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Gay & Bisex

nuove senzazioni


di Alvertn
25.07.2013    |    8.314    |    0 9.1
"Ovvio è come aver detto sono tuo..."
Rimesso il costume, usci dalla tenda salutato da George e tornai verso la spiaggia. Arrivato vidi gli amici in acqua e subito li raggiunsi, il mare, acqua grigia torbida di sabbia, acqua fresca ma non fredda, e giocai con loro.
La sera uscii e tornai da George e lo incontrai a circa metà strada.
Insieme camminammo lungo lo sterrato, poi nel boschetto e infine alla spiaggia.
Seduti sulla duna a guardare il mare. In silenzio guardavamo l’orizzonte, ascoltavamo il frangersi delle onde, e chissà cosa si pensava.
Io a quanto mi era successo alcune ore prima, ed il pensiero diventava realtà nel movimento fra le gambe, che piano con il perdurare del ricordo e ripercorrendolo attimo per attimo, mi diventava duro.
Un fruscio alle spalle risveglia dai pensieri e riporta alla realtà.
In simultanea giriamo la testa, nessuna persona si vene, un attimo di apprensione ma poi vediamo un movimento fra i rami a terre, un animaletto.
George punta la pila e l’animale si immobilizza. Piano senza fare troppo rumore ci avviciniamo.
E’ un riccio, lo so perché me lo dice George. Mai visto prima, ma è una palla di aculei marron castano.
George pone le sue mani sui lati del riccio, poi lo solleva e mi dice di sedermi e chiudere le gambe, e lo appoggia sopra di me. Mi dice di osservarlo e di accarezzarlo lungo il pelo (aculei) e mi mostra come. Lo accarezzo più volte con delicatezza e dopo un po’ il riccio si apre e vedo la testolina con quegli occhi vivi e attenti e quel naso marrone scuro che scruta l’attorno.
Splendido, bellissimo dolce. Un animale mai visto sino ad allora e dopo le carezze non si impaurisce più.
Passeranno 10 minuti poi lo liberiamo perche George mi di che ha i piccoli da crescere e che non possiamo tenerlo con noi.
Sono io questa volta che pongo le mani lateralmente, un attimo di fastidio per le punte ma non male e senza che si chiuda lo appoggio per terra. Resta li immobile mentre lo osserviamo e poi scatta e sparisce nell’ombra della notte.
Splendido incontro, poi a quell’età è qualcosa di meraviglioso scoprire il mondo che ci circonda e tutto è novità.
Mi alzo in piedi, George mi prende la mano e mi fa ruotare davanti a lui, mi palpa fra le gambe che io subito divarico d’istinto. Sorride felice del mio movimento. Ovvio è come aver detto sono tuo.
Sbottonati i pantaloncini, calati e subito dopo seguiti dallo slip ero nudo davanti a lui con il mio cazzettino in tiro.
Le mie palle erano coccolate dalle sue mani, con destrezza ,dolcezza, competenza. Passava da quelle all’asta, segandola brevemente. La scappella e guardandomi negli occhi, si avvicina lentissimamente ad essa facendomi sognare e piegandola a lui, la prende fra le labbra e la affonda in gola.
Un brivido lungo la schiena, non per la brezza serale, ma per un piacere che cresceva con il crescere del suo movimento, della sua lingua, delle sue mani.
Senzazioni che entravano dalla sua bocca in me e che mi prendevano piano tutto il corpo, in attenzione per sentirle, in rilassatezza per goderle, indifferente per non mostrarle.
Nel mentre succhiava le sua mani mi accarezzavano il basso ventre sul pube con pochi peli, la pancia piatta, su al torace, ai capezzoli, e mi aggiravano raggiungendo la schiena e scendevamo giù sino ai glutei sodi, per ritornare davanti sulle palline e al cazzo.
Per me era tutto nuovo, l’essere accarezzato così dolcemente, ed ogni cosa sembrava fatta per farmi piacere, ero il centro dell’attenzione, forse credevo del mondo e forse in quei momento lo ero sia per George che per me.
In piedi davanti a lui che mi tratta come un principino.
Si sposta, lascia il cazzo duro, mi guarda e lentamente poggiando le sue mani sui miei fianchi, mi tira dolcemente da un lato facendomi ruotare, una rotazione che si ferma a 180°.
Ora ho la schiena che lui sta osservando. Non capisco cosa faccia ma continuo nella mia “finta indifferenza”. Mantiene le mani sui miei fianchi, in silenzio, solo il fruscio delle foglie che la brezza muove e che fra loro sbattono.
Non mi muovo, non giro la testa anche se la curiosità mi sta assalendo, non devo farlo e me lo impongo.
Piano le mani iniziano a muoversi ed abbandonano i fianchi. Sussurra che sono bellissimo, accarezza la schiena e scivola sui glutei dolcemente e subito li afferra stringendoli, facendomi sbilanciare e scattare per ritrovare un equilibrio fisico, per restare in piedi.
Le mani forti tendono a divaricarmi i glutei, non capisco cosa faccia, con la coda dell’occhio vedo che mi osserva, lo vedo attento, forse la penombra e la scarsa luce della luna piena fra le foglie dei pioppi gli impedisce di vedere bene? Ma cosa?
Con voce sottile sussurra che sono bello, che ho un culo da favola. Fra me, senza tante moine, pensavo che ero una persona normale. Chissà che ci trova in un culo.
Una sua mano passa fra le mie gambe, impugna il cazzo e piano piano lo tira a se, indietro, e poco ci vuole che, per non sentirmi strappare il pisello, mi piego in avanti, mentre George continua a tirare io sono obbligato a poggiare le mani per terra, in una posizione strana a gambe e braccia tese che poggiano a sostegno per terra .
Solo allora si ferma, lascia il pisello, mi ordina dolcemente di non muovermi, di restare li così.
Immobile ma non comodo non muovo in muscoletto. Le sue mani, grandi per me, ripresero i glutei e li spostarono in direzione opposta, tendendo la pelle. Mi sento osservato in quella strana posizione, anche perché lo vede bene fra le gambe da sotto, e noto che mi osserva con interesse.
Non sono in grado di dire quanto tempo sono rimasto in quella posizione, non poco perché ricordo che le gambe mi facevano fastidio, quasi male.
L’attesa si concluse con George che mi baciò il culetto, prima i glutei, poi sul buchetto. Ma semplici timidi e veloci baci.
Ripose le mani sui miei fianchi e mi fece ruotare nuovamente.
Con il cazzo duro da bestia, riprese nelle coccole massaggi e succhiate. Io sempre in piedi, rilassato, inespressivo per quanto possibile, assaporavo quei momenti con la voglia di esplorare questo mondo sempre più forte. Poi mi segò con forza e vedendomi godere si fiondo sul cazzo che irrorò il suo liquido caldo nella sua bocca, a colpi decisi, con le reni che soffrivano, e George che risucchiava a mantice tutto, senza perdere nulla della mia linfa, continuando a menarlo e leccado ogni goccia che appariva sulla cappella.
Lo vidi passarsi la lingua sulle labbra come facevo io quando finivo un buon gelato.
Un ultima succhiata e leccata poi si slip e pantaloncino.
Riprendiamo a camminare abbandonando il bosco di pini e ritroviamo la strada sterrata avviandoci verso casa io e tenda lui.
A casa dopo essermi lavato e preparato, andai a letto.
La notte era lunga e l’agitazione interiore per quelle nuove scoperte, quei piaceri inenarrabili, mi avvolgeva e turbava la tranquillità notturna. Il cazzo era di nuovo duro e non accennava a rilassarsi, il vissuto mi si ripercorreva lento, al rallentatore attimo per attimo, ed il tempo diventa infinito e la notte che no mi lascia dormire.
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