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IL NOVELLINO


di Foro_Romano
06.02.2016    |    10.833    |    4 9.5
"Non so perché ma tu mi piaci e, se non fossi così vecchio per te, mi sarebbe piaciuto provare"..."
Un po' era stato fortunato ed un po' erano stati i magheggi del padre che conosceva uno, che conosceva un altro, che conosceva... Insomma, si era diplomato da poco e aveva trovato subito lavoro.
Non era difficile ma gli sconvolgeva la vita o, meglio, le ore della giornata. Lavorava dalle 15 alle 23 in una assicurazione. Doveva svolgere mansioni di ufficio ma anche rispondere al telefono per assistere i clienti che avevano urgenza per un'assistenza fino a ora tarda. Sicché adesso doveva uscire di casa subito dopo pranzo e stare tutte quelle ore da solo in ufficio. Gli altri impiegati, infatti, se ne andavano tutti alle 17. Non avrebbe più potuto stare con gli amici di pomeriggio. Fortuna che aveva il sabato e la domenica liberi.
Una cosa però gli rendeva più intrigante la giornata: la guardia notturna. Era un uomo maturo, serio nel suo lavoro ma sapeva essere gentile ed anche simpatico. Quel che più contava per lui, però, era che era un bonazzo da paura che lo eccitava ogni volta che lo vedeva.
Alto, molto più di lui, massiccio, barbuto, peloso ma così peloso che i peli gli uscivano dal collo della camicia e dai polsini. Aveva peli anche sulle grandi mani. Impeccabile nella sua divisa, anche se spesso teneva il colletto slacciato sotto la cravatta per lasciare più spazio al collo taurino.
Dopo la chiusura degli uffici, ogni ora faceva il giro dello stabile per controllare che tutto fosse a posto e si fermava da lui per un po'. Diceva che era contento che ci fosse lui perché almeno poteva parlare con qualcuno. Diceva anche che aveva capito che era un bravo ragazzo, che era intelligente, che..., che..., che non capiva perché non avesse una ragazza.
Lui, invece, capiva solo che quello era proprio bono, che rappresentava il suo ideale di maschio più grande e più forte di lui, che gli avrebbe fatto volentieri un pompino, che avrebbe accettato volentieri tutte le sue voglie, che gli si sarebbe sottomesso senza discutere. Così la sera, quando andava a letto, non faceva altro che pensare alla guardia notturna e si tirava una sega prima di dormire.
Naturalmente questi rimanevano solo suoi pensieri. Non avrebbe mai osato fare delle proposte a quell'uomo. Aveva paura della reazione anche se, dai discorsi che facevano, aveva capito che era di mentalità aperta, ma non erano mai andati su argomenti omosessuali, aveva fatto il possibile per evitarli. Poi non era il caso, dato che avrebbero dovuto continuare a vedersi sul lavoro. Sicché il ragazzo continuava a parlarci tutti i giorni, ogni ora, ed a tirarsi la sega più tardi.
L'uomo era sposato da più di venti anni ed aveva dei figli della sua età. Gli raccontò della moglie, di come l'aveva conosciuta e si erano piaciuti subito, del lungo fidanzamento, del giorno del matrimonio. E il ragazzo, intanto, doveva nascondere un certo indurimento nei pantaloni che gli veniva ogni volta che lo aveva davanti. Fortuna che c'era la scrivania a nasconderlo. Una sera, dopo un po' di tempo, ormai in confidenza...
"Eh si, con mia moglie ci siamo amati molto ma, detto tra noi, dopo la nascita dei figli, lei è stata tutta presa da loro e tra noi, non so se mi capisci, beh tra noi non ci siamo più tanto lasciati andare", disse un po' imbarazzato. Non sapeva se quello era un discorso da affrontare con un pischello così giovane: "il novellino", come lo aveva amichevolmente soprannominato.
Lui fu indeciso ma sentì che era l'occasione buona da non lasciarsi scappare per andare sull'argomento e si mostrò molto comprensivo.
"La capisco, certo, in fin dei conti siamo tra uomini". Era tanto più grande di lui e non riusciva a dargli del tu, anche se parlavano tranquillamente di tutto come due amici. Aveva bisogno di consolazione e lui lo avrebbe consolato volentieri.
"Mi capisci? Già... certo...". Abbassò la testa facendo intendere che ci credeva poco.
"Davvero, la capisco. Ma credo che sia normale che dopo tanti anni... quando uno raggiunge una certa età..."
"No, vedo che non hai capito. E' che..."
"Cosa? Si spieghi meglio".
"E' che... insomma... la voglia con l'età non mi è passata per niente. Anzi, adesso che con mia moglie non faccio praticamente più niente... Beh, adesso, per dirtela tutta, una volta al mese, quando prendo lo stipendio, mi regalo una prostituta. Ecco".
Il ragazzo, dentro di sé, ebbe un moto di rabbia. "Che spreco!" pensò. "E sua moglie non si è mai accorta di nulla?"
"No, di niente, per fortuna. Certo che mi costa un bel po', ma come posso fare? Ne ho bisogno" disse guardandolo negli occhi alla ricerca di comprensione.
"Eeee... Ha mai pensato che potrebbe farlo con qualcuno che non le chiede soldi?"
"E chi? Le donne vogliono sempre essere pagate, mogli o amanti che siano".
"Appunto, potrebbe rivolgersi a qualcuno che... non è una donna". Si pentì subito di quello che gli era sfuggito.
La guardia gli rivolse uno sguardo tra l'incredulo e l'interrogativo. Aveva capito bene? Quel ragazzino tanto carino gli stava dicendo di avere rapporti omosessuali? "Ma, io, non ho mai avuto simili esperienze".
"Beh, forse, può provare...". Il resto gli si strozzò in gola e abbassò lo sguardo.
L'uomo gli mise una mano sotto il mento e gli sollevò la testa per guardarlo negli occhi. "Non dirmi che tu... Ma va... Non lo avrei mai detto!".
Prese coraggio. "Siamo in via di confidenze, no? Tanto rimane tra noi. Si, ecco, a me piacciono gli uomini".
"E chi l'avrebbe mai detto!" ripeté. "Un bel ragazzo come te".
"Se vuol dire che sono sprecato si sbaglia", disse un po' stizzito. "Ho dei gusti diversi, ecco tutto. Io..."
"L'avessi saputo prima!"
Il ragazzo si bloccò, incredulo. "Che vuol dire?"
"Ecco, la verità è che tu... Qui lo dico e qui lo nego... Non so perché ma tu mi piaci e, se non fossi così vecchio per te, mi sarebbe piaciuto provare".
"Davvero!? Ma lei non è per niente vecchio per me. Anzi, anche lei mi è piaciuto molto sin da subito". Poi si interruppe, imbarazzato.
Ci fu qualche secondo di silenzio tra i due che si guardarono negli occhi. Poi la guardia si alzò dalla sedia, fece il giro della scrivania e gli si parò davanti in tutta la sua possanza. Si chinò verso di lui, gli prese la testa con una sola mano e lo avvicinò stampandogli un tenero bacio sulle labbra. Ancora uno sguardo e, questa voltà, il bacio che seguì fu ancora più profondo e passionale.
La grossa lingua gli invase la bocca e si intrecciò con la sua. Un sapore misto di gomma americana e di tabacco s'impadronì di lui, gli fece perdere la cognizione di quanto stava accadendo. Lo sfiorò il dubbio che non fosse reale e che forse stava fantasticando nel suo letto come tutte le sere, ma fu un attimo e si lasciò andare senza remore.
Si staccarono. L'uomo lo guardò intensamente. "Sicuro?"
"Si" fu la risposta.
Gli prese la mano e la poggiò sulla sua patta stracolma. "Ecco che effetto mi fai, sin dal primo giorno. Non capivo perché ma adesso si. Vuoi essere mio?"
Il ragazzo, ancora seduto, annuì. Allora, lentamente, si slacciò i pantaloni e se li calò a metà gamba assieme alle mutande. Il cazzo, gigantesco, schizzò in avanti, proteso verso le giovani labbra carnose. Era accompagnato da un notevole scroto pendente e da due dure cosce. Il tutto ricoperto da un fitto pelo corvino. L'odore di intimo virile lo avvolse ed il giovane non ci pensò due volte ad aprire la bocca per accogliere quella meraviglia. Il sapore fece il resto e si lanciò deciso in un pompino da professionista.
"Ahhh, siiii" sibilò l'uomo gettando la testa all'indietro. "Ahhgrr..." e si piegò in avanti quando l'intero membro riuscì ad essere accolto fino alla radice.
Le forti mani tenevano la piccola testa e ne seguivano il ritmo, senza alcuna costrizione. Il cazzo entrava e usciva ormai facilmente, lucido di saliva. A volte si staccava qualche secondo per ammirarlo ed un filo di bava rimaneva a collegarlo a quelle splendide piccole labbra. Era grosso, sempre più grosso, nodoso, duro, sempre più duro.
Il giovane sembrava affamato oltre ogni limite e non si fermò neppure quando l'altro lo mise in guardia su quello che stava per succedere, tanto che presto dovette ingoiare di buon grado una quantità enorme di sperma saporito.
Ma non finì lì. Con la lingua continuò a leccarlo per ripulirlo tutto. E continuò ancora, anche perché vide che il suo lavoro e l'eccitazione del momento faceva tornare duro quel grosso cazzo venoso, con grande sorpresa del suo stesso proprietario. Lo lasciò fare: era troppo bello quello che stava vivendo. Il cazzo riprese così vigore anche più di prima.
Quando il "novellino" cominciò a non farcela più, si ingozzava, si strozzava, gli faceva male la mascella ma continuava per dare piacere al suo idolo, l'uomo capì che era il momento della prova più autentica. Lo prese da sotto le ascelle e lo sollevò. Lo girò verso la scrivania, lo abbrancò facendogli sentire la durezza del suo bastone, gli slacciò i pantaloni e gli calò tutto, abbassandosi dietro di lui.
Il culetto che vide davanti a sé, coperto da una leggera peluria, lo mandò in visibilio. Gli mise le mani sulle chiappette (una sola avrebbe potuto contenerlo tutto) e le allargò. Annusò per un attimo il fresco odore giovanile e si tuffò a leccare quella piccola e tenera rosellina che avrebbe presto sfasciato.
Il cucciolo guaiva a quel trattamento. "Si, si, siii..." e la grossa lingua si insinuò dentro per riempirla di saliva. Si staccò, gli sputò sopra, tornò a lapparla ancora, ancora, ancora. Era tutto un fremito. Una voglia incontenibile lo assaliva. Voleva essere posseduto. Voleva darsi tutto a quell'uomo. Se solo fosse riuscito a capire cosa voleva in quel momento.
Non arrivò a chiede niente. L'uomo si alzò, puntò la grossa cappella a quel buco tanto desiderato, tenendo ben aperti i teneri glutei. Un certo timore li sfiorò ambedue ma fu un attimo. Spinse deciso e l'intera larga cappella, incredibilmente, fu subito risucchiata dentro.
"Ahhh..." e l'uomo si fermò "...Siiiii" fu il consenso che seguì ed a spinta seguì altra spinta finché i duri peli pubici segnarono il completo riempimento.
"Ohhh, siii, piccolooo, sei... miooo..." e cominciò ad andare su e giù sempre più veloce.
"AAHHHH... Siiii... forteee... più forteee... ancoraaa..." gridava il porcellino ad ogni affondo.
"Ti piace, ehhh, piccolo frocetto. Tieni, tieni, tieni, troia, puttana... Sei la mia troiaaa... Prendilo tutto... Che culooo... Sei mio... sei mio..."
Gemiti, ansimi, grida, volgarità senza ritegno uscirono dalle loro bocche mentre il piacere assoluto li offuscava. Finché...
"Cazzo... cazzo... sborrooo... sborro ancoraaa... ti sborro tuttooo... ti riempio il culooo... OHH... OOOHHHH" e si abbatté sulla sua schiena, abbracciandolo forte in vita per tenere piantato fino in fondo il membro finché non avesse sparato l'ultima goccia di sborra.
Il ragazzo li aveva sentiti tutti quei caldi e corposi schizzi dentro di sé mentre anche lui veniva in terra, sotto la scrivania.
Rimasero avvinghiati così per un po', poi l'uomo riacquistò un poco di lucidità e temette di pesargli troppo addosso. Tirandosi su, lentamente uscì da quella voragine del piacere e fu seguito da uno sbuffo della sua sborra che colò sulle palle del ragazzo e finì anch'essa a terra.
Il giovane prontamente aprì il cassetto e ne tirò fuori dei fazzolettini di carta con i quali si ripulirono e pulirono in terra. L'uomo li mise dentro una piccola busta che aveva in tasca.
"A questi ci penso io. Non vogliamo che la donna delle pulizie se ne accorga. Vero?".
Silenzio. Gli sguardi fissi l'uno nell'altro a domandarsi reciprocamente cosa l'altro avrebbe pensato di lui. La mano dell'uomo lo accarezzò tra i capelli.
"Io ti... ti..." Non sapeva che verbo usare. Forse era troppo grosso quello che gli veniva su dal cuore.
Il novellino lo abbracciò alla vita. "Non so lei, ma io l'amo".
Un sorriso bonario gli illuminò il volto. "Cucciolo mio, anch'io ti voglio bene. Mi hai ridato la gioventù. Ma non posso darti delle illusioni e... non voglio averne nemmeno io. Io ho una famiglia... delle responsabilità... se si venisse a sapere perderemmo il lavoro tutti e due..."
Allungò un braccio per zittirlo con un dito sulla bocca. "Shhh. Perché dovrebbero venirlo a sapere? Non voglio nemmeno io che lo vengano a sapere. Nessuno lo deve sapere. Sarà il nostro segreto così... così, se lei vuole, ...potremo rifarlo ancora".
"Ma certo, certo che lo rifaremo, piccolo mio" e lo strinse a sé.

Da quella volta tutti i giorni, anzi tutte le sere, dopo ogni giro di controllo, la matura guardia giurata ed il giovane impiegato si rifugiarono nella stanzina, sul letto del custode notturno. Il maschio non ebbe più motivo di lamentarsi per la mancanza di sesso perché poté usare più e più volte quel giovane corpo che così docilmente gli si offriva. Si fece spompinare ancora con l'ingoio, glielo mise in culo in tutte le posizioni. Sempre facendogli sentire la durezza del suo cazzo, ancora molto vigoroso, sempre scopandolo con una foga che solo l'amore può esprimere, sempre riempiendolo o coprendolo del succo dei suoi coglioni, che non era mai stato così abbondante.


(Si tratta di un racconto di fantasia. Non fate mai l'amore senza il preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela)

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