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Gay & Bisex

Trakking partenza


di Alvertn
07.06.2013    |    8.894    |    3 9.6
"Penso che ora dovrei rialzarmi e riprendere per il rifugio che intravvedo e che saranno 7-8 minuti..."
Splendida giornata di sole, partiti all’alba per un bel giro in montagna, saliti a quota 2.200 dove il sentiero si inerpica nella valle da prima ampia e poi sempre più stretta sino ad arrivare ad una forcella con pareti verticali in roccia calcarea. Splendida da vedere per il suo aspetto e ristoratrice poiché passata la salita è da considerarsi finita.
Valicata, spostandoci di alcuni metri per ripararci dal forte vento che la attraversa, ci sediamo a riprendere fiati.
A vero sono io Giovanni ed il mio vecchio amico Luca, vecchio perché è una vita che siamo in giro assieme, passando tutto quanto ci ha toccato, amori perduti, amici persi, passioni e dolori condividendoli assieme.
Riprendiamo il percorso che si snoda su e giù appena sotto il crinale, ma con leggere salite e altrettante discese.
Il passo ben ritmato e veloce, allenati come siamo.
Il programma prevede di raggiungere il rifugio per mangiare qualcosa. Negli zaini abbiamo viveri per emergenze, rifugio chiuso o ritardo sulla tabella di marcia.
Il rifugio rimane a circa 1.800 di quota diciamo subito sotto la prossima forcella.
A vederla sembra vicina ma si cammina spediti e ci vogliono più di un paio d’ore per raggiungerla.
Il passo veloce non impedisce di chiacchierare, anche perché non vi è fatica ma solo percorso e il fiato non manca.
Ci si racconta le ultime cose importanti vissute, si fanno notare all’altro le genziane, le negritelle, i raponzoli, gli anemoni, e qualche stella alpina piccola dispersa nel verde.
Passata la forcella il sentiero procede in quota ed è quello che riprenderemo dopo esserci rifocillati. A destra scende il sentiero costeggiando la parete e il crinale poiché il primo tratto di valle è scosceso ed è un ghiaione. Si intravvede il fumo del camino del rifugio e guardando con attenzione il becco di uno sporto del tetto.
Ci fermiamo a guardare, analizziamo il canalone, sassi fini o ghia ietta per la prima parte, un po più consistente nella centrale e dove i sassi diventano grossi è circa l’altezza del rifugio.
Propongo a Luca di scendere “parinando” lungo il ghiaione.
Per chi non lo ha mai fatto è una cosa splendida, muovi i piedi quasi correndo pattinando, poggi il piede destro e scivoli nella ghiaia, e quando rallenta con slancio procedi con il sinistro e così di seguito sino a mantenere una andatura veloce ma costante.
Io sono maniaco di questo modo di scendere e parto di corsa dal prato e salto nel ghiaione e pattino.
Sono quasi alla fine che metto un piede male, ma scarico subito poggiando immediatamente l’altro per scaricarne il peso.
E piano rallento e mi fermo
Luca dietro di me con più calma arriva. Vede che mi tocco la caviglia e preoccupato mi chiede che succede.
Spiego brevemente l’accaduto di cui non si era accorto poiché ovviamente questo tipo di discesa obbliga la massima attenzione a dove metti i piedi e pochissimo a guardarti davanti se non da fermi.
Luca preoccupato mi fa sedere su un sassone del ghiaione, mi fa distendere la gamba e mi fa muovere la caviglia, che risponde bene con solo qualche fastidio.
Mi fa ripetere i movimenti sostenendomi la gamba al polpaccio con la destra e bloccandomi il movimento della stessa con la sinistra sulla coscia, dapprima sulla metà poi ad ogni nuovo movimento sale sino alla fine della stessa. Penso che ora dovrei rialzarmi e riprendere per il rifugio che intravvedo e che saranno 7-8 minuti.
Mi chiede un altro movimento e mi piazza la sinistra sul pube e palpa con curiosità il mio sesso.
Non parlo, stupito e forse per un desiderio antico di conoscersi bene non protesto.
Luca vedendo il mio atteggiamento si gira guardandomi, sorride, e passa la mano sotto il pantaloncino corto alza lo slip e si infila sul pisello in movimento.
Palpa e sorride.
Poi mi propone di spostarci a lato del ghiaione dove vi è l’erba e mughi. Sfila la mano e mi aiuta ad alzarmi, mi muovo bene dai, poco fastidio nell’appoggiare.
Arrivati al bordo mi chiede di aspettare e va in perlustrazione. Torna quasi subito e mi fa strada, subito dietro i mughi e fra di essi ha trovato una piazzola erbose quasi completamente circondata da essi.
Stende il telo a terra e mi aiuta a sdraiarmi. Appena disteso, con ambo le mani prende dai fianchi il pantaloncino e lo slip assieme e lo sfila aiutato dal me che sollevo il corpo.
Il cazzo duro vibra all’aria, Luca mi guarda e porta la maglietta alle spalle, petto nudo, il sole che arriva agli occhi e me li fa socchiudere.
Mi impugna e lo mena sino a sentirlo duro e rigido, passa al leccarlo dalla cappella giù lungo l’asta e le palle, le risucchia in bocca e su sino all’apice. Ripete e ripete poi lo ingoia e mi spompina con decisione. Io godo e fremo dal piacere inaspettato da questa sorpresa novità.
Chiusi gli occhi in una pace immensa ascolto tutte le mie sensazioni, i piaceri che salgono e che mi prendono tutto, con dolcezza e rilassatezza.
Si stacca mi sorride e si sposta fra le mie gambe, le alza bene, giustificando che così defluisce meglio il sangue e la caviglia migliora.
Mi lecca le palle e scende sino al buco del culo e la lingua prova a forzare, ripete e sputa sul pertugio e prima della lingua si fa strada con un dito lentamente per non farsi dire di no.
Poi la lingua e saliva e dito e dita e lingua e saliva e dita e palle e non capisco più nulla.
Il cuore aumenta il battito e pompa al cazzo sangue che lo rende sasso, il respiro segue le leccate e gli accessi di Luca.
Nel sentire la sua cappella poggiata sul culo, che prova piano a violarlo, il battito diventa tamburo assordante hai miei timpani, ed il respiro aumenta come stessi correndo, e mentre pianissimo mi prende e sale con lo stesso ritmo respiro ed ansimo.
Sentire piano che mi apre, mi allarga, sale e penetra in me, piano ma tutto, il leggero fastidio all’addome, il suo membro forte e duro in me, il sentire questa cosa dentro, strana e piacevole e man mano che Luca aumenta il ritmo nello scoparmi sento il piacere risalire superiore a prima e godo di quanto stà avvenendo.
Ad occhi chiusi mi chiedo che consistenza ha, perché non ho aperto gli occhi prima per vederlo, mi sembra un bel cazzo grosso, ma non finisco queste riflessioni che sento il cazzo di Luca indurirsi, vibrare, ed eruttare caldamente in me. Si svuota continuando a scoparmi con colpi forti lunghi e profondi che mi fanno sussultare. Godo con lui, di quel piacere trasmessi dal suo cazzo in me, che mi fa piacere e nel contempo di sentirlo godere in me di me. E vengo anch’io a fontana, a getti sempre più lunghi e lo sperma mi ricade sino ai capezzoli.
Luca rallenta il ritmo e sorridente mi rende partecipe del momento fantastico ed inaspettato. Piano piano si sfila da me, esce e sbatte il suo membro ancora duro sulle mie palle.
Finalmente lo vedo, alzo la testa per osservarglielo meglio, un bel cazzo rigido lungo e grossetto. Non un elefante ma fuori dallo standar.
Luca vedendo il mio sforzo per vederlo si porta a lato del viso e interpretando la mia curiosità in voglia di assaggiarlo mi prende la testa e se la porta al cazzo e me lo piazza in bocca chiedendomi di succhiarglielo bene.
Io faccio del mio meglio, non so se sono bravo o meno, ma sento che si indurisce e passo un po di tempo che improvvisamente Luca lo estrae e appena uscito mi innonda la faccio di sperma caldo.
Mi guarda sborrato e scoppia a ridere.
Fazzolettino di carta, mi pulisce con cura e delicatezza, un bacio improvviso con la lingua che viola le labbra ed i denti e mi manda in visibilio.
Non una parola su quanto avvenuto, prepariamo le cose appena rivestiti, in piedi, assicuro Luca che la caviglia è a posto e ci avviamo a raggiungere il rifugio .
In quei pochi passi che ci separano dall’edifico, mi ripassa velocemente il tutto, soffermandosi con la mente in situazioni piacevoli e penso fra me che forse potrei ripetere con un finto male alla caviglia.
E poi chi si aspettava che Luca con cui ho passato anni assieme mi spiazzasse piacevolmente in questo modo, e come può aver capito che non gli avrei detto di no o ci ha solo provato e tutto è successo per caso.
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