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L'emiro III


di Foro_Romano
03.05.2015    |    15.966    |    5 7.8
"Rimasi così, a bocca aperta e gli occhi strabuzzati a godermi la carica di quell'animale in calore..."
(segue)

Mi dette un bacio sulla fronte quasi a sigillare l'accordo. "Anzi", aggiunse, "se potrò essere presente anch'io mi ecciterò ancora di più e voglio provartelo subito".
Si girò verso il comodino e suonò il campanello che c'era sopra. Uno come quelli delle portinerie d'albergo. Un secondo e subito si aprì la porta ed entrò quel bono del suo collaboratore. "Eri dietro la porta?", "Si, signore", "Ed hai sentito tutto?", "Certamente, signore", "Hai sentito che eccellente troia mi sono trovato per moglie?", "Non ho mai dubitato delle sue scelte, signore", "Ti sei certamente eccitato!", "Naturalmente, signore" e si toccò il grosso pacco nei pantaloni. Poi si rivolse a me: "Vedi? Fai effetto su tutti. Ho notato come lo guardavi. Ti piace anche lui, vero, troia?". Forse divenni rosso; abbassai gli occhi; praticamente confessai che era vero. "Ma non ti devi vergognare. Ti ho scelto proprio perché, oltre ad essere un bel cucciolo, sei anche una bella troia e non posso e non devo limitare la tua libertà, perché perderesti la capacità di esserlo e faresti cadere anche me nella monotonia" e, volgendosi a lui, "Sei eccitato. Prendilo, fagli quello che vuoi, divertiti e scaricati i coglioni come vuoi; questa troia non potrà che apprezzarlo. Io starò a guardare".
Rimasi incredulo ma, dentro di me, ero felice di come questo mio "matrimonio" era stato impostato. Avevo un marito favoloso e amanti quanti ne volevo. Che potevo chiedere di più? Mi sentii subito sollevare e far uscire dal letto dalle due forti braccia di quel fusto favoloso. Era ancora più alto di mio marito e piazzato quanto lui. Mi mise subito in ginocchio davanti alla sua patta, la aprì e subito schizzò fuori una nerchia da paura che chissà da quanto tempo si sentiva costretta in quei boxer. Rimasi senza fiato ma non mi fece nemmeno respirare che me la piazzò in fondo alla gola, pompando come un forsennato. Lui non ebbe un minimo di tenerezza. Doveva svuotarsi i coglioni al più presto e basta. Tenendomi la testa con la sua grossa mano destra dette il ritmo al pompino. Me la lasciò solo quando capì che avrei continuato da solo, ma solo per slacciarsi i pantaloni, che caddero giù assieme alle mutande. Le sue gambe erano muscolose e molto pelose. Potei sentire con le mie piccole mani la perfetta sfericità dei suoi glutei, sodi e pelosi. A quel punto mi staccò da lui, mi dette una spinta che mi fece cadere prono sul tappeto, mi fu sopra, così, mezzo vestito. Mi alzò le gambe sulle sue braccia (alle spalle non potevo proprio arrivare) e, senza aspettare che la mia saliva sul suo cazzo si asciugasse, mi penetrò con un colpo secco. Benché fossi stato scopato poco prima da un organo simile, l'ingresso fu così violento che urlai. Ma quella minchia era entrata per metà. Dette un altro potente affondo che mi fece sentire il suo pelo pubico sulle mie chiappe quasi glabre e mi tolse totalmente il respiro impedendomi di urlare ancora. Rimasi così, a bocca aperta e gli occhi strabuzzati a godermi la carica di quell'animale in calore. Aderì completamente a me. La sua testa sopra la mia, data la differenza di altezza. Mi fiatava nell'orecchio sconcezze e mezze parole che non capivo. Un po' in italiano e molte in arabo.
Benché preso (in tutti i sensi) da quella situazione dolorosa ed immensamente piacevole e benché fossi in uno stato di semi incoscienza, vidi avvicinarsi mio marito col cazzo completamente in tiro e, approfittando della mia bocca aperta, ce lo piantò dentro fino in fondo. Lo ritirò fino alle labbra ed esplose subito in un orgasmo (il suo terzo orgasmo) che mi riempì di una grossa quantità di calda sborra che ingoiai famelicamente. Appena ebbe finito e io avevo mandato giù fino all'ultima goccia, anche il maschio che mi stava montando si irrigidì e si scaricò completamente dentro di me, inarcandosi in alto e ululando come un animale ferito. Potevo sentirne gli schizzi che si succedevano senza tregua.
Finito e ripreso un po' il fiato, uscì da me col cazzo ancora barzotto. Si alzò, se lo rimise nelle mutande e si ricompose i pantaloni. Ancora col fiato spezzato disse "Serve altro, signore?". "No puoi andare" e quello si girò ed uscì dalla stanza. Io ancora a terra, il mio uomo mi carezzò la guancia con la sua mano grande e ruvida ma capace di tanta dolcezza. "Sei soddisfatto? Ancora no? Abbiamo ancora molte ore per noi". Mi resi conto del tempo. "Devo essere a casa per le otto, altrimenti i miei mi sgrideranno". "Non ti preoccupare; sarai a casa per quell'ora. Intanto abbiamo tempo per almeno altre due scopate. Tutte nostre questa volta". Mi sorrise e io sorrisi a lui. Non posso descrivere quanto ero felice. Con un uomo maturo, forte, che mi amava senza essere geloso e che mi permetteva di farmi scopare da chiunque volessi. Cosa potevo chiedere di più? E mi lasciai andare tra le sue braccia.

(segue)
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