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BECCATO IN FALLO, 6 – Dulcis in fundo


di Foro_Romano
28.12.2023    |    6.092    |    6 9.4
"L’avrebbero avuta ad esclusiva disposizione per l’intera giornata, anche per il banchetto..."
Arrivò il giorno tanto atteso che l’amato William ed il padre tornarono dall’estero. Loro e zio Aurelio decisero di non perdere altro tempo e di soprassedere alla festa di fidanzamento, almeno per come l’avevano pensata perché poi ci sarebbero voluti altri giorni prima che la fighetta di Guido si riaccomodasse. Alla fine, furono tutti d’accordo che si celebrassero direttamente le nozze una settimana dopo. Nel frattempo il giovane non avrebbe dovuto farsi sbattere da nessuno e nemmeno tirare una pompa. Castità assoluta.
Come “location” scelsero una bella villa Liberty di proprietà comunale. L’avrebbero avuta ad esclusiva disposizione per l’intera giornata, anche per il banchetto. William era emozionatissimo e Germano, suo padre, non faceva che cercare di calmarlo ma, in realtà, anche lui lo era. Il suo unico figlio stava per unirsi in matrimonio con un ragazzo tanto bello e dolce quanto troia e avrebbe certamente fatto la felicità del suo erede.
In quella settimana, però, accadde un fatto tanto imprevisto quanto piacevole che avrebbe modificato notevolmente la festa di nozze. Luigi, l’amico fidato di Guido, che ovviamente era stato invitato, andò da Germano per parlarci.
“Sei certo di quello che mi stai chiedendo?”
“Si. Ci ho pensato molto, signor Aurelio. Lo sapevo da tempo, si era confidato con me. Ma io, non sono stato sincero con lui. Ho fatto vedere che non mi importavano le sue scelte sessuali e che gli sarei rimasto amico comunque. In verità, anche io ci sto pensando da tempo. Anche a me piacciono gli uomini maturi, ma non gliel’ho detto. Ormai ne sono pienamente consapevole e non voglio più nasconderlo né a lui, né a nessuno, tanto più a me stesso”.
“Mi fa piacere che vuoi liberarti di questo peso, ma devi essere più che sicuro di volerlo fare. Sai che Guido non può più fare a meno del sesso ed è diventato una troia fantastica”.
“Si, lo so. Finora mi sono represso e non ho mai fatto sesso con nessuno, ma ne ho una voglia pazzesca. Ormai sono maggiorenne anche io e voglio aprirmi a… beh, mi ha capito”.
“Certo. Ho capito che vuoi farti aprire. Non è che sei invidioso di Guido e del fatto che lui adesso si sposa col grande vero amore?”
“Si, forse, però per ora non cerco l’amore. Cerco solo il sesso. Voglio fare tanto sesso. Lo so quello che vuole dirmi, ma sono pronto ad affrontare tutto il dolore della prima volta pur di vivere godendo e facendo godere gli uomini che mi avranno”.
“Ok, come desideri. Però dovrà partecipare anche mio fratello Germano. Non so che cosa abbia fatto in tutto questo tempo che è stato all’estero, ma credo abbastanza poco, e credo che stia scoppiando dalla voglia di scaricarsi”.
“Si, si, certo, bene. Anche lui. Siete due bei maschi. Ora posso dirglielo, mi siete sempre piaciuti e mi sono tirato tante seghe pensando a voi ed a quello che avete fatto con Guido. Mi ha raccontato anche tutte le porcate che ha fatto ed ora lo vedo veramente felice. Voglio esserlo anche io”.
“Oh, caro Luigi. Anche tu sei un bel ragazzetto e spero che mi concederai l’onore di essere io a sverginarti. Il dolore che proverai ti prometto che sarà lo stretto indispensabile poi, dato che sei certo della tua scelta, proverai solo tanto piacere a farti trombare. Ti auguro di diventare ancora più troia di Guido, se possibile”.

Inutile dire che anche Aurelio fu d’accordo. Aveva effettivamente tanta voglia di fottersi un ragazzo pieno di desiderio di immolarsi sulla sua fonte del piacere. Aurelio fu di parola. Dopo che Luigi aveva spompinato di gusto i due uomini, imparando rapidamente l’arte della fellazio, lo aveva messo a pecora e, con delicatezza ma anche con forza e decisione, gli entrò dentro rompendogli il meraviglioso culetto. Il ragazzo emise un forte gemito ma si protese ancora di più verso di lui invitandolo a continuare. E il maschio si dette a scoparlo sempre più velocemente in un crescendo di piacere che gli permise di coprirlo di epiteti degradanti ma graditi, quali frocetto, piccolo recchione, cagna rottainculo, finocchietto degenerato. Germano non era stato a guardare così, mentre il fratello si sbatteva alla grande quel cucciolo voglioso, lui gli infilava il cazzo in bocca, affondandoglielo spesso fino in gola per poi levarglielo dalle fauci per poter sentire i guaiti ed i ragli di quel nuovo agnellino da monta. Aurelio raggiunse il culmine del piacere che quel corpicino gli dava, assestò alcuni colpi secchi per poi scaricarsi i coglioni dentro quel buco appena sfondato. Continuò ancora ad assestare colpi finché scivolò fuori lucido della sua sborra, con qualche striscia di sangue. Ma lo sperma non fece a tempo ad affacciarsi da quell’antro spanato, che venne ricacciato dentro dalla mazza del fratello, che aveva aspettato impaziente il suo turno. Germano lo svangò subito con forza e con colpi ben assestati per una ventina di minuti, fino a che anche lui si abbandonò ad un potente orgasmo che gli svuotò i coglioni, tutto a beneficio del giovane adepto. Dopo il matrimonio non avrebbero forse più potuto godersi il piccolo Guido e pensarono di aver trovato un degno sostituto, ma non fu esattamente così.

Il celebrante era Edoardo, un assessore amico di Germano. Sessantenne, ben messo, fisico asciutto, viso squadrato, con la testa completamente rasata e barba corta brizzolata. Sotto una tunica cerimoniale nascondeva tanto pelo sul petto, e quanto basta su braccia e gambe. Sarebbe stata una giornata veramente inusuale.
Gli ospiti in numero molto ristretto erano tutti in ghingheri e quasi tutti tra i 50 ed i 60 anni. Il suocero e lo zio si erano impegnati a cercare ed erano riusciti a trovare molti di coloro che avevano soddisfatto i suoi bollori da puttanella. C’era l’omone del cinema a cui aveva fatto un bocchino, il contadino baffuto del trattore (ma come avevano fatto a rintracciarli?), il ricco siciliano Bruno e l’autista trentenne, di giovane c’era pure Attilio ed il suo caro amico Luigi, che si vedeva veramente contento per lui. Un tizio si muoveva in tutte le direzioni per riprendere l’avvenimento con una macchina da presa professionale, ma molti dei presenti facevano lo stesso coi loro smartphone.
Guido fece il suo ingresso al braccio di zio Aurelio e tutti rimasero a bocca aperta. Aveva un elegante completo da uomo completamente bianco e, da un cerchietto sulla testa, ricadeva un leggerissimo e trasparentissimo velo bianco che gli copriva il viso, mentre dietro scendeva fino a terra con un piccolo strascico. Percorsero il lungo tappeto arancione, al suono di una adatta e solenne musica sinfonica, fino al tavolo, dove li stava aspettando un William emozionatissimo in impeccabile abito scuro e papillon.
La cerimonia consistette in un breve rito nel quale si chiedeva ai due sposi se volevano prendersi come coniugi e, alla domanda, ambedue risposero affermativamente senza pensarci due volte. Scambio dell’anello e
“Vi dichiaro marito e marito”.
William gli alzò il velo e lo strinse a sé, donandogli pubblicamente un lungo e profondo bacio con tanto di lingua in bocca. Tra il coro e gli applausi dei presenti, sembrava non si volessero più staccare, anzi che volessero andare oltre.
“Adesso basta, ragazzi, ci sarà tempo per altro”, intervenne l’assessore interrompendoli e separandoli. Prese quindi la parola Germano, ormai suocero di Bruno.
“Adesso, signori, siete tutti invitati nel giardino per il rinfresco e il divertimento”.

Era una meravigliosa giornata di sole, dalla temperatura gradevole. In attesa del pranzo, gli invitati formavano e scioglievano gruppetti così da conoscersi meglio. Ognuno volle complimentarsi con gli sposi con baci ed abbracci. La “sposa”, tolto il velo, poteva muoversi più comodamente. Anche Luigi si avvicinò.
“Amico mio, sono molto contento di vederti qui. Vedi che anche noi “diversi” possiamo finalmente giurarci pubblicamente amore eterno? Adesso che è accanto a me, non avrò più bisogno di cercare sesso in giro” e si strinse felice al suo William, che precisò:
“Ora siamo una coppia sposata e guai a chi me lo tocca”.
Intervenne Germano: “Sai, anche il Luigi ha deciso di seguiti nelle tue scelte?”
“Ma davvero?”, disse meravigliato girandosi verso l’amico.
“Si, e noi lo abbiamo… come si può dire… aiutato”, aggiunse zio Aurelio.
“Sporcaccioni che non siete altro. Non lo avrete mica violentato? Ti hanno fatto male?”
Luigi annuiva e sorridendo aggiunse: “No, no, sono stato io a volerlo. Desideravo provare e mi è piaciuto. Prima ero confuso, ma adesso so con certezza quali sono i miei gusti e non mi pento per niente del passo che ho fatto”.
“Non ti preoccupare. Sarà una fatica, ma ci penseremo noi a soddisfare le tue voglie giovanili”.
“Come siete altruisti!” chiosò Guido.

Sul grande spiazzo erboso erano sistemati tavoli e sedie per tutti ed ognuno poteva scegliere dove e con chi sedersi. Dopo che venne servito il pasto, ci fu il taglio della torta, che fu offerta ai commensali dagli stessi sposi. Seguì il brindisi. Dopodiché si era liberi di tornare a casa o di godersi la villa per l’intera giornata. Molti si appartarono dove potevano per conoscersi meglio, in due, tre o anche più.
I maturi fratelli Germano ed Aurelio, assieme al celebrante Edoardo, alla richiesta disinteressata (sic) di un giovane e delizioso ragazzo di sapere in cosa consisteva un rapporto omosessuale, lo condussero nel boschetto accanto e glielo spiegarono con l’esempio, soddisfacendo così la sua domanda e la sua voglia di cazzi e, contemporaneamente la loro voglia mai sopita di buchi svuotapalle. Inutile dire che il giovane comprese già da quella prima lezione che l’argomento era molto interessante e degno di approfondimenti continui e ne fu subito pregno (in tutti i sensi).
Intanto i nostri due sposini si erano appartati in una camera della villa per consumare il loro matrimonio. Godettero di carezze, bacini, baci profondi e, naturalmente, di duri stantuffamenti nel culetto di Guido. Prologo di quello che sarebbe stata la loro futura vita felice e contenta.
Ma noi sappiamo che non ci interessano le sdolcinature. A noi piacciono le maniere forti e passiamo dunque a dirvi che anche l’uomo del trattore trascinò in un’altra camera Luigi, l’amico di Guido, alle prime armi ma già svezzato. Non che lo fece a forza, anzi, il giovane era più che consenziente. Come poteva dire di no a quell’uomo maturo, alto e grosso molto più di lui, dai bicipiti induriti dal lavoro nei campi e dalle grandi mani pelose che preannunciavano un corpo che non deluse le sue aspettative, coperto interamente di pelo che profumava di sudore virile ormai impregnato nella pelle, benché si fosse lavato per l’occasione.
Quel maschio da sogno gli piantò immediatamente la sua grossa lingua in bocca che non fece fatica a stracciare le impari difese di quella piccola. Il ragazzo si lasciò dubito andare e si sciolse tra le forti braccia che lo avvolgevano. I loro vestiti scomparvero in un baleno e si trovarono avvinghiati sul letto. Una mano dell’uomo scese a saggiare la resistenza del buchino desiderato e un dito grosso come un cazzetto si fece strada dentro.
“mmmmmmm”
“Ti piace?”. Il giovane annuì. “Ti hanno già sverginato?”. Il giovane arrossì e fece di si con la testa. “Bene, molto bene” e un secondo dito entrò.
“aaaahiii, ohhhhmmmm, siii, siiiii”.
“Ma allora ti piace proprio, troietta! Sai che mi piaci anche tu, molto. Sono certo che ti farò godere come una cagnetta in calore, piccolo frocetto. Ti dispiace se ti dico volgarità? A me eccita molto”.
“mmmm, non mi dispiace, dimmele, piacciono anche a me e ti voglio eccitato. Voglio vederti godere di me, del mio corpo. Fammi tuo”.
“Piccola troia, ti farò vedere di cosa è capace un vero maschio”. Si sdraiò di schiena a gambe larghe offrendogli la verga già abbastanza turgida. “Vieni, sgattona fino a qui tesoro. Ho un premio per la tua boccuccia. Sono certo che sai come usarlo. Usa la linguetta e non dimenticare le palle. Aaahhh, siii, cosiii, non hai perso tempo! No, non lo mettere in bocca, bagna solo tutto con la saliva. Da come mi attizzi, non vorrei venirti subito in bocca. Bravo, siii, così, così, bravo. Che c’è? Perché ti sei fermato”.
“Scusa, solo un attimo. Qualche pelo delle palle mi è entrato in bocca. Ecco”. Con due dita se ne liberò e riprese a leccare di gusto tutto il notevole apparato genitale dell’uomo. Era buono, non solo profumava di maschio, sapeva di maschio”.
“Ahhh, siii, bravo, sei proprio bravo ragazzo. Siiii, oh cazzo, ohhh cazzo, sto per sborrare, non riesco più a resistere, apri la bocca, aprila, prendilo in bocca subito, subito, cazzo, cazzo, aaaaahhhh”. Con una mano gli teneva ferma la testa con la mazza ficcata dentro, con l’altra si puntellava al letto mentre era travolto dal lungo orgasmo che lo scuoteva. Quando finirono gli spasmi, riprese fiato, mentre il cuore stava per tornare regolare. Solo allora il giovane Luigi se lo sfilò dalla bocca, leccandosi le labbra, andando a toccarsi il mento con un dito per controllare che nulla gli fosse sfuggito.
“Apri la bocca… così… e dov’è tutta la crema che ti ho sparato dentro? Dimmi, piccolo mio, dove l’hai messa?”. Aveva gli occhi che esprimevano felicità e soddisfazione, come quelli di un cagnolino. “L’hai mangiata tutta, l’hai mangiata tutta la pappa del tuo padrone, bravo!” disse l’uomo stando al gioco e carezzandogli la testa. Vieni qui. Lo fece sistemare accanto a sé, sotto il suo braccio, col viso sulla clavicola rivolto verso l’ascella sudata. Si scambiarono sguardi affettuosi.
“Grazie” disse Luigino.
“Grazie a te. Mi hai fatto godere tanto, sai?”.
“Mi è piaciuto di più di altre volte che l’ho fatto. Non so come dirti”.
“Non credere che abbia finito, finocchietto mio. Lascia che mi riprenda e quello che ti farò tra un po’ ti farà molto male e non te la caverai con una bevuta”.
“So già che invece mi piacerà molto” disse il ragazzo con un sorrisetto.
“E io penso che tu sia la troietta che andavo cercando. Mi attizzi una cifra, piccolo depravato. Guarda”. In effetti, il cazzo che aveva sborrato da poco stava riprendendo velocemente la forma di tronco nodoso”. Luigi lo prese in mano e lo segò un po’, ammirandolo con interesse. “Succhialo, dai, ché più è insalivato e meglio sarà per te”. Non se lo fece ripetere e ci si tuffò a bocca aperta. Le piccole e tenere labbra a spargere la saliva su e giù lungo quel tronchetto della felicità.
Dopo un po’, l’uomo lo ribaltò sulla schiena e gli allargò le gambe. Lo voleva prendere alla missionaria, così da vederlo in faccia e godere anche delle espressioni di dolore e piacere che avrebbe provato. Lo guardò così, piccolo e indifeso sotto di sé, mentre l’eccitazione saliva assieme alla ferocia con cui avrebbe colpito, per il suo unico piacere. Ebbe però l’accortezza di sputarsi sulla mano e ad andarsi a lubrificare la nerchia dura come il marmo e soffice come il velluto e, così facendo, la sventolò minacciosamente sotto gli occhi della vittima, ansiosa di riceverlo dentro di sé.
Puntò la cappella e lo penetrò con decisione, lentamente ma senza fermarsi, godendosi i gemiti ed i guaiti del bel fanciullo che girava gli occhi in preda al deliquio. Arrivato in fondo si fermò in attesa che lo supplicasse di proseguire e bastò lo sguardo. Dette quindi un colpo secco che lo sfondò ulteriormente.
“Aaaaaahhhh” e la scopata si fece subito più feroce. Il ragazzo gridava ma non gli diceva di fermarsi. Anzi, mostrava di volere sempre più cazzo dentro di sé ed era quello che il bestione gli stava dando. Quando sentì che non poteva sfondarlo oltre, continuò a pomparlo in tutte le direzioni per slabbrargli ulteriormente l’ano. Dopo lunghi e piacevolissimi minuti, durante i quali i glutei e le cosce pelose dell’uomo si contraevano e distendevano per favorire le spinte feroci, si abbassò sul giovane amante, stringendolo a sé e tenendogli la testa premuta sul suo petto villoso, come farebbe un padre per proteggere il figlio da un pericolo. Invece non lo proteggeva affatto dalla gragnuola di colpi di duro pisello in culo che gli andava assestando finché, dopo una lunga inculata che finì di sventrarlo, non raggiunse l’apoteosi. Lo imbottì a più riprese con un incredibile clistere di sperma che lo rese donna, sarebbe stato la sua donna.
Tornato in sé, si allontanò un poco dalla faccia del ragazzo, che poté riprendere a respirare regolarmente. Cominciò a baciargli tutto il viso, la fronte, gli occhi, la punta del naso, le guance, gli leccò il collo, le orecchie, poi gli rimise la lingua in bocca per un profondo bacio di ringraziamento.
“Ti ho fatto male, tesoro?”.
“Si ma mi è piaciuto. Ho goduto tantissimo, quanto tu hai goduto. Ti sei accorto che siamo venuti insieme?”.
“Scusami ma no, ero troppo preso dal piacere che mi stavi dando”. Fece una pausa. “Sono molto più grande di te ed ho paura a chiedertelo. Ho paura che tu mi dica di no. Vuoi metterti con me? Intendo, vuoi venire a vivere nella mia fattoria?”
“Fammici pensare”, disse Luigi con espressione scherzosa. “Ti rispondo di si solo se mi togli il tuo peso di dosso, scimmione”. Velocemente l’uomo si spostò, sfilando di colpo il corposo cazzo dal buchino squarciato con un rumoroso “plop”.
“Allora?”.
Mentre la sborra sgorgava copiosa dal buco del piacere, “Allora è si, amore”.

Qui finisce l’avventura del nostro Guido e del suo amico Luigi, ma comincia per loro una nuova vita e presto ci sarà un altro matrimonio, potete contarci.

(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha il solo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma non mancate di godervela il più possibile. Buona sega a tutti).

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