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Gay & Bisex

DAD/BOY MALATI DI SESSO


di Foro_Romano
13.12.2016    |    29.931    |    4 9.3
"Intanto l’uomo, sempre con difficoltà, tornò al suo posto e rimase immobile a respirare, seduto coi pantaloni calati..."
(Racconto n. 75)

La strada era semibuia perché la luce gialla dei lampioni era in gran parte nascosta dai rami frondosi dei grandi alberi che la costeggiavano. Per questo era il luogo ideale per fare 'battuage'. Numerose figure, per la maggior parte giovani, si muovevano in su ed in giù o si fermavano appoggiate ad un muretto in attesa di imbattersi in una nuova stimolante avventura.
Tra loro era anche Christian, fermo a parlare con un amico conosciuto lì tempo prima. Si erano trovati simpatici e, quando si incontravano, si raccontavano tante stupidaggini e ne ridevano. Molti dei loro discorsi vertevano su avventure di una sera vissute da poco, spesso con particolari che non facevano onore ai loro temporanei accompagnatori: “Quello aveva gli occhi storti. Quell’altro ce l’aveva così piccolo che ho fatto fatica a trovarglielo nei pantaloni. L’altro ancora c’aveva una mazza da far paura ma un alito da stendere un elefante”. “Pure stasera ho una voglia…” e così via. Di rapporti tra loro non era il caso, dato che tutti e due avevano gli stessi gusti.
Christian era un ragazzo maggiorenne da pochi mesi. Aveva capito i suoi irreversibili gusti sessuali all’età di 14 anni. Si era concesso come cavia per le prime esperienze dei suoi compagni di scuola e di giochi ed ormai era diventato un grande esperto nel far godere i maschietti. Ormai sapeva usare la bocca ed il buco del culo in maniera esemplare.
La cosa strana era che più lo faceva e più ne aveva voglia. Era diventata una droga per lui tanto da non interessargli altro, per sua fortuna, perché lui voleva sempre e solo quello mentre gli altri ragazzi erano più attratti dall’alcool e dagli stupefacenti. Faceva tanto sesso ma non ne era mai sazio. Il suo sogno era di incontrare un uomo maturo, con un cazzo fuori norma, che lo usasse a suo piacimento praticamente sempre. Un sogno irrealizzabile, praticamente.
“Hai visto quello? Penso che ti stia facendo il filo”, gli disse ad un certo punto l’amico. Si voltò nella direzione del suo sguardo e vide una bella auto ferma sull’altro lato della strada. L’uomo al volante guardava fisso verso di loro e, benché poco illuminato, sembrava interessante.
“Ma sei sicuro che ce l’ha con me?”
“Ma certo! Muoviti, vai, vai da lui, non fartelo scappare. E vaiii”.
“Ok, ci provo, così vediamo se invece sei tu ad interessargli” ed attraversò. Come fu sull’altro marciapiede e gli passò lentamente accanto, quello gli aprì la portiera. Lui, appoggiandosi a quella, si chinò a guardare dentro ed il loro sguardo si incollò. Non si dissero niente, non ce ne fu bisogno. Tale fu l’attrazione che non ci pensò due volte e si sedette dentro.
Era un uomo molto più grande di lui, sui 42 anni, con capelli e barba leggermente brizzolati. Era vestito impeccabilmente in giacca e cravatta: si capiva che era uscito allora dall’ufficio. Il fisico asciutto e possente, per come lo poteva giudicare in quella situazione, ma ne vedeva chiaramente le cosce ampie e tornite, messe ben in evidenza dalla posizione seduta sul sedile che faceva aderire i pantaloni. Per lo stesso motivo lo sguardo rimase incantato fisso verso quel gran bozzo che gli riempiva il cavallo.
Non si dissero nulla, nemmeno un “Ciao”. Quello mise in moto e si avviò per la stradina sterrata che si trovava subito a destra, fino ad arrivare in un ampio slargo, sterrato anch’esso, che si apriva nella campagna coltivata. C’erano altre macchine parcheggiate con gente dentro, distanti tra loro. Alcune ondeggiavano facendo intendere che lì dentro si stava svolgendo una piacevole lotta.
L’uomo allungò il braccio e con la grossa mano sulla nuca lo avvicinò a sé per unire le labbra con le sue. Il calore che producevano le fuse assieme, tanto da inibire qualsiasi desiderio di staccarle, finché lentamente si aprirono per permettere l’un l’altro l’ingresso delle lingue guizzanti ed umide, ambedue desiderose di sentire il sapore dell’altra. Ne scaturì una lunga battaglia per il predominio che fu vinta, naturalmente, dal maschio alfa, tra le cui braccia si lasciò andare quale accondiscendente vittima sacrificale.
Nel frattempo lui gli aveva poggiato la mano sulla coscia muscolosa e forse fu questo contatto a farlo capitolare (ben volentieri, chiaramente). Le mani del maschio non faticarono molto a togliergli in poco tempo la tuta che indossava. Gli fu sfilato via tutto, perfino le scarpe, le calze e le mutande, lasciandolo completamente nudo e pronto all’uso. Un piccolo fischio di approvazione lo inorgoglì.
Per ricambiare, si prodigò a slacciargli la cintura, ad aprirgli la zip e tirargli i pantaloni alle ginocchia, assieme alle mutande di marca, facilitato dall’uomo che si staccò dal sedile quanto bastava. Un bastone grosso e nodoso balzò fuori, notevole anche in lunghezza, completamente duro ed in tiro, immerso in una foresta di pelo riccio. Ci si tuffò sopra a bocca aperta cercando di ingoiarne il più possibile. L’altro gli mise una mano tra i capelli per accompagnarlo nei movimenti.
“Ahhh, siii, bravo ragazzo, sei proprio bravo”. La lingua gli roteava attorno mentre la testa andava su e giù. “Siii, troietta, cosììì, continua, bravaaa”. Non era per niente facile ingozzarsi di tutta quella carne saporita, che sapeva di pulito, di un po’ di piscio e di presperma. Non aveva mai preso una cosa così grossa ma non si fece troppe domande, anzi non se ne fece nessuna, gli venne tutto spontaneamente. Voleva dargli il meglio di sé ma, in realtà, il meglio doveva ancora darglielo.
“Se continui così ti vengo in bocca ma non voglio, almeno non per ora” e gli sottrasse il caldo gelato che si stava gustando ma quella voce così virile poteva ordinargli qualsiasi cosa.
“Girati e fammi vedere il culo”. Obbedì. Si mise in ginocchio sul sedile, girato verso la spalliera, e protese il sedere per metterlo bene in mostra. Una mano lo accarezzò.
“Mmmm, che bel culetto pelosetto!” Due mani lo aprirono ed un dito si insinuò. “Sono certo che in mezzo a questo pelo c’è qualcosa di molto interessante”. Lo trovò subito e gli strusciò sopra il polpastrello. Lo allontanò e tornò carico di saliva e riprese a strusciarlo, come a sgrillettare una figa. Gli fu facile infilargli il dito dentro. Emise un leggero gemito.
“Bene, sento che non sei nuovo. Ti piace farti sbattere, puttanella?” Le dita divennero due e gli entrarono dentro di colpo, prendendo a rigirare per allargarlo di più.
“Ahhh… Siii, mi piace”.
“Ti piace farti sbattere o ti piace quello che ti sto facendo?”
“Tutti e due, la prego, continui”.
“Ma se ti piace così tanto allora sei una troia!” Lui gemeva sempre più forte.
“Lo sei o non lo sei?”
“Si, si, sono troiaaa… Mi piace farmi sbattere… Sono troiaaa…”
“Proprio quello che mi serviva: una troietta fresca affamata di cazzo!”
“Si, la prego, me lo metta dentrooo”.
“Guarda, tesoro, che se lo faccio non sarò affatto tenero. Hai visto che mazza che ho! Potrei sfasciarti il culo”.
In preda alla lussuria più pura, si contorceva. “Siii, sfasciami, spaccami, sfondamiii”.
“Bene, bene: sento che non mi dai più del lei”.
“Sei il mio padrone. Usami come tuo schiavo. Scopamiii…”
“Ok, ti scoperò come meriti, piccola zoccola”.
Con difficoltà dovuta al fatto di essere tutto vestito, coi pantaloni calati sotto il ginocchio, l’uomo si spostò dalla sua parte. Si tolse la giacca, tirò su più che poté la camicia bianca, girò la cravatta sulla spalla, coi pollici gli allargò le chiappette all’altezza del buco, puntò e spinse potentemente.
Istintivamente Christian lanciò un urlo che poi cercò di controllare ma il palo era entrato solo per un pezzo. Altre spinte seguirono mentre si mordeva le labbra, finché tutto sprofondò dentro e sentì i peli dei coglioni premere contro le chiappe.
L’animale si dette a pomparlo senza remore. “Ti piace? Dillo che ti piace. Fammi sentire quanto ti piace. Chi se ne frega se ti sentono anche altri”.
Non si trattenne più. “SIII, MI PIACEEE… Scopami, scopami, SCOPAMIII… AHHH”.
Anche il maschio cominciò ad urlare. “TI SFASCIO IL CULOOO, PUTTANELLAAA” e, tra epiteti ingiuriosi e grida di goduria, lo montò per una buona mezz’ora fino all’inevitabile
“SBORROOO… SBORROOO… TI RIEMPIO… AAAOOOHHH” e gli allagò la pancia di tanto caldo succo virile. Il primo schizzo dentro, poi gli scappò fuori e lo sperma andò ad impiastrare i peletti, quindi lo riaffondò e finì di svuotarsi.
Durante la monta il ragazzo aveva cercato di fermare la sua eiaculazione ma appena si era toccato l’uccellino era venuto godendo senza ritegno imbrattando il sedile di pelle. Erano rimasti per un po’ così, a riprendere fiato. Era una visione un po’ surreale: un uomo quasi completamente vestito aderente al piccolo corpo di un adolescente completamente nudo.
Si sfilò lentamente. Non sembrava proprio moscio. Si mise ad ammirare la voragine che andava lentamente chiudendosi, circondata da un’aureola di pelo zuppo di sperma. “Che meraviglia! Ti ho proprio spanato a dovere”. Prese dei fazzolettini, si ripulì l’attrezzo e dette il resto del pacchetto al ragazzo. “Datti una pulita”. Il ragazzo dovette usarne più di uno, data la quantità di succo che gli colava fuori e per ripulire il sedile. Con l’ultimo si tappò il buco. Intanto l’uomo, sempre con difficoltà, tornò al suo posto e rimase immobile a respirare, seduto coi pantaloni calati. Anche lui tornò a sedersi composto.
“Scusami se ti ho fatto male” e si voltò a guardarlo. “Tu mi piaci molto. Ti scoperei in continuazione”.
“Si, mi hai fatto male ma mi è piaciuto molto. Ho goduto come mai prima”.
“Sei così giovane. Non credo che hai fatto molta esperienza”.
“Invece si”, disse quasi offeso. “E’ così che mi piace essere scopato: con forza e… anch’io mi farei scopare in continuazione, se trovassi la persona giusta”.
“Allora perché non continuiamo?” e, scrollandolo, gli fece notare che aveva ancora il cazzo rigido, sporco di umori e sborra. “Ha bisogno di essere ripulito per bene”.
“Obbedisco”, disse sorridendo e si piegò a prenderlo in bocca. A forza di rumorose leccate e succhiate, tra gorgoglii e gemiti dell’uomo, arrivò il momento che si sentì tenere ferma la testa da due mani sulle tempie.
“Cazzooo, putt…anaaa… Vengooo… Ingoia tutt…ooo bocc…hina…raaa”. E tutto fu ingoiato. Non volle perdersi niente di quel succo così buono che gli aveva già farcito le budella.
Quando si sollevò si leccava le labbra umide. L’uomo, con mossa fulminea, lo afferrò per i capelli, con rabbia, tirandoglieli con forza. Gemette.
“Allora, puttanella? Ti piace essere usata come una troia, vero? Lo faresti in continuazione, vero?”, gli gridò in faccia. Annuì, col volto contratto dal dolore che provava. Lo lasciò. “Che ne dici di riprenderlo al culo un’altra volta? Lo vedi che non riesci a farmelo ammosciare? Sei troppo zoccola”.
In effetti era proprio così. Rimase incredulo nel vedergli ancora la verga completamente in tiro. Si girò di spalle e si offrì di nuovo per essere impalato, cosa che avvenne in un lampo. Lo prese saldamente per i fianchi e gli si conficcò dentro con un’unica spinta, tanto era ancora aperto e umido. Affondò con tanta facilità ed altrettanta ferocia. Fu montato da una belva scatenata per lungo tempo prima che gli si caricasse di nuovo dentro. Questa volta iniziò a smosciarsi, ma rimase buono nella sua caverna che aveva scavato.
“Ti andrebbe di soddisfarmi tutte le volte che voglio? Guarda che non mi accontento di poco”, gli sussurrò all’orecchio.
“Si, tutte le volte che vuole, padrone”.
“Affare fatto, cucciolo mio” e lo strinse a sé. “Dalla prossima volta lo faremo a casa mia”.

Sono tre anni che stanno insieme. Christian si è trasferito da lui e fanno una normale vita di coppia. Vanno a teatro, a cena fuori con gli amici, ai numerosi ricevimenti dove il suo uomo, l’importante dirigente, viene invitato. Sempre viene presentato subito come il suo compagno, senza problemi, prima che qualcuno li prenda per padre e figlio.
In verità la loro vita non è tanto normale perché hanno scoperto di avere la stessa malattia: quella del sesso. Non ne possono fare a meno e, nei loro ruoli ben definiti, si compensano e si soddisfano pienamente. Scopano come ricci. Lo fanno ogni giorno almeno cinque volte e, quando c’è più tempo, come nel fine settimana, sono arrivati anche a dieci. Non hanno bisogno di curarsi in qualche clinica specializzata: sarebbe la fine per loro.

(Le stesse cose si possono fare con le precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela).
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