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ZIO ACQUISITO - 2


di Foro_Romano
12.05.2017    |    14.850    |    3 9.6
"L’ho contattato su un sito di incontri e gli ho spiegato qualcosa, dicendogli di te e della tua voglia di essere posseduto, ma non gli ho detto tutto”..."
(Racconto n. 81)

Come ho detto, la relazione con lo zio Juan andò avanti per molti anni e molto bene. Scopato quasi tutti i giorni e più di una volta e con l’ausilio di un dildo, il suo buco era largo e sfondato. Quello che era più evidente era il fatto che Silvano ci aveva preso proprio gusto e voleva sempre scoprire cose nuove. Oltre ad essere diventato un maestro nell’arte del pompino, avevano provato tutte le posizioni del Kamasutra e, grazie all’elasticità dei suoi giovani muscoli anali, era arrivato anche a farsi fistare. E dire che la mano dello zio era grande quanto una palanca! Eppure aveva sempre voglia di sesso. Era diventato un ninfomane perso. Grazie all’iperattività erotica del suo uomo crebbe viziato. Eppure, nonostante tutto ciò, a parte qualche involontario gesto un po’ femmineo e benché gli rimanesse sempre quella faccina da bimbetto malizioso, non dava adito alla madre od alla zia di crederlo omosessuale. Se avessero saputo che troia che era!
Un importante passo avanti nella sua formazione (da troia, naturalmente) fu quando compì 18 anni. Lo zio gli aveva promesso un gran regalo che gli sarebbe rimasto molto gradito. Non si trattava della macchina: a quella ci avrebbe pensato la madre. Un po’ tutti i ragazzi della sua età l’avrebbero avuta. Il suo regalo doveva essere particolare.
Il giorno dopo aver compiuto gli anni, si ritrovarono in uno degli appartamenti vuoti che lo zio gestiva in qualità di agente immobiliare, col solito tappetino da ginnastica. Dopo essere stato abbondantemente scopato e riempito di sborra, qualcuno suonò al citofono.
“E’ arrivato il tuo regalo” e si avviò verso la porta. Silvano, che non era stupido, aveva già capito di che genere di regalo si trattasse, infatti rimase disteso in terra a pancia sotto, con le gambe divaricate ed un rivolo bianco che gli usciva dal buco spanato del suo bel culetto perfettamente rotondo. Una posa oscena e veramente eccitante. Entrò uno sconosciuto che rimase incantato alla vista di quel bel ragazzo palesemente troia.
“Sono forse arrivato tardi? Vedo che la festa è già cominciata”.
“No, no, sei puntualissimo. Sono io che ho voluto divertirmi un po’ in anticipo”.
Era un bel uomo sulla quarantina. Leggermente brizzolato e con un filo di barba. Vestito di un bel completo blu, con camicia bianca e cravatta a righine in tinta con l’abito. Portava una ventiquattrore ed era evidentemente appena uscito dall’ufficio.
“Mi avevi promesso un bel bocconcino ma questo supera ogni aspettativa. Sono veramente sorpreso”.
Allo zio venne da ridere. “Pensa che sei tu la sorpresa per lui. Sei il regalo per la sua maggiore età”. Poi si avvicinò al ragazzo, accovacciandosi accanto. “Vedi Silvano, ormai sei grande e devi avere le tue libertà. Finora hai fatto sesso solo con me e ti ho insegnato tutto quello che dovevi sapere. So quanto sei troia e quanta fame di cazzo hai e non puoi dire che io te l’ho fatto mancare, ma è arrivato il momento che devi aprirti ad altre esperienze, devi allargarti a nuovi orizzonti”. Ambedue sorrisero per il doppio senso non proprio velato.
“Grazie zio, il tuo è veramente un bellissimo regalo”
“Ero convinto che ti sarebbe piaciuto. La tua prima ‘apertura’ l’ho scelta io ma d’ora in poi sei libero di fare le tue scelte”.
“Oh zio, non voglio perderti”.
“No, stai tranquillo, non mi perderai. Continuerò a scoparti ogni volta che vorrai, solo che sarai tu a decidere a chi concederti oltre che a me”.
“Dunque tu sei suo zio? E sei stato tu a sverginarlo, a quello che ho capito!”.
“Si, sono il compagno della zia materna e viviamo tutti in casa con la madre, ma loro non hanno mai saputo niente di quello che facciamo”.
“Ah, voglio ben dirlo!”
“Non lo sapeva? Non siete forse amici?”
“No, figliolo. L’ho contattato su un sito di incontri e gli ho spiegato qualcosa, dicendogli di te e della tua voglia di essere posseduto, ma non gli ho detto tutto”.
Quell’uomo gli accarezzò la testa. “Sei proprio un bel ragazzo e vedo che sei anche un bel porcellino”, cominciando a far scivolare la mano lungo la sua schiena fino a passarla su una chiappetta. “Credo proprio che oggi finalmente mi svuoterò i coglioni con estrema soddisfazione”.
“Puoi starne certo: è molto bravo e docile. Scusa se l’ho già riempito ma la cosa ti renderà tutto più facile”.
“No, anzi. Ti devo dire che scoparmi un buco già riempito da qualcun altro mi eccita ancora di più” e si massaggiò l’attrezzo che già si notava scalpitare nei pantaloni.
“Adesso vado. Vi lascio soli”.
“Ma zio…”
“Niente ma. Tornerò a prenderti tra un’ora, fatevela bastare per questa volta”.
“Si, va bene anche per me. Devo tornare da mia moglie ad un’ora decente, altrimenti dovrei trovare una scusa plausibile”.
Juan dette un lieve bacio sulla bocca del nipote ed uscì.
Silvano era emozionato. Sarebbe stata la prima volta che faceva sesso con un altro uomo che non fosse lo zio. Gli sarebbe piaciuto? Ma si, si trattava proprio di un bel maschio maturo che sembrava avere delle notevoli ‘doti nascoste’.
“Ciao, io sono Silvano”, tanto per rompere l’imbarazzo.
“Piacere ma io non ti dirò il mio nome, per me sei solo Troia”, mise subito in chiaro l’uomo. Si tolse la giacca e, mentre si scioglieva la cravatta, il giovane gli si inginocchiò davanti e cominciò a strusciare il visino sulla sua patta per poi aprirgli lentamente i bottoni e la zip. Gli calò poi i pantaloni e le mutande assieme fino a mezza coscia. Una coscia soda e pelosa. Un poderoso cazzo già quasi del tutto in tiro gli frustò la guancia. Non perse tempo e se lo infilò il più possibile in bocca, slinguazzandolo dentro il suo cavo orale.
“Ahhh… siii… cazzooo” disse l’uomo mentre si slacciava i primi bottoni della camicia, mettendo così in evidenza una folta peluria scura. Il cazzo divenne un tronco d’albero. Sembrava che stesse per venire.
“Pazienza…”, pensò il giovane, “vorrà dire che mi farò una bella bevuta” e continuò a dare il meglio dell’arte oratoria. Invece l’uomo gli prese la testa tra le mani e lo staccò da sé.
“Non voglio venire adesso. Ti devo ancora fottere quel tuo bel culetto” e lo lasciò in attesa mentre si toglieva le scarpe ed i calzini e si sfilava via tutti gli indumenti ad esclusione della camicia bianca, che contrastava col nero del folto pelo che gli ricopriva l’intero torace.
“Non posso rischiare di sporcarmi il vestito”. A questo punto si chinò, lo sollevò come un fuscello con le sue forti braccia e lo distese di schiena sul materassino. Lo rimirò per un po’. Quel corpo efebico lo fece ingrifare come un bufalo ed il suo uccello prese le dimensioni e la solidità di una colonna di marmo.
“Era da troppo tempo che avevo bisogno di farmi un culo. Adoro il culo e mia moglie non me lo vuole dare. Per di più un culetto sodo e tenero nel contempo come il tuo pensavo che fosse un sogno irrealizzabile. Inoltre sei così favolosamente troia arrapante che… Reggiti forte, cucciolo, perché adesso ti sfondo”.
Non ebbe bisogno di chiedere niente. Silvano alzò le gambe e se le trattenne con le braccia sotto le ginocchia, offrendogli la vista del suo orifizio aperto e palpitante di desiderio, completamente fradicio delle precedenti copule.
“Fammi quello che vuoi”. Il maschio gli si sdraiò sopra e, con un colpo secco, gli sprofondò dentro fino ai coglioni. Un grido trattenuto lo accolse, finendo in un soffio di “Ahhh…” lamentoso. Fu un lungo gemito di piacere. L’uomo non perse tempo. Aveva voglia di quel piccolo corpo da fottere. Iniziò subito a sbatterlo con forza. Sembrava che ad ogni colpo gli entrasse sempre più dentro, sempre più in fondo. Per poco non ci entrarono anche le palle che, sode e pendenti, sbattevano ritmicamente su quella pelle delicata.
Scopava e grugniva e, tra un grugnito e l’altro, lo copriva di porcate degne di una puttana da bordello. Si avvinghiò a lui mentre lo montava da vero stallone e lui gridava, gemeva, si dimenava come un posseduto, quale era veramente in quel momento, sotto quel non lieve peso. Sembrava che lo stessero violentando. Ad un certo punto quello alzò un braccio e lui poté inebriarsi dell’odore di ascella sudata carica di feromoni virili. Si era trasformato in femmina. In quell’istante si sentì completamente femmina. Si lasciò andare ed il suo cazzetto venne con un fiume di piacere tra i loro due corpi senza che il maschio si accorgesse di niente, tanto era preso dal suo di piacere. Dopo almeno un quarto d’ora di monta
“Porca troia… cazzo… putt… vengo, vengo, sborrooooo”. L’esplosione di sperma fu in tale quantità che, unita alla precedente, immediatamente finì di riempire le budella del ragazzo e cominciò a schizzare fuori dai lati di quella deliziosa voragine sbrindellata mentre continuava a pomparlo. Tanta fu la potenza dei getti che s lui gli sembrò di sentirne il sapore in bocca.
Lentamente il ritmo si arrestò, lentamente riprese fiato, lentamente si sfilò. Ammirò la sua ‘vittima’ sotto di sé, ancora con le gambe alzate quasi a presentargli la completa rovina del suo buco dopo il bombardamento subito. Si pulì la mazza con la carta di un rotolo opportunamente a portata di mano e si rivestì con calma. Tutto si svolse senza che i loro occhi staccassero lo sguardo l’uno dall’altro, con tenerezza dell’uno e sottomissione dell’altro, con soddisfazione dell’uno e dell’altro.
Quando ebbe terminato, tornato ad essere l’immagine di un serio funzionario, si chinò e gli dette un buffetto sulla guancia, con un sorriso.
“Sei stupendo, cuccioletto. Alla prossima”. Prese la sua valigetta ed uscì lasciandolo lì, sdraiato in terra coperto di sudore, di odori, di umori essiccati. Dopo pochi minuti, appena il tempo di alzarsi che ritornò zio Juan.
“Dal tuo sguardo mi sembra che tu sia contento di come è andata”.
“Oh, si. E’ stato fantastico. Grazie zio. Un regalo meraviglioso”.
“E’ stato più bravo di me? Hai deciso di lasciarmi?”
“No, zio, non lo farò mai. Tu sarai sempre il mio idolo”.
Si abbracciarono. Un uomo grande e forte, tutto vestito, stretto ad un giovane piccolo e completamente nudo. La grande mano pelosa scese affettuosamente a carezzargli il culetto martoriato.


(Le stesse cose si possono fare con le precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela).
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