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BECCATO IN FALLO, 2 – Pura carne di bovino adulto


di Foro_Romano
01.08.2023    |    10.483    |    3 9.5
"Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni..."
Il fidanzamento, però, dovette essere rinviato perché a Germano preannunciarono che di lì a poco sarebbe dovuto partire come incaricato in una missione diplomatica in Indonesia. Lui chiese se poteva portare con sé, anziché la moglie (sempre più fastidiosa), il figlio, che avrebbe voluto che intraprendesse la medesima carriera. Nei giorni successivi, quindi, il giovane Guido poté divertirsi ed essere oggetto di divertimento dei due uomini e del suo amico. A volte singolarmente, a volte in due ed a volte tutti e tre si incontrarono nella casa sul lago per far capire ancor meglio, se ce ne fosse stato bisogno, quale era il suo ruolo nei giochi sessuali: quello di vittima passiva, dall’aspetto falsamente innocente ma molto troia alla prova dei fatti.
Guido poté così conoscere meglio i fratelli Germano ed Aurelio, padre e zio di William. Così seppe che il secondo si era fatto da sé. Da un negozio di macelleria era riuscito ad avviare un’industria della carne in larga scala che serviva non solo sul territorio nazionale ma, con l’aiuto del fratello, anche all’estero. Per questo in famiglia lo prendevano in giro chiamandolo “il Macellaio”, soprannome del quale in verità ne andava orgoglioso. Aveva una moglie che non faceva altro che girare per negozi di lusso acquistando, in particolare, borse e scarpe firmate. Aveva inoltre due figli, di cui uno sposato e indipendente, e l’altro ormai trasferito in Inghilterra per lavoro.
Il giorno della partenza dei due, Aurelio e Guido li accompagnarono all’aeroporto. Si salutarono con baci e abbracci, particolarmente intensi quelli dei due giovani. Guido aveva le lacrime agli occhi nel pensiero di doversi separare dal suo amato William che, anche se si faceva scopare dagli altri suoi parenti, era comunque il suo compagno ideale.
“Stai sereno. Non fare così, tesoro. Non so quanto durerà ma non staremo via per molto. Si tratterà di qualche mese. E poi, ti lasciamo in buone mani. Non sarai solo. Zio Aurelio penserà a te e alle tue esigenze” e un sorriso comparve sulla faccia di tutti, che sapevano bene quali erano le esigenze del piccolo Guido.

In effetti non gli mancò nulla. Lo zio lo trattava molto bene. Lo portava nei migliori ristoranti, spesso molto romantici tanto che, una sera, seduti ad un tavolo a lume di candela, il giovane pensò di provare un affetto particolare per lui, certo però non superiore a quello per William.
La prima volta che si trovarono da soli, dopo la partenza dei due, l’uomo lo abbracciò, lo strinse a sé e gli dette un bacio molto dolce, con la sua lingua ad occupargli la bocca e una mano che gli stringeva una natica. Guido, che si aspettava un assalto particolarmente focoso, ne rimase sorpreso e gli chiese il perché di un simile approccio, dopo tutto quello che avevano fatto assieme agli altri.
“Ho voluto assaggiare con calma la profondità della tua bocca e la dolcezza delle tue morbide labbra prima di vederle avvolgere la mia mazza, che il tocco al tuo sederino mi ha intostato. Senti” e gli fece mettere la manina sui suoi pantaloni, nei quali si profilava bene la grandezza del batacchio che nascondeva.
“Avanti. Inginocchiati. Così, bravo. Aprimi tu la cintura. Piano, non correre. Dai tira giù la zip, con calma. Abbassa tutto fino alla coscia, così, lentamente. Bravo”.
Guido si trovò davanti tutto l’apparato genitale dell’uomo, con il bel cazzo semiduro puntato verso di lui e la grossa sacca. Il tutto circondato dall’abbondate pelo del pube e sulle cosce.
“Ecco, adesso allunga la lingua verso la cappella e lambiscila con delicatezza. Girale attorno e inumidiscila con la saliva. Non te l’ho mai detto ma la tua linguetta mi fa impazzire. Oggi voglio proprio godermela con calma. Bravo, così, vai. Che fai, l’abbandoni? Ah, stai raccogliendo altra saliva. Si, bravo, così, mmm cosììì. Adesso prendi tutto il glande, solo la cappella, e continua allo stesso modo. Aaahhh, siii. Mmmm. Succhialo un po’, assaporalo. Senti il sapore? Ti piace?” Guido alzò gli occhi ed annuì con la testa, senza lasciare il boccone.
“E’ tutta carne buona quella del Macellaio. Compatta e saporita. E’ pura carne di bovino adulto” e sorrise di sé stesso. Adesso affonda più che puoi e succhiala per tutta la lunghezza. Così, si si, bravo, così. Senti come si indurisce piano piano?” Gli afferrò la testa e cominciò ad usarla a suo piacimento, dapprima lentamente e poi sempre più veloce, a volte affondando per metà ed a volte arrivando in fondo alla gola.
“Senti come cambia sapore? Adesso si sta trasformando in carne di maiale. Ecco. Ahhh, che boccaaa”. Guido era sempre più pieno di saliva ed a volte gli mancava l’aria, tanto che la bava gli scendeva dai lati delle labbra e qualche lacrima cominciò a rigargli le guance.
“Ci siamo quasi, troia, ci siamo. Succhia, muovi la lingua. Sto per venire. Sentirai che esplosione di gusto. La ingoierai tutta e ti leccherai pure le labbra, perché so che ti piace, puttanella. Sei un vitellino da latte. Sei un vero intenditore di carne e di crema di maschio. Tenendo ferma la testa del giovane ben salda, partì con una serie di stantuffate sempre più veloci ma solo fino a metà cazzo perché così, all’arrivo dell’inevitabile momento, avrebbe potuto assaporarla bene sulla lingua, prima di inghiottire ogni spuzzo di sborra.
“Ci siamo, ci siamo, eccola che arriva, eccola, ecc…o…laaa, bevi finocchio succhiacazzi, beviii… Nmgaahhh”. Un lungo muggito accompagnò l’abbondante fuoruscita del saporito succo di coglioni. L’uomo si piegò in avanti scosso dagli spasmi dell’orgasmo.
Ingoiato tutto, Guido si staccò dal cazzo flaccido di zio Aurelio e cadde seduto in terra. Guardò in alto verso il maschio per capire se fosse stato soddisfatto dalla sua prestazione e ne ebbe conferma dalla mano che gli scapigliò la chioma corvina, accompagnata da un largo sorriso.
“Sei fantastico, piccolo. Ma vedo che è piaciuto anche a te”. Il giovane si accorse solo allora di avere una larga macchia di umido sul cavallo dei suoi pantaloncini. Era venuto nelle mutande senza accorgersene, a conferma del suo ormai inconfutabile indirizzo sessuale.

Qualche ora dopo, quando quel maschio maturo tornò nel pieno delle forze e pronto alla monta, il piccolo Guido si trovò sul letto, sotto di lui che gli teneva le gambe aperte e lo fotteva questa volta come un toro inferocito, più che un bovino adulto od un maiale. Alzando un po’ la testa, poteva vedere il torace peloso che lo sovrastava, la grossa nerchia che lo stava fottendo e le espressioni sul viso dell’uomo, ora feroci ed ora felici della prova di supremazia che stava dando. I folti baffi imperlati di sudore. I muscoli delle braccia, delle cosce, delle natiche che si irrigidivano e rilasciavano ritmicamente.
Il Macellaio lo stava sfondando a raffica, preoccupandosi solo del suo piacere. Era uno strano stupro col consenso della vittima, ma anche lui stava godendo immensamente di quel fantastico cazzo. Si sentiva aperto, sfondato, posseduto nel corpo e nello spirito, in particolare quando, abbrancato strettamente dalle forti braccia, venne farcito di sborra fino agli occhi. Da ragazzino indeciso si era ormai trasformato in una femmina da ingravidare senza problemi.

(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha il solo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma non mancate di godervela il più possibile. Buona sega a tutti).
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