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QUANDO LA MOGLIE E' IN VACANZA


di Foro_Romano
20.09.2015    |    13.200    |    2 9.4
"Io sono molto più grande di te..."
QUANDO LA MOGLIE E' IN VACANZA

"Ecco, prendi anche questa, amore". Dal finestrino del treno le ho passato finalmente l'ultima borsa di tutto quello che si era portata per andare in vacanza. "Ciao papà" e con la manina mi salutavano i miei figli. Sono andati tutti dai loro nonni in Puglia per passare le vacanze.
Sia io che mia moglie siamo pugliesi ma viviamo a Roma, dove lavoro. Ho 38 anni e mia moglie 36. Abbiamo due figli di 10 e 7 anni. Un maschio e una femmina. Una famiglia esemplare, direi. Sono conducente di autobus ed ho scelto di lavorare tutta l'estate per guadagnare un po', mentre i miei colleghi vanno per lo più in vacanza.
Il mio fisico è ancora in forma, anche se mi sta venendo un po' di pancetta. Sarà l'età o il fatto che sto tante ore seduto alla guida. Non sò. Ho la pelle olivastra e due baffetti fini, come molti del sud. Abbiamo una collaboratrice domestica che viene tutti i giorni, quindi mia moglie mi ha messo nelle sue mani, sia per tenere in ordine la casa e sia per cucinarmi qualcosa perché io in cucina sono negato. Potrei morire di fame ma non provo neanche a farmi un uovo al padellino.
Dopo un po' di sere passate a vedere la tv ho cominciato ad essere insofferente. Mi muovevo per casa come un animale in gabbia. Mi annoiavo e, forse perché l'estate è una stagione che eccita gli ormoni, sentivo il bisogno di sfogarmi in qualche modo. Strano, perché negli ultimi anni non sono stato così focoso come quando ero più giovane. I rapporti con mia moglie si sono allentati, anche per non far sentire nulla ai figli. Si tira avanti per loro e tenere unita la famiglia.
Una sera non ce la facevo più. Sentivo il bisogno di qualcosa di diverso, di trasgressivo. Un mio collega, considerato mezzo matto da tutti, un giorno se n'era uscito dicendo, tra l'imbarazzo di tutti, quanto era bello scoparsi i ragazzi e che c'era un posto dove li si potevano incontrare. Quella sera mi tornò in mente. Perché no? Perché non provare?
Mi feci la doccia. Misi su un paio di pantaloni blu scuri e una camicia bianca, che tenni più aperta del solito, per far vedere il folto pelo del mio petto. Essendo io moro, risaltava molto sul colore della camicia (anche se qualche peletto bianco mi è già spuntato). "Accidenti, non mi sono fatto la barba. Vabbè, c'è a chi piace".
Dopo cena e dopo la telefonata obbligatoria a mia moglie ed ai bambini, sono uscito e sono andato nel luogo indicato dal mio collega. Effettivamente ho visto un gran movimento di macchine e di uomini di tutte le età che giravano a piedi e si fermavano a parlare coi conducenti e, spesso, salivano sopra, andavano via e poi tornavano. Sostai accanto al marciapiede per vedere quello che succedeva e capirne di più.
Dopo un po' mi è passato accanto un ragazzo, molto giovane e, almeno per me, molto bello. Lo guardai pensando a quello che aveva detto il mio collega. Ho pensato anche che non sarebbe stato poi così brutto farci qualcosa, in fin dei conti. Anche lui mi guardò, poi proseguì a camminare, voltandosi ogni tanto. Poi mi fu di nuovo accanto e andò via di nuovo. E ancora un'altra volta. Portava un paio di pantaloncini molto corti, che mettevano in risalto un culetto stupendo, e una leggera t-shirt, ma di quelle senza maniche.
Finalmente si fermò e si avvicinò al finestrino. "Ciao", mi disse.
"Ciao", risposi, "Che fai qui?".
"Sto cercando un po' di compagnia. Tu?".
"Anch'io. Sali" e lui fece il giro della macchina e salì.
Appena dentro mi mise subito una mano sul pacco. "Piacere, io mi chiamo Gabriele".
"Io Marco. Ma che fai?", chiesi un po' allibito per la sfrontatezza.
"Siamo qui per questo, no?".
"Ma sei giovanissimo. Quanti anni hai?".
"Venti. Lo so, tutti me ne danno di meno".
"Infatti!" ma pensai "Beh, almeno è maggiorenne".
Aveva un viso d'angelo che ben si accompagnava al suo nome. Era roscio e a me quel colore è sempre piaciuto. Anche mia moglie lo è, così come uno dei miei figli. Due labbra carnose, poi, mettevano una gran voglia di provarle attorno al cazzo.
Mi buttai. "Ti va di andare in un posto tranquillo dove possiamo... parlare?".
"Certo!".
Ho messo subito in moto e mi sono avviato verso una strada abbastanza trafficata alla periferia della città ma che percorre un lungo tratto in aperta campagna. Da questa si distaccano molte stradine sterrate che portano nei campi. Ho imboccato una di quelle e mi sono fermato in un posto assolutamente deserto. Attorno era buio ma rischiarato dalla luce della luna piena e si vedevano anche molte stelle. Devo dire che era veramente un posto molto romantico.
Tornò a mettermi la mano sul pacco che trovò più voluminoso di prima. La stranezza della situazione mi aveva messo un certo desiderio. L'altra mano la mise dentro la mia camicia, per affondarla nel mio pelo. Lentamente me la slacciò tutta e cominciò a far andare la mano su tutto il torace. Gli piaceva molto. Glielo si leggeva nei dolci occhi da gattino che ogni tanto si incrociavano coi miei. A quel punto dovetti aprirmi i pantaloni. Slacciai la cinta, abbassai la zip e, alzandomi un po', li calai fino a sopra le ginocchia.
La nerchia scattò su. Non aspettava altro. Mi meravigliai io stesso. Non mi sarei aspettato che rispondesse così alle attenzioni di un ragazzo e non di una donna. Ma anche lui rimase meravigliato. "Che bello!". Mi accarezzò le cosce pelose e poi la prese in mano, guardandola attentamente. Si avvicinò col viso. Mi sembrò che prima respirasse con piacere l'odore delle mie parti intime, poi allungò la lingua e la toccò. Dopo averne assaggiato il sapore, ne prese in bocca la cappella, vi girò sopra la lingua e lentamente cominciò ad inghiottirla il più possibile ma arrivò a malapena a metà. Prese ad andare su e giù emettendo sempre più saliva. Per me fu l'inizio del paradiso.
"Ah...". Chiusi gli occhi e gettai la testa indietro.
Mi guardò senza staccarsi e, confortato dal mio piacere, si lanciò in un pompino meraviglioso. Ad ogni affondo cercava di prenderne di più tanto che, dopo un bel po', riuscì ad arrivare al pelo, affondandoci il naso. Io ansimavo rumorosamente ma sentivo che anche a lui piaceva molto. Non poteva far altro che gemere, dato che aveva la bocca ostruita dal mio cazzo che ormai era di marmo e stava per esplodere. Proseguì leccandomi le palle. Le sollevava con la lingua e leccava via il sudore sotto di esse.
Purtroppo per me si staccò. Si calò e tolse mutande in un unico gesto. Si mise in ginocchio sul sedile, con la faccia verso il dietro. Si tirò su la t-shirt e mi offrì il culetto.
Il fastidio per avermi impedito di venire fu subito sostituito da un'eccitazione incredibile. Benché avesse il torso completamente liscio, le sue gambe erano coperte di morbido pelo roscio che copriva anche il sedere. Accarezzai quelle stupende natiche perfettamente sode. Aveva il culetto a mandolino: altra cosa per la quale vado matto. Il cazzo mi faceva scintille. Avrebbe voluto subito sprofondargli dentro ma questa volta fui io a farlo soffrire.
Mi avvicinai, gli allargai le chiappette e ci sprofondai la faccia in mezzo graffiandolo con la barba ispida. Che profumo di gioventù mi avvolse! Quell'odore fresco tipico di quell'età. Senza pensarci due volte, allungai la lingua a lambire il roseo orifizio grinzoso. Dal tocco leggero passai presto a leccarlo con tutta la lingua spianata, ad inzupparlo di saliva.
Lui gemeva, tremava. Gli misi dentro un dito e lo rigirai più volte. Gemette sempre di più. "Si... oh si... si... ohhh...", finché se ne uscì con un "La prego... non ce la faccio più...".
L'invito era chiaro e non me lo feci ripetere. Mi sollevai, gli allargai le chiappe, puntai il cazzo e spinsi leggermente. Quanto era stretto! Per un attimo ebbi il dubbio che fosse vergine ma, pensando a quanto era stato sfrontato, pensai che non era possibile. Spinsi ancora e questa volta la cappella entrò con un "flooop".
"Aahhh..." gridò ma io non gli detti retta e andai avanti lentamente ma con decisione fino in fondo. Tutto il mio manganello fu presto dentro di lui.
"Aahh... aaahhh... aaaahhhh..." gridava.
Ebbi un dubbio. Mi fermai o quasi, muovendomi di pochi millimetri in su e giù. "Ti fa male?".
"Si... ma continui, la prego". E io ripresi ma stavolta con più lena. "Si... siii... aaahhh... siiiiii...".
Lo afferrai alla vita saldamente. I miei pollici si toccavano per quanto era stretta. Cominciai a scoparlo come si deve, sempre più forte. Si contorceva, tremava sotto di me. Il suo buco, dopo le prime resistenze, si aprì di colpo, dandomi la possibilità di fotterlo senza pensare ad altro che al mio piacere.
"Ahhh... siiiii... siiii... così... si... ancora... più forte... più forte..." e più forte, sempre più forte ci davo dentro. Oddio, quanto era bello! Mi stavo scopando un ragazzino voglioso e senza freni.
"Ti piace, eh? Ti piace, piccola zoccola, vero?". Cercavo forse più che altro una giustificazione a me stesso. Lo stavo facendo per lui, non per me. Macché, stavo godendo come un pazzo.
"Si... si... mi piace... mi piace... così... siii... più forte...".
Dopo un bel po', stavo per venire quando riuscì a sfilarsi spezzando di colpo, ancora una volta, l'incantesimo. Senza dire niente, si girò su se stesso mettendosi di schiena sul portaoggetti e la testa appoggiata al sedile di dietro. Alzò le gambe e mi si offrì di nuovo. Non ci vidi più dalla rabbia. Gliela volli far pagare. Mi misi sopra di lui e lo infilzai di botto fino in fondo col mio cazzo ormai di acciaio infuocato.
"AAAAHHHHH...".
"Strilla pure, piccolo frocio, tanto qui non ti sente nessuno... Ti piace, eh, zoccola rottinculo... Prendi... prendilo tutto, puttana..." gli gridai in faccia mentre me lo inculavo a sangue.
"Puttana... puttana... puttana..." andavo ripetendo ad ogni stoccata. Glielo volevo far uscire dalla bocca a quella troia.
Lui gridava, si contorceva, andava scalciando nell'aria mentre gli sfondavo sempre più quel buco ormai spanato. Aveva il dolce viso trasformato dalla goduria. Venne con un grido acuto, quasi da castrato, senza toccarsi. Il suo schizzo gli arrivò alla gola, inzuppando anche la t-shirt inutilmente arrotolata.
Non ce la feci più. Mi abbandonai su di lui baciandolo profondamente finché il respiro me lo permise ed esplosi dentro di lui, più e più volte. Non so quante. Non ero più in me. Scivolai lungo la sua guancia e continuai a dire "Puttana... puttana... puttana..." soffiandoglielo nell'orecchio.
Restammo così per un po' a riprendere fiato ed a far calmare i nostri cuori. Potevo sentire il suo sotto di me. Una grande tenerezza mi prese per lui. Mi resi conto che gli pesavo sopra e mi sollevai, sfilandomi lentamente. Presi dei fazzolettini, mi pulii e li passai a lui.
Ci ricomponemmo sui nostri sedili e restammo in silenzio. Lui con gli occhi bassi. "Grazie", mi disse guardandomi poi con uno sguardo da innamorato, si sarebbe potuto dire.
"Per cosa. Grazie a te".
"Grazie per aver avverato il mio sogno".
"Cioè?", gli chiesi.
"Per anni mi sono fatto delle seghe sognando di essere sverginato da un uomo come lei ma non facevo niente per trovarlo. Finalmente, questa sera mi sono deciso ed ho trovato proprio l'uomo del mio sogno. Lei".
"Vuoi dire che...".
"Si, ero vergine ma non ce la facevo più, avevo bisogno di farlo e lei è stato il mio primo uomo".
Rimasi di sasso. "Adesso non penserai di...".
"No, no, non ti preoccupare. Se non vuole più vedermi non ci vedremo più", disse un po' amaramente.
"E' che io sono sposato... Io sono molto più grande di te..."
"Certo, la capisco, non deve preoccuparsi".
"Da come ti sei comportato, mi sembrava che non eri alle prime armi".
"Avevo una voglia terribile. Mi devo scusare con lei. Credo di averla usata".
Lui a me! "Smettila con questo lei: dopo quello che abbiamo fatto, credo che il tu me lo meriti".
Ci facemmo una risata.
Inutile dire che ci siamo visti ancora, per tutta l'estate. L'ho portato a casa e me lo sono scopato tante di quelle volte che, tra bocca e culo, gli avrò messo dentro qualche litro di sborra. Anche dopo che la mia famiglia è tornata abbiamo deciso che ci incontreremo ogni volta che sarà possibile e non ci sarà nessuno a casa mia o sua. Intanto già siamo andati in un motel fuori mano.
Adesso ho un amante coi fiocchi che mi fa eccitare come non provavo da anni e... senza il rischio di metterlo incinta, naturalmente. Che posso volere di più?

(Si tratta di un racconto di fantasia. Non fate mai l'amore senza il preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela)
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