo in paese. Se ti va di aspettare …”
Approfitto subito, risparmio l’attesa, e l’oretta a piedi che mi separa dal parcheggio dove ho lasciato l’auto. “si grazie, molto gentile, approfitterò della sosta al baito per asciugarmi e cambiarmi”
Prima di salire mi sfilo la mantella rimanendo in canottiere e pantaloncini cortissimi, la sbatto per togliere l’acqua, la riavvolgo tenendo l’esterno bagnato a contatto solo con le parti esterne e poi salgo velocemente sul trattore.
“ma sei quasi nudo sotto la mantella, bellissima sorpresa”
“Grazie, sai sotto le mantelle si muore dal caldo e questo è il miglior sistema per non prendersi un raffreddore o peggio. Finito di piovere ti spogli e ti cambi tutto, ma le cose umide dal caldo sono canottiera e pantaloncini e mutande”.
“Ma hai dietro anche il cambio delle mutande?” si cambio mutande e canottiera”
“Mmm, ma che previdente che sei, mi piacerà vederti, con la roba che tiri fuori da quel tuo zainetto”
Mentre stiamo chiaccherando innesta la marcia e con un buon colpo il mezzo si rimette in movimento. Sobbalziamo sullo sterrato ed ogni tanto ci urtiamo a vicenda, o meglio ci andiamo a toccare.
“questo tratto si balla moltissimo, ma me piace seguire il movimento dei sobbalzi e anche venire a sbattere contro di te, spalla o braccia, ma è piacevole”
“si vero è quasi come essere su una giostra, quelle che da bambino si facevano volentieri perché erano imprevedibili nei movimenti e spostamenti.”
Il reattore procedeva piano per non saltellare troppo…”qui si balla di più, è il tratto più incasinato, se vuoi tieniti a me così riesci a contenere lo sballottare”, lo guardo e “ dove posso tenermi, non vi è bracciolo o maniglia, solo tu ma dove per non disturbarti la guida?”
Mi guarda e sorride con uno sguardo furbetto (così lo definisco io), “guarda se vuoi o ti tieni alla mia coscia o alla mia cintura dei pantaloni”, allora poggio la mano aperta sulla sua cosci più vicina al ginocchio, penso che essendo meno grossa sia più facile tenere l’eventuale presa.
Al primo sobbalzo forte stringo ma scivolo perché non voglio fargli male.
Lui mi guarda e scoppia in una bella e sonora risata “ devi stringere più forte altrimenti rischi di sbattere sulla cabina, e posizionati più alto così hai maggior presa”. Io mi posiziono meglio sul mezzo sedile a disposizione e poi pongo la mano aperta a metà coscia e stringo, “ dici che qui va bene?”
“Dipende da te e cosa vuoi, io starei più su ancora, così se impugni sei sicuro che non succede più nulla sugli sbalottamenti, ma su altro sicuramente si”. Lo guardo e non so se ho capito bene “sposto la mano più in alto e raggiungo coscia e inguine “intendevi qui?” chiedo e subito mi accorgo della bestialità che ho detto e chiesto. La risposta che ormai ere lucida nella mia testa la sento chiara e quasi con tono ridicolo nei miei confronti “Be li non credo che riusciresti a tenerti, intendevo più centrale e un pochino più in alto”
Sposto la mano e, spostandomi sul mezzo sedile, la allungo sino a portarla sulla sua patta dei pantaloni, pantaloni di velluto ruvido e non puliti. La appoggio e sento un grosso palo duro che sotto vibra. La mano semplicemente appoggiata mi trasmette le senzazioni di quell’uccello caldo e voglioso che mi attizza e mi stimola facendomi crescere il mio.
Degluttisco e imbarazzato non so come comportarmi.. Lui rompe il ghiaccio che mi attenaglia “ e dai anche se stringi non si rompe mica, e poi …puoi giocarci mentre sono impegnato alla guida, Dopo vedrei tutto…”
“dici?” e inizio a palpeggierlo con gusto ma il velluto è duro e faccio fatica a sentirlo bene, non riesco a capire le dimensioni anche se mi sembra grande e grosso. Lui divarica bene le gambe e si lascia accarezzare tranquillamente. “ma dai tiralo fuori che è meglio”.
Non rispondo e mi muovo con la sinistra a cercar di far scendere la cerniera lampo, ma devo aiutarmi anche con la destra, non so se per non essere mancino o per la consistenza del pantalone, ma alla fine riesco a farla scendere sino in fondo. Sempre con le due mani slaccio la cintura e apro il bottone del pantalone divaricandone i bordi.
Passo a palpargli il cazzo sopra le mutande. Ora si che si decifra bene, grosso sicuramente e lungo più di una spanna. Lo sento duro, caldo vibrante al mio passaggio della mano, con movimento del corpo che cerca di ricevere più pressione da me o meglio dalla mia mano.
Provo a stringerlo ma sia le dimensioni sia le mutande mi impediscono di circondarlo ma riesco ugualmente a prenderlo in mano a tre quarti. Adesso sono io che ho il cuore che batte impazzito, un cazzo di lusso, così non ne avevo mai impugnati, mi sentivo emozionato, come un bambino alle prime armi, sentivo indurirsi sempre di più il mio, ma era nulla al confronto del sua, a stringerlo sembrava marmo bollente, pulsante, un barattolo di birra caldissimo, un tubo di vinavil, roba da farti sentire in un altro pianeta. Sono disorientato da questa situazione, non so cosa fare se finalmente tirarlo fuori e vedere la grande “bestia” o attendere ancora ma con il battito mio che mi urlava nei timpani.
Continuo a palparlo con forza e provo a segarlo con difficoltà, coperto dal tessuto come è, poverino non può apprezzare le mie attenzioni e cure. Il trattore sobbalza improvvisamente violentemente, ed io distratto da tanto ben di Dio,non riesco a mantenere l’equilibrio e finisco per cadere addosso a lui impuntandomi con e mani sul suo cazzo.
La situazione ora è che sono appoggiato al suo petto per mantenermi in equilibrio, con le mani strette sul suo cazzo, e annuso la sua pelle dalla camiciona aperta e sbottonata in parte, umida di sudore e fatica, ma con un profumo particolare e non fastidioso, quasi inebriante, sento i suoi peli sulla guancia e pizzicano il naso.
Sento la sua mano che arriva alla mia testa, passa le dita fra i corti capelli, scivolando dalla fronte alla nuca, dalle tempie alle orecchie, poi scivola leggere sopra il naso, passa i baffi e si muove lenta sulle mie labbra. Attendo con desiderio cosa potrà fare, che desiderio lo sta portando, che piaceri desidera e godo ai pensieri che mi arrivano in mente come possibili risposte, tutte molto provocanti e spinte. Le sue dita passano e un medio si ferma e preme delicatamente, poi mi da due leggeri colpi mentre la sua voce “toc toc, c’è nessuno? Posso entrare “ e lo sento ridere mentre io piano apro prima le labbra e poi i denti facendolo entrare sulle labbra e poi in bocca, ed appena dentro chiudo e succhi e lecco quel dito grosso e ruvido, forse anche sporco ma non mi frega nulla dall’eccitazione che ormai mi ha preso e pervade ogni mio senso. Un gradevole sapore sul medio fragole o frutti di bosco, probabilmente ha colto i frutti prima di dover rientrare per la pioggia, e se sono sporchi almeno sono gustosi e saporiti. Piano esce con il medio e ritorna subito con indice e medio e si fa leccare prima di rientrare in bocca.
Lecco le due dita unite e rigide, su e giù come fosse un bel cazzo, circunavigandole con la lingua ovunque, arrivando a leccargli la mano. Poi entrano e mi scopa la bocca con delicatezza.
Io godo e lo lascio fare, Stà guidando e quindi sento che ha rallentato ma non si distrae ne sulla strada ne con me.
“bravo vedo che sai come fare e che ti piace succhiare, adesso tiramelo fuori e lavoralo bene, sai che devi fare e non risparmiarti”
Con le mani gli abbasso le mutande, lui si impunta e si alza per permettermi di farle scendere sino a lasciar libere anche le palle, pantaloni s mezza coscia, addome cazzo e palle libere e pronte per essere ammirate dai miei occhi.
Solo ora mi toglie le dita di bocca e posso guardare quello che ho sentito e fantasticato creandolo solo nella mente.
Ora lo vedo ed è realtà.
Un bel cazzo grosso e grande, turgido e pulsante, caldo e voglioso piantato su una borsa gonfia di due testicoli di notevole dimensione. Mentre le guardo penso a quanta sborra faranno e quanta sarà tutta per me.
Lento mi abbasso, non sono molto comodo ma il desiderio mi cancella questa senzazione, lecco l’addome peloso, a destra e sinistra del suo cazzo che ad ogni passaggio salta e vibra. Passo la lingua dalla cappella coperta sino alle palle, con difficoltà riesco a prenderle in bocca tutte una alla volta e succhiargliele leccandole.
Poi su sino in cima, mi stacco
Passo la mano accarezzandolo e spalmando la mia saliva, poi piano piano lo impugno e lo tiro su diritto.
Cazzo che cazzo da sogno. Se me lo spara in culo mi impala ma sarebbe un dolore piacevolissimo. Ma basta sogli ad occhi aperti ora è li ed è a mia disposizione, per cui torno su di lui e lo ingoio tutto sino a sentirlo in gola. Appena in fondo il proprietario si muove per scoparmi la bocca, e quasi mi sento soffocare. Lento risalgo sempre usando la lingua lungo tutta l’asta e soffermandomi a giocare con la cappella che ora piano scappello e succhio avidamente, godeldo di quanto ho e sentendolo genere sommessamente.
Mi soffermo a giocare con labbra baffi e lingua la sua cappella rossa e vogliosa.
Lui si muove per scoparmi, ma stà guidando e i movimenti sono vincolati e difficili, quindi pone la mano sulla mia testa e mi spinge giù con forza mentre sale con il cazzo, e tenendomi per i capelli mi fa alzare quel tanto che basta perché i suoi movimenti diano frutto, e lo sento godere della mia bocca, delle mie carezze di lingua del suo moto.
Il mezzo rallenta e improvvisamente per me che non vedo la strada, volta sbilanciandomi ql punto tale che quasi lo mordo.
“siamo arrivati, ci fermiamo il tempo per riordinare e per conoscerti molto ma molto profondamente, mi hai fatto venire una voglia di riempirti tutti i tuoi buchi”.
Mi sollevo dal suo cazzo, e vedo il baito, una costruzione con la parte a terra in sasso a vista, la porta con architrave in tronco d’albero lavorato a mano con incisioni di fiori e una data che non distinguo bene da dove siamo. La parte superiore in tronchi incrociati, con alcune finestre con gli scuri aperti e il telaio del serramento a croce, il tetto in scandole. Un vero gioiellino e una costruzione meravigliosa.
Ferma il trattore e scende correndo sotto il tetto per non bagnarsi troppo, senza riporre il membro ma lasciandolo dondolare nella corsa. La pioggia continua incessante. Apro e scendo prendendo zaino e mantella, chiudo e corro anche se poi sono già umido bagnato.
Infila una chiave e gira, poi apre la porta ed entra lasciandola aperta, accende la luce “dai entra e chiudi bene dietro di te”, ed io chiudo la porta, poi guardo di lasciare lo zaino in un angolo che non dia fastidio e cerco un posto per mettere ad asciugare la mantella.
Lui mi guarda, viene verso di me, chiude con lo scorrimento di un catenaccio a mano la porta di ingresso e “mettila a cavallo di quella sedia e spostala vicino alla finestra così non darà fastidio, se poi vuoi stendere le tue cose bagnate sopra la stufetta accesa è li nell’angolo”
Io eseguo e posiziono la sedia e poi ci metto la mantella tenendola aperta in modo da non sovrapporne parte del tessuto, Poi mi guardo attorno e vedo che lui mi stà fissando, con il cazzo duro fuori, direi come lo avevo abbandonato io.
“dai che ho voglia” mi spara li come nulla fosse. “spogliati e stendi le cose”.
Mi sposto nell’angolo della stufa, mi tolgo la canottiera e la appendo ai paletti di ferro che a raggera sovrastano la fonte di calore, poi i pantaloncini cortissimi e ultimo lo slip.
Sono di schiena per lui e seppur avendo il cazzo duro non è ancora in mostra. “ma che bel culo che hai, un bel fisico da godersi come piace a me, dai girati che andiamo a divertirci di la”
Mi giro lentamente sino ad arrivargli di fronte, mi fermo un attimo e poi mi avvio verso di lui
“ma che bel cazzo che hai, duro e voglioso, si vede che vuoi sentirmi tutto, ti trasformerò in una splendida troia solo per me, tutta mia e a mia disposizione.
Arrivato a lui la sua mano mi prende per i coglioni ed il cazzo e mi tira a seguirlo.
Usciamo dalla stanza e imbocchiamo una scala in legno che sale e arriviamo in un disbrigo con 4 porte, apre la seconda di destra e la camera con un lettone in legno, pareti bianche, piumone sopra, finestra da cui arriva una febile luce.
Mi tira sino al bordo del letto, toglie il piumone, mi obbliga a sedermi sul bordo e mi pianta il cazzo in bocca, e tenendomi stretta la testa al suo corpo, mi scopa arrivandomi in gola e fatico a respirare e a tossire per la profondità in cui lo pianta. Recupero nei momenti in cui torna indietro per riempire bene i polmoni, continuo a leccarlo e succhiarlo nella speranza che si fermi più esterno possibile, ma non ottengo il risultato sperato. Inizio a sudare, credo di essere bordoux per le difficoltà di respirazione.
Nel contempo mi godo quel cazzo che mi stà sbattendo, voglioso della mia bocca, che non ha intenzione di rinunciare a prendersi tutto il piacere possibile e non interessa il come, se io fatico o sono dolcemente assieme.
“Dai, hai una bocca che è un culo, mi piaci troia, mi piace sbattertelo dentro sino in fondo e mi piace che tu te lo stia prendendo con piacere e voglia, dai che ti riempio tutta la gola, non dovrà uscire neppure un filo, INTESI?
Per risposta miggii e cercai di accennare un si con la testa, e lui subito mi riprese con forza portandomi contro il suo pube. Tossisco soffocato, mi agito ed infine allenta la prese e mi lasci arretrare. Respiro di nuovo e mi faccio scorta nei polmoni, sento che il pulsare aumenta, che il suo movimento accelera, che inizia a gemere, e intuisco che al momento giusto mi si pianterà tenendomi bloccato a se sino a svuotarsi.
Respiro profondamente dal naso facendo un bel rumore, lui accelera ancora, lo sento ingrossarsi, stà per esplodere, Si ancora poco e ….” Siiiii dai troia siii forza dai, dai” quasi senza senso ma mi blocca con le mani alla nuca e mi spinge verso di lui mentre lui spinge il cazzo verso di me…. E arrivato ad avere il pube sulle labbra ecco che inizia a venire con gridolini sommessi che aumentano di intensità man mano che il nettare caldo fuoriesce e mi irrora dapprima e poi inonda la bocca, e non riuscendo a deglutire per la profondità in cui è arrivato, le guance mi si gonfiano per il liquido, poi non so se si è accorto o per calo di tensione arretra leggermente, continuando a schizzarmi dentro e lo spazio lasciato viene immediatamente preso dal suo sperma caldo che arriva in gola e deglutendolo scende tutto in me.
Finalmente riesco ad assaporarla, calda dolce e la degusto quasi come un buon vino; Piacevole sapore con un retro amarognolo ma sempre piacevole.
Riprende a pomparmi con meno forza, sempre continuando a schizzare e a pulsare nella mia bocca, improvvisamente lo tira fuori e alcuni schizzi me li fa arrivare negli occhi e sul naso. Impugna il suo cazzo come un pennello e sparge il colore dagli occhi e dal naso lo sparge sulle guance e poi lo porta tutto sulle mie labbra, e dopo averlo accumulato mi fa aprire e lo spinge dentro lasciandomi a bocca aperta e osservando la caduta a filo che lo sprema creava.
Osserva il bianco nettare in fondo alla cavità che ne occupava una buona parte, poi con un movimento dolce della mano posta sotto il mento mi chiude la bocca, attende di vedere il pomo d’Adamo muoversi per mettere li la cappella per farsela leccare e pulire per bene.
Io stavo godendo ogni singolo attimo, non riuscivo a immaginare cosa poteva esserci un momento dopo, sentirlo in me
Pulsare in me, venire in me, svuotarsi in me e riempirmi dl suo io, mi sentivo sballato pieno di gioia e felice di questa strana situazione, di aver conosciuto uno così meravigliosamente fantastico.
Il mio cazzo duro era bagnato, ovvio che con il piacere che avevo avuto si era trasformato per l’uccello in una buona lubrificazione
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